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 Oggetto del messaggio: Modern Money Theory
MessaggioInviato: 12/12/2011, 21:13 
COSTRUIRE UN’ECONOMIA SALVA VITE, SALVA NAZIONE, SALVA DEMOCRAZIA.
http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=283


Gli economisti della Modern Money Theory in Italia per formare il primo gruppo di attivisti della MMT contro lo scempio del Colpo di Stato Finanziario.

Sono Paolo Barnard. Ho deciso che è assolutamente vitale chiamare in Italia il gruppo fondatore della Modern Money Theory (MMT) per un summit di due giorni dedicato a chiunque sia intenzionato a divulgare la MMT come politica economica nazionale salva vite, salva nazione e salva democrazia.

Il perché: La MMT è oggi probabilmente l’unico strumento esistente di scienza economica e sociale che è in grado di sventare il colpo di Stato finanziario Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista che, particolarmente nell’Europa dell’Eurozona, ha posto fine di fatto alla democrazia. E’ in gioco il destino reale di milioni di famiglie, di centinaia di migliaia di aziende, e dell’Italia stessa nella sua esistenza democratica. L’urgenza è massima, l’Eurozona è al collasso, pochi immaginano oggi le tragiche conseguenze decennali di questo disastro criminoso.

A chi è dedicata l’iniziativa: La MMT sta fiorendo su blog, siti, pubblicazioni come mai prima, in parte per opera del mio lavoro e in parte col contributo di altri attivisti. La MMT è osteggiata come nemico letale dalle elite politico-economiche dominanti, per i motivi da me spiegati ne Il Più Grande Crimine. Esse tenteranno ogni strada per soffocare la MMT in Italia e nel mondo. Se gli attivisti e i bloggers diffonderanno la MMT in modo approssimativo e non fedele alla sua scientificità, le elite avranno un’arma micidiale per screditarci, e sarà la fine. Motivo per cui io, e il gruppo di economisti americani leader della MMT, abbiamo deciso di indire un summit nazionale di due giornate dove tutti gli attivisti, bloggers, e cittadini intenzionati a promuovere la MMT potranno recarsi per ottenere dalla fonte più autorevole al mondo una infarinatura essenziale e completa su: MMT – Perché e come siamo caduti vittime del Colpo di Stato Finanziario – Crisi dell’Euro e soluzioni per l’Italia – Crisi Finanziaria, chi sono i criminali e come prevenirle – Costruire uno Stato sovrano che tuteli i cittadini con piena occupazione e pieno Stato Sociale, piena ricchezza produttiva e accesso alla democrazia vera. Essere competenti è vitale. Un volantino ufficiale sarà postato su questa pagina appena possibile.

I docenti: Saranno i Professori L. Randall Wray, Stephanie Kelton, Warren Mosler, Marshall Auerback e (da confermare) William Black, i cui CV accademici sono pubblicati in calce. Paolo Barnard curerà la lezione sul colpo di Stato finanziario Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista.

Il luogo e date: Un hotel con centro conferenze in zona Umbria-Toscana per essere raggiungibili da nord e sud Italia; alternativamente un campus universitario nella stessa area, da decidere. Date da decidere, ma il prima possibile (tutto sarà comunicato su questa pagina).

Come funziona: I docenti non chiedono parcelle, ma solo rimborsi spese. Tuttavia le spese sono molto elevate (hotel, sala, traduttori simultanei professionisti d’economia, voli, trasporti ecc.). Chi desidera partecipare dovrà pagare una quota. La quota per le due giornate sarà di 40 euro (escl. vitto e alloggio dei partecipanti, che si auto organizzeranno). Calcolerò il budget complessivo dell’evento (che vi verrà reso noto) e lo dividerò per 40. Il numero risultante sarà il numero minimo richiesto di adesioni per lanciare l’organizzazione. Si aderisce scrivendo una mail a paolo.barnard@yahoo.it, con questa intestazione tassativa: summit nazionale MMT in Italia. Ogni altra mail sarà ignorata. La mail dovrà contenere SOLO il nome e cognome del partecipante con data di nascita e null’altro, no mail con nomi multipli (1 mail 1 nome), no nicknames, no lettere o richieste di spiegazioni. Al raggiungimento del numero minimo necessario, pubblicherò la lista piena dei nomi su questa pagina del mio sito. Se le adesioni saranno ampiamente in eccesso della capacità di ospitare i partecipanti, valuteremo se chiudere le iscrizioni o indire un secondo evento.

Gli aderenti dovranno poi versare l’importo per intero su un c/c da definire e che sarà comunicato qui in futuro. Al completamento dei versamenti necessari a coprire le spese vive, l’organizzazione diverrà concreta. Se non sarà raggiunto il numero sufficiente, il denaro verrà donato sotto diretta supervisione del Prof. L. Randall Wray (e rilascio di documentazione relativa) a studenti bisognosi che fanno ricerca su MMT all’Università del Missouri Kansas City (UMKC) e che rischiano l’abbandono degli studi per ristrettezze economiche*. Idem per ogni cifra raccolta in eccesso del necessario. La verifica della correttezza di tali eventualità è di facile attuazione, dato che il numero di aderenti è pubblico e il calcolo della cifra donata è ovvio a fronte del budget originario da me pubblicato.

Ulteriori partecipanti: E’ lasciata libera iniziativa agli aderenti di divulgare l’evento a partiti, gruppi, singoli, media, amministratori pubblici ecc. Tutti costoro, tuttavia, saranno tenuti a iscriversi con relativa quota di partecipazione. Ma attenzione: SI SPECIFICA CHE L’EVENTO E’ ESCLUSIVAMENTE PER APPRENDERE LA MMT, E NON PER DIBATTERE DI ALTERNATIVE POLITICHE O ECONOMICHE AD ESSO. NON SARA’ PERMESSO IL DIBATTITO AD ALCUNO SE NON SULL’APRENDIMENTO DELLA MMT. QUESTO NON SARA’ UN DIBATTITO PUBBLICO, MA UN SUMMIT SU UN TEMA SPECIFICO, LA MMT.

Questo perché le poche ore disponibili nelle due giornate saranno interamente prese dalle lezioni dei docenti e dalle domande pertinenti alla MMT degli iscritti.Abbiamo poco tempo e pochi mezzi, purtroppo.

Sponsor: Sponsor istituzionali (Comuni, Province ecc.) e privati (aziende, singoli) sono ben accetti, a patto che sia chiaro che non sarà permesso alcun patrocinio di colore politico o confessionale. Chi trova uno sponsor lo può comunicare alla medesima mail con intestazione tassativa: sponsor summit MMT.

* (In America ci sono studenti che letteralmente vivono coi bollini per le mense dei poveri e tentano lo stesso di studiare. Wray e colleghi li aiutano come possono.)

I CV accademici dei docenti americani:

L. Randall Wray is a Professor of Economics at the University of Missouri-Kansas City and Senior Scholar at the Levy Economics Institute of Bard College, NY. A student of Hyman P. Minsky, Wray has focused on monetary theory and policy, macroeconomics, financial instability, and employment policy. He has published widely in journals and is the author of Understanding Modern Money: The Key to Full Employment and Price Stability (Elgar, 1998) and Money and Credit in Capitalist Economies (Elgar 1990). Wray received a B.A. from the University of the Pacific and an M.A. and Ph.D. from Washington University in St. Louis. He has served as a visiting professor at the Universities of Rome and Bologna in Italy, the University of Paris, and UAM and UNAM in Mexico City.

Stephanie Kelton, Ph.D. is Associate Professor of Economics at the University of Missouri-Kansas City, Research Scholar at The Levy Economics Institute and Director of Graduate Student Research at the Center for Full Employment and Price Stability. She is creator and editor of New Economic Perspectives. Her research expertise is in: Federal Reserve operations, fiscal policy, social security, health care, international finance and employment policy. Follow her at twitter.com/deficitowl.

Warren Mosler, Co-Founder and Distinguished Research Associate of The Center for Full Employment And Price Stability at the University of Missouri in Kansas City. CFEPS has supported economic research projects and graduate students at UMKC, the London School of Economics, the New School in NYC, Harvard University, and the University of Newcastle, Australia.

