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20/03/2011, 22:53

Ufologo 555 ha scritto:

[:D]... Voi, chi? Dai, bleffort! Non si capisce che ognuno fa gli affari suoi per permettere a noi di poter andare in giro in macchina consumando petrolio? [;)]

Allora ecco!!!,solo noi Babbei Italiani non siamo stai capaci di farci gli affari nostri allora!,ma lo capisci quello che dici ho ti spruzzo un pò di CRC.nel cervello? [:261]

20/03/2011, 22:53

Tripoli, colonna fumo su casa Gheddafi20/03/2011 21:46

21.46 Una forte esplosione e spari della contraerea a Tripoli. Lo riferisce un testimone dell'agenzia Reuters. Secondo la Cnn,una forte esplosione si è udita a Tripoli nella zona dove si trova il palazzo di Gheddafi, da dove si è innalzata una colonna di fumo. Subito dopo, riferisce ancora la Cnn, è entrata in azione una "pesante risposta della contraerea" libica. Forti esplosioni isolate e colpi di contraerea anche nel centro di Bengasi, secondo l'inviato della Reuters.

20/03/2011, 23:09

Ribelle: miliziani di Gheddafi via da Ajdabiya 178 –
"Da stasera Ajdabiya è libera da miliziani pro-Gheddafi, li abbiamo respinti". Lo ha detto all'Ansa Ismail Elhram, uno dei ribelli armati a Tobruk. "Oggi erano ancora sulla strada nel deserto tra Tobruk e Ajdabija, a 260 chilometri da qui. Un nostro aereo partito dalla base aerea di Tobruk li ha colpiti. Non li ho visti negli occhi, ma abbiamo usato gli Rpg per ricacciarli indietro. I miliziani sono fuggiti verso ovest lasciando ad Ajdabiya macchine piene di armi e una uniforme nuova di zecca, con tutto l'equipaggiamento, forse lasciata da un mercenario", ha aggiunto Ismail Elhram mostrando una divisa, un Ak47, uno zaino e tutto il resto dell'equipaggiamento

ragazzi,
gli insorti sparano..
(vanno all`attacco)
i lealisti si difendono
=gheddafi non rispetta l`ultimatum..
Ultima modifica di mik.300 il 20/03/2011, 23:12, modificato 1 volta in totale.

20/03/2011, 23:12

Usa: non daremo la caccia a Gheddafi20/03/2011 22:05

22.05 Il Pentagono ha riferito che le forze di coalizione impegnate in Libia "non daranno la caccia a Gheddafi". Inoltre il Pentagono ha comunicato di non aver rilevato traccia di attività aerea da parte delle forze libiche. Anche l'attività di sorveglianza aerea da parte di radar libici è "significativamente diminuita". I raid aerei condotti da Usa, Francia e Gran Bretagna hanno avuto "molto successo", ha aggiunto il Pentagono. In più nessuno degli aerei della coalizione che hanno preso parte ai raid è stato abbattuto.

20/03/2011, 23:14

I mezzi e gli uomini a difesa del raìsI missili sono quelli che preoccupano di più
Una ventina di vecchi aerei di combattimento, ma una temibile contraerea. Questi i principali mezzi con cui il regime del colonnello Gheddafi puo' opporsi all'azione militare della comunita' internazionale scattata con la decisione presa ieri nel vertice di Parigi. Ecco - secondo le informazioni degli esperti militari - come il rais combattera' la 'no fly zone'.

- FORZE AEREE. Gheddafi puo' disporre al massimo di una ventina di velivoli da combattimento, soprattutto Mig 21 e 23 di fabbricazione sovietica (Sukhoi) e alcuni caccia francesi Mirage F1. Tutti gli aerei sono guidati da piloti esperti. Il regime possiede anche alcuni elicotteri CH-47 da trasporto e MI-75 da combattimento.

