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 Oggetto del messaggio: "CULTO DEL CARGO" e correlati...
MessaggioInviato: 09/03/2013, 16:05 
CULTO DEL CARGO

http://it.wikipedia.org/wiki/Culto_del_cargo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il culto del cargo (in inglese, Cargo cult) è una tipologia di movimento religioso apparsa in alcune società tribali venute in contatto con culture tecnologicamente più avanzate. Il culto è basato sulla richiesta di beni e merci (appunto i "cargo") delle culture avanzate attraverso rituali magici o pratiche religiose. I credenti del culto credono che la consegna dei beni sia disposta per loro da parte di un ente divino. Il culto del cargo si è sviluppato principalmente in alcuni angoli remoti della Nuova Guinea e in altre società tribali della Melanesia e della Micronesia in concomitanza con l'arrivo delle prime navi esploratrici occidentali del XIX secolo. Culti simili sono però apparsi anche in altre parti del mondo.

Il culto del cargo ha avuto la sua maggiore diffusione in seguito alla Seconda guerra mondiale, quando le tribù indigene dei luoghi interessati ebbero modo di osservare le navi giapponesi e americane che trasportavano grandi quantità di merci. Alla fine della guerra le basi militari dell'Oceano Pacifico furono chiuse, e di conseguenza cessò il rifornimento di merci. Per attrarre nuovamente le navi e invocare nuove consegne di merci, i credenti del culto del cargo istituirono rituali e pratiche religiose, come la riproduzione grossolana di piste di atterraggio, aeroplani e radio e l'imitazione del comportamento osservato presso il personale militare che aveva operato sul luogo.

Durante gli ultimi sessantacinque anni il culto del cargo è diminuito fino a scomparire quasi del tutto. Sull'isola di Tanna, nella Repubblica di Vanuatu, sopravvive ancora il culto di Jon Frum, uno dei più conosciuti, che nacque prima della guerra e divenne in seguito un culto del cargo.

Storia

I resoconti sul culto del cargo solitamente iniziarono riferendosi ad una serie di movimenti avvenuti verso la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo. Il primo culto del cargo conosciuto è stato il Movimento Tuka, iniziato nelle isole Figi nel 1885. Altri tra i primi movimenti sono avvenuti in Papua Nuova Guinea, incluso il Culto Taro nella Papua settentrionale, e la Pazzia dei Vailala documentata da F.E. Williams, uno dei primi antropologi ad operare in Papua Nuova Guinea.

Il periodo classico di attività del culto del cargo, ad ogni modo, è stato negli anni durante e dopo la Seconda guerra mondiale. La vasta quantità di materiale di guerra che fu paracadutata sopra quelle isole durante la campagna del Pacifico avvenuta contro l'Impero del Giappone significò infatti un drastico cambiamento dello stile di vita degli isolani. Prodotti industriali come vestiti, cibo in scatola, tende, armi ed altri beni di utilità arrivarono in grandi quantità per rifornire i soldati e anche gli isolani che erano le loro guide ed ospiti. Alla fine della guerra le basi aeree furono abbandonate, e i cargo non furono più paracadutati.

Per far sì che i carichi di beni tornassero ad essere paracadutati o anche portati per via aerea o per mare, gli isolani talvolta iniziarono ad imitare i comportamenti che avevano visto assumere dai militari occidentali. Fabbricarono quindi cuffie audio di legno indossandole seduti dentro a finte torri di controllo da loro costruite; iniziarono a mimare i segnali di atterraggio aerei in mezzo alle piste e ad accendere segnali di fuoco e torce per illuminare le piste di atterraggio e i fari di posizione. I cultisti pensavano che gli stranieri avessero una speciale connessione diretta con i loro antenati, che secondo loro erano gli unici esseri ad avere il potere sufficiente a produrre le ricchezze dei cargo.

