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IL FATTO QUOTIDIANO:
Nazionalizzare le banche e poi cancellare il debito pubblico


DI

MORENO PASQUINELLI
sollevazione.blogspot.com

L’articolo segnalatoci è una vera chicca, una plateale conferma di questo servilismo smaccato. Titolo dell’articolo Quelli che "il il debito non lo pago", pubblicato il 14 agosto a firma di Stefano Feltri [1], un fighettino uscito, guarda caso, dalla Bocconi, e di cui ci era capitato di leggere alcune delle sue vacuità su IL FOGLIO e IL RIFORMISTA —questa transumanza di certi "analisti" economici da testate pro e anti-berlusconiane la dice lunga sulla sostanziale omogeneità dei due fronti.

L’articolo è un attacco a quei pezzi di estrema sinistra, da Cremaschi a Ferrando che, pur con imperdonabile ritardo, oggi perorano la causa della cancellazione del debito pubblico. E’ significativo che proprio Il Fatto Quotidiano si stia muovendo preventivamente per stroncare quello che per ora è solo uno stormir di fronde sulla vicenda debito sovrano. Ma veniamo alla tesi del nostro fighetto appena sfornato dal bocconificio:

«Il nostro debito ha superato ieri i 1900 miliardi di euro, di interessi ne paghiamo oltre 75 all’anno. Un default, anche parziale, renderebbe quasi certo il fallimento delle grandi banche italiane piene di titoli di Stato, da Unicredit e Intesa in giù, oltre a scatenare reazioni imprevedibili nel resto del mondo, che detiene circa metà del nostro debito. Si attende l’assemblea di ottobre per capire quale scenario prevedono i tifosi del default nel caso i loro auspici sull’Italia si avverassero».

Per il Feltri insomma, se lo Stato non paga il debito, ci sarà lo sfracello, il cataclisma. Perché? Perché salterebbero proprio le banche italiane, che hanno in pancia quasi la metà dei titoli emessi dallo Stato. Quindi: Dio ce ne scampi dal causare il fallimento delle banche, sarebbe il crollo dell’intera economia italiana.

Sommessa domandina antiterroristica: e se contestualmente alla cancellazione del debito nazionalizzassimo il sistema bancario? In questo caso, con lo Stato diventato proprietario degli istituti bancari (e assicurativi aggiungo), avremmo, in prima battuta, che esso non solo diventerebbe titolare dei crediti delle banche, ma pure dei loro asset, accrescendo così il proprio patrimonio e la propria stessa solvibilità. Venendo al sodo: accadrebbe, con la nazionalizzazione, che quello che per lo Stato è oggi inscritto a bilancio sulla colonna dei debiti verso creditori esterni (relazione che soggiace alle spietate leggi dello strozzinaggio finanziario globalizzato, per cui i creditori hanno tutto l’interesse a trarre il massimo guadagno a spese del debitore) si sposterebbe nella colonna dei crediti.

Sottraendo il debito/credito al mercato finanziario globalizzato, lo Stato non solo eviterebbe la propria bancarotta, ma proteggerebbe i suoi cespiti, i suoi patrimoni, le sue entrate dai vampiri della finanza speculativa, che ha proprio nelle banche i suoi santuari.

Contrariamente a quanto sottende furbescamente il Feltri, la nazionalizzazione non porterebbe affatto il sistema bancario al crack. Oggi sì che le banche italiane, nel distorto gioco della bisca finanziaria globale, lo rischiano davvero. Una volta che lo Stato ne abbia preso possesso, il patrimonio e le immense entrate tributarie dello Stato diventerebbero la più solida garanzia fideiussoria per il sistema bancario.

Una volta nazionalizzate le banche, una volta che lo Stato sia diventato effettivo titolare del suo debito, prima mossa, solo allora può passare alla seconda, decidere se ristrutturarlo o cancellarlo del tutto. Un governo popolare, cioè un governo che metta l’interesse pubblico e/o nazionale in cima alle sue priorità, lo cancellerebbe del tutto, liberando così i circa 300 miliardi di euro annui che spende per rimborsare i credito-speculatori, per investirli nell’economia, per sostenere i disoccupati e spronare le zone depresse, per salvare la ricerca e l’istruzione, per salvaguardare i diritti di cittadinanza e i beni comuni.

Come sappiamo i 1900 miliardi e passa di debito (più gli interessi che annualmente maturano) sono posseduti al 50% circa da banche straniere, il resto da banche italiane. Quando si dice banche italiane non si pensi ai Bot-people degli anni ‘80. La quota di titoli in mano ai risparmiatori italiani non supera il 10%. Lo Stato, una volta nazionalizzate le banche, può ben decidere di ristrutturare i debiti verso questo dieci per cento, stabilendo una soglia politica plausibile —non è che si possono salvare gli speculatori privati milionari!

E i debiti verso le banche tedesche, francesi, olandesi o inglesi? Che questi strozzini vadano alla malora!

Al che sentiamo il Feltri spaventato gridare: "Ma questo implica uscire dall’Eurozona! Significa tornare alla lira!". Esatto: le due mosse di cui sopra implicano la terza: l’uscita dall’euro e la riconquista della sovranità monetaria, con la clausola che la nuova Banca d’Italia, quella deputata ad emettere carta moneta, sia sottratta al controllo dei privati —passo del resto congruente alla nazionalizzazione del sistema bancario.
Non è colpa nostra se i firmatari dell’ appello per l’incontro del 1 ottobre, non sono né conseguenti né sufficientemente coraggiosi, se non pongono l’uscita dall’euro come la logica conseguenza della cancellazione del debito. Non disperiamo: più prima che poi giungeranno alle nostre medesime conclusioni.

