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 Oggetto del messaggio: Città esoteriche
MessaggioInviato: 02/09/2012, 21:04 
L’influenza della massoneria e di ambienti esoterico-alchemici da sempre caratterizzano la storia della Francia e di conseguenza della sua capitale. Basti pensare alla storia dei Templari, dei Catari e alla presenza delle cattedrali gotiche, libri di pietra che aspettano solo di potere essere letti. Forse non è un caso che uno dei maggiori musei egizi del mondo sia proprio ubicato nella capitale della nazione francese, all’interno di uno dei più famosi musei del mondo: il Louvre.

Una delle testimonianze più interessanti, ma forse anche una delle meno conosciuta, di quanto siano importanti i temi esoterici legati all’antico egitto nella cultura e nella storia francese ci può essere offerto dalla vita di Renè Adolphe Schwaller de Lubicz.

René Adolphe Schwaller de Lubicz (Asnières, 30 dicembre 1887 – Grasse, 7 dicembre 1961) è stato un alchimista, esoterista ed egittologo francese. Figlio di un farmacista di origine svizzera tedesca, Joseph Adolphe Schwaller, residente in Alsazia (che dal 1870 era divenuta tedesca), e di Marie Bernard, di nazionalità francese. Nel 1904, finiti gli studi al Liceo di Strasburgo, per evitare il servizio militare tedesco fugge in Francia e va ad abitare dalla sorella di sua madre ad Asnières, un sobborgo di Parigi.

Tra il 1908 e il 1911 frequenta lo studio-accademia di Matisse ove conosce quella che nel 1910 diventerà la sua prima moglie, Marie Marthe Essig, che gli darà un figlio, Guy. Si installano in provincia, a Saint-Rémy-Les Chevreuses, nella Villa Hiéra.

Tra il 1913 e il 1916 aderisce alla Società Teosofica, per la quale terrà diverse conferenze e collaborerà con sedici articoli al giornale Le Théosophe, diretto da Gaston Revel (1880-1939), che diventerà poi organo del "Centre Apostolique" col titolo di L'Affranchi.

A partire dal 1917 Schwaller subisce l'influenza di Assan Farid Dina (1871-1928), un indo-pachistano nipote del maharaja di Lahore, ingegnere, astronomo, assiriologo, autore di opere filosofico-esoteriche firmate con l'acronimo AMA ("Aor Mahomet Alia", il suo nome iniziatico). Con questo nome Schwaller firmerà uno scritto destinato ai soli "Veilleurs", intitolato Necessité.

Il 10 gennaio del 1919 l'amico poeta lituano Oscar Vladislas de Lubicz Milosz lo "adotta" con un'"investitura cavalleresca", trasmettendogli l'anello a sigillo con lo stemma del clan Lubicz, e il diritto di portarlo con la variante "Bozawola" (Volontà di Dio). In seguito a questa "adozione" Schwaller pubblicherà i suoi scritti col nome di Schwaller de Lubicz. Il 4 ottobre 1927 Schwaller, che ha ormai preso il nome mistico di "Aor", sposerà in seconde nozze una sua discepola, Jeanne Lamy (nata Marie Charlotte Jeanne Germain, vedova dell'amico Georges Lamy, morto accidentalmente nel 1926), in seguito autrice anche lei, col nome mistico di "Isha", di diversi libri.

Nel febbraio del 1919, al numero 5 bis della rue Schoelcher, nel XIV Arrondissement di Parigi, in un appartamento di Georges Lamy, cominciarono ufficialmente le attività del gruppo iniziatico "Les Veilleurs" (I Veglianti), un gruppo diviso in due ordini, uno esterno e uno interno, da lui fondato assieme a Milosz ed altri amici. Fra le sue molteplici attività, il gruppo esterno dei "Veilleurs" (di cui faranno parte, tra gli altri, il poeta Henri de Régnier, lo scrittore Pierre Loti, il pittore Fernand Léger, il compositore Vincent d'Indy e l'astronomoCamille Flammarion) salva dalla demolizione la casa di Balzac a Boulogne (inaugurata l'11 ottobre 1920 come sede del gruppo), possiede inoltre una scuola, un asilo nido, un centro agricolo, un insieme di studi artistici e di laboratori artigianali di ceramica, vetrate artistiche, arazzi e un centro di solidarietà sociale.

Il circolo interno è d'impostazione esoterica, e prende il nome di Frères de l'Ordre Mystique de la Résurrection o Frères d'Elie. E' composto di 12 membri, che prendono un nome mistico e portano una veste rituale di diverso colore, a seconda del loro segno astrologico. Oltre a Milosz, che ne è il Gran Maestro (col nome iniziatico di "Pierre d'Elie"), ne fanno parte tra gli altri Schwaller ("Sophia Sephiroth d'Elie"), Gaston Revel ("Paul d'Elie") e Carlos Larronde ("Jacques d'Elie").

La profonda amicizia tra Milosz e Schwaller si incrinerà col tempo per poi spezzarsi nel 1924, con la conversione di Milosz ad una stretta ortodossia cattolica. L'esperienza dei "Veilleurs" durerà poco più di un anno.

A partire dal 1924 a St. Moritz, in Svizzera, Schwaller dà vita alla "Stazione Scientifica Suhalia", una piccola comunità consacrata alla ricerca scientifica e spirituale e al lavoro artigianale, ispirata in parte al Goetheanum del fondatore dell'antroposofia (Rudolf Steiner), dove svolgerà tra l'altro delle ricerche alchemiche.

E' in questo laboratorio che Schwaller riuscì ad ottenere i colori blu e rosso delle vetrate della cattedrale di Chartres senza ricorrere a procedimenti chimici. Mise pure a punto un motore funzionante con carburanti diversi, un nuovo modello di elica e il modello di un battello interamente basato sul numero d'oro, che avrebbe potuto resistere alle più forti tempeste. Ai lavori di Suhalia parteciparono, tra gli altri, anche gli artisti Hans Arp e Mirò.

Nel 1931 lascia la Svizzera e si trasferisce con sua moglie a Plan-de-Grasse, nel sud della Francia, in una proprietà da lui chiamata Lou Mas de Coucagno, dove continuerà le sue operazioni alchemiche con Julien Champagne (1877-1932), autore - con lo pseudonimo di Fulcanelli - di Le mystère des cathédrales (1926) e di Les demeures philosophales (1931).
La coppia farà poi un soggiorno "meditativo" di circa due anni a Palma di Maiorca, in un vecchio monastero dove nel XIIIo secolo visseRaimondo Lullo, rinomato maestro di alchimia, apparentemente per studiarne i manoscritti, ma più probabilmente anche per delle ragioni di ordine politico.

La guerra civile che infiamma la Spagna spinge la coppia a lasciare Maiorca. Su di una goletta a due alberi acquistata ad Alessandria e battezzata "Aesios II" Schwaller imbarca la sua biblioteca e parte per una crociera nel Mediterraneo, che durerà due anni, 1938 e 1939. Fa scalo in Algeria e nel giugno del 1939 in Grecia (a Delfi, dove tiene una conferenza), per finalmente arrivare in Egitto, dove si trasferisce a Luxor e si stabilisce con sua moglie e la di lei figlia Lucie Lamy al "Luxor Hôtel" dove, con l'egittologo Alexandre Varille(1909-1951), l'architetto e archeologo Clément Robichon, l'egittologo belga di origine armena Arpag Mekhitarian (1911-2004) e Alexandre Stoppelaëre, conservatore dell'area archeologica della Valle dei Re, forma un gruppo di lavoro che sarà chiamato "Gruppo di Luxor".

Al Cairo dà alle stampe le sue prime opere di egittologia. In seguito alla pubblicazione di Le temple dans l'homme (Il Cairo, 1949) si accende la Querelle des Egyptologues, un dibattito culturale che vede l'egittologia "ufficiale", rappresentata dal canonico ed egittologo Etienne Drioton (1889-1961) e da Gustave Lefebvre (1879-1957), membro dell'Institut, già conservatore del Museo del Cairo (dal 1919 al 1928), opporsi alle tesi "simboliste" di Schwaller de Lubicz et di Varille, difese, tra gli altri, dal filosofo Maurice de Gandillac (1906-2006) e da Roland Barthes (1915-1980).

La morte di Varille in un incidente automobilistico il primo novembre 1951 metterà provvisoriamente fine alla polemica[10],anche perché durante le sommosse del gennaio 1952 al Cairo tutti i libri di Schwaller de Lubicz pubblicati dalla Stamperia Schindler (Eastern Press) andarono quasi completamente distrutti.

In seguito al colpo di stato di Muhammad Naguib e di Nasser nel 1952, Schwaller de Lubicz lascia l'Egitto e ritorna a Plan-de-Grasse, dove muore nel dicembre 1961.