In una sorta di magia simpatetica e imitativa, molti di loro costruirono, con i mezzi a loro disposizione, riproduzioni a grandezza naturale di aeroplani e nuove piste di atterraggio simili a quelle occidentali, nella speranza che questo avrebbe attirato molti più aeroplani pieni di "cargo". Ovviamente, queste pratiche non portarono al ritorno degli aeroplani semidivini, pieni di tutti quei meravigliosi carichi che venivano paracadutati durante il conflitto, ma finirono comunque per sradicare ogni altra pratica religiosa locale esistente prima della guerra.

Un caso più recente di questo tipo di comportamento si ebbe nel 1979, quando la nave taiwanese Lunchaun, che trasportava un grosso carico di componenti elettrici, si rovesciò nel Pacifico vicino alla Polinesia. Gran parte del carico rovesciato venne saccheggiata dagli isolani locali, che ricavarono dai detriti recuperati oggetti, alcuni di uso pratico, altri di uso rituale. Interessante notare che molti di questi appaiono essere stati pensati come semplici ma potenti elettromagneti, i quali, per semplice fortuna o per sperimentazione, sembrano aver funzionato più o meno bene.

Alla fine questi culti sono svanit
i, ma il termine è rimasto in uso nella lingua corrente per indicare un gruppo di persone che imitano l'aspetto estetico superficiale di un processo o sistema senza averne la comprensione delle meccaniche profonde.
Altra casistica di culto del cargo

Un culto simile, la danza degli spiriti, si è presentato dal contatto tra le due civiltà dei Nativi americani e degli anglo-americani alla fine del XIX secolo. Il profeta Wovoka della tribù dei Paiute predicava che danzando in un certo modo gli antenati sarebbero tornati per mezzo della ferrovia e che una nuova terra avrebbe coperto la gente bianca.

Una religione descritta come "culto del cargo" si sviluppò durante la guerra del Vietnam tra alcuni appartenenti al popolo Hmong dell'Asia Sudorientale. Il nucleo del loro credo era che la seconda venuta di Gesù Cristo fosse imminente, solo che questa volta sarebbe arrivato indossando una tuta mimetica e guidando una jeep militare, per portarli via nella terra promessa. Le origini sono sconosciute, ma si può supporre che sia stato estratto dalle immagini del nuovo potere che apparve loro in quel periodo, in forma di militari statunitensi e di missionari cristiani occidentali.

Un più recente esempio di visione del mondo mitologica nata da un'interpretazione di pratiche scientifiche è accaduto in Africa dove un'organizzazione umanitaria ha distribuito abachi con palline rosse e bianche corrispondenti al ciclo mestruale femminile con l'intento di rallentare e stabilizzare la crescita della popolazione. Alle donne venne spiegato come spostare una pallina al giorno, e come avere rapporti solo nei giorni con le palline bianche. Tuttavia, l'esperimento fallì, giacché la popolazione crebbe anche nelle case in cui era in uso l'abaco: le donne avevano infatti creduto che gli abachi fossero magici, e le avrebbero protette dalla maternità se avessero spostato una pallina bianca al posto di una rossa prima dei rapporti.[senza fonte]

Alcuni Indios dell'Amazzonia hanno scolpito imitazioni in legno di registratori di audiocassette (gabarora, dal portoghese gravadora o dallo spagnolo grabadora) che usano per comunicare con gli spiriti.
Analogie nella cultura moderna

Il termine "culto del cargo" è stato usato come analogia per descrivere certi fenomeni nel Primo mondo, in particolare nel mondo degli affari.

Dopo ogni successo commerciale, sia esso un nuovo modello di automobile, un aspirapolvere o un film, compaiono solitamente degli imitatori che producono copie superficiali dell'originale ma prive della sostanza del modello a cui si ispirano.

Il termine è in uso anche nel mondo dell'ingegneria del software, dove con cargo cult programming si indica la pratica di includere nel software pezzi di codice copiati da altre fonti senza averne compreso l'effettivo funzionamento.