Moreno Pasquinelli

Fonte: http://sollevazione.blogspot.com

Link: http://sollevazione.blogspot.com/2011/0 ... .html#more



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MessaggioInviato: 19/08/2011, 00:42 
perchè dico c'è bisogno di arrivare a tanto per iniziare una manovra di recupero, arrivare ai 1900 miliardi. Ormai quel debito è inestinguibile a parer mio


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MessaggioInviato: 19/08/2011, 10:34 
Cita:
illlusionista ha scritto:

perchè dico c'è bisogno di arrivare a tanto per iniziare una manovra di recupero, arrivare ai 1900 miliardi. Ormai quel debito è inestinguibile a parer mio


anche perche quei 1900 miliardi sono soldi che non esistono


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MessaggioInviato: 19/08/2011, 10:45 
Come virtualmente è stato creato, così virtualmente lo si puo eliminare.
Chi ha dato a dato, chi ha avuto a avuto, scordiamoci il passato.
Come ha fatto il crapone.



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MessaggioInviato: 19/08/2011, 10:46 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

Certo che è "naturale". E' il sistema che porta a questo. Ciò non vuol dire che sia giusto, ma (tralasciando gli esempi più estremistici tipo la fabbricazione dei terremoti che più di qualcuno potrebbe mettere in dubbio), trovo che sia "naturale" che la Bayer, per dire, contribuisca a creare il nazismo hitleriano solo per avere poi la possibilità di oyyenere enormi commesse statali (tra cui le sostanze usate nelle camere a gas). Che c'è di strano? Si tratta di capitalismo.



Infatti bisogna capire se il sistema che porta a questo è stato costruito artificiosamente per svolgere questo...

Certo che il sistema porta naturalmente a questi risvolti, il crimine sta però se qualcuno ha messo le basi per costruire questo sistema sapendo che naturalmente avrebbe portato a questi risvolti...

non so se mi spiego...


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MessaggioInviato: 19/08/2011, 12:09 
Io sono convinto che come nella naturale evoluzione ad un certo punto una scimmia ha cominciato a pensare che con un bastone poteva darle invece che prenderle e basta, così il "capitale" si è reso conto che non doveva più dipendere da altri, ma che poteva direttamente controllare il mondo politico oltre quello economico. E' stato il potere politico ad aver bisogno dei banchieri, e i banchieri ne hanno approfittato (cominciando a finanziare la conquista di interi continenti, nominando imperatori, facendo fallire stati su stati ben prima dell'era attuale). Ma non credo che all'inizio della storia (quando? Perchè il capitalismo nasce a Firenze 500 anni fa) già ci fosse qualcuno che aveva pianificato tutta la storia dei secoli successivi. Se così fosse, amen, aspettiamo e godiamoci lo spettacolo. Io sono convinto che materialmente fosse possibile "controllare il mondo" solo nel momento in cui si è creata un'economia davvero globale: dal 1800, non prima. Il fatto che già prima ci fossero correnti di pensiero che discutessero di come andava riformato il mondo, non vuol dire granchè. Anche tra i greci e i romani si trovavano filosofi che parlavano di società ideali. Il potere è economico, tutto il resto è un'aggiunta, e l'economia è diventata sufficientemente globale nel XIX secolo, non prima, per me.


Ieri ho sentito su rainews un parallelismo inquietante: si diceva che questa seconda fase della crisi cominciata nel 2007 (e già è interessante sentir parlare di "seconda fase") corrisponde alla seconda fase di quella del 1929, verificatasi nel 1937. Dunque, 1929 sta a 2007 come 1937 sta a 2011. 8 anni tra 1929 e 1937, 4 anni tra 2007 e 2011. Se fosse tutto preordinato, aggiungerei che dal '37 alla II guerra mondiale passarono 2 anni, quindi, sempre a fantasia, tra noi e la III guerra mondiale manca solo 1 anno.


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MessaggioInviato: 20/08/2011, 12:43 
X Sezione9

Non voglio fa il catastrofista, ma i presupposti per una guerra ci sono. Iran, la Cina che aumenta potere (anche se da pravi seguitori del libro l'arte della guerra, i cinesi hanno capito che il miglior modo per vincere una guerra è non parteciparvi...), le sommosse in medioriente, la crisi. Tutto sta se ci sarà la classica scintilla che fa esplodere gli equilibri o piano piano si cercherà di portare la situazione alla calma... questo solo il tempo ce lo dirà. Speriamo che si placa tutto, magari con equilibri un pò più umani. Che ti devo dì. Per quanto riguarda il tuo pensiero, è il tuo pensiero. Ed è giusto così... :)
A ogni modo, sia che l'hanno pianificato sia che nn l'abbiano fatto i risultati stanno sotto i nostri occhi. diciamo che chi capisce come si muove il casino, chi riesce a navigare nella melma burrascosa può arrivare a conquistare isole inesplorate...!

C'è una frase, non mi ricordo di chi, che dice:"tutto quello che puoi pensare lo puoi anche fare". Forse è una frase stupida, ma certe volte è questa frase che mi ricorda che alla fine non è poi tutto scontato. La realtà non la sapremo mai, forse i nostri posteri. Quello che possiamo fare è vedere tutte le possibili soluzioni, tutte le possibili conseguenze a quello che c'èp stato messo sotto a i nostri piedi e, se ce la facciamo, cercare di cambiarlo. O almeno cercare di vivere nel meglio che possiamo. Ognuno di noi è una stella...


