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MessaggioInviato: 14/06/2012, 14:48 
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Sheenky ha scritto:

INIZIATE A PREGARE
Fonte: http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=4018
Ancora pochi giorni di attesa per conoscere il verdetto degli ellenici, euro si o euro no, che per noi significherà euro salvezza o euro disastro. A quel punto infatti se la Grecia esigerà per pretesa politica di voler abbandonare la moneta unica, accollandosi tutti i rischi che questo comporterà per la propria economia, si produrrà un pericoloso precedente, a cui nel breve futuro altri paesi vorranno fare riferimento.

In realtà nessuna forza politica rilevante greca vuole ufficialmente l'uscita dall'euro, ma Syriza chiede la ridiscussione degli accordi, mentre agli altri partiti malconci (tipo i nostri PDL e PD) va bene tutto senza discussione.
A parte i folkloristici neonazisti (il cane del padrone), nessuno chiede ufficialmente l'uscita dall'euro.
Certo, Syriza (il suo portavoce mi sembra una persona seria, ho letto diverse cose che ha scritto e anche i suoi interventi in quel bel documentario greco che anticipava per filo e per segno che cosa è poi accaduto) con la sua posizione rischia di "rompere" l'accordo e quindi valutare l'uscita dall'euro.
Infatti molti analisti greci chiedono proprio a Tsipiras di dire che cosa farà la sua forza politica se da Bonn arrivasse un secco nein sulla ridiscussione degli accordi, e qui non ho seguito bene gli ultimi sviluppi.
Comunque l'unico modo secondo me per rompere l'impasse che rischia di uccidere lentamente tutto il sud europa, è a questo punto un gesto di rottura degli equilibri... già ci sono segni "inquietanti" per gli eurocrati, e stanno venendo un po' da tutte le elezioni - anche in UK i laburisti sono dati in forte crescita, ma lì un po' come in Francia in realtà non ci sono "cambi" sostanziali ma solo il gioco dello sbirro buono e sbirro cattivo.

Ora poi il delirio montiano di svendere il patrimonio pubblico... che era il pluriannunciato ultimo passo del governo.

Meglio a questo punto una rottura dolorosa, e lo sarà, piuttosto che continuare nell'agonia con il rischio di ritrovarci senza nulla e senza futuro.

Quindi FORZA SYRIZA!!!


Ultima modifica di iLGambero il 14/06/2012, 14:49, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14/06/2012, 17:12 
(Così parlò Zaratustra, ehm ... Ufologo 555: non sarà permesso a nessuno uscire dall'Euro!) [^]



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MessaggioInviato: 14/06/2012, 20:21 
Nokia annuncia 10.000 tagli e vende Vertu agli svedesi Entro il 2013 la casa finlandese chiuderà 5 impianti
In Borsa il titolo crolla e perde fino al 10% La crisi della compagnia elettronica Nokia non conosce fine. La casa finlandese entro il 2013 ha infatti intenzione di tagliare altri 10mila posti di lavoro (4mila, come annunciato, entro quest’anno), e di chiudere alcuni siti di produzione in uno sforzo di contenimento dei costi che prevede di risparmiare per tre miliardi di euro. L’annuncio ai dipendenti è stato dato tramite un video-link. GERMANIA E CANADA - A febbraio era stato annunciato il ridimensionamento dei tre impianti di Komarom, in Ungheria, di Reynosa, in Messico, e di Salo in Finlandia legato alla scelta di spostare la produzione in Asia e lasciare in Europa la customizzazione. Giovedì è stata invece annunciata la chiusura dello stabilimento di Salo (le cui attività saranno concentrate a Komarom). A Salo e a Tampere, sempre in Finlandia, restano comunque alcune attività come la creazione di prodotto della linea Lumia. Inoltre, sempre giovedì, è stato dato l’annuncio di della chiusura dei centri di Ulm, in Germania e di Burnaby in Canada. La nota conferma inoltre la vendita della divisione di telefonini extra-lusso Vertu al private equity svedese Eqt Vi Partners. Non sono stati indicati i termini finanziari dell’operazione, che dovrebbe chiudersi entro la fine del 2012. Secondo l’accordo, Nokia manterrà una quota del 10% in Vertu. LA RISTRUTTURAZIONE - Il canadese Stephen Elop, dal 2010 presidente e amministratore delegato di Nokia, punta a una ristrutturazione completa dell’azienda per fronteggiare meglio la concorrenza agguerrita di Samsung e Apple. I finlandesi da 1997 al 2011 sono stati i primi produttori di telefonini al mondo, ma negli ultimi mesi si è registrato il sorpasso da parte di Samsung. Al listino della borsa di Helsinki Nokia nella giornata di giovedì ha registrato una fortissima pressione, arrivando a quota -10% per poi recuperare qualcosa ed assestarsi intorno all’8,5%.] Nokia annuncia 10.000 tagli
e vende Vertu agli svedesi
Entro il 2013 la casa finlandese chiuderà 5 impianti
In Borsa il titolo crolla e perde fino al 10%

