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Stellare
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 Oggetto del messaggio: Il Culto delle Madonne Nere
MessaggioInviato: 15/03/2013, 15:54 
Vi propongo uno spazio di approfondimento utile per noi e per i "visitatori silenziosi" del forum dove concentrare i nostri sforzi per raccontare cosa sia il culto delle madonne nere e cosa esse rappresentino secondo i differenti punti di vista al riguardo.

Altresì prego i mod di chiudere seduta stante qualora esistesse nel database di UfoForum qualcosa di simile in un altro thread. [:I]

Ecco il mio primo contributo

Il Culto Delle Madonne Nere

Fin dalla preistoria la Grande Dea è esistita nell’immaginario di ogni uomo come è dimostrato dal rinvenimento di numerose statuette in terracotta o in pietra nel corso degli scavi archeologici. Perciò la mia indagine parte dalla religione primigenia della Mater Terrae, dea pagana del mondo antico.

Alcune sue caratteristiche fisiche sembrano volerci riportare in un tempo arcaico in cui la divinità femminile, dispensatrice di fertilità, amore e giustizia, appare agli occhi dell’uomo come colei che tutto può e tutto vede, perciò definita con l’appellativo di Myrionyme, la dea dai mille volti (Iside, Cerere, Epona, Amaterasu, Ishtar, Artemide, Diana, Demetra ecc.).

Il concetto di questa divinità è sopravvissuto nei secoli trasformando i suoi simboli in nuova religione. Il suo volto diventa scuro come quello di Ecate e le sue mammelle allattano il neofita iniziato. L’origine del grande grembo generatore fa parte di un segreto millenario che si perde nella notte dei tempi quando si elevavano i canti e si danzava attorno al fuoco sacro. Questo oscuro rituale, eseguito nelle torri di pietra, finì per diventare oggetto di grande venerazione in tutto il mondo allora conosciuto. Sussistono varie ipotesi sulle origini del suo culto che sembra risalire molto prima delle antiche civiltà.

Sulle sue ginocchia Iside tiene Horus che allatta teneramente, con il libro segreto nella mano, mentre il suo volto enigmatico e scuro è coperto da un velo impenetrabile. «Nessun mortale potrà sollevare il mio velo. Solo colui che nascerà dal sacro Abacus potrà vedere il mio volto». La stessa rappresentazione, denominata la Vergine che allatta, la troviamo a Clermont Ferrand, in Francia, nella chiesa del XV secolo denominata Notre Dame du Port. Altra strana coincidenza?

In altre epoche appare come una sirena dalla doppia coda, la conoscenza eterea e l’immortalità, che trascende il concetto religioso dell’insondabile. Non a caso viene identificata anche con le dee Astarte ed Hathor o con il faraone-donna Hatshepsut. E stata anche utilizzata come ideogramma per indicare il ka egiziano. Compare spesso nelle architetture (capitelli, mensole ecc.) risalenti a periodi diversi anche se a volte è inserita fra altre simbologie ermetiche di non facile interpretazione e ancora oggi oggetto di approfondito studio da parte dei ricercatori.

La sua mostruosa raffigurazione, busto di donna e coda di pesce, ha un’origine sia mediorientale che nordica. Ulisse si fece legare all’albero della nave per non cedere alla seduzione del loro richiamo. Infatti nella filosofia orientale la sirena rappresenta il complesso dei tranelli (illusioni, desideri e passioni) nei quali l’uomo non deve mai cadere per poter giungere alla piena illuminazione. Spesso la troviamo scolpita con la doppia coda sia sugli stipiti di diverse chiese romaniche, come la Basilica di San Nicola di Bari, che nelle cattedrali gotiche e in alcuni mosaici pavimentali, come quello della Cattedrale di Otranto.

