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06/12/2013, 11:56

"Questo euro è indifendibile"

di: Carlo Di Foggia Pubblicato il 03 dicembre 2013| Ora 15:35


"Come si fa a teorizzare l’uscita da qualcosa che non c’è? L’euro non esiste". Lo dice Giacomo Vaciago, economista tutt'altro che euro scettico.


ROMA (WSI) - "Come si fa a teorizzare l’uscita da qualcosa che non c’è? L’euro non esiste". Giacomo Vaciago, economista, docente di Economia Monetaria all’Università Cattolica di Milano, accenna una risata che dura un attimo.

Poi torna serio: "Il problema è che molta gente parla dell’euro senza sapere assolutamente cos’è. L’euro è un progetto, e come tale avrebbe dovuto essere completato. Siamo partiti con la moneta e pensavamo di aver fatto tutto".

E invece?

E invece non abbiamo fatto niente. La chiamiamo unione monetaria ma l’anno scorso ci siamo accorti che non avevamo neanche quella bancaria".

Sembra una bocciatura.

Solo un fesso può difendere l’euro così com’è. A livello europeo non abbiamo avuto vantaggi dalla sua introduzione.

Quindi l’ipotesi di un’uscita dall’euro non sembra così inconcepibile.

Dobbiamo andare avanti e completare il processo: unione bancaria (che andava fatta prima); fondo salva stati dotato di più poteri e ancorato al parlamento europeo; unione fiscale; modifica dello statuto della Bce per farla diventare prestatore di ultima istanza sul modello della Federal Reserve americana. Tornare indietro sarebbe semplicemente devastante.

Perché?

Il ragionamento è noto ai più: la nostra nuova moneta sarebbe immediatamente svalutata di circa il 30 per cento. É come se introducessimo una patrimoniale di pari entità sulla ricchezza delle famiglie.

Significa che ci scopriremmo tutti più poveri del 30 per cento da un giorno all’altro? Gli anti-euro parlano di terrorismo psicologico.

Se è per questo sostengono anche che la svalutazione possa essere un volano per la crescita. Svalutare non è mai una ricetta per far crescere un Paese.

E cosa allora?

Bisogna smettere di ripetere gli errori del passato. Quanti miliardi abbiamo buttato per salvare Alitalia e Ilva?

Tutto questo è avvenuto con l’euro.

Senza sarebbe stato peggio. In questi anni la moneta comune è stata una lente d’ingrandimento sui nostri comportamenti. Far parte dell’eurozona ci ha impedito di fare danni peggiori. Senza ci saremmo dovuti finanziare a tassi molto più alti.

In molti accusano l’Europa di averci imposto parametri stringenti per l’ingresso nell’euro. E di strozzarci con vincoli troppo rigidi.

Dove eravamo quando abbiamo firmato Maastricht? Quel trattato lo abbiamo sottoscritto liberamente. Scopriamo dopo vent’anni che non va bene?

Lo disse Prodi, ma una maggioranza li ha ratificati in Parlamento.

La Germania è stata la prima ha sforare il tetto del 3 per cento Deficit/Pil. Adesso è tra i falchi del rigore.

I vincoli europei impediscono di fare debiti inutili. Monti ha ottenuto di farlo per pagare i debiti ai fornitori dello Stato. Non è colpa della Merkel se andiamo in Europa a parlare di Imu. La Germania è un modello.

La Commissione sospetta che l’export tedesco strangoli altri Paesi.

Non credo. Se guardiamo il bilaterale con la Germania, vediamo che le nostre esportazioni sono cresciute. Solo che esportiamo prodotti intermedi, che la Germania vende come ‘made in Germany’ in Cina.

L’euro ha un futuro?

Se rinunciamo all’euro, sganciamo la cerniera che ci unisce all’Europa e viaggiamo verso l’Africa.


Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Fatto Quotidiano - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ibile.aspx

14/12/2013, 23:06

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=_iwLuk9Jwmg[/BBvideo]

15/12/2013, 22:57

Immagine

Articolo intero:
http://www.ilnord.it/c-2081_SEI_PREMI_N ... RNE_SUBITO




Premio Nobel: "Via dall'euro al più presto"
Pubblicato il 12 dicembre 2013

http://www.wallstreetitalia.com/article ... resto.aspx

22/12/2013, 23:26

Wolframio ha scritto:

Commissione Finanze - Audizione Bagnai (04.12.13)

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=tVEV4i-bhYc[/BBvideo]


Me lo sono guardato tutto, che conclusione sommaria ne traggo?

