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 Oggetto del messaggio: Kurgan, Dan: la sconfitta della Rinascita Enkilita
MessaggioInviato: 03/10/2012, 13:15 
All’interno del nostro blog abbiamo affrontato l’effetto delle migrazioni dei popoli indoeuropei nell’Europa gilanica secondo le teorie di Marija Gimbutas a partire da 7000 fino a 4000 anni fa con particolare attenzione alla cultura Kurgan e l’impatto di questo evento sui piani di “Rinascita” previsti dagli Enkiliti; Enkiliti; che rappresentano il Player B della nostra ‘scacchiera’ sulla quale si gioca da migliaia di anni una complicata partita.

Di fatto l’arrivo dei Kurgan sostituisce a una società fondata sul dono, sulla spiritualità e sulla cooperazione tra individui pari appartenenti alla comunità, una società invece fondata sul possesso, sull’autorità e sul dominio da parte del forte sul debole.

Oserei dire che con le migrazioni indoeuropee di 7000 anni fa il modello sociale Enkilita viene pertanto soppiantato dal modello sociale “Rettiliano”, riconducibile invece al Player C.

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Come dimostra la cartina geografica, popolazioni indoeuropee, patriarcali e guerriere, provenienti dall'area caucasica e siberica, si introdussero in Europa, estinguendo o assoggettando con le armi e la violenza le società gilaniche (vedi link http://italianimbecilli.blogspot.com/20 ... unita.html) cancellando di fatto l'eredità lasciata loro dagli insegnamenti enkiliti, durante il processo di Rinascita.

Le prime comunità umane, libere e pacifiche, fondate su una auto-organizzazione basata su cooperazione e solidarietà, che per migliaia di anni avevano prosperato in Europa e in Mesopotamia, vengono pertanto soppiantate dalle ondate delle popolazioni indoeuropee tra cui appunto i Kurgan.

Il modello sociale imposto vede come elementi dominanti la forza fisica e l'autorità maschile relegando la figura della donna (e della sua spiritualità) a un livello di schiavitù e di concubinaggio forzato. L'ordine anarchico venne represso, fu introdotto il concetto di proprietà (che poi sfocerà nella monetizzazione, nel mercato) soppiantando un efficace sistema economico basato sul dono.

Da questa logica oppressiva nacque quella che la storiografia ufficiale, riconosce come la "nostra" civiltà, le prime monarchie, i primi regni... omettendo tutto ciò che di buono vi era prima in una arcadica società così come venne progettata per l'uomo da Enki, dopo il diluvio, con il processo di Rinascita, grazie alla quale ebbero origine le prime società umane, tra cui i Sumeri, appunto poi soppiantate dall'arrivo degli Indoeuropei.

E' solo dopo il loro arrivo infatti che la linea del tempo inizia a registrare gli accadimenti storici che studiamo sui libri di testo, relegando alla figura di semplici miti ciò che precedeva la storia. Una storia prima della storia, volutamente cancellata dalla storia.

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E' dalle ricerce di Marija Gimbutas che possiamo conoscere le misteriosi origini del popolo indoeuropeo. Dagli studi della Gimbutas emerge un quadro abbastanza semplice e lineare della comparsa degli Indoeuropei sulla scena della storia: migrando dalle loro regioni d'origine (Urheimat collocata fra gli Urali e il Danubio), le popolazioni indoeuropee si sarebbero sovrapposte un po' ovunque (dall'Europa occidentale all'India) alle popolazioni neolitiche preindoeuropee, come élites guerriere tecnicamente più avanzate (detentrici della metallurgia del rame e del bronzo), imponendo in gran parte alle popolazioni sottomesse la loro struttura sociale e la loro religione

L'ipotesi più diffusa sulla tipologia di popolazione era quella di un popolo di guerrieri nomadi che, migrando dalle sue sedi originarie a causa della scarsità di risorse, avrebbe travolto le civiltà preesistenti, portando tuttavia delle innovazioni tecnologiche come la metallurgia del bronzo, poi del ferro, l'uso del carro da guerra e del cavallo.

Soprattutto fra gli indoeuropeisti di scuola tedesca, tra cui Gustaf Kossinna, lo studio sull'origine degli indoeuropei veniva mischiato con lo studio sull'origine Germani, che si presentavano come guerrieri patriarcali rozzi e feroci, primitivi e nomadi, in opposizione all'avanzata civiltà mediterranea antica greco-latina.

Andando assai più indietro nel tempo, nelle tradizioni fra storia e leggenda che circondano l'origine dell'età antica mediterranea, agli studiosi si offriva il modello dell'invasione dorica che, intorno al 1100 a.C. avrebbe spazzato via la civiltà micenea preesistente, anch'essa indoeuropea (e non meno guerriera, visto che aveva sopraffatto la civiltà asiatica dei Troiani).

Quanto al ramo indiano dell'indoeuropeo, o indo-germanico, era fin troppo facile ravvisare, nei Veda come nei più tardi poemi epici Mahabahrata e Ramayana, il sovrapporsi, a genti preindoeuropee, di una società guerriera, non dissimile da quella descritta nei poemi omerici.

Gli Indoeuropei erano quindi una popolazione nomade primitiva, guerriera, patriarcale, venuta dal nord che si sovrappose in una o più fasi, alle popolazioni preindoeuropee, soggiogandole e dominandole come élite guerriera, che poi impose la propria lingua alle genti sottomesse (secondo un modello che Andrew Colin Renfrew ed altri studiosi definiscono "mutamento linguistico per sovrapposizione di un'élite").

E' proprio l'arrivo degli indo-europei a 'rovinare' i piani di Enki e della Rinascita in quanto, sostituendo i loro paradigmi sociali a quelli tipici della Rinascita danno il via alla storia umana, alle sue violenze, alla prevaricazione del forte contro il debole, all'introduzione della proprietà privata e a tutte le conseguenze che ciò porterà nel corso dei millenni a venire.

Culture mai entrate in contatto con gli indo-europei (e penso ai nativi americani) sono rimaste invece più legate ai vecchi paradigmi della Rinascita enkilita e ai modelli delle arcadiche società gilaniche.
Ma l’azione degli antagonisti, avversari, alla visione Enkilita della gestione della razza umana non si ferma qui.

Una più forte invasione avviene a partire da 4000 anni fa, proprio al termine delle migrazioni del ceppo culturale Kurgan. Trattasi delle migrazioni di quelli che verranno conosciuti nella storia come i “Popoli del Mare”. Migrazioni che partiranno dalla culla del Player A; il popolo eletto degli Enliliti: i Sumeri, o meglio gli Ebrei loro diretti eredi, così come possiamo dedurre dalle ricerche di Arno Poebel prima e dell’importante sumerologo Kramer, i quali riscontrano significative correlazioni tra Sumeri e Ebrei.

Le popolazioni coinvolte in questa vicenda sono riconoscibili nella maggior parte dei casi dalla presenza della sillaba DAN nel loro nome: SharDANa, Tuatha de DANa, ... ricollegabile appunto alle genti di DANa o tribù di Dan, una delle suddivisioni territoriali della Palestina

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I Daniti la tribù d'Israele che prese il nome da Dan, il quinto figlio di Giacobbe avuto da Bila, serva di Rachele madre di Giuseppe e Beniamino, ricevettero una porzione di terra con sbocco sul mare vicino alle terre di Beniamino (Giosuè 19,40s) da dove poi furono cacciati dagli Amorrei e dai Filistei (Giudici 1,34s e 13-18) e migrarono al nord verso il Libano.

Tra le tribù nettamente "Egiziane", cioè più entrate nello spirito della cultura egizia, oltre a quelle nate da Giuseppe vicerè d'Egitto, cioè Efraim e Manasse, e quella dei Leviti, di cui Mosè fu un grande esponente, anche lui principe egiziano, si debbono annoverare pure i Daniti che debbono aver avuto incarichi nel regno dei faraoni.

Ora, tra le guardie scelta di Ramses II nella battaglia di Qadesh c'erano anche gli Shardana, Sher-Dan, cioè Principi di Dan (Guido, Margaret, "The Sardinians", 1963), tra questi si pensa fossero associati i Daniti, amanti dell'arte della guerra, a meno che non fossero originari della stessa 'famiglia' ovvero la scissione delle genti di Abramo in quel di Harram, diversi secoli prima.

Dalla Bibbia sappiamo a un certo punto che “…Abramo uscì dalla città di UR dei Caldei…” (Keltoi?) per raggiungere la terra promessa, la terra di Canaan, su indicazione diretta di Dio/Yahweh/Enlil. Possiamo collocare temporalmente nel XVIII sec. a.C. la partenza della tribù di Abramo verso Canaan, ovvero 3800 anni fa, esattamante alla fine dell’azione Kurgan nel continente europeo.

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Ma da ciò che narra la Bibbia possiamo osservare come il tragitto di Abramo compia una sosta nella città di Harran. Ed è in realtà proprio ad Harran che Abramo riceve da Dio la “missione” di scendere verso la terra promessa.

Al lettore interesserà sapere che il luogo in cui Yahweh scelse Abramo per questa audace missione è lo stesso luogo dove Marduk fece la sua comparsa dopo un'assenza di mille anni e fu più tardi il luogo in cui una serie di eventi incredibili cominciarono a susseguirsi. Questi furono avvenimenti di portata profetica, che influenzarono sia le questioni umane sia quelle divine.

Gli eventi chiave, raccolte per i posteri da testimoni oculari, cominciarono e finirono con l'adempimento delle profezie bibliche riguardanti l'Egitto, l'Assiria e Babilonia; e includevano la partenza di un dio dal suo tempio e dalla sua città, la sua ascesa ai cieli, e il suo ritorno dai cieli mezzo secolo più tardi.

E, per una ragione forse più metafisica che geografica o geopolitica, molti degli eventi cruciali degli ultimi millenni del conto cominciato quando gli déi, riuniti in consiglio, decisero di assegnare all'Umanità la civiltà, ebbero luogo ad Harran o nei suoi pressi. I dettagli di una tavoletta che facevano parte di una corrispondenza reale di Assurbanipal, il figlio successore di Assaraddon, si evince l'intenzione che Asarrandon meditava di attaccare l'Egitto, dirigendosi a nord invece che a ovest alla ricerca del tempio in legno di cedro di Harran. Lì vide il dio Sin appoggiato a un bastone, con in testa due corone. Il dio Nasku gli stava difronte. Il padre di sua maestà il mio re entrò nel tempio.

Il dio gli pose una corona sulla testa, e disse: "Viaggerai verso le nazioni, e ne sarai il conquistatore!" Egli partì e conquistò l'Egitto. Scopriamo inoltre che nella lista degli Dèi sumeri, Nasku era un membro dell'entourage di Sin.

Ma torniamo ad Abramo e alla sua tribù: dopo l’investitura da parte di Yahweh, Abramo e il suo popolo eletto, scende verso l’attuale palestina e la occupa. Se, come ipotizzato nelle teorie del Progetto Atlanticus, Yahweh fu davvero un Enlilita significa che l’occupazione della terra di canaan da parte degli ebrei di Abramo fu una ponderata decisione politico-strategica del principe ereditario Anunnako forse volta a boicottare i piani del fratello Enki, oppure a definire il proprio potere nella regione.

Il lettore potrebbe chiedersi a questo punto: “Ma non stavamo parlando di Europa? Cosa centra tutto questo con le migrazioni degli indo-europei e dei Kurgan?”. Centra, perché la Bibbia dimentica di dire che ad Harran la tribù di Abramo (che ancora non è nazione di Israele, in quanto sarà Giacobbe a ricevere questo incarico da Dio), si divide in tre sottotribù.

Una prima tribù, volge a sud, verso la palestina, e la Bibbia seguirà le vicende di questa, poiché da essa nascerà la nazione di Israele, prediletta dal Signore (ovvero Enlil)

Una seconda tribù si dirigerà a nord, risalendo il Danubio e occupando perciò la parte nord dell’Europa fino all’Irlanda dove verranno ricordati come i Tuatha de Dana.

Una terza prenderà la via del mare dando origine a tutta una serie di popoli che saranno noti per le loro abilità guerriere tanto da venire utilizzati come soldati mercenari e guardie del corpo del faraone (Shardana) in Egitto.