La crisi della compagnia elettronica Nokia non conosce fine. La casa finlandese entro il 2013 ha infatti intenzione di tagliare altri 10mila posti di lavoro (4mila, come annunciato, entro quest'anno), e di chiudere alcuni siti di produzione in uno sforzo di contenimento dei costi che prevede di risparmiare per tre miliardi di euro. L'annuncio ai dipendenti è stato dato tramite un video-link.

GERMANIA E CANADA - A febbraio era stato annunciato il ridimensionamento dei tre impianti di Komarom, in Ungheria, di Reynosa, in Messico, e di Salo in Finlandia legato alla scelta di spostare la produzione in Asia e lasciare in Europa la customizzazione. Giovedì è stata invece annunciata la chiusura dello stabilimento di Salo (le cui attività saranno concentrate a Komarom). A Salo e a Tampere, sempre in Finlandia, restano comunque alcune attività come la creazione di prodotto della linea Lumia. Inoltre, sempre giovedì, è stato dato l'annuncio di della chiusura dei centri di Ulm, in Germania e di Burnaby in Canada. La nota conferma inoltre la vendita della divisione di telefonini extra-lusso Vertu al private equity svedese Eqt Vi Partners. Non sono stati indicati i termini finanziari dell'operazione, che dovrebbe chiudersi entro la fine del 2012. Secondo l'accordo, Nokia manterrà una quota del 10% in Vertu.

LA RISTRUTTURAZIONE - Il canadese Stephen Elop, dal 2010 presidente e amministratore delegato di Nokia, punta a una ristrutturazione completa dell'azienda per fronteggiare meglio la concorrenza agguerrita di Samsung e Apple. I finlandesi da 1997 al 2011 sono stati i primi produttori di telefonini al mondo, ma negli ultimi mesi si è registrato il sorpasso da parte di Samsung. Al listino della borsa di Helsinki Nokia nella giornata di giovedì ha registrato una fortissima pressione, arrivando a quota -10% per poi recuperare qualcosa ed assestarsi intorno all'8,5%.

http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 327c.shtml


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MessaggioInviato: 14/06/2012, 20:39 
Cita:
vimana131 ha scritto:

Nokia annuncia 10.000 tagli e vende Vertu agli svedesi Entro il 2013 la casa finlandese chiuderà 5 impianti
In Borsa il titolo crolla e perde fino al 10% La crisi della compagnia elettronica Nokia non conosce fine. La casa finlandese entro il 2013 ha infatti intenzione di tagliare altri 10mila posti di lavoro (4mila, come annunciato, entro quest’anno), e di chiudere alcuni siti di produzione in uno sforzo di contenimento dei costi che prevede di risparmiare per tre miliardi di euro.
http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 327c.shtml


fateci caso..
è laprima volta che un'azienda
dichiara di licenziare a bomba
e crolla in borsa..
di solito succede l'incontrario..:
si annunciano tagli al lavoro
e il titolo sale..

-> siano davvero alla frutta..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 14/06/2012, 21:32 
LA SVENDITA PROGRAMMATA DELLE SOVRANITA' - Gennaro Zezza

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=8DUUuy7ZlJ8[/BBvideo]

http://www.byoblu.com/post/2012/06/14/S ... LONIE.aspx
Ecco la prova che gli economisti sapevano da oltre 20 anni a cosa avrebbe condotto la creazione dell'euro: alla cessione delle singole sovranità nazionali.



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http://www.wallstreetitalia.com/article ... r-ora.aspx



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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(Non uscirà mai nessunooooooooooo ...)



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

(Non uscirà mai nessunooooooooooo ...)


Se non uscirà mai nessuno, allora vuol dire che siamo stati tutti ingabbiati... [^] (come da copione...)