E stata oggetto di culto anche presso le popolazioni nordiche, infatti, negli Shobdon Arches ad Herefordshire (Galles) è stata inserita al centro della cornice del portale maggiore della chiesa romanica di San Giovanni Evangelista. Il culto delle Madonne Nere ha, quindi, un’origine remota e molte sculture e icone sono state trafugate in Terrasanta dai Crociati e portate in Europa dove sono sorte numerose chiese dedicate al suo culto. Ha rappresentato, nei secoli, il punto di contatto di diversi dogmi: l’adorazione della Luna, della Vergine-Madonna e di Maria di Magdolum, ultimo controverso paradosso teologico.

Gli ordini cavallereschi, in particolare Templari e Teutonici, hanno considerato la Dea-Vergine come l’athanor della riproduzione cosmica. E’ possibile comprendere lo stretto collegamento fra la Dea-velata e l’immagine esoterica della Madonna-Maddalena solo se si interpreta, in chiave letterale e criptica, l’archetipo “Notre Dame” (Nostra Signora) voluto da Bernardo di Clairveaux e da Federico II di Svevia. Ancora oggi numerose sono le testimonianze della sopravvivenza del culto della Iside-Vergine che né il tempo e né le lotte dogmatiche hanno potuto distruggere.

Si è sottolineato da più parti che tutto ciò appartiene a una cultura che ha poco a che vedere con la nostra religione e la nostra epoca. Ma forse è vero il contrario. Il riscoprire gli archetipi della propria Fede non può che aumentare la devozione popolare verso la Luna-Madre-Vergine-Maria, sacro grembo del corpo mistico del Cristo-Redentore. Il fascino di questa tematica mi ha indotto a studiare e interpretare le simbologie contenute in alcune chiese, dedicate alle Madonne Nere, proprio per far luce sulla mistica cistercense e sulle conoscenze esoteriche degli ordini monastico-cavallereschi che sono stati i divulgatori del nuovo culto mariano. Persino nel Cantico dei Cantici (Ct 1,5) la Vergine Maria viene definita Nigra sum sed formosa – Sono bruna, ma bella.

Ma perché le immagini delle Madonne sono di color scuro?

Per alcuni studiosi il motivo è da ricercarsi probabilmente al fumo delle candele che hanno bruciato dinanzi ai simulacri per anni e anni. Personalmente non sono d’accordo con questa tesi in quanto nelle rappresentazioni pittoriche o nelle sculture intagliate nel legno, queste madonne hanno solo il volto e la pelle anneriti, ma non certamente le vesti che, al contrario, sono di vari colori. Ma spostiamoci un attimo nel tempo e affrontiamo l’enigma della Cattedrale di Chartres con la sua Vergine Nera del pilastro. La Cattedrale, innalzata sopra un antico luogo di culto druidico e frequentato dai Celti e poi dai Galli, presenta all’esterno e all’interno numerose sculture cariche di simbolismi ed elementi pagani e templari. Ma perché quel luogo era così importante?

La probabile risposta ci viene fornita dallo studioso Sebastien Rouillard che in un suo libro, scritto intorno al 1609, afferma che, prima che arrivasse la religione cristiana, là dove oggi si erge la cattedrale preesisteva un tempio dedicato a una Vergine particolarmente venerata dai Druidi celti. La leggenda narra che i sacerdoti Druidi eressero un altare all’interno dove collocarono la statua della Vergine Nera con il Bambino, intagliata in un tronco di pero. Poco distante, nel cosiddetto “pozzo dei possenti” o di “coloro che vedono oltre”, dove si incontravano le linee energetiche della terra, avvenivano le cerimonie iniziatiche.

Ancora prima, nello stesso luogo, sorgeva un nucleo megalitico dove la dea Carmelle (la portatrice della pietra sacra), fecondata da Belenos, dio della Gallia, mise alla luce Tua. Come si può osservare si tratta sempre della stessa iconografia adottata dalle diverse religioni.

Altra strana coincidenza?