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In sintesi possiamo osservare il percorso degli Enliliti rappresentati dal popolo di Abramo che si divide ad Harram e che, muovendosi per le terre d’Europa, si integra e si mischia con le precedenti genti indo-europee giunte da est definite nelle ricerche della Gimbutas come Kurgan. A volte l’integrazione è pacifica, a volte violenta.

Kurgan prima, tribù dei Dana poi, il risultato finale va comunque nuovamente a discapito dei piani di Rinascita Enkilita, con quella commistione di ruoli dei Player A (Enliliti) e Player C (“Rettiliani” – volutamente tra virgolette) che caratterizzerà la storia d’Europa fino ai giorni nostri.

Una teoria questa, maggiormente sviscerata nell'articolo "La sconfitta della Rinascita Enkilita", consultabile qui:

http://www.mediafire.com/view/?yjvg62r77h2sgo3



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MessaggioInviato: 03/10/2012, 13:19 
A tal proposito può essere interessante per noi approfondire la seguente ipotesi, ovvero di come Ishkur, figlio di Enlil, diventò il dio unico degli Ebrei: Yahweh, a tutti gli effetti un Enlilita.

In un confronto televisivo tra il prof. Alessandro De Angelis, noto antropologo e studioso antico testamentario, ed un famoso sacerdote e docente universitario, prof. alla Pontificia Università Gregoriana, alla Pontificia Università Lateranense, all’Antonianun di Roma ecc., nonché preside di un importante studio teologico, sono state portate le prove di come gli Ebrei costruirono Dio (chiamato Yahweh nell’Antico Testamento) tramite un sincretismo degli antichi dei sumeri, avvalendosi di ricerche epigrafiche, archeologiche e filologiche.

La conferenza ha assunto un particolare interesse quando l’emerito prof. e sacerdote, una volta presa la parola, ha confermato e convalidato le sopra dette ricerche facendo cadere in 15 minuti il dio delle tre maggiori religioni monoteistiche mondiali. Riportiamo in sintesi le ricerche esposte dal prof. De Angelis cui seguirà la ratifica del sacerdote.

Nei testi sumeri di circa 6000 anni fa si parla del dio EN.LIL, che aveva l’epiteto di ILU.KUR.GAL, ovvero “Signore della grande montagna”; egli aveva tre figli, uno dei quali si chiamava ISH.KUR o “Signore della montagna”, difatti il glifo KUR in sumero significa “montagna” mentre ISH è un gioco di parole che deriva dall’unire l’accadico ISHA (signore) con la desinenza cananea ISH (montagna), glifo che viene tradotto in accadico con SHADDU, e che si evolverà in ebraico in El Shaddai, dove El vuol dire “Signore”, mentre Shaddai significa “montagna”.

Questo è l’epiteto con cui Dio si presenterà per la prima nell’Antico Testamento, quando in Genesi 17: 1,2 disse ad Abramo: «Io sono El Shaddai, cammina alla mia presenza e sii perfetto».

Ishkur prenderà il nome di Hadad in accadico, mentre per i cananei diventerà Baal Hadad. Gli Assiri cercarono di concretizzare il primo tentativo di monoteismo sul dio semitico Baal, tuttavia resosi conto che questo dio non era idoneo ad assurgere a tale funzione a causa della sua tradizione secolare, nonché dell’importanza che la sua figura ricopriva nel Pantheon cananeo, capirono che sarebbe stato arduo far traslitterare su di esso le caratteristiche di altre maggiori divinità.

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Il Toro, animale sacro a Ishkur/Hadad - Porta di Ishtar, Babilonia

La soluzione per un passaggio dal politeismo al monoteismo fu trovata quindi facendo prendere in sposa al dio Baal la sua sorellastra Asherah, ed il figlio nato dalla loro unione fu chiamato Yaw El, dove possiamo subito notare l’assonanza con il dio biblico Yahweh. Fu così fatto traslitterare, questa volta con successo, il tentativo di monoteismo dal dio fenicio Baal a Yahweh, tanto che ritroviamo in entrambi lo stesso epiteto di Cavaliere delle nubi. Difatti il dio fenicio Baal lo ritroviamo in un testo proveniente da Ugarit e risalente al XIV secolo a.C., dove si legge:

Per sette anni possa Ba‘al essere assente, per otto anni il Cavaliere delle Nubi!
CTA 19: IV: 204-205; KTU 1.19: IV: 42-43


Come è possibile notare dalle tavolette ugaritiche, Baal è identificato con l’epiteto di Cavaliere delle nubi, lo stesso che, di fatto, ritroviamo in Salmi 68: 5 attribuito al dio biblico Yahweh:

Cantate, o dèi! Inneggiate, o suoi cieli! Spianate la strada al Cavaliere delle Nubi! In Yahweh gioite ed esultate dinanzi a lui!
Salmi [LXVIII: 5]


Questo epiteto, di derivazione semitica, è la prova che Yahweh sia nato dalla traslitterazione del dio fenicio Baal, derivazione a sua volta di quell’ISH.KUR sumerico. Non solo: per completare il processo di sincretismo Asherah, madre di Yahweh, fu data in sposa a suo figlio, come evidenziato, oltre che da numerosi ritrovamenti archeologici, anche da una iscrizione paleo ebraica risalente all’VIII secolo a.C. e recentemente rinvenuta nei pressi di Kuntillet ‘Ajrud, dove si legge:

Ti benedico tramite Yahweh di Samaria e la sua Asherah
Iscrizione Paleoebraica


Gli invasori Hyksos-Ebrei, adoratori del dio Baal, come raccontato da Manetone conquistarono l’Egitto nel 1750, scegliendo Seth per affinità elettive con il loro dio. Dopo le due cacciate del primo e secondo Esodo, gli Ebrei promuoveranno il nuovo dio Yahweh eliminando i riferimenti a sua madre, ed in seguito moglie, Asherah, come testimoniato da numerosi riferimenti biblici (cfr. I Samuele 7: 4 e 12: 10; II Re 10: 19; II Re 11: 18). L’esatta interpretazione dell’epiteto biblico “El Shaddai”, che designerebbe Yahweh come un dio delle montagne, è peraltro confermata anche da numerosi riferimenti biblici:

I Re 20: 23 – «Ma i servi del re di Aram dissero a lui: “Il loro dio è un dio delle montagne»

Salmo 67: 14-17 – «Dio ha scelto a sua dimora il monte di Basan, il monte delle alte cime; il Signore lo abiterà per sempre»


Ultima modifica di Atlanticus81 il 03/10/2012, 13:21, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 06/10/2012, 00:12 
Ancora su Yahweh inteso come "Generale Enlilita"

Il generale Yahwèh

...

Da come sono stati assemblati i libri della Bibbia si capisce che di divino c’è ben poco. Anzi, un’operazione di taglia e cuci così consistente e prosaica mostra tutta la sua natura umana e accresce la sensazione di essere stati presi in giro per così tanto tempo. Per secoli. Se poi andiamo ad analizzare cosa realmente dicono i testi anticotestamentari, ne viene fuori un quadro totalmente diverso da quello che ci è stato insegnato a catechismo e che ancora, finché nessuno si pone domande, la Chiesa cerca di propinare ai suoi fedeli.

Nel primo caso, sulla natura prettamente umana e capricciosa della scelta di alcuni testi e della ripulsa di altri, Biglino ha spiegato che nel Vecchio Testamento dei cattolici ci sono 47 libri, in quello ebraico 39, in quello protestante altrettanti, perché i protestanti hanno voluto staccarsi dai cattolici anche in questo caso. Quello che per noi è il profeta Daniele, per gli ebrei era un quaquaraquà qualunque.

Nell’Antico Testamento copto ce ne sono due in più dei nostri, i Giubilei e il Libro di Enoch, che la Chiesa cattolica non riconosce come ispirati da Dio. Gli ortodossi seguono la Bibbia dei Settanta, che andava bene anche ai cattolici fino al quarto secolo dopo Cristo, fino a quando qualche papa decise diversamente.

Se non avessi l’handicap della timidezza, avrei chiesto all’oratore se corrisponde al vero che durante alcuni concili dei Padri della Chiesa, per decidere quali libri erano ispirati e quali no, i vegliardi ivi convenuti mettevano i rotoli su un tavolo, alla rinfusa e, come in una specie di autodafé, lasciavano che fosse Dio a decidere.

I rotoli, infatti, hanno il vizio di rotolare e quelli che rotolavano giù dal tavolo, forse perché messi male, venivano considerati apocrifi, mentre quelli che restavano su erano accettati come ispirati. Biglino dice che gli undici libri a cui si fa riferimento nel Vecchio Testamento e di cui non c’è traccia, siano stati eliminati nel corso dei vari concili perché contenevano affermazioni sgradite alla Chiesa, ma può essere che siano semplicemente caduti dal tavolo, sempre che sia vera ‘sta storia, oppure che siano successe entrambe le cose.

La manipolazione infatti ha seguito una logica di potere e per secoli la Bibbia è stata un libro proibito per il popolo, fino a quando Lutero ha fatto una piccola ma inutile rivoluzione. Celebrare la messa in latino, come si faceva fino a pochi anni fa, rientra nella strategia di tenere la gente nell’ignoranza sulla vita umana, su Dio e anche sulle nostre responsabilità verso il prossimo, che sono la cosa più importante.

Benché nella Chiesa ci siano esempi di sacerdoti sul cui operato non vi è nulla da eccepire, nel complesso il rimaneggiamento dei testi biblici è stato funzionale al mantenimento del potere da parte del clero. Infatti, la Storia ci mostra che gli ecclesiastici sono sempre stati molto affiatati con i militari e la nobiltà, assumendo le stesse abitudini, le stesse prepotenze e gli stessi privilegi. Il messaggio di Cristo è stato ampiamente disatteso e su questo non occorre soffermarci oltre.

Unendo la visione di Sitchin a quella di Biglino e mettendoci su una spruzzatina di Icke, se ne potrebbe dedurre che re, principi, imperatori, nobili, condottieri e alto clero siano stati e siano tuttora discendenti di quegli ibridi alieni-umani che hanno ampiamente dimostrato la loro malvagia natura. L’unica differenza è che nell’antichità erano d’alta statura, mentre oggi le loro sembianze sono simili alle nostre.

Biglino parla chiaro. A lui non interessa fare un discorso di fede, che deve essere libera e personale. A lui non interessa neanche parlare del Nuovo Testamento, che con il Vecchio c’entra come i cavoli a merenda. Tanto che anche gli gnostici se n’erano accorti e avanzavano l’ipotesi che quello del Vecchio e quello del Nuovo fossero addirittura due Dei diversi.

Anche se leggere la Bibbia era vietato, evidentemente gli gnostici avevano capito con secoli d’anticipo che le storie narrate nell’Antico Testamento non raffiguravano precisamente un Dio d’amore. E il dottor Biglino spiega bene perché!

Perché non era un Dio, ma un alieno assetato di sangue. Capace di sterminare 40.000 suoi seguaci perché avevano manifestato interesse verso gli altri Elohìm, signori e padroni dei territori circostanti.

Non solo, ma vi è il comando di uccidere i propri familiari, moglie, figli, amici e genitori, se solo uno di essi suggeriva di cambiare Elohìm e di sceglierne un altro. Una degenerazione del genere si era vista solo durante la Rivoluzione Culturale cinese o presso i fanatici comunisti cambogiani all’epoca di Pol Pot.

Il nome che la Bibbia attribuisce a questo bellimbusto sanguinario è Yahwèh, ma siccome gli antichi ebrei erano in un certo senso discendenti dei sumeri, non è sbagliato chiamare quel prepotente generale alieno con il suo nome sumero: Enlil. [o meglio come abbiamo visto nel post precedente Ishkur]

Biglino non cita Sitchin, ma le due visioni combaciano. Cambiano solo i nomi. Come ho già spiegato, Enlil, benché riluttante, alla fine si dichiarò d’accordo a manipolare l’Homo erectus (o abilis), facendo fare materialmente l’operazione a suo fratello Enki, più versato nelle scienze mediche, perché si convinse che avere un esercito di servitori gli avrebbe portato vantaggi e gratificazioni.

Conoscendo il feroce pragmatismo del fratello maggiore, nonché principe ereditario, Enki cercò di venire in aiuto al terrestre appena manipolato, sotto forma di serpente tentatore. Non fu capito, forse peggiorò la situazione e suo fratello Enlil probabilmente lo fece fuori per punizione come a volte avviene presso certi eredi al trono che, per non correre rischi, fanno fuori i cadetti. Con le buone o con le cattive.

