Paolo Magri, direttore dell’Ispi, ad Affaritaliani.it: “L’Europa diventi una unione federalista”"Il voto in Grecia è stato importante, ma il problema di fondo di tutta l'Europa è la crescita. L'asticella dei mercati viene alzata ogni volta che si trova una soluzione tampone". Paolo Magri, direttore dell'Ispi, sceglie Affaritaliani.it per analizzare gli scenari post voto e afferma: "Si deve passare ad uno stato federalista. Questo è un tema delicato perché rinegoziare i trattati europei richiederà dei tempi molto lunghi". E sulle resistenze della Merkel: "Su alcune delle proposte fatte, come gli eurobond, non darà l'assenso se non ci sarà un rafforzamento dei poteri europei". E conclude: "Serve una road map dei lavori ben precisa".
Nel week end i greci hanno deciso di dare la loro fiducia ai partiti pro-euro. Ora Samaras, il leader di Nuova Democrazia (il partito conservatore) dovrà formare un nuovo governo, con chi si alleerà?
"Cercherà di farlo con il partito socialista del Pasok. Insieme arriverebbero a 162 seggi e avrebbero quindi la maggioranza per governare. L'ambizione di Samaras è quella di ampliare la compagine, ma è difficile perché il leader di Syriza (la sinistra euroscettica) ha già detto che vuole restarne fuori ed è difficile immaginare che altri partiti vogliano entrare".
Saranno in grado di governare o si arriverà ad uno stallo?
"Questo sarà un governo fatto da due partiti screditati dalla gestione degli anni passati e che sono stati votati più per paura che per scelta. Inoltre il Pasok e Nuova Democrazia dovranno implementare il piano europeo di austerity fatto di riforme e tagli".
Visto lo scampato pericolo è possibile che la Grecia ottenga una rinegoziazione degli accordi e dei vincoli con la Troika?
"E' probabile un allungamento dei tempi necessari per ridurre il deficit di bilancio e l'indebitamento. Austerità sì, ma non con una cura da cavallo".
E poi?
"E poi l'accesso a capitali a tassi più bassi. Questo aprirebbe però anche ad una rinegoziazione dei vincoli da parte di Irlanda e Portogallo che non accetterebbero che alla Grecia vengano concesse modalità più vantaggiose rispetto alle loro".
Non si rischia che i mercati vedano questa dilazione come un sintomo di debolezza?
"No. I mercati lo vedrebbero come una boccata d'ossigeno. Quello che i mercati temevano non era un salvataggio di Atene, ma una instabilità dovuta all'uscita dalla moneta unica".
La Grecia è un Paese debolmente industrializzato e con una economia molto fragile. Anche con una dilazione dei tempi l'economia ellenica è in grado di tornare a crescere?
"Questo è il nodo centrale. Il voto greco è solo una tregua. Il problema di fondo di tutta l'Europa è la crescita. Se Atene non trova, con l'aiuto dell'Europa, un meccanismo per uscire dalla recessione, allora sarà stato tutto inutile".
E' un tema che riguarda tutti quindi…
"Assolutamente. La Spagna, l'Irlanda, il Portogallo e l'Italia vedono con enorme soddisfazione le elezioni perché attenuano la tensione sui mercati".
Tra due settimane si terrà il vertice di Bruxelles. Che cosa verrà deciso?
"Dovranno decidere quali sono i meccanismi per far ripartire l'economia. Sulla Grecia un accordo si troverà facilmente".
E sull'Europa?
"Sarà più difficile. Le proposte di cui si discute vedono ancora la Germania in una posizione di resistenza. La Merkel ripete che su alcune delle proposte fatte, come gli eurobond, non darà l'assenso se non ci sarà un rafforzamento dei poteri europei".
Un rafforzamento in quale direzione?
"Si deve passare ad uno stato federalista. Questo è un tema delicato perché rinegoziare i trattati europei richiederà dei tempi molto lunghi".
I tempi europei non sono compatibili con quelli dei mercati?
"Questo è il nodo. L'Europa è ancora molto divisa. La Germania si trova nella posizione opposta rispetto a quella di Hollande che vuole proseguire sulla politica di spesa e tasse".
Si arriverà ad un accordo che rilanci il processo di integrazione europea?
"Un accordo per giugno è difficile che si trovi. Secondo me un obiettivo ambizioso, ma fattibile, è quello di varare in pochi giorni alcune misure di alleggerimento per i Paesi in crisi . E poi un piano di lavoro chiaro con tempi e tappe precise".
La domanda che rimane è se ai mercati questo basterà.
"L'asticella dei mercati viene alzata ogni volta che si trova una soluzione tampone. Sono tre anni che si procede senza un disegno generale che invece è fondamentale".
Insomma, serve una road map per gli stati Uniti d'Europa?
"Esatto, ma solo in campo fiscale ed economico".
fonte:
http://affaritaliani.libero.it/esteri/p ... 80612.html