Le Madonne Nere sono presenti in tutta l’Europa con maggiore concentrazione in Francia (Liguadoca e Borgogna) e in Italia (Puglia). La chiesa cristiana non ha mai permesso che si perpetuasse la venerazione dell’elemento femminile perché in grado di annientare il potere sacerdotale maschile. Ma al contrario essa diventò la custode della rinascita spirituale dell’Ordine del Tempio che rispose così a un bisogno particolare di fede, in un’epoca in cui la Chiesa si sforzava di annullare i residui dell’idolatria pagana. Ma i Templari trovarono nella nuova religione la forza non solo esteriore ma anche interiore. Una forza vitale che ebbe appunto origine da un antichissimo retaggio culturale.

Forse fu questa la vera ragione che ne decretò l’improvvisa fine, in quanto essi furono i naturali continuatori dell’adorazione della Signora, del sincretismo ortodosso dell’incarnazione della sapienza ancestrale della donna e dell’ereticità gnostico-cristiana che, grazie anche ai Catari, prepotentemente si diffuse in tutto l’Occidente, facendo tremare pericolosamente le fondamenta di Roma.

http://www.nonapritequelportale.com/madonna-nera



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MessaggioInviato: 15/03/2013, 17:49 
caro Atlanticus,
le più vicine ame sono
quella di Oropa

Immagine

e di Graglia

Immagine

altre in Italia
http://www.astercenter.net/Madonne_Nere.htm
ciao
mauro


Ultima modifica di mauro il 15/03/2013, 17:54, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 15/03/2013, 18:34 
In Valsesia ovunque giri trovi o la chiesetta o le cappellette lungo i sentieri con raffigurazioni della madonna nera, sarà l'influenza di Oropa a noi vicina od altro, ma veramente ce ne sono a decine...anche chiese dedicate a lei, ad esempio a Scopello, a Mera, le prossime che incontrerò le fotografo.



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http://www.vecchimeli.it

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MessaggioInviato: 15/03/2013, 19:02 
cara Cinzia ,
c'è il web [:D]
Immagine

dahttp://www.alpedimera.eu/album/madonn ... gindex.htm

ciao
mauro


Ultima modifica di mauro il 15/03/2013, 19:06, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/03/2013, 01:01 



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non dimentichiamoci della Madonna Nera di Loreto ( mio paese natale :D ! ) in provincia di Ancona. Qui oltre alla Madonna, per non farci mancare nulla, abbiamo pure l'originale Santa Casa di Nazaret


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MessaggioInviato: 16/03/2013, 13:47 
Sulle Madonne nere segnalo il mio pensiero riportato in KRST http://www.iuppiter.eu/KRST/ da pag. 55 a 57.
potete accedere direttamente a pag 55 digitando il numero sulla barra superiore della finestra.
A mio avviso il culto nasce dal Cantico dei Cantici e nelle pagine segnalate trovate una possibile interpretazione.



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Sono state scritte milioni di pagine per commentare i passi dei Vangeli, interpretandoli in modo letterale e per costruire impalcature teologiche o catechistiche; altri autori li hanno interpretati col fine di confutarli perché avevano individuato discrepanze e incongruenze nella narrazione: tutti sono caduti nell'errore di considerarli una testimonianza di fatti veramente accaduti. da KRST
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MessaggioInviato: 16/03/2013, 14:47 
cari amici,e caro Sirius,
premettendo che era compresa nell'elenco generale che avevo postato [;)](ho messo solo immagini della mia zona)
il post di Sirius conduce ad un "tassello" [:0]

Il mistero della Madonna Nera di Loreto

http://fc.retecivica.milano.it/Rete%20C ... 4-04894480

da cui

Cita:
..leggendario viaggio aereo della dimora di Maria da Nazareth a Loreto, ad opera degli angeli, che l'avevano sollevata dal luogo d'origine, avevano attraversato il Mediterraneo e infine l'avevano deposta dolcemente sulla collina marchigiana