- MISSILI. Sono quelle che preoccupano di piu'. Si tratta di batterie semoventi dotate sia di missili terra-aria a bassa quota SA8 (che colpiscono fino a 5.000 metri di altezza) sia di missili ad alta quota SA2 ed SA6 (fino a 7.500-8.000 metri). I primi sono a ''guida ottica'', dotati di un teleobiettivo attraverso il quale inseguono i loro obiettivi.

- MEZZI DI TERRA. Le truppe del rais hanno a disposizione alcune decine di carri armati T-72 e T-62 di origine sovietica, molti dei quali, pero', risalenti all'inizio degli anni '70. Tra le altre dotazioni, alcuni cingolati da combattimento BMP-1 e batterie d'artiglieria semoventi 2S1.

- FORZE MILITARI E PARAMILITARI. L'esercito regolare conta 45.000 uomini, ma secondo le informazioni in possesso della comunita' internazionale solo un numero tra 10.000 e 15.000 militari e' rimasto fedele al rais. La vera forza a difesa del regime sono le 'guardie rivoluzionarie', una compagine paramilitare formata da circa 3.000 miliziani pronti a tutto per salvare il colonnello. Ci sono poi le cosiddette 'milizie del popolo' che contano altri 40.000 uomini: considerate poco efficaci da un punto di vista militare, giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento dello status quo.

20/03/2011, 23:17

Abbiamo capito che gli alleati stanno attaccando da ormai 2 giorni....
Ma l'esercito di Gheddafi, nel frattempo che fà.....???

- risponde al fuoco....?
- si limita a minacciare....?

Ha la miglior contraerea del nord Africa, e non ha ancora aperto il fuoco contro gli invasori...?

Quel poveretto di Saddam aveva fatto di meglio!!!!

Mi sembra tutto così strano....

20/03/2011, 23:23

http://affaritaliani.libero.it/politica ... 00311.html

20/03/2011, 23:53

mik.300 ha scritto:

Ribelle: miliziani di Gheddafi via da Ajdabiya 178 –
"Da stasera Ajdabiya è libera da miliziani pro-Gheddafi, li abbiamo respinti". Lo ha detto all'Ansa Ismail Elhram, uno dei ribelli armati a Tobruk. "Oggi erano ancora sulla strada nel deserto tra Tobruk e Ajdabija, a 260 chilometri da qui. Un nostro aereo partito dalla base aerea di Tobruk li ha colpiti. Non li ho visti negli occhi, ma abbiamo usato gli Rpg per ricacciarli indietro. I miliziani sono fuggiti verso ovest lasciando ad Ajdabiya macchine piene di armi e una uniforme nuova di zecca, con tutto l'equipaggiamento, forse lasciata da un mercenario", ha aggiunto Ismail Elhram mostrando una divisa, un Ak47, uno zaino e tutto il resto dell'equipaggiamento

ragazzi,
gli insorti sparano..
(vanno all`attacco)
i lealisti si difendono
=gheddafi non rispetta l`ultimatum..


francia/gb/usa
vendono questa guerra come umanitaria,
gli insorti descrivono questa guerra per come e`,
di tipo afghano
gli aerei bombardano a tappeto,
loro conquistano il terreno..

prima o poi questa discrasia sara` EVIDENTE..

21/03/2011, 08:20

In missione anche i Tornado italiani
L’Italia è entrata attivamente nell’operazione militare contro la Libia. Sei Tornado sono decollati poco dopo le 20 dalla base militare di Trapani quasi in concomitanza con l'entrata in vigore del “cessate il fuoco” annunciato da un portavoce militare libico. I Tornado italiani hanno "portato a termine la loro missione di soppressione delle difese aeree presenti sul territorio libico". E' quanto sottolinea lo Stato maggiore della Difesa.

Ma come? [8)]Qualcuno non aveva detto che non saremo intervenuti?!?