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Perfetto .. [^] [8)]



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MessaggioInviato: 18/06/2012, 11:41 
Come potete vedere, le chiacchiere di questi giorni stanno a ZERO.

Grecia con Dracma o Grecia nell'Euro, il prodotto non cambia.... [:o)]

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http://www.wallstreetitalia.com/article ... tre-6.aspx



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MessaggioInviato: 18/06/2012, 18:29 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Come potete vedere, le chiacchiere di questi giorni stanno a ZERO.

Grecia con Dracma o Grecia nell'Euro, il prodotto non cambia.... [:o)]



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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 53566.html



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MessaggioInviato: 18/06/2012, 18:35 
Paolo Magri, direttore dell’Ispi, ad Affaritaliani.it: “L’Europa diventi una unione federalista”



"Il voto in Grecia è stato importante, ma il problema di fondo di tutta l'Europa è la crescita. L'asticella dei mercati viene alzata ogni volta che si trova una soluzione tampone". Paolo Magri, direttore dell'Ispi, sceglie Affaritaliani.it per analizzare gli scenari post voto e afferma: "Si deve passare ad uno stato federalista. Questo è un tema delicato perché rinegoziare i trattati europei richiederà dei tempi molto lunghi". E sulle resistenze della Merkel: "Su alcune delle proposte fatte, come gli eurobond, non darà l'assenso se non ci sarà un rafforzamento dei poteri europei". E conclude: "Serve una road map dei lavori ben precisa".

Nel week end i greci hanno deciso di dare la loro fiducia ai partiti pro-euro. Ora Samaras, il leader di Nuova Democrazia (il partito conservatore) dovrà formare un nuovo governo, con chi si alleerà?
"Cercherà di farlo con il partito socialista del Pasok. Insieme arriverebbero a 162 seggi e avrebbero quindi la maggioranza per governare. L'ambizione di Samaras è quella di ampliare la compagine, ma è difficile perché il leader di Syriza (la sinistra euroscettica) ha già detto che vuole restarne fuori ed è difficile immaginare che altri partiti vogliano entrare".

Saranno in grado di governare o si arriverà ad uno stallo?
"Questo sarà un governo fatto da due partiti screditati dalla gestione degli anni passati e che sono stati votati più per paura che per scelta. Inoltre il Pasok e Nuova Democrazia dovranno implementare il piano europeo di austerity fatto di riforme e tagli".

Visto lo scampato pericolo è possibile che la Grecia ottenga una rinegoziazione degli accordi e dei vincoli con la Troika?
"E' probabile un allungamento dei tempi necessari per ridurre il deficit di bilancio e l'indebitamento. Austerità sì, ma non con una cura da cavallo".

E poi?
"E poi l'accesso a capitali a tassi più bassi. Questo aprirebbe però anche ad una rinegoziazione dei vincoli da parte di Irlanda e Portogallo che non accetterebbero che alla Grecia vengano concesse modalità più vantaggiose rispetto alle loro".

Non si rischia che i mercati vedano questa dilazione come un sintomo di debolezza?
"No. I mercati lo vedrebbero come una boccata d'ossigeno. Quello che i mercati temevano non era un salvataggio di Atene, ma una instabilità dovuta all'uscita dalla moneta unica".

La Grecia è un Paese debolmente industrializzato e con una economia molto fragile. Anche con una dilazione dei tempi l'economia ellenica è in grado di tornare a crescere?
"Questo è il nodo centrale. Il voto greco è solo una tregua. Il problema di fondo di tutta l'Europa è la crescita. Se Atene non trova, con l'aiuto dell'Europa, un meccanismo per uscire dalla recessione, allora sarà stato tutto inutile".

E' un tema che riguarda tutti quindi…
"Assolutamente. La Spagna, l'Irlanda, il Portogallo e l'Italia vedono con enorme soddisfazione le elezioni perché attenuano la tensione sui mercati".

Tra due settimane si terrà il vertice di Bruxelles. Che cosa verrà deciso?
"Dovranno decidere quali sono i meccanismi per far ripartire l'economia. Sulla Grecia un accordo si troverà facilmente".

E sull'Europa?
"Sarà più difficile. Le proposte di cui si discute vedono ancora la Germania in una posizione di resistenza. La Merkel ripete che su alcune delle proposte fatte, come gli eurobond, non darà l'assenso se non ci sarà un rafforzamento dei poteri europei".



