La testimonanza di Sinigaglia non mi convince per niente . Cita:
La squadra di Sparvieri fu l'unica a raggiungere il relitto. Gli SPARVIERI erano prossimi al punto dell'ammaraggio del velivolo in quanto lo seguirono nella parabola discensionale con i loro strumenti di bordo. Tenendo presente che gli SPARVIERI erano dislocati proprio in quello specchio di mare, in virtù della profondità ed essendo il punto prescelto per l'inabbissamento del velivolo del leader. Gli Sparvieri probabilmente imbragarono il velivolo per sostenerlo nel galleggiamento. In attesa che inviassero altri mezzi di soccorso. Sul Nimrod venimmo a conoscenza che l'aeromobile era un velivolo civile italiano dagli SPARVIERI alle =O= 21:11, confermato subito dopo dall'operativo di Decimomannu. Ciò che avvenne poi lo possono riferire solo chi era sugli SPARVIERI. Il comando operativo =O= alle 23:30 dà ordine al sottomarino inglese che ha a bordo gli uomini del SBS di recarsi dove l'aeromobile galleggiava e gli ordini impartiti furono inviati in codice al comandante del sottomarino. L'ordine era di farlo inabbissare con cariche morbide di Dynagel. [/i]
Diedero l'ordine di far inabbissare il DC9
Quando diedero l'ordine di far inabbissare l'aeromobile =O= alle 23:30 l'operativo aveva vagliato tutte le ipotesi. La decisione dell'inabbissamento "chirurgico" doveva essere fatto in quanto i passeggeri e l'equipaggio potevano essere letali, considerando anche la presenza a bordo di un giornalista, che avendo vissuto sulla pelle un simile evento certamente non si sarebbe lasciato intimidire. Le certezze sono l'intervento degli SBS, il DC9 trasportava ordigni al fosforo in bicomponente, e che gli SBS usarono Dynagel. Infatti i corpi recuperati indossavano il giubbotto salvagente senza scarpe, questo comprova l'emergenza vissuta a bordo ma anche che furono attuate tutte le misure di sicurezza previste in simili situazioni.
I corpi erano anneriti dalla reazione provocata dal fosforo a contatto con l'acqua salina. Mentre i corpi recuperati a parecchie centinaia di miglia dall'ammaraggio catapultati dall'effetto della depressurizzazione erano privi di giubbotto di salvataggio. Un ulteriore dato dell'ammaraggio è che i piloti effettuarono una discesa rapida da 6200 per portarsi al disotto dei 3000 metri per annullare gli effetti della depressurizzazione; ciò è confermato dal fatto che le vittime recuperate avevano tutte i timpani rotti.
SOTTOMARINO INGLESE =O= Alle 23:30 del 27, visto che il DC9, contro ogni dato scientifico continuava il suo galleggiamento, venne impartito l'ordine di far inabbissare il velivolo ammarato. Infatti il sottomarino inglese era l'unico che avesse a bordo sia i mezzi che gli uomini idonei (SBS) per questa operazione. Gli uomini della SBS dovettero usare cariche leggere visto che nella stiva vi erano contenitori al fosforo bicomponente che sarebbero servite per distruggere gli arsenali batteriologici. (?)
LEGGETE CON ATTENZIONE LA RECENTISSIMA INTERVISTA A
BONIFACIO , IL PRIMO A RAGGIUNGERE IL RELITTO DEL DC9
http://www.oggi.it/focus/06-2010/ustica-20467377207.shtml
Roma, 28 GIUGNO 2010
«Adesso i pezzi del mosaico cominciano ad andare a posto. Ci sono voluti 30 anni per capire la verità. Per capire che il Dc 9 dell’Itavia caduto a Ustica non è stato colpito da un missile e non è esploso in aria: si sarebbe sbriciolato.