Che è meglio per tutti i paesi della UE ritornare alla propria moneta che permette la flessibilità nella valutazione e la svalutazione per rimanere a galla.

22/12/2013, 23:26

Immagine

https://www.facebook.com/events/673234326054264/

23/12/2013, 12:31

Secondo Citigroup, l’Italia resterà bloccata in depressione: crescita dello 0,1% nel 2014, crescita zero nel 2015 e limitata allo 0,2% nel 2016. Se è così, prende nota Ambrose Evans-Pritchard, dopo otto anni di crisi ininterrotta e la produzione crollata del 10%, quella del nostro paese sarà «una performance di gran lunga peggiore di quella avuta durante la Grande Depressione». Se anche l’Eurozona dovesse riprendersi nei prossimi tre anni, «il meglio che l’Italia possa sperare è la stabilizzazione su livelli di disoccupazione di massa – al 20% se si considera l’altissimo livello di lavoratori italiani scoraggiati (numero tre volte superiore alla media Ue) che sono usciti fuori dalle statistiche». La domanda è: quanto tempo la società potrà tollerare tutto questo? «Nessuno di noi sa la risposta», ammette Pritchard, che registra – e critica – l’allarme rosso lanciato da Napolitano: il presidente denuncia il pericolo di rivolte violente, ma evita di indicare le cause del disastro italiano, cioè l’euro e i vincoli imposti da Bruxelles.

Mentre la recessione si trascina, Napolitano evoca il rischio concreto di «tensioni sociali e disordini diffusi» nel 2014, visto il peso crescente di masse ormai emarginate, disponibili a compiere «atti di protesta indiscriminata e violenta, verso una forma di opposizione totale». Migliaia di aziende sono «sull’orlo del collasso», mentre grandi masse di persone «prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro». L’altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%) sta portando verso un pericoloso stato di alienazione. «La recessione sta ancora mordendo duro, e c’è la sensazione diffusa che sarà difficile sfuggirle, e trovare il modo per tornare alla crescita». Soluzioni? Napolitano non ne indica, scrive Pritchard sul “Telegraph”, in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”. Niente soluzioni, anche perché dal Quirinale non proviene nessuna analisi sulla cause della catastrofe socio-economica. E cioè: l’Italia «ha una moneta sopravvalutata del 20% o più», ed è «intrappolata in un sistema di cambi fissi stile anni ‘30, gestito da una banca centrale anni ‘30, che sta lì a guardare (per motivi politici)», mentre l’aggregato monetario ristagna, il credito si contrae e la deflazione incombe.

«Napolitano non offre alcuna risposta», sottolinea Pritchard. «Ex stalinista, che ha applaudito all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 (un peccato giovanile), Napolitano da tempo ha manifestato il suo fervore ideologico a favore del progetto Ue. Egli è per natura incapace di mettere in discussione le premesse dell’unione monetaria, quindi non aspettatevi nessuno spunto utile dal Quirinale su come uscire da questa impasse». Vero, l’uomo del Colle «ammette che la crisi della zona euro “ha messo a dura prova la coesione sociale”, ma lascia la questione in sospeso, e la sua argomentazione incompiuta, più sul descrittivo che sull’analitico». Così, «senza arrivare al punto di lanciare l’allarme sul rischio che corre lo Stato italiano stesso, ha detto che la crescente minaccia delle forze insurrezionali deve essere affrontata». Come? «La legge deve essere rigorosamente rispettata, il paese deve andare avanti con disciplina». Napolitano è allarmato dalla rivolta dei “Forconi”, che ha preso una piega «inquietante» per le élite italiane, tra poliziotti che si tolgono i caschi – simpatizzando coi dimostranti – e militanti di CasaPound che strappano la bandiera blu-oro dagli uffici dell’Ue a Roma.