Schwaller de Lubicz evidenziò l'influenza del sacro nell'architettura egizia e pensò di aver riscoperto un sistema di pensiero simbolico elaborato nei secoli dal potente clero egizio.

Quindici anni di affascinanti ricerche di meditazioni nella cittadina di Luxor, nell'Alto Egitto, hanno permsso a Schwaller de Lubicz di ritrovare la Saggezza Sacra della quale il tempio è e rimane depositario per coloro i quali sanno legger nella pietra.

Non si tratta semplicemente di un'immagine: il pensiero dei faraoni non si esprime nella teoria, diviene opera. E "la più perfetta delle opere" è la casa che l'uomo dedica alla divinità. Attraverso il sacro tempio gli antichi Maestri fecero "parlare le pietre" affinchè tramandassero ai posteri le loro conoscenze divine, cosmologiche, geodetiche e la branca più preziosa della loro scienza sacra: la scienza dell'uomo, della vita terrestre nella perpetuità dei rinnovamenti osirici.

La grandiosa opera redatta da Schwaller de Lubicz sotto il titolo Il Tempio dell'Uomo, nella quale egli intese divulgare le sue scoperte, insieme con la documentazione necessaria per autenticarle, presenta raffinatezze di tipo matematico e geometrico di una complessità stupefacente.

Ne “La scienza sacra dei faraoni” si è raccolta la filosofia essenziale delle straordinarie conoscenze faraoniche, sfrondandola dell parti eccessivamente tecniche. Nella prima parte del libro, inoltre, testi inediti di Schwaller de Lubicz preparano il lettore alla comprensione della Somma Scienza egizia e pitagorica, riportando gli indispensabili elementi preliminari: il significato esoterico di numeri, la chiave del linguaggio simbolico e le modlaità per acquisire la "comprensione" intuitiva.

La figura di Renè Adolphe Shwaller de Lubicz e il suo notevole contributo allo studio delle materie alchemiche ed esoteriche ci aiuta a giungere all’obiettivo principale di questo articolo, ovvero introdurre il lettore ai misteri celati nella stessa architettura della capitale francese e allo stretto legame che quest’ultima ha con l’antico egitto. (agire sull’architettura delle città non è una prerogativa degli “architetti” francesi… sappiamo della medesima cosa fatta a Washington, secoli dopo, ma altrettanto conosciamo le relazioni amichevoli tra i due popoli durante l’infiammato periodo rivoluzionario di fine settecento)

Ma prima di arrivare a Parigi e capire meglio il significato che si cela dietro la topografia cittadina dobbiamo visitare un illustre filosofo della fine del XVI secolo, Tommaso Campanella, e leggere la sua opera “La città del Sole”. La prima edizione fu redatta in volgare fiorentino, adottando lo stile dialogico proprio della tradizione esoterica platonica: il testo fu poi più volte tradotto in lingua latina, fino ad arrivare alla celebre edizione del 1623 di Francoforte, intitolata Civitas Solis idea republicae philosophica.

Testo di grande rilievo filosofico e politico, “La città del sole” rappresenta la proiezione di un modello di società pacifica e giusta in un luogo immaginario, potremmo dire in un’utopia letteraria, proprio per la evidente frattura tra la realtà storica del tempo e l’esigenza, fortemente sentita in Campanella, di un totale rinnovamento civile e spirituale.

La città del sole è l’idea di una repubblica comunistica e teocratica; non pochi hanno visto, in questa descrizione, un’anticipazione del pensiero di Marx. Ma qui ci troviamo di fronte ad un testo che parte da un’impostazione completamente diversa: non è un’analisi fredda, tecnica, scientifica della storia passata e presente che porta Campanella all’elaborazione di questo modello sociale, di questa utopia avvolgente, che fa sognare, ma è la passione, la tensione emotiva verso una società perfetta di giustizia e uguaglianza, dove l’individualismo scompare, dove non esistono egoismi, dove non c’è la guerra perché non ha ragione di esserci, dove il male è cancellato dalla solidarietà, dalla fratellanza e dall’amore.

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Francesco Cozza: Tommaso Campanella

Pensieri che molto probabilmente destarono preoccupazione tra i potenti dell’epoca i quali cercarono di riservare a Campanella la stessa sorte del suo contemporaneo Giordano Bruno.

I suoi scritti assunsero un tono politico, ed egli arrivò addirittura ad affermare tra le righe che grazie ai suoi poteri profetici aveva previsto una rivoluzione generale contro il Regno di Napoli.

Le profezie e le prediche di imminenti “grandi sconvolgimenti” ed eventi apocalittici gli garantirono un nutrito seguito in tutte le classi sociali calabresi, di cui facevano parte anche nobili potenti, e ben presto si trovò invischiato proprio in ciò che aveva predetto: una cospirazione rivoluzionaria.

A livello politico gli obiettivi di questa cospirazione contro lo stato erano la fondazione di “un nuovo tipo di repubblica” che avrebbe “costruito la città del sole”. Nell’agosto del 1599 due fuoriusciti denunciarono la cospirazione, e Campanella fu catturato e imprigionato nel castello di Squillace.

Fu interrogato da un tribunale di inquisitori appositamente nominato da Papa Clemente VIII, che fu ben felice di permettere di usare la tortura su di lui. Dopo alcune settimane di duri interrogatori, Campanella concesse una confessione parziale. Si rese astutamente conto che la miglior difesa era fingere di essere pazzo e non responsabile delle proprie azioni. Per convincere di ciò gli inquisitori, diede fuoco a tutto ciò che si trovava nella sua cella. Seguirono altri interrogatori sotto tortura e durante tutti questi avvenimenti Campanella riuscì a portare avanti la sua furba recita di follia.

Fu quindi in grado di evitare la pena di morte, venendo condannato al carcere a vita.

Ma l’indomito Campanella rifiutò di cedere al pessimismo. Nell’umidità e nell’oscurità della sua cella sotterranea riuscì a scrivere la sua grande opera filosofica, La città del Sole. Il manoscritto fu poi fatto uscire di nascosto dalla prigione per mano di uno dei suoi leali discepoli. Il manoscritto probabilmente suscitò curiosità alla corte dei sovrani di Francia, dove con molta probabilità operavano diversi personaggi appartenenti ad ambienti alchemici e/o massoni, considerando il peso che questi hanno sempre avuto nella storia di Francia.

Arriviamo quindi a Parigi e alla sua topografia, fortemente caratterizzata dal cosiddetto Axe Historique. La progettazione dell’Axe Historique deve la luce alla nascita del re Sole. Fu infatti alla nascita di Luigi XIV, che venne concepita l’idea di un asse “ermetico” su cui sviluppare la capitale francese. La città di Parigi ancora oggi presenta, infatti, una inesplorata relazione astronomica e simbolica con la città di Luxor. Fu così che si realizzò la profezia di Tommaso Campanella?

Nel 1665, il ventisettenne Luigi XIV era ormai riconosciuto come il monarca più potente d’Europa con il celebre titolo di “Re Sole”. All’epoca Andre le Notre, suo più stimato architetto, stava progettando i giardini delle Tuilleries sul lato Ovest del Louvre, a quei tempi residenza dei re di Francia, che, per volere di Luigi XIV, stava per essere completamente rinnovato. Tra gli altri impegni di Le Notre c’era il progetto del Grande Asse di Parigi che, negli anni successivi, sarebbe divenuto la famosa Avenue de Champs Elysees.

Il suo asse va più o meno da est a ovest, correndo all’incirca parallelo alla Senna, che scorre immediatamente a sud, e alla Rue de Rivoli, che si trova leggermente più a nord. Se seguiamo il suo asse oggi, ovvero verso i giardini delle Tuilleries, vedremo che attraversa un’enorme piramide di vetro installata dinanzi al Louvre nel 1984 e quindi, più ad ovest, taglia in due l’Arc de Carrousel, costruito da Napoleone nel 1806, dimostrando che anche nei secoli successivi, i potenti di Francia, sono rimasti “fedeli” all’impostazione topografica del Grande Asse di Le Notre.

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A questo punto accade qualcosa di veramente strano. Invece di estendere l’asse del Louvre ancora più a ovest, lungo l’allineamento esistente, Le Notre decise deliberatamente di deviarlo verso nord, cosicché risultasse inclinato esattamente di 26° a nordovest.
A prima vista potrebbe sembrare che Le Notre abbia voluto rettificare l’allineamento dell’asse in modo da posizionare i giardini delle Tuilleries più esattamente in parallelo al corso della Senna; scelta peraltro logica per un architetto urbanista del suo calibro. Tuttavia, perché optò esattamente per i 26 gradi e non per un valore arrotondato, come 25 o addirittura 30? Si potrebbe supporre che fu una scelta arbitraria, se non per un dato molto importante.

