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MessaggioInviato: 05/10/2011, 12:22 
Quindi TTE, dato che choi sappiamo noi controllano tutte le parti, e stanno inasprendo la crisi per fomentare la rivolta e poterla reprimere (?), l'unica è stare fermi, perchè la rivolta è proprio quello che si aspettano, che vogliono.

Bene: mi aumentano l'iva dell1%, e non dico niente perchè sennò mi scatenano la repressione poliziesca e mi impongono la dittatura. E "loro" cosa fanno di conseguenza? Inaspriscono la crisi, presumo. Altro aumento delle tasse. E io non reagisco. Altro aumento delle tasse. E io fermo. E quando ci avranno tolto tutto, come da obiettivo, senza neanche fare la fatica di reprimere, quale risultato avremo ottenuto? Di essere stati messi nel recinto da bravi e docili pecoroni?

Tanto per continuare a fare esempi, se "non si deve reagire", perchè la reazione è l'obiettivo, quando ci hanno "imposto" la BCE abbiamo fatto bene a non fare la rivoluzione. E quando la BCE adesso ci spedisce le letterine, facciamo bene a stare zitti. E facciamo bene ad accettare i governi attuali e a non chiedere riforme e miglioramenti.


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MessaggioInviato: 05/10/2011, 14:53 
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sezione 9 ha scritto:

Quindi TTE, dato che choi sappiamo noi controllano tutte le parti, e stanno inasprendo la crisi per fomentare la rivolta e poterla reprimere (?), l'unica è stare fermi, perchè la rivolta è proprio quello che si aspettano, che vogliono.

Bene: mi aumentano l'iva dell1%, e non dico niente perchè sennò mi scatenano la repressione poliziesca e mi impongono la dittatura. E "loro" cosa fanno di conseguenza? Inaspriscono la crisi, presumo. Altro aumento delle tasse. E io non reagisco. Altro aumento delle tasse. E io fermo. E quando ci avranno tolto tutto, come da obiettivo, senza neanche fare la fatica di reprimere, quale risultato avremo ottenuto? Di essere stati messi nel recinto da bravi e docili pecoroni?

Tanto per continuare a fare esempi, se "non si deve reagire", perchè la reazione è l'obiettivo, quando ci hanno "imposto" la BCE abbiamo fatto bene a non fare la rivoluzione. E quando la BCE adesso ci spedisce le letterine, facciamo bene a stare zitti. E facciamo bene ad accettare i governi attuali e a non chiedere riforme e miglioramenti.


Vedo che cominci comprendere il loro gioco [8D] La finalità è schiavizzarci. Tutti. Le azioni sono evidenti e su tutti i fronti. Su questo siamo d'accordo spero?!? Ok.... è evvio che, comprimi i diritti oggi, comprimi i diritti domani, ad un certo punto, superata la soglia della sopportazione da parte dell'opinione pubblica, le reazioni ci saranno (anzi, direi che in alcuni stati già ci sono e sono molto serie).... bene... anzi male. Perchè a quel punto, come è ovvio che sia, scatterà lo Stato di Polizia. Hai capito ora il senso del PRIMO post presente in questa discussione? Speriamo..... [:o)]




Due citazioni molto attinenti?

"Avremo un governo mondiale, che vi piaccia o no. La sola questione che si pone è di sapere se questo governo mondiale sarà stabilito col consenso o con la forza". (James Warburg, banchiere, di fronte al Senato USA, 17 febbraio 1950)

"Siamo sull'orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la "giusta" crisi globale e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale" (David Rockefeller)



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 05/10/2011, 15:58 
Spero invece che sia tu a capire che quello che proponi è neanche tanto la totale passività nei confronti degli eventi, ma anzi la completa accettazione dell'esistente, cioè di tutto quello che tu consideri venduto e collaborazionista.

Tu dici esattamente quello che dicevano i venduti ai regimi fascisti della seconda guerra mondiale: non reagite, altrimenti fanno le rappresaglie.

Per cui la domanda a questo punto è: chi agevola chi?


