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MessaggioInviato: 11/11/2013, 00:20 
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Una o più specie all’inizio della storia del genere Homo?

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Un nuovo fossile ominino è stato descritto sul numero di Science del 18 ottobre 2013 e immediato si è riaperto un dibattito tra gli antropologi che pur se ha conosciuto periodi anche lunghi di quiete in realtà non si è mai sopito, perché impossibile da risolvere. E il perché lo chiariremo alla fine dell’articolo. Si tratta del problema che già aveva sollevato Charles Darwin e cioè che se una data variabilità biologica è suddivisa tra più specie si accetta l’ipotesi che il livello di variazione intra-specifica sia modesto, mentre se la stessa variabilità è assegnata a una sola specie si deve ammettere che essa sia molto variabile.

Nel corso degli ultimi due decenni, il sito archeologico di Dmanisi in Georgia ha restituito i resti fossili di almeno cinque individui risalenti a 1,8 milioni di anni fa. Quindi, l’umanità più antica conosciuta fuori dall’Africa e che è uscita da quel continente per colonizzare l’Asia pochissimo tempo dopo che il genere Homo era apparso: circa 2,5 milioni di anni fa in Africa. E quell’umanità utilizzava per macellare altri animali i medesimi utensili litici, decisamente primitivi, che sono stati rinvenuti associati ai primi fossili di Homo africani. Nel 2000 David Lordkipanidze ha rinvenuto una mandibola piuttosto massiccia e nel 2005 il cranio che si univa perfettamente a essa. Si trattava del cranio fossile numero cinque della serie di Dmanisi, il più completo e dall’anatomo-morfologia più complessa da decifrare. La capacità cranica dell’ominino era di appena 546 centimetri cubici, la sua faccia era larga e prognata, la sua ossatura era robusta e la sua statura e il suo peso, ricavati da resti scheletrici post-craniali trovati nel sito, raggiungevano 146-166 centimetri e 47-50 chili. Il cervello degli altri quattro crani di Dmanisi variava tra circa 600 e più di 700 centimetri cubici, mentre quello dell’Homo habilis tra 509 e 687.

Il cranio numero cinque pertanto si colloca nella parte bassa dell’intervallo di quest’ultimo ominino. E anche l’architettura cranica, il prognatismo facciale e la robustezza delle ossa sembrano porsi all’interno dell’intervallo di variazione delle prime forme del genere Homo: H. rudolfensis, H. habilis e H. ergaster. Una volta descritto il fossile dal punto di vista anatomo-morfologico, il gruppo di ricerca di Lordkipanidze doveva decidere dove inserirlo nella tassonomia ominina. E collocarlo nella medesima specie degli altri fossili di Dmanisi, l’Homo georgicus, voleva dire accettare che la specie fosse stata al suo interno molto variabile. Ma come il gruppo ha fatto notare, quello stesso grado di variabilità anatomo-morfologica è suddiviso in Africa tra le prime tre specie del nostro genere Homo, che abbiamo ricordato appena sopra. Pertanto, si poteva ritenere che se il fossile fosse stato scoperto in Africa piuttosto che a Dmanisi sarebbe stato considerato una nuova specie.

Lordkipanidze è convinto che la variabilità anatomo-morfologica che si riscontra nei fossili di Homo attorno a 2 milioni di anni fa, e quindi considera sia i primi taxa africani di Homo che quello di Dmanisi, rifletta solo la variazione tra popolazioni diverse di una sola linea evolutiva: cioè di una sola specie. E a questo proposito ha riconsiderato un’ipotesi antropologica che negli ultimi decenni era stata piuttosto accantonata: vale a dire che i primi Homo africani così come quelli migrati verso oriente apparterrebbero alla specie Homo erectus e conseguentemente H. rudolfensis, H. habilis e H. ergaster, quest’ultima ritenuta oggi la specie madre di noi umanità moderna (o Homo sapiens), non sarebbero altro che crono-sottospecie, cioè popolazioni, di H. erectus. I primi Homo insomma sarebbero stati tutti caratterizzati dal cervello piccolo, dalla faccia larga e prognata e dall’architettura scheletrica robusta.

