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MessaggioInviato: 11/12/2011, 00:59 
Questo esperimento potrebbe dimostrare il passaggio da una dimensione ad un'altra o la possibilità di viaggi spazio temporali?.[;)]
Noi invece mandiamo ancora le fotografie di Galileo su altri pianeti!!.[:261]


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MessaggioInviato: 11/12/2011, 11:27 
L'esperimento è interessantissimo, risolve il problema della perturbazione durante l'osservazione che poteva invece avere l'entanglement di singole particelle; Quanto meno qui l'output è esterno all'oggetto e nell spettro luminoso.
Il problema ancora da superare, volendo costruire un sistema di comunicazione che sfrutti l'entanglement tra "A" a "B" è che la reazione quantistica alla sollecitazione di "A" per le conoscenze attuali, rimane comunque casuale al 50%;
Ovvero, semplificando il discorso, se stimolo "A", ho al 50% uno 0 e al 50% un 1; "B" si allinea immediatamente, ma allo stato attuale essenzialmente non sai controllare se A trasmetta uno zero od un uno, quindi è un sistema ancora inutilizzabile o almeno non arrivo a capire come sfruttarlo!
Saluti!


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MessaggioInviato: 11/12/2011, 11:42 
Secondo le dichiarazioni di Corbucci, è stato elaborato e brevettato un sistema di comunicazione istantaneo basato sull'entanglement:


Quel niente di un neutrino
http://mondiparalleli.blogfree.net/?t=3752182
di Massimo Corbucci

Già nel lontano 2005, il fisico Massimo Corbucci teorizzava la possibilità che i neutrini viaggiassero più veloci della luce...
II neutrino è rappresentativo della materia e del “niente” che sembra essere la materia stessa. Perché è “privo” di massa? In che modo questo “fantasma” ha ispirato un modello di comunicazione istantanea che potrebbe rivelarsi epocale per le telecomunicazioni? Marte e la Terra possono comunicare istantaneamente?




Vorrei convincervi dell’inconsistenza” della materia, rispetto a ciò che la crea, che non abita in questo mondo, ma nella casa di Dio. (Ciò che crea il mondo al posto dei Bosone di Higgs, vedi n°8: L’origine della materia).
Non avrei mai pensato che preparando una dissertazione sul neutrino, avrei scoperto il modo per rivoluzionare le telecomunicazioni, nel settore spaziale; consentendo di mettere in contatto, per esempio la Terra con Marte a tempo zero. Lo stesso vale anche se riferito a distanze molto più lontane, che ora con questa rivoluzione concettuale diventano vicine, come non mai! Semmai fosse un giorno possibile, utilizzando le “gallerie direttissime intergalattiche” (vedi n° 10) arrivare su un pianeta di un sistema solare, di una galassia distante dalla nostra miliardi di anni luce, potremmo in tempo “reale” interloquire con la Base a Terra e ricevere-inviare istantaneamente delle immagini! C'è un principio elementare della fisica che lo consente e io stesso, che ho scoperto il Vuoto Quantomeccanico, ne ho colto l’importanza pratica, riflettendo sull’uso dei neutrini in telecomunicazioni, oggetto di un’importante ricerca che ha iniziato da poco la Pirelli in Italia.
Infatti, quest’azienda italiana non produce solo pneumatici, ma ha, anche, un settore per l’informatica e si occupa di tecnologie innovative nelle telecomunicazioni via cavo e di recente ha allestito un settore di ricerca sui neutrini, stimolata dalla possibilità di divenire “pioniera” di un nuovo sistema per tele-comunicare, basato appunto sull’impiego di un “getto” neutrinico al posto delle classiche onde radio. L’idea geniale si basa sul fatto che i neutrini attraversano tutto, senza la minima attenuazione da “impatto”, pertanto sembra che possano servire a mettere in contatto due punti, qualunque ostacolo vi sia interposto e qualunque sia la distanza da coprire.

Ero già al corrente di esperimenti “top secret” che le Grandi Potenze stanno conducendo, tra sottomarini, per trovare un modo atto a comunicare da una faccia all’altra del Globo terrestre e, riflettendo sul programma di ricerca della Pirelli, estremamente costoso e irto di difficoltà tecniche da superare, ho avuto un’illuminazione (!) - di quelle che ti fermano il cuore per qualche secondo. Esiste un modo per mettere in comunicazione due punti, comunque lontani tra loro, senza irradiare alcunché, nè onde radio, tantomeno raffiche di neutrini. Mi sono detto: «Qualora la Pirelli riesca a trovare il modo di “modulare” un fascio di neutrini e abbatta tutti i problemi legati alla “rivelazione” stessa di queste particelle fantasma, si aprirà un nuovo capitolo nel campo delle telecomunicazioni spaziali, poiché basterà orientare dei cannoni neutrinici, in modo che colleghino stazione terrestre e astronave, e non costituirà più un problema il fatto che l’astronave si trovi coperta da un pianeta o da una fascia d’interferenza impenetrabile».