Il tema dei "culti del cargo" è stato anche il soggetto di un famosissimo discorso [1] tenuto dal grande fisico e scienziato statunitense Richard Feynman all'apertura dell'anno accademico 1974 del California Institute of Technology. Feynman usò l'esempio dei "cargo cult" per discutere di pseudoscienze e di metodo scientifico: ancora oggi il discorso è considerato uno dei più chiari e appassionanti appelli ai valori dell'integrità scientifica nella ricerca applicata.
Bibliografia

Jebens, Holger (ed.). Cargo, Cult, and Culture Critique. Honolulu: University of Hawai'i Press, 2004.
Kaplan, Martha. Neither cargo nor cult: ritual politics and the colonial imagination in Fiji. Durham: Duke University Press, 1995.
Lawrence, Peter. Road belong cargo: a study of the Cargo Movement in the Southern Madang District, New Guinea. Manchester University Press, 1964
Lindstrom, Lamont. Cargo cult: strange stories of desire from Melanesia and beyond. Honolulu : University of Hawaii Press, 1993.
Worsley, Peter. The trumpet shall sound: a study of "cargo" cults in Melanesia. London: MacGibbon & Kee, 1957.
Harris, Marvin. "Cows, Pigs, Wars and Witches: The Riddles of Culture". New York: Random House, 1974.
Inglis, Judy. Cargo Cults: The Problem of Explanation. Oceania vol. xxviii no. 4, 1957.
K, E. Read. A Cargo Situation in the Markham Valley, New Guinea. Southwestern Journal of Anthropology. vol. 14 no. 3, 1958.



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MessaggioInviato: 09/03/2013, 16:09 
CULTO DI JON FRUM

http://it.wikipedia.org/wiki/Jon_Frum
Jon Frum Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Jon Frum (noto anche come John Frum o John From) è la figura centrale di un culto del cargo diffuso sull'isola di Tanna, nello stato oceanico di Vanuatu.

Origini

Tale movimento religioso sorse tra gli anni trenta e quaranta del Novecento, quando Vanuatu era un condominio anglo-francese con il nome di "Nuove Ebridi". Le circostanze della nascita di tale culto sono poco note. Non è chiaro se esso sia sorto spontaneamente tra gli abitanti di Tanna o sia stato creato ad opera di un singolo predicatore. E, soprattutto, la stessa figura di Jon Frum risulta essere avvolta nel mistero. È noto come tale culto cominciò a svilupparsi con l'arrivo di circa 300.000 soldati statunitensi nelle Nuove Ebridi, incaricati di difendere l'arcipelago da una possibile invasione giapponese. Jon Frum è infatti descritto come un soldato americano della seconda guerra mondiale, a volte ritenuto un uomo di colore, a volte un bianco. Non si hanno però notizie storiche circa l'esistenza di un militare americano chiamato Jon (o, più correttamente, John) Frum. Del resto, il cognome Frum è molto raro nel mondo anglofono, per cui si ritiene esso possa essere la corruzione di cognomi come "Frumm", "Frumme" o "Fromme", piuttosto comuni tra le famiglie tedesche ed ebraiche. Secondo un'altra interpretazione, tale nome deriverebbe da una corruzione dell'espressione John from America ("John dall'America"), che gli isolani possono aver sentito usare dalle truppe statunitensi di stanza sull'isola durante la guerra. Si ritiene inoltre che la figura di Jon Frum possa essere stata notevolmente influenzata da una divinità-vulcano adorata localmente.

Le caratteristiche
Gli isolani furono notevolmente impressionati dalla disciplina, dal senso di appartenenza e dall'abbondanza di risorse dell'esercito americano. Una certa impressione dovette forse esercitare anche il fatto che, nelle file delle truppe statunitensi, militavano pure soldati di colore. Ciò portò allo sviluppo della figura di Jon Frum che, secondo i fedeli, dovrebbe portare loro serenità e prosperità (anche in forma materiale, attraverso l'invio dei beni della società occidentale, come tipico dei culti del cargo). I seguaci di Jon Frum, in particolare, costruirono strisce segnaletiche e una torre di controllo nella speranza che arrivassero degli aerei a portare loro i cosiddetti "cargo".