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MessaggioInviato: 05/10/2011, 17:03 
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sezione 9 ha scritto:

Spero invece che sia tu a capire che quello che proponi è neanche tanto la totale passività nei confronti degli eventi, ma anzi la completa accettazione dell'esistente, cioè di tutto quello che tu consideri venduto e collaborazionista.


Io propongo la completa accettazione dell'esistente??? Tu vaneggi....
Sei solamente un manipolatore che si diverte a stravolgere i concetti altrui.



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Scusa sai, ma tu proponi delle teorie che perfino io riesco a mettere in discussione. Il mondo così com'è non va bene, perchè è dominato da pochi eletti che vogliono imporci gradualmente, convincendoci che è solo per il nostro bene, un dominio sempre più pressante e "totalitario". Bisogna quindi, penso io in conseguenza, agire contro questi signori. Poi si dice che la reazione contro questi signori è sbagliata, perchè rientra nei loro piani. La mia domanda allora è: embè? Se stare fermi significa farsi imporre condizioni di vita sempre più dure, e reagire significa far giungere prima la dittatura, mi dici quale sarebbe la soluzione?


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MessaggioInviato: 06/10/2011, 01:38 
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sezione 9 ha scritto:

Scusa sai, ma tu proponi delle teorie che perfino
io riesco a mettere in discussione.


Tu fai finta di metterle in discussione.

Perchè quando ti rispondo in modo dettagliato,
(vedi pagine precedenti) taci sistematicamente.

Oppure, nel migliore dei casi, tiri fuori Peppone e Don Camillo.

Che dire? Spero solo che i tuoi "compagni di sezione" non abbiano
la tua stessa apertura mentale..... perché altrimenti, ci sarebbe
davvero di cui preoccuparsi. Per le nuove generazioni intendo....



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Va bene, sono scemo. Resta da capire cosa può fare questo povero scemo se sia reagendo che restando buono buono finirà sempre nel recinto con le altre belle caprette.


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MessaggioInviato: 06/10/2011, 13:30 
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Thethirdeye ha scritto:


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sezione 9 ha scritto:

Quindi TTE, dato che choi sappiamo noi controllano tutte le parti, e stanno inasprendo la crisi per fomentare la rivolta e poterla reprimere (?), l'unica è stare fermi, perchè la rivolta è proprio quello che si aspettano, che vogliono.

Bene: mi aumentano l'iva dell1%, e non dico niente perchè sennò mi scatenano la repressione poliziesca e mi impongono la dittatura. E "loro" cosa fanno di conseguenza? Inaspriscono la crisi, presumo. Altro aumento delle tasse. E io non reagisco. Altro aumento delle tasse. E io fermo. E quando ci avranno tolto tutto, come da obiettivo, senza neanche fare la fatica di reprimere, quale risultato avremo ottenuto? Di essere stati messi nel recinto da bravi e docili pecoroni?

Tanto per continuare a fare esempi, se "non si deve reagire", perchè la reazione è l'obiettivo, quando ci hanno "imposto" la BCE abbiamo fatto bene a non fare la rivoluzione. E quando la BCE adesso ci spedisce le letterine, facciamo bene a stare zitti. E facciamo bene ad accettare i governi attuali e a non chiedere riforme e miglioramenti.


Vedo che cominci comprendere il loro gioco [8D] La finalità è schiavizzarci. Tutti. Le azioni sono evidenti e su tutti i fronti. Su questo siamo d'accordo spero?!? Ok.... è evvio che, comprimi i diritti oggi, comprimi i diritti domani, ad un certo punto, superata la soglia della sopportazione da parte dell'opinione pubblica, le reazioni ci saranno (anzi, direi che in alcuni stati già ci sono e sono molto serie).... bene... anzi male. Perchè a quel punto, come è ovvio che sia, scatterà lo Stato di Polizia. Hai capito ora il senso del PRIMO post presente in questa discussione? Speriamo..... [:o)]




Due citazioni molto attinenti?