Come si vede, per produrre utensili litici e uscire dall’Africa non è stato necessario avere un cervello grande. Quei nostri antichi antenati sono stati capaci di invenzioni e comportamenti complessi pur con cervelli che erano la metà del nostro. Ma a questo proposito è bene rammentare che il tratto cerebrale più importante è la conformazione del cervello. La conclusione di Lordkipanidze non è però accettata da Ian Tattersall, del Museo di Storia Naturale di New York, secondo il quale a Dmanisi potrebbero essere convissute più specie e quindi che il reperto numero cinque altro non sarebbe che una nuova specie. Mentre per Ron Clarke, dell’Università del Witwatersrand a Johannesburg, quel fossile dovrebbe essere inserito in Homo habilis. Il conflitto tra chi ritiene che quella fase della nostra storia evolutiva, così come altre più antiche, sia stata caratterizzata da più specie poco variabili al loro interno o da poche specie molto variabili è destinato a mantenersi in futuro, in quanto non risolvibile a livello morfologico perché solo l’analisi del DNA può stabilire con certezza se individui diversi appartengano alla stessa specie o a specie diverse.

Ma da quei fossili così antichi non si può estrarre il DNA, che invece si è in grado di recuperare da reperti più recenti. E infatti grazie all’analisi del DNA antico è stato possibile risolvere il problema del rapporto filogenetico tra noi e i neandertaliani. Per lungo tempo si è pensato che loro e noi fossimo due sottospecie della stessa specie: Homo sapiens neanderthalensis loro e Homo sapiens sapiens noi. Ora invece sappiamo che siamo due specie distinte: Homo neanderthalensis e Homo sapiens. L’analisi morfologica, e sui fossili molto antichi è l’unica che si può fare, risente non poco dell’interpretazione soggettiva del ricercatore. Ed è così che può succedere che la medesima morfologia sia valutata diversamente dagli studiosi: come appunto da Lordkipanidze e da Tattersall o da Clarke. La sequenza del DNA ricavata dallo stesso campione invece deve essere uguale qualunque sia il laboratorio che l’ha prodotta. In caso contrario si deve rifare l’analisi.


http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.8880.1


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MessaggioInviato: 18/11/2013, 00:44 
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Gli esseri umani ? Un esperimento punitivo degli extraterrestri

E se gli esseri umani non venissero dalla Terra? Se lo è chiesto Ellis Silver, noto ecologista americano, che nel libro intitolato “Humans are not from Earth: A scientific evaluation of evidence” s’interroga appunto sulla natura degli uomini, sostenendo che provengono da un altro pianeta e che decine di migliaia di anni fa sarebbero stati messi «per punizione sulla Terra», diventata per loro un «pianeta-prigione». Spiega il Daily Mail che per avvalorare la sua tesi, Silver offre diverse argomentazioni, chiedendosi per esempio come mai gli uomini non siano del tutto sani, ma «malati cronici». Che gli abitanti del nostro pianeta non siano indigeni del posto, ma provengano da altri mondi è un'idea antica. Esiste anche una teoria di molti decenni fa che ci assimila ad un esperimento in cattività. Ipotesi credibili ?

«L'umanità è presumibilmente la specie più evoluta del pianeta, eppure è sorprendentemente inadatta e mal equipaggiata per l'ambiente della Terra: è danneggiata dal sole, ha una forte avversione per gli alimenti naturali, presenta alti tassi di malattia cronica, e tanto altro», ha spiegato Silver, provando a collegare alcuni “disturbi” degli esseri umani con la loro «vera origine».