«Dove porti tutto questo nessuno lo sa», continua Pritchard. «Per ora l’Italia ha evitato un ritorno agli “anni di piombo”, il terrorismo tra gli anni ‘70 e i primi anni ‘80, quando la stazione ferroviaria di Bologna fu fatta saltare dai fascisti e l’ex premier Aldo Moro fu sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse». Per il giornalista inglese, tuttavia, «questo tipo di violenza non è poi così lontano come la gente pensa». Nel 2011 il capo dell’agenzia fiscale Equitalia è stato quasi accecato da una lettera-bomba di matrice anarchica. «Da allora ci sono stati ripetuti casi di attacchi dinamitardi». C’è il rischio di un incidente, secondo Pritchard, che inneschi reazioni esplosive. «A coloro che continuano a insistere che l’Italia deve stringere la cinghia e recuperare competitività tagliando i salari, vorrei obiettare che questo è matematicamente impossibile, in un clima di ampia deflazione o quasi deflazione in tutta l’unione monetaria europea». Secondo il giornalista economico del “Telegraph”, la politica di austerità fiscale condanna l’Italia a veder crescere in modo esponenziale il proprio debito pubblico, che negli ultimi tre anni è passato dal 119% al 133% del Pil. Sotto le attuali politiche della Troika, «questo rapporto presto sfonderà il 140%, nonostante l’avanzo primario del bilancio Italiano – un livello oltre il punto di non ritorno per un paese senza moneta sovrana o senza una propria banca centrale».

Prima ancora di uscire dall’euro, sostiene Pritchard, l’Italia potrebbe cambiare completamente la sua strategia diplomatica, «spingendo per un cartello degli stati debitori del Club Med a leadership francese che prenda il controllo della Bce e della macchina politica dell’Uem. Hanno i voti, e la piena autorità legale basata sui trattati, per forzare una strategia di reflazione che potrebbe cambiato tutto, se solo osassero». Questo, continua l’analista inglese, è più o meno «il nuovo piano di Romano Prodi, ex premier italiano e “Mr. Euro”, che ora sta sollecitando l’Italia, la Spagna e la Francia a unirsi, piuttosto che illudersi di poter fare da soli, e “sbattere i pugni sul tavolo”». L’economista premio Nobel Joseph Stiglitz riprende il tema su “Project Syndicate”, dicendo: «Se la Germania e gli altri non sono disposti a fare il necessario – se non c’è abbastanza solidarietà per far funzionare la politica – allora l’euro potrebbe dover essere abbandonato per salvare il progetto europeo».

Di fronte al Parlamento Europeo, Mario Draghi ha appena rinnovato le sue minacce: secondo il presidente della Bce, l’uscita dall’euro comporterebbe una svalutazione catastrofica del 40%, che metterebbe in ginocchio qualsiasi paese. «Questo – lo smentisce Pritchard – è sempre lo stesso argomento che viene portato avanti in difesa dei regimi di cambio fissi, sia del Gold Standard nel 1931, che dello Sme nel 1992, o dell’ancoraggio argentino al dollaro nel 2001. E’ stato dimostrato falso, anche nel caso dell’Italia negli anni ‘90, quando la svalutazione ha funzionato benissimo». Draghi si sofferma sul trauma immediato, «ma ignora gli effetti molto più corrosivi di una crisi permanente». I paesi, infatti, «possono recuperare molto velocemente se il tasso di cambio si sblocca: si potrebbe ugualmente sostenere che ci sarebbe una marea di investimenti, in Italia, nel momento in cui il paese prendesse risolutamente il toro dell’euro per le corna e ristabilisse l’equilibrio valutario».

Inoltre, la tesi di Draghi non tiene conto che «le potenze del nord hanno un forte interesse ad assicurare un’uscita ordinata dell’Italia», e che la stessa Bce potrebbe tranquillamente «stabilizzare la lira per un paio di mesi, fino a quando la situazione si calmasse: questo eviterebbe gli eccessi, eviterebbe delle perdite rovinose per il blocco dei creditori e degli esportatori tedeschi, ed eviterebbe una crisi da deflazione in Germania, Olanda, Finlandia e Francia». Quello che Draghi sta implicitamente affermando è che la Bce si comporterebbe in maniera spericolata, “punendo” l’Italia per il gusto di farlo, anche mettendo a repentaglio l’intera stabilità europea. «Sarebbe stato bello se un deputato gli avesse chiesto perché mai la Bce dovrebbe fare una cosa del genere», ma evidentemente i parlamentari europei non sono in grado di interagire alla pari col super-banchiere. «Quello che sembra certo – conclude Pritchard – è che nessun paese democratico sopporterà uno stato perdurante di semi-recessione e disoccupazione di massa, quando esistono delle alternative plausibili».