"Avremo un governo mondiale, che vi piaccia o no. La sola questione che si pone è di sapere se questo governo mondiale sarà stabilito col consenso o con la forza". (James Warburg, banchiere, di fronte al Senato USA, 17 febbraio 1950)

"Siamo sull'orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la "giusta" crisi globale e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale" (David Rockefeller)



Allora io penso che tutte le cose abbiano un lato positivo e negativo... quindi dipende per quale scopo vogliono a tutti i costi un ordine mondiale? E' ovvio per controllarci meglio ma alla fine lo fanno anche da così... quindi che cosa c'è sotto? Moneta mondiale... governo mondiale... rfid in corpo a tutti... cos'altro c'è sotto per te?


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andreaabur ha scritto:
Allora io penso che tutte le cose abbiano un lato positivo e negativo... quindi dipende per quale scopo vogliono a tutti i costi un ordine mondiale? E' ovvio per controllarci meglio ma alla fine lo fanno anche da così... quindi che cosa c'è sotto? Moneta mondiale... governo mondiale... rfid in corpo a tutti... cos'altro c'è sotto per te?

Qualcuno in arrivo...[8D]



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E’ ORA DI ANDARE

Immagine

ott 6th, 2011

DI GIANLUCA FREDA
blogghete!

http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... di-andare/

“Il presidente Obama ha concluso il discorso, è sceso dal palco, è stato scortato in un corridoio laterale dove si è accasciato su una sedia appogiata al muro. Ha portato entrambe le mani ai lati della testa, la quale era sporta in avanti fin quasi a toccare le ginocchia. Ai lati della faccia si vedevano solchi nei punti in cui il trucco di scena era stato cancellato dalle sue mani. In questi giorni si mette quella roba ovunque vada. E’ arrivato un membro dello staff, si è chinato verso il presidente e gli ha detto che era ora di andare. Il presidente ha guardato in su, ha accennato un sorriso e si è rimesso in piedi lentamente. Molto lentamente. L’unica parola che ha detto è stata “sì”. Non c’era entusiasmo. Da lui non veniva nessuna energia. Le persone intorno al presidente sembravano ignorare le sue condizioni. Lo osservavano come se non ci fosse, fino a quando ha iniziato ad attraversare il salone per dirigersi verso l’esterno. Lo hanno seguito standogli a fianco ed è sembrato quasi che lo spingessero fuori dal portone. Il presidente appariva incredibilmente stanco. Usato”.