Dopodiché ho passato in rassegna tutti i vantaggi, rispetto all’impiego delle onde radio e non mi è sfuggito che si abbatterebbe persino l’attenuazione data dal quadrato della distanza, ma... restava pur sempre il tempo di propagazione dato dal limite della velocità della luce ... che invece sarebbe abbattuto se al posto dei neutrini si impiegasse... (!!!) Volevo dimostrarvi l’inconsistenza della materia, per sollecitare la riflessione sulla possibilità che la “spiritualità” sia più realistica del “materialismo”e mi sono trovato improvvisamente ad avvertire la sensazione che se Dio bussasse sulle pareti dell’universo, il “toc toc” mi avrebbe subito rintuonato nell’orecchio.
Concedetemi questa enfatica espressione, perché direi, maggiormente rapito dalla straordinarietà di tutto ciò, che da quel giorno mi sembra che le pareti dell’universo si siano tanto avvicinate, che solo sporgendomi un poco, posso mettere la testa fuori, come nella “visione di Ezechiele” di Carl Von Stemberg! Fatte queste premesse, dove sembra di parlare di metafisica, piuttosto che di Fisica Nucleare, entriamo subito nel cuore dell’atomo, anzi nella “pelle” dell’atomo, perché a dire il vero i neutrini rappresentano l’epidermide atomica. Mi perdonino i Dermatologi, ma dovrei chiedere scusa ai Fisici per questa licenza che mi prendo di metterla sempre sul piano dell’esemplificazione, per farmi capire anche da chi non ha avuto la “s-fortuna” (!) di farsi andare il cervello in fumo all’Università.

Il neutrino, questo sconosciuto
Già il fatto che nell’atomo ci siano elettroni e protoni, sarebbe più che sufficiente. Però c’è altro! Leggendomi dal numero 8 avrete familiarizzato coi nomi tipo i barioni, i bosoni etc. State tranquilli che tra non molti numeri uscirà un articolo che parlerà di una visione d’insieme dell’atomo, il quale riporterà un prezioso quadro sinottico, utile a ricordare nomi e quantità di tutte le particelle sub-atomiche. Per gli stessi Fisici è penoso prendere atto dell’esistenza di particelle, di cui si poteva benissimo fare a meno. Pensate che nel 1936 il grande Fisico Isidor Rabi apprendendo della scoperta dell’elettrone pesante muone, commentò: “Ma chi l’ha ordinato?” Il neutrino, invece, è una di quelle particelle, di cui si è sentito il bisogno che esistesse. In un certo senso è stata ordinata. Perché? Vi spiego bene la cosa. C’è in Fisica un principio, che si chiama “di conservazione dell’energia”; secondo il quale i conti devono sempre tornare. Quando cominciarono i primi esperimenti sulla radioattività, sembrò in prima analisi che la radioattività beta fosse misteriosamente caratterizzata da una stranezza inquietante: un nucleo si disintegra in un nucleo “figlio” e si libera un elettrone. Questi due dovrebbero a norma ripartirsi l’energia nello stesso modo.
Nel 1914 James Chadwick aveva notato qualcosa di strano sugli elettroni emessi nella radioattività beta: avevano una “gamma” di energia, piuttosto che un valore ben definito. Perché si riscontrava una gamma di valori dell’energia, quando le particelle prodotte erano solo 2? Il padre dell’atomo Niels Bohr era persino disposto a rinunciare alla legge di conservazione dell’energia, dentro “piazza atomo” pur di non impazzire. Fu Wolfang Pauli a salvare il principio di conservazione e a trovare l’inghippo. L’elettrone che si liberava nel decadimento beta, disse Pauli, era accompagnato da una particella invisìbile, con la quale divideva l’energia disponibile! Pauli inizialmente aveva chiamato la particella neutrone, ma quando nel 1932 fu chiesto ad Enrico Fermi se questo fosse lo stesso neutrone che sta nel nucleo degli atomi, si ebbe come risposta: «No!!! Il neutrone di Pauli è assai più piccolo!». «Allora è un neutrino?» «Si è così. Disse Fermi».
La particella “fantasma” di cui stiamo per parlare dettagliatamente, ebbe il suo battesimo dal nostro grande Fisico e da allora i misteri intorno alla sua natura non sono ancora stati chiariti. Vediamo di chiarirli.

Il mistero della massa
Bisogna premettere che le particelle sub-atomiche non sono come arance, piene di succo e di polpa, eppure hanno quella proprietà, che in fisica si chiama massa. Inoltre hanno un’altra proprietà che si chiama carica. Non pensate che siano concetti facili da capire la massa e la carica. Nel mondo di tutti i giorni, quando prendiamo su la borsa della spesa, piena di bottiglie di birra e di scatolame, crediamo di comprendere... Anche per la carica, ci hanno fatto vedere esperimenti dove strofinando la penna sulla lana, questa poi tira su pezzi di carta. In fisica nucleare dovete immaginare le particelle come se fossero coccodrilli che vi possono venire addosso, mentre voi state immersi in acqua. Ebbene, è più pericoloso stare vicino a coccodrilli enormi, ma affatto aggressivi o a piccoli coccodrillini estremamente aggressivi?
Avete capito cos’è la carica, credo!
Ora vi spiego bene la massa: vi hanno regalato dei coccodrillini neonati e voi li avete gettati nella vostra vasca da bagno. Poi vi siete dovuti assentare un mese da casa per lavoro. Rientrando a casa, c’è da temere che aprendo la porta del bagno vi imbattiate in enormi rettili, che vi possono mangiare in un boccone? Assolutamente no, se nessuno ha dato da mangiare a quegli “animaletti”. In mancanza di cibo, nessun animale diviene gigantesco. Questa è una fondamentale lezione di fisica nucleare! La più importante. Pensate che Peter Higgs è divenuto il Fisico più famoso del mondo, per aver riflettuto sul fatto che in mancanza di massa da mangiare le particelle sub-nucleari non diventano piene di massa!