Il dottor Biglino non parla di Anunnaki, ma di Elohìm, ma i personaggi comunque sono riconoscibili.

Vi sono dei passi nel libro della Genesi in cui si parla di Elohìm al plurale – e questo si sapeva – ma ve ne sono altri in cui si dice che muoiono anche loro. Un esempio del primo caso è laddove, dopo l’attraversamento della penisola del Sinai, Giosuè riunisce i capi delle tribù e li esorta a seguire l’Elohìm dei loro padri, chiamato Yahwèh, come lui avrebbe fatto, e ad abbandonare definitivamente gli altri.

In quell’occasione parla di ben quattro Elohìm differenti, tra cui quello degli Amorrei.

Nel secondo caso, Biglino ha citato un versetto della Bibbia che dice espressamente che gli Elohìm muoiono, versetto rigorosamente tenuto nascosto dai propugnatori del monoteismo e di cui, come tutti, non sospettavo l’esistenza.

E inoltre, sono gli stessi esegeti ebrei della Torah, autori del Talmud, a spiegare che Yahwèh intendeva dire: “Non adorerai altri Elohìm finché io esisto”.

Dunque, abbiamo un Dio dotato della consapevolezza che prima o poi morirà anche lui. Se Biglino fosse vissuto durante l’Inquisizione, le fascine per bruciarlo le avrebbero preparate in men che non si dica. E forse durante quell’orribile periodo storico sono esistiti parecchi Mauro Biglino, con o senza tonaca, messi sistematicamente al rogo con le loro sovversive conoscenze. Se ciò non avviene anche oggi è perché la Chiesa ha perso il potere temporale.

Restano però pur sempre i servizi segreti, vaticani e non. Osho Rajneesh, scomoda guida religiosa, è stato fatto fuori con il tallio e Arafat con il polonio, ma non vorrei fare, qui ora, l’uccello del malaugurio.

Anche Valter Colognori, che insieme a Barbara Trevisan ha organizzato l’evento, ha fatto una piccola gaffe quando ha annunciato l’oratore dicendo: “Godetevelo finché potete, perché il prossimo anno….”. E qui un signore seduto fra il pubblico ha sussurrato: “….potrebbe essere morto”.

“No, no – ha subito aggiunto Valter – perché potrebbe essere invitato negli Stati Uniti a tenere un giro di conferenze”. Oltre al fatto che i suoi impegni, tra cui l’uscita del prossimo libro “Non c’è creazione nella Bibbia”, gli lasciano poco tempo per le conferenze.

Intanto, è stato per me un vero godimento sapere, fra le altre cose, che i Dieci Comandamenti in realtà erano un ordine di servizio per gli uomini che Mosè stava guidando nel deserto. Qui si capisce perché ci hanno messo quarant’anni ad attraversarlo: avevano bisogno di addestrarsi nell’uso delle armi, prima di attaccare le terre promesse abitate da gente agguerrita e d’alta statura.

Come preambolo, Yahwèh era solito rimarcare la pretesa che il suo popolo non avesse altri signorotti all’infuori di lui. Questo lo faceva sempre.

Poi passa ad affermare che i suoi soldati accampati non devono rubare, non devono uccidere i propri commilitoni, non devono desiderare la moglie del camerata della tenda a fianco e non devono commettere atti impuri. Yahwèh non voleva casini e pretendeva un esercito ben disciplinato, che non si azzuffasse per il furto d’oggetti del bottino di guerra o a causa dei bollenti spiriti dei soldati celibi. Il bromuro non era ancora entrato in uso.

Quanto agli atti impuri, Yahwèh dice chiaramente che siccome di tanto in tanto avrebbe passato in rassegna le truppe, non voleva mettere i piedi sulle cacche dei soldati e per questo dice che nell’equipaggiamento di ogni combattente non deve mancare un piolo di legno, con cui scavare una buchetta lontano dall’accampamento per seppellire i propri escrementi. Strano che non gli desse fastidio la biancheria messa a stendere!

Che Yahwèh se ne andasse in giro per l’accampamento e si premurasse di trovare pulito il terreno è un altro esempio del fatto che il Dio del Vecchio Testamento era dotato di corporeità e simile a noi umani. L’averlo reso eterno, invisibile e onnipotente è stata una scelta obbligata per coloro che ci videro un business, nonché lo strumento per detenere il potere sulle folle. I padri della Chiesa saranno stati anche vegliardi, ma non erano per niente rimbambiti!

La schizzinosità dell’Elohìm della Bibbia circa il terreno privo di sporcizia, fa il paio con la sua richiesta che i sacerdoti fossero esenti da malformazioni. E ne fa un elenco preciso. Non potevano entrare a far parte dei Leviti i gobbi, i ciechi, gli scabbiosi, i deformi di mano o piede e i nani. I lebbrosi, infine, dovevano essere tenuti lontanissimi dall’accampamento e questa era una misura profilattica valida anche per la popolazione civile. Un contagio di lebbra avrebbe reso inservibile le truppe che il “Dio degli eserciti” stava arruolando sotto il comando di Mosè prima, e di Giosuè poi.

Alla fine della conferenza ho trovato il coraggio di fare una domanda. Riferendomi a Sitchin, ho detto che lo sbarco degli Anunnaki/Elohìm sul pianeta Terra potrebbe essersi verificato 300.000 anni fa. Come si spiega che Enlil/Yahwèh, che diede inizio alla storia umana in quel lontano passato, fosse lo stesso individuo che circa 13.000 anni fa lasciò accadere il diluvio, sapendo che la forza di attrazione di Nibiru lo avrebbe scatenato? Si sa quanto vive un Elohìm?

Biglino mi ha risposto che questa è una grossa lacuna. Sappiamo solo che i testi a noi pervenuti parlano di “lunga durata”. Forse tra quelli andati perduti la risposta c’era. E dunque, un’informazione di così vitale importanza per noi moderni dovrà rimanere sconosciuta. Se Nibiru è in avvicinamento e se gli Dei stanno per tornare, come già diceva Von Daniken trent’anni fa e anche Carlo Sgorlon nel 1977, chi scenderà dalla scaletta dell’astronave?

Qualche figlio o nipote dei nostri creatori? E avranno disposizioni favorevoli o negative per noi? Sarà un evento piacevole o l’ennesimo equivoco come quello accaduto agli Incas e agli Aztechi che aspettavano rispettivamente Viracocha e Quetzalcoatl e si sono visti arrivare gli spagnoli?

Può darsi anche che non ci sia nessun pianeta Nibiru, che non si farà vivo nessun Anunnaki, perché sono tutti morti, e ogni cosa continuerà come sempre. La fine della nostra specie arriverà per cause naturali o per mano nostra, senza alcun intervento di quegli alieni che, tra rapimenti e prese in giro varie, ci hanno sempre trattato come esperimenti incompleti e ottusi servitori.

Come forse in effetti siamo!

Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=51512



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leggendo il post subito prima di quest'ultimo su Yahweh vorrei fare un paio di domande.

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i quali riscontrano significative correlazioni tra Sumeri e Ebrei.


Più che correlazioni si può parlare di commistione o ancora meglio di fusione? In realtà Gli Ebrei sarebbero I Sumeri. In uan conferenza Biglino fa notare che nell'antico testamento sono citati tutti i popoli del tempo tranne uno: i sumeri! Ed è strano vista la loro importanza, Biglino dice: non è che non li nominano semplicemente perché erano proprio loro?

Cita:
la Bibbia seguirà le vicende di questa, poiché da essa nascerà la nazione di Israele, prediletta dal Signore (ovvero Enlil)


In realtà la tribù di Israele non era prediletta perché scelta da dio e quindi speciale, secondo me il prediletta va inteso come unica :) Non essendoci un unico "dio" (elohim) dalle sacre scritture si evince che "gli umani" potevano scegliere a quale elohim asservirsi e con i quali stipulavano dei veri e propri patti in cui ognuna delle controparti era tenuta a garantire il rispetto dell'alleanza.
Dunque Gli ebrei\sumeri non erano i prediletti (cioè i suoi preferiti tra tanti e quindi il popolo eletto) erano coloro i quali (gli unici) avevano deciso di seguire Yahweh nelle sue "avventure" in quanto questi gli garantiva dei vantaggi. Si spiegherebbe così anche la gelosia di Yahweh e la sua continua volontà di ribadire la sua supremazia imponendo il rispetto del patto ed imponendo a tali genti di non rivolgersi ad altri Elohim, nonostante poi alla fine dei giochi sia stato proprio Egli a tradire la promessa fatta... Quando si suol dire puntare tutto sul cavallo sbagliato ahahah



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Ecco una tabella, sempre estratta dai lavori di De Angelis, che dimostra la confluenza nella figura del dio unico YAHWEH del dualismo ENKI/ENLIL (che è anche OSIRIDE/SETH).

Ciò spiega l'apparente "schizofrenia" del 'Signore' descritta nella Bibbia e le diverse apparenti contraddizioni in taluni dei suoi 'comandamenti' e 'ordini'.

Un YAHWEH che nella dottrina giudaica appartiene certamente alla sfera enlilita, sopprimendo la parte più vicina all'area Enkilita, partendo da quell' ISH.KUR che fu uno dei tanti figli di ENLIL

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YAHWEH, figlio di ENLIL, che, secondo la teoria sostenuta dal Progetto Atlanticus in questo thread, organizza la "Riconquista" militare della mesopotamia e soprattutto della Palestina, attraverso le vicende del popolo di Israele.

Se leggiamo Esodo e Numeri ci troviamo di fronte a una serie di campagne di conquista guidate inizialmente da Giosuè e spesso arricchite dall'utilizzo di strumenti tecnologicamente avanzati, oltre che dalla presenza "fisica" del Signore.

E' proprio questo ultimo aspetto a insinuare più di tutti il dubbio che YAHWEH, più che un dio spirituale fosse in realtà un "generale" elohim, molto molto "concreto" e reale.

Un elohim che aiuta, per i suoi interessi, il 'suo' popolo ad assoggettare la regione attraverso l'uso della forza militare senza preoccuparsi di stermini o azioni estremamente violente anche a danno di donne e bambini (è la Bibbia a descrivere la crudezza delle azioni)



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Ci vuole il LIBRO DELL GUERRA DI YAHWE!
Comunque sono perfettamente d'accordo che le vicende di Yahwe descrivono azioni concrete e terrene, nulla a che vedere con una entità spirituale :) Direi hce è palese -_-



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MessaggioInviato: 20/11/2012, 15:14 
Gli indoeuropei, I Kurgan in modo particolare, avevano già soppiantato le società gilaniche in Europa, provocando molto danno a quella cultura e a quel tipo di civiltà che Enki vedeva di buon grado come il modello di Rinascita che avrebbe dovuto guidare nel lungo periodo l'umanità sulla via di una rinnovata età dell'oro.

Il ramo sumero di Abramo, uscito da Ur, completò l'opera circa 3800 anni fa, guidati da Yahweh, enlilita oltranzista, il quale fu inizialmente escluso dall'assegnazione di nazioni (popoli e terre) da 'guidare' come invece fu per altri Elohim, semi-dei, gruppo sanguigno Rh-, selezionati da Enki.

Ci fu chi ebbe l'Egitto, chi la Mesopotamia, chi l'Europa, chi il mesoamerica. Yahweh non ebbe nulla. Yahweh non fu contento. Yahweh lo prese con la forza costruendosi un popolo partendo da Abramo cui promise una "potente discendenza" e una "terra rigogliosa"

Quello fu l'inizio (lo leggiamo nei post precedenti) di una storia millenaria di conquista del mondo a danno degli altri Elohim (Enkiliti) che ci coinvolge direttamente. Basta leggere la cronaca di questi ultimi giorni.

Io penso però che neppure Enlil avrebbe voluto ciò... e forse la situazione sfuggì di mano persino a Yahweh.

Da lì il tentativo nel corso dei millenni di riportare l'uomo sulla "retta via", ma il Potere aveva ormai corrotto l'Uomo.



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Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Ci vuole il LIBRO DELL GUERRA DI YAHWEH!


Credo che il contenuto di questo perduto testo sia oltremodo rivelatore di molte delle domande che ci poniamo in merito al nostro passato.

Per questo motivo non abbiamo accesso a tale fonte.

Altrettanto non credo sia andato perduto, ma custodito gelosamente da qualcuno.