Un rafforzamento in quale direzione?
"Si deve passare ad uno stato federalista. Questo è un tema delicato perché rinegoziare i trattati europei richiederà dei tempi molto lunghi".

I tempi europei non sono compatibili con quelli dei mercati?
"Questo è il nodo. L'Europa è ancora molto divisa. La Germania si trova nella posizione opposta rispetto a quella di Hollande che vuole proseguire sulla politica di spesa e tasse".

Si arriverà ad un accordo che rilanci il processo di integrazione europea?
"Un accordo per giugno è difficile che si trovi. Secondo me un obiettivo ambizioso, ma fattibile, è quello di varare in pochi giorni alcune misure di alleggerimento per i Paesi in crisi . E poi un piano di lavoro chiaro con tempi e tappe precise".

La domanda che rimane è se ai mercati questo basterà.
"L'asticella dei mercati viene alzata ogni volta che si trova una soluzione tampone. Sono tre anni che si procede senza un disegno generale che invece è fondamentale".

Insomma, serve una road map per gli stati Uniti d'Europa?
"Esatto, ma solo in campo fiscale ed economico".

fonte: http://affaritaliani.libero.it/esteri/p ... 80612.html


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Televideo RAI - 20/06/2012 13:30
Grecia,Pasok:nessun deputato in governo

Il partito socialista greco Pasok non sceglierà nessun deputato o proprio ex ministro per ricoprire incarichi nel prossimo governo.
Lo riferiscono i media greci, spiegando che il gruppo parlamentare del Pasok ha accettato la linea proposta dal leader Venizelos nonostante alcuni esponenti del partito avesero contestato la proposta. Il partito ha anche accettato di sostenere tecnocrati per gli incarichi ministeriali, come l'ex ministro degli Interni Tassos Giannitsis e il ministro dello Sviluppo Yiannis Stournaras.

-------

Che triste fine per la Grecia... comunque durerà molto poco questo governo.


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La resa Ue agli Usa. "Piano di aiuti a Spagna e Italia"

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Come anticipato ieri da Wall Street Italia, e dopo le insistenze di Obama, il progetto sarà discusso il 28 giugno a Bruxelles. "Già pronti 745 miliardi" dal fondo salva-stati ESM per i bond di Madrid e Roma, anche se Monti minimizza: "il tema degli aiuti per noi non si pone proprio". Invece, e' proprio l'Italia ad aver chiesto HELP. Puo' farlo: e' previsto nei trattati.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... talia.aspx

Los Cabos - L'Italia non ha bisogno di un salvataggio, sul modello di Grecia, Irlanda o Portogallo, ma con gli altri europei sta discutendo la possibilità di usare le risorse del fondo salvastati per acquistare i titoli dei paesi in difficoltà e quindi abbassare il costo dei loro interessi. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti, alla fine del vertice G20.

Wall Street Italia e il Financial Times avevano anticipato la notizia, scrivendo che durante i colloqui Monti aveva proposto di usare i 440 miliardi del fondo Efsf per acquistare titoli dei paesi dell’Eurozona che hanno problemi. La cancelliera tedesca Merkel, però, era rimasta fredda, nonostante il piano sia previsto nei trattati del fondo di salvataggio EFSF.

Il Daily Telegraph ha allargato il tema, scrivendo che Italia e Spagna hanno chiesto un vero e proprio "bail-out" da 745 miliardi di euro. «Questa notizia - ha chiarito Monti - è sbagliata. E’ vero invece che, tra le altre opzioni, abbiamo discusso la possibilità di usare le risorse del fondo salva stati per premiare i paesi più virtuosi, come l’Italia, con dei livelli meno abnormi di spesa per l’indebitamento. Di questo continueremo a discutere nell’incontro a quattro che avremo a Roma il 22 di giugno, e poi nel vertice europeo di fine mese».

In realta' le autorita' europee hanno gia' preso un impegno di questo tipo. Una soluzione che veda l'acquisto di titoli di stato dei paesi in difficolta' e' infatti gia' prevista nei trattati dell'EFSF, che devono tuttavia essere ancora ratificati dai paesi membri.