Marshall Auerback has over 28 years of experience in investment management. He is currently a portfolio strategist with Madison Street Partners, LLC, a Denver based investment management group, a Fellow with the Economists for Peace and Security, and a Research Associate for the Levy Institute. He is a frequent contributor to New Economic Perspectives.

William Black, J.D., Ph.D. is Associate Professor of Law and Economics at the University of Missouri-Kansas City. Bill Black has testified before the Senate Agricultural Committee on the regulation of financial derivatives and House Governance Committee on the regulation of executive compensation. He was interviewed by Bill Moyers on PBS, which went viral. He gave an invited lecture at UCLA's Hammer Institute which, when the video was posted on the web, drew so many "hits" that it crashed the UCLA server. He appeared extensively in Michael Moore's most recent documentary: "Capitalism: A Love Story." He was the subject of featured interviews in Newsweek, Barron's, and Village Voice.



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« Nel regno di chi cerca la verità non esiste nessuna autorità umana. Colui che tenta di recitarvi la parte di sovrano avrà a che fare con la risata degli dei » (Albert Einstein)

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(Margaret Mead)
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MessaggioInviato: 13/12/2011, 13:05 
L’Europa collassata, l’esplosione del sistema Euro, il crollo di tutte le economie più deboli come Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Francia, Belgio, riporteranno il Vecchio Continente alla situazione precedente il 1999, ma a condizioni da sogno per la Germania. Essa, con un Euro a due velocità o anche col suo ritorno al Marco, sarà vista dai mercati come l’unica scialuppa di salvezza su cui saltare con tutti i suoi soldi, mentre noi rimarremo a secco e agonizzanti. In più, i veri manovratori della Merkel, e cioè le mega industrie dell’export Neomercantile della Germania, si troveranno con decine di milioni di lavoratori europei a due passi da casa disposti a lavorare a ritmi da lager e a stipendi da Cina per loro. E l’impero germanico dell’export si presenterà al mondo dei grandi mercati del domani, Brasile, Cina, India, Est asiatico, con prodotti a prezzi competitivi. Egemonia teutonica in trionfo. Là dove Hitler fallì.

Ma c’è una mina che può essere inserita nei cingoli del Panzer tedesco, e che lo farebbe saltare in pezzi, sfasciando orribilmente la progressione criminale delle politiche dei golpisti sopraccitati. Si chiama MMT, Modern Money Theory, cioè l’impianto di economia che prescrive il ritorno dell’Italia alla sua sovranità monetaria, la decisione del futuro governo di spendere la nuova Lira sovrana a deficit (più soldi per i cittadini che tasse prelevate dai cittadini) per creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, pieni alloggi, piena produzione delle aziende e piene infrastrutture. La MMT ha permesso all’Argentina fallita di inserire quella mina nei cingoli di una macchina da guerra ben più micidiale della Germania, gli Stati Uniti del Washington Consensus Neoliberista. E gli americani sono saltati. L’Argentina oggi sta bene, informatevi. Modern Money Theory, su http://neweconomicperspectives.blogspot.com/oppure http://www.economonitor.com/lrwray/ - Email umkc.economists@gmail.com. Gli economisti accademici di riferimento sono: i Prof. L. Randall Wray, Stephanie Kelton, Warren Mosler, Marshall Auerback, William Black, Michael Hudson.


http://blog.libero.it/terrapagana/view. ... 1007121344


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MessaggioInviato: 10/08/2012, 12:04 
Cita:
Messaggio di Blissenobiarella
COSTRUIRE UN’ECONOMIA SALVA VITE, SALVA NAZIONE, SALVA DEMOCRAZIA.
http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=283



Consiglio vivamente la visione di questo filmato della Conferenza di Barnard sulla "Modern Money Theory" del 5 luglio 2012.

A partire dal minuto 02:45



Buona visione.



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MessaggioInviato: 10/08/2012, 13:16 
il problema e che queste informazioni sono nascoste dal sistema informativo in generale e non vengono divulgate in nessun modo,x avere informazioni e' necessario partecipare ai convegni,come ho fatto io,a rimini...[;)]


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MessaggioInviato: 10/08/2012, 14:22 
Cita:
ubatuba ha scritto:

il problema e che queste informazioni sono nascoste dal sistema informativo in generale e non vengono divulgate in nessun modo,x avere informazioni e' necessario partecipare ai convegni,come ho fatto io,a rimini... [;)]


Sì hai ragione... infatti mi stavo domandando cosa fare per dare maggiore visibilità ad argomenti incredibilmente interessanti (visto che riguardano il futuro del nostro paese e il futuro dei nostri figli) come queste... [8]



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MessaggioInviato: 10/08/2012, 18:22 
la soluzione x potere esporre le teorie del mmt e quella di parlarne il piu' diffusamente possibile,tramite il web o il passa parola,persistendo la quasi totale chiusura del sistema informativo,e magari divulgando dove tali convegni avvengono....................[;)]


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MessaggioInviato: 10/08/2012, 18:40 
Monti: fallimenti, falsita’, contraddizioni
di Emanuele Fietta

Scritto da redazione il 8 agosto 2012. Pubblicato in Attualità
Dopo circa 8 mesi di governo Monti, sembra ragionevole svolgere non tanto un bilancio del suo operato (che sarebbe comunque doverosissimo e che viene accuratamente evitato dalla stampa a lui amica), ma una semplice verifica di alcune delle sue affermazioni, anticipazioni e previsioni. Si potrà obiettare che in economia le certezze non esistono, ma siccome la nomina di Monti è stata presentata come la salvezza per il nostro Paese, ed ha avuto come contropartita inevitabile l’allontanamento di un Presidente del Consiglio legittimamente eletto (lungi da chi scrive avere nostalgia del signor B., per carità), di fronte a un tale costo è doveroso verificare quali siano i benefici e, soprattutto, se le dichiarazioni di principio di Monti siano state coerenti o veritiere. Tutto ciò, sia ben chiaro, al di là della fin troppo ovvia obiezione secondo la quale non è necessario un team di professori universitari per aumentare le tasse o prolungare l’età per il pensionamento.
Forse molti non ricordano più una delle frasi di esordio del professor Monti, al momento di ottenere la fiducia: egli disse che l’assenza di un’imposta sugli immobili in Italia gli pareva un’anomalia. Che bella frase per catturare il consenso, si potrebbe dire! Ma al di là di ciò, quasi nessuno osò replicare con un’osservazione ovvia: sarà anche vero che ci mancava un’imposta sugli immobili, ma è anche vero che ciò non ha mai impedito all’Italia di avere una delle pressioni fiscali più alte del mondo! Che importa se il fisco incassa tramite una tassa sulla casa anziché sulle sigarette? Si tratta sempre di soldi in meno nelle tasche dei cittadini! La contraddizione ben più ridicola è poi che i professori di economia non hanno mai mancato di imputare all’elevato carico fiscale uno dei motivi per cui gli investimenti, in Italia, non crescono.
Citerò solo di passaggio, essendo nota a tutti e in parte interpretata in modo impreciso, l’imperdibile dichiarazione fatta a LA7 secondo la quale la dimostrazione del successo dell’Euro è la Grecia. Siamo onesti: Monti si riferiva al fatto che con l’Euro la Grecia stava imparando, le piacesse o no, la cultura della stabilità. Va bene. Ma quanto costa questa stabilità? Costa 435.000 bambini dichiarati sottonutriti dall’Unicef (non dal “Corriere del Complottista”, per intenderci), un PIL in caduta, una spirale deflazionistica palesemente incontrollabile. Beh, almeno fosse stata raggiunta, questa stabilità: no. Infatti la Grecia avrebbe ancora bisogno di aiuti (nella forma di dilazione dei tempi di attuazione delle ricette della Trojka), e soprattutto ora perfino la stessa Trojka (come ha anticipato il Sole 24 ore) paventa concretamente la possibilita’ che la Grecia esca dall’Euro, il che potrebbe essere un bene, ma non certo un evento all’insegna della stabilità.
Riguardo a Monti, vari politici, pescando numeri non si sa bene dove, dichiararono che la dipartita di Berlusconi per far posto al professore avrebbe fatto risparmiare all’Italia decine di punti di spread. Ciò è avvenuto soltanto quando Draghi ha effettuato le 2 Operazioni a lungo termine di rifinanziamento (LTRO), e ciò nulla ha a che vedere con Monti e le sue politiche. Terminato questo flusso di denaro, lo spread ha continuato la sua strada verso i valori di un ristretto periodo (molti dimenticano anche questo) del governo di Berlusconi, la quale strada è palesemente senza alcun legame con chi governa il Paese (gustosissima la battuta che circola tra alcuni economisti italiani, che dice: “Se lo spread troppo alto dipendeva dall’attivita’ sessuale di Berlusconi, allora anche Monti si dà abbastanza da fare!).
Una evidentissima contraddizione è poi rappresentata dal cosiddetto “pacchetto per la crescita”, o decreto “Crescitalia”, che all’atto pratico e’ stato null’altro che un tentativo (peraltro puntualmente bloccato dai diretti interessati) di “liberalizzare” i mercati delle farmacie e dei tassisti. Quand’anche tale operazione fosse stata portata a compimento, si sarebbe comunque trattato di un intervento su settori microeconomici, che e’ stato invece spacciato pateticamente come intervento macroeconomico (che dovrebbe corrispondere, per intenderci, ad azioni sulle tasse, possibilmente abbassandole; o ad investimenti da parte dello Stato per rilanciare alcuni settori). Ripeto il concetto: ci è stata venduta microeconomia per macroeconomia, un po’ come se un medico mi garantisse di avere un fisico perfetto eliminando semplicemente il cappuccino a colazione.
Per concludere, porrei l’attenzione sulle manovre di austerità. Il noto economista Joseph Stiglitz, vincitore di Nobel nel 2001, ha accettato di prendere parte a un incontro con il nostro premier, organizzato dall’onorevole D’Alema, per svolgere un civile confronto di opinioni sulle ricette da adottare nell’Eurozona, al fine di rilanciarne l’economia in gravissima difficoltà (e non inganni il mito della produttività tedesca: non è che in Germania esista soltanto la Volkswagen). L’esito è stato piuttosto imbarazzante. Stiglitz ha sostanzialmene affermato, e non solo in quell’occasione, che in Italia, come in Europa, le misure da adottare sono esattamente l’opposto di quelle all’insegna dell’austerità. Monti non ha saputo fare altro che ribadire gli impegni che il Trattato di Mastricht comporta, negando l’evidenza di ciò che è accaduto in Grecia, con tali politiche di rigore, e che si e’ puntualmente verificato in Spagna. Si potranno anche rispettare gli impegni di Maastricht, che peraltro non hanno nessun fondamento teorico, ma il risultato è la concreta sofferenza delle persone.
In sintesi: contraddizioni sull’IMU, falimento del “modello” Grecia, palese falsificazione sul pacchetto “Crescitalia”, smentite di carattere tecnico da parte di autorevoli economisti, come Stiglitz. Non dovrebbe meravigliare se un simile governo tecnico rassegnasse le dimissioni.