Vaticano?

Ebrei?

Non saprei... ma in mancanza di quello possiamo comunque attingere ad altre fonti.

Ecco un articolo di Alfredo Lissoni, tratto dal libro "UFO progetto Genesi" al quale mi sono permesso di introdurre tra parentesi quadre alcuni miei commenti personali... spero l'autore non me ne voglia [:I]

IL DILUVIO DEI BENE-ELOHIM
Di Alfredo Lissoni

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Uno dei temi maggiormente ricorrenti nei jewish files è il racconto del diluvio universale, che una fazione della moderna ufologia rilegge come una punizione scatenata contro l'umanità non già da Dio ma dagli extraterrestri; sia come sia, in realtà tale evento è presente a livello locale presso quasi tutte le civiltà antiche del pianeta, e questo si spiega presumibilmente con il fatto che, in passato, tutti conobbero le inondazioni; dietro eventi catastrofici di tale portata gli antichi videro un preciso monito dell'autorità divina.

Già presso gli egizi si credeva che Sekhmet, la dea dalla testa leonina, fosse stata mandata dal dio Ra per punire umanità dei suoi peccati; fattasi prendere dalla furia, avrebbe annientato quasi completamente razza umana prima che Ra intervenisse a fermarla.

Anche gli ebrei, al pari dei loro vicini, erano convinti che dietro catastrofi naturali, guerre e pestilenze vi fosse un preciso volere di Dio, o del suo Avversario. In Giobbe leggiamo che "un giorno avvenne che i figli di Dio andarono a presentarsi a Yahweh.

Ed in mezzo a loro apparve anche l'Avversario [direttamente Enki o un Enkilita]; sfidando Dio ed i suoi angeli (i "figli di Dio", i bene-Elohim che avevano peccato con le figlie degli uomini) Satana ottiene il permesso di accanirsi con ogni genere di calamità (morte dei figli e del bestiame, rovina economica, lebbra) su Giobbe, uno dei seguaci più fedeli di Yahweh.

E, l'episodio è noto, Dio [Yahweh, enlilita oltranzista] accetta, per dimostrare al Maligno quanto grande sia la fede, la sopportazione e l'ormai divenuta proverbiale pazienza, del suo seguace. L'evento in realtà presenta molti spunti curiosi e controversi; in primo luogo, se leggiamo il testo alla luce della teologia tradizionale, non si capisce lo strano connubio tra Dio, gli angeli caduti ed il demonio (addirittura, secondo l'esegesi esorcistica post-medievale, Satana dovrebbe fuggire al nome di Dio, altro che interrompere una delle Sue assemblee...); in secondo luogo non si capisce perché

Yahweh, pur di dare uno schiaffo morale al suo avversario, gli permetta di tormentare in quel modo uno dei suoi servi più fedeli. Ed ancora una volta, dunque, l'episodio acquista un diverso significato se si considera che lo Yahweh dei jewish files non è Dio, ma è solo uno dei Veglianti; ciò spiega come mai possa decidere di radunarsi in assemblea (il sod ebraico) con i bene-Elohim, "caduti" e scacciati come Yahweh stesso (che, come vedremo, seguì Noè nell'arca); e si comprende perché "dio" possa scendere in competizione con la figura dell'Avversario (l'Iblis o Shaitan), che altri non è che un suo pari grado.

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L'intero episodio è stato letto per millenni dall'esegesi religiosa come la dimostrazione del fatto che le calamità che colpiscono l'uomo siano inviate da Dio, tramite il diavolo, per mettere a dura prova la nostra capacità di sopportazione, permettendoci in tal guisa di guadagnarci il paradiso.

Secondo questa strana logica, anche le disgrazie di portata planetaria altro non sono che celesti punizioni (lo credevano molti popoli antichi, dai sumeri ai greci, che attribuivano alle bizze degli dèi i principali sconvolgimenti).

L'assemblea degli dèi è citata anche nel papiro qumranita Rotolo della guerra: "El Elyon mi diede un seggio tra coloro che sono perfetti in eterno, un trono potente nell'assemblea degli dèi. Sarò ascritto nel novero degli dèi e riconosciuto nella santa assemblea".

I bene-Elohim che abbiamo citato a proposito dell'episodio di Giobbe compaiono, sempre con la qualifica di "figli di Dio", anche in Giuda 6 e 2 Pietro 2,4 della Torah. Giuda li definisce "gli angeli che non hanno conservato il loro Principato, ma hanno abbandonato la loro dimora, riservati per il giudizio del Grande Giorno con vincoli eterni nell'abisso (Tiamat)". "Dio non perdonò agli angeli che peccarono, ma relegandoli all'inferno li consegnò in antri tenebrosi a esservi custoditi per il giudizio", scrive S.Pietro nella Seconda Lettera, 29,4.

L'unione di questi angeli caduti con le donne della terra genera i Nephilim, termine che significa letteralmente "gli irruenti", ma che alcune versioni traducono con "giganti", altre con "i forti", Simmaco con "i viventi" e la Volgata con "i potenti" (o le Potenze). Secondo il fisico russo Matest Agrest la corretta traduzione sarebbe "gli esseri caduti".

I padri dei Nephilim, i bene-Elohim, peccano per avere desiderato e posseduto le donne della Terra; la loro colpa riguarda dunque il desiderio sessuale; altro che "puri spiriti"... Essi dunque potrebbero fare parte di una categoria (razza aliena?) assai diversa rispetto agli angeli caduti che la moderna teologia chiamerà "diavoli"; questi ultimi cacciati per aver contrastato Dio cercando di usurparne il potere o, secondo ad esempio il Corano, per essersi rifiutati di omaggiare l'uomo quale creatura di Dio ed erede della Terra.

Queste distinzioni appaiono nette nelle traduzioni correnti di Giobbe e dei Salmi. "Chi sulle nubi è simile a Yahweh, o chi è uguale a Yahweh fra i figli di Dio?", riporta il Salmo 89,7, sottolineando la differenza tra il Creatore caduto e di bene-Elohim.

E Giobbe, in 38,7, distingue nettamente tra questi ultimi ed i diavoli (definiti "luciferi"): "O chi pose la sua pietra angolare, mentre giubilavano insieme gli "astri del mattino" (in latino, luciferi; N.d.A.) e applaudivano tutti i figli di Dio?". I luciferi [gli Enkiliti], ci dicono gli antichi testi, vennero scacciati, non all'inferno, ma "sulla Terra" dall'arcangelo Michele. Ma anche Yahweh [non Yahweh, secondo me, quanto Enki], dopo avere creato di nascosto l'uomo, era stato esiliato dagli altri Elohim.

I jewish files ci dicono che Yahweh [Enlil], vedendo che il "suo spirito" era imprigionato nell'uomo, decise lo sterminio della razza umana, per mezzo di un diluvio.

"E disse Yahweh [Enlil]: Non rimarrà il mio spirito nell'uomo per sempre, poiché esso è carne. Allora Yahweh [Enlil] vide che la malvagità dell'uomo era grande, sulla Terra, e che ogni divisamento concepito dal suo cuore non era rivolto ad altro che al male tutto il giorno: di conseguenza Yahweh [Enlil] fu dispiaciuto di aver fatto l'uomo sulla Terra e se ne addolorò in cuor suo. Sicché Yahweh [Enlil] disse: Io voglio cancellare dalla faccia della terra l'uomo che ho creato: uomo e bestiame e rettili e uccelli del cielo, poiché mi dispiace di averli fatti".

Non sappiamo se sia andata veramente così; altre fonti ebraiche lasciano invece intendere che il diluvio sarebbe stato scatenato non per distruggere l'uomo, ma per annientare i giganti, i figli dello spazio che avevano popolato la Terra a milioni seminando morte e distruzione ed introducendo pratiche e riti a dir poco discutibili.

L'impressione che si ricava è che la versione mitica dell'episodio altro non fosse che il ricordo di un'antica battaglia tra dèi, la stessa che troviamo nei purana (testi sacri) indù, nella Cronaca di Akakor, nei sigilli sumeri; ove a darsi battaglia sono, a ben guardare, non dèi, ma razze aliene, impegnate in una lotta di conquista della Terra.

Non si spiegherebbe sennò perché lo Yahweh [Enlil] che intendeva sterminare l'umanità decidesse poi di preservarne una parte [Enki]; che l'episodio dell'arca non fosse un mito, ed anzi che le arche fossero più d'una, sparse per il mondo, è dimostrato dalle scoperte archeologiche: non solo il ricordo dell'episodio è diffuso in tutto il pianeta, ove troviamo tracce geologiche di inondazioni; ma sagome di enormi vascelli pietrificati sono stati identificati in diverse località del Medioriente.

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Il diluvio sarebbe dunque stato devastante; molti però i sopravvissuti. La teologia moderna ci dice che Noè sarebbe stato salvato perché giusto; ben diversa la versione che emerge da una traduzione più attenta e che trova riscontri nei più antichi miti sumeri, ai quali i jewish files si sono chiaramente ispirati.

La versione originale che ci viene proposta è che non uno, ma due fossero gli dèi in lotta, per la distruzione o la salvezza dell'umanità. Uno di questi, il dio amico dell'uomo, avrebbe contrastato il dio distruttore, che come l'egiziana Sekhmet intendeva cancellare completamente la vita dal pianeta, mettendo segretamente in salvo alcuni campioni (o cavie) di vita terrestre: uomini e animali.

Nella sumera Epopea di Gilgamesh il racconto è chiarissimo: è il perfido dio Enlil (il "Signore del Destino") che intende scatenare un diluvio; ed è il dio buono Enki che segretamente avvisa il sovrano terrestre Ziusudra, il Noè egizio-sumero, e gli spiega come mettersi in salvo.

Lo stesso avviene nei jewish files, che traduzioni erronee hanno falsato accorpando due divinità in lotta in un unico dio a volte spietato ed a volte misericordioso. É proprio la traduzione letterale del verso 6,9 della Genesi che ci dice "Noè camminava con Elohim", ovvero con gli dèi. E proprio uno di questi Elohim lo avverte del pericolo imminente, fornendogli tutte le istruzioni necessarie per la costruzione di un'arca che preserverà una parte della vita della Terra.

Il mito sumero, che precede di mille anni la versione ebraica, così ci presenta l'episodio: "Il dio An (=cielo) ed Enlil colmarono di gentilezze Ziusudra (Zi-u-sudra, "vita di lunghi giorni"; anche di Noè si disse fosse particolarmente longevo; N.d.A.). La vita di un dio gli diedero, respiro eterno come quello di un dio gli portarono da lassù. Poi fecero sì che Ziusudra, il re, il conservatore del nome, della vegetazione, del seme dell'umanità, prendesse dimora nel paese del guado, nel paese di Dilmum, nel luogo ove sorge il sole".

Dopo la distruzione dell'umanità, allo scampato Ziusudra (che le tradizioni tarde chiamano Ut-Napishtim) viene conferita in premio l'immortalità; l'aspetto sconcertante è che è proprio il dio distruttore Enlil a premiarlo, una volta arenatasi l'arca sul monte Nisir (la Bibbia parlerà dell'Ararat); e ciò può significare una cosa sola, che Enlil, sconfitto dai suoi avversari, sarà poi costretto ad un atto di sottomissione verso l'uomo.

[Qui credo invece che subentri un altro aspetto: il concetto di Rinascita, approfondito in http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ ... lipeologia]

Che il diluvio non servisse a punire un'umanità peccatrice ed idolatra, oramai assoggettata a perfidi maestri spaziali, ma che dovesse annientare la stessa razza aliena, insediatasi sul pianeta e che si faceva adorare come divina dai nostri corrotti progenitori, viene confermato da varie fonti, come lo scrittore ebreo russo Zecharia Sitchin, noto sumerologo (nella foto sotto)

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E già lo scettico Isaac Asimov, nel 1981, non poteva fare a meno di sottolineare: "Per quanto grandi i peccati, viene da pensare che una divinità più misericordiosa avrebbe semplicemente spazzato via i colpevoli dal mondo con una parola, senza farli soffrire, per poi ricominciare tutto d'accapo", senza dunque coinvolgere anche animali innocenti. Le cose dovettero dunque andare in maniera diversa.