La soluzione per la crisi europea non era attesa al G20 di Los Cabos, ma qualche passo nella direzione preferita dall’Italia c’è stato. L’accerchiamento della Merkel ha spostato l’agenda globale verso la crescita, e il documento finale prevede anche interventi per stimolare la domanda interna. Il resto si giocherà nei prossimi dieci giorni, per adottare misure concrete al Consiglio europeo del 28.

Monti ha detto che «ci siamo molto impegnati perché il documento del G20 riflettesse quella che è anche la posizione italiana, e cioé un maggior accento sulla crescita da porre come necessità». Il professore ha invitato a non fare distinzioni tra chi favorisce gli interventi strutturali o sulla domanda: «Il tema del mio discorso è stato il bisogno di un forte rilancio della crescita, ma non a scapito degli equilibri di bilancio. La nostra posizione è dare più spazio agli investimenti pubblici». Il premier ha aggiunto che ritiene «inutile perdersi in dibattiti ideologici tra chi vuole uno stimolo alla domanda e chi politiche strutturali. L’Italia favorisce politiche di offerta strutturalmente corrette, riconoscendo insieme che c’è bisogno di domanda». La strada da seguire è quella degli «investimenti rispetto ai consumi», e chiede alla Ue che le spese per gli interventi pubblici non siano contabilizzate nel deficit. La bozza del G20 sposa questa linea, quando dice che «se le condizioni economiche dovessero peggiorare significativamente, quei Paesi che hanno margine di manovra di bilancio sono pronti a realizzare misure fiscali discrezionali a sostegno della domanda interna».

Stesso discorso dove dice che gli europei «sono determinati a muovere speditamente verso misure per la crescita, mantenendo il fermo impegno a realizzare un consolidamento fiscale che va valutato su base strutturale».

Dunque il premier ha notato progressi, nonostante le voci di divergenze con Angela Merkel: «Ognuno in Europa, come una sorta di Gps, si muove riposizionandosi, e le decisioni saranno prese nei prossimi giorni. Un importante avvicinamento è il quadrilaterale a Roma di dopodomani», che riunirà proprio Merkel, Hollande, Rajoy e Monti. Il professore ha ricordato che i problemi dell’Europa «sono seri, ma non l’unico squilibrio nell’economia mondiale. Nella Ue siamo proiettati verso una sempre maggiore organizzazione, per una risposta alla crisi ed una maggiore integrazione». Sullo sfondo rimangono gli squilibri nei bilanci americani: «Pur essendo un tema noto e ricordato da tutti, anche da Obama, è stato considerato meno stringente di quello europeo». Ma la soluzione della crisi è più Europa, come chiede Roma, anche attraverso nuove misure come la messa in campo del fondo salvastati. (articolo di Paolo Mastrolilli)

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Al G20 gli impegni dell'Europa

Banche, depositi e riforme strutturali: piano Ue entro
fine mese.
Decisiva la Cina, che mette 43 miliardi nel Fmi

di MAURIZIO MOLINARI

INVIATO A LOS CABOS (MESSICO)

Più integrazione finanziaria e impegni concreti su come realizzarla: l’Eurozona cede alle forti pressioni di Stati Uniti e Paesi emergenti accettando di includere i dettagli della propria agenda di riforme nel testo del Piano d’Azione del G20.E’ il paragrafo 11 del testo conclusivo del summit che mette nero su bianco l’impegno dell’Eurozona a contribuire alla «stabilità globale» compiendo dei «passi concreti» verso l’«integrazione finanziaria» indicando in particolare tre settori di intervento: il sistema bancario, i depositi e le riforme strutturali per la stabilizzazione. E’ questa la tabella di marcia che i 17 Paesi dell’Eurozona si impegnano da subito a seguire «adottando tutte le necessarie misure politiche per salvaguardare integrità e stabilità dell’area, migliorando il funzionamento dei mercati finanziari e rompendo il circolo vizioso fra titoli di Stato e banche sovraesposte al debito sovrano».