http://democraziammt.info/site/2012/08/ ... addizioni/


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http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/ ... r-ora.html


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Cita:


Massimo rispetto per Alberto Bagnai... personaggio che stimo e che merita davvero tutta la visibilità di questo mondo, per le cose che dice e per come le dice. Ma leggendo l'articolo, noto con dispiacere che si guarda il messaggero invece del messaggio. Cioè si analizza il contenitore invece dei contenuti.

Se la Modern Money Theory è una cosa valida, è necessario parlarne. Chissene frega poi se in Italia ne ha parlato tizio oppure caio.... o se c'era qualcuno (cioè lui) che ne parlava già dal 2005. Evidentemente nessuno se n'è accorto. E allora.... chiunque sia a farlo, che se ne parli.....



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MessaggioInviato: 04/09/2012, 17:14 
Due Summit sulla Modern Money Theory a ottobre: il 20-21 a Rimini e il 27-28 a Cagliari. Relatori: Galbraith, Mosler, Kelton, Parguez, Auerback e Barnard. Ci informeranno di come l’Italia può tornare sovrana, prospera, e democratica per il 99% di noi, salvando aziende e occupazione. Sfateranno i fantasmi-truffa dei finti pericoli dell’uscita dall’Euro. Ci daranno gli strumenti concreti per entrare al Ministero del Tesoro a Roma e saper guidare l’Italia fuori da questo incubo


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MessaggioInviato: 24/09/2012, 23:33 
Riflessioni per uscire dalla crisi (trailer documentario MMT)










IL PR€ZZO DELLA LIBERTA’ – ita completo-




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La Politica della Carenza.

Io qui parlo di ciò che colpisce al cuore i diritti umani e la dignità umana riscattati dopo 5.000 anni di abietta schiavitù in Europa. E quanto segue è terribilmente importante, per chi sa capire. Non sono molti questi ultimi. Il fatto è che la stragrande maggioranza degli intellettuali sceglie di ignorare gli aspetti più micidiali della recente evoluzione storico-economica europea per un motivo, che non è sempre convenienza o asservimento a un Potere, ma è qualcosa di molto più umano: terrore. Quando posti di fronte a ricerche molto ben documentate come la mia, o, molto più autorevoli sono quelle degli studiosi che mi accompagnano, essi, gli intellettuali, si fanno prendere dal panico, un terrore incontenibile e intimo causato dal fatto che in effetti le cose stanno veramente come noi diciamo. Essi non sono equipaggiati per affrontarle, e la violenza della loro reazione – siamo complottisti, pagliacci, prezzolati, dementi ecc. – è proporzionale a quel terrore. Per voi pochi capaci di reggere la realtà, eccola.



Il saggio politico di fama mondiale più scentrato dell’epoca moderna è di certo La Fine Della Storia di Francis Fukuyama. Se c’è una cosa che si è evoluta in aspetti inediti, e agghiacciati se si vuole, negli ultimi 20 anni è proprio la Storia. Fukuyama, un Neoconservatore americano, pensò che col crollo dell’Unione Sovietica la partita della Storia fosse stata vinta del capitalismo del libero mercato, quello dei consumi in veste democratica, e che in effetti non vi sarebbe stata altra significativa evoluzione. A parte l’aver clamorosamente mancato il cosiddetto Scontro della Civiltà (Samuel P. Huntington) insorto dopo la nascita dell’islamismo radicale negli tardi anni ‘80, Fukuyama non ha saputo vedere quale abisso di oscurantismo si stava aprendo in Europa, che avrebbe portato all’attuale Eurozona e alla crisi di cui tutti siamo preda. Questo, credo con quasi certezza, è accaduto perché l’intellettuale americano vive in quella parte del mondo, e come quasi tutti gli americani non capisce niente di Europa, proprio non ce la fanno a capirci.



Lascio Francis, di cui ci interessa poco, e vengo al punto. Ciò che tutti voi state osservando come crisi dell’euro, crescente disoccupazione, pressione per aumentare la produttività diminuendo i redditi, tagli alle spese sociali e aumenti delle tasse, fallimenti aziendali a catena, montante insicurezza economica, crescente e inaudita povertà, perdita di sovranità di Stati e parlamenti – le Austerità in altre parole – non è altro che la veste attuale di un’evoluzione micidiale del Vecchio Continente che io chiamo la Politica della Carenza. Essa trova le sue radici nel lavoro di uomini legati a doppia mandata al Vaticano negli anni ’30, e oggi è fermamente nelle mani dell’Opus Dei e dei maggiori ‘rentiers’ europei, coi favori vaticani non troppo distanti, anche se traballanti (vedi la corrente gesuita). La Politica della Carenza è un mostro, di gran lunga peggiore del fascismo, perché essa ha compiuto il prodigio dell’essere supinamente accettata da 27 Stati sovrani e da milioni di persone senza necessitare l’uso di armi o di squadre della morte, e i danni che sta portando sono immensamente superiori al fascismo (si pensi solo che le perdite finanziarie della disoccupazione negli ultimi 20 anni superano quelle di tutte le guerre della Storia). Infine, mentre le dittature erano facilmente identificabili e quindi colpibili, la Politica della Carenza no, anzi, è vista e propagandata come virtù economica. E la gente ci casca.