Due diverse correnti di pensiero sull’origine della massa
La prima e più accreditata è quella corrente di pensiero che fa capo alla “scuola” di Peter Higgs: l’atomo è come un convitto di frati, in mezzo ai religiosi si aggira un sant’uomo che dà da mangiare a tutti. Il sant’uomo per analogia è il Bosone di Higgs. La seconda, meno accreditata, poiché fa capo alla mia personale scuola, è men che una corrente di pensiero, tuttavia dopo il mancato risultato della Particella di Dio a Ginevra è la più probabile: negli shell elettronici e nel cuore del nucleo atomico vi è una specie di “pozzo senza fondo”, da dove le particelle attingono la massa. (Quello che genericamente ha preso nome di Vuoto Quantomeccanico. C’ è il V.Q.M. leptonico da dove i “leptoni” o particelle “leggere” succhiano la massa, come con la cannuccia delle bibite, e il V.Q.M. adronico da dove gli “adroni” o particelle “massicce” succhiano come pompe idrovore, copiosamente, massa)

Il grande mistero epistemologico e fisico del neutrino “privo” di massa
Qualora io non avessi saputo che il termine “privo” deriva dal Latino “primus” = che sta avanti a tutti, avrei fatto solo la scoperta di fisica straordinaria, che dà ragione del comportamento “sfonda-materia” del neutrino, ma non avrei potuto spiegarvelo nel modo che lascia i Fisici esterrefatti, poichè per loro, abituati a correlazioni fisico-matematiche, non ci possono essere particelle sub-nucleari prive di massa, semmai con massa tendente a zero. Del resto, ricordo quando il grande Gell-Mann espresse il desiderio di capire l’etimologia di tutte le parole e I’origine delle parole stesse in tutte le lingue dei mondo. Erano gli anni in cui gli fu conferito il Nobel per la scoperta dei quark. (Colgo l’occasione per promettervi un articolo sulla ragione per cui si parlano diverse lingue nel globo-sferico terrestre, che non sarà di Fisica)

