18/07/2014, 17:36
Angel_ ha scritto:
Inserisco dei brani tratti dalla "Dottrina segreta" della Blavatsky che sarebbero stati presi da un antichissimo libro tibetano...parlare di questo libro e della Blavatsky sarebbe troppo complesso...STANZA X
1) Così due per due nelle sette Zone, la Terza Razza diede alla Quarta; i Suras divennero Asuras.
2) La Prima in ogni Zona fu del colore della Luna. La Seconda Gialla come oro; la Terza Rossa.LaQuarta bruna, che divenne nera col peccato. I primi sette rampolli umani ebbero tutti la
medesima tinta.
I sette che seguirono cominciarono a mescolarsi.
3) Allora la Terza e la Quarta crebbero in orgoglio. “Noi siamo i re; noi siamo gli dei”.
4) Presero delle mogli piacevoli a vedersi. Donne prese tra coloro che erano sprovvisti di mente,
dalle teste strette, e nacquero dei mostri, cattivi demoni, maschi e femmine, e anche dei Khado, con piccole menti.
5) Costruirono dei templi per il corpo umano. Adorarono i maschi e le femmine e il Terzo occhio cessò di funzionare.
STANZA XI
1) Costruirono città colossali con terre e metalli rari. Servendosi dei fuochi vomitati, della terra bianca delle montagne e della terra nera, formarono le loro immagini, in grandezza naturale e a loro
somiglianza, e le adorarono.
2) Eressero grandi statue, alte nove yatis, taglia del loro corpo. Fuochi eterni avevano distrutto il Paese dei loro Padri. L’Acqua minacciava la Quarta.
4) Tutti i santi furono salvi e gli empi distrutti. Con loro perì la grande maggioranza degli enormi animali prodotti dal sudore della terra.
STANZA XI
1) Pochi furono i superstiti. Alcuni fra i gialli, alcuni fra i bruni e i neri, alcuni fra i rossi rimasero. Quelli del colore della Luna erano partiti per sempre.
2) La Quinta prodotta dal gregge santo, restò; essa fu governata dai primi Re Divini.
3) ... I serpenti che ridiscesero, che fecero pace con la Quinta, che la istruirono e guidarono...
Fonte:http://www.sakti.it/testi%20nuovo%20sito/stanze%20di%20dzyan.pdf
20/07/2014, 01:24
mi fa piacere incontrare qualcuno nella strada pochissimo frequentata del mondialismo solidale.Atlanticus81 ha scritto:
A mio parere dobbiamo entrare nell'ottica di idee che ciò che chiamiamo "mondialismo" sia necessario. Soltanto dobbiamo combattere affinché non sia il mondialismo gerarchico, dittatoriale, verticistico, piramidale che certe elite (Player C) vogliono e stanno per realizzare.
Ma invece che sia davvero "... un nuovo mondo di giustizia, pace e libertà..." come ci ricorda la profezia dell'arcobaleno e i nativi americani (forse imbeccati dal Player B?!)
29/07/2014, 14:25
mauro ha scritto:
caro Signore del tempo,
vedi
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=5087
ciao
mauro
29/07/2014, 14:39
29/07/2014, 15:59
29/07/2014, 16:24
MaxpoweR ha scritto:
è un pò lo stesso problema che si riscontra con le dinastie regali egizie delle quali una parte è considerata "storica" un'altra mitologica ma non si capisce bene perchè.
07/08/2014, 10:59
Etruschi: l’ombra dei Rasna
di Dino Vitagliano
Una gloriosa migrazione venuta da lontano approda sui lidi italici e da sempre sfugge alle ricerche più approfondite. Dov’era la loro patria? Perché scomparvero senza lasciar traccia? Un’analisi degli aspetti misterici e controversi degli Etruschi.
L’articolo non avrebbe la sua forma attuale senza il contributo prezioso e determinante di Romano Manganelli, da sempre appassionato cultore della civiltà etrusca, che con profonda umiltà mi ha permesso di comprendere i miei sbagli e rafforzare la validità delle mie ricerche. (n.d.A)
L’ombra dei Rasna
Gli Etruschi sono il popolo più enigmatico ed affascinante che appartiene all’Italia, territorio principe della loro influenza. Secondo il ricercatore Mario Gattoni Celli, le notizie storiche su di loro non coprono più di cinque o sei pagine di libro. Nulla di più esatto.
I testi scolastici sorvolano rapidamente sulla potente monarchia etrusca sviluppatasi per molte generazioni, formata da sette re che gli alunni ripetono in successione come una filastrocca, dopo i quali si giunge immediatamente alla nascita della repubblica romana. I saggi degli studiosi, dal canto loro, aggiungono soltanto che gli Etruschi erano autoctoni della nostra penisola che parlavano una lingua indecifrabile e raggiunsero livelli eccelsi nelle arti, nella politica e nell’architettura, evitando di sottolineare le conquiste umane e spirituali donate all’impero romano. Negli ultimi anni, dopo attente riflessioni, si è fatto in strada in chi scrive il sospetto, divenuto pian piano certezza, che un fitto velo di silenzio sia calato sulla stirpe etrusca, per nascondere segreti di vitale importanza. Gli Etruschi non sono mai morti e ci hanno donato un tesoro inestimabile che narra una storia, la nostra, iniziata molto tempo fa.