Ma cos’è esattamente? Come ho scritto nel mio saggio Il Più Grande Crimine 2011, dopo l’avvento della democrazia e dopo il conseguente riscatto di enormi masse verso un’esistenza più agiata ma soprattutto tutelata da diritti, l’obiettivo primario delle elites finanziarie e grandi industriali (Neomercantili), e in particolare dei ‘rentiers’ europei – cioè gli apparati di potere che per ‘diritto divino’ estraevano immense ricchezze dal lavoro altrui – fu uno solo: tornare a sottomettere quelle masse immense di esseri umani che, da poco più che mandrie di semi-animali totalmente asservite ai lussi dei ‘rentiers’, avevano acquisito istruzione, diritti, e soprattutto avevano assaggiato l’agio dei consumi. Questo, i ‘rentiers’, non l’accettarono mai, perché è ovvio che se la persona acquisisce i mezzi per rivendicare una fetta della ricchezza comune, e se queste persone divengono centinaia di milioni, la fetta di ricchezza che non andrà più ai ‘rentiers’ è enorme, e a loro questo non andò mai giù. Non solo: questi cittadini erano divenuti ‘arroganti’, ardivano reclamare sempre più diritti con sempre maggiori risorse, e i ‘rentiers’ si chiesero allarmati “ma di questo passo che ne sarà di noi?”. Non solo: il Vaticano vide sciami di fedeli staccarsi dai suoi ignobili ricatti superstiziosi, quindi dal suo controllo, proprio perché quelle persone stavano acquisendo una sicurezza economica e un’istruzione superiori al passato. Era finita l’epoca in cui la parola del parroco, e non di rado il suo diritto assoluto a stuprare le figlie del contadino/bracciante, erano la condicio sine qua non per l’assunzione di quell’uomo presso il latifondista, cioè la sottomissione in schiavitù di milioni di famiglie alla Chiesa. Era finita l’epoca in cui l’ignoranza sorella della povertà spingeva centinaia di milioni di esseri umani a subire senza fiatare le ignobili angherie della vampiresche elites benedette dal diritto divino sancito dai Papi.



Questi cambiamenti epocali a svantaggio di ‘rentiers’ e della Chiesa più retriva avevano ricevuto un impulso formidabile non solo da Illuminismo, Socialismo, Relativismo e altre correnti di pensiero europee, ma in epoca più recente anche da un’altra formidabile fucina sociale: gli Stati Uniti d’America. Negli USA il capitalismo dei consumi era divenuto un volano di una potenza incontenibile. Tutti, anche se solo vagamente, sappiamo come si sia edificato: il Sogno Americano era quello della famiglia che ha lavoro, casa, ferie, tv, shopping, svaghi, sport e che promette alle generazioni successive la medesima cosa, di più. Sappiamo che questo schermo nascondeva un’avidità mostruosa di profitti delle Corporations, una democrazia di plastica e parrucchini, e imprese coloniali intrise di sangue nel Terzo Mondo. Ma si faccia molta attenzione. Il capitalista americano doveva per necessità concedere alle masse almeno una cosa: sufficiente agio e democrazia affinché questi spendessero, oliando così una portentosa macchina di produzione, consumi e profitti. Le parole chiave sono SUFFICIENTE AGIO E DEMOCRAZIA. Esattamente ciò in cui i ‘rentiers’ e il Vaticano videro l’origine del loro incontenibile declino fra l’inizio del ‘900 e il boom del dopoguerra. Presero così ad odiare il modello americano, e a pensare a come distruggerlo qui in Europa, dove si era affermato in modo totale.



Non sto ora a riscrivere ciò che ho già pubblicato ne Il Più Grande Crimine (2011), cioè come si evolse il piano dei ‘rentiers’ e del Vaticano. Ricordo solo i passaggi principali. L’idea era dunque di riportare le masse europee a uno stato di povertà e carenza di diritti tale da ridurle alla sottomissione, quell’ordine sociale perduto ormai da decenni. Bisognava trovare il modo di costringere intere nazioni alla “singola ideologia del sacrificio” (Parguez, 2010), a una deflazione dell’economia su scala gigantesca, là dove si sarebbero ricreati gli “eserciti di riserva dei disoccupati” (Marx), con la creazione di sacche di nuova povertà su scala inaudita, e dove il mondo ideale degli economisti Neoagrari avrebbe trionfato, quel mondo dove i governi sono cartoline di rappresentanza privi di ogni potere reale, e dove non esiste la moneta nelle mani dello Stato, perché tutto si regola magicamente negli equilibri dei mercati (Ricardo, Walras, Jevons, Menger). Ecco nascere la Politica della Carenza.



Come si schiacciano milioni di persone sotto un volere e sotto interessi che esse non hanno mai votato e che le penalizzano a favore di pochi privilegiati? Con una psicosi di massa, semplice. Gli anni dal 1950 al 1989 sfornarono le psicosi del pericolo rosso sovietico, la Guerra Fredda, la strategia della tensione in Italia, poi quelle delle guerre balcaniche, poi quelle delle epidemie di massa Aids, Sars, Aviaria, Mucca Pazza ecc., poi quelle della Jihad planetaria di Al Qaida. Era nata la Politica della Paura, dove i consensi e quindi la sottomissione di intere popolazioni contro i loro reali interessi venivano ottenuti perché gli elettori, preda di ansie mediatiche, si arrendevano alla promessa di ‘protezione’ dei partiti forti. Ciò permise a diversi temi d’interesse strettamente elitario – dal complesso militare industriale, al mostro della farmaceutica, a quello della colonizzazione neoliberista dell’Est Europa, fino all’esecuzione capitale di una sfilza di diritti civili in diversi Paesi avanzati – di propagarsi con velocità fulminea sotto i nostri nasi. I ‘rentiers’ e il Vaticano capirono già dagli anni ’30 che la via più efficace per riconquistare il mondo feudale perduto – milioni di esseri umani intimoriti e indifesi per mancanza di reddito e quindi di diritti, da guidare alla sottomissione più abietta – era di creare un’altra psicosi di massa. La psicosi della crisi, di una crisi enorme, talmente travolgente da costringere alla resa anche gli Stati stessi, che quindi proclamassero l’INEVITABILITA’ della “singola ideologia del sacrificio, della deflazione dell’economia su scala gigantesca, là dove si sarebbero ricreati gli “eserciti di riserva dei disoccupati”, con la creazione di sacche di nuova povertà su scala inaudita, e dove il mondo ideale degli economisti Neoagrari avrebbe trionfato, quel mondo dove i governi sono cartoline di rappresentanza privi di ogni potere reale, e dove non esiste la moneta nelle mani dello Stato”.



Il loro lavoro di pianificazione, sempre spiegato ne Il Più Grande Crimine 2011, richiese 70 anni. Gli strumenti per creare la crisi, quella crisi immensa e travolgente, furono identificati nell’economia monetaria. Cioè: se si toglie allo Stato il potere di emettere la sua moneta; se questo Stato viene messo nelle condizioni di dover prendere in prestito la moneta dai grandi capitali privati; se si toglie alle Banche Centrali degli Stati il potere di garantire la spesa dei governi per cittadini e aziende; se si impone la regola dei pareggi di bilancio agli Stati che avevano alti debiti, lasciando così a secco tutto il settore produttivo e dei redditi; se si deregolamentano le banche e le si lascia fare truffe colossali; questo non può che innescare la disintegrazione dell’economia di quei Paesi senza possibilità di riscatto. Proprio una carneficina economica epocale, una crisi epocale. Dalla crisi, che oggi viviamo sulla nostra pelle, nasce la psicosi. Ed eccola la psicosi e la sua applicazione: la Politica della Carenza.