Ultima modifica di EddyCage il 20/08/2011, 12:46, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 20/08/2011, 12:58 
20 SEGNI CHE IL MONDO E’ SULL’ ORLO
DI UN’ APOCALISSE ECONOMICA


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FONTE: THE ECONOMIC COLLAPSE
ago 19th, 2011

http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... economica/

Se pensavate che il 2011 fosse stato un anno negativo per l’economia mondiale, aspettate di vedere cosa succederà nel 2012. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno entrambi problemi di debito pubblico senza precedenti, i mercati finanziari sono agitatissimi, programmi di austerità sono in corso di attuazione in tutto il mondo, i prezzi sui beni fondamentali come il cibo sono saliti alle stelle e un sacco di consumatori sono in piena crisi di panico.
Molti analisti temono che potrebbe abbattersi una "tempesta perfetta" e che potrebbe effettivamente essere a capo di una apocalisse economica nel 2012. Speriamo che non accadrà. Speriamo che i nostri leader sappiano tenere in piedi l’economia globale completamente a pezzi. Ma in questo momento, le cose non vanno bene. Dopo un periodo di relativa stabilità, le cose stanno iniziando a peggiorare ancora una volta.
Il prossimo grande crack finanziario potrebbe letteralmente accadere in qualsiasi momento. Purtroppo, se dovesse accadere un apocalisse economica nel 2012, non saranno i ricchi che ne soffriranno di più. Saranno i poveri, i disoccupati, i senza tetto e gli affamati che ne pagheranno le conseguenze.
La seguente top 20 indica i segni che potrebbero essere a capo di una apocalisse economica nel 2012 ….
# 1 Nel 2008 abbiamo visto scontri in tutto il mondo a causa dell’impennata dei prezzi alimentari, e ora il prezzo globale degli alimenti è in aumento di nuovo. I prezzi alimentari a livello mondiale nel mese di luglio sono stati del 33 per cento più alti di quanto non fossero un anno fa. Gli aumenti di prezzo di beni come il mais (+84%), lo zucchero (+62%) e il frumento (+55%) sono assolutamente devastanti per le comunità povere del pianeta. Per esempio, un esperto avverte che 800.000 bambini che vivono nel Corno d’Africa, potrebbero morire durante la carestia in corso.
# 2 L’indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti è aumentato ad un tasso annuale di almeno il 7,0% negli ultimi tre mesi di fila. Stiamo iniziando a vedere enormi aumenti di prezzo ovunque. Per esempio, Starbucks ha recentemente aumentato il prezzo di un sacchetto di caffè del 17 per cento. Se l’inflazione continua ad accelerare in questo modo non possiamo affrontare i problemi che ci aspettano nel 2012.
# 3 Il "Misery Index"degli USA (cioè disoccupazione, più inflazione) ha raggiunto limiti mai visti da 28 anni e molti credono che si attesterà molto, molto più in alto.
# 4 Jared Bernstein, l’ex capo economista del vice presidente Joe Biden, dice che il tasso di disoccupazione in questo paese non andrà sotto l’8% prima delle elezioni 2012. In realtà, Bernstein dice che "la previsione più ottimistica sarebbe per circa 8,5%".
#5 I posti di lavoro negli Stati Uniti continuano a diminuire a un ritmo allarmante. Nel 1967, il 97 per cento degli uomini con un grado di scuola superiore di età compresa tra 30 e 50 anni avevano un impiego. Oggi, quella cifra è del 76 per cento.
# 6 Ci sono tutti i tipi di indicazioni che la crescita economica degli Stati Uniti sta per rallentare ancora di più. Per esempio, pre-ordini per i giocattoli di Natale provenienti dalla Cina sono bassissimi quest’anno.
# 7 Un recente sondaggio ha rilevato che 9 lavoratori su 10 negli Stati Uniti non si aspettano che i loro salari terranno il passo con l’aumento del costo dei beni base come cibo e benzina per il prossimo anno.
# 8 La fiducia dei consumatori degli Stati Uniti è ora al suo livello più basso in 30 anni.
# 9 Oggi, 45,8 milioni di americani usano i buoni pasto dati dallo stato come aiuto. È inconcepibile che la più grande economia del mondo ha così tante persone dipendenti dal governo per il cibo.
# 10 Insieme all’economia crolla anche il tessuto sociale che comincia a sfaldarsi. I recenti crimini in “flash mob” che abbiamo visto in questi giorni in tutta l’America sono solo un esempio di ciò che sta succedendo.
# 11 Alcuni americani sono così disperati da rubare qualsiasi cosa. Per esempio, secondo l’American Kennel Club, i furti di cane sono aumentati del 32 per cento quest’anno.
# 12 Le piccole aziende in tutto gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo davvero difficile anche per ottenere prestiti dalle banche. Forse se la Federal Reserve non pagasse le banche per non fare le cose che dovrebbero fare, forse il fatto dei prestiti sarebbe diverso.
# 13 Il debito nazionale degli Stati Uniti è come un masso gigante che la nostra economia deve sempre portare in giro sul suo dorso, e sta crescendo di miliardi di dollari ogni singolo giorno. In questo momento il debito del governo federale è di $ 14,592,242,215,641.90. è aumentato di quasi 4 miliardi di dollari da quando Barack Obama si è insediato. S & P ha già diminuito il rating degli Stati Uniti ad AAA, e molto altri downgrade sono previsti se gli Stati Uniti non si danno da fare.
# 14 Le tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina stanno aumentando di nuovo. Un articolo sul chinadaily.com chiede al governo cinese di utilizzare le sue dotazioni di debito degli Stati Uniti come "arma finanziaria" contro gli Stati Uniti se gli USA continuano a vendere armi a Taiwan. Gli Stati Uniti e la Cina sono le due più grandi economie del mondo, per cui qualsiasi problema tra di loro significherebbe difficoltà economica per il resto del mondo.
#15 La maggior parte dei governi locali e statali negli Stati Uniti sono profondamente in debito o al verde. Molti di loro stanno tagliando posti di lavoro a un ritmo febbrile. Secondo il Centro di bilancio e priorità di politica, i governi statali e locali hanno eliminato più di mezzo milione di posti di lavoro dal 2008. UBS Investment Research sostiene che i governi locali e statali negli Stati Uniti taglieranno 450.000 posti di lavoro entro la fine del 2012. Come quei posti di lavoro saranno recuperati nessuno lo sa.
#16 Il dollaro continua a essere sempre più debole. Si tratta di rinnovare e reinventare una nuova moneta globale, deve essere creata per sostituire il dollaro come valuta di riserva del mondo.
#17 La crisi del debito sovrano europeo continua a peggiorare. Paesi come il Portogallo, l’Italia e la Grecia sono sull’orlo di un’apocalisse dell’economia. Tutti i problemi finanziari in Europa stanno minando le nazioni europee fondamentali. Per esempio, la produzione industriale tedesca è diminuita del 1,1% nel mese di giugno. Ci sono tutti i segni che l’economia europea sta rallentando e si sta dirigendo verso una recessione. Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel, che stanno proponendo un nuovo "governo economico" per l’Europa per controllare la crisi del debito, ma niente di ciò che gli europei hanno cercato di fare ha risollevato le cose.
#18 La Federal Reserve è così disperatamente in cerca di qualcosa che porti a qualche tipo di stabilità nei mercati finanziari che ha dichiarato che è probabile che manterranno i tassi di interesse vicino allo zero fino a metà 2013. La Federal Reserve sta agendo sotto "panico" quasi costantemente e sono a corto di idee. Quindi cosa accadrà quando il vero problema inizierà?
# 19 Le banche centrali di tutto il mondo sembrano prepararsi a qualcosa. Secondo il World Gold Council, le banche centrali di tutto il mondo hanno acquistato più oro durante la prima metà del 2011 che in tutto l’intero scorso anno.
#20 Spesso la realtà è influenzata dalle percezioni. Un recente sondaggio ha rilevato che il 48 per cento degli americani crede che sia probabile che un altra grande depressione inizierà entro i prossimi 12 mesi. Se le persone si aspettano che una depressione sta arrivando e smette di spendere soldi in realtà aumenta la possibilità che una recessione economica si verificherà.
Il panico economico naviga già per le strade d’America, ma purtroppo sembra che le cose possano peggiorare nel 2012. La grande macchina economica che c’è stata tramandata dai nostri antenati sta cadendo a pezzi tutto intorno a noi e noi siamo in debito fino ai capelli. Le conseguenze delle nostre cattive decisioni economiche stanno danneggiando alcuni dei membri più vulnerabili della nostra società.
Come mostra il video seguente, un gran numero di americani della classe media già da adesso vivono nelle loro auto o dormono nelle strade… youtu.be/ICx3AfSlc-w
È una vera tragedia ciò che sta accadendo là fuori per le strade d’America. Preghiamo per tutti coloro che dormono nelle auto o in tenda o sotto i ponti stasera. Ben presto sempre più americani si uniranno a loro.