Questa è la descrizione di Barack Obama fornita negli ultimi giorni da un insider della Casa Bianca (1). E’ l’immagine di una marionetta decrepita, consunta e con i fili usurati, in procinto di essere sostituita dal puparo con un fantoccio di nuova fabbricazione. Con la deliziosa differenza letteraria che le marionette di carne, a differenza di quelle di plastica e legno, hanno la coscienza della rottamazione imminente e ne provano disperazione. Il nervosismo da fine spettacolo pare contagiare anche i più stretti congiunti del presidente-fantoccio, se è vero – come riporta lo stesso articolo – che la stessa First Lady si lascia andare, sempre più di frequente, ad esibizioni d’isterismo sguaiato, con strepiti ed urla da mercato del pesce rivolte verso i membri dello staff. Più che nelle gelide stanze di vertice della maggiore superpotenza globale, sembra di essere in una biografia svetoniana o negli uffici di un’azienda in amministrazione controllata poco prima di un apocalittico taglio del personale. E se questa è la situazione al vertice, lascio immaginare quale possa essere il clima nei camerini dei servi di scena, a Palazzo Madama, Palazzo Grazioli, Montecitorio…
Che Obama fosse una marionetta del tutto impotente, manovrata in ogni sua mossa dalle elite che realmente gestiscono il potere dello stato americano – e prima o poi occorrerà riflettere su cosa debba intendersi, in concreto, quando si parla di “stato” – è certamente una scoperta dell’acqua calda per i lettori di questo e di altri blog. Tuttavia ho voluto riportare questa testimonianza di un osservatore diretto, sia perché essa riesce a fornire una nitida sintesi visiva di una realtà che noi tutti immaginiamo, ma che spesso ci rappresentiamo solo in astratto; sia perché lo spleen di Obama dietro il palcoscenico è, a livello più ampio, un simbolo impietoso del declino economico, politico e culturale non solo di un uomo, ma di una nazione, di una visione del mondo, di un’epoca intera.
La “carta Obama” era stata giocata bene e aveva ottime possibilità di risollevare, almeno sul piano dell’immagine, le sorti del grande circo statunitense in bancarotta. La “grande innovazione” del primo nero alla Casa Bianca era stata accolta negli ambienti del popolastro ebete di sinistra con innumerevoli “oh” e “ah” di ammirazione incondizionata. A volte basta poco per fare felici i mocciosi. Purtroppo per gli impresari dello spettacolo, non basta costruire una marionetta nuova e attraente per rinverdire i fasti di una rappresentazione costretta ad operare su un canovaccio decrepito, su uno scenario logorato oltre ogni immaginazione, all’interno di una struttura che perde credibilità e calcinacci ad ogni respiro del pubblico. Non c’è sospensione dell’incredulità che possa ridar fiato ad una recita che vorrebbe proporsi come innovativa e che invece ammannisce agli spettatori le stesse guerre, gli stessi massacri goffamente nascosti dietro il velo consunto della “democrazia”, le stesse soperchierie economiche internazionali, la stessa politica genocida e prepotente. Con l’aggravante che la prepotenza arriva adesso da una vecchia bestia senza più denti, che non può più aggredire in proprio altre nazioni sovrane, ma solo per mezzo dei propri sguatteri, i quali iniziano a reclamare maggiore peso nella spartizione delle carogne. Non si vede più, dietro la consueta politica di sterminio criminale del leone incartapecorito, una strategia globale coerente, un progetto che, per quanto sanguinario, miri almeno ad una ricomposizione degli equilibri nella prospettiva del ripristino di una vivibilità internazionale di medio periodo. Ormai in dialisi e con la prostata recalcitrante, la bestiaccia crepuscolare sguinzaglia i suoi lanzichenecchi in giro per il globo, riuscendo solo a creare caos a profusione, nella scellerata e vana speranza che il caos riesca ad intralciare per qualche ora i suoi nemici in ascesa e a garantirgli un attimo di respiro per elaborare una strategia degna di questo nome. Una strategia che, al momento, nessuno sembra in grado nemmeno di immaginare.