E invece è stato ritrovato in fondo al mare nel raggio di poche centinaia di metri. Quell’aereo è caduto planando a causa di una grave avaria e il pilota, bravissimo, riuscì ad ammarare rimanendo a galla per tutta la notte. Le rivelazioni di Cossiga, confortate da quanto ha scritto il giudice Rosario Priore nel suo ultimo libro, lo confermano e confermano quello che io e l’equipaggio del mio aereo abbiamo visto all’alba del 28 giugno 1980».
1) L’AVVISTAMENTO -
Parla l’uomo che ha visto riaffiorare i corpi e ipotizza l’ammaraggio. Sergio Bonifacio, oggi colonnello in congedo dell’Aeronautica della marina militare, nel 1980 era tenente di vascello. Comandava un Bréguet Atlantic, un aereo sofisticatissimo usato per la caccia ai sommergibili. La notte di Ustica si alzò in volo alle 3 del mattino dalla base di Elmas (Cagliari) con il suo vice Alessandro Bigazzi e altri 12 uomini di equipaggio. Fu il primo a giungere sul luogo del disastro: «Perché tutti i velivoli di soccorso erano stati mandati sulla rotta Ponza-Palermo.
L’unico a dover perlustrare l’area dell’ultimo punto di riporto, un terzo sopra il punto Condor e due terzi sotto, ero io», precisa. «Poco dopo le 9 ho visto affiorare il primo cadavere. Poi in successione ne sono riemersi una quarantina, tutti nella stessa posizione. Li ho marcati uno per uno con i candelotti al fosforo per consentirne il recupero alle navi che sopraggiungevano. Sa cosa significa questo? Che il Dc 9 in quel momento stava affondando, non era oltre i 50-70 metri di profondità, altrimenti quei corpi sarebbero finiti sul fondale marino, non sarebbero tornati a galla. Quindi l’aereo dell’Itavia affondava lentamente ancora 12 ore dopo la caduta.
Vuol dire che era rimasto a galla per tutta la notte. Al massimo poteva avere una falla. Se fosse stato colpito da un missile o fosse esploso a 7 mila metri di altezza tutto questo non sarebbe potuto succedere. Ed ecco che oggi Cossiga ci dice che il Dc 9 è stato abbattuto da un missile a risonanza, non a impatto. Un missile che non ha fatto esplodere l’aereo, ma che può aver provocato un’avaria grave, con danni irreparabili a tutti i circuiti elettrici, consentendo al pilota di governarlo e di farlo planare. Certo l’ammaraggio non è stato morbido.
Se si impatta sul mare a 270 km all’ora, l’acqua è una lastra di cemento. Ecco perché quasi tutti i corpi recuperati avevano una profonda ferita al ventre. È stata provocata dalla cintura di sicurezza. Ecco perché erano tutti senza scarpe: il comandante li aveva avvertiti che stavano ammarando. Molti, secondo me sono morti dissanguati dopo ore di agonia. Non dimentichiamo il corpo di quel carabiniere con un piede tranciato e la camicia stretta attorno alla caviglia per frenare l’emorragia. O quella mamma stretta in rigor mortis alla sua bambina. Se fosse morta all’istante avrebbe allentato la presa.
Invece è sopravvissuta, forse dentro una bolla d’aria nell’aereo. Molti, se il Dc 9 fosse stato individuato subito, potevano essere salvati». Non è la prima volta che Sergio Bonifacio racconta quel che ha visto quella mattina, anche se il suo rapporto di volo (numero 113/80, redatto e consegnato lo stesso 28 giugno al Comando del 30° stormo di base a Elmas), è stato ignorato per 9 anni. «Mi chiedevo: come mai colui che è giunto per primo sul luogo del disastro e che ha visto riaffiorare i cadaveri, non viene sentito? Forse del mio rapporto non sanno nulla, pensavo. Ne parlai con l’ammiraglio Pizzarelli, membro della commissione Pratis.