Il mal di schiena e la sensibilità alla luce, con il rischio di essere bruciati dal Sole, potrebbero per esempio derivare dal fatto di essersi evoluti in un pianeta dalla gravità più bassa e con meno luce. Ma Ellis, le cui dichiarazioni hanno suscitato non poche perplessità tra gli studiosi, ha azzardato anche la possibile origine degli esseri umani: Alpha Centauri, il sistema stellare più vicino a quello solare.

Gli alieni ci osservano da lontano ?

L'astronomo americano John Ball, ha lanciato l'idea nel 1973 secondo cui gli extraterrestri sarebbero già arrivati nel nostro sistema solare. Essi si sarebbero però limitati a osservarci da lontano, per diverse ragioni: ci considerano troppo primitivi, non vogliono interferire con il nostro sviluppo o temono le nostre armi atomiche.
Ball sostiene che le civiltà aliene sono onnipresenti. Alcune rimarranno inattive, altre andranno incontro a distruzione endogena o esogena, ma con il trascorrere del tempo una parte costruirà un proprio livello tecnologico. Ragionando per analogia rispetto a quello che succede nel pianeta Terra alcune civiltà avranno il controllo dell'universo, altre saranno assimilite, altre colonizzate.
Il quesito fondamentale è: come gestiranno il potere le civiltà aliene più avanzate nei confronti di quelle primitive?
Ball ipotizzò che la Terra si trovi in un'oasi protetta curata da una CET (civilità extra terrestre ) e che l'apparente mancanza di interazione con gli umani si spieghi con il desiderio di non strumentalizzare la loro presenza, mantenendo una situazione di studio stabile e di ambiente creato ad arte per osservarci.

I tratti generali si basano paradossalmente sulle leggi di Star Trek.
Nell'universo fantascientifico di Star Trek, la prima direttiva (Prime Directive) è la fondamentale norma della Federazione dei Pianeti Uniti che vieta fermamente di interferire nello sviluppo naturale di una civiltà o negli affari interni di un governo di un altro pianeta finché essa non avrà sviluppato il sistema di propulsione a curvatura, tecnologia che permette i viaggi interstellari.

Lo scenario dello Zoo è stato contrastato per diverse ragioni. Uno dei suoi difetti è che non porta da nessuna parte e che non è verificabile. C'è qualcosa che non convince nell'assunto che una civiltà aliena non si vede perchè non vuole farsi vedere.
E' troppo semplicistico.
Un'ulteriore critica alla tesi 5 dello zoo è il suo antropocentrismo.
Perchè una CET evoluta dovrebbe essere interessata a una società primitiva come la nostra? Ma una falla ancora più grande è la sua mancanza di spiegazione sul perchè la Terra non è stata colonizzata molto prima che apparissero le forme di vita complesse. Un pianeta come il nostro abitabile e prezioso è stato lasciato a se stesso?
Altra critica da muovere: basta che una sola civiltà aliena violi l'embargo della segretezza o una civiltà ribelle si faccia vedere per far cadere il velo sulle civiltà aliene che ci osservano. Possibile che la fuori vadano tutti d'amore e d'accordo?



http://www.ufoonline.it/2013/11/17/gli- ... terrestri/


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MessaggioInviato: 18/11/2013, 18:19 
Cita:
L'astronomo americano John Ball, ha lanciato l'idea nel 1973 secondo cui gli extraterrestri sarebbero già arrivati nel nostro sistema solare.
Essi si sarebbero però limitati a osservarci da lontano, per diverse ragioni:
ci considerano troppo primitivi, non vogliono interferire con il nostro sviluppo o temono le nostre armi atomiche.

Ball sostiene che le civiltà aliene sono onnipresenti.

Alcune rimarranno inattive, altre andranno incontro a distruzione endogena o esogena, ma con il trascorrere del tempo una parte costruirà un proprio livello tecnologico.
Ragionando per analogia rispetto a quello che succede nel pianeta Terra alcune civiltà avranno il controllo dell'universo, altre saranno assimilite, altre colonizzate.
Il quesito fondamentale è: come gestiranno il potere le civiltà aliene più avanzate nei confronti di quelle primitive?