Ora, purché non vi impressioniate troppo, guardate quant’è inquietante la ragione del fatto che il neutrino debba essere privo di “m”. Vi premetto cosa succede al neutrino, incontrando la materia. Pensate, che se tutto l’universo fosse di piombo, il neutrino l’attraverserebbe tranquillamente, senza il minimo “impatto”.
Normalmente, quando due atomi o due particelle si scontrano frontalmente, accade qualcosa. Nel caso di specie degli atomi, vi è una sorta di “air bag”, rappresentato dalla cosiddetta “barriera di Coulumb”, vale a dire da quella repulsione elettrostatica, che per effetto della stessa polarità di “carica”, fa da respingente, prima ancora che vi possa essere un impatto. Ovviamente, quando la velocità di impatto è tale, che la quantità di moto vince la “barriera di Coulumb”, avviene un “impasto”: gli elettroni e i protoni di un atomo s’impastano con quelli dell’altro e viene fuori un nuovo atomo avente per numero atomico la somma dei due. (Due atomi di alluminio n.a. 13 scontrandosi potrebbero dare un atomo di ferro n.a. 26)
Del pari, quando un protone si scontra con un elettrone, si forma un neutrone e l’impatto è accelerato anche dalla carica contraria che li fa attrarre ancor di più. E’ quello che accade nelle stelle, con la neutronizzazione. Il bello è che quando si incontrano anche i quark, di cui è fatto un neutrone, sapete cosa viene fuori? (Quarkizzazione di una stella!) Resta un buco nero. State per capire uno dei più grandi misteri del Creato!!! Ma certo! Scontrando la vostra “panda” con un’altra utilitaria non viene fuori una “audi”, perché nel nostro mondo macroscopico le dimensioni non si impastano. (Rileggetevi il mio articolo sul n° 11). Nel mondo sub-atomico è molto più evidente come funziona la realtà: ogni particella “vive” nella sua dimensione fermionica e l’incontro di particelle diviene il passaggio da una dimensione ad un’altra. E il neutrino allora?
Ci siamo. Siamo arrivati al punto cruciale: il neutrino non “vive” in nessuna dimensione fermionica. E’ “borderline” rispetto all’esistenza. Un fantasma, insomma!!! (I fantasmi attraversano porte, muri maestri, montagne e non si fanno niente… nei films…) Dove s’indova il neutrino? La risposta risolve un annoso problema della fisica nucleare, che sembrava irrisolvibile. Uno di quelli che hanno fatto impazzire fisici da quasi un secolo, ormai. Da questo momento tutto quello che leggerete è da ritagliare e mettere via.
Era il lontano Dicembre 1976, quando uno studente di Fisica, che si chiamava come me, perché ero io circa 30 anni fa, prese carta e penna e si mise a disporre tutti gli elettroni intorno al nucleo, secondo un ordine molto diverso da come erano disposti sui libri.
Il criterio seguito: dovetti tener conto del dato concettuale che, a partire dal nucleo, i livelli atomici dovevano essere tanti, quanti quelli funzionali a distribuire il numero di elettroni x. in cui l’ultimo si allineava con tutti gli ultimi orbitali a massimo livello energetico, contenenti l’elettrone con lo spin nello stesso verso. Ne derivarono 8 livelli. Anche la dicotomia dei “gruppi” orbitali divisi per livello energetico s,p,d, veniva fuori perfetta. Orbitali tipo “s” e “p” fino al numero atomico 18, livello quantico n=3, dopodiché un salto al livello quantico n=4 per gli elettroni 19 e 20 e una bella “regressione” al livello 3 per collocare giustamente l’elettrone 21, che ha si regredito di livello, ma beneficia di un orbitale di tipo “d”.
E nel nucleo compare giustamente il primo barione a spin 3/2!
Sembrava la perfezione fatta rappresentazione grafica. Avevo capito perfettamente il criterio dell’aufbau atomico. (Aufbau in tedesco significa nientepiù che edificio. Certo questa parola mi ha aiutato a concepire l’atomo come un palazzo dove c’è la scala A con 50 inquilini e la scala B con 62 inquilini, per un totale di 112 e dove gli scantinati sono 9 in meno degli appartamenti, dacché il Creatore ha dovuto scavarvi il “pozzo senza fondo” che serve ad attingere la massa di cui si nutrono le “unità abitative”, non meno per far “viaggiare” la gravità all’interno degli atomi, ovvero come wormhole). Poi passai al ragionamento sui neutrini. Riflettei che le particelle neutre sono affiancate alle particelle cariche in un ordine che è diverso, se stiamo parlando del nucleo o degli shell elettronici.
Nel nucleo, dopo le particelle cariche + si affianca una neutra. Infatti dopo il Protone viene il Neutrone. Negli shell “prima” delle particelle cariche - si affianca una neutra. Infatti prima dell’elettrone viene il neutrino.
Scrissi a quel tempo: “Per i leptoni (sono gli elettroni!) accade che le particelle neutre nel precedere quelle cariche (-), si ritrovino fuori dall’aufbau, sganciate così dal meccanismo di assorbimento della massa dal Vuoto Quantomeccanico”. Scusate se me lo dico da solo, ma è un capolavoro concettuale, che permette finalmente di capire il dilemma della fisica del neutrino “privo” di massa. E’come se i neutrini fossero “ospiti” dei palazzo atomo, sfrattati dalle mura dell’edificio, che rimangono pertanto fuori, senza nessuna possibilità di attingere massa dal pozzo “leptonico”, rappresentato da quelle 4 caselle nere che si vedono nell’ordine di riempimento dei livelli atomici. E’ forse un modo ingenuo e semplice di spiegare la fisica, ma se serve a capirla, mi sia consentito di ricorrervi.
Come si “rivela” il neutrino? Questa è una bella domanda, che persino un medico-legate, non competente di fisica, riuscì a formularmi, dopo aver letto l’articolo su Newton, dove si parlava del progetto della Pirelli di comunicare attraverso getti controllati e modulati di neutrini. Debbo dire che, preso alla sprovvista, mi trovai sulle prime soverchiato dal paradosso particella-fantasma/possibilità di catturarla, perché quella domanda era emblematica di tutto il peso che sta sopportando il centro di ricerca diretto dal dottor Luca Gamberale, per far diventare realtà un sogno funzionante solo in teoria. Poi, risposi con rigore tecnico: «Devi pensare che il neutrino, quando viaggia isolato, in quanto svincolato dall’edificio atomico, è una particella fantasma. Quando, invece, fa parte dell’edificio atomico, immagina che sia come un ladro che si aggrappa ad un appartamento (elettrone) e anche ad uno scantinato di pertinenza di quell’appartamento (protone, neutrone ecc...); lanciando due corde con i rampini (bosone Z e bosone W rispettivamente). Un getto di neutrini riconducilo all’immagine di un’orda di ladri in gran numero.
Come si fa ad avvedersi di loro? C’è un modo infallibile. Scaraventarli dentro gli scantinati dell’atomo. Qualcuno di loro finisce tentato di afferrare quel sistema di corde a rampini a lui familiare, sollecitando la corda Z, da cui nel trambusto si libera un elettrone. L’elettrone liberato fa la spia che è arrivato un neutrino dentro il nucleo. Il problema è che è raro trovare un ladro stolto, che afferra il sistema di corde, e ne viene scovato uno ogni tanto, su una folla oceanica». Questa esemplificazione rende comprensibili le proporzioni pantagrueliche dei rivelatori di neutrini. Non a caso il primo rivelatore di neutrini pesava 25 tonnellate e si chiamava Gargamelle, come la madre del gigante Gargantua, la quale diede alla luce il suo titanico pargoletto da un orecchio, dopo essersi ingozzata di trippa e essersi chiusa l’alvo, come dicono i medici molto educati.
Il dottor Gamberale mi ha spiegato che hanno trovato un’alternativa al rivelatore gigantesco e questo mi rende possibilista sul fatto che davvero la Pirelli inventi la trasmissione a getto di neutrini. A questo proposito posso solo suggerire allo staff di Milano di esaminare attentamente il modello a 2 tipi di neutrini attaccati all’aufbau. Non sarei il solo fisico a pensare che i tipi di neutrini in gioco sono 2 e non 3. Anzi, è nota la difficoltà dei fisici a rivelare neutrini tauonici, che dovrebbero essere quelli più pesanti. La logica farebbe supporre che, i 3 tipi di elettroni (ammesso che ci siano) sarebbero:
1) quelli leggeri lontani dal nucleo, che fanno parte dello shell esterno di atomi di alto numero atomico, es.: il Mercurio
2) quelli medi, mediamente lontani dal nucleo, che fanno parte dello shell medio di atomi come per es.: lo Zinco
3) quelli pesanti, vicini al nucleo, che fanno parte dello shell interno di atomi, come per esempio l’Idrogeno.

Pertanto vi dovrebbero essere neutrini elettronici, neutrini muonici e neutrini tauonici. I Fisici importanti impegnati nella ricerca dei neutrini tauonici, non me ne vogliano, se li invito a vagliare la possibilità che siano 2 i tipi di neutrini. Gli elettronici e i muonici.