Cita:
padre Giuseppe Santarelli, un frate cappuccino che ha dedicato la vita a indagare sulla vera origine delle pietre della casetta conservata nel Santuario di Loreto; ha pubblicato libri ed è giunto alla conclusione che la Casa di Maria fu trasportata non via cielo dagli angeli, ma per mare. Questo può spiegare anche la mancanza di fonti scritte nei primi anni: un carico di sassi nella stiva di una nave non fa notizia quanto una casa portata dagli angeli.
Eppure, i conti tornano…


Cita:
Anche la Santa Casa di Loreto ha solo tre pareti e gli studi archeologici hanno dimostrato che si inseriscono perfettamente con ciò che resta a Nazareth. Le pietre sono le stesse di quelle rimaste a Nazareth e con la stessa datazione


per questo non si trova la casa a NAZARET [?] [8D]

ciao
mauro



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MessaggioInviato: 16/03/2013, 14:53 
Cita:
Sirius ha scritto:

non dimentichiamoci della Madonna Nera di Loreto ( mio paese natale :D ! ) in provincia di Ancona. Qui oltre alla Madonna, per non farci mancare nulla, abbiamo pure l'originale Santa Casa di Nazaret



è più probabile che ci sia una vergine allo Shilling di Modena ...


l' esperto zio ot ...[;)]



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MessaggioInviato: 16/03/2013, 14:58 
La Prima Dea Nera nella Grecia arcaica
di Sidus
http://www.esonet.it/News-file-article-sid-1053.html
prodotto per Esonet.it


Lo scrittore greco Pausania, dotto antiquario del II secolo d.C., dell'epoca degli imperatori Antonini, nel suo celeberrimo libro Viaggio in Grecia [1] o Periegesi, riporta nell'VIII libro dedicato alla regione più interna della penisola peloponnesiaca, l'Arcadia, abitata da gente che era considerata allora, e ancora oggi, la più antica popolazione della Grecia, un curioso e interessantissimo culto relativo ad una dea dalle sembianze molto singolari, che sarà oggetto di questa trattazione dalle molteplici implicazioni, sia storiche, mitologiche che di psicologia archetipica.




Immagine
Fig. 1: cartina geografica del Peloponneso con le indicazioni delle regioni geografiche di epoca classica



Lo scrittore ci racconta che esisteva, nella propaggine meridionale e occidentale della regione, una piccola città, Phigaleia, oggi facente parte del distretto dell'Elide al confine con la Messenia, a ridosso del costone orientale della profonda vallata del fiume Neda, unico fiume della Grecia con nome femminile, che deriva da una primitiva divinità delle acque. A Phigaleia si venerava una dea dal nome misterioso: Melaina, cioè la Nera.

La sua arcaica statua lignea, ai tempi dello scrittore non più visibile, è stata comunque oggetto della curiosità del Periegeta, che, indagando con scrupolosa passione antiquaria (aveva interrogato le persone più anziane del piccolo paese dell'Arcadia), ne aveva recuperato la memoria storica (fig.2) con la seguente descrizione: «la dea sedeva su di un masso e tutto il resto del corpo, tranne che nella testa, aveva aspetto di donna, mentre la testa e la chioma erano di cavalla, e sopra la testa spuntavano figure di dragoni e di altre bestie. Vestiva un chitone lungo fino ai piedi e aveva nella mano destra un delfino e nella sinistra una colomba….Dicono di averla chiamata Melaina perché la Dea aveva una veste nera».


Immagine
Fig. 2: Ricostruzione ipotetica della dea teriomorfa di Phigaleia


Lo scrittore in seguito racconta che la statua fu distrutta da un incendio e che gli abitanti non la ricostruirono. Successivamente (e qui riecheggia fortemente il mito di Demetra e Kore), per il fatto che non fu riedificata alcuna statua alla dea, una forte carestia colpì la regione, per cui gli abitanti si rivolsero alla Pizia, la quale vaticinò decadenza e rovina per tutti gli abitanti della zona se non si ripristinava il culto della sacra divinità femminile. Così infatti i culti della Dea furono ricostituiti e fu commissionata una statua bronzea al famoso scultore Onata di Micone che, in base a vecchi disegni, ricostruì le sembianze della Dea dopo una generazione dall'invasione della Grecia da parte di Serse (quindi circa nella metà del V secolo a.C.), quattro secoli circa prima della nascita del nostro viaggiatore Pausania. Anche la statua bronzea comunque andò completamente distrutta da un crollo della volta del tempio meno di un secolo prima del viaggio in Arcadia dello scrittore, ma il culto della Dea si conservò.