Discesero dai Giganti
I ricercatori più audaci pongono l’origine degli Etruschi in Lydia, a oriente di Smirne, citando Erodoto che scrive ne Le Storie, I, 94: “Raccontano i Lidi che sotto il re Atys, figlio di Manes, vi fu in Lydia una grande carestia; per un po’ la popolazione vi tenne fronte, ma poi, visto che non cessava, … il re divise il popolo in due parti… A capo dei designati a rimanere pose se stesso; degli altri designati a partire, il proprio figlio Tirreno. Gli esuli scesero a Smirne, costruirono delle navi…e salparono alla ricerca di una nuova terra…, finché dopo aver costeggiato molti paesi, giunsero presso gli Umbri dove fondarono città che tuttora abitano…”
Manes, analogo al primo faraone egizio Menes, è il leggendario monarca Manu, nome collettivo che incarna la guida delle sette razze–madri con le corrispettive sottorazze. Il Manu aveva condotto moltissime migrazioni in epoche antidiluviane dalla primordiale Isola Bianca nel Mar del Gobi, la mitica Thule, territorio tropicale lussureggiante che estendeva i suoi confini al Polo Nord, sino alla formazione dei continenti di Mu e Atlantide. Gli Etruschi chiamavano se stessi Rasna, dalla radice ra, analoga al Ramu, re–sacerdote di Mu, Rama in India e al Ra egizio, personificazione dell’energia solare, cuore vitale del Cosmo. Simboli la svastica ed il globo alato delle tavolette di Mu, effigiate rispettivamente sui muri di Sovana, a Grosseto, e nella Tomba dei Rilievi di Caere. Le vie commerciali degli Etruschi erano le Tule che giungevano sino in Himalaya, e il cui eco ritroviamo nel toponimo Caput–tolium, capo delle Tule, il Campidoglio. Roma, infatti, sorge sul Tevere che incarna la Via Lattea e ha sette colli come gli astri dell’Orsa Maggiore, vicina alla stella polare citata nel Rg-Veda indù, asse del cielo che pulsa a Thule.
Antenati degli Etruschi sono i Toltechi, terza sottorazza principe della stirpe atlantidea, come apprendiamo dall’opera di Arthur Powell, Il Sistema solare. Di colore rosso–bruno, avevano un’altezza prodigiosa e primeggiavano nell’arte edilizia con templi ciclopici, strade lastricate e ponti. Crearono un impero splendente durato diversi millenni, quando un cataclisma si abbattè su Atlantide e i Toltechi si spinsero nelle Americhe, fondando la civiltà incaica, mentre i suoi eredi edificarono nel IX sec d.C. Tula in Messico, con i loro enormi “atlanti”. Il gene tolteco si ritrova intatto nella sesta sottorazza akkadiana, propria degli Etruschi, che presentano legami inestricabili anche con gli Egizi, i Maya e gli Indiani del Nordamerica, altri discendenti dei Toltechi.
Un colore regale
Gli affreschi nella Tomba del Triclinio, a Tarquinia, ritraggono uomini rossi, mentre la Tomba degli Auguri presenta personaggi di rango elevato del medesimo colore che si stagliano sopra individui comuni. Un altro ancora tiene fra le mani un uovo, segno della creazione eterna. I re etruschi, durante le cerimonie rituali, si tingevano di rosso con il minio, e rosso sarà il colore preferito dall’imperatore Nerone. Il rosso, ammettono gli studiosi, ha carattere sacro, senza spiegarne però il motivo. Simboleggia gli ancestrali predecessori e rimanda al culto del pianeta Marte, incarnato dalla Sfinge leonina interamente rossa, a Giza, e dal giaguaro della piramide di Chichén Itzà. Il felino sacro ricompare di nuovo a Tarquinia, nella Tomba dei Leopardi e in quella delle Leonesse, in realtà giaguari. I pellerossa del Nordamerica, infine, come gli Etruschi conservano sepolcri a forma di tumulo e venerano i simboli dell’uovo e del serpente.