Ad alcune centinaia di metri dal Louvre si trova la famosa cattedrale di Notre Dame, sull’Ile de la Cité, una piccola isola della Senna dalla peculiare forma di imbarcazione. Qui troviamo lo stesso allineamento di 26° a nordovest incorporato nell’asse della cattedrale stessa. Questo asse venne stabilito secoli prima di Le Notre e non sembra possedere ragione pratica. E’ improbabile che si tratti di una coincidenza che due monumenti situati a poche centinaia di metri l’uno dall’altro abbiano lo stesso allineamento assiale. La scelta di Le Notre non fu casuale, né dettata da motivazioni architettoniche. Ma allora, se l’angolo quindi è significativo, cosa vuole indicarci?

Una risposta, potrebbe essere offerta nientedimeno che dal Sole. Non dimentichiamo che Le Notre stava progettando dei lavori monumentali per il Re Sole ed è quindi molto probabile che simbologie solari fossero presenti nei suoi progetti. La posizione del Sole cambia durante l’anno in tutti i punti lungo il suo arco, compresi, naturalmente, i punti di levata e tramonto sull’orizzonte. Alla latitudine di Parigi un osservatore che guarda verso ovest (la direzione cui è rivolta Notre Dame) noterà che il sole tramonta a circa 38° a nordovest in piena estate e a circa 38° a sudovest in pieno inverno.

In tutti gli altri giorni dell’anno il sole tramonta in punti intermedi dell’orizzonte tra questi due estremi, andando da nord a sud per sei mesi e poi tornando verso nord nei sei mesi successivi. Ovviamente, con questo movimento “a pendolo”, il sole tramonterà in ogni punto due volte in un anno, una volta durante il suo spostamento da nord a sud, e un’altra durante il suo ritorno a nord. Sembra che i due giorni in cui un osservatore situato a Notre Dame vedrà tramontare il sole a 26° a nordovest siano l’8 maggio e il 6 agosto – entrambe date corrispondenti a festività religiose della Chiesa Cattolica Romana molto importanti.

La prima, l’8 maggio, celebrava Saint Michel du Printemps, una festa molto popolare nel Medioevo che commemorava la miracolosa apparizione nel IV e V sec. d.C. dell’arcangelo Michele su diversi monti d’Europa – ad esempio, a Mont Saint-Michel, sulla costa della Bretagna francese, e a St. Michael’s Mount in Cornovaglia. L’arcangelo Michele nella Bibbia è il grande principe che vigila sul popolo di Dio e che viene rivelato come capo delle milizie celesti (Daniele 12,1 e Giosuè 5,14) – un ruolo che molti monarchi europei erano bramosi di proiettare su se stessi.

La seconda data, il 6 agosto, segna la Trasfigurazione di Cristo, che potrebbe rappresentare secondo le ricerche portate avanti dal Progetto Atlanticus, il momento in cui Cristo testimonia il raggiungimento del Corpo di Luce, obiettivo ultimo del percorso di illuminazione alchemica.
Essa commemora l’occasione, descritta nel Nuovo Testamento, in cui Gesù venne accompagnato dai suoi discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni sulla cima di una montagna; lì gli apostoli testimoniano la trasfigurazione di Gesù, il cui viso e gli abiti diventano bianchi e splendenti come la luce, in presenza di Mosè ed Elia (Marco 9,2-13; Matteo 17,1-13; Luca 9,28-36).

Questo ci porta a dire che la scelta dell’angolo di 26° a nordovest per l’asse della cattedrale medievale di Notre Dame, e quindi il suo legame con le festività di Saint Michel du Printemps e della Trasfigurazione, indicasse una complessa interconnessione di simbolismi solari. Ma non dimentichiamo che lo stesso allineamento venne adottato molto dopo da Le Notre per l’asse degli Champs Elysees (conosciuto anche come “l’asse storico” di Parigi).

Quindi è interessante che ai tempi di Le Notre – all’epoca del “Re Sole” Luigi XIV – la data del 6 agosto, che commemora la Trasfigurazione, potesse vantare non uno ma due eventi celesti significativi legati all’angolo di 26°. Qui abbiamo uno strano collegamento con una stella molto “egizia”, Sirio, la stella della dea Iside, che ha dato miracolosamente la vita al “Re Sole” Horus, durante il suo sorgere.

Ed è un fatto verificabile che il 6 agosto la levata eliaca di Sirio (ossia il sorgere della stella allo stesso momento del Sole) può essere registrata a Parigi a 26° a sudest, esattamente all’altro capo dell’asse degli Champs Elysees,

Un altro interessante elemento è che lungo l’asse storico di Parigi sarebbe stato innalzato successivamente un immenso simbolo solare egizio: un obelisco proveniente dal tempio di Luxor portato a Parigi nel 1836.

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L’obelisco in Place de La Concorde

Ora Luxor, l’antica Tebe, era la “città del sole” per eccellenza nel mondo antico. L’obelisco condotto a Parigi apparteneva a una coppia che si ergeva all’ingresso del Tempio di Luxor (l’altro si trova ancora in situ). L’obelisco apparteneva al faraone Ramses II, il più potente monarca solare dell’antico Egitto, il cui nome significa appunto “Figlio del Sole”. Il tempio di Luxor era parte integrante di un più grande complesso urbano dedicato al dio solare Amon-Ra, con il suo centro principale nel Grande Tempio del Sole a Karnak. E a Karnak troviamo qualcosa di molto interessante perché scopriamo che, proprio come l’asse storico di Parigi, l’asse del tempio di Karnak è allineato a 26° a nordovest, il misterioso angolo scelto da Andre le Notre.

Gli antichi egizi avevano una festività solare molto importante chiamata “Mesora”, che significa letteralmente “la nascita di Ra (il sole)”. Ai tempi di Ramses II la “nascita di Ra” veniva celebrata quando il sole si allineava con l’asse del tempio di Karnak. Per una sorprendente coincidenza lo stesso allineamento al tramonto si trova nell’Asse Storico di Parigi, per sancire il legame tra il sole e Luigi XIV. Per quanto possa sembrare provocatoria e controversa, questa domanda deve comunque essere posta: avrebbe potuto Andre le Notre, forse con l’aiuto degli astronomi dell’Academie des Sciences, i quali venivano ospitati al Louvre sin dal 1663, decidere coscientemente di creare lo stesso allineamento solare degli egizi per il Re Sole di Francia?

C’è un altro fatto astronomico curioso da aggiungere a questo cumulo di intriganti “coincidenze”. La levata eliaca di Sirio (rappresentata dalla dea Iside nella mitologia egizia ed “ermetica”) venne usata dagli antichi egizi per simboleggiare e santificare la nascita dei loro re solari. L’angolo (azimut) creato da Sirio al sorgere non è lo stesso se viene visto in diverse parti del mondo. Più si va a nord, più aumenta l’ampiezza dell’angolo.

Ad esempio, a Parigi, che è molto vicina ai 49° di latitudine nord, l’angolo oggi è di 27,5° a sudest, mentre al Cairo (a 30° di latitudine nord) è solamente di 20° a sudest. Un secondo fattore influenza l’angolo di levata su periodi di tempo molto lunghi. E’ il fenomeno della precessione, un’oscillazione molto lenta dell’asse terrestre che ha un ciclo di circa 26.000 anni. Calcoli che tengono conto di entrambi questi fattori mostrano che nel 1638, l’anno di nascita di Luigi XIV, Sirio sorse a 36° a sudest, e quindi in allineamento diretto con l’asse progettato da Le Notre!

Ecco che altri tasselli del mosaico si vanno a collocare rivelandoci un quadro incredibilmente misterioso. Dagli studi sull’antico egitto sappiamo che la levata eliaca di Sirio, la stella di Iside, era il segnale cosmico che santificava la “nascita” soprannaturale dei sovrani solari d’Egitto.

Potrebbe essere rilevante notare che la stessa Cattedrale di Notre Dame (così come molte altre cattedrali gotiche) si trova su un sito sacro molto antico che, secondo alcuni storici, ai tempi dei romani era un santuario dedicato a Iside.

Il lettore deve allora sapere che Luigi XIV venne concepito “miracolosamente” da Anna d’Austria nei suoi appartamenti privati al Louvre in una notte di dicembre del 1637. Mettendo insieme tutti questi indizi, come potrebbe essere una semplice coincidenza il fatto che, estendendo l’asse di Le Notre a est attraverso il Louvre, esso passi esattamente per gli appartamenti di Anna d’Austria, dove sarebbe avvenuto il concepimento di questo sovrano la cui figura voleva essere celebrata nell’architettura della città capitale del suo regno.