Questa tesi emerge da una più attenta lettura delle antiche mitologie. Nella Teogonia del greco Esiodo si parla dei "Ciclopi dal cuore violento, con cento orride braccia"; e nei testi sanscriti essi sono ribattezzati "le Ombre Diafane", dalle molte braccia, che vennero coinvolte in a distruttiva battaglia fra dèi. Questi Ciclopi, i giganti dei jewish files, hanno lasciato tracce indelebili anche nell'epica islandese, nei Canti dell'Edda del 375 d.C. Si tratta di racconti pagani di genti germaniche, non contaminate, come conferma lo studioso Piergiuseppe Scardigli, dalle tradizioni cristiane; i Canti dell'Edda sono stati raccolti nel Codex Regius di Reykjavik.

In quest'opera i Nephilim proverrebbero da "Niffhel" (l'assonanza della parola germanica - che contiene il termine "Hel", inferno - con il nome ebraico dei figli dei Veglianti è probatoria ed impressionante); in uno di questi brani, la Canzone di Vafthrudnnir, il gigante Vafthrudnnir spiega al dio Odino che l'universo è abitato da "dèi giganti e dèi tutti" e che esistono almeno "nove mondi" abitati (verso 43); quest'ultimo dettaglio è confermato in un altro carme eddico, la Profezia della Veggente, che dice: "Ricordo i giganti nati in principio, quando un tempo mi dettero cibo. Nove mondi ricordo. Al principio dei tempi Ymir dimorava sulla Terra; non c'era il mare, né spiaggia né onde gelide; la terra non si distingueva, né il cielo in alto; c'era solo un baratro informe (il Tiamat ebraico, N.d.A.); non c'era erba in nessun luogo (2-3)". Secondo questa tradizione, che presenta una straordinaria somiglianza con il racconto della Genesi, dal sangue di Ymir vennero le acque che sommersero la Terra.

Acque inviate sempre per distruggere le razze mostruose di Nephilim (per l'occasione, nani e non giganti, ma comunque mostruosi e potenti) insediatisi sulla Terra per corrompere l'umanità: "Gli uomini nella corte giocavano a scacchi; erano ricchi; d'oro non si sentiva la mancanza; finché tre donne, figlie di titani possenti oltre misura, giunsero nel regno dei giganti. Dall'unione dei giganti con le tre donne nacquero dei nani, che crearono molte figure umane dalla terra" (ovvero, come gli Elohim, iniziarono a costruire l'uomo, disobbedendo alle regole. Si veda il verso 10,3-4 de La profezia della Veggente).

Ma, come ci conferma anche la Genesi, secondo la Veggente questi adamo nordici "non possedevano respiro né avevano coscienza, non calore vitale, non gesti né colorito. Odino dette il respiro, il dio Hoecnir la coscienza, il dio Lodhurr il calore vitale e il colorito. Donne molto sagge (= in possesso della scienza degli dèi; N.d.A.) scelsero la vita per i viventi nati" (18, 20). Ma non servì a nulla; il diluvio e gli altri dèi (compreso un simbolico "serpente" di biblica memoria), impegnati in una violentissima battaglia, ebbero ragione di quell'umanità.

Dice la Veggente (48-50-52): "Batte l'onda il serpente, mentre l'aquila grida. Strazia cadaveri. Tutto rintrona il mondo dei giganti; gli dèi sono a convegno. Gemono i nani davanti alle porte di pietra e precipitano massi di roccia; maligni cadono spiriti; battono gli uomini la via della morte. Ed il cielo si schianta...".

GLI ULTIMI ISTANTI DI VITA DEL MONDO

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Solo in pochi si salvano, secondo il testo sumero: il biblico Noè, al quale il dio Enki (Ea in accadico, El in ebraico) comanda: "Uomo di Shuruppak, figlio di Ubaratutu, abbatti la tua casa, costruisci una nave, abbandona la ricchezza, salva la vita! Porta nella nave ogni sorta di semi della vita. Della nave che costruirai siano ben calcolate le misure".

E così nella Genesi: "Fabbricati una tevah (=cassa, arca) di legno di gopher; nell'arca farai delle camere e la spalmerai dentro e fuori di pece", consiglia Yahweh a Noè, quello stesso Yahweh che decide di salvarsi salendo a sua volta a bordo dell'arca, come rivela il verso - spesso prudentemente "dimenticato" - 7,16 della Genesi: "(Salpata l'arca) Yahweh chiuse la porta dietro di sé" (ovvero, entrò nella nave per ultimo, dopo gli uomini e gli animali, e chiuse la porta prima della partenza).

Ma si salvarono anche diversi alieni. I testi ebraici Genesi Rabba, Hadar, Da'at Huqqat, Nidda e Zebahim riportano: "Alcuni spiriti erranti entrarono anch'essi nell'arca e vennero salvati. Una coppia di mostri, i Reem, troppo grandi per entrare in una cabina, sopravvissero egualmente perché nuotarono dietro alla barca, e così pure il gigante Og.

Per gratitudine Og giurò che sarebbe diventato lo schiavo di Noè ma, sebbene Noè lo nutrisse generosamente attraverso un boccaporto, riprese più tardi al via del mare".

Anche le versioni sumere lasciano intendere che una parte degli dèi ebbe salva la vita. "Il rumore del diluvio fece tremare gli dèi che, battendo in ritirata, salirono ai cieli di Anu", affermano i testi antichi. La versione assira informa che per scappare gli dèi usarono rukub ilani, il "carro degli dèi". "Gli Anunnaki si sollevarono" ed i loro razzi "illuminarono con il loro fulgore la Terra circostante".

Dallo spazio, essi assistettero a scene devastanti che li impressionarono notevolmente: "Non si riusciva a vedere gli uomini nemmeno dal cielo", affermano i testi di Gilgamesh. Chiusi nella loro navicella spaziale, gli Anunnaki si sforzavano di vedere cosa stesse succedendo sulla Terra: "Gli dèi si accucciarono come cani contro il muro.

Ishtar gridava come una donna in preda alle doglie: 'Gli antichi giorni, ahimé, sono ormai solo argilla'. Gli dèi Anunnaki piangevano con lei. Gli dèi se ne stavano lì, seduti a piangere, le labbra strette, tutti quanti".

Il diluvio distrusse quasi ogni traccia di vita terrestre ed aliena, secondo le varie fonti ; "risparmiò chiaramente parte degli animali: i pesci", fece notare lo scienziato Isaac Asimov; in realtà così non fu: le fonti rabbiniche parlano di un "diluvio di fuoco" (un bombardamento atomico? una pioggia di meteoriti?) che fecero bollire le acque ustionando ed uccidendo ogni creatura.

Così nelle Leggende degli ebrei: "La folla dei peccatori tentò di irrompere nell'arca con la violenza, ma fu attaccata dagli animali selvatici che stavano di guardia tutt'intorno. Molti furono uccisi, mentre gli altri si salvarono soltanto per trovare la morte nelle acque del diluvio. Da sola l'acqua non avrebbe potuto averne ragione, poiché essi avevano la statura e la forza dei giganti.

Ma Dio [Enlil] ordinò ad ogni goccia di passare per il Gehinnam prima di cadere sulla Terra, e la pioggia bollente scottò la pelle dei malvagi. Più tardi, per arrestare il diluvio, Dio dovette spostare due stelle dalla costellazione dell'Orsa a quella delle Pleiadi. Il diluvio durò un anno inter. Allora furono sterminati tutti i malvagi, ognuno dei quali ricevette il castigo che meritava.

Tra gli altri perì Caino, e così venne vendicata la morte di Abele. La violenza devastatrice delle acque fu tale che nemmeno il corpo di Adamo fu risparmiato dalla tomba... Appena i figli di Noè ed i figli dei loro figli ebbero preso possesso delle regioni loro assegnate, gli spiriti impuri cominciarono a corrompere gli uomini e a tormentarli con dolori e sofferenze; Noè invocò Dio ed Egli mandò in terra l'angelo Raffaele che scacciò dal mondo i nove decimi degli spiriti impuri, lasciandone solo un decimo a Mashtemàh (il diavolo) per la punizione dei peccatori. Con l'aiuto del capo degli spiriti impuri Raffaele rivelò allora a Noè tutti i rimedi contenuti nelle piante, affinché potesse ricorrervi in caso di bisogno".

Che la vicenda del diluvio non fosse solo una leggenda, ma al massimo la cronaca di una serie di eventi locali (dunque, non universali) è ribadito dal biblista Werner Keller: "Oggi noi sappiamo che il verso dell'Undicesima tavola dell'Epopea di Gilgamesh deve essere stato ispirato dalla relazione di un testimone oculare. Solamente uno che abbia assistito ad desolanti effetti della catastrof

e può farne una descrizione così efficace e tanto realistica; uno che al disastro era scampato deve aver visto coi propri occhi lo spesso strato d'argilla che ricoprì d'una coltre funebre ogni essere vivente e rese il paese uniforme come un tetto. Anche la precisa descrizione sumera di una bufera parla in favore di questa ipotesi.

Ut-Napishtim cita esplicitamente un vento australe che spirava, il che corrisponde con molta esattezza alla posizione geografica del luogo. Il Golfo Persico, le cui acque furono scagliate dal vento sulla pianura, giace a sud del delta dell'Eufrate e del Tigri.

Ut-Napishtim descrisse con esattezza, fin nei minimi particolari, caratteristici fenomeni meteorologici: l'apparizione di uno straordinario perturbamento atmosferico, il levarsi di nubi nere tra il fragore del tuono, la tenebra che piomba all'improvviso in pieno giorno; il mugghio del vento australe che trascina con sé le acque. Un meteorologo riconosce subito che qui si tratta della descrizione dello scatenarsi d'un ciclone.

La moderna meteorologia sa che nelle zone tropicali i territori costieri, le isole e soprattutto le pianure fluviali, sono esposti ad una particolare specie di marosi che tutto annientano e distruggono e che sono causati dai cicloni spesso accompagnati da terremoti e da piogge torrenziali".

Il diluvio universale sarebbe stato in realtà un'inondazione "locale", (del resto, l'idea del mondo abitato era all'epoca assai ridotta), ma susseguitosi a più riprese in zone diverse?

Ciò spiegherebbe perché in tutto il mondo sia presente tale tradizione, ma con differenti date. Del resto, l'idea biblica delle acque che sommergono l'intero pianeta è insostenibile. Asimov, nel volume In principio, calcolava che la massa d'acqua necessaria per coprire l'intero pianeta - prendendo dunque in senso letterale le affermazioni della Genesi - fosse inesistente sulla Terra: "Supponendo che il diluvio sommergesse il mondo intero quale oggi lo conosciamo, come di fatto supponevano e probabilmente suppongono tuttora la maggior parte dei lettori della Bibbia, dovremmo immaginare che il livello del mare salì di quasi nove chilometri, per ricoprire anche l'Himalaya.

La quantità d'acqua necessaria per aumentare in tale misura il livello del mare è più di tre volte e mezzo la quantità totale delle acque della Terra. Dal punto di vista scientifico ciò è chiaramente impossibile".

Inoltre la tesi delle alluvioni periodiche spiegherebbe la differenza nelle datazioni del "diluvio universale": 1656 anni dopo la Creazione (presumibilmente nel 2348 a.C.) secondo i jewish files ed i moderni calcoli dell'arcivescovo Ussher; 2800 a.C. secondo i sumeri.

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Lo stesso Asimov rivela peraltro che "lungo le sponde nord-orientali del Golfo Persico c'è una frattura della crosta terrestre; è possibile che vi avvenisse un terremoto tale da sconvolgere il mare e da mandare su per il golfo una grande ondata di marea. Supponendo che il diluvio fosse in realtà limitato alla valle del Tigri e dell'Eufrate, non fa meraviglia che, come riferisce la Genesi, tutti gli alti monti fossero ricoperti.

La valle è pianeggiante e le alture non sono una gran cosa. Una grossa inondazione avrebbe in effetti sommerso la regione. Agli sgomenti superstiti sarà certo sembrato che tutte le alture che erano sotto tutto il cielo fossero state ricoperte.

Ma i sumeri del 2800 a.C. non potevano avere che un'idea molto parziale dell'estensione del mondo. Secondo il Codice P l'arca si arenò sull'Ararat; è questa una regione montuosa, situata nell'odierna Turchia orientale, in cui il Tigri e l'Eufrate hanno entrambi le loro sorgenti. Regno fiorente in epoca assira, il suo nome era Urartu, di cui Ararat è una versione.