Da qui la promessa degli europei non solo di «consolidare i conti pubblici» ma di procedere verso una «più integrata architettura finanziaria comune» sin dal Consiglio europeo di fine mese. E’ stato questo il risultato di un negoziato-maratona che ha ritardato la diffusione dei testi ufficiali del summit per via della trattativa sul linguaggio del documento che costituisce un evento senza precedenti: l’Eurozona concorda il proprio processo di integrazione con le altre maggiori economie del Pianeta.Il ministro del Tesoro americano, Tim Geithner, tenta di addolcire la pillola ai partner europei sottolineando che «questo è un piano che saranno loro a realizzare» prendendo così atto delle forti resistenze incontrate, che avevano visto al mattino il presidente francese Francois Hollande affermare: «Assieme alla cancelliera tedesca Angela Merkel condividiamo il fatto che dobbiamo essere noi europei a trovare la soluzione alla crisi, non possiamo farcela imporre dall’esterno». Sono state le forti, continuate e concentriche pressioni di Stati Uniti, Paesi emergenti guidati dalla Cina e Fmi a vincere soprattutto le resistenze della Germania nei confronti dell’integrazione bancaria, con numerosi Paesi europei impegnati a mediare. Sempre al fine di non umiliare Berlino, Geithner aggiunge che «non solo la Germania ma tutti i Paesi europei sono attesi da decisioni difficili».

In realtà la Merkel ha dovuto accettare non solo l’accelerazione dell’unione bancaria ma anche la riproposizione dell’impegno alla crescita globale che aveva già subito, opponendo non poche resistenze, in occasione del G8 di Camp David. «Siamo uniti nella nostra determinazione a promuovere la crescita e i posti di lavoro» recita il testo del "Piano d’Azione" del summit, affermando che una «crescita forte, sostenibile e bilanciata resta una priorirà del G20 al fine di portare a maggiore occupazione e a un incremento del benessere in tutto il mondo". Da qui la richiesta del summit ai Paesi che ne hanno la possibilità di "coordinare e mettere in atto azioni fiscali a sostegno della domanda». Un messaggio a chi, Germania e Cina, è in condizione di aumentare la richiesta di beni sui mercati interni per aiutare il pil globale a crescere in "maniera bilanciata" come aupica la Casa Bianca. A conti fatti i risultati del summit premiano il coordinamento d’azione fra Pechino e Washington, testimoniato dal lungo bilaterale avvenuto fra i due presidenti. Hu Jintao ha parlato di un «ruolo positivo della Cina» nel quale rientra anche la decisione di versare 43 miliardi di dollari al Fmi per sostenere l’Eurozona, guidando Brasile, Russia, India e Messico che ne hanno versati 10 e il Sudafrica che si è limitato a 2. Ciò significa che il Fmi ha ora una capacità di intervento - sotto forma di prestiti - di 456 miliardi di dollari, superiore all’obiettivo di 430 auspicato dal direttore Christiane Lagarde.

A conferma del rafforzamento del ruolo di Pechino come perno dei nuovi equilibri, il G20 plaude al suo impegno di "consentire ai mercati di avere un maggior ruolo nelle oscillazioni della valuta". In tale quadro di accresciuta importanza dei Paesi emergenti rientra il ruolo svolto dall’Arabia Saudita, che si è impegnata ad evitare che i prezzi del greggio lievitino troppo per evitare ulteriori difficoltà ai Paesi industrializzati più indebitati.

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Los Cabos - Contrastare il continuo aumento del costo del prestito per i paesi europei. Il vero problema che crea incertezza, mina la sostenibilità dei paesi e rischia di deragliare ancora la ripresa economica globale. Ecco l’accordo comune raggiunto dai leader dell'Eurozona, a conclusione del summit G20 a Los Cabos, in Messico.

Il comunicato arriva proprio lo stesso giorno in cui la Spagna si trova a dover pagare oltre il 5% per poter prendere a prestito fondi per appena 1 anno.

Il Premier italiano Monti avrebbe proposto la possibilità di utilizzare i €440 miliardi del fondo di salvataggio per acquistare, direttamente dal mercato, i bond dei paesi periferici.

Opzione che la cancelliera Merkel aveva continuamente respinto nei recenti meeting, tra cui l’ultimo ufficiale di lunedì, ma alcune autorità a conoscenza delle conversazioni non ufficiali intercorse ha riferito che "sembra disposta a voler fare (concedere) di più", stando a quanto riporta il Financial Times.

Toni che rimarcano le ultime dichiarazioni del neo-Presidente francese Hollande, secondo cui il costo del prestito sostenuto da Italia e Spagna è, ai livelli attuali, inaccettabile. "Dobbiamo mostrare una maggiore capacità di intervento".