21/03/2011, 08:23

Napolitano:Non siamo in guerra!
E allora cosa è?Missione umanitaria?
Quante ca**ate dobbiamo sentire!!! [8)]

21/03/2011, 08:25

Napolitano: impegnati in azione Onu
Bossi: blocco navale per i profughi

Due condizioni: condivisione dell'emergenza immigrazione tra tutti i Paesi della "coalizione dei volenterosi"; blocco navale per fermare l'arrivo dei profughi dal Nord Africa. La Lega Nord alza ancora la voce sul dossier Libia e prova a smarcarsi dal decisionismo dell'esecutivo sull'intervento militare.

Il "pacifismo alla padana", che appare dettato più dal timore di una "invasione di profughi" e dalla difesa degli interessi economici italiani in Libia, determina le critiche dell'opposizione che accusa i "lumbard" di irresponsabilità per un intervento, giudicato dal Pd "necessario e legale". Anche l'esecutivo interviene per minimizzare i distinguo dei leghisti e sottolinea come il Carroccio non abbia "frapposto ostacoli all'attività di Governo e Parlamento", sebbene i "lumbard" abbiamo chiesto un passaggio parlamentare sul dossier.

NAPOLITANO - Decise le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Sono del parere che non si debba mai cedere alle paure", è il monito del Capo dello Stato che, per sgombrare il campo da fraintendimenti, chiarisce che "non siamo entrati in guerra ma impegnati in un operazione Onu".

IL PREMIER - Silvio Berlusconi tace, preferendo non alimentare il clima di insofferenza, sempre più presente anche nel Pdl, nei confronti dell'alleato a causa delle critiche sulla Libia. In questi giorni, il Premier si è mantenuto in continuo contatto telefonico con Bossi per tenerlo informato sull'evoluzione della situazione. Insomma, al di là delle dichiarazioni di facciata, la posizione del governo, assicurano fonti parlamentari, è più che condivisa. Berlusconi in giornata si è sentito con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dando il via libera all'impiego di otto aerei nelle operazioni. Una decisione sofferta che mostra, però, come siano state superate le perplessità trapelate al vertice di Parigi sull'impegno militare italiano. Domani, i leghisti faranno il punto in un Consiglio dei ministri che ha all'ordine del giorno il dossier libico. Una riunione nel corso della quale si confronteranno con La Russa, al quale Bossi (probabilmente assente) sembra essersi riferito polemicamente citando "ministri che parlano a vanvera".

LA RUSSA - Il responsabile della Difesa, dal canto suo, nega tensioni e anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, rassicura: "Spiegheremo agli amici del Carroccio che le loro preoccupazioni troveranno una risposta", afferma convenendo sulla "ipotesi del ministro Calderoli di un blocco navale che serva anche da deterrente ai flussi migratori".

CASINI - L'opposizione, invece, evidenzia e critica le divisioni della maggioranza in un momento in cui - si spiega - "è importante essere uniti" per il Paese. Secondo Pier Ferdinando Casini, "Bossi non può fare bassa propaganda politica ma deve assumere quel senso dello Stato che sta disperdendo con le polemiche". Al richiamo al "senatur" il leader dell'Udc abbina la considerazione che il Carroccio sembra "più abbaiare che mordere". E Rocco Buttiglione prova a mettere in risalto proprio l'incongruenza della "minaccia" leghista, sfidando l'esecutivo a "verificare se ha la maggioranza sulla politica estera".

Massimo D'Alema sottolinea come sia "bizzarro che il Governo venga in Parlamento a chiedere l'autorizzazione all'uso della forza e una parte della maggioranza non si presenti. In questo modo - ironizza - è difficile essere autorevoli".

La posizione della Lega non è totalmente isolata. Una sponda a sorpresa arriva dai Responsabili. Luciano Sardelli, capogruppo di Ir a Montecitorio, a proposito della questione della Libia rimarca che "le preoccupazioni di Bossi non sono prive di fondamento" e chiede che "ci sia un passaggio in Parlamento e meno dichiarazioni di singoli ministri: meno falchi e più colombe".

Anche nell'Udc ci sono sensibilità diverse. Luca Volontè invita ad evitare "tentazioni neo-colonialiste" ed a "non trasformare una azione positiva in una guerra aperta".