La tradizione che l'arca andasse a posarsi sulle catene montuose di Urartu è un punto a favore della teoria del maremoto quale causa del diluvio. Una comune inondazione fluviale spingerebbe gli oggetti galleggianti a valle; un grande maremoto li spingerebbe a monte: a nord-ovest, verso Urartu".

Diversi teologi moderni ritengono invece diluvio collegato alle glaciazioni. Il biblista Alfred Lapple scrive: "I termini era glaciale ed era alluvionale sono comuni nella storia della terra e dell'umanità. Sebbene gli scienziati non siano affatto d'accordo riguardo al numero delle ere glaciali - si è parlato ora di una sola era glaciale, ora di quattro (Penck, Brueckner), ora addirittura di dodici (Milankowitsch) - oggi essi ritengono quasi generalmente che ci siano state quattro ere glaciali, poiché è stata provata l'esistenza di quattro morene fondamentali sovrapposte. Il diluvio si suddividerebbe perciò nel: glaciale di Guenz; di Mindel; di Riss; di Wuerm. L'uomo è stato testimone dell'avvicendarsi delle ere glaciali ed interglaciali".

Scrive Werner Keller: "Quando sentiamo nominare il diluvio universale, la nostra mente corre subito all'Antico Testamento. Senza sapere però che questa tradizione non è affatto unica o esclusiva dell'ebraismo. Nei popoli di tutte le razze esistono diverse narrazioni riguardanti catastrofi di questo genere, sebbene con modalità estremamente differenti. I cinesi hanno il loro Noè nella figura di Fa Li, gli scandinavi nella Regina Cesair, gli egizi in Ziusudra. Secondo gli aborigeni dell'Amazzonia il diluvio fu causato da una enorme rana che iniziò a vomitare acqua sopra il mondo. Il sole prese a muoversi e dalle spaccature della terra fuoriuscì nuova acqua.

Tra i greci, invece, era familiare la storia del diluvio voluto dal dio Zeus, che preservò una unica coppia, Deucalione e Pirra. Nella mitologia dell'epoca queste punizioni divine non erano infrequenti. Esiodo parla di una quinta stirpe affranta da fatiche ed affanni mandati dagli dèi e distrutta da Zeus (in Opere e i giorni, vv. 174-200). A perenne sorveglianza degli uomini scellerati, tre volte dieci per mille sono, sulla terra feconda, gli Immortali mandati da Zeus, custodi degli uomini, che guardano alle loro sentenze e alle opere scellerate, vestiti di nebbia, sparsi dovunque su tutta la terra (vv. 252-255).

Molto prima di Colombo numerosi racconti tenevano vivo tra gli aborigeni del continente americano il ricordo di una grande alluvione; anche in Australia, in India, in Polinesia, nel Tibet, nel Cashmir come in Lituania, storie di un diluvio sono passate di generazione in generazione fino ai nostri giorni. É mai possibile che tutto questo non sia altro che favola, leggenda, pura fantasia?". Difficile sostenerlo; nel 1928 l'archeologo Leonard Wolley scopriva un grande sedimento argilloso sotto la collina della sumera Ur, sedimento che si estendeva dal Golfo Persico a Baghdad. Dai cinque pozzi scavati emersero due sedimentazioni.

A circa 5 metri sotto un ammattonato, databile con approssimativa certezza del 2700 a.C., furono trovate le rovine della possibile Ur antidiluviana. Ai piedi della torre a gradini sul corso inferiore dell'Eufrate fu altresì scoperto uno strato argilloso spesso quasi tre metri. In base all'età degli strati di abitati umani fu determinata la data di quell'inondazione: 4000 a.C., ovverosia lo stesso periodo indicato dalla Bibbia. La Bibbia aveva ragione!

Del diluvio parla anche lo storico fenicio Beroso (o Sanconiatone), sacerdote di Marduk a Babilonia; ne accennava in una sua Storia del mondo del 275 a.C. andata perduta ma sopravvissuta nelle citazioni dello storico greco Alessandro Polistore, di Eusebio di Cesarea e di Sincello.

Lo Ziusudra fenicio si chiama Xisusthros; il dio salvatore è Crono; anche in questo racconto l'arca si arena su un monte ed il suo capitano (come nei testi sumeri ed in quelli ebraici) libera degli uccelli per verificare lo scampato pericolo, indi innalza un altare e sacrifica agli dèi alcuni animali (la traduzione Rosemberg conferma che aveva raccolto sette esemplari di ogni specie).

Quest'ultimo episodio ha acceso la fantasia di Isaac Asimov, che ha notato come gli dèi sumeri e quello ebraico provassero un bisogno quasi fisico di questi sacrifici: "Nella storia del diluvio sumerica anche Ut-Napishtim sacrifica agli dèi, che accorrono lietamente intorno al fumo, adunandosi come mosche. Si ha l'impressione che gli dèi abbiano fortemente sentito la mancanza dell'odore dei sacrifici, che è il loro cibo, e siano grati del loro ripristino.

Si direbbe che temano di morire di fame; e lo stesso Enlil si convince che è meglio lasciare che gli uomini vivano anziché fare a meno dell'odore dei sacrifici. Nella Bibbia questo aspetto è messo molto in sordina; tuttavia il Signore sente un odore soave e subito decide di togliere la maledizione imposta al suolo al tempo di Adamo, e di non devastare più la Terra". L'uomo dunque come servo e cuoco degli dèi alieni? É confermato anche nei testi ebraici.

E poi, quale è il reale significato dei sacrifici antichi, umani o animali? É forse casuale il fatto che gli alieni Grigi della moderna ufologia siano continuamente associati a ritrovamenti di animali stranamente mutilati e a casi di rapimenti di uomini, per scopi di studio?

Possibile che il sacrificio di forme di vita altro non fosse che una misinterpretazione dei bisogni degli "dèi" alieni, che da secoli sperimentavano e studiavano su cavie umane ed animali? Non è improprio pensarlo.

Il nuovo patto di alleanza [di Enlil secondo il Progetto Atlanticus] con l'umanità scampata al diluvio permette infatti ai colonizzatori della Terra di continuare a sperimentare, servendosi dell'uomo; che se ne farebbe un dio, o gli alieni, di un pianeta morto, sterminato? Nulla. Dio aveva bisogno degli uomini.

Il diluvio è infine citato anche nelle tavolette assire di Ninive e su un prisma d'argilla dall'inglese Weld-Blundell.

Il prisma, classificato dagli assiriologi con il numero d'inventario WB 444, riporta i nomi di cinque città antidiluviane, il nome del re di Shuruppak Ubar-Tutu e riferisce che l'umanità anteriore alla catastrofe aveva vissuto sulla Terra, dalle origini, per 241.200 anni! Poi, "il diluvio si riversò. Dopo di che il diluvio si produsse. l'Autorità discese dal cielo". Gli dèi scesero dunque dal cielo, invasero la Terra. Il pianeta era stato riconquistato.

L'episodio rappresenta una sconfitta per Yahweh [personalmente credo che qui il termine Yahweh sia improprio... più corretto secondo le mie teorie inserire qui la figura di Enki] che, secondo la Tanhuma Buber Genesi, la Genesi Rabba, il Bereshit Erubin e la Pesiqta Rabbati, "intendeva popolare la Terra con uomini e non con demoni; perciò aveva infuso nel cuore di Adamo un irresistibile desiderio di Eva" (dunque, il peccato originale non era il sesso; N.d.A.); ma quando i bene-Elohim iniziarono a congiungersi carnalmente con le donne della Terra, il pianeta venne invaso oltre misura dai figli degli alieni (che la Genesi chiama "i ribelli").

Che gli angeli caduti desiderassero da tempo insediarsi sulla Terra è confermato da varie fonti.

Yalqut Genesi e la Bereshit Rabbati narrano che gli angeli Shemhazai e Azael avevano messo in guardia il "Signore dell'Universo" del fatto che "l'uomo fosse indegno del Suo mondo". "Dio disse: Ma se distruggo l'uomo, che ne sarà del mio mondo? Dissero gli angeli: Potremmo abitarlo noi. Ma il Signore replicò: Forse che, discesi sulla Terra, non pecchereste peggio degli uomini?".

Di fronte alle insistenze degli angeli, l'Elohim acconsente; ma ecco che i bene-Elohim (tali sono Shemhazai e Azael) subito "furono attratti dalla bellezza delle figlie di Eva"; le possedettero e generarono figli mostruosi. Ma ciò che fu peggio, "questi ribelli, o angeli caduti, avevano un appetito formidabile, che Dio doveva mandare loro manna di diversi sapori, per tenerli lontani dalla tentazione di mangiare carne, un cibo proibito".

Shemazai in seguito si pentì e tornò al suo mondo di origine: "la costellazione che i greci chiamano Orione"; Azael continuò invece a peccare, congiungendosi anche con donne-demone provenienti dallo spazio (Zohar Genesis); solo una "vergine" gli resistette; si chiamava Istahar (figura nota agli ufologi come Itachar; si legga il terzo capitolo); Istahar ottenne di tornare nel suo mondo, "nella costellazione detta la Vergine o, come altri vogliono, le Pleiadi" (Liqqute Midrashim). Oltre al diluvio, fu "Gabriele che distrusse gli angeli caduti, incitandoli ad una guerra fra loro" (Libro di Enoch).

http://www.alfredolissoni.net/diluvia.htm

Questo fu l'inizio... Yahweh dopo il diluvio perse potere a vantaggio degli Elohim legati al mondo Enkilita e pertanto iniziò a escogitare un modo per riconquistare la posizione di prestigio che aveva durante l'epoca precedente al Diluvio in qualità di parente stretto di Enlil.

La sua idea fu quella di chiamare Abramo a sè e costruire il popolo di Israele...



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MessaggioInviato: 14/12/2012, 19:22 
Secondo me si tende a sovrapporre il "diluvio" e cioè l'insieme delle inondazioni post glaciali con l'eventuale "guerra" tra dei a suon di bombe nucleari (che a quanto pare hanno lasciato anche tracce di radioattività qui e là). L'ipotesi del diluvio come somma di tanti eventi catastrofici locali s'addice bene (per quel che ne so) alle descrizioni sparse un pò in giro per il globo e datate diversamente. Man mano che l'era glaciale finiva ed i ghiacci si scioglievano in varie parti del mondo (con tempistiche ovviamente diverse) e con tempistiche diverse creavano allagamenti ed inondazioni delle quali i vari popoli hanno tenuto traccia nelle loro cronache\leggende. Non credo si possa parlare di una "punizione" divina o aliena che sia nè a scapito degli uomini nè a scapito con quegli Elohim accoppiatesi con le umane che avrebbero suscitato l'ira dei piani alti. In entrambi i casi si poteva agire in maniera selettiva (per gli alieni eretici) ed in maniera sistematica sugli uomini mediante virus, batteri creati ad hoc, no?

Cita:
E così nella Genesi: "Fabbricati una tevah (=cassa, arca) di legno di gopher; nell'arca farai delle camere e la spalmerai dentro e fuori di pece", consiglia Yahweh a Noè, quello stesso Yahweh che decide di salvarsi salendo a sua volta a bordo dell'arca, come rivela il verso - spesso prudentemente "dimenticato" - 7,16 della Genesi: "(Salpata l'arca) Yahweh chiuse la porta dietro di sé" (ovvero, entrò nella nave per ultimo, dopo gli uomini e gli animali, e chiuse la porta prima della partenza).


Anche questo passaggio mi fa protendere per l'interpretazione che ho dato sopra; scateni un diluvio ben sapendo che "chi di dovere" ha comunque la possibilità di cavarsela agevolmente ?

Cita:
Ma si salvarono anche diversi alieni. I testi ebraici Genesi Rabba, Hadar, Da'at Huqqat, Nidda e Zebahim riportano: "Alcuni spiriti erranti entrarono anch'essi nell'arca e vennero salvati. Una coppia di mostri, i Reem, troppo grandi per entrare in una cabina, sopravvissero egualmente perché nuotarono dietro alla barca, e così pure il gigante Og.

Per gratitudine Og giurò che sarebbe diventato lo schiavo di Noè ma, sebbene Noè lo nutrisse generosamente attraverso un boccaporto, riprese più tardi al via del mare".