Nel 1957, l'allora leader del movimento, Nakomaha, creò l' "Esercito di Tanna", un'organizzazione non violenta che organizzava parate di stampo militare, durante le quali i partecipanti sfilavano con i visi dipinti con i colori rituali, magliette bianche con la scritta T-A USA (Tanna USA Army) e con finti fucili fatti di bambù. Tale parata viene ancora celebrata il 15 febbraio di ogni anno (il John Frum Day). La data del 15 febbraio è ritenuta particolarmente importante dai seguaci, visto che si ritiene che Joh Frum ritornerà sull'isola proprio in quel giorno (l'anno non è tuttavia noto). Il simbolo religioso più diffuso tra i fedeli è una croce di colore rosso.

Immagine
http://www.damninteresting.com/john-fru ... rgo-cults/

Un movimento simile, sviluppatosi sempre a Vanuatu, è il cosiddetto "Movimento del Principe Filippo", che ha al suo centro la figura del Principe Filippo, marito dell'attuale Regina Elisabetta II. Tale movimento sorse in seguito alla visita di Filippo nell'arcipelago: i suoi seguaci ritengono che Filippo sia a capo delle spedizioni di "cargo".


Ultima modifica di Zelman il 09/03/2013, 16:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/03/2013, 16:11 
I seguaci del Movimento del Principe Filippo

Il movimento del Principe Filippo è un culto del cargo diffuso tra i membri della tribù Yaohnanen, nella parte meridionale dell'isola di Tanna, nello stato oceanico di Vanuatu.

Caratteristiche
I seguaci ritengono che il Principe Filippo, consorte della Regina Elisabetta II del Regno Unito, sia il figlio bianco di uno spirito delle montagne, di cui parlavano le loro antiche leggende. Egli sarebbe anche il fratello di Jon Frum.

La figura di Filippo si sovrappose quindi a quella del figlio di tale divinità locale, il quale, secondo le tradizioni locali, avrebbe viaggiato oltremare e avrebbe sposato una donna di grande potere. Tali convinzioni vennero rafforzate dal fatto che gli isolani ebbero modo di vedere il grande rispetto che gli ufficiali britannici di stanza sull'isola osservavano verso la Regina Elisabetta: ciò li portò a concludere che Filippo fosse il figlio della divinità di cui parlavano le loro antiche leggende.

Origini e sviluppo
Non risulta noto con precisione il momento in cui tale culto si sviluppò. Con tutta probabilità, esso ebbe origine tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Quel che è certo è che esso venne notevolmente rafforzato dalla visita di Filippo ed Elisabetta a Vanuatu nel 1974. Al tempo, Filippo non era consapevole del fatto di essere considerato una divinità dagli isolani. Tale particolare gli venne reso noto da John Champion, l'allora Resident Commissioner britannico a Vanuatu tra il 1975 e il 1978 (al tempo, infatti, Vanuatu era un codominio anglo-francese con il nome di "Nuove Ebridi"). Champion consigliò a Filippo di inviare un suo ritratto: fu così che il Principe decise di inviare una fotografia autografata. Gli isolani ringraziarono inviando a loro volta un nal-nal, una mazza tradizionale per l'uccisione del maiale. Altre due fotografie vennero spedite successivamente (l'ultima risale al 2000). Tutte e tre le fotografie sono attualmente conservate dal capo del Movimento, Jack Naiva. Il 27 settembre 2007 cinque isolani di Tanna visitarono il Regno Unito. Durante la loro permanenza, essi incontrarono il Principe Filippo, al quale chiesero quando egli avrebbe fatto ritorno sull'isola, come previsto dalle profezie. A tale domanda Filippo rispose facendo capire loro che i tempi non erano ancora maturi. [:o)] [:o)] Il viaggio dei cinque isolani alla scoperta dell'Inghilterra è stato oggetto del documentario "Selvaggio a chi?" [8D] (titolo originale "Meet The Natives") prodotto dall'emittente inglese Channel 4 ed andato in onda su Rai 5 nel luglio 2012[1].

http://www.csmonitor.com/2007/0608/p20s01-woap.html


Ultima modifica di Zelman il 09/03/2013, 16:30, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/03/2013, 16:14 
IL CULTO DI JOHNSON (presidente Usa 1963-1969)