Parlavano sanscrito
Ma chi erano in verità gli Etruschi? La lingua ne penetra il mistero? L’imperatore Claudio, affascinato dal loro mondo, scrisse i Tirrenika in venti volumi, spariti nel nulla. Stessa sorte subirono gli Annuali Etruschi custoditi nel Tabularium Capitolinum, che narravano la vera origine dei Romani, i Libri Etruschi e i Tusci libelli, conservandosi soltanto qualche frammento negli autori latini. Strano, dato che gli scolari romani andavano a studiare l’etrusco nella prestigiosa Caere. La lingua dei Rasna, afferma il filologo Bernardini Marzolla, svela un’antica discendenza dal primo idioma del pianeta: il sanscrito. Il testo più completo è inciso sulle bende di una mummia scoperta in Egitto due secoli fa, ora al Museo di Zagabria. Le strisce di tela, quattordici metri, compongono il “Libro della Mummia”, aggiungendosi alle oltre dodicimila iscrizioni rinvenute.
Adepti della Grande Madre
Intorno al 1.000 a.C., gli abitanti della Lydia dimorarono nell’isola di Lemno con capitale Efestìa, nel Mar Egeo, disseminata di necropoli e santuari alla vergine nera Cibele, invocata come madre dell’Indo. Le fanciulle raticavano la sacra teogamia in collegi particolari, che ricordano quelli delle Mamacones inca e delle Vestali romane. La società etrusca era di tipo matriarcale, come Atlantide, con le donne che presenziavano ai sacri culti e godevano di un peso influente nelle decisioni più importanti. Prova ne è la tomba Regolini–Galassi, scoperta nel 1836 a Caere, che ospitava la principessa Larthia, con indosso un fibula intessuta di minuscole sfere granulate. Rivelatrice, poi, la storia di Lucumone, figlio di un nobile corinzio, che insieme alla moglie Tanaquilla giunge a Roma da Tarquinia nel VII sec. a.C. Alle porte di Roma, un aquila afferra il cappello di Lucumone per poi restituirglielo. Un presagio sacro, simile al mito azteco, e alla fondazione della metropoli di Cajamarquilla in Perù, dove un condor avrebbe incoronato il suo fondatore. Tanaquilla è un nome incaico, dato che quilla significa luna, suggerendo che la donna appartenesse ad un antico culto lunare. In etrusco, lo stesso nome è Thanakhvil, dove than è l’aspetto femminile del dio Tin e akhvil è ancella, in quechua aclla, indicante cioè “le ancelle degli dèi”, un ordine sacro.
Gli avamposti megalitici
Lucumone entrerà a Roma mutando il suo nome in Tarchunies Rumach, Lucio Tarquinio Prisco, e diverrà re nel 607 a.C. dopo la morte di re Anco Marzio (strana assonanza con il termine egizio Ank–hor). Sarà lui a drenare l’acqua che alimenterà il Tevere dai colli attorno a Roma, a creare il Foro Boario, il Tempio di Vesta e il Circo Massimo, luogo di culto. Suo è anche il magnifico tempio di Tinia–Giove sul Campidoglio. Roma, territorio di povere palafitte, entrerà a far parte delle dodici città sacre che coprivano l’intera Etruria, mentre un numero analogo di metropoli interessò la Campania. Nell’erezione di un sito, i geomanti etruschi tracciavano due linee ad angolo retto in direzione nord–sud, il cardo maximus, e il decumanus maximus con andamento est–ovest, ponendo nel punto d’intersezione la pietra omphalos, ritrovata spesso intatta dai moderni mezzi di rilevamento.
Le metropoli etrusche annoverano Cortona, Arezzo, Fiesole, Tarquinia, Vulci e Populonia. Il monumentale complesso urbano di Caere, con una necropoli che copre 360 ettari, era anticamente il porto più potente del Mediterraneo, insieme ad Hatria, e da innumerevoli altri sulla costa Tirrenica. Uno dei più antichi insediamenti è Vetulonia, che superava Atene con oltre centomila abitanti. Le sue pietre megalitiche un tempo si stagliavano sulla collina–tumulo, ugualmente a Ollantaytambo sulle Ande. Sulla ciclopica Cosa, vicino Orbetello, vigila una Sfinge di pietra e il contiguo monte di Ansedonia è scolpito con animali mitologici analoghi a Marcahuasi. Indistinguibili, poi, la cinta muraria di Volterra lunga 8 km e quella di Pisaq in Perù, come pure i blocchi poligonali di Alatri e Amelia, pesanti centinaia di tonnellate, e Sacsayhuaman, sovrastante Cuzco. Le profonde affinità degli Etruschi con gli Inca trovano autorevole conferma in Zecharia Sitchin, da noi interpellato, il quale ha risposto affermativamente circa la nostra intuizione di un simile legame con la lontana America.