Decisa la posizione di Fli. "Bossi sbaglia. Siamo di fronte ad un intervento giusto e sacrosanto", sostiene Andrea Ronchi per il quale "la posizione della Lega è semplicemente inconcepibile e lesiva della credibilità dell'Italia".
Tra i politici,le uniche cose giuste le sta dicendo Bossi!!!

21/03/2011, 08:58

mik.300 ha scritto:


francia/gb/usa
vendono questa guerra come umanitaria,
gli insorti descrivono questa guerra per come e`,
di tipo afghano
gli aerei bombardano a tappeto,
loro conquistano il terreno..

prima o poi questa discrasia sara` EVIDENTE..



L'altra incoerenza è la non applicazione della risoluzione dell'ONU. La no fly-zone non si applica in questo modo.
La risoluzione dell'ONU non prevede la cacciata di Gheddafi ma la tutela degli insorti civili (e già qui potremmo discutere se un esercito irregolare che a torto o a ragione attua un colpo di stato sia da considerarsi composto da civili).
Quindi la risoluzione dell'ONU prevede solo la difesa dei civili ma nel contempo i francesi bombardano il bunker di Gheddafi?
[:o)]

21/03/2011, 09:45

Dai non prendiamoci per i fondelli. Del popolo libico non importa nulla a nessuno. Sono sono gli interessi che governano il mondo e cosi anche l'ItaGlia quando ha visto che Francesi e compagni gli stavano scippando via il principale fornitore di energia si e' affrettata a mandare i caccia. Ma l'avete vista l'intervista del ministro La Russa dove dice che l'Italia pur mantenendo la sua linea attendista e cauta intanto manda i bombardieri? Se non fosse una cosa tremendamente seria ci sarebbe da ridere.[:(!]
E intanto si scopre che gli Inglesi sono piu' di due settimane che sono gia' sul campo a fianco dei "ribelli". E' il solito collaudato teatrino che si ripete.

21/03/2011, 09:48

Aztlan ha scritto:

robs79 ha scritto:


Il problema é che qua si tratta di un tiranno che avendo capacita' militari rasa al suolo tutto cio' che ritiene contro di lui.In libia non si puo' essere contro il regime,o con il regime o a morte.Ditemi se questo puo' essere accettato;questo forum é pieno di pacifisti contro la guerra e contro il calpestare la democrazia e le ideologie della gente,ma allora sono queste persone le prime che devono appoggiare la caduta,anche con la forza,di un TIRANNO di un DITTATORE.



Quoto pienamente tutto quello che hai detto, ce ne fossero un miliardo come te in Occidente ora non saremmo in questa situazione.

Invece il più segue la moda dell' arcobaleno finendo per stare dalla parte dei dittatori e criminali piuttosto che fare qualcosa.

Una vigliaccheria mentale ancora prima che fisica (che comunque non manca mai, puoi stare certo).



Questo ragionamento avrebbe più di un senso.

Ma lo avrebbe SOLAMENTE nel caso in cui le vere ragioni che hanno spinto l'ONU ad intervenire, fossero legate alla volontà di estirpare un dittatore tiranno da quella regione.

Rendetevi almeno conto che le VERE ragioni, sono assolutamente altrove....

Allora la domanda sorge spontanea: voi, che fate questo ragionamento, ci credete davvero che siamo lì per togliere il cattivone dalla poltrona?



Tratto da:

L’ OPERAZIONE LIBIA E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO
http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... e-seconda/