Il cosiddetto culto di Johnson era un movimento diffusosi nel 1964 sull'isola di Nuova Hannover, attualmente parte della Papua Nuova Guinea. Erroneamente ritenuto un culto del cargo, tale movimento fu, più correttamente, di natura politica.
Origini

Dopo essere stata una colonia divisa tra tedeschi e britannici, la Papua Nuova Guinea (allora divisa in due diversi territori, rispettivamente noti come "Papua" e "Nuova Guinea") fu amministrata dall'Australia. Dopo una temporanea occupazione da parte giapponese durante la seconda guerra mondiale, le autorità australiane ne ripresero il controllo in vista della futura indipendenza sostenuta dalle Nazioni Unite.

Nel febbraio del 1964, durante le prime elezioni nei due territori di Papua e Nuova Guinea organizzate dalle autorità australiane, i membri della tribù Lavongai dell'isola di Nuova Hannover scelsero di votare per l'allora Presidente degli USA Lyndon Johnson. Le autorità australiane spiegarono agli isolani che essi, ovviamente, non potevano votare per Johnson e chiesero loro di cambiare il loro voto. Gli isolani, tuttavia, manifestarono il loro scontento affermando che essi non volevano essere più dominati dagli australiani e che avrebbe preferito che fossero gli americani a dominarli, in modo tale da poter beneficiare del benessere proprio della società americana. In particolare, gli isolani sostennero che le potenze coloniali che fino ad allora si erano avvicendate sulle isole avevano soltanto sfruttato le risorse locali e raccolto tributi, senza curarsi del benessere degli abitanti. Al contrario gli americani, quando occuparono diverse isole oceaniche durante la seconda guerra mondiale al fine di prevenire una possibile invasione giapponese, dimostrarono di trattare le varie etnie locali tutte allo stesso modo. Oltretutto, diversi abitanti dell'isola di Nuova Hannover che, durante il conflitto, avevano lavorato per le truppe statunitensi su altre isole, conservavano un buon ricordo dell'esercito degli Stati Uniti, che aveva donato loro cibo e vestiti.

L'amministrazione coloniale australiana, tuttavia, liquidò tale movimento ritenendolo un culto del cargo sviluppatosi a causa della povertà e della mancanza di istruzione degli isolani.

Il cosiddetto culto di Johnson può quindi essere visto come un movimento originato dalla scarsa conoscenza tra culture. Per le autorità australiane, infatti, fu un duro colpo constatare che gli isolani sostenessero di preferire il dominio americano: ciò, con tutta probabilità, non fece altro che inasprire la reazione da parte australiana. D'altro canto, esso fu testimonianza della scarsa conoscenza della cultura dei Lavongai, che consideravano una forma di umiliazione il fatto che gli australiani dicessero loro cosa fare.


Ultima modifica di Zelman il 09/03/2013, 16:17, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/03/2013, 17:40 
Bell'excursus storico. Sono curiosa di vedere dove ci porterai [:)]



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MessaggioInviato: 09/03/2013, 17:43 
secondo me ci porterà al punto che anche la nostra ricerca di vita o la speranza di non essere soli è solo un enorme culto dei cargo :X E potrebbe esserlo viste le dinamiche del tutto simili, però se nei culti dei cargo alla base c'è qualcosa di concreto la situazione si ribalta a vantaggio di chi (come me) pensa che qualcosa è successo davvero millenni fa ^_^


Mi unisco ai complimenti :)


Ultima modifica di MaxpoweR il 09/03/2013, 17:44, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/03/2013, 21:53 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Bell'excursus storico. Sono curiosa di vedere dove ci porterai [:)]

Grazie del vostro apprezzamento,

ma è quanto ho trovato cercando "culto del cargo", ricerca suggeritami visionando un altro thread, e devo dire che chi sa di altri culti simili lo dica...
non è che io sono un conoscitore di "culti del cargo"...
posso dare un ulteriore contributo ma non in senso proprio di "culto del cargo" riguardo agli indigeni delle Andamane, le più isolate comunità oggi esistenti...