Può essere interessante, in questo senso, mettere a confronto la stanchezza umana ed ideologica della superpotenza in declino, con il dinamismo evidenziato dai rappresentanti delle elite delle nazioni in ascesa. Ad esempio, per quanto riguarda la Cina, giunge notizia (2) che il Senato americano avrebbe intenzione di approvare una serie di dazi doganali contro le merci cinesi, per contrastare il crollo delle esportazioni americane in oriente, nonché per scongiurare un’ulteriore restrizione del mercato interno, a seguito della svalutazione dello yuan. Nel corso dell’estate, diverse aziende americane, come la Solyndra, che fabbrica pannelli solari, hanno chiesto la procedura di bancarotta, non riuscendo più a competere con le aziende cinesi che riescono a fabbricare beni con costi di gran lunga inferiori. Il senatore USA Harry Reid, ha dichiarato, con incredibile faccia di tolla, che “gli interventi deliberati per svalutare la propria moneta, danno alle merci cinesi un ingiusto vantaggio competitivo sui mercati”. Ma senti senti da che pulpito… in tutto il periodo in cui sono stati gli USA a svalutare il dollaro fino al valore di cartaccia pur di rendere un po’ più appetibili le cianfrusaglie americane sui mercati occidentali, nessun senatore americano ha sentito il bisogno di aprire bocca. Ora che i cinesi hanno copiato il trucco, tutti ad invocare la “giustizia” e l’equità nella competizione commerciale.
I piagnistei, purtroppo per Reid, non faranno altro che accrescere la percezione della debolezza politica irrimediabile del suo ormai decotto paese. La mozione del Senato americano è una mossa puerile, dalle connotazioni puramente difensive e dagli esiti incerti, non essendo gli USA in grado di sfidare apertamente, sul piano economico, una nazione che detiene circa 800 miliardi di dollari del debito americano. L’unica chance sarà, prima o dopo, quella di una sfida apertamente militare, che gli USA non sembrano attualmente in grado neppure di concepire e alla quale potrebbero, sperabilmente, non sopravvivere.
Jim Rogers (3), investitore americano con sede a Singapore, ha preconizzato esattamente questo scenario: “Se questa diventerà una guerra commerciale”, ha detto Rogers, “allora si tratta dell’evento più rilevante del 2011. Le guerre commerciali sfociano sempre in guerre effettive. Nessuno vince mai le guerre commerciali, se non i generali che si ritrovano a combattere le guerre materiali quando esse scoppiano. Tutto questo è molto pericoloso”. A giudicare dalla reazione decisa di Pechino alla debole iniziativa statunitense, il pericolo sembra allignare soprattutto negli ambienti di Washington. Il portavoce del ministero degli esteri cinesi, Ma Zhaoxu, ha dichiarato che “La Cina si oppone inflessibilmente a questa normativa” ed ha concluso invitando gli Stati Uniti a “guardare le relazioni economiche tra Cina e Stati Uniti da un punto di vista più ampio”, con un’allusione neanche tanto velata agli effetti che una simile mossa potrebbe avere sul finanziamento del debito americano da parte della Cina.
Nel frattempo, un rapporto (4) dell’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace (SIPRI) rivela come la Cina si stia preparando a uno scenario di conflitto conclamato, rendendo sempre più indipendente dalle forniture russe il proprio apparato militare. Negli anni seguiti alla caduta dell’URSS, Pechino importava dalla Russia oltre il 90% delle proprie armi convenzionali. Ma quest’importazione di armamenti si è ridotta della metà già nel 2007, quando la Cina ha implementato le tecnologie per fabbricare in proprio il materiale bellico che le è necessario, e ha continuato a ridursi nel 2009 e nel 2010. La stessa indipendenza viene ricercata dalla Cina nell’approvvigionamento energetico (e infatti, come spiegava F. William Engdahl in questo articolo (5), è proprio il tentativo di ostacolare la politica energetica cinese in Africa che ha spinto gli USA a progettare le rivoluzioni colorate di quest’anno e a imbarcarsi nella guerra “proxy” contro la Libia).