Anche le versioni sumere lasciano intendere che una parte degli dèi ebbe salva la vita. "Il rumore del diluvio fece tremare gli dèi che, battendo in ritirata, salirono ai cieli di Anu", affermano i testi antichi. La versione assira informa che per scappare gli dèi usarono rukub ilani, il "carro degli dèi". "Gli Anunnaki si sollevarono" ed i loro razzi "illuminarono con il loro fulgore la Terra circostante".

Dallo spazio, essi assistettero a scene devastanti che li impressionarono notevolmente: "Non si riusciva a vedere gli uomini nemmeno dal cielo", affermano i testi di Gilgamesh. Chiusi nella loro navicella spaziale, gli Anunnaki si sforzavano di vedere cosa stesse succedendo sulla Terra: "Gli dèi si accucciarono come cani contro il muro.


A maggior ragione in questa parte di racconto, che senso ha scaricare sulla terra un super diluvio universale se poi gli obiettivi possono tranquillamente salire sulle navi ed scappare (nel caso si volesse punire gli alieni "dissidenti") ? Se invece ci riferiamo alla volontà di sterminare l'uomo beh direi che hanno fallito alla grande, proprio perché il "diluvio" non mi sembra una logica scelta da parte di QUALCUNO che voglia ripulire il pianeta togliendo di mezzo una specie (infestante?) sistematicamente a meno di non sommergerlo del tutto cosa impossibile viste le considerazioni di Isamov :)


C'è poi una consdieraizone che mi fa pensare:

Cita:
Si direbbe che temano di morire di fame; e lo stesso Enlil si convince che è meglio lasciare che gli uomini vivano anziché fare a meno dell'odore dei sacrifici. Nella Bibbia questo aspetto è messo molto in sordina; tuttavia il Signore sente un odore soave e subito decide di togliere la maledizione imposta al suolo al tempo di Adamo, e di non devastare più la Terra". L'uomo dunque come servo e cuoco degli dèi alieni? É confermato anche nei testi ebraici.

E poi, quale è il reale significato dei sacrifici antichi, umani o animali? É forse casuale il fatto che gli alieni Grigi della moderna ufologia siano continuamente associati a ritrovamenti di animali stranamente mutilati e a casi di rapimenti di uomini, per scopi di studio?

Possibile che il sacrificio di forme di vita altro non fosse che una misinterpretazione dei bisogni degli "dèi" alieni, che da secoli sperimentavano e studiavano su cavie umane ed animali? Non è improprio pensarlo.


E' giunto alla stessa conclusione Biglino nel suo libro: "il Dio alieno Della Bibbia" - pag. 167. cap. 8 - Gli Elohim e la carne bruciata in cui -detto in soldoni- gli "DEI" avevano bisogno di questi fumi per "rilassarsi" e che da questa pratica sia poi derivata la "leggenda" dello spirito che sale incielo ecc. ecc. ecc.

:)

In sintesi penso che la reminiscenza di questo scontro epocale tra "divinità" (su questi i testi sacri indiani forniscono ampia descrizione di mezzi e di fatti) sia antecedente E DI MOLTO il diluvio e vada ricondotto ad avvenimenti risalenti alla prima umanità, a quella civiltà antidiluviana, globale (così pare che fosse a giudicare dai ritrovamenti) che camminava al fianco degli Dei e che probabilmente è finita maluccio [Sodoma e Gomorra, Kambhahat ecc. ecc.] a questa si è poi sovrapposta la "leggenda" del diluvio che ha contribuito a distruggere e seppellire sotto il mare parte della "nuova" umanità.

LE mie sono considerazioni personali, è l'idea generale che mi sono fatto informandomi su questi temi :)


Ultima modifica di MaxpoweR il 14/12/2012, 19:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/12/2012, 21:38 
Perfettamente d'accordo. Una cosa è la guerra antidiluviana che possiamo immaginare tra le superpotenze che allora si spartivano il pianeta, prime fra tutte Atlantide e Mu (vedi le "Mappe di Atlanticus" http://goo.gl/maps/GmKJ8).

Altro il Diluvio Universale, coincidente con la fine della glaciazione di Wurm e con il subito successivo progetto di Rinascita di matrice Enkilita.

Altro ancora, e successivo di diverse migliaia di anni alla Rinascita e alle società gilaniche dedite al culto della dea madre, il momento storico di cui vogliamo approfondire qui: ovvero la sconfitta della Rinascita Enkilita da parte delle forze "guidate" da Yahweh, l'enlilita oltranzista.

Quante volte si è parlato di riconoscere le origini giudaico-cristiane della UE... appunto, l'intero occidente parte da qui, dalla sconfitta della Rinascita Enkilita, prima ad opera di popolazioni indoeuropee come i Kurgan - in secondo luogo da parte della stirpe di Abramo: diventeranno Ebrei in Palestina ed Egitto, diventeranno i "popoli del mare" nel continente europeo.



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MessaggioInviato: 13/01/2013, 22:13 
Da un articolo di Chiara Lyn come il mondo dimenticò la "Eredità degli Antichi Dei" della Rinascita Enkilita costruita sulle ceneri della perduta Atlantide.

Come il modello delle società gilaniche fu soppiantato dalla violenza della proprietà privata degli indoeuropei e come tutto ciò fu secretato dal Sapere istituzionalizzato.

Come nei secoli questo Potere fu concretizzato e messo nelle mani di pochi per dominare l'Umanità... per sempre...

Le società gilaniche, quando eravamo sovrani.

La scoperta delle società gilaniche è dovuta alla famosa archeologa Marija Gimbutas, seguita dall’antropologa Riane Eisler, sua erede culturale. Marija Gimbutas è stata colei che ha coniato il termine ‘gilan’, che deriva dall’unione di ‘gi’ + ‘an’, abbreviazioni dei termini greci giné (donna) e andros (uomo). La lettera ‘elle’ in mezzo ha due importanti significati:

1) il segno fonetico greco leyin/lyo che vuol dire ‘liberare’.

2) segno di unione culturale e ideale tra i due sessi.

Nella pratica del quotidiano vivere, il tutto si traduce come civiltà autorganizzata e non violenta, in cui uomini e donne hanno gli stessi diritti. Stiamo parlando di quella fase temporale che si pone tra il Neolitico e la nascita degli Stati, quindi stiamo abbracciando un grande arco di tempo che va all’incirca dal 7000 al 3500 a.C. (talora sino al 1500 a.C.), dove nel Sud-Est dell’Europa, isole comprese, fiorivano società pacifiche, evolute, raffinate, senza gerarchie, senza governo, senza Stato, senza eserciti.

Società non patriarcali, anarchiche ante-litteram, dove l’auto-organizzazione protratta per migliaia di anni non ha mai generato caos e violenze. In nessun sito o tomba gilanica sono state trovate armi, neppure nell’età della lavorazione dei metalli. Nessuna raffigurazione vascolare o parietale riporta scene di guerra. E le numerose statuette della Dea Madre (‘Venere’ o ‘Grande Dea’, come viene chiamata da M. Gimbutas) attestano storicamente che all’inizio dio era donna e che, per conseguenza, queste società non contemplavano l’uso della forza fisica (come strumento organizzativo, offensivo e difensivo, prerogativa maschile opportunisticamente utilizzata dagli Stati creatori di eserciti e di repressione istituzionalizzata e legalizzata).

Presso questi popoli l’Arte era fiorente e sofisticata, gli individui erano in costante armonia con la Natura e si professava il culto per la vita, quindi gli strumenti di morte non erano contemplati, né ammessi. Per conseguenza, non v’era nessuna intenzione di nuocere o di sottomettere, niente eserciti, niente repressioni, niente ingiustizie, niente gerarchie, niente mura di cinta: in un contesto così libero e pacifico, non potevano che nascere individui altrettanto liberi e pacifici, capaci di perpetuare questo modello di giustizia sociale.

Tutto questo risponde anche a quelle persone che sono ancorate all’idea (sbagliata) secondo cui l’essere umano tenda per natura al dominio, alla malvagità, e che sia persino incapace di auto organizzarsi. L’Uomo nasce anarchico, cooperativo, solidale, pacifico, vitale, libero (‘nessun uomo ha ricevuto dalla Natura il diritto di comandare gli altri’ - D. Diderot). Nello specifico degli studi anarchici e antropologici, l’innato istinto cooperativo dell’Uomo è attestato anche dallo scrittore Colin Ward che lo dimostra in più occasioni, e anche, come citato prima, da Erich Fromm (qui).

Le Dee Madri sono l’espressione sacra e votiva delle società gilaniche e sono presenti massicciamente in tutta l’Europa sudorientale, isole comprese, cioè in un’area vastissima in cui uomini e donne vivevano nella ricerca costante del miglioramento sociale, nel segno della libertà. Il loro sistema culturale, fondato e maturato sull’ordinamento orizzontale (non piramidale e gerarchico), aveva prodotto le migliori espressioni sociali, un sano sviluppo tecnologico, scientifico, architettonico e artistico, volto al vero benessere personale e collettivo. Nel vivere sociale gilanico, il ‘personale’ e il ‘collettivo’ non erano considerati elementi dissociati, ma interdipendenti. Perciò Bakunin afferma spesso: ‘non posso dirmi completamente libero, fintanto che gli altri non lo sono completamente’.

In una società anarchica, come in quelle gilaniche, non esiste il suddito, poiché la coscienza collettiva e la stessa organizzazione sociale egualitaria lo impedirebbero a priori, non vi sono le condizioni necessarie per la creazione di qualsiasi tipo di oppressione e di senso di rivalsa. Tutto questo, scritto in estrema sintesi (perdonateci per questo), non è riportato in nessun libro scolastico ‘ufficiale’.

Quindi

La portata di questa scoperta è talmente grande e ‘pericolosa’ che ha giustificato la sua costante censura da parte delle istituzioni. Questa scoperta, che ha spaccato anche il fronte degli archeologi, mina profondamente il nostro imprinting secondo cui non esiste altra forma di potere (e di ‘civiltà’) se non quello statale e gerarchico.

L’esistenza storica delle società gilaniche rappresenta perciò un’ulteriore prova, la più duratura mai avuta nel tempo, in grado di dimostrare ciò che l’anarchia sostiene da sempre: gli Stati sono creazioni artificiali e menzognere, concepite espressamente per opprimere i cittadini, i loro diritti, le loro libertà, le loro esigenze, per il tornaconto di un manipolo oligarchico che vuole comandare gli individui e avere tutti i privilegi.

Le società gilaniche e l’anarchia ci dànno la prova che si può fare a meno dello Stato, ci dimostrano che vivere senza sovrani, senza leggi statali, senza gerarchie e soldati, alimenta la pace, la fratellanza e forgia coscienze raffinate e colte. Ma perché le società gilaniche sparirono, lasciando il passo agli Stati? Com’è avvenuto il passaggio?

Kurgan: i capostipiti del sistema statale

Gli studi di Marija Gimbutas (ripescati e ristudiati dal movimento femminista negli anni ’60) sono stati lunghi e meticolosi e spiegano anche il motivo per cui le società gilaniche si siano estinte quasi simultaneamente. Gimbutas scrive in proposito vari testi che sono inseriti in ‘The Kurgan Culture and the Indo-Europeanization of Europe: Selected Articles from 1952 to 1993#8242;. Interessanti anche le altre sue pubblicazioni. Ma veniamo ai kurgan.

Come dimostra la cartina geografica, popolazioni indoeuropee, patriarcali e guerriere, provenienti dall’area caucasica e siberica, si introdussero in Europa, estinguendo o assoggettando con le armi le comunità gilaniche, imponendo un modello sociale gerarchico e guerresco, dove la forza fisica e l’autorità maschile erano gli elementi dominanti.

Ogni donna, da quel momento, fu destinata alla schiavitù e al concubinaggio forzato. L’ordine anarchico venne represso. Si istituì la proprietà privata. I popoli assoggettati furono mantenuti e ‘normalizzati’ entro rigide leggi (sedicenti divine, in realtà marziali) e in condizione di servitù permanente. Questa servitù e ‘questo stato’, venne con il tempo metabolizzato dalla coscienza umana ed è diventata normalità, consuetudine, ovvietà, alla quale ci si è abituati. E’ dunque qui, e per questi motivi, che nasce la cultura del dominio e la struttura piramidale dello Stato. Ed è da questa logica oppressiva che nascerà quella che oggi viene definita paradossalmente ‘civiltà’.