C’è la crisi degli spread. La crisi dell’euro. La crisi delle banche fallite, la crisi dei mercati, la crisi del debito, la crisi del deficit, la crisi non dà lavoro, la crisi distrugge aziende, la crisi abbassa gli stipendi, la crisi alza le tasse, la crisi richiede sacrifici, la crisi manda a spasso gli operai, la crisi non dà lavoro ai giovani, la crisi chiude i rubinetti dei crediti, la crisi è ovunque, la crisi non si ferma, la crisi ti fa rassegnare, la crisi non sai come prenderla, non la capisci, è più grande di te. La crisi crea CARENZA, non c’è lavoro, non c’è liquidità, non ci sono spese pubbliche, si deve risparmiare, non ci sono investimenti, non ci sono case a prezzi umani, non ci sono mutui, non ci sono crediti, non ci sono quindi consumi, non ci sono profitti per le piccole imprese, non ci sono redditi sufficienti, non ci sono alternative, non ci sono alternative! C’è carenza, e tu non ti puoi licenziare da un posto di lavoro infame a tempo determinato a 890 euro, o da un posto di lavoro infame dove ti spremono la vita umiliandoti, c’è carenza di lavoro. Non possiamo salvare dalla disoccupazione le famiglie dei lavoratori Fiat o Alcoa, e spedire al macero le rispettive aziende, con un New Deal rooseveltiano, c'è carenza nelle casse dello Stato, che non ha neppure più la sua moneta. Non puoi evitare di indebitarti per fare quella risonanza magnetica urgente, perché c’è carenza di servizi. Non puoi pagare i tuoi operai, c’è carenza di crediti. Non puoi sposarti, c’è carenza di mutui per un reddito come il tuo. Non puoi protestare, c’è carenza in casa tua e se perdi quel poco che hai sei finito. E hai paura.



Hai paura che anche quel poco che c’è può sparire. Ti dicono che devi accettare il ‘risanamento’, sai che ti fa morire, ma lo accetti per paura, perché c’è carenza, e non sai come girarti. La crisi ti assilla, e se peggiora? Ti propongono la Chemioeconomia, la accetti per paura della carenza. Ti propongono tutto e accetti tutto, lungo la una strada che tu non vedi ma che si chiama Spirale della Deflazione Economica Imposta, una spirale che porta dritti al feudalesimo dei diritti e dei redditi, la Grecia di oggi, 450 mila bambini denutriti e gente che si scalda d’inverno nell’auto dei vicini col diesel rubato dai camion. In Grecia, non a Calcutta. Ti propongono la morte delle prerogative del tuo Stato di proteggerti, e tu l’accetti, perché c’è carenza. Lo Stato stesso l’accetta, per la carenza, come accaduto alla Repubblica Italiana l’11 novembre 2011, dove la carenza di compratori dei nostri titoli di Stato, causata UNICAMENTE dall’euro, ha imposto un rovesciamento di un governo eletto e l’esautorazione di Camera e Senato.



La carenza economica ti ricatta, e se diventa come oggi un’epidemia continentale ti annienta la testa. Lo ripeto: ti obbligano ad accettare l’inimmaginabile reso plausibile. Il TUO parlamento sta seduto ad aspettare che la TUA finanziaria sia letta e approvata da gente che sta all’estero, poi e solo poi può balbettare qualcosa (Fiscal Compact). Il tuo Stato deve indebitarsi con le banche per dare miliardi a un fondo da cui gli verranno prestiti che dovrà ripagare spremendo a sangue i cittadini e le aziende… cioè dobbiamo fare un debito per comprare la mazza con cui ci spaccheranno le ginocchia (Meccanismo Europeo di Stabilità MES). Una lobby di un centinaio di ‘rentiers’ (ERT) scrive la regola secondo cui l’Italia sarà approvata dai mercati solo se i risparmi saranno trovati nella Sanità e nelle pensioni, e questa regole diventa legge italiana (Europact). Abbiamo accettato l’inimmaginabile reso plausibile perché c’è carenza. Stiamo impoverendo il Paese verso un’economia kosovara, verso il sogno dei ‘rentiers’ e del Vaticano, perché c’è carenza, e l’accettiamo perché la carenza non ci dà alternative.



Va compreso, vi prego con tutto me stesso, che quanto descritto è reale, e va ben oltre i più arditi sogni dei capitalisti Neoliberali o Neoclassici. Ciò che le elite dei ‘rentiers’ e dei servi dell’Opus Dei hanno creato in Europa è precisamente un percorso di ritorno a condizioni di tale tracollo economico da riportare milioni di persone all’abbruttimento e alla paura delle epoche feudali. La Politica della Carenza non è più Neoliberismo, è Neofeudalesimo.







Ma come sono identificabili i ‘rentiers’ esattamente? La risposta è piuttosto semplice se si volge lo sguardo al passato: i nobili, i latifondisti, gli oligarchi, e già dai primi anni del XX secolo gli speculatori finanziari. Oggi la cosa è più complessa. Scomparsi duchi e baroni, e i latifondisti delle corti borboniche, i ‘rentiers’ hanno dovuto modernizzarsi, cioè apprendere un mestiere almeno di facciata, pur sempre ricavando le loro fortune dal sudore e dalle abilità di altri. La famiglia Agnelli in Italia è un esempio. Forse i più inetti produttori di auto del mondo occidentale per quasi un secolo, sono sopravvissuti e hanno goduto di immensi privilegi grazie allo sfruttamento di generazioni di immigrati meridionali e a sussidi di denaro pubblico in quantità grottesca. Ben altri autori hanno documentato tutto ciò.







‘Rentiers’ della più tradizionale specie sono ancora i rampolli di famiglie europee di altissimo lignaggio. Probabilmente la famiglia ancora oggi più ricca di Germania è quella che discende dalla casata Thurn Und Taxis, proprietari immobiliari e terrieri da epoca feudale, con un ramo italiano di tutto rispetto. Un altro nome è quello del Visconte Etienne Davignon, di origine belga, ma notorio soprattutto perché è stato il gran cerimoniere del più segreto e controverso club di Globocrati (definizione dell’Economist) al mondo: il Bilderberg. Si legga a pagina 45 del mio Il PGC 2011 la impressionante lista di potentissimi internazionali che appartengono alla corte di Davignon. Altro nome di rilievo è quello dell’attuale presidente del Consiglio Europeo Herman Von Rompuy. Ma ve ne sono migliaia, includendo le diverse case reali ancora parassitarie in Europa. Per costoro è persino intuitivo capirlo, la crescita di blocchi di milioni di cittadini benestanti e tutelati da crescenti diritti fu, e rimane, una bestemmia al loro diritto ‘divino’ di essere le elites in controllo della ricchezza planetaria. La Politica della Carenza è vista da costoro come la penicillina dell’ordina naturale delle cose: il loro potere.







Oggi l’Italia, e l’Europa, vedono crescere coorti di banchieri ‘rentiers’, cioè affaristi i cui istituti di credito sono stra-falliti ma che godono delle rianimazioni dei gentili Mario Draghi e Mario Monti, David Cameron o Mariano Rajoy, a suon di favori miliardari per favorirne la ricapitalizzazione (cioè acquisti di quote societarie), che altrimenti sarebbe impossibile. In Italia i nomi di Monte dei Paschi e Unicredit sono in primo piano in ciò. Va compreso che queste grandi banche oggi non necessitano più dell’economia reale, quella dei redditi-consumi-produzione, poiché ricavano appunto margini enormi dalla protezione dei governi e delle Banche Centrali, possono giocare con assets finanziari assai più che con i crediti, per cui poco gli importa se il Neofeudalesimo dimezza lo standard di vita di noi cittadini e aziende.







Ma ben oltre le banche, spesso incolpate di cose inesatte, vi sono i ‘rentiers’ degli Hedge Funds, i grandi speculatori, coloro cioè che grazie a una deregolamentazione scellerata degli scambi finanziari possono oggi sedere in un ufficio e, senza neppure possedere il capitale, giocare d’azzardo sul debito pubblico di un intero Paese come l’Italia. Il meccanismo è complesso, prende il nome di Over the Counter contracts (OTC), shorting e via discorrendo, dove il ‘rentier’ prende in prestito un pezzo di debito italiano, scommette che calerà di valore, collude con tutta una serie di attori finanziari per far sì che ciò accada, e poi incassa fortune incredibili al momento buono. Non ha rischiato quasi nulla, meno che meno un proprio capitale, succhia ricchezza da noi e noi viviamo poi sulla nostra pelle il disastro degli spread e delle Austerità conseguenti (si legga pag. 64 del mio Il PGC 2011). Hedge Funds sono JP Morgan, Bridgewater, John Paulson, Soros Fund, Man Group, BlackRock, Goldman Sachs Asset Management, Blue Crest, Magnetar, Tricadia. In Italia i principali sono: Generali I.A., Azimut Capital Management, Euroimmobiliare A.I., Capitalia I.A., Intesa, Lyxor, Pioneer A.I.M., Pirelli Re Opportunities, Zenit A.I., Duemme Hedge.