Ball ipotizzò che la Terra si trovi in un'oasi protetta curata da una CET (civilità extra terrestre )
e che l'apparente mancanza di interazione con gli umani si spieghi con il desiderio di non strumentalizzare la loro presenza,
mantenendo una situazione di studio stabile e di ambiente creato ad arte per osservarci.

I tratti generali si basano paradossalmente sulle leggi di Star Trek.
Nell'universo fantascientifico di Star Trek, la prima direttiva (Prime Directive) è la fondamentale norma della Federazione dei Pianeti Uniti
che vieta fermamente di interferire nello sviluppo naturale di una civiltà o negli affari interni di un governo di un altro pianeta finché essa non avrà sviluppato il sistema di propulsione a curvatura,
tecnologia che permette i viaggi interstellari.



Certo che se anche tra gli scienziati c'è chi abbraccia queste nostre teorie eretiche, forse si vede la luce in fondo al tunnel... [:)] [8D]


Ultima modifica di Aztlan il 18/11/2013, 18:22, modificato 1 volta in totale.


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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

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Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 19/11/2013, 01:14 
Cita:
Altra critica da muovere: basta che una sola civiltà aliena violi l'embargo della segretezza o una civiltà ribelle si faccia vedere per far cadere il velo sulle civiltà aliene che ci osservano. Possibile che la fuori vadano tutti d'amore e d'accordo?


A giudicare da quanto succede direi che non vanno affatto d'amorfe ed'accordo viste le continue ingerenze perpetrate nei millenni. Se poi si vuole smontare una tesi analizzando ciò che fa comodo ed escludendo ciò che invece non piace (come la nostra REALE STORIA) allora viene facile bollare questa ipotesi come infondata.

Ma se si prendono in esame tutti i dati, compresi quelli archeologici scartati a priori perchè ritenuti impossibili, secondo me questa teoria assume una propria credibilità.



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MessaggioInviato: 19/11/2013, 10:21 
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MaxpoweR ha scritto:
Ma se si prendono in esame tutti i dati, compresi quelli archeologici scartati a priori perchè ritenuti impossibili, secondo me questa teoria assume una propria credibilità.


Il fatto e' che anche il solo atto di prenderli in esame finirebbe implicitamente per insinuare dei dubbi sulla visione ufficiale. E nessuno si assumera' mai questa responsabilita' rischiando la gogna eterna.



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MessaggioInviato: 19/11/2013, 11:12 
Vero zakmck, ma è altrettanto vero come ci siano diversi ricercatori controcorrente che stanno portando avanti studi antropologici e genetici paralleli alla teoria ufficiale.

Io sto seguendo una ricerca antropologica che si sposa bene con il passo biblico in cui si dice che i figli degli dei (elohim) si unirono con le figlie degli uomini (Sapiens) generando i Nephilim.

Questa ricerca coinvolge i cro-magnon e i neanderthal ipotizzando per essi una origine diversa rispetto ai Sapiens. Le loro caratteristiche geno-fenotipiche corrisponderebbero tra le altre cose a quelle caratteristiche che spesso i popoli antichi attribuivano alla divinità o comunque ai sovrani e agli uomini potenti del passato.

La genetica degli aplogruppi supporterebbe questa tesi. Ovviamente il ricercatore non cita Nephilim, Elohim, Atlantide così direttamente, ma il collegamento per noi appassionati diventa quasi automatico.

Forse aprirò un thread specifico al riguardo. Vediamo.



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MessaggioInviato: 19/11/2013, 11:26 
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Atlanticus81 ha scritto:

Vero zakmck, ma è altrettanto vero come ci siano diversi ricercatori controcorrente che stanno portando avanti studi antropologici e genetici paralleli alla teoria ufficiale.