Il petrolio è il “Trofeo” della guerra USA-NATO
Un’invasione della Libia servirebbe gli interessi delle imprese stesse, come l’invasione e l’occupazione dell’Iraq del 2003. L’obiettivo di fondo è quello di prendere possesso delle riserve di petrolio della Libia, destabilizzare la National Oil Corporation (NOC) e, infine, la privatizzazione dell’industria petrolifera del paese, vale a dire trasferire il controllo e la proprietà delle ricchezze petrolifere dalla Libia alle mani straniere.
La National Oil Corporation (NOC) è classificata tra le prime 25 compagnie petrolifere del mondo. (The Energy Intelligence ranks NOC 25 among the world’s Top 100 companies. – Libyaonline.com)
La pianificata invasione della Libia è già in corso nell’ambito della più ampia “battaglia per il petrolio”. Quasi l’80% delle riserve di petrolio della Libia si trovano nel bacino del Golfo dalla Sirte, nella Libia orientale.
La Libia è un premio economico. “La guerra fa bene agli affari”. Il petrolio è il trofeo di una guerra USA-NATO.
Wall Street, i giganti petroliferi anglo-statunitensi, i produttori di armi USA-UE, sarebbero i beneficiari occulti di una campagna militare condotta da USA e NATO contro la Libia.
Il petrolio libico è una manna per i giganti petroliferi anglo-statunitensi. Mentre il valore di mercato del petrolio greggio è attualmente ben al di sopra dei 100 dollari al barile, il costo del petrolio libico è estremamente basso, a partire da 1,00 dollaro al barile (secondo una stima). Un esperto del mercato petrolifero ha commentato, un po’ cripticamente:
“A 110 dollari sul mercato mondiale, la semplice matematica dà alla Libia un margine di profitto pari a 109 dollari” (Libya Oil, Libya Oil One Country’s $109 Profit on $110 Oil, EnergyandCapital.com, 12 Marzo 2008)

Gli interessi petroliferi stranieri in Libia
Le compagnie petrolifere straniere che operavano prima dell’insurrezione in Libia erano la francese Total, l’ENI dell’Italia, la China National Petroleum Corp (CNPC), British Petroleum, il consorzio petrolifero spagnolo REPSOL, ExxonMobil, Chevron, Occidental Petroleum, Hess, Conoco Phillips.
Attenzione, la Cina gioca un ruolo centrale nel settore petrolifero libico. La China National Petroleum Corp (CNPC) ha avuto fino al suo rimpatrio, una forza lavoro in Libia di 30.000 cinesi. British Petroleum (BP) invece aveva una forza lavoro di 40 britannici che sono stati rimpatriati.
L’undici per cento (11%) delle esportazioni di petrolio libico viene incanalato verso la Cina. Mentre non ci sono dati sulla dimensione e l’importanza della produzione e delle attività di esplorazione della CNPC, vi sono indicazioni che siano notevoli.
Più in generale, la presenza della Cina in Africa del Nord è considerata da Washington costituire un’intrusione. Dal punto di vista geopolitico, la Cina è in sovrapposizione. La campagna militare contro la Libia è finalizzata a escludere la Cina dal Nord Africa.
Altrettanto importante è il ruolo dell’Italia. ENI, il consorzio petrolifero italiano, estrae 244 mila barili di gas e petrolio, che rappresentano quasi il 25% delle esportazioni totali della Libia (Sky News: Foreign oil firms halt Libyan operations, 23 febbraio 2011).
Tra le aziende statunitensi in Libia, Chevron e Occidental Petroleum (Oxy) hanno deciso, appena 6 mesi fa (ottobre 2010), di non rinnovare le loro licenze di esplorazione petrolifere e gasifere in Libia. Sapevano già in anticipo dell’insurrezione? (Why are Chevron and Oxy leaving Libya?: Voice of Russia, 6 ottobre 2010). Al contrario, nel novembre del 2010, la compagnia petrolifera della Germania, RW DIA E aveva firmato un accordo pluriennale di vasta portata con la National Oil Corporation (NOC) della Libia, che coinvolgeva la produzione e condivisione delle esplorazioni. (AfricaNews – Libya: German oil firm signs prospecting deal – The AfricaNews).
La posta finanziaria in gioco, così come “bottino di guerra”, sono estremamente alti. L’operazione militare è intenta a smontare gli istituti finanziari della Libia, nonché a confiscare miliardi di dollari di attività finanziarie libiche, depositati nelle banche occidentali.
Va sottolineato che le capacità militari della Libia, compreso il sistema di difesa aerea, sono deboli.