Ma ‘rentiers’ sono in Italia anche i magnate dell’imprenditoria che avendo fallito miseramente in qualsiasi ambito innovativo e produttivo, schiacciati come mosche dalla bravura dei concorrenti stranieri, si sono riciclati in due settori: 1) le privatizzazioni, dove acquisiscono a prezzi stracciati grazie appunto alla Politica della Carenza blocchi interi di assets pubblici edificati col lavoro di generazioni, favoriti da criminali pubblici come Romano Prodi o Visco o Bassanini, Padoa Schioppa ecc. 2) l’acquisizione, sempre per mezzo del punto precedente, dei servizi essenziali, quelli di cui nessun essere umano può fare a meno, con strade, treni, telefonia, sanità, gas, luce, e presto anche l’acqua. Sanno che anche se la Politica della Carenza riportasse povertà semi-ottocentesche fra di noi, noi saremo comunque costretti a pagare quei servizi, a costo di mangiare una sola volta al giorno. Sono profitti garantiti per questi ‘rentiers’, che si chiamano Carlo De Benedetti, Luca C. di Montezemolo, la famiglia Benetton, Cesare Geronzi, Marco Tronchetti Provera, la famiglia Moratti, Roberto Colaninno, Corrado Passera, Leonardo Del Vecchio, Francesco Caltagirone, Antonio Angelucci, il simpatico Della Valle ecc., tutti coloro che si sono gettati qui nell’abbuffata delle privatizzazioni.







Infine, e con una portata demolitrice immensamente superiore, ‘rentier’ si può considerare la Germania stessa, che di fatto ha costruito la sua presente fortuna su altri due punti: 1) sulla gabbia dell’euro e sfruttando l’indebitamento dei noi mediterranei che gli abbiamo comprato l’ira di Dio di prodotti per 30 anni, per poi essere oggi additati come ‘mailai PIIGS’ spendaccioni. 2) sfruttando il lavoro ossessivo e sempre meno pagato di milioni di lavoratori tedeschi che con le riforme Hartz hanno ceduto alle Corporations Neomercantili della Germania una mole immane di forza lavoro tutta goduta da chiunque tranne loro, perché il frutto di essa, i prodotti, sono esportati in tutto il mondo a beneficio di altri, mentre i profitti sono solo delle Corporations. La Germania dei Neomercantili – unitamente a tutte le industrie similmente ‘rentiers’ della UE fra cui le poche italiane – ha un interesse diretto che milioni di europei vengano impoveriti drammaticamente dalla Politica della Carenza. Berlino sogna di trovare a pochi chilometri a sud di Monaco di Baviera masse di disoccupati alla disperazione pronti a lavorare per le succursali tedesche, o per le imprese italiane acquisite dalla Germania, a stipendi quasi cinesi. Sarebbe una delocalizzazione a due passi da casa e in più in un Paese, come l’Italia, o come la Spagna, dove le infrastrutture sono modernissime. Naturalmente, ai ‘rentiers’ Neomercantili non importa un accidenti se i nuovi poveri neofeudali europei smetteranno di comprargli i prodotti. I managers di queste Corporations guardano con 40 anni di lungimiranza, e sanno che i nuovi immani mercati di domani non sono qui, ma in Brasile, Cina e India. Là devono competere. Qui gli schiavi al lavoro.







Sull’Opus Dei è stato scritto e pubblicato di tutto. Trovare le prove però del loro coinvolgimento nella creazione della micidiale macchina di impoverimento sociale automatico che si chiama Eurozona è semplice: l’economista francese ed ex insider del governo Mitterrand, Prof. Alain Parguez, ha personalmente testimoniato l’appartenenza all’Opus Dei del padre creatore di tutto il disegno dell’Europa moderna, l’onnipotente Jaques Delors, che fu anche a capo della Commissione Europea dall’85 al ‘95. A questo, l’accademico parigino aggiunge: “E tutti i membri dei consigli economici del Papa sono uomini dell’Opus Dei, la maggioranza dei quali proviene dall’università Bocconi di Milano”.











La Politica della Carenza, sostengo con disperata serietà, è oggi la forza dominante di tutto ciò che voi persone conoscete come Unione Europea, come governi tecnici, come ‘risanamento’. La devastazione che essa mira a portare fra centinaia di milioni di famiglie degne e ignare ha appena ora iniziato a far sentire i propri fetidi morsi con le Austerità. Non si fermeranno davanti a nulla, a meno che quelle milioni di famiglie rompano la maledizione dell’ignoranza su cui i ‘rentiers’ contano per distruggerle e si ribellino. L’Illuminismo ci riuscì 250 anni fa. Oggi si inizia da qui:



http://paolobarnard.info/intervento_mos ... php?id=429


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MessaggioInviato: 13/10/2012, 12:56 
IL MANIFESTO DI SALVEZZA ECONOMICA NAZIONALE


"NON ERAVAMO PIIGS, TORNEREMO ITALIA"


Un anticipo di Rimini e Cagliari, Ott. 2012

di Warren Mosler e Paolo Barnard


Dato che la nostra economia rimane a livelli di depressione del tutto artificiosi.

Dato che la BCE offre fondi legati a condizionalità che mantengono in vita la nostra depressione economica.

Dato che la BCE non ha mostrato alcuna intenzione di ammorbidire quelle condizionalità.

Dato che la UE non ha mostrato alcuna intenzione di ridurre la disoccupazione ammorbidendo i limiti ai deficit di bilancio nazionali dettati da Maastricht.


Dato che la UE e la BCE hanno mancato di riconoscere il ruolo dei Deficit Positivi per sostenere la piena occupazione, la produzione aziendale e i risparmi.

Dato che l’inflazione da eccesso di domanda non è un pericolo finché la produzione non si riduce drammaticamente.

Dato che noi consideriamo le politiche che deliberatamente sostengono livelli alti di disoccupazione un crimine contro l’umanità.

Dato che le presenti politiche della UE e della BCE necessariamente manterranno la disoccupazione elevata e ridurranno i termini reali degli scambi commerciali.

Dato che i Trattati fondanti dell’Eurozona che hanno drasticamente limitato le nostre sovranità non furono mai sottoposti a un’analisi indipendente, né al consenso democratico dei cittadini.

Dato che l’intera struttura dei poteri sovranazionali della UE si fonda sulle inapplicabili ideologie Neoclassiche e Neoliberiste che necessariamente escludono qualsiasi possibilità di piena occupazione sostenibile, cioè di “Finanza Funzionale” per i popoli.



Dato che è ora chiaro che le politiche di Austerità di Mario Monti hanno fatto precipitare il Paese nella recessione, che sta divenendo piena depressione economica, attraverso uno sforzo che si fonda su teorie inapplicabili, ma anche su un preciso piano di spoliazione del bene comune a favore di pochi.





Dato tutto ciò, noi i cittadini della Repubblica Italiana chiediamo:

Il ritorno alla nostra moneta sovrana, con cui creare politiche che porteranno il governo a promuovere azioni al servizio del pubblico, includendo:

Il recupero della piena sovranità democratica controllata sempre dal volere popolare;

Il sostegno alla piena occupazione su base permanente;

Il sostegno alle aziende italiane creando le condizioni per l’aumento di domanda;

La fornitura di sostegno pieno agli anziani, ai giovani, agli infermi, ai disabili in modo da farci sentire fieri di essere italiani, ovvero fieri del nostro Stato Sociale;

Assicurare i conti correnti bancari e limitare la funzione bancaria al servizio dei sistemi di pagamento, al servizio dei correntisti, e alla fornitura di prestiti al servizio della collettività;

Eliminare il pagamento governativo degli interessi attraverso la creazione di un sistema di fondi a zero rischio e a tassi zero, in coordinamento con la Banca d’Italia

http://blog.libero.it/terrapagana/11637557.html

potrei gia' averlo postato,se si scusate(forse [:253] [:51] [:257])ma non ricordo......... [;)]


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Diretta streaming del Summit MMT Cagliari

Scritto da redazione il 26 ottobre 2012. Pubblicato in Approfondimenti MMT


Dal Centro Congressi della Fiera Campionaria di Cagliari, il 27 e il 28 ottobre, ci sarà la diretta streaming del summit MMT “NOI ERAVAMO PIIGS, TORNEREMO ITALIA”. Relatori: Warren Mosler, Mathew Forstater, Alain Parguez e Paolo Barnard.