Secondo Citigroup, l’Italia resterà bloccata in depressione: crescita dello 0,1% nel 2014, crescita zero nel 2015 e limitata allo 0,2% nel 2016. Se è così, prende nota Ambrose Evans-Pritchard, dopo otto anni di crisi ininterrotta e la produzione crollata del 10%, quella del nostro paese sarà «una performance di gran lunga peggiore di quella avuta durante la Grande Depressione». Se anche l’Eurozona dovesse riprendersi nei prossimi tre anni, «il meglio che l’Italia possa sperare è la stabilizzazione su livelli di disoccupazione di massa – al 20% se si considera l’altissimo livello di lavoratori italiani scoraggiati (numero tre volte superiore alla media Ue) che sono usciti fuori dalle statistiche». La domanda è: quanto tempo la società potrà tollerare tutto questo? «Nessuno di noi sa la risposta», ammette Pritchard, che registra – e critica – l’allarme rosso lanciato da Napolitano: il presidente denuncia il pericolo di rivolte violente, ma evita di indicare le cause del disastro italiano, cioè l’euro e i vincoli imposti da Bruxelles.

Mentre la recessione si trascina, Napolitano evoca il rischio concreto di «tensioni sociali e disordini diffusi» nel 2014, visto il peso crescente di masse ormai emarginate, disponibili a compiere «atti di protesta indiscriminata e violenta, verso una forma di opposizione totale». Migliaia di aziende sono «sull’orlo del collasso», mentre grandi masse di persone «prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro». L’altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%) sta portando verso un pericoloso stato di alienazione. «La recessione sta ancora mordendo duro, e c’è la sensazione diffusa che sarà difficile sfuggirle, e trovare il modo per tornare alla crescita». Soluzioni? Napolitano non ne indica, scrive Pritchard sul “Telegraph”, in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”. Niente soluzioni, anche perché dal Quirinale non proviene nessuna analisi sulla cause della catastrofe socio-economica. E cioè: l’Italia «ha una moneta sopravvalutata del 20% o più», ed è «intrappolata in un sistema di cambi fissi stile anni ‘30, gestito da una banca centrale anni ‘30, che sta lì a guardare (per motivi politici)», mentre l’aggregato monetario ristagna, il credito si contrae e la deflazione incombe.

«Napolitano non offre alcuna risposta», sottolinea Pritchard. «Ex stalinista, che ha applaudito all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 (un peccato giovanile), Napolitano da tempo ha manifestato il suo fervore ideologico a favore del progetto Ue. Egli è per natura incapace di mettere in discussione le premesse dell’unione monetaria, quindi non aspettatevi nessuno spunto utile dal Quirinale su come uscire da questa impasse». Vero, l’uomo del Colle «ammette che la crisi della zona euro “ha messo a dura prova la coesione sociale”, ma lascia la questione in sospeso, e la sua argomentazione incompiuta, più sul descrittivo che sull’analitico». Così, «senza arrivare al punto di lanciare l’allarme sul rischio che corre lo Stato italiano stesso, ha detto che la crescente minaccia delle forze insurrezionali deve essere affrontata». Come? «La legge deve essere rigorosamente rispettata, il paese deve andare avanti con disciplina». Napolitano è allarmato dalla rivolta dei “Forconi”, che ha preso una piega «inquietante» per le élite italiane, tra poliziotti che si tolgono i caschi – simpatizzando coi dimostranti – e militanti di CasaPound che strappano la bandiera blu-oro dagli uffici dell’Ue a Roma.