Fonte: http://theeconomiccollapseblog.com
Link: http://theeconomiccollapseblog.com/arch ... se-in-2012
Scelto e tradotto per http://www.comedonchisciotte.org da LUGI FABOZZI



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Ufologo 555 ha scritto:

Questo è il frutto della globalizzazione ...
Ed il popolo se la prende in .... saccoccia!


Bravo.... e pensare che all'epoca, tutti erano contro i no-global [:246]



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Thethirdeye ha scritto:



# 11 Alcuni americani sono così disperati da rubare qualsiasi cosa. Per esempio, secondo l’American Kennel Club, i furti di cane sono aumentati del 32 per cento quest’anno.



Ma li rubano per mangiarli o per rivenderli? [:0]


Ultima modifica di vimana131 il 20/08/2011, 17:12, modificato 1 volta in totale.

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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Questo è il frutto della globalizzazione ...
Ed il popolo se la prende in .... saccoccia!


Bravo.... e pensare che all'epoca, tutti erano contro i no-global [:246]


Quasi tutti....... [:D]



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STANDARD AND POOR’S E IL BILDERBERG: FANNO PARTE DEL PIANO?

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DI ELLEN BROWN – Global Research -

http://informarexresistere.fr/2011/08/2 ... del-piano/

Fonte: S&P and the Bilderbergers: All Part of the Plan?
http://webofdebt.wordpress.com/2011/08/ ... -the-plan/

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

La scorsa settimana il Dow Jones Industrial Average è salito o sceso di almeno 400 punti per quattro giorni di fila, una cosa mai vista nel mercato azionario.

Il calo peggiore è stato lunedì 8 agosto, quando il Dow ha perso 624 punti. Lunedì era il primo giorno di scambi dopo che le obbligazioni del Tesoro US avevano subito un downgrade da AAA a AA+ da parte di Standard and Poor’s.

Ma le montagne russe sono davvero iniziate giovedì 2 agosto, il giorno successivo all’accordo dell’ultimo minuto per alzare il tetto del debito degli Stati Uniti, un accordo che si credeva necessario per evitare il downgrade che è avvenuto comunque cinque giorni dopo. Il Dow ha cambiato direzione per cinque sessioni consecutive, ancora per la prima volta.

La volatilità era senza precedenti, lasciando gli analisti senza una spiegazione. Gli scambi programmati ad alta frequenza hanno senz’altro contribuito a questi scossoni, ma perché queste inversioni giornaliere? Perché il mercato non è risalito e non ha continuato a farlo, come fece nel settembre del 2008?

CONTINUA>>>> [8D]

http://informarexresistere.fr/2011/08/2 ... del-piano/



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MessaggioInviato: 21/08/2011, 19:16 
Gli Usa sono ormai un gigante di cartapesta


Statua della Libertà che affogaLe debolezze strutturali degli Stati Uniti sono i costi elevatissimi per difesa, sanità, energia e trasporti

Con la crisi del debito, anche gli Stati Uniti si sono rivelati una nazione fragile e vulnerabile. L'amministrazione Obama non solo sta spendendo soldi che non ha, ma sta spendendo in settori dove gli investimenti non sono redditizi. O sono addirittura enormi sprechi. Un'interessante quadro della situazione lo fornisce il sito di inchiesta americano Truth Out, che individua quattro aree critiche nelle quali Washington letteralmente butta via quattrini: la difesa, il sistema sanitario, l'energia e i trasporti.

Difesa. Gli Stati Uniti spendono in armamenti quanto il totale dei primi venti Paesi del mondo (700 miliardi di dollari nel 2010, secondo il Sipri). L'autore dello studio si chiede se tali spese siano giustificate per garantire la sicurezza nazionale e la stabilità economica e globale. La risposta è no.