Si, ma non appena acquisiranno minima visibilita' vedrai come si scateneranno le forze della natura. [;)] Il fanghificio e' sempre pronto a scatenare le sue immense forze.

Tanto per fare un esempio, pur andando in un altro campo, hai visto che guerra mediatica e denigratoria e' stata innescata sul povero Celani per le sue ricerche sulla cold fusion?

Cita:
Io sto seguendo una ricerca antropologica che si sposa bene con il passo biblico in cui si dice che i figli degli dei (elohim) si unirono con le figlie degli uomini (Sapiens) generando i Nephilim.

Questa ricerca coinvolge i cro-magnon e i neanderthal ipotizzando per essi una origine diversa rispetto ai Sapiens. Le loro caratteristiche geno-fenotipiche corrisponderebbero tra le altre cose a quelle caratteristiche che spesso i popoli antichi attribuivano alla divinità o comunque ai sovrani e agli uomini potenti del passato.

La genetica degli aplogruppi supporterebbe questa tesi. Ovviamente il ricercatore non cita Nephilim, Elohim, Atlantide così direttamente, ma il collegamento per noi appassionati diventa quasi automatico.

Forse aprirò un thread specifico al riguardo. Vediamo.


E su questi tuoi sforzi ti seguo con attenzione (PS: bello il tuo ultimo podcast!!!)



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MessaggioInviato: 19/11/2013, 21:01 
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MessaggioInviato: 19/11/2013, 22:57 
Cita:
zakmck ha scritto:

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Vero zakmck, ma è altrettanto vero come ci siano diversi ricercatori controcorrente che stanno portando avanti studi antropologici e genetici paralleli alla teoria ufficiale.


Si, ma non appena acquisiranno minima visibilita' vedrai come si scateneranno le forze della natura. [;)] Il fanghificio e' sempre pronto a scatenare le sue immense forze.

Tanto per fare un esempio, pur andando in un altro campo, hai visto che guerra mediatica e denigratoria e' stata innescata sul povero Celani per le sue ricerche sulla cold fusion?

Cita:
Io sto seguendo una ricerca antropologica che si sposa bene con il passo biblico in cui si dice che i figli degli dei (elohim) si unirono con le figlie degli uomini (Sapiens) generando i Nephilim.

Questa ricerca coinvolge i cro-magnon e i neanderthal ipotizzando per essi una origine diversa rispetto ai Sapiens. Le loro caratteristiche geno-fenotipiche corrisponderebbero tra le altre cose a quelle caratteristiche che spesso i popoli antichi attribuivano alla divinità o comunque ai sovrani e agli uomini potenti del passato.

La genetica degli aplogruppi supporterebbe questa tesi. Ovviamente il ricercatore non cita Nephilim, Elohim, Atlantide così direttamente, ma il collegamento per noi appassionati diventa quasi automatico.

Forse aprirò un thread specifico al riguardo. Vediamo.


E su questi tuoi sforzi ti seguo con attenzione (PS: bello il tuo ultimo podcast!!!)





Prima o poi l'evidenza sarà tale da non poterla più negare, almeno spero.



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Cita:
MaxpoweR ha scritto:
Prima o poi l'evidenza sarà tale da non poterla più negare, almeno spero.


Caro Max, questo e' quello che tutti noi qui ci auguriamo. [;)]

Resta il fatto che fino ad ora ci hanno sepolto sotto una montagna di cacca.



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cari amici,

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"Pochi mesi prima (dell'uccisione di Cesare), nella colonia di Capua i coloni dedotti con la legge Giulia per costruire fattorie distrussero tombe antichissime. E si adoperarono con grande cura, in quanto andavano trovando buona quantità di recipienti fittili di antica manifattura", scrive Svetonio tra il I e il II secolo. Un episodio, fra i non pochi tramandati dalle testimonianze della letteratura classica, nei quali si fa riferimento al ritrovamento di oggetti più antichi. Un corpus di casi che dimostra quanto poco fondato fosse il celebre paradosso di Denis Diderot, "Beati gli antichi che non avevano antichità".



dahttp://www.antikitera.net/news.asp?ID=12863

ciao
mauro



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Il DNA di un ominide di 400 mila anni fa che confonde gli scienziati

Nuove analisi compiute su alcune ossa fossili risalenti a 400 mila anni fa stabiliscono il nuovo record di antichità per DNA umano mai codificato, e costringono a rimettere in discussione le teorie che riguardano i nostri lontani antenati.