più che altro qui il mio interesse, anche per l'aspetto in apparenza curioso e anche comico, e non solo... osservando meglio quelle popolazioni suscitano un senso di pietà...

ovviamente ci saranno, di questi, senz'altro, aspetti antropologici, psichiatrici (per quanto di essi sia lecito...) ma anche politici: [:o)] basti pensare al movimento degli elettori italiani che in base a delle profezie... edit... volevo dire promesse... dei loro capi passati, anche non mantenute, li continuano a votare tuttora... gli indigeni dei luoghi citati avrebbero desistito, come hanno desistito per le loro, e loro avevano più motivi per credere nelle promesse...
e questi sono selvaggi?


Ultima modifica di Zelman il 09/03/2013, 22:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/03/2013, 22:04 
Comunque credo che ci sia un aspetto ulteriore da considerare, ed è insospettato...:

ovvero la reazione che provoca in noi, al di qua del "Cargo", noi "Creatori del Cargo" e dei beni che portano [:)] nell'osservare questi uomini e donne indigeni costuire e imitare, con un'industriosità veramente sorprendente e anche commovente e che manifesta la loro progettualità (seppure non organizzata) (mi sembra di richiamare Ludwig Binswnager): l'intaglio di apparecchi audio e di cassette audio in legno, cuffie per controllori aeroportali con torri di controllo (finte) [:o)], e quant'altro, persino parate con fucili di bambù [:o)] [B)]
non so ma quell'uomo, primitivo, almeno verso l'occidentalità produttiva, suscita un senso di compassione,

non in tutti,
perchè evidentemente nel passato, quando, tuttavia, il divario non era così largo come ora, quelle popolazioni furono saccheggiate, sterminate, uccise...

questi uomini "primitivi" in un certo senso ci danno una lezione... di fiducia verso di noi o verso ciò che è oltre loro stessi, e QUINDI non sorprende che se ci sono stati alieni nel passato lontano e lontanissimo e che siano stati ricevuti da uomini sinceri,

diversamente da oggi.. nel senso che se qualcuno in alto in occidente, comanda, con il potere ha inteso nascondere, non rendere trasparente la fiducia verso degli estranei, alieni... e sicuramente qui il divario sarà abissale, citando il thread http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=270937 con il contributo del collega forumista Ufologo555

bisognerebbe scoprire se quegli uomini di quelle terre remote manifestano questa riverenza per retaggio di lontani-lontanissimi contatti con esseri venuti qui o se è propria la loro dinamica di sviluppo, ma ripetendomi, nel senso che se sono in contatto con la natura, con questa noi non siamo in sintonia,
evidentemente nel primo o nel secondo caso hanno un valore che molti in occidente -sconoscono-


Ultima modifica di Zelman il 09/03/2013, 22:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/03/2013, 22:37 
Un filmato



Alcuni dei seguaci del Movimento del Principe Filippo...

Immagine

i quali ritengono Filippo d’Edimburgo il divino figlio bianco di uno spirito delle montagne.

Son passati trent’anni, ma il culto è ancora vivo e vitale: tant’è vero che, nel 2007, l’emittente Channel 4 ha curato un documentario sugli appartenenti a questo buffo Movimento. I cinque esponenti di spicco di questo culto hanno avuto la possibilità di visitare l’Inghilterra, e addirittura di poter incontrare, nel divino splendore di Buckingham Palace, il loro amatissimo dio Filippo.

Gli chiesero accoratamente quando avrebbe fatto ritorno sull’isola, come predetto dalle loro profezie.
Filippo d’Edimburgo, nella più nera disperazione, cercò disperatamente di temporeggiare... E poi, in tono molto ieratico, mormorò qualcosa circa il fatto che i tempi non erano ancora maturi per un suo ritorno. (...)

http://unapennaspuntata.wordpress.com/2 ... del-cargo/
(se sapessero che è dalla parte dei massoni o del NWO...)

uno degli adepti mentre manifesta devozione per Filippo d'Edimburgo, al di fuori di una capanna votiva, inutilmente...