Mentre la Cina ruggisce e il presidente americano piagnucola su una seggiola, anche la Russia si mostra sempre più intraprendente. Proprio ieri Vladimir Putin, in un articolo pubblicato sul quotidiano russo Izvestia (6) , ha reso note le direttive di politica estera che ha intenzione di intraprendere, mentre si accinge a ritornare al Cremlino da presidente. Putin ha reso noto che dal 1° gennaio 2012 verrà implementato il già esistente progetto di integrazione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan, eliminando ogni barriera ai movimenti di merci, capitali e forza lavoro tra questi tre paesi e creando un punto di riferimento non solo per questi ultimi, ma anche per tutti gli Stati post-sovietici. “Non ci fermeremo qui”, ha aggiunto Putin, “e stiamo perseguendo un obiettivo ambizioso: realizzare un livello d’integrazione ancora maggiore nell’ambito di un’Unione Eurasiatica”. Nell’articolo, Putin dichiara esplicitamente di intendere questa unione doganale come una piattaforma di lancio verso un più ampio progetto eurasiatico, volto ad attuare ogni possibile strategia diplomatica per creare un ponte politico-commerciale verso l’Europa, non solo in direzione degli stati ex-sovietici. “La partecipazione ad una Unione Eurasiatica”, ha detto Putin, “oltre ai diretti benefici economici, consentirebbe ai suoi membri di integrarsi in Europa più in fretta e a partire da una posizione di forza assai maggiore”. Se a pronunciare queste parole fosse un leader occidentale, sarebbe legittimo sospettare che si tratti di pura propaganda elettorale, di chiacchiere al vento. Ma Putin non ha bisogno di propaganda elettorale, non avendo, di fatto, alcun rivale nella corsa al Cremlino. Le sue dichiarazioni rappresentano una linea programmatica, un’aperta sfida politica alla strategia statunitense, rivolta ad accerchiare militarmente la Russia attraverso la cooptazione degli ex paesi satellite dell’URSS sotto l’egida della NATO.
Sembra che Putin intenda sfruttare la debolezza evidenziata dagli USA nelle loro avventure militari (ultima quella libica), abbandonando la strategia puramente difensiva e rilanciando aggressivamente la posizione russa attraverso una proposta di cooperazione commerciale che, in tempi di crisi economica ed energetica, non può non esercitare una forte attrattiva su molti paesi europei.
Si potrà obiettare che il progetto eurasiatico di Putin è al momento un Eden di cartapesta, uno slogan velleitario, non più plausibile nel concreto dell’allucinatoria “democrazia” americana. Può darsi. Però è uno slogan che ha tutte le carte in regola per attirare su di sé le speranze dei popoli europei e l’interesse degli operatori economici e commerciali del continente, per i quali la fatiscente “democrazia” è ormai solo sinonimo di guerra, massacri, destabilizzazione politica ed economica, strangolamento finanziario, bancarotte, povertà diffusa, degradazione culturale, immigrazione incontrollata, criminalità in aumento, svuotamento di significato delle istituzioni politiche e, in generale, asservimento delle nazioni a direttive suicide sovranazionali. E’ verosimile che l’attrattiva di un progetto eurasiatico, se portato avanti con determinazione, risulti di gran lunga maggiore della prospettiva di accettare, impotenti, le direttive devastanti di una marionetta piagnucolosa e incapace, abbandonata nel retrobottega di qualche remoto palcoscenico d’oltreoceano a lasciarsi colare il cerone sulla faccia.


Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.altervista.org
Link: http://blogghete.altervista.org/joomla/ ... 7#comments



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Ufologo dove sei!!,hai letto sopra?,l'hai preparata la valigia?.[:246]


Ultima modifica di bleffort il 06/10/2011, 19:19, modificato 1 volta in totale.

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Angeldark ha scritto:

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andreaabur ha scritto:
Allora io penso che tutte le cose abbiano un lato positivo e negativo... quindi dipende per quale scopo vogliono a tutti i costi un ordine mondiale? E' ovvio per controllarci meglio ma alla fine lo fanno anche da così... quindi che cosa c'è sotto? Moneta mondiale... governo mondiale... rfid in corpo a tutti... cos'altro c'è sotto per te?

Qualcuno in arrivo...[8D]


Assolutamente si, loro sapendo che stanno arrivando cercano di usare le ultime armi in loro possesso... non possiamo che fare da spettatori verso il destino che ci attende...


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Libero Quotidiano di giovedì 6 ottobre 2011, pagina 26
L'Italia rischia 40 miliardi con Dexia
di De Dominicis Francesco

Pericolo cnc L'Italia rischia 40 miliardi con Dexia La massa di denaro italiano in mano all'istituto vale una manovra. Coinvolti i Comuni e i tre soci di minoranza: PopMilano, Bper e il Banco. Intanto i risparmiatori belgi ritirano dai conti 300 milioni LA BANCA FRANCO-BELGA Nasce nel 1996 dalla fusione del Crédit Communal de Belgique col Crédit Local de France IL CAPITALE ndividuali 28íl ziórd dei dipendenti 1,1% Gruppo Ethias Tre regioni belghe to belaa - 5,0% 5,7%. 5,7% Gl up ''Arco 13,8% Fondi comunali 14,1% CNP Assurances 3,0% Stato,francese sse des Depots gnations 35.185 dipendenti 8 milioni di clienti nel mondo ::: FRANCESCO DE DOMINICIS ••• Nessun pericolo in Italia, assicurano i manager Dexia. Tuttavia il colosso franco-belga continua a navigare in cattive acque e corre il rischio di affondare definitivamente. Ieri il titolo ha chiuso in rialzo dell' 1,29 dopo lo scivolone di lunedì e il crollo di martedì che aveva fatto registare un tonfo del 22,5%. Parigi e Bruxelles lavorano al piano di salvataggio. L'istituto verrà fatto letteralmente a pezzi e gli asset a rischio saranno ammassati in una bad bank, cioè una nuova società destinata a cucinare il fallimento. Senza ingredienti tricolore, stando alle rassicuranti dichiarazioni di Dexia Crediop, la controllata italiana del gruppo che ha il quartier generale a Parigi. Dalle nostre parti, fari puntati da parte dei soci di minoranza, vale a dire Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell'Emilia Romagna e Banco Popolare. Le tre sorelle italiane hanno il 30% delle azioni (il restante 70% è in mano alla holding franco-belga) studiano non senza preoccupazioni il dossier. Del resto, la massa 1[0""• 9772. t- LUGLIO AGOSTO di denaro "italiano" in mano a Dexia non è irrilevante. Anzi. Si tratta di 41 miliardi di euro, come ha rivelato ieri il direttore finanziario, Stefano Catalano. Solo una piccola quota sarebbe in bilico: appena 650mila euro la quota di sofferenze. «Un rapporto tra sofferenza e totale di bilancio che non trova confronto in nessuna banca del pianeta» ha detto Catalano. Convinto che «dal punto di vista di solidità e di qualità dell'attivo, non è sicuramente un punto problematico peri nostri risparmiatori». Dexia Crediop è una realtà particolare, specializzata nel mercato degli enti locali e territoriali: i suoi clienti, insomma, sono le regioni, le province e i comuni sia per il comparto dei finanziamenti sia per l'attività di tesoreria. Sindaci, governatori e presidenti di provincia, comunque, dovrebbero dormire sonni tranquilli. Nessuno di loro è andato a prelevare denaro dalle casse dell'istituto. I timori, però, non mancano. Fuori dei nostri confini, invece, è scattato il vero e proprio panico. I piccoli risparmiatori belgi, in particolare, temono perla sorte dei loro depo5,7% 17,6% 2,40 IL TITOLO i 22,0020IN BORSA i.su 1,60 1.40 c o SETTEMBRE Oi1 siti bancari. Secondo il giornale economico di lingua fiamminga De Tijd, nella sola giornata di martedì, i correntisti avrebbero ritirato oltre 300 milioni di euro dai loro conti, senza calcolare le eventuali operazioni online. Notizia non confermata né smentita da Dexia, che si è limitata a dire che «alcuni clienti ritirano del denaro», ma «non troppo». A parte i conti correnti asciugati dall'effetto panico, l'attenzione resta focalizzata sulle misure di salvataggio. È il secondo intervento dopo quello del 2008 quando la Francia, il Belgio e, in parte, il Lussemburgo misero in atto una ricapitalizzazione da 6,4 miliardi di euro. A tre anni di distanza la situazione è assai più complicata il gruppo, come accennato, sarà smembrato, con la creazione di una bad bank in cui riversare gli asset tossici e la cessione del cospicuo portafoglio di crediti agli enti locali, 70 miliardi di euro circa, a una società comune creata da Cassa dei depositi francese e Banque Postale. Parigi e Bruxelles dovrebbero impegnarsi a fornire garanzie a tutela dei depositi dei privati e delle attività di finanziamento degli enti locali.

fonte:
Libero Quotidiano - L'Italia rischia 40 miliardi con Dexia

http://www.finanzaonline.com/forum/obbl ... o-163.html


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bleffort ha scritto:

Ufologo dove sei!!,hai letto sopra?,l'hai preparata la valigia?. [:246]


TE NE ACCORGERAI SENZA L'AMERICA ... Ridi, ridi, ti passerà! [^]
Mi risulta che mezzo mondo sia stato schiavizzato (e in che modo!) 70 anni fa ... [8]

(Poi, bisogna vedere quuanta verità ci sia! Non l'ho letto da nessun'altra parte ...)


Ultima modifica di Ufologo 555 il 06/10/2011, 21:16, modificato 1 volta in totale.


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