Ed è anch’essa una coincidenza che tre secoli dopo, nel 1989, una statua equestre opera del Bernini che raffigura il Re Sole nei panni di Alessandro Magno, anch’egli nato in corrispondenza della levata eliaca di Sirio, venne portata via dalla sua sede precedente, a Versailles, e collocata con cura nella corte del Louvre, di nuovo in corrispondenza dell’Axe Historique? Tommaso Campanella nel 1637 predisse che il futuro re di Francia sarebbe stato un “re solare” e avrebbe trasformato Parigi nella Città del Sole “egizia” – la profezia si era avverata.

Questa idea è approfondita in un articolo di Mike Plato che riporta a sua volta l’esperienza avuta da Robert Bauval a Parigi di cui riportiamo un estratto di seguito:

“… In un pomeriggio di inizio primavera del 1992, ero al bookshop del Louvre e acquistai una copia di una rivista archeologica contenente un articolo riccamente illustrato sulla città di Luxor. La rivista era Dossiers: histoire et archaeologie, e l’articolo in questione era firmato da un certo numero di autorità del campo, tra le quali il dottor Mohamad El-Saghir, Direttore delle Antichità di Luxor, e William J. Murnane e Larry D. Bell del Sondaggio Epigrafico dell’Università di Chicago. Poco prima, quello stesso giorno avevo visitato anche la Grande Arche a La Defense, e lì, all’ultimo piano, vi era in mostra una superba fotografia aerea della città di Parigi che mostrava per intero il suo asse storico, dalla Bastiglia a est, sino al quartiere di La Defense a ovest. La fotografia era lunga diversi metri e molto dettagliata.

Vi si potevano osservare chiaramente la caratteristica sagoma a “granchio” del Louvre, i giardini delle Tuilleries (si potevano distinguere persino i singoli alberi), la Place de la Concorde e l’obelisco di “Luxor”, l’Arco di Trionfo, tutti i grattacieli de La Defense e, naturalmente, la Grande Arche. Osservando la città dall’alto nel suo complesso, essa offriva una prospettiva molto speciale, la metropoli sembrava, infatti, rivelarsi come un gigantesco puzzle messo insieme nel corso dei secoli.
Ciò che emergeva in particolar modo dalla vista aerea era il modo curioso in cui l’asse di Parigi cambiava leggermente direzione emergendo dal Louvre e dirigendosi a ovest.

Questa curiosa “anomalia” nell’allineamento assiale era impressionante. Avrei preferito pensare che la deviazione fosse dovuta a problemi pratici, ma in qualche modo tale spiegazione non sembrava adeguata a uno schema così ambizioso, dove un’accurata e coordinata deliberazione era la nota chiave. Si poteva toccare con mano tale deliberazione, ad esempio, nelle distanze tra i principali monumenti simbolici posizionati lungo l’asse e nelle grandezze relative dei tre “archi”. Usando la spiegazione preferita delle guide turistiche: “Curiosamente la distanza tra loro raddoppia ogni volta: 1 km tra l’arco trionfale del Carrousel e l’obelisco di Place de la Concorde, 2 km dall’obelisco all’Arco di Trionfo in cima agli Champs Elysees, e 4 km da lì alla Grande Arche. Ancora più curiosamente, la grandezza degli archi raddoppia a ogni passaggio”.

Quindi, dato che tutto sembrava essere stato studiato per produrre un particolare effetto simbolico, non era possibile che la deviazione dell’asse fosse anch’essa parte dello stesso schema simbolico? Ripresi l’intera fotografia aerea di Parigi con la mia videocamera, quindi mi diressi al Louvre.

E proprio lì, seduto all’aperto nella corte del Louvre alla luce del sole iniziai a scorrere le pagine della rivista archeologica che avevo appena comprato. Una delle doppie pagine pieghevoli al suo interno presentava una superba fotografia a colori del Tempio di Luxor dall’alto. La fotografia era stata scattata guardando ad ovest verso il Nilo, con il tempio che si espandeva da sinistra a destra (ossia da nord a sud), e quindi parallelamente al corso del fiume. Un singolo obelisco si ergeva ben in vista di fronte all’entrata del tempio sul lato nord. Accanto ad esso potevo chiaramente distinguere il basamento vuoto dove una volta si ergeva il secondo obelisco che si trovava a Parigi e che in quel momento si trovava nel mio raggio visuale!

Era strano pensare che questi due punti della superficie terrestre, così distanti tra loro, uno di fronte al tempio di Luxor a Tebe e l’altro di fronte al palazzo del Louvre a Parigi, fossero accomunati da questa coppia di talismani solari egizi. Diedi uno sguardo più attento alla fotografia aerea di Luxor. Vista da quell’altezza, era incredibile come la silhouette a “granchio” del tempio di Luxor e la sua posizione rispetto al Nilo, poteva essere facilmente confusa per il Louvre, anche per la posizione che aveva rispetto alla Senna.

Con un senso di eccitazione sempre crescente voltavo le pagine della rivista e ben presto trovai quello che speravo contenesse, un’altra fotografia aerea di Luxor che mostrasse l’intera sagoma della città “solare”. A questo punto notai qualcosa di ancora più strano. Sebbene sapessi di avere davanti a me una fotografia di Luxor-Karnak, venni sopraffato da un forte senso di deja vu visivo. Avevo visto la stessa identica “immagine” con le stesse caratteristiche non molto tempo prima, ma non era una fotografia di Luxor.

Riavvolsi il film che avevo girato alla Grande Arche, il video con la fotografia aerea di Parigi, e lo osservai attraverso il piccolo display della mia videocamera. Mettendolo a confronto con la fotografia aerea di Luxor vi erano notevoli similitudini. La sagoma di Parigi tra il Louvre e La Defense e quella della città sacra egizia tra il tempio di Luxor e Karnak erano quasi identiche!

La posizione e la provenienza degli obelischi facevano parte del puzzle. Ma ancora più sorprendente era il modo in cui l’asse di Parigi e quello di Luxor cambiavano entrambi direzione più o meno nello stesso punto, uno per puntare verso La Defense, e l’altro per dirigersi verso Karnak. Sapevo, tuttavia, che in Egitto il Nilo scorreva da sud a nord e che il tempio di Luxor si apriva verso nord; mentre a Parigi la Senna si dirigeva da est a ovest e che il “tempio” di Louvre guardava a ovest. Gli ingegneri e archeologi francesi dovevano essere ben consci di tali orientamenti. Un’osservazione dello storico Jean Vidalin una guida di Parigi ha sistemato la faccenda: “Notiamo… che nella posizione che occupa a Place de la Concorde, i quattro lati dell’obelisco hanno cambiato orientamento: il lato che a Luxor guardava a nord oggi è rivolto a ovest e diretto verso gli Champs Elysees”.

Guardando da un’immagine all’altra, tra Parigi e Luxor, era come se entrambe avessero una volontà propria e volessero fondersi l’una con l’altra. Guardai in su, verso il distante obelisco di Place de la Concorde. Era come se un velo venisse pian piano sollevato dalla città di Parigi. Ricordai come il filosofo ermetico Tommaso Campanella predisse nel 1637 che Parigi sarebbe diventata una Città del Sole egizia…”


Idea che probabilmente era nelle corde anche di Mitterand quando nel 1988 volle e commissionò all’architetto Ming Pei la progettazione della piramide di vetro nel piazzale antistante il Louvre che tante polemiche suscitò tra i parigini.

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La piramide di vetro davanti al louvre

Louvre che, posizionato all’origine dell’asse storico, forse contiene il più indicibile segreto della storia dell’uomo, dipinto su tela dal grande genio di Leonardo da Vinci, il quale volle forse rappresentare nella sua più famosa opera l’incarnazione della Sophia, del sapere gnostico, in quella Monna Lisa, rappresentazione per noi del Progetto Atlanticus, di una Maria Maddalena sposa e partoriente, la quale, rivolgendosi al pubblico con il suo sorriso enigmatico, cela, e al tempo stesso, rivela il segreto che l’umanità dell’era cristiana non può e non deve conoscere.



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MessaggioInviato: 02/09/2012, 23:08 
caro Atlanticus,
vabene Parigi, esoterica,e Schwaller de Lubicz che alcuni ritengono
"Fulcanelli", ma non dimentichiamoci della nostra Trorino triangolo
di magia bianca con Praga e Lione, ma anche nera con Londa e S.Francisco [;)]
ciao
mauro



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E chi se li scorda! [:)]

Anzi, potremmo cambiare il titolo da "Parigi esoterica" a "Città esoteriche", se i mod sono d'accordo e a quel punto potresti aiutarmi a proporre materiale anche su Torino e le altre città da te citate.

Che ne dite???

[:)]



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No problema.
Provvedo.