Le gerarchie militari americane concordano nel ritenere i sistemi d'arma acquistati dal Pentagono obsoleti o inutili per le attuali necessità della difesa. In particolare, un analista militare il cui nome non è menzionato, sostiene che, nonostante i maggiori rischi provengano da insurrezioni locali e non da Stati-nazione (come in Iraq, Afghanistan, Pakistan), gli Usa hanno 760 basi militari nel mondo, 11 unità da guerra supportate da portaerei e altro harware senescente, "come se dovessero affrontare la Marina imperiale giapponese", spiega la fonte.

In realtà, gran parte del budget non è destinato alla difesa, ma a sostenere il giro di occupazione e di affari da cui dipendono tutta una classe politica che sfrutta la necessità di spese militari in funzione di propaganda elettorale. Combinando questo aspetto con le pressioni interne delle lobby della difesa, la conclusione è che l'economia Usa è agganciata come un tossicodipendente allo stimolo fiscale derivante dagli investimenti militari.

Eppure, dicono a TruthOut, è uno stimolo inefficace, perché il milione e più di soldati Usa all'estero spendono i loro stipendi in altri Paesi, annullando l'effetto moltiplicatore': l'economia gira se il dollaro è speso in infrastrutture fisiche - la manutenzione di ponti, autostrade, porti, per esempio - che non in armi e soldati. A dispetto di tutti i miliardi di dollari spesi, gli Stati Uniti non hanno più il primato militare, e la loro sicurezza è minacciata in ognuno dei 'distaccamenti' militari all'estero.

Sistema sanitario. Gli Stati Uniti spendono il doppio, pro-capite, di qualsiasi Paese industrializzato, quasi il 17 percento del Pil. Ma il sistema è peggiore che in tutti questi Paesi. Dai 45 ai 50 milioni di americani non hanno assistenza sanitaria. Non è obbligatorio per l'azienda pagare la malattia al lavoratore. La competitività si riduce e così i profitti, mentre gli impiegati spendono dalle due alle tre volte di più di un loro collega europeo per i contributi. La sanità americana è costosissima perché legata ai profitti. Stipendi e bonus di amministratori delle compagnie sanitarie sono una delle voci che obbligano la sanità statunitense a restare privata.

Uso dell'energia e trasporti. L'americano medio consuma due volte l'elettricità di un europeo. Un'automobile statunitense consuma tra il 40 e il 50 percento in più di una vettura media europea. Come per la sanità, le compagnie americane spendono molto di più in energia e trasporti di quelle d'oltreoceano. La domanda di TruthOut è: il deficit Usa è causato dagli investimenti o dagli sprechi?

Nessun'altra nazione al mondo ha un budget militare così ipertrofico, sprechi così elevati nella sanità e un'abulia cronica nell'energia e nei trasporti. Di fronte a questi problemi, così radicati e interconnessi tra loro, difficilmente un rimedio potrà essere quello prospettato dai membri del Congresso con il loro sterile dibattito sull'innalzamento del tetto del debito.

http://www.ecplanet.com/node/2644




Mentre l’Occidente tramonta il Dragone rosso d’oriente ruggisce

PechinoContrordine compagni, la storia si è voltata indietro: una inversione a “U”. Dal 1989-1991 si racconta questa favola: il comunismo è sparito dal mondo e trionfa la liberaldemocrazia in tutto il globo. Fine della storia, decretò un politologo americano facilone.

Ebbene, venti anni dopo ci si sveglia bruscamente dal sonno: nella realtà la storia si è rimessa in moto e corre all’indietro.

I sistemi liberaldemocratici sono alla frutta (in certi casi alla grappa) e trionfa invece la superpotenza cinese: un regime comunista che si appresta a diventare la prima potenza economica mondiale. Un Paese che col suo miliardo e 300 milioni di abitanti ha il 20 per cento della popolazione mondiale (un essere umano su cinque è cinese). Una superpotenza che già oggi detiene un pacchetto enorme del debito europeo e americano ed è in condizioni di prendere per le orecchie l’inquilino della Casa Bianca prescrivendogli - come ha fatto nei giorni scorsi - le misure economiche da assumere e intimandogli pure di fare in fretta.

Un mese fa Obama, che si era preso la libertà di ricevere il Dalai Lama, è stato persino costretto ad accoglierlo in una sala secondaria e - se ho letto bene - a farlo poi sgattaiolare da un’uscita laterale della Casa Bianca per non dispiacere ai “padroni” cinesi che non avevano gradito quell’incontro. Così come la Cina ha fatto sentire il suo ruggito alle paurose democrazie perfino nell’assegnazione del premio Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo, tanto da indurre una ventina di “coraggiosi” Paesi a disertare la cerimonia per non dispiacere a Pechino.

IL TRAMONTO DELL'OCCIDENTE

Tramonto dell’Occidente e ascesa del Dragone rosso d’oriente. Questo è il titolo del film che sta scorrendo davanti ai nostri occhi. Il peso politico di condizionamento del regime cinese che si dispiegherà da ora in poi (come già sta accadendo in Asia) è facile a immaginarsi. Comincia un’era durissima per le democrazie. Anche perché sono minacciate in casa da un altro nemico, che poi ha favorito e alimentato la crescita del dragone: un potere finanziario selvaggio, anonimo e privo di vere regole e vincoli, favorito da dispositivi finanziari e tecnologie informatiche devastanti, che è capace di puntare a colossali guadagni speculativi mettendo in ginocchio interi stati. Un potere al quale nemmeno la superpotenza americana sa far fronte. Anche perché le classi dirigenti occidentali appaiono prone o impotenti davanti a tali poteri. La corsa ai guadagni speculativi illimitati - che arriva a scommettere sul fallimento di interi stati - ha messo in ginocchio le economie occidentali, anche grazie al cattivo governo o a errori di lunga durata delle classi politiche, ma soprattutto ha demolito l’autonomia e la sovranità degli stati e il primato stesso del sistema democratico.