Nel comunicato di Germania, Francia e Italia, viene specificato solamente l’intento primario di contrastare il rialzo dei rendimenti della periferia dell’Eurozona, ma non vengono indicate le modalità di attuazione. Viene comunque rimarcato come le misure verso il fiscal compact e la crescita rappresentino "importanti mosse indirizzate a una maggiore integrazione fiscale ed economica, che porteranno a un costo del prestito sostenibile".

"Gli ultimi segnali indicano che l’Eurozona si muove verso i paesi più ricchi che stanno a supporto delle proprie banche e dei paesi più deboli", ha detto il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne.



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MessaggioInviato: 24/06/2012, 09:59 
Una bambina di 12 anni dà una lezione di economia equa ai Banchieri Illuminati - Smascherata la truffa del debito pubblico - Come pagare il debito? Stampiamo la carta moneta che ci serve ed estinguiamo il debito!



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Il video apparso su youtube Victoria Grant speaking, dove viene viene mostarata una semplice bambina di 12 anni che parla alla conferenza della “Public Banking in America” il mese scorso, ha superato abbondantemente il milione di visite su vari siti web.

La politica monetaria, ovvero le misure che dovrebbero decidere i governi - e non le banche - per decidere la quantità di denaro circolante in una nazione - non ha mai fatto parlare così tanto di sè come negli ultimi anni. Forse i tempi stanno cambiando. Persino Victoria, una ragazzina canadese di 12 anni, è riuscita a inquadrare il problema in un modo così semplice e chiaro che anche per un bambino diventa capace di capirlo.

Fondamentalmente, il suo messaggio è questo: le banche creano denaro "dal nulla" per prestarlo alla gente e ai governi applicando un interesse. Se i governi lo prendessero in prestito dalle loro stesse banche, potrebbero risparmiare gli interessi e quindi un sacco di soldi dei contribuenti. Vittoria ha raccontato che il suo paese, il Canada, già ha adottato questo sistema tra il 1939 e il 1974. Durante quel periodo, il debito del governo era basso e sostenibile, e permise di finanziare tanti progetti importanti. Solo quando il governo ha cominciato a chiedere prestiti alle banche private il suo debito nazionale è cresciuto fino a diventare paralizzante.

Prendere denaro in prestito da un privato significa vendere obbligazioni a tassi di interesse di mercato (che in Canada è schizzato fino al 22%), e il denaro ricevuto contro queste obbligazioni è, in definitiva, creato dal nulla dalle banche private. Per quest'ultimo punto, Victoria ha citato Graham Towers, capo della Bank of Canada che, in occasione dei suoi primi venti anni alla guida dell'istituto, dichiarò: "Ogni volta che una banca concede un prestito, viene creato un nuovo credito bancario e nuovi depositi: denaro nuovo di zecca. In generale, tutto il nuovo denaro esce da una banca sotto forma di prestiti! Siccome i prestiti sono debiti, con il sistema attuale tutto il denaro è debito".

Quando chiesero a Towers: "Potrebbe dirci perché un governo, che ha tutto il potere di creare denaro, dovrebbe concedere questo monopolio a un privato, per poi prendere in prestito quello che il Parlamento potrebbe aver creato da solo, accettando di pagare degli interessi, fino a rischiare la bancarotta del paese?" Questa la risposta: "Se il Parlamento vuole cambiare il meccanismo del sistema bancario, questa scelta rientra certamente nei suoi poteri".



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In altre parole, ha detto Victoria, "Se il governo canadese ha bisogno di soldi, li può prendere in prestito direttamente dalla Bank of Canada, senza indebitarsi con le banche private. La gente pagherebbe tasse giuste e queste basterebbero per rimborsare la Bank of Canada (di proprietà dello Stato). Queste imposte sarebbero a loro volta immesse di nuovo nel ciclo economico e il debito sparirebbe. I Canadesi prospererebbero di nuovo con soldi veri, che sarebbero la base della struttura economica, diversamente da oggi che è basata sul debito.

Per risanare il debito posseduto dalle banche private come la Royal Bank, basterebbe autorizzare la Bank of Canada a stampare denaro, che consegnato alle banche private, salderebbe il debito della Bank of Canada e il conto sarebbe pareggiato. Problema risolto, caso chiuso.


http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/ar ... ai-ba.html

Lo dico sempre: largo ai giovani! Meno esperienza ma MAGGIORE entusiasmo (e meno ... interessi) [:D]


Ultima modifica di Ufologo 555 il 24/06/2012, 10:01, modificato 1 volta in totale.


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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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