I temi trattati faranno parte della stesura del manifesto nazionale per salvare l’economia e la democrazia italiana.
L’uscita pilotata dell’Italia dal disastro dell’Eurozona: come la Modern Money Theory riporterà la piena occupazione, la crescita e la democrazia alla nostra nazione, alle nostre aziende e alle nostre famiglie con una nuova moneta sovrana.


Programma in dettaglio di NON ERAVAMO I PIIGS. TORNEREMO ITALIA, 2 CONFERENZA NAZIONALE MODERN MONEY THEORY (MMT)

Orari: Sabato 9.00 -13.00 / 15.00 -19.30 • Domenica 9.00-13.00 / 15.00 -17.00

sabato:

09.00 video introduzione.

09.30 Barnard: MMT di base, bilanci settoriali, dati sull’Italia.

10.00 Parguez: Cosa è andato male con la creazione dell’euro.

10.30 Forstater: il denaro dello stato è imposto dalle tasse.

11.00 Forstater: la finanza funzionale.

11.15 Forstater: il governo non spende come una famiglia.

11.30 Mosler: cosa devono fare la Banca d’Italia e il Tesoro con la nuova lira sovrana.

12.15 DOMANDE dal pubblico.

15.00 Forstater: le isterie del deficit e del debito.

15.30 Mosler: cosa sono i titoli di stato e a cosa servono.

15.45 Parguez: alcune note sulle menzogne dell’economia neoclassica oggi.

Parguez: le conseguenze del trattato fiscal compact.

16.15 Forstater: l’inflazione.

Forstater: la piena occupazione è un bene per tutti.

16.45 Mosler: ci sarà svalutazione e inflazione con le nuove lire?

17.00 Mosler: come un’Italia sovrana può controllare le banche e il “mostro finanziario”.

17.15 Parguez: smontare i miti dell’austerità: chi era spendaccione in Europa?

17.30 Mosler: risparmi, fondi pensione privati, esportazioni.

17.45 DOMANDE dal pubblico.

Domenica:

09.00 introduzione Barnard.

09.05 Mosler: l’economia italiana è 80% piccole medie aziende e professioni.

09.50 Forstater: lezioni dall’Argentina su come affrontare il ritorno alla sovranità monetaria.

10.40 Parguez: la verità nascosta: le austerità europee mirano al ritorno del neofeudalesimo.

11.30 Mosler: come i crediti d’imposta a livello di amministrazione locale possono aiutare subito le piccole medie imprese.

15.00 – 17.00possibili integrazioni e DOMANDEdel pubblico.

Tags: diretta streaming summit, summit MMT cagliari



http://democraziammt.info/site/2012/10/ ... -cagliari/


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L’Italia della “Liretta”: sfatare il mito

di Valerio Spositi

Scritto da redazione il 6 novembre 2012. Pubblicato in storia economica


Da quando l’ipotesi dell’uscita dall’Eurozona dell’Italia ha trovato (poco) spazio anche nei talk show, nei telegiornali e nei quotidiani (anche se non tutti) è sempre più frequente imbattersi in commenti del tipo: “Torneremo all’Italia della Liretta. Che fine faremo? Lo Zimbabwe? Saremo un paese da Terzo Mondo!”.

A fronte di tali affermazioni, vedremo come quest’ultime sono prive di fondamento grazie all’ausilio di grafici ed analisi economiche e statistiche della Banca d’Italia, ISTAT, OCSE ed istituti finanziari internazionali come Thomson Reuters.

Come chiunque sa, oggi siamo in recessione (ovvero con un PIL negativo) con prospettive di peggioramento per il 2013.
Andiamo a vedere allora com’era la produzione industriale italiana prima dell’entrata nella moneta unica, confrontandola con quella relativa agli altri paesi principali dell’Eurozona, e com’è oggi.

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Il grafico che vedete qui sopra è stato riportato dalla Banca d’Italia nella Relazione Annuale del 2011 nel capitolo “Andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’Euro”.
Come potete benissimo notare, nel 2001 l’Italia era la “prima della classe”. Il paese più produttivo.
Oggi, nell’Eurozona, l’Italia, come potete notare nella parte del grafico relativa all’anno 2012, è sprofondata al penultimo posto, prima della Spagna. La produzione industriale italiana è stata distrutta.
Ma date un’occhiata a chi, mentre nel 2001 era l’ultima della classe, ora, nell’Eurozona, è invece la prima: la Germania.

Spostiamoci ora sulla competitività dei principali paesi europei prima dell’entrata nell’Eurozona e dopo.



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Anche il presente grafico è stato presentato dalla Banca d’Italia nella Relazione Annuale del 2011 nel capitolo “Andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’Euro”.
Potete benissimo notare come, prima del 2002, l’Italia e la Germania stavano più o meno alla pari in termini di competitività sui mercati. Erano le migliori d’Europa, mentre nel 2011, dato che un aumento dell’indicatore indica una perdita di competitività, la Germania dell’Euro (ed in misura minore anche la Francia) ci ha sorpassato di gran lunga.
Relativamente alla Germania è bene ricordare, però, come essa abbia completamente schiacciato il costo per unità di lavoro già dalla fine degli anni ’90 per prepararsi all’entrata nell’UEM. Nelle parole di Jan Kregel del 1998:

“La Germania sembra aver adottato una politica di controllo della crescita dei salari nominali a un tasso che è inferiore alla crescita della sua produttività interna. I costi unitari del lavoro tedeschi sono in calo… Se la Germania infatti continua a cercare, come sembra abbia fatto per circa due anni, di abbassare i suoi costi unitari del lavoro al 5 per cento – cioè a prezzi che sono sostanzialmente inferiori a quelli degli altri Paesi europei, senza più la possibilità, come è avvenuto in passato, di rivalutare il marco rispetto alle altre valute – questo significa che, se io sono un costruttore o un governo di un Paese europeo non tedesco, sperimenterò margini di profitto in calo finché anch’io non riuscirò a comprimere i miei costi unitari del lavoro. Pertanto, se vi è il rischio associato con l’introduzione dell’UEM di una moneta unica nelle condizioni in cui la Germania sta praticando una politica basata sulla convinzione che in termini assoluti i costi salariali sono troppo elevati rispetto all’Asia e agli Stati Uniti – non internamente, relativamente all’Europa – ci saranno pressioni deflazionistiche molto forti sulle retribuzioni degli altri paesi europei, che produrranno un rischio che è, direi, ora approssimativamente in equilibrio tra inflazione zero e deflazione“

E’ esattamente ciò che è accaduto e che sta accadendo.

E per quanto riguarda il commercio estero? Chi era il paese dominante?
Per rispondere a questa domanda è sufficiente mostrarvi questi grafici, mostrati dagli economisti MMT Stephanie Kelton, Marshall Auerback, William Black, Michael Hudson e dai uno dei padri della Teoria del Circuito Monetario, Alain Parguez, al Summit di Modern Money Theory di Rimini tenutosi dal 24 al 26 Febbraio 2012.

Questo grafico mostra le partite correnti (export-import) dei principali paesi dell’Eurozona prima che adottassero l’Euro, nel 1997.



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L’Italia godeva di un surplus commerciale, mentre la Germania era in deficit.
Guardate ora cosa è accaduto con l’introduzione dell’Euro.



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Chi ci ha guadagnato?