Il nostro intendere la politica, la moderna organizzazione sociale, l’autorità costituita, i confini e gli eserciti, derivano quindi dai Kurgan ed è ovvio che, dopo 3000 anni di questa cultura, sembra impossibile oggi concepire un altro sistema di organizzazione sociale diversa da quella statale.

Civiltà a confronto. L’Arte parla

L’Arte è quell’espressione dell’essere umano che rivela, racconta, sintetizza il contesto sociale, la cultura di un popolo. Ed è grazie ai reperti artistici che noi possiamo toccare con mano la grandissima differenza tra i gilanici e i kurgan, possiamo constatare la netta cesura culturale, il disastroso regresso sociale e morale avvenuto per colpa del dominio barbarico dei kurgan sui popoli liberi d’Europa. Prendiamo in considerazione l’isola di Creta che, grazie al suo essere isola, è stata l’ultimo baluardo libero e gilanico fino al 1500 a.C. I libri scolastici ben si guardano dal nominare la parola ‘gilanica’ (o non-violenta) con riferimento alla civiltà cretese.

Invece ci hanno insegnato ad associare a Creta l’attributo ‘minoico’, poiché Minosse fu un re cretese (un re). Ma al di là del mito del Minotauro e dei riferimenti fantastici che si intrecciano intorno al nome di Minosse, cosa c’era a Creta prima di questo sovrano despota? Come vivevano i cretesi gilanici? Cosa ci raccontano i reperti artistici?

Prendiamo in analisi il dipinto più famoso, la tauromachìa (palazzo di Cnosso).

Immagine

Nel dipinto murale, due donne e un uomo giocano insieme e affrontano il toro. Le attività sociali, compresi i giochi, erano liberamente e normalmente svolte sia dalle donne, sia dagli uomini in un rapporto paritario. E al di là dell’aspetto egualitario tra genere maschile e femminile (aspetto che manca alla decantata e ‘civile’ cultura democratica greca e in tutte le altre successive), osserviamo lo stile pittorico, la raffinatezza artistica, il grado di fluidità. Dice Giulio Carlo Argan: ‘la mancanza della gravità rituale delle figurazioni asiatiche, l’andamento più libero delle linee e l’accordo dei colori, dimostrano che l’immaginazione degli artisti è già aperta verso gli orizzonti di una mitologia fondamentalmente naturalistica’. Peccato solo che i cretesi trovarono, nel loro futuro, soltanto regresso e schiavitù.

Ma questa concezione naturalistica e persino realistica di indubbia raffinatezza si riscontra anche nella celebre brocchetta di Gurnià:

Immagine

Qui l’artista ha dipinto un polpo che abbraccia con i suoi tentacoli la brocca. Quel polpo sta nuotando, il pittore dipinge anche le alghe fluttuanti. Sempre Argan: ‘(il polpo) è un essere vivo’. Siamo quindi di fronte a un’Arte che dichiara e ostenta la propria vitalità (culto della vita), una grande consapevolezza, un’ottima maturazione culturale, un rapporto intimo e confidenziale con la Natura.

Cosa che sparirà da lì a breve con l’ingresso violento dei kurgan anche a Creta, come avvenuto in precedenza in tutta l’Europa sudorientale. Infatti l’Arte dei guerrieri che andò a sostituirsi a quella gilanica produsse un pesantissimo regresso culturale, e di questo regresso ne è ancora testimone il primo periodo dell’Arte greca, successivo alla cultura gilanica, dove la semplificazione e la geometrizzazione estrema della realtà sono il sintomo di una povertà intellettuale che ha fatto compiere un balzo indietro di millenni alla nostra cultura. Guardiamo l’enorme differenza stilistica tra Arte gilanica e quella successiva greca arcaica.

Immagine

In mezzo ci è passata la cultura rozza, primitiva, guerresca dei kurgan (qui sotto)

Immagine

Prima dei kurgan non esistevano né la povertà, né tutti quei problemi connessi alla condizione di indigenza. In buona sostanza, lo Stato ha prodotto impoverimento e regresso, dominio ed oppressione, schiavi e padroni, patriarcato e tutte le aberrazioni di cui soffre la nostra società, crimini compresi. Adesso è forse più chiaro il motivo per cui l’anarchia intende e vuole una società libera e liberata dallo Stato.

Ora non rimane altro da fare che prendere coscienza della Storia.

LINK UTILI

Marija Gimbutas: ‘Signs out the time’ (filmato sottotitolato)
http://www.youtube.com/watch?gl=IT&feat ... zaeuULrLjM

Riane Eisler: ‘il testo nascosto della storia: gilania, androcrazia e le scelte per il nostro futuro’
http://isd.olografix.org/faq/faq_uomo-donna.htm

La Tradizione Libertaria (Creta e kurgan)
http://latradizionelibertaria.over-blog ... 67074.html

Arianna Editrice
http://www.ariannaeditrice.it/articolo. ... colo=29683

La Dea Madre a Creta
http://www.url.it/donnestoria/testi/creta/deamadre.htm

Le radici etologiche della violenza
http://www.heliosmag.it/MED/GILANIA.htm

C’era una volta l’isola di Creta
http://storiasoppressa.over-blog.it/art ... 31556.html

Altri esempi di anarchia già applicata (autogoverni, cooperazioni, realtà senza Stato, collettivizzazioni)
http://anarchicispagna.blogspot.com/
http://italianimbecilli.blogspot.com/20 ... -vero.html
http://italianimbecilli.blogspot.com/20 ... iglia.html
http://italianimbecilli.blogspot.com/20 ... opero.html
http://italianimbecilli.blogspot.com/20 ... ca-un.html
http://anarchicispagna.blogspot.com/p/f ... onese.html
http://ita.anarchopedia.org/Kronstadt
http://ita.anarchopedia.org/La_Cecilia
http://ita.anarchopedia.org/Colonie_libertarie


Ultima modifica di Atlanticus81 il 13/01/2013, 22:27, modificato 1 volta in totale.


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Non so, a mio avviso la scomparsa delle civiltà gilianiche è da intendersi come un fallimento delle stesse, perché va bene l'anarchia, l'autodeterminazione, l'assenza di eserciti e di una cultura anche minimamente guerriera, così come l'assoluta mancanza di contrapposizione e sudditanza uomo\donna, nonche l'assenza di indigenza e prevaricazione sociale, ma è pur vero che non vivevano in una campana di vetro, e di ciò avrebbero dovuto prenderne atto. L'esser stati spazzati via evidenzia un limite grave di questo sistema che non è stato in grado di preservare se stesso di fronte alle avversità del mondo circostante. E a mio avviso un modello che non contempla la protezione di se stesso ad ogni costo è un modello alla lunga fallimentare. In natura non importa quanto bello, forti, intelligenti si diventi, se non si sa difendere la propria "specie" ci si estingue :\



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MessaggioInviato: 14/01/2013, 10:39 
Forse... ma a quale prezzo!!! Il fallimento del sogno di Rinascita di Enki e la replica di ciò che fu Atlantide durante l'età dell'oro dopo il Diluvio.

La scomparsa della società gilaniche segna l'inizio del cammino che oggi si conclude con la vittoria del NWO.

E al contempo sancisce l'ingresso dell'età dell'oro nella compagine del mito, dell'inarrivabile utopia, quando invece fu realtà.

Per questo io credo sia un passaggio fondamentale della nostra storia, indebitamente cancellato dai libri, quando invece dovrebbe essere studiato e approfondito nelle scuole di ogni ordine e grado.

Ma non succederà mai... troppo pericoloso come argomento. [V]



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MessaggioInviato: 14/01/2013, 13:48 
sul fatto che dovrebbe far parte del nostro bagaglio culturale non c'è alcun dubbio, su questo sono assolutamente d'accordo con te, ciò che mi premeva sottolineare è che non esiste alcun sistema perfetto ed anzi la "specializzazione" non è mai un pregioa un grave difetto, e l'estinzione di quel tipo di sviluppo seppur eccellente ne è una conferma. Da ciò che leggo mi viene in mente un discorso tratto dal film Matrix in cui l'agente Smith spiega al mentore di morpheus la genesi di Matrix. Egli sostanzialmente dice che il primo progetto Matrix era basato su una sorta di età gilianica (anche se non USA questo termine) basata sulla pace, l'armonia, insomma un mondo ideale, il quale però si rivela un fallimento per le macchine, in quanto gli uomini allevati non riuscivano a "rendere" come in una simulazione incentrata sugli attuali canoni :)

E ciò mi trova d'accordo, io penso che la nostra natura sostanzialmente non sia adatta, PURTROPPO, a quel tipo di società, a meno che non sia imposta (la qual cosa è un controsenso lo so) e che prima o poi la nostra vera natura emerga :)



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MessaggioInviato: 16/01/2013, 12:57 
Un apparente off topic... vi invito a leggere tutto prima di commentare

Cita:
ubatuba ha scritto:

Vi lascio con una citazione, dall’Apocalisse di San Giovanni:
“Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.” (13.17) .
Prepariamoci ad un mondo in cui nessuno potrà più comprare o vendere se non porterà in numero o il nome della Bestia Bancaria.


Infatti non a caso Hal Lindsey ritiene che strutture come la Comunità Economica Europea, fondata con il Trattato di Roma non sia altro che una forma di rinnovato Impero Romano, e che sarebbe divenuto il regno dell'incombente Anticristo e della Bestia. Una reincarnazione dell'Impero Romano, si trova anche preconizzata nella visione del futuro lasciata dagli scrittori del Nuovo Testamento.

Si riteneva significativo il fatto che nei primi anni settanta vi erano sette nazioni nella Comunità Economica Europea; somiglianza che la rendeva paragonabile al dragone a sette teste della Rivelazione. Hal Lindsay pensa che la profezia si compirà quando l'Unione Europea si trasformerà negli Stati Uniti dell'Europa ed emergerà come una superpotenza con una politica estera e militare totalmente compatta ed autonoma dagli USA. Secondo Lindsay l'Anticristo potrebbe essere allora identificabile con il Presidente dell'Unione Europea o un successore in quel ruolo o uno simile, in un' Europa unita in modo sostanziale e non soltanto formale.

Hal Lindsey sostiene inoltre che l'anticristo assumerà il suo ruolo inizialmente come pacificatore mondiale, ruolo che il Profeta Daniele menzionerebbe in Daniele 9:27.

E questo si ricongiungerebbe perfettamente con la recente assegnazione alla UE del Premio Nobel per la pace... [8]

l'apparente off-topic si spiega nel seguente modo.

È 'stato insegnato che il rabbino Nechemyah ha detto: "Nella generazione della venuta del Messia, ... l'impero romano (UE?) sarà convertito all'eresia"... Questo sostiene il rabbino Yitzchak, che disse: "Il Figlio di Davide, non verrà fino a quando l'intero mondo non sarà convertito alla fede degli eretici."

E ancora che l'Anticristo avrà origine nella tribù di Dan

I primi Padri della Chiesa (Ireneo, Ippolito e altri) hanno una tradizione, che non può che essere di origine ebraica, che l'Anticristo proviene dalla tribù di Dan, e si basa su Yirmeyahu 8:16: “Lo sbuffare dei suoi [del nemico] cavalli era sentito da Dan", un versetto di cui anche nel Genesi Rabbah xliii è in riferimento alla idolatria di Dan ... (... "Anticristo" ...) ... ( "De Christo et Antichristo"). Ireneo commenta che Dan non è, in vista di questo ... nell'Apocalisse (Apocalisse 7,5-7) tra i 144.000 salvati delle dodici tribù. Né è l'omissione di Dan in Cronache 4 et. segg. involontaria.

Boussel, che ha un capitolo speciale dedicato all'attesa di Dan l’Anticristo, ritiene che la connessione di Dan con Belial nel Testamento dei Patriarchi punti alla stessa antica tradizione ebraica. Lo stesso articolo della Jewish Encyclopedia riferisce anche una tradizione araba su un “liarmessiah" che trarrà in inganno molti fino a che non viene ucciso da Mashiach ben-David.

http://yeshua-mashiach.blogspot.it/2011 ... tempi.html

E noi abbiamo visto nel primo post come i Dan, insieme ai Kurgan, abbiano contribuito a dare vita alla civiltà indo-europea in Europa sulle traccie dei SharDana e dei popoli del mare, fino alle estreme propaggini del continente.

Non è così improbabile a parer mio sostenere quindi l'equazione DAN = ANTICRISTO = UE = SCONFITTA DELLA RINASCITA ENKILITA



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