Colpisce, poi, l’omofonia di Chianciano (probabilmente consolidatosi da un etrusco Clanikiane) e Chan Chan, capitale del Gran Chimù peruviano, le quali conservano anche identiche urne funerarie antropomorfe risalenti al VII sec. a.C. A Poggio Murlo, Siena, è stata rinvenuta anche una statuina con barba posticcia di un “antenato”, munita di uno strano sombrero simile al copricapo del Guerriero di Capestrano. Infine abbiamo Veio, patria dell’artista Velca, che scolpì la magnifica statua di Apollo, divinità la cui l’effige sul Palatino sarà alta 15 metri. La stirpe degli Amhara o Aymarà, che abitarono l’antic Ameria (Amelia) con il nome di Amr, adoravano Apu Illu, Signore dei fulmini, sul Monte Soracte in Bolivia, mentre i Romani costruirono sul Monte Soracte, cantato da Orazio nelle sue Odi, un santuario ad Apollo.
Le invisibili arterie di Porsenna
L’opera più imponente è il Mausoleo di re Porsenna a Chiusi, tratteggiato da Varrone e Plinio nei loro libri. La struttura sembra un tempio buddhista con ben quindici piramidi di altezza indescrivibile e una sfera di bronzo al centro, che emetteva particolari frequenze. I suoi pinnacoli antenne rivolte al cielo per incanalare l’energia cosmica. Costituiva il centro oracolare madre in Italia, legato con quelli di Delfi, Dodona, Tebe, Heliopolis e Metsamor, in Asia Minore. Sotto il vicino Poggio Gaiella si diparte una fitta rete di gallerie sotterranee inesplorate che formano il labirinto di Porsenna, cuore cerimoniale connesso con le dodici città–stato e le metropoli gemelle al di là dell’oceano. Anche le catacombe sotto San Pietro, una volta templi etruschi, erano parte di questo disegno.
Funzione iniziatica avevano i cunicoli ad U, come quello lunghissimo ed inquietante di S.Valentino e altri a Pitigliano, Sorano e Sovana, un’area archeologica di notevole interesse, costellata delle famose “tagliate”. Queste enormi strade nel tufo, che paiono scavate con il laser, si ergono vertiginose nelle vicinanze di necropoli, templi, luoghi sacri, e spesso vicine le une alle altre. Sorte al ritmo del flauto, con cui gli Etruschi scandivano ogni attività, richiamano alla mente il musico greco Anfione, il quale edifica Tebe “alla musica delle sua lira”, presumibile scienza sonica antidiluviana. Se l’enorme traforo sotto Castel Gandolfo, più di 1 km, è un’opera di ingegneria idraulica, lo scopo delle “tagliate” non è ancora chiaro. Alla luce delle attuali cognizioni, rappresentano allineamenti astronomici o tellurici di rilevante importanza, istoriate da glifi cosmici. Il tufo, infatti è un materiale radioattivo, rinvenuto anche a Cuzco e sulla piana di Nazca.
Guardiani della vita
L’illustre linguista Georges Dumézil, in appendice alla sua opera La religione romana arcaica (Rizzoli, 2001), dichiara in toni concisi che i Romani mutuarono da un “passato indoeuropeo” un solido sostrato rituale, che “l’apporto etrusco” modificò lievemente. Una contraddizione in termini. Per amore di chiarezza, facciamo notare che gli Etruschi sono l’elemento indoeuropeo, e i Romani si limitarono ad adottare le loro elevatissime concezioni, come in precedenza i Greci, poi totalmente stravolte.
Gli Etruschi erano un popolo pacifico, costretto ad impugnare le armi soltanto a causa delle vessazioni di Roma. Avevano una visione animista, in cui l’Universo tutto pulsa di vita e ogni organismo è connesso. Da qui l’amore per la Terra, i boschi, le fonti, le montagne e il cielo, sinfonia sublime dell’Energia Prima, che nel corpo umano esprime la sua sacralità attraverso le funzioni sessuali. Il loro pantheon è formato da numerosi personaggi ed esseri ausiliari, esprimenti i molteplici aspetti di una lontana dottrina esoterica, invisibile ai profani. Similmente agli gnostici, ritenevano, infatti, l’uomo al centro delle forze luminose ed oscure, in grado di stabilire da solo quale via intraprendere per tornare in alto.
Il linguaggio della Natura
Le rivelazioni uraniche si ritrovano nei Libri acherontici, sulle dimensioni nascoste, rituales, fatales, e i Libri haruspicini riguardanti l’epatoscopia, o esame del fegato, per gli Etruschi un piccolo cosmo in movimento. Una scienza definita dai Romani “etrusca disciplina”. I volumi provenivano dal sapiente fanciullo Tages, spuntato da una zolla di terra, informazione che ci ricollega al regno sotterraneo di Agarthi. La Madreterra donò agli Etruschi la geometria sacra e il suono primordiale, con il quale ammaliavano gli animali. Notevole l’incisione del mandala esoterico “fiore della vita” a sei petali, di matrice indiana, trovato sulla stele del guerriero Avele Feluske, a Vetulonia. La disposizione reticolare dei massi negli edifici replica la struttura biologica della cellula, facendo sì che l’intera costruzione prenda vita e “comunichi” determinate frequenze, particolarmente attive presso i corsi d’acqua. L’elemento liquido aveva una funzione purificatrice, ancor oggi apprezzata nei centri termali di Saturnia e Petriolo. Numa Pompilio, che le tradizioni descrivono come monarca pacifico e illuminato, era in contatto con la ninfa Egeria, che abitava una sorgente nel bosco sacro vicino al fiume Almene. L’acqua sorgiva magnetizza i raggi cosmici, come gli infrarossi, rigenerando la terra e le forme di vita. Nell’uomo potenzia la memoria ancestrale e inonda l’ipotalamo di energia planetaria.