Un’idea da “confini della realtà”
Tanto alla fine di questo articolo sui neutrini, ciò che conta davvero non è se siano di 2 tipi o di 3 tipi, ma quello che mi hanno ispirato: la comunicazione istantanea! È a questo punto che per me è arrivato il momento della verità, che metterà la parola fine ad ogni dubbio sul fatto che accadrà o meno una rivoluzione epocale. Pensate alle ricadute sulla visione dell’Universo di fronte alla constatazione che ciò che inquadra con la telecamera una sonda in esplorazione sulla superficie del pianeta Marte, è visibile sugli schermi della NASA “istantaneamente” !!! Quando l’idea mi è balenata in mente, ne ho avvertito tutta la responsabilità. Non sto parlando di un’ipotesi teorica, ma di una cosa non solo fattibile subito, addirittura già sperimentata con esito totalmente positivo.
Il principio, concettualmente, è descrivibile cosi: avete presente una maniglia di una porta? Immaginate di prendere in mano una parte della maniglia e di portare l’altra parte su Marte e che, ruotando la maniglia, come per aprire la porta, possiate far ruotare la metà posta su Marte, come se vi fosse un quadrello lungo come la distanza Terra-Marte. Quando l’esperimento fu eseguito tra Ginevra e Roma, al posto delle maniglie che si abbassano, c’erano elettroni che cambiavano di spin. Girando lo “spin” di quello a Roma, istantaneamente girava lo spin di quello a Ginevra e viceversa. Quale “quadrello” analogo all’asse di ferro della maniglia, congiungeva Roma con Ginevra? Avete riconosciuto la forma, a semi-T coricata, vero?
Già, è il mio Vuoto Quantomeccanico Adronico intra-nucleo, di tutti i nuclei, di tutti gli atomi dell’Universo. Questa nozione mancava in fisica quando l’esperimento Roma-Ginevra fu compiuto e per questo fu “archiviato”. Lo so, è sconcertante! Basta ritirare fuori dai magazzini quegli invertitori di spin e quei rivelatori di spin, e il trasmettitore istantaneo per equipaggiare la prossima spedizione su Marte, e il gioco è fatto. Con pochi accorgimenti le variazioni di spin diventano informazioni audio e video e “tele-comandi i s t a n t a n e i”, laddove la luce viaggerebbe per 40 lunghi minuti.
Pochi giorni dopo averla avuto l’idea ne ho parlato ai miei migliori amici. Il primo è stato il Professor Marco Tomaselli, del GSI di Darmstadt, che si occupa da anni di accoppiamento degli spin, con basi teoriche molto diverse dalle mie, ovviamente. Proprio perché l’accoppiamento degli spin in fisica resta un fatto ancora tutto da-chiarire vorrei che già domani fosse ripetuto l’esperimento Roma-Ginevra, con le distanze che la NASA può mettere a disposizione. Nel caso in cui lo spin s’invertisse istantaneamente alla distanza Terra-Marte, si invertirebbe altrettanto istantaneamente a distanza intergalattica, anche di miliardi di anni luce. Questo sancirebbe che l’Universo deve essere ridimensionato!

Tratto da Scienza e Conoscenza n. 12 (http://www.scienzaeconoscenza.it/artico ... utrini.php)
Fonte: altrogiornale.org



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 19:37 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Secondo le dichiarazioni di Corbucci, è stato elaborato e brevettato un sistema di comunicazione istantaneo basato sull'entanglement:


Si ho letto, ma boh a quanto sappia non vi è un invertitore di spin come dice lui: c'è l'osservazione dello spin non la modulazione.

Semplicemente "osservi" la particella, la funzione d'onda collassa e troverai lo spin a + oppure a - :
E Le particelle entangled assumeranno valori conseguenti (se non perturbate nell'osservazione)
Ma non è che esiste un qualcosa che ti permette di modulare che spin abbia una certa particella, non è modulabile, magari ci fosse
il trasmettitore quantistico sarebbe già realtà da un pezzo!
(almeno è quanto sò)
Saluti!


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MessaggioInviato: 11/12/2011, 22:38 
Nel processo sembrerebbero coinvolti i neutrini...
Per invertire uno spin si utilizzano laser, ci sono stati esperimenti un po' di tempo fa volti alla costruzione di computer quantistici in cui è stato possibile invertire lo spin di un singolo elettrone in un transistor al silicio.
Sempre dall' informatica quantistica è possibile intuire l'idea dell'uso del neutrino nella trasmissione istantanea:



LOCALITY and NON-LOCALITY a co-existence principle?
http://www.teoriadelcampounico.it/FAQ-- ... iple_.aspx

RELATIVITA' DELLA SIMULTANEITA': Gli avvenimenti simultanei in un sistema di
riferimento non sarebbero necessariamente simultanei in un diverso sistema. Einstein

Sistema locale e sistema non-locale

La coesistenza della non-locality (coerenza, dimensione spazio, simultaneità)
e della locality (decoerenza, dimensione spazio-tempo, velocità finita).

L’avvenimento simultaneo, senza tempo, è proprio del sistema non locale al quale è riferibile solo la dimensione spazio senza tempo e confrontandolo con un sistema locale, il riferimento, la relazionabilità tra i due diversi sistemi non può appartenere al dominio del tempo, ma solo al dominio dello spazio.

Solo la dimensione spazio-tempo può contemplare riferimenti e/o confronti temporali.

Un sistema misto è “visto” dal sistema locale (sistema di riferimento a cui apparteniamo) come un effetto: l’effetto tunnel, in pratica, l’entanglement associato al processo di propagazione/conduzione.

Un passaggio di coerenza-decoerenza cioè di non-locality/locality.