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Un femore fossile rinvenuto nella caverna di Sima de los Huesos, nel nord della Spagna, e appartenuto a un nostro antenato vissuto 400 mila anni fa, ha permesso di recuperare il più antico DNA quasi completo di un ominide, rivelando un legame inaspettato tra gli ominidi europei e i Denisova, una popolazione misteriosa vissuta molto più recentemente nel sud-ovest della Siberia.

L’analisi genetica ha lasciato perplessi i ricercatori dato che la maggior parte di essi credevano che gli abitanti del sito erano evolutivamente più vicini ai Neanderthal che agli uomini di Denisova.

“Il fatto che presentino una sequenza del genoma mitocondriale simile a quello dei Denisoviani lascia a dir poco perplessi”, dice il responsabile dello studio Matthias Meyer dell’Istituto di Antropologia evolutiva Max Planck di Lipsia. “I nostri risultati indicano che la storia evolutiva di Neanderthal e Denisoviani potrebbe essere molto complessa, e forse implicare il mescolamento fra gruppi umani arcaici diversi”.

Il femore fossile è stato scavato nel 1990 in una grotta profonda nel sito studiato approfonditamente di Sima de los Huesos (Fossa delle Ossa). L’osso ed i resti di più di due dozzine di altri individui trovati nel sito erano stati attribuiti sia a forma precoci di Neanderthal, i quali sono vissuti in Europa fino a circa 30 mila anni fa, sia di Homo Heidelbergensis, una popolazione di ominidi poco conosciuta, la quale si ritiene abbia dato origine ai Neanderthal in Europa e forse agli esseri umani in Africa.

Ma secondo gli autori della ricerca pubblicata su Nature il 4 dicembre, quelle ossa finora ritenute neanderthaliane sono in realtà geneticamente vicine ai Denisoviani, come dimostra il DNA mitocondriale (trasmesso per via materna) estratto dal femore. Le analisi genetiche su questo materiale genetico così antico sollevano un nuovo interrogativo sull’intricato passato dell’umanità, e cioè: come è possibile che un’antica specie umana in Spagna possegga del DNA siberiano?

Le analisi suggeriscono che Neanderthal e Denisova avevano un antenato comune vissuto fino a 700 mila anni fa. Secondo i ricercatori, gli ominidi di Sima de los Hueos potrebbero rappresentare una popolazione fondatrice che un tempo viveva in tutta l’Eurasia e che ha poi dato luogo a due gruppi distinti. Entrambi potrebbero essere portatrici della stessa sequenza mitocondriale osservata nelle ossa della grotta.

Un’altra possibilità, suggerita dall’antropologo Chris Stringer del Natural History Museum di Londra, è che il DNA mitocondriale del gruppo umano spagnolo sia arrivato ai Denisoviani grazie ai rapporti sessuali intrattenuti da un terzo gruppo umano che avrebbe trasmesso il materiale genetico sia agli abitanti di Sima de los Huesos che ai Denisoviani. Non lontano dalla grotta, infatti, i ricercatori hanno scoperto le ossa di ominidi vissuti circa 800 mila anni fa e che sono stati attribuiti a un ominide arcaico chiamato Homo Antecessor, forse un discendente dell’Homo Erectus.