Il bagliore di Zeus
Numa compose dodici libri di “scienze naturali” che nascose in un’arca nel suo sepolcro, trovato poi vuoto, e introdusse il calendario solare di 365 giorni e ¼. Padroneggiava il “fuoco di Zeus”, l’elettricità, e i suoi templi possedevano parafulmini all’entrata. Il suo successore, Tullo Ostilio, morì invece incenerito dalle scosse fulminanti. Il segreto di Numa passò a Porsenna, che nel VI sec.a.C. polverizzò Bolsena, invocando una folgore celeste, e sconfisse con una scarica elettrica un essere feroce dal nome profetico: Volt.
Lo studio dei tuoni e dei fulmini era codificato nei Libri fulgurales, con le istruzioni per evocare, dominare e guidare le folgori. Riti complessi seguivano alla caduta di un fulmine in un determinato luogo, che veniva immediatamente recintato per precauzione e dichiarato sacro, per la presenza nel terreno di ferro meteorico dei bolidi stellari, vitale agli Etruschi. I fulguratores, provvisti di cera nelle orecchie, allontanavano le vibrazioni residue modulando una parola sacra. Alle Sorgenti della Nova, un’antica metropoli guarda da una scalinata il Monte Becco, santuario etrusco, dove ancor oggi avvengono strani fenomeni magnetici. Anche Costantino, sacerdote del Sol Invictus, consultava segretamente gli aruspici etruschi, disposti a lanciare folgori sui Goti di Alarico nel 410 d.C., sotto papa Innocenzo. I fulgurales erano una parte dei Libri Vegoici, dono della ninfa Vecu al tempio di Apollo, in cui possiamo ravvisare i famosi Libri Sibillini, portati all’imperatore Augusto da una donna misteriosa e distrutti dai cristiani nel 400 d.C.
Gli iniziati sonici
Numa istituì il collegio dei lucumoni, formato da 60 sommi sacerdoti abbigliati con la veste di porpora, la catena d’oro, il tutulo conico sul capo che funge da ricettore celeste. In mano il lituo, lo scettro ricurvo sormontato da un’aquila, che emetteva onde sonore. I lucumoni erano medici–sciamani che viaggiavano nei mondi astrali acquisendo prodigiose conoscenze utili alla guida della comunità, come avviene nella culture siberiane ed uralo–altaiche. Fra gli Inca assumevano il nome di astronomi Tarpuntaes. Sempre a Numa dobbiamo la creazione di un altro enigmatico collegio, quello dei Flamines Dialis, custodi del soffio terrestre, che nascondono nel nome l’energia fiammeggiante della kundalini, alla base della spina dorsale. Costretti da severissime norme, dormivano in grotte sacre sopra un piccolo pertugio nel terreno. Il loro abbigliamento consisteva in una “camicia” dalle ignote funzioni e una sorta di stetoscopio con un filo di lana che captava l’afflato tellurico, vestimento che nell’insieme lascia intravedere perdute operazioni geotecniche di vulcanologia.
La stirpe del silenzio
Centro iniziatico e cuore della vita etrusca è il Fanum Voltumnae, nella fitta selva del Lamone intorno al Lago di Bolsena, che estendeva i suoi confini sino a Tarquinia, formando un luogo sacro al confine tra cielo e Terra. Qui, nel sacro Tempio, i lucumoni delle dodici città sacre si riunivano ogni anno per eleggere un nuovo sacerdote e celebrare la cerimonia misterica della Paska, in cui si spezzava il pane e si beveva il vino, mentre i partecipanti ricevevano una melagrana, la rigenerazione. I Rasna erano a conoscenza che il loro compito sulla Terra volgeva al termine, come gli Incas che lessero nelle stelle uguale ammonimento. Dieci “saecula” durava la civiltà gloriosa che avevano creato, e nulla, nemmeno il più potente dei lucumoni, era in grado di opporsi. Scomparvero all’alba di un nuovo Sole, stirpe coraggiosa che in silenzio aveva plasmato il tempo.