Phigaleia è una delle poche cittadine dell'Arcadia che non coniò mai monete [2], considerata quindi un centro minore come importanza politica e strategica. Il culto della Dea teriomorfa risale molto probabilmente agli albori della civiltà egea, presumibilmente da collocare tra il primo e il secondo millennio avanti Cristo, sicuramente antecedente al medio evo ellenico. Un'intricata trama di rapporti mitico-culturali esiste tra la città arcadica di Phigaleia e la città di Thelpusa, sempre nella stessa regione, ma situata più a settentrione a circa trenta chilometri [3]. Le due città, ma soprattutto Thelpusa, si collegano con un altro centro importante di culto e precisamente alla città arcadica di Lycosoura, a una quindicina di chilometri a oriente di Philageia, ove esisteva un imponente santuario dedicato ad una dea dal nome altrettanto misterioso, Despina, che significa "La Signora".

Alla dea impronunciabile (esattamente come è impronunciabile il tetragramma ebraico del nome di Adonai, il Signore), erano dedicati culti misterici i cui particolari non ci sono pervenuti (come accade di norma in tutti i contesti misterici arcaici), ma che con molta verosimiglianza facevano parte dell'ambito cultuale demetriaco o meglio del contesto più arcaico del culto della Grande Dea, la cui ipostasi più tardi si frazionerà nelle varie divinità del pantheon femminile ellenico.

Ritornando alla città di Thelpusa, a settentrione di Phigaleia, qui esisteva un importante tempio dedicato a Demetra Erinys . La dea aveva ricevuto questo appellativo (che, in dialetto arcadico, ci riporta Pausania, significa "nutrita di collera") per la violenza subita da un'altra divinità importante, il fratello del padre degli dei del Pantheon greco, Poseidone, che, invaghito di essa mentre era nella cerca disperata della figlia rapita da Ade (altro fratello di Zeus), si trasformò in cavallo per potersi accoppiare con la dea, che si era camuffata in mezzo a una mandria di destrieri, assumendo le sembianze di puledra per potergli sfuggire. Nella importante città arcadica di Mantinea, sita nella porzione più orientale della regione, vi era un santuario oracolare sacro a Poseidone Ippio, cioè a quella stessa divinità che si era congiunta con Demetra Erinni. Dall'unione delle due divinità teriomorfe era nata la Despoina, venerata nei misteri di Lycosoura [4].

Per ritornare alla città di Phigaleia, oggetto della nostra trattazione, in una caverna in prossimità della città, sul monte Elaion, la Dea Melaina aveva la sua epifania ed era associata a Demetra con il nome di Demetra Melaina: questa dea dalla testa di cavalla (risulta evidente qui la commistione con il mito panellenico di Demetra-Core-Ade e quello di Demetra e Poseidone Ippio arcadico), si era ivi rinchiusa, come riporta Pausania, in segno di lutto per il doppio dolore causato dai due dei fratelli: lo stupro ad opera del dio del mare e la perdita della figlia ad opera di Ade, signore delle tenebre; quindi indossando, in segno di mestizia, l'abito nero, permaneva in questa spelonca per un lungo periodo di tempo.