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scusate ma io da qualche parte, non ricordo dove, ho letto che la fama di Torino come città esoterica sarebbe stata costruita ad arte per scherzo non so da quali universitari...
giusto un avviso a considerare questa possibilità... poi magari non sarà vera come voce... e la fama ha un "reale" fondamento...



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MessaggioInviato: 03/09/2012, 10:41 
Cita:
Zelman ha scritto:

scusate ma io da qualche parte, non ricordo dove, ho letto che la fama di Torino come città esoterica sarebbe stata costruita ad arte per scherzo non so da quali universitari...
giusto un avviso a considerare questa possibilità... poi magari non sarà vera come voce... e la fama ha un "reale" fondamento...

Disinformazione...quei "circoli" amano la riservatezza...[;)]



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MessaggioInviato: 03/09/2012, 11:46 
La tradizione presenta Torino come una città carica di misteri, legata alla magia ed all'occulto.

La sua storia, effettivamente, affascina i curiosi per via delle sue leggende, spesso comparse quando divenne capitale, si dice adopera dei Savoia che avrebbero in questo modo tentato di valorizzarne le origini).

A partire da quella della sua fondazione che la vorrebbe legata agli antichi Egizi (sarebbe stato Fetonte, principe figlio di Iside, a porre i primi insediamenti della città), sino al nome, derivato dal fatto che, sempre secondo la leggenda, vi fosse il culto di un dio-toro. Dal 18° secolo sono presenti a Torino reperti egizi, prima piccola raccolta del patrimonio che poi costituirà il Museo Egizio, secondo al mondo per importanza dopo il Museo del Cairo.

La posizione, lungo i fiumi Po e Dora, Sangone e Stura (elemento acqua), la sua pianta romana (con le quattro porte d’ingresso in corrispondenza dei punti cardinali - elemento sole), la costruzione a sul 45° parallelo (l'obelisco in piazza Statuto, con in cima l’astrolabio), la collocazione nell'ideale "triangolo magico" Torino - Praga - Lione della magia bianca, assieme ad antiche leggende che vorrebbero la città legata ai celti, ed all'oriente ritenuto per molto tempo "misterioso", rendono Torino estremamente affascinante.

A partire dal '700 compaiono numerose sette di vario genere, esoteriche e/o iniziatiche, a partire dalla carboneria, la Giovane Italia, e poi anche la Massoneria, sino ad arrivare alle associazioni che si occupano di magia.

Piazza Statuto, tristemente famosa per l'incendio dell'omonimo cinema, è storicamente segnato da tragiche vicende: sorto su un'antica necropoli, ospitò per molto tempo il patibolo per i condannati a morte.

A risollevare quest'aura così cupa, il centro storico di Torino ospita la Sacra Sindone, il lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione, custodito nel Duomo di Torino.

La tradizione, poi, dice che nei sotterranei della Basilica di Maria Ausiliatrice si trovi una croce realizzata col legno della croce di Gesù, e che sotto la chiesa della Gran Madre di Dio sia sepolto il Sacro Graal.

I luoghi magici di Torino non finiscono qui: dal già nominato Museo Egizio alle "Grotte Alchemiche", sotto Palazzo Madama, sede di alchimisti, la bellissima cancellata di Palazzo Reale, la Chiesa della Gran Madre, con le statue forse legate a qualche profezia di Nostradamus, "mago" di corte dei Savoia: arrivò a Torino nella seconda metà del '500 e qui svolse, altre alla sua attività di consigliere "speciale" di corte, anche quella di alchimista, astronomo ed astrologo e risiedette nella Domus Morozzo, ora distrutta.


Fin dal '500 fu il luogo d'incontro di tutti gli alchimisti d'Europa, a causa della presunta presenza sotto il Palazzo Reale delle Grotte Alchemiche, luogo propizio naturale per gli esperimenti alchemici. Ho detto "presunta" perché la loro realtà non è stata ancora accertata. Tempo fa, durante i lavori della metropolitana, ci furono dei problemi e i progettisti, per ragioni a noi ignote, dovettero cambiare i loro piani e far deviare la linea della metro di novanta gradi dalla loro traiettoria originale. Non si sa perché. Probabilmente, ostacolati dalla presenza di questo luogo mistico. Ma allora, c'è ancora qualcuno che vi lavora all'interno? Qualcuno di potente, capace di far cambiare agli ingegneri i loro progetti? Ci sarebbe da indagarci sopra.


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Ciao, ma invece di Astana che si dice?
Non dovrebbe essere lei destinata a diventare la la città Esoterica per eccellenza?
Saluti


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MessaggioInviato: 03/09/2012, 12:51 
Sto leggendo questo che tratta l'argomento:

Graham Hancock, Robert Bauval
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Le città sacre e la Fede segreta



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MessaggioInviato: 03/09/2012, 13:13 
Cita:
superza ha scritto:

Ciao, ma invece di Astana che si dice?
Non dovrebbe essere lei destinata a diventare la la città Esoterica per eccellenza?
Saluti



Kazakhstan: Astana, la capitale "illuminata"
di Valerio Pierantozzi*

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Può una città essere stata progettata per diventare una sorta di capitale massonica del Nuovo Ordine Mondiale? È quello che pensano molti complottisti riguardo Astana, la capitale del Kazakistan. D’altronde “Astana” è l’anagramma di “Satana”. E da qui ad arrivare al dominio del mondo il passo è breve. Ma andiamo con ordine.

Astana è probabilmente la città più nuova del mondo. Nell’Ottocento infatti era poco più di un villaggio e il suo sviluppo si è avuto solamente negli ultimi anni, quando lo Stato ottiene l’indipendenza dalla Russia. Tutta la città è stata costruita e sviluppata grazie ai petroldollari, sul cui afflusso si basa la maggior parte dell’economia kazaca.

Dal ’91 (anno dell’indipendenza) al ’94 la capitale era Almaty, ma è stata spostata per volere del padre/padrone/presidente dell’ex Stato russo Nursultan Nazarbaev. Ed è sempre lui che ha sviluppato Astana fino a renderla una delle città più moderne del mondo. Fra i tanti monumenti presenti due in particolare hanno attirato l’attenzione dei complottisti: il palazzo della Pace e della Concordia e il monumento Bayterek. Analizziamoli da vicino.

IL PALAZZO DELLA PACE E DELLA CONCORDIA

Questo edificio appare come una grande piramide di vetro.

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La piramide ha lunga tradizione simbolica. È indubbio che abbia un significato importante nella massoneria e in particolar modo lo aveva per la setta degli Illuminati di Baviera, dove rappresenta la forma di governo migliore per la società, con una oligarchia di illuminati che comandano sulla massa sottostante. Ancora più importante nella cultura esoterica è il “delta massonico”, ovvero il triangolo equilatero che al centro riporta spesso l’occhio divino (simbolo del sole, principio luminoso della vita).

Ne abbiamo un clamoroso esempio sulla banconota americana da un dollaro, dove una piramide ha la cima separata dal resto e l’occhio onnisciente all’interno. Il palazzo della Pace, soprattutto se visto di notte, offre una straordinaria analogia con questo tipo di rappresentazione.

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L’INTERNO

Il palazzo della Pace e della Concordia è alto 62 metri per altrettanti di larghezza. È stato “pensato” da Nazarbaev nel 1998 e la sua realizzazione è stata affidata all’architetto britannico Norman Foster. L’edificio «sarà consacrato alla pace e alla convivenza tra le religioni», aveva dichiarato il presidente. E infatti è destinato ad accogliere i convegni internazionali dei rappresentanti di tutte le religioni del mondo.

La piramide è divisa principalmente in tre sezioni. Alla base abbiamo la casa dell’opera, non molto illuminata (come in fondo si conviene per un teatro) e con la rappresentazione di un sole sul soffitto.

Nella sezione intermedia c’è la sala convegni per i religiosi. È una stanza molto più illuminata. Particolare interessante: in mezzo al tavolo delle riunioni vi è un altro enorme sole, che si trova perfettamente in corrispondenza con quello sottostante del teatro.

In cima alla piramide vi è invece una sala tonda e completamente a finestre. È quindi ovviamente quella più illuminata. Anche qui, sulla sommità della stanza, c’è la rappresentazione stilizzata di un sole.

L’organizzazione del palazzo sembra avere un alto valore simbolico, molto affine in taluni aspetti all’ideologia degli illuminati. Il sole, innanzitutto. Il sole in massoneria rappresenta varie cose, fra cui il Maschile, il principio attivo. È quindi simbolo dell’Origine, del principio, della ragione che rischiara le tenebre e illumina le intelligenze. Sarebbe quindi un richiamo alla religione naturalista, tanto cara all’ideologia massonica.

