AstrofisicaDa una ricerca a cui hanno partecipato INAF e ASICannibalismo cosmico in tempo reale
L'evento unico non era mai stato osservato direttamente ma solo previsto per via teorica Un bagliore improvviso di radiazione X, intenso e di alta energia: è quanto ha investito il 28 marzo scorso il satellite Swift della NASA dando il via a una intensa campagna di osservazioni da diversi osservatori a Terra tra cui Telescopio Nazionale Galileo dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF).
Ora due articoli apparsi sulla rivista Nature a firma di un nutrito gruppo di astronomi tra cui numerosi ricercatori dell’INAF e dell’ASI DATA CENTER di Frascati ricostruiscono l’evento, avvenuto circa 3,8 miliardi di anni fa: si tratta di un buco nero, denominato Swift J1644+57 e situato nella costellazione del Dragone, che divora una stella.
“La malcapitata stella ha avuto la sventura d’avvicinarsi troppo al raggio d’influenza del mostro, finendo spappolata in tanti detriti e divorata in un tempo relativamente breve”, ha spiegato Gabriele Ghisellini, dirigente di ricerca presso l’INAF-Osservatorio astronomico di Brera, coautore di uno dei due articoli. “In seguito a quest’ingestione, si sono formati due getti, in direzioni opposte, che trasportavano parti della stella distrutta e una notevole quantità di campo magnetico. Non solo: uno di questi getti si è diretto esattamente verso la Terra. Ed è stata proprio quest’ultima particolarità a rendere l’evento così eccezionale, perché è molto raro che il nostro pianeta venga a trovarsi al centro del mirino di questi getti spaventosamente veloci”.
Secondo le stime, la massa di Swift J1644+57 è pari a circa quattro volte quella del buco nero al centro della Via Lattea. Il processo di emissione di radiazione è quello ben descritto dalla teoria: il buco nero inghiotte il materiale che costituisce una stella che spiraleggiando intorno all’oggetto in un disco di accrescimento raggiunge temperature dell’ordine di milioni di gradi.
Il moto orbitale e l’amplificazione del campo magnetico producono una sorta di doppio imbuto da cui possono sfuggire alcune particelle in direzioni opposte, lungo l’asse di rotazione del buco nero, dando luogo a due getti di materia estremamente collimati che raggiungono velocità superiori al 90 per cento della velocità della luce. Uno di questi, nel caso di Swift J1644+57, era appunto orientato proprio verso la Terra.
“Quello che Swift ha rivelato il 28 marzo scorso è un evento unico, previsto dai modelli teorici ma mai osservato prima, né da Terra né dallo spazio”, ha aggiunto Paolo Giommi, direttore dell’ASI Science Data Center. “Per scoprirlo c’è voluto un satellite dedicato alla rivelazione delle esplosioni cosmiche (che avvengono soprattutto nella banda dei raggi X o dei raggi gamma) e alcuni anni di ascolto ininterrotto (Swift è in orbita dal novembre 2004). È importante che i satelliti scientifici rimangano operativi il più a lungo possibile per poter scoprire eventi molto rari, ma anche molto importanti, come Swift J1644+57”.
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