I computer quantistici ed i loro q-bit sfrutteranno questa teoria.

L’immagine minima (fattore di scala minimo) di pochi “pixel” che possiamo inquadrare per questo concetto è quella della maglia spazio-tempo: un gruppo di neutrini tetragonalmente interconnessi; in coerenza di <spin elettronico> e in coerenza di <polarizzazione fotonica> su uno stesso piano di Planck che, insieme, raffigurano la coerenza, l’entanglement, la non-locality.

Il passaggio quantistico neutrino-neutrino, il salto quantistico tra un piano di Planck ed un altro raffigura l’elemento minimo del processo di propagazione/conduzione, la decoerenza, la locality.

La successione di salti quantistici tra neutrini di piani contigui sono la clock del tempo scandita dall’insieme di passi di propagazione dei fotoni (la velocità della luce, costante, la componente fotone: il campo elettrico) e degli elettroni che, ortogonalmente sullo stesso piano, insieme inscindibilmente, compongono il neutrino (nell’aspetto campo elettrico e nell’aspetto campo magnetico; inscindibili, due aspetti della stessa cosa).

Il nostro usuale mondo che consideriamo anche usualmente il nostro sistema di riferimento è la locality: spazio-tempo, quindi dominio del tempo e velocità finita per ogni possibile confronto e/o riferimento.

Nella nostra ottica usuale-sensoriale la contemporaneità, cioè il non tempo, implica anche non-spazio e velocità infinita, un assurdo per i nostri sensi perchè funzionano secondo le leggi della locality.

Noi ed il mondo fisico a noi usualmente tangibile ai nostri sensi siamo costituiti da un insieme di processi di propagazione/conduzione di neutrini.

L’onda, la fluttuazione di tali processi compongono i nostri eventi, la nostra stessa vita, ma anche la “vita” della materia.

… manifestations of material which would normally be mutually exclusive - e.g., local and not local, coherent and not coherent - are indeed measurable and make themselves evident, in a particular "transition area". One can speak of partial localisation and partial coherence, or partial visibility and partial differentiability.

In this transition area the Complementarity Principle, and the complementary dualism of nature, can be extended to be a co-existence principle, a parallel dualism. Nature has thus an ambivalent character previously unassumed. Atomic interferometry provides us with examples of this ambivalence. - Nature 437, 711-715, September 29, 2005 Source: Max Planck Society

Principio di coesistenza secondo la TCU

E' la coerenza della struttura fisica del fotone-elettrone che viene osservato, sperimentato, rispetto al campo elettrico o rispetto al campo magnetico insieme alla propagazione/conduzione.

La maglia spazio-tempo, la maglia di neutrini sono la chiave d'interfacciabilità delle due "coesistenti" realtà fisiche divise dai differenti piani di Planck.

"Coesistenza" significa sperimentare insieme i due aspetti di locality e non-locality. Anche su fattore di scala.

E’ possibile avere multipli interi complessi coerenti che manifestano fenomeni di non-locality. Entanglement atomico.

Così come multipli interi di piani di Planck: materia nell’aspetto della
locality.



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MessaggioInviato: 12/12/2011, 01:34 
Più sopra c'è scritto "la reazione quantistica alla sollecitazione di "A" per le conoscenze attuali, rimane comunque casuale al 50% " sarà così certamente.

Però se ho 100 elementi A (A1, A2, A3, A4......A100) e li sollecito tutti contemporaneamente almeno uno di questi attiverà B (B1 o B2 o B3 ....o B100) . Quindi attivando almeno 1 elemento del gruppo B diremo, convenzionalmente, che ho attivato '0'.

Invece con 100, diciamo F (F1,F2,F3,F4....F100) sollecitati contemporaneamente attiverò almeno 1 elemento del gruppo G (o G1, G2; G3.....G100) - G per convenzione rappresenta '1'.
Pertanto si riesce comunque ad ottenere il risultato desiderato perchè il gruppo B, se attivato, rappresenta sempre 0 mentre il gruppo G, se attivato, vale sempre 1. E questa è già comunicazione.

Il processo seguito invece si chiama, se non ricordo male, normalizzazione.


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Cita:
ubatuba ha scritto:




Teletrasporto: realizzato trasferimento di oggetti macroscopici

di: WSI Pubblicato il 04 dicembre 2012| Ora 13:27

Un team di ricercatori cinesi è riuscito a realizzare il trasferimento quantistico su un sistema atomico della grandezza di un millimetro. La scoperta apre nuove strade nello sviluppo di reti e computer quantistici.



Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Repubblica - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma - Se si pensa al teletrasporto, la prima cosa che viene in mente è la serie di Star Trek. Le avventure del capitano Kirk sono però molto lontane nel futuro, ed un sistema di teletrasporto come quello dell’Enterprise resta ancora nel mondo della fantascienza. Ma esiste un sistema alternativo, che sfrutta le leggi della Meccanica Quantistica e permette di "teletrasportare" piccole quantità di informazioni.

Passo dopo passo, gli scienziati stanno imparando ad applicare questo teletrasporto quantistico a sistemi fisici sempre più complessi. L’ultima novità in questo campo arriva da un team coordinato da Jian-Wei Pan del "Hefei National Laboratory for Physical Sciences at the Microscale", della University of Science and Technology in Cina e dell’Università di Heidelberg. Il gruppo di ricercatori ha infatti applicato per la prima volta il teletrasporto quantistico a un gruppo di 100 milioni di atomi di rubidio.