Ridisegnare la mappa dell’Africa
La Libia ha le maggiori riserve di petrolio in Africa. L’obiettivo dell’ingerenza USA-NATO è strategico: consiste nel vero e proprio furto, rubare la ricchezza petrolifera della nazione, sotto le mentite spoglie di un intervento umanitario.
Questa operazione militare è intenta a stabilire l’egemonia statunitense nel Nord Africa, una regione storicamente dominata da Francia e in misura minore, da Italia e Spagna.
Per quanto riguarda la Tunisia, il Marocco e l’Algeria, il disegno di Washington è quello di indebolire i legami politici di questi paesi verso la Francia, e spingere ad l’installazione nuovi regimi politici che hanno un rapporto stretto con gli Stati Uniti. Questo indebolimento della Francia come parte di un disegno imperiale degli Stati Uniti, fa parte di un processo storico che risale alle guerre in Indocina.
L’intervento USA-NATO, indirizzato pure a escludere la Cina dalla regione e a mettere fuori gioco la cinese National Petroleum Corp (CNPC), porta alla fine alla creazione di un regime fantoccio filo-Stati Uniti. I giganti del petrolio anglo-statunitensi, tra cui British Petroleum, che hanno firmato un contratto di esplorazione nel 2007 con il governo di Gheddafi, sono tra i potenziali “beneficiari” della proposta operazione militare USA-NATO.
Più in generale, ciò che è in gioco è il ridisegno della mappa dell’Africa, un processo di ridistribuzione neo-coloniale, la demolizione della demarcazione delle Conferenza di Berlino del 1884, la conquista dell’Africa da parte degli Stati Uniti in alleanza con la Gran Bretagna, in una operazione congiunta USA-NATO.

Libia: Porta strategica sahariana sull’Africa centrale
La Libia confina con molti paesi che sono nella sfera di influenza francese, tra cui Algeria, Tunisia, Niger e Ciad.
Il Ciad è potenzialmente una ricca economia petrolifera. ExxonMobil e Chevron hanno interessi nel sud del Ciad, tra cui un progetto di gasdotto. Il Ciad meridionale è una porta sulla regione sudanese del Darfur. La Cina ha interessi petroliferi in Ciad e Sudan. La China National Petroleum Corp (CNPC) ha firmato un accordo pluriennale con il governo del Ciad nel 2007.
Il Niger è strategico per gli Stati Uniti nell’ottica delle sue ingenti riserve di uranio. Attualmente, la Francia domina il settore dell’uranio in Niger attraverso il gruppo francese nucleare Areva, precedentemente noto come Cogema. La Cina ha anche una partecipazione nel settore industriale dell’uranio del Niger.
Più in generale, il confine meridionale della Libia è strategico per gli Stati Uniti, nel loro tentativo di estendere la propria sfera di influenza nell’Africa francofona, un vasto territorio che si estende dal Nord Africa all’Africa centrale e occidentale. Storicamente questa regione era parte della Francia e dell’impero coloniale del Belgio, i cui confini sono stati stabiliti alla Conferenza di Berlino del 1884.
Fonte http://www.hobotraveler.com
Gli Stati Uniti svolsero un ruolo passivo nella Conferenza di Berlino del 1884. Questa nuova spartizione, nel 21° secolo, del continente africano, basata sul controllo di petrolio, gas naturale e minerali strategici (cobalto, uranio, cromo, manganese, platino e uranio) è ampiamente favorevole ai dominanti interessi aziendali anglo-statunitensi.
L’interferenza degli Stati Uniti in Africa del Nord ridefinisce la geopolitica di un’intera regione. Ciò mina la Cina e mette in ombra l’influenza dell’Unione europea.
Questa nuova spartizione dell’Africa non solo indebolisce il ruolo delle ex potenze coloniali (tra cui Francia e Italia) nel Nord Africa, è anche parte di un più ampio processo di emarginazione e indebolimento della Francia (e Belgio) su gran parte del continente africano.
Regimi fantoccio filo-Stati Uniti sono stati installati in diversi paesi africani, i quali storicamente erano nella sfera d’influenza della Francia (e del Belgio), comprese le Repubbliche del Congo e del Ruanda. Diversi paesi dell’Africa occidentale nella sfera francese (tra cui la Costa d’Avorio) sono candidati a diventare Stati filo-statunitensi.
L’Unione europea è fortemente dipendente dal flusso di petrolio libico. L’85% del suo petrolio viene venduto ai paesi europei. Nel caso di una guerra con la Libia, le forniture di petrolio all’Europa occidentale potrebbero essere interrotte, interessando in gran parte Italia, Francia e Germania, che sono fortemente dipendenti dal petrolio libico. Le implicazioni di queste interruzioni sono di vasta portata. Hanno anche un’influenza diretta sul rapporto tra Stati Uniti e l’Unione europea.