Siamo dunque stritolati da una tenaglia costituita da un lato dai poteri forti della finanza internazionale e della tecnocrazia anonima e dall’altra da un colosso economico e demografico cinese che ha fatto propria la cultura del profitto illimitato pur mantenendo la ferrea dittatura politica del partito comunista (del resto il primato assoluto del fattore economico era già alla base della filosofia marxista). Entrambe queste potenze manifestano un certo disprezzo per la sovranità popolare e per le procedure delle democrazie: lo si è visto con clamorosa evidenza nei giorni scorsi quando, sia le divinità dei “mercati” che il Dragone rosso, hanno espresso irritazione per le “lentezze” delle decisioni dei politici. E disappunto per l’incapacità delle democrazie di agire tempestivamente nel dissanguamento dei cittadini contribuenti.

UNA SECCATURA CHIAMATA DEMOCRAZIA

La democrazia insomma è diventato un inutile intralcio agli interessi di lorsignori, l’ “internazionale del denaro” e la nuova internazionale rossa con gli occhi a mandorla. Possiamo dormire sonni tranquilli? A me pare proprio di no. Del resto - come dicevo - il Dragone rosso è stato alimentato e cresciuto proprio dagli smisurati appetiti del “mercatismo” che ha nutrito e ha fatto ingigantire il colosso cinese con una serie incredibile di “regali” politici e commerciali, infischiandosene totalmente del problema dei diritti umani e sociali e travolgendo ciò che una volta era, per ogni Paese, l’“interesse nazionale”.

L’ingresso di botto (senza tappe e tempi intermedi) della Cina nel Wto, nell’organizzazione del commercio mondiale, l’11 dicembre 2001, è la data simbolo di questa politica. Che si è replicata mille altre volte (basti ricordare l’accettazione della sottovalutazione della moneta cinese o le clausole protettive della Cina nei trattati internazionali, come quello di Kyoto).

La politica cinica e miope dei governi occidentali che, credendosi furbi, hanno chiamato “realpolitik” il cinismo (“pecunia non olet”), in realtà ha scavato la fossa ai propri paesi. Quante volte i Clinton e i Prodi hanno spiegato che la Cina “non è un pericolo, ma un’opportunità”. E quanti capitalisti si eccitavano alla vista di una immensa massa di manodopera a basso costo e senza protezioni sociali e senza problemi di politica ambientale (col miraggio di un mercato di un miliardo e mezzo di persone).

Così al regime cinese - senza costose clausole relative ai diritti sociali e umani - è stato permesso di fare una colossale concorrenza sleale alle economie del mondo democratico. La supercrescita dell’economia cinese oltretutto è una delle cause del grande aumento dei prezzi delle materie prime che è fra le concause della crisi mondiale. I dragoni hanno messo in ginocchio l’industria dell’Occidente, appropriandosi enormi quote di mercato e addirittura comprando i titoli del debito Usa perché i dissennati americani consumassero cinese. Oggi non è l’Occidente che, a rimorchio degli affari, ha contagiato la Cina con la democrazia e i diritti sociali - come teorizzavano i progressisti dell’era Clinton e Prodi - ma al contrario è la Cina che porta l’Occidente verso una restrizione della democrazia e delle garanzie sociali.

LA PROFEZIA DI LENIN

Lenin previde che i capitalisti avrebbero fornito all’Urss la corda con cui impiccarli. In effetti così hanno fatto con la Cina. Ma gli impiccati siamo noi. Oggi vediamo se e quanto avevamo ragione a ostinarci a parlare di comunismo e diritti umani prendendoci per venti anni gli insulti di quei “progressisti” che - trattandoci da dementi - sdottoreggiavano che il comunismo è finito, che attardarsi a parlarne era da fissati, da paranoici, da gentaglia con secondi fini.

È questa cultura “progressista” che ha permesso ai politici occidentali di non fare i conti con la questione della democrazia e dei diritti umani e sociali in Cina. Ora siamo serviti. Una dittatura comunista che per ferocia non è seconda a nessun totalitarismo del XX secolo espande la sua egemonia sul mondo e prende per le orecchie perfino il presidente americano. È bene sapere infatti che il regime comunista cinese è di gran lunga il più sanguinario della storia. Basta mettere in fila gli orrori dei suoi sessant’anni di storia. Le vittime si contano - letteralmente - a centinaia di milioni. Da quelle fatte per la presa del potere (e la repressione) da parte di Mao, nel 1949, a quelle dell’invasione del Tibet (qualcosa assai simile al genocidio), dal mare di vittime del folle “Grande balzo in avanti”, fino allo scatenamento da parte di Mao della farneticante “rivoluzione culturale”, che fu un immane bagno di sangue, fino dall’imposizione della legge sul figlio unico, con l’aborto obbligatorio di massa, dagli anni Ottanta, arrivando al massacro di Piazza Tien-an-men e alle moderne repressioni col sistema dei Laogai o con le condanne a morte di massa.

Per non dire di una politica estera che ha appoggiato i regimi più sanguinari, da quello cambogiano di Pol Pot e coreano di Kim Il-Sung, fino all’appoggio, dato in questi anni, al feroce regime sudanese che ha permesso a Pechino di accedere al petrolio africano. Ora davvero la Cina è vicina. Auguri.

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MessaggioInviato: 21/08/2011, 19:51 
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vimana131 ha scritto:

Gli Usa sono ormai un gigante di cartapesta


Statua della Libertà che affogaLe debolezze strutturali degli Stati Uniti sono i costi elevatissimi per difesa, sanità, energia e trasporti

Con la crisi del debito, anche gli Stati Uniti si sono rivelati una nazione fragile e vulnerabile. L'amministrazione Obama non solo sta spendendo soldi che non ha, ma sta spendendo in settori dove gli investimenti non sono redditizi. O sono addirittura enormi sprechi. Un'interessante quadro della situazione lo fornisce il sito di inchiesta americano Truth Out, che individua quattro aree critiche nelle quali Washington letteralmente butta via quattrini: la difesa, il sistema sanitario, l'energia e i trasporti.