Mi fece capire che il mio rapporto non era fra i documenti in loro possesso. L’ammiraglio lo verificò parlandone con il mio copilota, che gli confermò tutto. Fui interrogato per la prima volta il 25 ottobre 1989 dal Procuratore militare di Cagliari. Due mesi dopo mi convocò il giudice Bucarelli che mi congedò dicendomi: “Tutto torna, Bonifacio”». Poi l’ufficiale è stato interrogato anche dal giudice Rosario Priore e dai membri di diverse commissioni d’inchiesta.
E lui e gli altri 13 membri dell’equipaggio hanno sempre ripetuto le stesse cose. Non c’è una sbavatura nelle 14 dichiarazioni. 28 occhi quella mattina hanno visto riaffiorare i primi cadaveri dell’aereo dell’Itavia dopo le 9 del mattino. «E prima dei corpi», aggiunge Bonifacio, «avevamo notato una chiazza di cherosene che ci aveva segnalato un elicottero, poi le parti leggere del Dc 9 come i cuscini dei sedili, i salvagente sgonfi, le valigie e altri oggetti».
E prima di tutto questo, colonnello, che cosa aveva notato in mare?
«Se mi vuole far dire che avevo visto l’aereo che galleggiava o un sommergibile, non ci sto. Non l’ho mai detto, non l’ha mai detto il mio equipaggio e non è scritto da nessuna parte. Fu una invenzione di un giornalista de L’Europeo, smentita da tutti.
Un’invenzione che ha finito per rendere inattendibile la mia testimonianza perché il giudice Priore quando mi convocò mi chiese subito: “È vero che lei ha visto l’aereo galleggiare?”. “No, non è vero”. E lui mi congedò frettolosamente.
Ma io sono stato chiamato a testimoniare al processo contro i generali. Doveva vedere l’imbarazzo dei difensori nel pormi le domande. Io non ho testimoniato contro nessuno, solo contro la stupidità di chi non aveva capito».
Perché lei in realtà, prima del riaffiorare dei corpi, cosa vide o cosa capì?
«Il mare era blu scuro. Notai uno strano fenomeno di chiarore sull’acqua e al centro una riga scura. Pensai a un bordo alare. Tanto che dissi al mio copilota: “Guarda l’ala!”. Bigazzi mi rispose: “Ma il Dc 9 non ha lo sghiacciatore pneumatico”. Significa che lui vedeva una riga nera ma non capiva cosa fosse, perché il Dc 9 non ha lo sghiacciatore di gomma nera sui bordi delle ali. E nel rapporto mi sono limitato a scrivere: “Vedo qualcosa in trasparenza ma non la identifico”».
Perché lei parla di uno strano fenomeno di chiarore?
«Perché sull’acqua blu non avrei potuto notare una riga nera o comunque scura. Quel fenomeno di chiarore poteva essere, dico poteva essere perché io non l’ho individuata, la sagoma bianca dell’aereo che affondava. E la riga scura che abbiamo visto poteva essere in realtà la striscia rossa che gli aerei Itavia avevano lungo la fiancata. Sotto l’acqua il rosso diventa scuro».
Dopo 30 anni cosa pensa sia successo realmente?
«Che il Dc 9 sia affondato imbarcando acqua lentamente da una falla. Si è fermato a 50-70 metri perché, all’interno, la pressione dell’aria e dell’acqua si compensavano. Poi la pressione dell’acqua ha provocato il cosiddetto “colpo di ariete” che ha sfondato la coda. In quel momento i cadaveri hanno cominciato a risalire».
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Quindi, sembrerebbe che i 40 corpi recuperati( cifra ufficiale ) fossero tutti vicini l' un l' altro .
Sarebbe importante sapere con certezza se avevano indosso il giubbotto di salvataggio.
Per cui vedo più probabile il DC9 che precipita , MA NON COLPITO DA UN MISSILE , che assai probabilmente l'avrebbe fatto esplodere .
Il DC9 riesce quindi ad ammarare , e li viene centrato da uno o 2 missili ( come dice Malanga ) , e così si spiegano tutte le perizie che parlano di foro d'entrata di un missile .
Se è così ,
non ci sono parole per descrivere questo crimine perpetrato dai militari.zio ot
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