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Bibliografia
Aziz, Philipphe La civiltà etrusca – Libritalia, 1996
Celli, Mario Gattoni Gli Etruschi dalla Russia all’America – Carabba, 1968
Churchward, James Mu: il continente perduto – Armenia, 1999
Collins, Andrew Il sepolcro degli ultimi dèi – Sperling & Kupfer, 1999
Compassi, Valentino Dizionario dell’universo sconosciuto – SugarCo, 1989
Drake, Walter Raymond Quando gli dèi camminavano sulla Terra – Casa Editrice Meb, 1982
Feo, Giovanni Misteri etruschi – Stampa Alternativa, 2000
Gatti, Enzo Gli Etruschi – Edizioni Frama Sud – 2 voll.,1979
Hancock, Graham Lo Specchio del Cielo – Corbaccio, 1998
Kolosimo, Peter Italia mistero cosmico – SugarCo, 1987
Marzolla, Piero Bernardini L’etrusco – Una lingua ritrovata – Mondadori, 1984
Moreau, Marcel La civiltà delle stelle – Corrado Tedeschi Editore, 1975
Pallottino, Massinmo a cura di Gli Etruschi – Bompiani, 1992
Pincherle, Mario Come esplose la civiltà – Filelfo, 1977
Powell, Arthur Il Sistema Solare – Edizioni Alaya, 1993
Quattrocchi, Angelo Miti, riti, magie e misteri degli Etruschi – Vallardi, 1992
http://www.acam.it/etruschi-lombra-dei-rasna/
10/08/2014, 15:04
10/08/2014, 15:09
10/08/2014, 18:38
La parte superiore della scultura risulta completamente appiattita, su cui insistono due cavità quadrate ampie un metro con una lastra di pietra ad esse parallela. Alla base del megalite vi sono delle rientranze a forma di reticoli che alcuni ritengono essere correlate al processo utilizzato dai costruttori per appiattirne i lati.
Lo scopo, il metodo e il periodo di costruzione sono un completo mistero. L’unico indizio è dato dall’allineamento della depressione centrale e delle cavità con il crinale su cui risiede Masuda no Iwafune, particolare che secondo alcuni ricercatori indicherebbe che il megalite avesse una qualche funzione di tipo astronomico correlato allo sviluppo del calendario lunare giapponese.
10/08/2014, 19:32
Copernico e quattro secoli di scienza sbagliata
Il modello copernicano del Cosmo. Fonte.
Un nuovo documentario intitolato Il principio, che dovrebbe essere lanciato il 10 ottobre, stravolge più di quattro secoli di fede stabiliti nel Principio Copernicano presentando scioccanti nuove prove scientifiche che suggeriscono che la Terra occupa un posto speciale nel cosmo. Il film ha già portato a una assoluta frenesia dei media, a una campagna diffamatoria, e una tempesta di polemiche in quanto scienziati furiosi con veemenza difendono la loro posizione - e questo, prima ancora di aver visto le prove. Potremmo essere sull'orlo di una nuova radicale comprensione del nostro universo e del nostro posto in esso? Rick Delano, sceneggiatore e produttore de Il Principio crede di si.
Mentre la maggior parte di noi oggi suppone che le nostre brillanti menti scientifiche, i programmi di esplorazione dello spazio, i telescopi e le attrezzature ad alta tecnologia hanno da tempo dimostrato che la Terra orbita attorno al sole, il signor Delano spiega che non è stata mai ottenuta una prova sperimentale che dimostri inequivocabilmente che questo sia vero. Come lo storico Lincoln Barnett afferma in The Universe and Dr. Einstein, "non possiamo sentire il nostro movimento attraverso lo spazio, né qualsiasi esperimento di fisica ha mai dimostrato che la Terra è in realtà in movimento." Quindi, il signor Delano afferma che il Principio Copernicano non è un fatto scientifico, ma piuttosto un presupposto metafisico supportato da idee e teorie profondamente convincenti. Il suo film, Il Principio, è il primo documentario che abbia mai esaminato direttamente la base scientifica del Principio Copernicano, riunendo i massimi esperti scientifici in un commento, che dice, ci lascerà mettere in discussione la nostra stessa posizione nel cosmo.
Antica credenza circa il nostro posto nel cosmo
Per migliaia di anni, c'è stata una visione prevalentemente geocentrica del cosmo, in cui si credeva che la Terra fosse il centro dell'universo. Osservando il cielo e vedendo il Sole, la Luna, i pianeti e le stelle muoversi rispetto alla Terra lungo percorsi circolari, giorno dopo giorno, sembrava evidente agli antichi popoli che la terra fosse ferma e il resto dell'universo si muovesse intorno ad essa. Tale prospettiva era anche in conformità con la visione del mondo incentrata su Dio, che sosteneva che una o più divinità ci avessero creato, e che ci fosse uno scopo di questa creazione.
Tuttavia, il signor Delano ha spiegato in un'intervista con Ancient Origins che "gli antichi erano più che abbastanza intelligenti da capire che lo stesso fenomeno di osservazione sarebbe ugualmente attribuibile ad una rotazione della terra sul suo asse." Allora, perché questa prospettiva non fu adottata in tempi antichi?