Ma gli ominidi di Sima potrebbero anche appartenere a un gruppo del tutto indipendente, che si mischiò con i Denisoviani trasmettendo il loro DNA mitocondriale; questo però non spiegherebbe i tratti neanderthaliani di quei resti fossili. In ogni caso, l’identità di questo antico gruppo umano resta un mistero che potrà essere risolto solo grazie a ulteriori ricerche. “Le attuali informazioni genetiche sono troppo limitate perché si riesca a trarre delle conclusioni sulla loro storia demografica”, dice Meyer.

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Una storia complessa

Finora, il più antico DNA umano sequenziato proveniva da osse risalenti a meno di 120.000 anni fa. Negli ultimi anni, i paleogenetisti hanno effettuato scoperte sorprendenti sulle antiche specie del genere Homo, soprattutto riguardanti gli incroci fra specie che avvenivano fra Neanderthal, Denisoviani e H. Sapiens.

Come spiega il resoconto offerto dal National Geographic, i Denisoviani, scoperti solo nel 2010, sono noti solo grazie a un osso del mignolo e a un dente rinvenuti in uno strato roccioso datato 30 mila-50 mila anni all’interno della Grotta di Denisova, in Siberia. Le analisi genetiche condotte su queste ossa hanno rivelato che i resti appartenevano a un gruppo geneticamente diverso sia dai Neanderthal che dagli uomini moderni.

Neanderthal e Denisoviani comparvero centinaia di migliaia di anni prima che dall’Africa iniziassero a diffondersi nel mondo esseri umani anatomicamente moderni, o Homo Sapiens, oltre 60 mila anni fa. Le piccole tracce dei loro geni, rinvenute negli anni recenti nella nostra specie, sono il segno dell’incrocio avvenuto fra antichi gruppi umani.

Le montagne di Atapuerca, in cui sono stati rinvenuti i resti fossili, sono un celebre giacimento fossile situato nel nord della Spagna: qui sono stati scoperti alcuni dei più antichi resti umani dell’Europa occidentale. La più celebre grotta di questo gruppo montuoso è proprio Sima de los Huesos: contiene oltre 6.000 reperti fossili appartenenti a 28 individui vissuti all’incirca 400.000 anni fa. L’esatta origine di questo cumulo di ossa non è ancora stata chiarita.

“Questo accumulo di resti è dovuto a una catastrofe naturale o all’attività di predatori?”, si chiede l’antropologo Juan-Luis Arsuaga, che lavora in questa grotta da trent’anni ed è uno degli autori dello studio pubblicato da Nature. “O forse furono quegli antichi uomini ad accumulare i corpi dei loro parenti e amici in questa fossa all’interno di una grotta oscura e isolata? Vorrei vivere abbastanza a lungo per scoprirlo”.


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MessaggioInviato: 13/12/2013, 07:36 
io credo che tutta l'antropologia si basi più che altro sulle supposizioni che gli scienziati fanno partendo da una scarsità di reperti tale per cui ogni teoria che abbia la presunzione di descrivere diverse centinaia di migliaia di anni di storia è necessariamente debole di per sè.

Diverso sarebbe il discorso se invece di ragionare per compartimenti stagni si prendessero in considerazione gli indizi offerti da altre discipline attualmente scartate come ad esempio la letteratura antica e il mito.

I tasselli andrebbero automaticamente al loro posto.



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Legati insieme anche dai riscontri genetici tra l'altro -_-



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MessaggioInviato: 27/01/2014, 00:35 
Cita:
‘Adamo’, il capostipite dei Sapiens, ha camminato sul nostro pianeta 209 mila anni fa

'Adamo ed Eva geneteci', sono i termini diventati popolari per indicare l'antenato maschio e femmina di tutta l'umanità. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Sheffield ha rivelato che ogni individuo del nostro pianeta può ricondurre le sue origini ad un maschio (Adamo) vissuto circa 209 mila anni fa. Le conclusioni dello studio, inoltre, fornisce le prove della contemporaneità del primo uomo con Eva, la madre di tutte le donne.