«Dove porti tutto questo nessuno lo sa», continua Pritchard. «Per ora l’Italia ha evitato un ritorno agli “anni di piombo”, il terrorismo tra gli anni ‘70 e i primi anni ‘80, quando la stazione ferroviaria di Bologna fu fatta saltare dai fascisti e l’ex premier Aldo Moro fu sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse». Per il giornalista inglese, tuttavia, «questo tipo di violenza non è poi così lontano come la gente pensa». Nel 2011 il capo dell’agenzia fiscale Equitalia è stato quasi accecato da una lettera-bomba di matrice anarchica. «Da allora ci sono stati ripetuti casi di attacchi dinamitardi». C’è il rischio di un incidente, secondo Pritchard, che inneschi reazioni esplosive. «A coloro che continuano a insistere che l’Italia deve stringere la cinghia e recuperare competitività tagliando i salari, vorrei obiettare che questo è matematicamente impossibile, in un clima di ampia deflazione o quasi deflazione in tutta l’unione monetaria europea». Secondo il giornalista economico del “Telegraph”, la politica di austerità fiscale condanna l’Italia a veder crescere in modo esponenziale il proprio debito pubblico, che negli ultimi tre anni è passato dal 119% al 133% del Pil. Sotto le attuali politiche della Troika, «questo rapporto presto sfonderà il 140%, nonostante l’avanzo primario del bilancio Italiano – un livello oltre il punto di non ritorno per un paese senza moneta sovrana o senza una propria banca centrale».

Prima ancora di uscire dall’euro, sostiene Pritchard, l’Italia potrebbe cambiare completamente la sua strategia diplomatica, «spingendo per un cartello degli stati debitori del Club Med a leadership francese che prenda il controllo della Bce e della macchina politica dell’Uem. Hanno i voti, e la piena autorità legale basata sui trattati, per forzare una strategia di reflazione che potrebbe cambiato tutto, se solo osassero». Questo, continua l’analista inglese, è più o meno «il nuovo piano di Romano Prodi, ex premier italiano e “Mr. Euro”, che ora sta sollecitando l’Italia, la Spagna e la Francia a unirsi, piuttosto che illudersi di poter fare da soli, e “sbattere i pugni sul tavolo”». L’economista premio Nobel Joseph Stiglitz riprende il tema su “Project Syndicate”, dicendo: «Se la Germania e gli altri non sono disposti a fare il necessario – se non c’è abbastanza solidarietà per far funzionare la politica – allora l’euro potrebbe dover essere abbandonato per salvare il progetto europeo».

Di fronte al Parlamento Europeo, Mario Draghi ha appena rinnovato le sue minacce: secondo il presidente della Bce, l’uscita dall’euro comporterebbe una svalutazione catastrofica del 40%, che metterebbe in ginocchio qualsiasi paese. «Questo – lo smentisce Pritchard – è sempre lo stesso argomento che viene portato avanti in difesa dei regimi di cambio fissi, sia del Gold Standard nel 1931, che dello Sme nel 1992, o dell’ancoraggio argentino al dollaro nel 2001. E’ stato dimostrato falso, anche nel caso dell’Italia negli anni ‘90, quando la svalutazione ha funzionato benissimo». Draghi si sofferma sul trauma immediato, «ma ignora gli effetti molto più corrosivi di una crisi permanente». I paesi, infatti, «possono recuperare molto velocemente se il tasso di cambio si sblocca: si potrebbe ugualmente sostenere che ci sarebbe una marea di investimenti, in Italia, nel momento in cui il paese prendesse risolutamente il toro dell’euro per le corna e ristabilisse l’equilibrio valutario».

Inoltre, la tesi di Draghi non tiene conto che «le potenze del nord hanno un forte interesse ad assicurare un’uscita ordinata dell’Italia», e che la stessa Bce potrebbe tranquillamente «stabilizzare la lira per un paio di mesi, fino a quando la situazione si calmasse: questo eviterebbe gli eccessi, eviterebbe delle perdite rovinose per il blocco dei creditori e degli esportatori tedeschi, ed eviterebbe una crisi da deflazione in Germania, Olanda, Finlandia e Francia». Quello che Draghi sta implicitamente affermando è che la Bce si comporterebbe in maniera spericolata, “punendo” l’Italia per il gusto di farlo, anche mettendo a repentaglio l’intera stabilità europea. «Sarebbe stato bello se un deputato gli avesse chiesto perché mai la Bce dovrebbe fare una cosa del genere», ma evidentemente i parlamentari europei non sono in grado di interagire alla pari col super-banchiere. «Quello che sembra certo – conclude Pritchard – è che nessun paese democratico sopporterà uno stato perdurante di semi-recessione e disoccupazione di massa, quando esistono delle alternative plausibili».

http://www.libreidee.org/2013/12/allarm ... n-la-vede/

.......evidente che la performance di previsione di letta che assicurava una crescita del 1% nel 2014 e' pura fantasia,con la conseguenza di nuovi tributi in arrivo,dopo quelli occulti attuali....................[:(!]