"La semplice verità è che il mondo antico ha trovato più plausibile credere che fossimo chiaramente il fulcro e il centro di quello che vedevamo succedere intorno a noi", ha aggiunto Delano.
Pertanto, il modello geocentrico dell'universo ha finito per essere adottato come sistema cosmologico predominante in molte civiltà antiche come la Grecia antica (dal IV secolo a.C.), compresi i sistemi notevoli di Aristotele e Tolomeo. Le previsioni astronomiche del modello geocentrico di Tolomeo sono state usate per preparare carte astrologiche e astronomiche per oltre 1500 anni.
Tuttavia, il lavoro di Niccolò Copernico (1473 - 1543), un brillante matematico e astronomo prussiano, pose le basi che alla fine hanno portato al capovolgimento di migliaia di anni di fede in un modello geocentrico del cosmo.
La rivoluzione copernicana
Nella sua pubblicazione De revolutionibus orbium coelestium (La rivoluzione delle sfere celesti) nel 1543, Copernico propose la sostituzione del sistema geocentrico con un modello eliocentrico, in cui la Terra e gli altri pianeti orbitano attorno al Sole, sulla base del fatto che l'eliocentrismo potrebbe spiegare il moto dei corpi celesti più semplicemente rispetto alla visione geocentrica. L'implicazione di questa rivoluzionaria idea era che la Terra non poteva più essere vista in una qualsiasi posizione centrale o appositamente favorita, un concetto che divenne noto come il Principio Copernicano.
Questo è stato scioccante ed è stato accolto da una forza ostinatamente resistente - la Chiesa cattolica. Dopo tutto, che cosa realmente significherebbe per la civiltà e la religione scoprire che "viviamo su un pianeta insignificante di una stella banale persa in una galassia nascosto in qualche angolo dimenticato di un universo in cui ci sono molte più galassie che persone", come Carl Sagan succintamente ha espresso nel XX secolo?
Tale cambiamento radicale nella visione del mondo non poteva accadere durante una notte e fu necessario almeno un altro secolo prima che le idee di Copernico venissero ben consolidate. Nel frattempo, numerosi scienziati si fecero avanti per cercare di misurare l'orbita della Terra intorno al sole.
"Per due secoli i più grandi scienziati del mondo hanno cercato di montare un esperimento che permettesse di misurare il movimento della terra intorno al sole, che tutti sapevano stesse ovviamente avvenendo", ha spiegato Delano. "Ma, paradossalmente, per due secoli ognuno di questi esperimenti che hanno cercato di misurare questo movimento universalmente assunto della Terra intorno al Sole continuavano a restituire un valore pari a zero per il movimento della terra, e questo è diventato davvero un grosso problema per la scienza."
L'astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601), un brillante scienziato sperimentale, la cui misurazione delle posizioni delle stelle e dei pianeti ha superato qualsiasi altra fatta prima dell'invenzione del telescopio, ha proposto un modello che ha tentato di servire come un compromesso tra la spiegazione geocentrica e la teoria copernicana. In questo modello, tutti i pianeti, eccetto la Terra ruotano intorno al sole. In altre parole, i pianeti ruotano intorno al Sole, e il sole gira intorno alla Terra.
"La cosa notevole è che il sistema di Tycho duplica assolutamente le osservazioni che vediamo nel cielo proprio come fa il sistema eliocentrico. Non c'è distinzione visiva in assoluto tra il sistema di Tycho e il sistema copernicano", ha spiegato Delano.
Per tutto il XVI e il XVII secolo, enormi progressi sono stati fatti nel campo dell'astronomia e della scienza attraverso il lavoro di Johannes Kepler, Galileo Galilei e Isaac Newton, il cui lavoro è troppo coinvolto per poter essere affrontato adeguatamente in questo articolo. Quindi dovremo passare avanti al XX secolo e all'opera di Albert Einstein.
Einstein, perplesso dal fallimento di ogni esperimento per misurare il moto universalmente assunto della Terra intorno al Sole, ha cercato un motivo per spiegare perché questo non potesse essere misurato. Il risultato? La famosa teoria della relatività. Incredibilmente, Einstein sosteneva che il movimento assoluto non può essere rilevato da un esperimento ottico come nessun particolare fotogramma di riferimento è assoluto. In altre parole, la fisica funziona altrettanto bene sia con la Terra che con il Sole al centro.
Tuttavia, Einstein sosteneva che anche se può sembrare che siamo al centro dell'universo, con tutte le galassie che si allontanano da noi (come Edward Hubble ha osservato attraverso il suo telescopio nel 1920), questo è solo un'illusione. Egli sosteneva che, poiché lo spazio non è piatto ma curvo, e dato che lo spazio si espande, ovunque ci si trovi in quello spazio, il movimento delle galassie sembrerebbe radiante lontano da quel punto. Questa teoria certamente ha sostenuto il Principio Copernicano che non ci sono centri, senza spigoli, e posizioni particolari. Secondo Delano, è qui che il grande problema entra in gioco.