Difesa. Gli Stati Uniti spendono in armamenti quanto il totale dei primi venti Paesi del mondo (700 miliardi di dollari nel 2010, secondo il Sipri). L'autore dello studio si chiede se tali spese siano giustificate per garantire la sicurezza nazionale e la stabilità economica e globale. La risposta è no.

Le gerarchie militari americane concordano nel ritenere i sistemi d'arma acquistati dal Pentagono obsoleti o inutili per le attuali necessità della difesa. In particolare, un analista militare il cui nome non è menzionato, sostiene che, nonostante i maggiori rischi provengano da insurrezioni locali e non da Stati-nazione (come in Iraq, Afghanistan, Pakistan), gli Usa hanno 760 basi militari nel mondo, 11 unità da guerra supportate da portaerei e altro harware senescente, "come se dovessero affrontare la Marina imperiale giapponese", spiega la fonte.

In realtà, gran parte del budget non è destinato alla difesa, ma a sostenere il giro di occupazione e di affari da cui dipendono tutta una classe politica che sfrutta la necessità di spese militari in funzione di propaganda elettorale. Combinando questo aspetto con le pressioni interne delle lobby della difesa, la conclusione è che l'economia Usa è agganciata come un tossicodipendente allo stimolo fiscale derivante dagli investimenti militari.

Eppure, dicono a TruthOut, è uno stimolo inefficace, perché il milione e più di soldati Usa all'estero spendono i loro stipendi in altri Paesi, annullando l'effetto moltiplicatore': l'economia gira se il dollaro è speso in infrastrutture fisiche - la manutenzione di ponti, autostrade, porti, per esempio - che non in armi e soldati. A dispetto di tutti i miliardi di dollari spesi, gli Stati Uniti non hanno più il primato militare, e la loro sicurezza è minacciata in ognuno dei 'distaccamenti' militari all'estero.

Sistema sanitario. Gli Stati Uniti spendono il doppio, pro-capite, di qualsiasi Paese industrializzato, quasi il 17 percento del Pil. Ma il sistema è peggiore che in tutti questi Paesi. Dai 45 ai 50 milioni di americani non hanno assistenza sanitaria. Non è obbligatorio per l'azienda pagare la malattia al lavoratore. La competitività si riduce e così i profitti, mentre gli impiegati spendono dalle due alle tre volte di più di un loro collega europeo per i contributi. La sanità americana è costosissima perché legata ai profitti. Stipendi e bonus di amministratori delle compagnie sanitarie sono una delle voci che obbligano la sanità statunitense a restare privata.

Uso dell'energia e trasporti. L'americano medio consuma due volte l'elettricità di un europeo. Un'automobile statunitense consuma tra il 40 e il 50 percento in più di una vettura media europea. Come per la sanità, le compagnie americane spendono molto di più in energia e trasporti di quelle d'oltreoceano. La domanda di TruthOut è: il deficit Usa è causato dagli investimenti o dagli sprechi?

Nessun'altra nazione al mondo ha un budget militare così ipertrofico, sprechi così elevati nella sanità e un'abulia cronica nell'energia e nei trasporti. Di fronte a questi problemi, così radicati e interconnessi tra loro, difficilmente un rimedio potrà essere quello prospettato dai membri del Congresso con il loro sterile dibattito sull'innalzamento del tetto del debito.

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Mentre l’Occidente tramonta il Dragone rosso d’oriente ruggisce

PechinoContrordine compagni, la storia si è voltata indietro: una inversione a “U”. Dal 1989-1991 si racconta questa favola: il comunismo è sparito dal mondo e trionfa la liberaldemocrazia in tutto il globo. Fine della storia, decretò un politologo americano facilone.

Ebbene, venti anni dopo ci si sveglia bruscamente dal sonno: nella realtà la storia si è rimessa in moto e corre all’indietro.

I sistemi liberaldemocratici sono alla frutta (in certi casi alla grappa) e trionfa invece la superpotenza cinese: un regime comunista che si appresta a diventare la prima potenza economica mondiale. Un Paese che col suo miliardo e 300 milioni di abitanti ha il 20 per cento della popolazione mondiale (un essere umano su cinque è cinese). Una superpotenza che già oggi detiene un pacchetto enorme del debito europeo e americano ed è in condizioni di prendere per le orecchie l’inquilino della Casa Bianca prescrivendogli - come ha fatto nei giorni scorsi - le misure economiche da assumere e intimandogli pure di fare in fretta.

Un mese fa Obama, che si era preso la libertà di ricevere il Dalai Lama, è stato persino costretto ad accoglierlo in una sala secondaria e - se ho letto bene - a farlo poi sgattaiolare da un’uscita laterale della Casa Bianca per non dispiacere ai “padroni” cinesi che non avevano gradito quell’incontro. Così come la Cina ha fatto sentire il suo ruggito alle paurose democrazie perfino nell’assegnazione del premio Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo, tanto da indurre una ventina di “coraggiosi” Paesi a disertare la cerimonia per non dispiacere a Pechino.

IL TRAMONTO DELL'OCCIDENTE

Tramonto dell’Occidente e ascesa del Dragone rosso d’oriente. Questo è il titolo del film che sta scorrendo davanti ai nostri occhi. Il peso politico di condizionamento del regime cinese che si dispiegherà da ora in poi (come già sta accadendo in Asia) è facile a immaginarsi. Comincia un’era durissima per le democrazie. Anche perché sono minacciate in casa da un altro nemico, che poi ha favorito e alimentato la crescita del dragone: un potere finanziario selvaggio, anonimo e privo di vere regole e vincoli, favorito da dispositivi finanziari e tecnologie informatiche devastanti, che è capace di puntare a colossali guadagni speculativi mettendo in ginocchio interi stati. Un potere al quale nemmeno la superpotenza americana sa far fronte. Anche perché le classi dirigenti occidentali appaiono prone o impotenti davanti a tali poteri. La corsa ai guadagni speculativi illimitati - che arriva a scommettere sul fallimento di interi stati - ha messo in ginocchio le economie occidentali, anche grazie al cattivo governo o a errori di lunga durata delle classi politiche, ma soprattutto ha demolito l’autonomia e la sovranità degli stati e il primato stesso del sistema democratico.