Immagine


Ultima modifica di Zelman il 09/03/2013, 23:19, modificato 1 volta in totale.


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Zelman.. è tutto talmente interessante che mi sono permesso di "rubare" il video da te suggerito e caricarlo nel mio canale youtube! [;)]

Grazie e continua così... sei sulla strada giusta! [:D]



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Beh da quel che vedo, questi culti durano pochissimo e nascono solo per soddisfare esigenze materiali legate alle sopravvivenza. Hanno caratteristiche molto diverse dai culti spirituali.



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Cita:
Hannah ha scritto:

Beh da quel che vedo, questi culti durano pochissimo e nascono solo per soddisfare esigenze materiali legate alle sopravvivenza. Hanno caratteristiche molto diverse dai culti spirituali.

Si ma pensa se questi "cargo" tornassero a intervalli di tempo sufficienti a riprendere il culto, a lungo andare forse si formerebbe un vero e proprio movimento religioso. Non so te ma appena ho letto di questo culto (che non conoscevo) ho subito pensato a Nazca.

Sappiamo che nel deserto del Perù in passato il clima era più favorevole, e se in quel periodo i nativi abbiano ricevuto visita da "qualcuno" mentre il clima era in aridimento? E se quel "qualcuno" avesse avuto qualche contatto e donato qualche aiuto? Piste d'atterraggio, modellini di aerei, grandi disegni visibili solo dall'alto... combacia tutto.



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Scusami Hannah...
come fai a dire questo?
A me è perfettamente evidente... che i seguaci del Movimento del Principe Filippo d'Edimburgo, dopo 30 anni sono ancora fedeli al movimento, si sono recati, 5 rappresentanti, nel 2007, ad incontrarlo nella sua dimora: Buckingam Palace!

Immagine

invece... è stato lui ad essere evasivo,
ha detto loro che "i tempi non sono maturi"...
... di qua... di là... bla bla bla... ha tergiversato...
quando i seguaci ci sono, ancora.

Senza dubbio.


Ultima modifica di Zelman il 10/03/2013, 12:14, modificato 1 volta in totale.


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questi sono invece i praticanti del Culto di John Frum
durante una parata di riproduzione di plotone USA munito con fucili di canne di bambù...

la foto risale a Febbraio 2010, quindi ancora attuale come culto...

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e qui:
Immagine

In the pictures you can probably guess the chief is the one in the Mariner Captain’s uniform, which was a gift from a filmmaker years ago. Talking to a museum curator, I learned the gift-giver was an American who planned to deliver various appliances on John Frum Day, this fulfilling the prophecy. It took all the political maneuvering of the museum to stop this culture-changing action.

è evidente che la -loro- "fede" c'è ancora...

http://jackmetier.com/2011/11/30/john-frum-day/


Ultima modifica di Zelman il 10/03/2013, 12:12, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/03/2015, 14:28 
Una riflessione sul culto del cargo

Zambia, turista italiano scambiato per Gesù e venerato dai passanti. I media africani: "Cattiva influenza occidentale"

Stava percorrendo le strade polverose di Chipata (Zambia), quando è stato circondato da una folla di uomini e donne che evidentemente lo avevano scambiato per Gesù.

Antonio Boretti, turista italiano per la prima volta nel Paese africano, effettivamente quel giorno portava una certa somiglianza con il Nazareno così come è dipinto nell'arte occidentale: carnagione chiara, capelli lunghi, tunica bianca e una sciarpa rossa che potrebbe fungere da stola.

E così, non appena ha messo piede nel centro di Chipata, decine di persone hanno pensato che fosse arrivato il giorno del Giudizio e per questo hanno cominciato a offrirgli doni - polli, capre, soldi. Molti hanno chiesto perdono per i loro peccati. In seguito sono rimasti sconvolti quando hanno appreso che non si trattava di Gesù ma di un viaggiatore qualunque, sicuramente stupito dalla straordinaria accoglienza.

http://www.huffingtonpost.it/2015/03/25 ... mg00000001


Cosa sarebbe successo se Antonio Boretti avesse strumentalizzato la cosa potendo affermare di essere il messia?

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