Nuove osservazioni cosmologiche sfidano il Principio Copernicano
Negli ultimi dieci anni, sono emerse una serie di osservazioni cosmologiche anomale che non hanno senso secondo il Principio Copernicano, le ultime delle quali sono i risultati del satellite Planck del marzo 2013. Mentre la scienza dietro i risultati è complessa, per dirla semplicemente, il principio copernicano impone che ogni variazione nella radiazione di fondo a microonde del cosmo (la radiazione termica che si presume sia stata lasciata dal Big Bang), sarà distribuita più o meno casualmente in tutto l'universo. Tuttavia, i risultati di tre missioni separate, iniziando con il satellite WMAP nel 2001, hanno mostrato anomalie nella radiazione di fondo che sono allineate direttamente con il piano del nostro sistema solare e l'equatore della Terra. Questo allineamento mai visto prima della Terra si traduce in un asse attraverso l'universo, che gli scienziati hanno soprannominato asse del male, date le implicazioni sconvolgenti per i modelli attuali del cosmo.
Laurence Krauss, fisico teorico e cosmologo americano, ha commentato nel 2005:
"Quando si guarda la mappa [della radiazione di fondo a microonde del cosmo], si vede anche che la struttura che si osserva, è infatti, in un modo strano, correlata con il piano della terra intorno al sole. Copernico torna a perseguitarci? Questo è pazzesco. Stiamo osservando tutto l'universo. Non c'è modo ci dovrebbe essere una correlazione di struttura con il nostro movimento della terra intorno al sole - il piano della terra intorno al sole - l'eclittica. Che potrebbe dire che siamo veramente il centro dell'universo."
I cosmologi, gli astrofisici e altri hanno inizialmente spazzato via la strana constatazione come un artefatto, e decine di documenti e relazioni sono seguite cercando di risolvere l'anomalia. Ma quando i risultati di Planck restituiti nel marzo 2013, l'allineamento si presentò perfino con una maggiore risoluzione e dettaglio, ed ora è stato replicato in tre missioni separate, suggerendo ci sia qualcosa di più di un 'artefatto'.
"La cosa che ha davvero provocato l'isteria dei media sul nostro cinema, è che stiamo tirando via le coperte al piccolo sporco segreto che non solo non c'è struttura, ma che la struttura è legata in modi sorprendenti a una e precisamente a una posizione nell'universo, e capita di essere noi", ha detto Delano.
"Se c'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato con il principio cosmologico e Copernicano, tutta la nostra immagine della realtà sta per cambiare di nuovo, e l'ironia è che, proprio come le ultime due grandi rivoluzioni scientifiche, entrambe sono state centrate intorno a questa sconcertante domanda persistente sul nostro posto nel cosmo."
Se il documentario Il Principio presenta un argomento abbastanza convincente da compromettere seriamente il Principio Copernicano e più di quattro secoli di scienza resta da vedere.
Fonte: http://tycho1x4x9.blogspot.it/
http://www.theprinciplemovie.com/
11/08/2014, 09:59
11/08/2014, 14:51
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"I druidi sono considerati i più giusti tra gli uomini e pertanto a loro viene affidato il compito di giudicare le controversie private e pubbliche. Un tempo dovevano anche fungere da giudici arbitrali in caso di guerra e avevano la facoltà di fermare i combattenti nell'attimo in cui costoro si accingevano ad allinearsi per la battaglia, ma, soprattutto, si demandava loro il giudizio nei processi per omicidio". - Strabone, Geographia -
"Sono chiamati a decidere in quasi tutte le controversie pubbliche e private e se viene commesso qualche delitto, se awiene qualche uccisione, se sorge una lite per un'eredità o per la delimitazione di terreni, sono i druidi a decidere e a stabilire i risarcimenti e le pene. E se qualcuno, sia che si tratti di un cittadino privato o di un intero popolo, non si attiene al loro giudizio, lo bandiscono dalle funzioni del culto, il che è la pena più grave, presso i Galli".
- Cesare, De belto gallico -
«Presso di loro si raccoglie per istruirsi un gran numero di giovani ed essi sono tenuti in grande onore... Attirati da cosi grandi privilegi (l'esenzione dal servizio militare e dalla tassazione di guerra) molti giovani di loro volontà si recano da loro per esserne discepoli e molti sono mandati dai genitori e dai parenti. Da loro, a quanto pare, debbono imparare a memoria un gran numero di versi; per molti il tempo del noviziato dura vent'anni. Non ritengono lecito scrivere i loro sacri precetti; invece per gli altri affari, sia pubblici sia privati, usano l'alfabeto greco."
Cesare, De bello gallico