La ricerca, pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), è il primo successo nel teletrasporto quantistico di oggetti macroscopici. Oltre a far felici gli appassionati di fantascienza, questo nuovo risultato potrebbe avere un ruolo chiave nello sviluppo dei futuri computer basati sul calcolo quantistico.

Informazioni quantistiche. Prima di tutto bisogna specificare che l’esperimento quantistico condotto da Pan e colleghi è ben diverso dai sistemi di teletrasporto a cui ci ha abituato la fantascienza. In questo caso infatti non viene trasportato un intero sistema fisico, ad esempio scomponendolo e ricomponendolo in un’altra parte dello spazio.

Nel teletrasporto quantistico viene trasportata una piccola quantità di informazione sullo stato quantistico di un sistema fisico, ad esempio sugli stati di eccitazione dei suoi atomi. Dal momento che questo sistema si basa sulle leggi della Meccanica Quantistica, l’informazione non viene rappresentata dai comuni bit usati nei dispositivi elettronici classici. In questo caso si sfrutta il qbit, che in sostanza è il "cugino" quantistico del bit.

A differenza dei bit classici, che possono assumere i due stati binari 0 e 1, i qbit possono assumere molti più valori, dovuti alla sovrapposizione quantistica degli stati 0 e 1. E’ proprio questa la principale differenza fra i computer odierni e quelli futuri computer basati sul calcolo quantistico. Per elaborare le informazioni infatti, i secondi sfruttano le leggi della Meccanica Quantistica, come la sovrapposizione e la correlazione di stati quantistici, permettendo così una velocità di calcolo molto maggiore. Il teletrasporto di qbit realizzato in questo è quindi una versione quantistica del trasferimento di dati fra due unità di memoria.

Grovigli di quanti. Questa forma di teletrasporto è infatti resa possibile dai fenomeni descritti dalla Meccanica Quantistica, fra cui il cosiddetto entanglement. L’entanglement, che in italiano si potrebbe tradurre con "groviglio", si verifica quando due particelle, ad esempio due elettroni, si trovano ad interagire e vengono successivamente separate. Questo "incontro ravvicinato" contribuisce a creare una correlazione fra gli stati quantistici delle due particelle, ovvero il loro "comportamento". Di conseguenza, misurando le caratteristiche della prima particella è possibile risalire, anche se con un certo grado di incertezza, allo stato della seconda particella.

La cosa sorprendente dell’entanglement, che non ha alcun corrispettivo nella fisica classica, è che in questo modo è possibile "prevedere" lo stato quantistico di una particella anche se essa si trova molto lontana. Apparentemente si tratterebbe di una azione istantanea, in contraddizione con i principi della Relatività. Infatti, ogni interazione fra due corpi richiede un certo tempo, dovuto alla propagazione della velocità della luce, che viaggia a velocità finita. Questo paradosso, già osservato nel 1935 da Albert Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen, non crea però davvero problemi ai fondamenti della Relatività. Infatti, anche usando l’entanglement, non è possibile trasportare istantaneamente informazioni.

Teletrasporto di quanti. In questo nuovo esperimento di teletrasporto quantistico infatti, l’entanglement viene sfruttato per codificare e decodificare un qbit. I ricercatori hanno infatti teletrasportato l’informazione relativa ad un complesso sistema di circa 100 milioni di atomi di rubidio grande circa 1 millimetro. Considerando che esperimenti simili in passato erano stati condotti su singole particelle o su ioni, questo risultato rappresenta un passo avanti estremamente importante. In laboratorio gli scienziati hanno preparato una coppia entangled, cioè correlata, di questo granello di rubidio, e li hanno posti a circa mezzo metro di distanza. I due sistemi sono stati poi connessi da una fibra ottica lunga circa 150 metri arrotolata su sé stessa.

Nella prima fase del teletrasporto quantistico, gli scienziati hanno mappato lo stato di eccitazione degli atomi di rubidio in un fotone, cioè un "pacchetto" di luce, che ha viaggiato lungo la fibra ottica. Dall’interazione del fotone "messaggero" con un altro fotone e con il secondo sistema di atomi, è stato possibile così trasportare il qbit al secondo sistema. Gli scienziati hanno valutato che il teletrasporto è avvenuto con successo nell’88% dei casi. Questo processo rappresenterebbe quindi un sistema affidabile per trasportare dati fra due gruppi di atomi che si comportano come delle vere e proprie memorie quantistiche.

Verso i computer quantistici. Il teletrasporto quantistico potrebbe presto avere infatti varie applicazioni nello sviluppo di reti e computer quantistici. I sistemi come gli atomi di rubidio potrebbero infatti comportarsi come memorie quantistiche, come ricorda lo stesso Pan: "Da un punto di vista più pratico, il teletrasporto fra nodi di memoria quantistica potrebbe essere un modulo nelle future reti quantistiche per scambiare e trasferire informazioni. Un esperimento simile è stato condotto con singoli ioni. Il nostro esperimento, tuttavia presenta un tasso successo molto più alto".

Dovremo quindi aspettare ancora un po’ per costruire un teletrasporto in stile Star Trek, ma grazie ai fenomeni quantistici almeno i computer dell’Enterprise potrebbero essere davvero dietro l’angolo.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... opici.aspx




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MessaggioInviato: 19/09/2013, 01:04 
Un teletrasporto di qubit davvero affidabile
Il fenomeno di teletrasporto dei qubit, i bit d'informazione quantistica, può essere prodotto con un alto grado di affidabilità: lo dimostrano due studi indipendenti che rappresentano importanti progressi per la realizzazione di una nuova generazione di reti telematiche ottiche su larga scala.