Siamo dunque stritolati da una tenaglia costituita da un lato dai poteri forti della finanza internazionale e della tecnocrazia anonima e dall’altra da un colosso economico e demografico cinese che ha fatto propria la cultura del profitto illimitato pur mantenendo la ferrea dittatura politica del partito comunista (del resto il primato assoluto del fattore economico era già alla base della filosofia marxista). Entrambe queste potenze manifestano un certo disprezzo per la sovranità popolare e per le procedure delle democrazie: lo si è visto con clamorosa evidenza nei giorni scorsi quando, sia le divinità dei “mercati” che il Dragone rosso, hanno espresso irritazione per le “lentezze” delle decisioni dei politici. E disappunto per l’incapacità delle democrazie di agire tempestivamente nel dissanguamento dei cittadini contribuenti.

UNA SECCATURA CHIAMATA DEMOCRAZIA

La democrazia insomma è diventato un inutile intralcio agli interessi di lorsignori, l’ “internazionale del denaro” e la nuova internazionale rossa con gli occhi a mandorla. Possiamo dormire sonni tranquilli? A me pare proprio di no. Del resto - come dicevo - il Dragone rosso è stato alimentato e cresciuto proprio dagli smisurati appetiti del “mercatismo” che ha nutrito e ha fatto ingigantire il colosso cinese con una serie incredibile di “regali” politici e commerciali, infischiandosene totalmente del problema dei diritti umani e sociali e travolgendo ciò che una volta era, per ogni Paese, l’“interesse nazionale”.

L’ingresso di botto (senza tappe e tempi intermedi) della Cina nel Wto, nell’organizzazione del commercio mondiale, l’11 dicembre 2001, è la data simbolo di questa politica. Che si è replicata mille altre volte (basti ricordare l’accettazione della sottovalutazione della moneta cinese o le clausole protettive della Cina nei trattati internazionali, come quello di Kyoto).

La politica cinica e miope dei governi occidentali che, credendosi furbi, hanno chiamato “realpolitik” il cinismo (“pecunia non olet”), in realtà ha scavato la fossa ai propri paesi. Quante volte i Clinton e i Prodi hanno spiegato che la Cina “non è un pericolo, ma un’opportunità”. E quanti capitalisti si eccitavano alla vista di una immensa massa di manodopera a basso costo e senza protezioni sociali e senza problemi di politica ambientale (col miraggio di un mercato di un miliardo e mezzo di persone).

Così al regime cinese - senza costose clausole relative ai diritti sociali e umani - è stato permesso di fare una colossale concorrenza sleale alle economie del mondo democratico. La supercrescita dell’economia cinese oltretutto è una delle cause del grande aumento dei prezzi delle materie prime che è fra le concause della crisi mondiale. I dragoni hanno messo in ginocchio l’industria dell’Occidente, appropriandosi enormi quote di mercato e addirittura comprando i titoli del debito Usa perché i dissennati americani consumassero cinese. Oggi non è l’Occidente che, a rimorchio degli affari, ha contagiato la Cina con la democrazia e i diritti sociali - come teorizzavano i progressisti dell’era Clinton e Prodi - ma al contrario è la Cina che porta l’Occidente verso una restrizione della democrazia e delle garanzie sociali.

LA PROFEZIA DI LENIN

Lenin previde che i capitalisti avrebbero fornito all’Urss la corda con cui impiccarli. In effetti così hanno fatto con la Cina. Ma gli impiccati siamo noi. Oggi vediamo se e quanto avevamo ragione a ostinarci a parlare di comunismo e diritti umani prendendoci per venti anni gli insulti di quei “progressisti” che - trattandoci da dementi - sdottoreggiavano che il comunismo è finito, che attardarsi a parlarne era da fissati, da paranoici, da gentaglia con secondi fini.

È questa cultura “progressista” che ha permesso ai politici occidentali di non fare i conti con la questione della democrazia e dei diritti umani e sociali in Cina. Ora siamo serviti. Una dittatura comunista che per ferocia non è seconda a nessun totalitarismo del XX secolo espande la sua egemonia sul mondo e prende per le orecchie perfino il presidente americano. È bene sapere infatti che il regime comunista cinese è di gran lunga il più sanguinario della storia. Basta mettere in fila gli orrori dei suoi sessant’anni di storia. Le vittime si contano - letteralmente - a centinaia di milioni. Da quelle fatte per la presa del potere (e la repressione) da parte di Mao, nel 1949, a quelle dell’invasione del Tibet (qualcosa assai simile al genocidio), dal mare di vittime del folle “Grande balzo in avanti”, fino allo scatenamento da parte di Mao della farneticante “rivoluzione culturale”, che fu un immane bagno di sangue, fino dall’imposizione della legge sul figlio unico, con l’aborto obbligatorio di massa, dagli anni Ottanta, arrivando al massacro di Piazza Tien-an-men e alle moderne repressioni col sistema dei Laogai o con le condanne a morte di massa.

Per non dire di una politica estera che ha appoggiato i regimi più sanguinari, da quello cambogiano di Pol Pot e coreano di Kim Il-Sung, fino all’appoggio, dato in questi anni, al feroce regime sudanese che ha permesso a Pechino di accedere al petrolio africano. Ora davvero la Cina è vicina. Auguri.

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Bell'articolo, a parte quando dice che l'America non è più la prima potenza militare (dicono che ci vogliono ancora tra i venti e i cinquant'anni prima che qualsiasi Stato riesca a eguagliare e poi superare l'America in questo campo, Russia, Cina e India compresi) riassume più o meno tutto...


Ultima modifica di EddyCage il 21/08/2011, 19:53, modificato 1 volta in totale.


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