Come riportava anche Il Sole 24 Ore il 6 Giugno 2012:

” [...] E qui arriva il primo dato che dà la dimensione di quanto la Germania fino ad oggi stia tecnicamente beneficiando, in termini finanziari ed economici, da questa crisi. Nei giorni scorsi il Bund tedesco a 10 anni prezzava un rendimento dell’1,345% annuo, mai così basso nella storia. Se si depura questo tasso per l’inflazione (che viaggia oltre il 2%) si ottiene un rendimento reale negativo. Dato che, letto al contrario, equivale a una sorta di ristrutturazione gratuita del debito pubblico tedesco. Niente male, come vantaggio in tempi di crisi. Anche perché questo avviene mentre i vicini, quelli più a Sud, annaspano, costretti a pagare rendimenti reali da record sul debito. E qui arriva il secondo vantaggio della Germania da questa crisi, questa volta più economico che finanziario. Negli ultimi mesi è infatti aumentato lo shopping della Germania di imprese italiane ed europee a prezzi scontati. Ma non finisce qui. La Germania, quello stesso Paese che nel 1997 pagava sui Bund a 10 anni un tasso del 5,5%, non lontano dal 6,1% dei BTp di quel tempo, funziona alla grande con l’euro. Lo dimostrano i dati sulla bilancia dei pagamenti correnti (che registra tutte le transazioni economiche di un Paese tra residenti e non residenti e quindi anche il saldo import-export). Dal 1989 al 2000 (quindi in piena fase pre-euro) la bilancia dei pagamenti correnti della Germania era in rosso per 126 miliardi. Dal 2001 al 2012 (qundi in piena fase euro, comprendendo anche l’attuale fase di crisi dei Paesi periferici) è balzata in positivo a quota 1.791 miliardi (dati Bloomberg rilanciati dalla trasmissione televisiva “Mercati, che fare” di Banca Mediolanum). E l’Italia? Prima dell’introduzione dell’euro aveva una bilancia dei pagamenti correnti positiva (53 miliardi) contro -388 accusati nel periodo successivo [...]“

Altre esternazioni (prive di fondamenta) che è facile sentire sono quelle relative al debito pubblico, agli eccessivi deficit di bilancio, all’inflazione degna di Weimar e quant’altro.
Andiamo ora a vedere, secondo l’ordine pocanzi scritto, il problema del debito pubblico e dei deficit di bilancio.
Ho già scritto più volte come un paese con piena sovranità monetaria ed una fiat money non possa mai fallire, neanche a fronte di debiti pubblici giganteschi.
Ciò è stato oggetto di numerosi studi accademici e soprattutto da parte dell’economista Charles Goodhart, professore alla London School of Economics che ha lavorato anche nel Bank of England Monetary Policy Committee dal 1997 al 2000.
Anche l’ex governatore della FED Alan Greenspan è dello stesso avviso:

“Gli Stati Uniti possono pagare ogni debito che hanno perchè possiamo sempre emettere moneta per farlo, quindi c’è una probabilità pari a zero di fare default.”

Per quanto concerne i deficit di bilancio, ne ho già parlato in un mio articolo pubblicato tempo fa ma andiamo ad analizzarli più nel dettaglio con l’ausilio del seguente grafico.



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Il presente grafico mostra i Bilanci Settoriali dell’Italia in percentuale al PIL.
Come potete notare, ad un deficit di bilancio governativo (Public sector financial balance) corrisponde (specularmente) un surplus di bilancio privato (Private sector financial balance).
Ciò sta a significare che un deficit di bilancio del governo (G > T, Spesa pubblica > Tassazione) comporta un aumento della ricchezza finanziaria netta per il settore privato (famiglie, aziende, banche).
Più il governo è in deficit più la ricchezza finanziaria netta di famiglie e aziende aumenta.

Qui di seguito possiamo vedere una ulteriore analisi dei Bilanci Settoriali ma questa volta relativa agli Stati Uniti d’America, utilizzata dalla Prof.ssa Stephanie Kelton in un suo articolo:



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Stessa situazione come per l’Italia. Ad un deficit governativo corrisponde un surplus privato. Di seguito un ulteriore grafico dei Bilanci Settoriali dal 1952 al 2011 degli USA.



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Ma noi siamo nell’Eurozona, dove non possiamo più emettere la nostra moneta per finanziare la spesa pubblica ma dobbiamo prendere in prestito dai mercati dei capitali privati internazionali (banche commerciali, fondi d’investimento, fondi pensione, hedge funds, ecc…) ogni singolo Euro ai tassi d’interesse decisi dai mercati dei capitali medesimi.
Questa è la principale e drammatica causa della crisi dell’Eurozona.
Per entrarvi più nel dettaglio possiamo leggere cosa scrisse un altro economista della Modern Money Theory nel 1998, ben 4 anni prima che l’Euro diventasse la moneta unica, Mathew Forstater:

“[...] le forze di mercato possono richiedere una politica fiscale pro-ciclica durante una recessione, aggravando gli effetti recessivi… Anche se non ci fossero limiti imposti sul deficit dei Paesi e dei debiti nazionali, la struttura della UEM rende quasi impossibile per un Paese adottare una politica anticiclica di bilancio anche se ci fosse la volontà politica. Questo perché, cedendo la loro sovranità monetaria nazionale, i Paesi non sono più in grado di condurre una politica fiscale e monetaria coordinata, essenziale per una risposta completa ed efficace alle crisi periodiche della domanda [...]“

Per concludere, passiamo a vedere i dati relativi all’inflazione connessa al risparmio delle famiglie e alla chiusura del credito da parte delle banche alle imprese.

Attenendoci ai dati ISTAT, nel 1980 l’Italia aveva un’inflazione pari al 21,2%. Molti ora staranno pensando che eravamo nella situazione dello Zimbabwe, di Weimar, era l’anno in cui le famiglie consumavano tutto il loro reddito, non risparmiavano nulla poichè i prezzi continuavano a salire senza sosta.
Stando ai dati OCSE, questa semplificazione (l’ennesima priva di fondamenta) non regge.
I dati OCSE ci dicono che nel 1980 il risparmio delle famiglie era il 25%: il più alto risparmio al mondo.
Ma vediamo anche i dati relativi al 1990, con un’inflazione molto più bassa: il risparmio privato delle famiglie era aumentato al 25,5% (dati OCSE) e l’inflazione viaggiava al 6,5% (dati ISTAT). Ancora l’Italia leader mondiale del risparmio delle famiglie.
Nel 2009, sempre secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, avevamo un’inflazione pari allo 0,8%. Gli economisti tromboni della televisione diranno che questo è un ottimo livello, che con un’inflazione del genere siamo un paese moderno, ricco e produttivo.
Ahimè nemmeno questa affermazione supera la prova dei fatti.
Sempre l’OCSE afferma che nel 2009 il risparmio delle famiglie era crollato al 6,8%.
Era crollato quasi 4 volte tanto.

In conclusione, vediamo ora quali sono le cause principali del “credit crunch” delle banche nei confronti delle imprese italiane, delle quali ne falliscono migliaia ogni giorno.



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La linea rossa rappresenta le “aspettative generali sull’outlook economico”, cioè sulla prospettiva dell’economia.
Le banche sanno che lo Stato italiano non può più emettere moneta per far ripartire l’economia italiana; sanno che ora la creazione di attività finanziarie per i cittadini e le imprese è completamente in mano alle banche, dato che lo Stato è stato tolto di mezzo.
Con la differenza però che lo Stato crea ricchezza finanziaria netta, un’attività netta per cittadini ed imprese, mentre le banche commerciali creano attività sempre controbilanciate da passività, ovvero zero ricchezza finanziaria netta.
Le banche sono pro-cicliche, ovvero seguono il ciclo economico:
ad una situazione di espansione economica le banche prestano e finanziano gli investimenti; ad una situazione di recessione, come quella in cui ci troviamo, chiudono i rubinetti facendo crollare l’economia.

In questa situazione di recessione economica dovuta all’Eurozona, l’Italia si trova con un tasso di disoccupazione all’11% ed un tasso di utilizzo della propria capacità produttiva peggiore di tutti gli altri principali paesi europei, come mostra il seguente grafico elaborato dall’istituto Thomson Reuters



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A fronte di tutto ciò, abbiamo compreso come il mito dell’Italia della “Liretta” è un falso. Abbiamo compreso come l’Italia della Lira era l’Italia che entrò nel G7, l’Italia che con il suo export terrorizzava i tedeschi e l’Italia che era la prima economia europea per produttività industriale. Eravamo i leader delle economie europee.

Dopo 10 anni di Euro, siamo tra i “maiali” d’Europa.

FONTE: http://www.enricoberlinguer.it


http://democraziammt.info/site/2012/11/ ... e-il-mito/


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