Disporre di apparati per il teletrasporto quantistico veramente affidabili sarà più facile d'ora in poi, grazie a due lavori pubblicati sulla rivista “Nature”, che hanno aggirato con tecniche diverse alcune delle limitazioni dei dispositivi sperimentali realizzati finora.

Il teletrasporto quantistico si basa sulla capacità di produrre e misurare l'entanglement, la “fantasmatica correlazione a distanza", secondo la definizione di Albert Einstein, che s'instaura tra gli stati quantistici di due particelle e che viene mantenuta anche quando esse vengono allontanate a distanza arbitraria.

Il termine "teletrasporto", mutuato dalla serie di fantascienza Star Trek, è motivato dal fatto che se viene effettuata una misurazione su una delle due particelle, questa “collassa” su un ben determinato stato quantistico facendo collassare istantaneamente anche l'altra particella, in violazione di qualunque principio fisico sulla velocità della trasmissione di segnali.

Immagine
Rappresentazione schematica del qubit più semplice:
l'unità d'informazione binaria, che può assumere i valori 0 e 1, viene codificata da una
coppia di stati quantistici di un sistema microscopico (Wikimedia Commons)


Questo ambito della fisica quantistica s'intreccia con un altro, che riguarda la possibilità di costruire computer quantistici codificando le unità d'informazione binaria, i bit, in stati quantistici di fotoni o altre particelle (tipicamente, si utilizza lo spin, che presentandosi alternativamente negli stati “su” o “giù” per rappresentare gli “0” e gli “1” dell'informazione binaria).

Una delle difficoltà principali è produrre entanglement e trasmettere qubit in modo deterministico: nel caso dell'ottica quantistica a singolo fotone, campo in cui si sono concentrati molti sforzi di ricerca, si è utilizzato spesso un processo che produce spontaneamente fotoni entangled solo nell'1 per cento dei casi, mentre i metodi di misurazione spesso non superano efficienze del 50 per cento.

Akira Furusawa e colleghi del dipartimento di fisica applicata della facoltà d'Ingegneria dell'Università di Tokyo, autori del primo studio pubblicato da “Nature”, hanno sviluppato una tecnica ibrida che prevede il teletrasporto quantistico di qubit in “variabile continua” di un singolo fotone. Quello del teletrasporto in variabile continua è un recente ampliamento dei risultati ottenuti nel campo del teletrasporto di variabili discrete al caso di stati quantistici che vengono descritti da variabili che possono assumere valori all'interno di uno spettro continuo.

Il vantaggio è che utilizzando variabili continue, le sorgenti di entanglement e i protocolli di misurazione affidabili sono già stati messi a punto in precedenti studi: il sistema di Furusawa e colleghi ha infatti dimostrato di poter raggiungere un'affidabilità superiore al limite classico per il teletrasporto, compiendo così un notevole passo in avanti verso lo sviluppo di reti quantistiche ottiche su larga scala.

Nel secondo studio, Andreas Wallraff e colleghi del Dipartimento di fisica del Politecnico di Zurigo dimostrano il teletrasporto quantistico di qubit associati a un circuito superconduttore, di dimensioni dell'ordine dei 100 micron, realizzato su un chip e mantenuto alla temperatura di qualche millesimo di grado sopra lo zero assoluto. I qubit in questo caso sono costituiti dalle minuscole correnti che circolano nel circuito, che si comportano seguendo le leggi della meccanica quantistica. Gli autori sono riusciti a teletrasportare i qubit tra due sistemi separati da sei millimetri a un tasso di circa 10.000 volte al secondo, superando così in prestazioni altre realizzazioni simili. Il risultato rappresenta un notevole progresso per la realizzazione di di comunicazioni quantistiche nel dominio di frequenze delle microonde.



Fonte


Ultima modifica di zakmck il 19/09/2013, 01:08, modificato 1 volta in totale.


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Un computer quantistico necessita di continue correzioni, sia che sia a legame che a ricottura, anche se recentemente sono stati fatti passi avanti per risolvere il problema. Io resto dell'idea, come ho dettagliatamente illustrato nel topic riferito al captare le radio aliene, che in miglior e promettente metodo per trasmettere istantaneamente l'informazione, senza necessità di conferma 'classica', sia quello che utilizza registri costituiti da atomi artificiali ottenuti elettromagneticamente(qui Ighina non c'entra) con cariche reciproche; mi rifaccio, a questo proposito, alle configurazioni di Watts e, genericamente, del Dottor Aspect.


Ultima modifica di marino il 20/09/2013, 09:32, modificato 1 volta in totale.


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Ma il computer quantistico che quindi ha comprato google cos'è? E quantistico solo di nome ma non sfrutta l'entangled... Che delusione :|



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Max, anche se non mi occupo di sistemistica da tempo, mi tengo aggiornato, sia per quanto riguarda la programmazione in Python (DWAVE 2 lo si programma in tale linguaggio), sia nell'architettura di sistema. Ho studiato il processore del DWAVE 2 , il processore Ranieri e la matrice quantistica. Il computer in argomento non opera a livello di legame ma con la ricottura; in pratica trova il minimo di una funzione matematica attraverso la rielaborazione dei dati transienti di una funzione in studio, bypassando le barriere che dividono i pozzi informativi.Non necessariamente un computer quantistico deve funzionare con il principio di legame, anzi, pur considerando che il risultato di un'elaborazione quantistica é sempre probabilistico, la ricottura quantistica risolve la questione delle continue correzioni.Anche gli ultimi studi indipendenti sul computer in argomento, hanno evidenziato che opera in tale contesto, almeno per quanto riguarda il processo nel core.



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