La sezioni poi sembrano proprio rispecchiare il concetto di organizzazione del mondo degli illuminati. Mentre il popolo è intrattenuto con spettacoli di distrazione e tenuto nell’oscurità (ignoranza), al di sopra i leader religiosi prendono decisioni anche per loro, illuminandoli (il sole che dalla sezione intermedia splende sopra il teatro). In cima a tutto, una eletta schiera di illuminati controlla ogni cosa.

IL MONUMENTO BAYTEREK

È una altissima torre di 97 metri con in cima una sezione sferica color oro.

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Sarebbe facile voler vedere in questa sfera gialla ancora una volta una rappresentazione del sole (come fanno alcuni). Ma a mio avviso si cadrebbe questa volta in errore. L’edificio, costruito anch’esso da Norman Foster su precise indicazioni del presidente Nazarbaev, simboleggia la leggenda di un uccello magico di nome Samruk che deponeva le sue uova su alberi al di fuori della portata degli esseri umani. Le uova contenevano tutti i desideri umani e le risposte sul loro futuro. La sfera rappresenta proprio questo uovo che tiene lontane le persone dalle loro aspirazioni.

All’interno della sfera troviamo una strana scultura: un triangolo dorato con impressa l’impronta della mano del presidente Nazarbaev.

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Difficile capirne il significato. Il triangolo equilatero ha molteplici significati. Per i cristiani rappresenta la Trinità. Per la massoneria è simbolo di uguaglianza. Ma rappresenta anche la perfezione, secondo al tradizione pitagorica che molta influenza ha avuto nella massoneria moderna. Per Pitagora il numero perfetto era il 10, che trovava la sua raffigurazione proprio nel triangolo equilatero formato dai primi quattro numeri ed avente il numero 4 per ogni lato (il 4 rappresenta la giustizia nella filosofia pitagorica). La raffigurazione, chiamata tetraktýs, mostra che il 10 è uguale a 1+2+3+4.

L’aver lasciato l’impronta della mano su un triangolo perfetto da parte di Nazarbaev, potrebbe avere un significato ben preciso. Qualcosa del tipo: “impongo il mio volere sulla perfezione”.

IL TEMPIO DI SALOMONE

Il palazzo presidenziale kazaco non poteva che essere una costruzione più che maestosa. Di fronte all’edificio, si trovano due imponenti colonne dorate.

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Le colonne ricordano in maniera sin troppo evidente le colonne del biblico tempio di Salomone, che ha una fondamentale importanza anche nella tradizione massonica. In mezzo alle colonne, il palazzo presidenziale. Nazarbaev si vuole porre di fronte agli altri come un dio da adorare?

CONCLUSIONI

Giocare con il simbolismo è fin troppo facile. Per questo è facile sbagliare. Si può far dire tutto e il contrario di tutto allo stesso identico simbolo. Qui abbiamo dato una interpretazione chiaramente esoterica, ma altre se ne potrebbero dare. La piramide, per esempio, per gli egizi era un monumento funebre. Per non parlare del sole, che può avere mille significati diversi. Anche la svastica è un simbolo solare in molte culture dell’estremo Oriente.

In definitiva, penso che l’architettura di Astana abbia chiaramente un significato esoterico, probabilmente voluto in particolare dal presidente del Kazakistan Nazarbaev. Dall’analisi dei monumenti che ha fatto costruire per la sua capitale, ne esce fuori la figura di una persona piuttosto esaltata da se stessa. Ma da qui a lasciarsi andare a eccessivi complottismi – come spesso si trova in rete – ce ne passa.

Anche riguardo al nome di Astana, Satana non c’entra proprio niente. Nazarbaev ribattezzò così la vecchia Aqmola perché Astana vuol dire “capitale”. Ma anche, nel lessico tradizionale dei nomadi kazaki, “luogo dove si decide”. Il futuro del mondo?

* Valerio Pierantozzi, giornalista e autore del volume ” La lunga lotta. Storia dei rapporti tra massoneria e Chiesa cattolica in Italia“.

Fonte: http://www.eastjournal.net/kazakhstan-a ... inata/4272



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qualcosa di Torino
http://viaggi.globopix.net/blogperviagg ... ino-magica
ricordando il grande sensitivo ,Gustavo Adolfo Rol [;)]
ciao
mauro
e questo di un ex utente del forum
http://www.duepassinelmistero.com/Torino%20magica.htm


Ultima modifica di mauro il 03/09/2012, 16:07, modificato 1 volta in totale.


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di Lione
http://www.angolohermes.com/Speciali/Fr ... Lione.html

e Praga
http://www.girlpower.it/tempolibero_rel ... /praga.php
ciao
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MessaggioInviato: 03/09/2012, 16:14 
qualcosa di Londra
http://www.angolohermes.com/Speciali/In ... ondra.html

per San Francisco, basta ricordare che è la sede del
http://it.wikipedia.org/wiki/Bohemian_Club

ciao
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Solo due piccole cose su Torino:

il cinema Statuto non era in piazza Statuto ma in via Cibrario (anche se non molto distante dalla piazza stessa). Sulla data dell'incendio, sui numeri che girano attorno alla tragedia, sul nome del proprietario del cinema e su alcuni avvenimenti avvenutì in città in quelle ore è nata una vera e propria narrazione "occulta"!!

La seconda cosa è che il graal non sarebbe sotto la chiesa della Grande Madre (dove invece pare ci sia una madonna nera), ma una delle due statue ai lati della scalinata del pantheon, quella che ha in mano la coppa, guarderebbe dove dovrebbe essere nascosto il graal ...


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Barcellona Esoterica
Marisa Uberti

Muovendoci sempre alla ricerca di simboli esoterici,curiosi o quanto meno degni di attenzione, ma avendo poco tempo per trovarli,ci dirigiamo verso quello che rappresenta il centro storico di Barcellona, la Ciudad Vella,la città vecchia. Se pensavamo di recarci a Barcellona e trovare solo le 'Ramblas'con i loro coloratissimi mercatini e negozi,i palazzi,il lungo mare e quant'altro può attirare il turista, ci sbagliavamo.

Ci sono anche tutte queste attrattive,è ovvio,lo sanno tutti coloro che vi sono stati o che,documentandosi per preparare un viaggio,ne leggono sulle guide turistiche. Il nostro consiglio è però di recarsi assolutamente nel Barrio Gotico,un luogo ricco di storia,di testimonianze archeologiche e che fa immergere in un tempo che, seppure topograficamente ci troviamo a pochi passi dalla modernità, non appartiene al presente.

Ma qual'è stata la sorpresa, percorrendo il tratto di strada 'moderno'che da Placa de Cataluña conduce alla cattedrale,vedendo su molti edifici un simbolo ben noto...Il Caduceo di Mercurio o Hermes come preferite. Facendo i nostri soliti due passi,ci siamo sempre più incuriositi e interrogati ed è allora che alcuni 'fili' si sono riannodati...

Le origini mitiche di Barcellona risalgono niente meno che a Ercole,figlio di Zeus e della mortale Alcmena,della stirpe di Perseo come suo marito Anfitrione. Racconta la leggenda che qui Ercole navigò fino alla Penisola Iberica (con gli Argonauti?), alla ricerca dell'ancor più mitico Vello d'Oro (=Pietra dei Filosofi!). Delle nove barche, la nona arrivò alla costa di levante, forse sul Montjüich.

Nel luogo in cui la barca numero 9 approdò, Ercole decise di fondare una nuova città che chiamò barca nona,da cui deriverebbe Barcelona (Barcellona). L'immagine di Ercole bimbo quando si libera dai due serpenti che gli invia Hera, la sposa di Zeus (ovviamente gelosa di lui perchè è figlio che il marito ha avuto da un'altra) perchè lo divorino,evoca la verga d'oro di Hermes con cui il dio separò le due serpi che vi si attorcigliarono intorno dando origine al Caduceo.

Però la relazione tra il fondatore di Barcellona,Hercules/Ercole e Hermes (Ermete dei Greci o Thot Egizio) appunto,non è limitata a questo,ad una mera corrispondenza simbolica.Si dice che Hermes,istigato da Zeus,depositò Ercole bambino nel grembo di Hera mentre lei dormiva affinchè gli desse il latte dell'immortalità. Inoltre, Hermes accompagna Ercole nella sua discesa all'inferno per vincere il cane Cerbero, mostro a tre teste,guardiano del Tàrtaro e che si associa al dragone,che permette all'eroe di completare le sue dodici fatiche (che sono naturalmente un'allegoria del raggiungimento della 'Pietra Filosofale',nel linguaggio alchemico).

La storia di Hermes è la storia di Barcellona,e la sua fondazione attraverso un eroe civilizzatore (presente in ogni tempo e cultura). La città infatti si costruisce e si amministra grazie alle arti che ha insegnato Hermes agli uomini anche se loro sono disposti a disconoscerlo.Ma in questa città pare che tutto riporti al vincolo indissolubile esistente tra il passato (il mito) e il presente (la realtà).