Considerazioni conclusive
I media mainstream, attraverso la disinformazione di massa, sono complici nel giustificare un ordine del giorno militare che, se attuato, avrebbe conseguenze devastanti non solo per il popolo libico: l’impatto sociale ed economico sarebbe sentito in tutto il mondo.
Ci sono attualmente tre distinti teatri di guerra nella più ampia regione del Medio Oriente e dell’Asia Centrale: Palestina, Afghanistan, Iraq. Nel caso di un attacco contro la Libia, un quarto teatro di guerra sarebbe aperto in Nord Africa, con il rischio di un’escalation militare.
L’opinione pubblica deve tener conto del programma nascosto dietro questo presunto impegno umanitario, annunciato dai capi di Stato e di governo dei paesi della NATO come una “guerra giusta”. La teoria della guerra giusta, in entrambe le sue versioni, classica e contemporanea, sostiene la guerra come “operazione umanitaria”. Chiede un intervento militare per motivi etici e morali contro gli “stati canaglia” e i “terroristi islamici“. La teoria della guerra giusta oggi demonizza il regime di Gheddafi.
I capi di Stato e di governo dei paesi della NATO sono gli architetti della guerra e della distruzione in Iraq e in Afghanistan. In una logica totalmente distorta, sono spacciate come la voce della ragione, come rappresentanti della “comunità internazionale”.
La realtà è capovolta. Un intervento umanitario è lanciato dai criminali di guerra al comando, che sono i guardiani della teoria della guerra giusta.
Abu Ghraib, Guantanamo, le vittime civili in Pakistan, in seguito agli attacchi dei droni USA su città e villaggi, ordinati dal presidente Obama, non sono notizie da prima pagina, né lo sono i 2 milioni di morti civili in Iraq. Non esiste una cosa come la “guerra giusta“.


La storia dell’imperialismo degli Stati Uniti dovrebbe essere chiara.

La relazione del 2000 del Progetto del Nuovo Secolo Americano intitolato “Rebuilding America’s Defense”, prevede l’attuazione di una lunga guerra, una guerra di conquista. Uno dei componenti principali di questa agenda militare è: “Combattere e vincere in modo decisivo in diversi teatri di guerra contemporaneamente”.
L’Operazione Libia è parte di questo processo. Si tratta di un altro teatro nella logica del Pentagono dei “teatri di guerra simultanei”.
Il documento PNAC rispecchia fedelmente l’evoluzione della dottrina militare degli Stati Uniti dal 2001. Gli Stati Uniti pianificano di essere coinvolti contemporaneamente in diversi teatri di guerra in diverse regioni del mondo.
Mentre proteggere gli USA, vale a dire la “sicurezza nazionale” degli Stati Uniti d’America, è accolto come un obiettivo, il rapporto PNAC spiega perché questi diversi teatri di guerra sono necessari. La motivazione umanitaria non è menzionata.
Qual è lo scopo della tabella di marcia militare degli USA?
La Libia è presa di mira in quanto è uno dei tanti altri paesi al di fuori della sfera d’influenza degli USA, che non sono conformi alle richieste degli Stati Uniti. La Libia è un paese che è stato selezionato come parte di una “road map” militare, che consiste nel “teatri di guerre multipli simultanei“. Nelle parole dell’ex comandante della NATO, Wesley Clark:
“Nel Pentagono, nel novembre 2001, uno dei più alti ufficiali ebbe il tempo per una chiacchierata. Sì, eravamo ancora in pista per andare contro l’Iraq, ha detto. Ma c’era di più. Questo è stato oggetto di discussione nell’ambito della pianificazione di una campagna quinquennale, ha detto, e vi rientra un totale di sette paesi, a partire dall’Iraq, poi Siria, Libano, Libia, Iran, Somalia e Sudan…” (Wesley Clark, Winning Modern Wars, p. 130).