La dea madre Demetra assume quindi una forma teriomorfa adottata invano per sfuggire alle attenzioni della suprema divinità del mare, coprendosi ulteriormente di un velo nero che la caratterizzerà e la contraddistinguerà da tutte le altre divinità. Al nascondimento in segno di lutto della dea segue il periodo rovinoso di carestia ed impoverimento della terra. Tutti gli dei imploravano che facesse ritorno con le sue messi ma ignoravano il luogo dove la divina si nascondeva. Il dio Pan la scoprì nella grotta e riferì a Zeus che le mandò subito le Moire le quali, con opera di persuasione, convinsero la dea ad abbandonare il lutto, uscire dall'antro e ripristinare l'equilibrio della natura senza alcuna contropartita (ciò si discosta dal mito di Persefone e del suo ritorno stagionale dagli Inferi).

I ****lesi per riconoscenza istituirono il culto della dea che ha abbandonato il lutto, edificando uno spazio sacro ove venerare l'epifania della dea costruendole prima una statua lignea e successivamente una statua bronzea che ai tempi del periegeta erano andate entrambe distrutte. "L'aspetto teriomorfo, e gli attributi animali pertinenti ai tre regni, terrestre, acquatico e aereo, secondo la mitologa Sfameni Gasparri [5], configurano l'immagine, di una signora (Despoina) degli animali, una personalità dall'ampia dimensione cosmica, connessa alla fertilità ctonia ma in termini diversi rispetto alla cerealicola Demetra panellenica". Il culto, come riportato dallo scrittore ellenico, non prevedeva il sacrificio di alcuna vittima animale ma la deposizione " sull'altare eretto davanti alla caverna di frutti degli alberi e tra gli altri quelli della vite, i favi delle api e le lane non ancora lavorate, ma ancora intrise di grasso. Una volta deposte le offerte sull'altare" venivano cosparse di olio. Il rito veniva celebrato da una sacerdotessa e con lei dal più giovane dei cosiddetti sacrificatori (cfr. più sotto il rapporto tra Demetra e Dioniso) [6]. Un boschetto sacro di querce circonda la grotta (contesto iniziatico e cultuale costante nelle religioni arcaiche – specie nella dionisiaca) con la presenza di una sorgente di acqua fredda ove l'acqua rappresenta la purificazione ma contiene anche valenze archetipiche che più avanti analizzeremo.



Per il noto studioso bavarese storico delle religioni e filologo Walter Burkert [7], sarebbe possibile ricostruire dal mito della Dea Nera dalla testa equina il processo di formazione della figura di Demetra, con collegamenti che toccano le divinità sumerico-accadiche di Inanna-Ishtar e quello ittita di Telipinu, il dio che scompare. Equivalenza secondo M. Eliade [8] della discesa agli inferi e del ritorno alla terra come in Dioniso, e che come conseguenza finale inaridisce la natura nelle sue molteplici manifestazioni, che viene in seguito risvegliato da una puntura di ape che lo farà ritornare attivo ma collerico e che per calmarne l'ira, diverrà oggetto di procedure magiche per poter alfine far ritrovare al mondo il suo equilibrio naturale.

La dea nera di Phigaleia, Demetra Melaina, riassume in sé i simboli alchemici dell'aria, dell'acqua e della terra: per ciò che riguarda l'aria (il simbolo alchemico triangolare con apice verso l'alto), la colomba, tenuta nella mano sinistra era probabilmente poggiata sul cuore alla maniera delle rappresentazioni delle statuette fittili cultuali raffiguranti Kore-Persefone (fig.3), lato cardiaco dell'anima o pneuma, soffio divino, ma anche lato maschile secondo la tradizione cabalistica ebraica [9], della saggezza/istintualità (Hokmah) che permette di raggiungere le alte vette della conoscenza (secondo Eliade la colomba rappresenta il simbolo cosmologico dell'axis mundi). L'uccello, facente parte del corteo simbolico della Grande Madre e delle sue ipostasi successive (Kore, Artemide), è da inserire anche nel contesto cultuale della religione misterica dionisiaca, che secondo recenti studi, era parte del pantheon di accompagnamento della Grande Dea. Come sostiene Mircea Elide [10], la divinità maschile che accompagna la Grande Dea nel culto della fertilità delle culture di Catal Huyuk e Hacilar (7000 a .C.), appare sotto la forma di un ragazzo, figlio o amante della dea […] col suo animale sacro: il Toro. Come inoltre sostiene l'Ingrillì [11] in una sua recente pubblicazione, Dioniso è una divinità terrestre della vegetazione, un dio ctonio, come Demetra. Nella letteratura antica troviamo spesso la figura di Dioniso affiancata a quella di Demetra. Innegabilmente esiste una contiguità tra l'universo religioso dionisiaco e l'universo religioso demetriaco.