Curiosamente,ritroviamo i maggiori indizi tangibili della presenza delle proprie origini della città,a partire dalla metà del XIX secolo,in relazione al commercio,all'industria,all'arte e alle costruzioni.

Se girovagate per la città incontrerete spesso Hermes:lo riconoscerete per le piccole ali alle estremità del corpo e il Caduceo,come questo:

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E'curioso accorgersi di come esso sia quasi onnipresente e,incuriositi,appunto abbiamo fatto una breve ricerca al nostro ritorno,scoprendo che proprio nel periodo in cui la città si è 'rinnovata' in ogni settore,ha riagganciato le sue tradizioni più antiche,mai dimenticate a quanto pare. Anche Hermes/Mercurio è ritratto spesso,in diverse maniere,associato o non al Caduceo.

"La maggior parte delle città spagnole conservano le loro muraglie medievali,ma l'intensa crescita della popolazione fece nascere un nuovo modello urbano,con l'abbattimento delle vecchie mura.Il piano elaborato da Ildefonso Cerdà fu il progetto più spettacolare tra le grandi realizzazioni di riforma compiuta durante il XIX sec. a Barcellona.Disegnato vicino all'antico nucleo gotico, l'EIXAMPLE estese la città alcuni chilometri lungo la costa e fino alla Sierra de Collserola,creando così una nuova città che integrava nel suo progetto la città vecchia.Questo impulso promosse enormemente le relazioni e gli interscambi umani di tutti i tipi tra Barcellona e il resto d'Europa e soprattutto con l'America e si stabilì in questo periodo un intenso commercio d'oltremare.

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La Barcellona del XIX sec.,piena di questo spirito espansionista e rinnovatore,si apre popolarmente alla cultura e questa città rinata prende come simbolo del suo emergere la figura e gli attributi del dio Hermes,attraverso il quale Barcellona rimane legata alla sua tradizione più ancestrale,come dimostra il fatto che i Maestri d'opera e architetti di molti edifici ottocenteschi plasmeranno in modo sorprendente e continuato i simbolo del dio in facciate,cupole,architravI e creazioni.Troviamo centinaia di immagini di Hermes e rappresentazioni dei suoi attributi in case particolari,grandi Empori commerciali,edifici pubblici e di governo,centri culturali,piazze,edifici bancari,sedi di imprese e molti altri edifici dedicati al commercio,all'istruzione e alla cultura".

Fonte: http://www.fuocosacro.com/pagine/1/barc ... terica.htm

E citando Barcellona, come non ricordare colui che contribuì a renderne l'architettura dei suoi principali edifici così inconfondibile?

GAUDÍ , LA MASSONERIA E L'ESOTERISMO

Che Gaudí fosse cattolico praticante e devoto, non c'è il minimo dubbio, e che alcuni dei simboli utilizzati dall'architetto siano, senza dubbio, cristiani, nemmeno. Tuttavia, esistono altri simboli nella sua opera (la X, i pennacchi, i compassi, elementi alchemici, il serpente ascendente, ecc.) che vanno oltre l'ambito della simbologia cattolica e la loro spiegazione non può rifarsi strettamente ad essa.

Quindi, si potrebbe dire che Gaudí sperimentò una via autonoma nel terreno della spiritualità, situata, c'è da dire, nell'ambito della ortodossia cattolica, ma con una pratica che andava aldilà del cattolicesimo. Infatti nelle costruzioni gaudiniane abbondano segni e simboli che sono patrimonio di determinate società segrete. Tutti i biografi di Gaudí coincidono nel segnalare che, nella giovinezza, l'architetto si sentì attratto dalle idee sociali avanzate da Fourier e Ruskin, e che mantenne rapporti con i movimenti sociali più avanzati dell'epoca.

La sua amicizia con socialisti utopici e anarchici, che avevano rapporti con gli ambienti massonici, evidente nei suoi primi lavori, ci spinge a pensare che forse fu in questi ambienti dove Gaudí venne a contatto con una loggia. Si conosce persino la sua appartenenza a curiose associazioni di escursionismo dell'epoca (la cui finalità andava oltre le semplici gite e i picnic campestri). Alcuni dei suoi biografi adducono che Gaudí fu massone e che alcune delle sue opere come '"La Sagrada Familia" e il "Parque Güell" hanno molteplici simboli della massoneria.

Lo scrittore Josep Maria Carandell analizza nel suo libro "El parque Güell, utopía de Gaudí", una grande quantità di dettagli di chiara radice massonica e respinge l'argomento di mancanza di prove, visto che si trattava di un'organizzazione segreta "probabilmente unita alla massoneria inglese". Ma Carandell non è l'unico che dipinge Gaudí sotto una luce non precisamente cattolica.

Il primo che evidenziò la massoneria di Gaudí fu lo scrittore anarchico Joan Llarch, nel suo libro "Gaudí, una biografía mágica". Llarch assicura che Gaudí, nel corso delle sue escursioni per la montagna, avrebbe ingerito il fungo allucinogeno Amamita muscaria, che tempo dopo porrà per bellezza in una delle casette situate all'entrata del Parque Güell. A quanto pare, questo fungo provoca stati alterati di coscienza ed il passaggio a un'altra realtà. È stato questo lo stato in cui Gaudí avrebbe 'allucinato' le forme caratteristiche della sua architettura?

Eduardo Cruz, un altro dei suoi biografi, assicura che fu rosacrociano, e altri insinuano persino che ebbe tendenze panteiste ed atee. I detrattori di queste teorie assicurano che un cristiano come Gaudí non poteva essere assolutamente massone, poiché alla massoneria non importa la chiamata a un'altra vita dell'anima, in quanto crede che il corpo morto non è né uomo, né anima. Da qui la contraddizione con la dottrina cattolica che crede alla trascendenza e alla resurrezione della carne.

Di certo c'è che, tenendo conto le contraddizioni segnalate, si osservano due tappe differenti nella vita di Gaudí. Da una parte abbiamo un Gaudí che in gioventù visse in un ambiente saturo di membri di società segrete ed iniziatiche (la cui compagnia non abbandonò mai completamente, come dimostra l'amicizia con il pittore uruguayano e noto frammassone neopitagorico Joaquim Torres García). E dall'altra, abbiamo un Gaudí che nella sua maturità, con il passare degli anni, accentuò il suo cattolicesimo, interiorizzandolo sempre di più.

L'architetto diventò un mistico, al margine di qualsiasi obbedienza, rito o disciplina.

I SIMBOLI

Come è stato menzionato precedentemente, nell'opera di Gaudí si trovano innumerevoli esempi di simbologia esoterica relazionata alla massoneria, l'alchimia e l'ermetismo. Questi sono alcuni dei più importanti:

FORNO DI FUSIONE O FORNELLO DA ALCHIMISTA

Sulla scalinata dell'entrata del Parque Güell ci imbattiamo in una struttura dalla forma di tripode che al suo interno contiene una pietra non lavorata, grezza. Questo elemento rappresenta la struttura basilare di un fornello da fusione alchimista ed è una copia del modello che compare su un medaglione del portico principale della cattedrale di Notre-Dame di Parigi.

L'atanor è formato da una parte esterna composta da mattoni refrattari o da cemento. L'interno è pieno di cenere che avvolge "l'uovo filosofico", la sfera di vetro al cui interno si trova la materia prima o pietra grezza. Un fuoco situato nella parte interna ha la funzione di riscaldare l'uovo, ma non direttamente, in quanto è filtrato dalla cenere.

L'alchimia, oltre ad essere una tecnica spirituale e una forma di mistica, si basava anche sul lavoro con i minerali e le operazioni fisiche concrete e si caratterizzava dall'equivalenza o parallelismo tra le operazioni del laboratorio e le esperienze dell'alchimista sul suo stesso corpo. In questo senso, il fornello rappresentava la riproduzione del corpo, lo zolfo era l'anima, il mercurio era lo spirito, il sole il cuore e il fuoco il sangue.

Le etimologie della parola atanor sono due: da una parte deriverebbe dall'arabo "attannûr", fornello e dall'altra proverrebbe dalla parola greca "thanatos", morte, che, con il prefisso "a", esprimerebbe il significato "non morte", cioè, vita eterna, ecc.

I TRE GRADI DI PERFEZIONE DELLA MATERIA

Facciamo qui riferimento alla pietra grezza che si trova all'interno del fornello. La pietra non lavorata rappresenta il primo grado di perfezione della materia, il secondo grado è rappresentato dalla pietra lavorata a forma di cubo, e il terzo un cubo finito a punta, cioè, con una piramide sovrapposta. Nella simbologia massonica queste tre forme rappresentano anche le tre posizioni che si possono assumere all'interno della Loggia: apprendista, compagno e maestro; che rispecchiano a sua volta i gradi tradizionali delle confraternite operaie medievali.