23/12/2013, 13:18

Finchè l' italiano avrà nel piatto della pasta, una bistecca e dell' insalata, non gli verrà tolto il suo programma preferito in tv, non si schioderà dal torpore.

23/12/2013, 14:17

greenwarrior ha scritto:

Finchè l' italiano avrà nel piatto della pasta, una bistecca e dell' insalata, non gli verrà tolto il suo programma preferito in tv, non si schioderà dal torpore.


andando di sto passo fra poco tempo nel piatto ci sara' solo il vuoto.........[;)]

23/12/2013, 15:59

E allora forse ci sveglieremo.

23/12/2013, 22:28

Il meccanismo della moneta debito

[BBvideo]jFNaMuAHo6M#t=4369[/BBvideo]

Se riuscite a non addormentarvi durante la visione, questo video vi illuminerà su come funziona la truffa.

Io ce l'ho fatta a stento a rimanere sveglio fino alla fine (poi capirete perchè dico questo [;)] ), ma ne è valsa la pena. [:)] [:)] [:p]


[}:)] [}:)]
I soldi li devono stampare chi produce ricchezza, non chi stampa un mucchio di carta per privarci di tutto... porca miseria!!!
Ultima modifica di Wolframio il 23/12/2013, 22:40, modificato 1 volta in totale.

26/12/2013, 20:53

[b]Claudio Borghi, Camera dei Deputati:
"io sarò brutale!!! Quindi preparatevi..."
[/b]

Pubblicato in data 18/dic/2013

Video che non ha bisogno di commenti.
Come dice il prof. Borghi: "bisogna uscire dall'Euro ieri!!!"

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=4tEO9ttbmRc[/BBvideo]

01/01/2014, 16:47

Fassina: "uscire dall'Euro sarebbe
una sconfitta storica per il PD"


[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=cpSKJSUhYvA[/BBvideo]

http://www.nocensura.com/2013/12/fassin ... e-una.html

[b]Ecco perché il PD ed i mass media che ne sono espressione fanno di tutto per convincere l'opinione pubblica che uscire dall'euro sarebbe un disastro, con tanto di "piaghe d'Egitto" ... mentre ben 6 PREMI NOBEL per l'economia sostengono che sarebbe la salvezza del nostro paese! e non solo loro! Lo hanno riconosciuto anche Bank of America e Merril Lynch.

A chi gli paventava la possibilità di uscire dall'euro, Bersani replicava, come un disco rotto: "ma siete passi! Ragassi! Uscire dall'euro sarebbe un disastro!" ed Epifani prima e Renzi ora, seguono la stessa linea, senza mai spiegare in modo chiaro il perché. Chi difende l'euro si ostina a parlare di "grande svalutazione" e altro, cavalcando dicerie e montature create ad arte: uscire dall'euro non solo è possibile, ma sarebbe persino auspicabile.

Ovviamente dovremmo tornare ad una Banca Centrale nazionale di proprietà pubblica, e non di privati come ai tempi della Lira; quando pagavamo comunque fior di interessi agli azionisti della Banca d'Italia, che è privata: come è privata la BCE, che è di proprietà delle banche centrali nazionali che a loro volta sono private.

L'uscita dell'Italia dall'euro penalizzerebbe solo la Germania: lo ha ammesso pure Der Spiegel, mentre noi andiamo sempre più a picco, rinnovando i record negativi di mese in mese, i tedeschi al contrario stanno ottenendo record positivi; i tedeschi non sono mai stati così ricchi. Ci stanno depredando.[/b]


Alessandro Raffa per nocensura.com


Domanda: quindi? Non dovremmo uscire dall'Euro e mandare il paese in malora
per fare in modo che questi CIALTRONI PATENTATI non facciano una figuraccia
storica? E' questo il motivo???? [}:)]

01/01/2014, 17:04

...la figuraccia e'gia'stata fatta con un'affermazione del genere.....[:(!]

02/01/2014, 17:32

L'euro non è una moneta, l'euro è un metodo di governo!

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=04LiZVgASJE[/BBvideo]

02/01/2014, 17:41

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Forza ragazzi..... c'è ancora da lavorare (cioè da divulgare)! [:p] [:D] [;)]

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