Quando è comparso il primo homo sapiens? Fino ad oggi, le tracce fossili più antiche vengono da una grotta marina nei pressi di Città del Capo, in Sud Africa.

Si tratta di fossili che hanno 120 mila anni e ci rivelano che i primi esseri umani moderni erano diversi dai loro predecessori, per la fronte molto più verticale, per il mento e per numerose caratteristiche anatomiche del cranio.

Ma in quale momento preciso si può collocare la comparsa dei primi uomini moderni nella storia evolutiva dell’uomo? In uno studio pionieristico, pubblicato sulla rivista European Journal of Human Genetics, il dottor Eran Elhaik dell’Università di Sheffield e il dottor Dan Graur dell’Università di Houston sostengono di aver finalmente individuato la data di nascita del nostro antenato maschio comune: 209 mila anni fa

I ricercatori si sono concentrati sulla ricostruzione di tutte le mutazioni avvenute nel cromosoma Y, un tratto di geni che si tramanda quasi intatto di padre in figlio, risalendo la linea evolutiva fino al padre di tutti gli uomini. “Possiamo affermare con una certa sicurezza che gli esseri umano moderni sono emersi in Africa poco più di 200 mila anni fa”, ha detto il dottor Elhaik.

Le conclusioni dei due ricercatori contraddicono uno studio precedenti nel quale si era sostenuto che il cromosoma Y precedesse la comparsa dell’uomo moderno, sviluppandosi in una specie diversa da quella umana, per poi essere trasferito a noi attraverso una serie di incroci.

“E’ ovvio che gli esseri umani moderni non si sono incrociati con ominidi che vivevano oltre 500 mila anni fa”, continua Elhaik. “Abbiamo dimostrato che lo studio condotto dall’Università dell’Arizona è privo di qualsiasi merito scientifico”.

“In realtà, la loro ipotesi crea una sorta di ‘paradosso spazio-temporale’, in base al quale l’individuo più antico appartenente alla specie Homo Sapiens non è ancora nato” spiega ancora Elhaik. “Se prendiamo alla lettera i risultati numerici dello studio, possiamo concludere che il passato può essere modificato dalla madre di Adamo, decidendo di non concepirlo in futuro e, quindi, portare ad una fine retroattiva della nostra specie.

“Pensate al film Ritorno al Futuro, quando Marty era preoccupato che i suoi genitori non si sarebbero incontrati e di conseguenza, lui non sarebbe nato: è la stessa idea”. Tuttavia, “la questione su fino a che punto i nostri antenati si siano incrociati con i loro parenti più prossimi è una delle questioni più calde di cui si dibatte in antropologia”, ammette il ricercatore.

Le conclusioni dello studio, quindi, rendono contemporanea l’esistenza del ‘primo Adamo genetico’ con l’altra metà del cielo, la ‘prima Eva mitocondriale’, l’antenato materno genetico del genere umano. Uno studio simile sul DNA dei mitocondri, infatti, ha permesso di risalire all’antenato comune di tutte le donne, diventata poi nota come ‘Eva mitocondriale”.

“E’ chiaro che non dobbiamo pensare ad una singola coppia di Adamo ed Eva, ma piuttosto a gruppi di Adami ed Eve, i quali vivevano fianco a fianco vagando insieme nel nostro mondo”, ha concluso Elhaik.

Sebbene gli studi genetici indicano un antenato comune per tutti gli uomini e un antenato comune per tutte le donne, gli ‘Adamo ed Eva genetici’ non possono ritenersi Adamo ed Eva del racconto biblico, ma solo due individui su migliaia di persone, il cui patrimonio genetico si è trasmesso fino a noi ininterrottamente.

Tuttavia, sembra avvicinarsi il giorno in cui la scienza confermerà quanto riportato nei miti della creazione dei popoli mesopotamici (Sumeri, Babilonesi, Egiziani, Ebrei…) e dei popoli precolombiani (Olmechi, Aztechi e Maya…), ma questa è un’altra storia…



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