Gaudí plasmò nella torre Bellesguard, conosciuta anche come Casa Figueras, tutto questo simbolismo. La struttura dell'edificio, situato ai piedi della Sierra de Collserola e costruito di pietra e mattoni, è formata da un cubo coronato da una piramide troncata.

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L'ordine dei frammassoni dice che "ogni uomo deve scolpire la propria pietra". Detta pietra sarà, sia la pietra angolare del tempio e sia la pietra angolare della personalità del massone. L'ulteriore lavoro di perfezionamento consisterà nel sovrapporre una piramide sul cubo.

LA CROCE IN SEI DIREZIONI

Questo elemento, che si trova nella maggior parte delle costruzioni gaudiniane, in modo un po' ossessivo, è una rappresentazione di un principio radicato nelle credenze massoniche ma situato, almeno formalmente, all'interno del campo della Chiesa.

Gaudí utilizzò due tecniche per realizzare le croci in sei direzioni: -La prima la possiamo trovare nel Convento delle Teresine ed è uno sviluppo evidente della pietra cubica- si tratta della proiezione spaziale della pietra cubica.

Nel Turú de las Menas del Parco Güell figurano tre croci che non sono altro che due tau a cui sono stati sovrapposti i corrispettivi cubi coronati dalle piramidi. Queste tau indicano le direzioni nord-sud ed est-ovest che, incrociate tra loro, ci indicano i quattro punti cardinali. La terza croce, da parte sua, è una freccia che indica una direzione ascendente.

Iniziale della parola terra, la tau è un simbolo di origine remota che appare in monumenti megalitici delle isole Baleari in forma di taules (un piedistallo che sostiene una superficie di pietra).

All'interno della frammassoneria, la tau ha un simbolismo preciso. Da una parte, rappresenterebbe Matusael, il figlio di Caino che conierebbe queste simbolo per riconoscere i suoi discendenti e, dall'altra, sarebbe il segno di riconoscimento che realizzerebbe l'officiante con la mano destra nella cerimonia di acceso al grado di Maestro.

LA X

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Queste simbolo si trova nella Cripta della Colonia Güell, dove è ripetuta fino a tredici volte, e anche nel portico della Nascita della Sagrada Familia, nella croce che corona l'Albero della Vita, a cui si intreccia una grande X. Nella simbologia massonica, la X ha una grande importanza nella geometria sacra, in quanto questo simbolo si realizza sulla base di un esagono regolare e questo forma il perimetro interno di due triangoli equilateri intrecciati, i quali formerebbero la stella di Davide, che sarebbe la notazione alchimia dei quattro elementi basilari. L'esagono è una forma molto ripetuta nell'opera di Gaudí, dal quale si può persino estrarre un cubo volumetrico, se dividiamo esagono in tre rombi. Bisogna ricordare poi che la X, era la notazione alchimica del Crogiolo, uno strumento necessario per l'opera alchemica. Inoltre, la X per tradizione è anche legata all'apostolo Andrea, crocefisso su questa forma.

IL PELLICANO

Questo animale, simbolo di Cristo, lo possiamo trovare nel Museo della Sagrada Familia, era destinato al Portico della Nascita. Il pellicano è la rappresentazione della Morte e della Risurrezione, si diceva infatti che provasse un amore così forte per i suoi figli da lacerarsi il petto con il suo stesso becco per alimentarli, se avessero avuto fame.

Un'altra versione dice che, irritato perché i suoi piccoli lo colpivano con le ali, li uccideva e poi, pentito, si suicidava conficcandosi il becco nel petto. Nell'ultima versione del tema si scarta sia il suicidio e sia l'autolesione e si narra che le sue lacrime resuscitano i suoi piccoli morti.

Il grado 18º dell'ordine dei frammassoni, denominato "grado Rosacrociano", ha come simbolo il pellicano mentre si lacera il petto ed attorniato dai suoi figli; sulla sua testa c'è una croce con una rosa rossa incisa e la dicitura I.N.R.I.

Il pellicano rappresenta la scintilla divina latente che si annida nell'uomo, il suo sangue è veicolo di vita e di resurrezione e il suo colore bianco, simboleggia il superamento della prima fase dell'opera alchemica. La terza fase implica il passaggio attraverso l'esperienza del rosso, che è plasmata nell'esplosione di una grande rosa rossa nel centro del petto.

LA SALAMANDRA, IL SERPENTE E LE FIAMME

Del circolo situato sulla scalinata dell'entrata al Parque Güell è stata fatta un'interpretazione patriottico-nazionalista, ma non esiste nessuna ragione per cui Gaudí dovesse fare una dimostrazione pubblica di una cosa secondaria nella sua gerarchia di aspirazioni e convinzioni. Per questa ragione, è d'obbligo fare un'interpretazione ermetica della simbologia di questo elemento, che è l'unica integratrice del tutto: una testa di serpente situata nel centro di un grande disco, avvolta dalle fiamme e queste dall'acqua.

Gli ermetici erano conosciuti come "filosofi del fuoco" e lo scopo della loro opera era quello di ordinare il caos; siccome al principio dei tempi la rovina e il male si estesero per il mondo per opera del serpente, per ordinare questo caos è necessario bruciarlo. Quindi, il circolo simboleggia il caos, l'orifiamma è la fiamma che contiene lo zolfo e il serpente, è lo spirito mercuriale.

LA LUCERTOLA

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È l'animale che scende dal fornello da alchimista fino al disco descritto poc'anzi e che è stato interpretato come una salamandra, un'iguana, persino un coccodrillo, ma la sua caratteristica più importante è il suo dorso sinuoso. Si tratta di un'immagine statica che suggerisce una sensazione di movimento molto accentuata, una nuova rappresentazione del mercurio originario, una reiterazione delle funzioni del fornello da alchimista, ovvero, operare la separazione, decantare le parti fisse del minerale da quelle volatili.

Le scalinate del Parque Güell ci si presentano così come un paradigma ermetico che contiene i principi dell'opera e non in vano sono molti i testi alchemici che insistono che tutta l'opera si realizza attraverso il mercurio.

L'ALBERO SECCO E L'ALBERO DELLA VITA

L'amore di Gaudí nei confronti della natura fu sempre presente in tutta la sua opera. Le sue costruzioni sono piene di elementi ornamentali che fanno riferimento al regno vegetale. Il simbolismo alchemico è pieno di immagini che hanno attinenza con l'agricoltura e il regno vegetale.

L'Albero Secco rappresenta il simbolo dei metalli scevri dai loro minerali e fusi; la temperatura del forno gli ha fatto perdere la vita e, quindi, devono essere di nuovo tratti in vita. Nell'Albero Secco esiste sempre una scintilla di vita, quella che può rendere possibile la sua risurrezione; di fatto, in esso si possono sempre vedere alcune foglie che indicano la possibilità che rinverdisca di nuovo. L'immagine dell'Albero Seco venne posta da Gaudí nelle sue opere principali, come simbolo di una natura vegetale pietrificata che tuttavia mantiene un punto vitale. Molte di queste immagini si trovano a Parque Güell.

L'Albero della Vita, come indica il suo nome, è l'albero immortale, il simbolo della vita eterna. La rappresentazione iconografica più reiterata di questo tipo di albero è il cipresso. L'architetto catalano lo pone nel centro del portico della Nascita della Sagrada Familia, attorniato da colombe bianche, che a loro volta, simboleggiano le anime rinnovate che ascendono verso il cielo.

EL DRAGO IGNEO E IL LABIRINTO

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L'immagine del drago è una costante nell'opera di Gaudí. Certamente è un'immagine a cui associamo immediatamente la leggenda di San Giorgio, patrono della Catalogna, ma, a differenza di altri architetti modernisti, Gaudí lo rappresenta sempre da solo. Il drago, posto nel cancello dei padiglioni Güell, è ispirato da "La Atlantide" di Verdaguer; si tratta di un drago incatenato che custodisce l'acceso al giardino delle Esperidi.

Il drago è legato al simbolismo del serpente, non è altro che un serpente con ali che getta fiamme dalla bocca o dal naso. I rosacrociani introdussero immagini di cavalieri che trafiggevano con le loro lance draghi furiosi. Analizzando le caratteristiche mitiche di questo animale, il suo ardore igneo appare come la rappresentazione dei nostri istinti più incontrollabili. Vincere questa forza, dominare il nostro spirito, implica la possibilità di penetrare nei domini dell'Essere.



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Nessuno è così schiavo come chi crede falsamente di essere libero. (Goethe)
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