Versione originale:
Michel Chossudovsky
Fonte: http://globalresearch.ca
Link: http://globalresearch.ca/PrintArticle.p ... leId=23605
9.03.2011
Versione italiana:
Fonte: http://www.eurasia-rivista.org
Link: http://www.eurasia-rivista.org/8640/lop ... l-petrolio
11.03.2011
Traduzione a cura di ALESSANDRO LATTANZIO
http://www.aurora03.da.ru
http://www.bollettinoaurora.da.ru
http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/





Ecco...... in questo senso, ALMENO, coloro che si proclamano "pacifisti",
non si fanno prendere i giro dalla PROPAGANDA filonazista. [:o)]

21/03/2011, 10:03

Usa: situazione non paragonabile a Bahrein 3 –
l Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Tom Donilon, ha detto che la situazione in Libia e quella nel Bahrein non sono "paragonabili" giustificando così la diversa reazione della Casa Bianca alla repressione di rivolte popolari nei due paesi. In un incontro con la stampa durante la visita in Brasile del presidente Usa Barack Obama, Donilon ha detto che gli Stati Uniti sono scesi in campo contro la Libia solo dopo un voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu per proteggere i civili. In Bahrein, paese definito uno stretto alleato degli Usa, la situazione è molto diversa, ha aggiunto. "Qui le autorità hanno cercato di allacciare un dialogo con l'opposizione, noi da parte nostra abbiamo invitato le due parti al dialogo e a evitare qualsiasi tipo di scontro per giungere a una soluzione politica e questo resta il nostro obbiettivo", ha poi affermato. Ben Rhodes, il suo vice, ha dal canto suo affermato che in Libia "la portata delle violenze contro i civili e la possibilità di imminenti atrocita" hanno convinto gli Stati Uniti ad adottare l alinea dura.

EH SI BARHEIN E LIBIA SONO DIVERSI..:
Il barhein e` stretto alleato usa..
quindi possono sparare sui civili..


Bahrein, il re denuncia "complotto straniero" 9 –
Il sovrano del Bahrein, re Bin Isa Al Khalifa, ha affermato che un complotto straniero contro il suo Paese "è fallito" e ha ringraziato le forze messe a disposizione dai paesi vicini per contrastare i crescenti disordini dopo settimane di proteste. "Un complotto esterno è stato fomentato per 20 o 30 anni fino a quando il terreno è stato maturo per un disegno sovversivo... Io qui annuncio il fallimento di quel complotto", ha detto il sovrano citato dall'agenzia di stato BNA, in una dichiarazione che secondo alcune interpretazioni potrebbe contenere un'allusione all'Iran.


NO FLY ZONE
ma non per tutti..

Voci su morte figlio di Gheddafi 23 –
Circolano in queste ore in Libia voci circa la morte di Khamis Gheddafi, figlio del colonnello Muammar. Secondo quanto ha annunciato il sito dell'opposikzione libica 'al-Manara', Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi quando un pilota dell'aviazione libica passato con l'opposizione avrebbe aperto il fuoco contro di lui nei pressi della caserma di Bab al-Aziziya, nel centro di Tripoli.
Ultima modifica di mik.300 il 21/03/2011, 10:21, modificato 1 volta in totale.
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