Immagine
Fig. 3: askoi votivo fittile di Kore che tiene una colomba col braccio sx.



Nel corteo degli dei, raffigurato sul celebre vaso François, Dioniso e Demetra seguono a piedi le altre divinità che incedono sul carro. Esse sono due divinità "aggiunte", che non facevano parte del pantheon olimpico originario. In un certo senso è normale che il dio della vita e la dea della fertilità presentino delle affinità. Tuttavia fra le due religioni sembra esserci una relazione che va oltre l'affinità. È come se i due culti si richiamassero a un lontano sfondo comune. E questo sfondo comune potrebbe essere costituito da una religione sincretica demetriaco-dionisiaca, formatasi nella prima metà del primo millennio a.C. in ambiente cretese e diffusa in tutta l'area egeo-anatolica, ma a Phigaleia non ancora sviluppata se non successivamente (IV secolo) con la cooptazione del ragazzo officiante "sacrificatore" a latere della Sacerdotessa.

Demetra Melaina inoltre tiene sulla destra un delfino, rappresentazione simbolica diffusa nelle pitture murali a Cnossos, soprattutto nella sala della regina, collegato quindi al simbolo dell'acqua, del triangolo alchemico con il vertice verso il basso, simbolo femminile tenuto con la mano destra, che in accordo con la tradizione sephirotica ebraica, rappresenta anche qui il lato femminile (punitivo della Madre Terribile).

La testa della divinità di Phigaleia è curiosamente e sorprendentemente di forma equina, epifania teriomorfica della dea della Terra che ci mette in relazione all'idea del movimento, del divenire cosmico [12], della energia pulsionale con doppia valenza: libera e pericolosa quando allo stato brado, frenata e controllata quando addomesticata, che riesce a riequilibrare aria e acqua come nel pantacolo martinista la croce al centro del sigillo di Salomone [13], e come, secondo la psicologia archetipica junghiana, si viene ad attuare con il travagliato processo di individuazione che conduce al Sé. Il cavallo è simbolo dell'inconscio (come l'archetipo della Grande Madre) e ce lo dimostra il colore nero della veste, del lato oscuro, del regno delle tenebre, della energia vitale; è inoltre rappresentazione della forza del desiderio e della libido e domarlo equivale a padroneggiare le pulsioni interiori. Risultanza della vittoria dello spirito arricchito sui sensi questa Dea ammonisce di padroneggiare con severità (lato destro) le pulsioni negative del profondo (lato inconscio), ma anche riequilibrarle afferrando e controllando con intuito e saggezza (mano sinistra cardiaca) gli slanci generosi verticali della mente che ne derivano da questa disposizione positiva. Dalla testa equina della Dea emergono però creature mostruose generate dalla mente inquieta e non in equilibrio: ma queste proiezioni negative sono allontanabili non attraverso esercizi cruenti, e qui sta tutta l'originalità di questo culto, ma attraverso l'offerta di semplici oggetti (i frutti della vite, la lana degli animali, il miele – simbolo junghiano del Sé – e riemerge per i primi due anche qui il mito di Dioniso) e quindi attraverso la riscoperta di quel semplice, che dovrebbe stare alla base dei rapporti umani e dei rapporti con la Natura, proponendosi in una nuova e più moderna prospettiva religiosa ove viene preferito un offertorio che supera splendidamente l'arcaicità dei sacrifici animali.

La dea infine si è ritirata in un antro-spelonca, anche qui con forti valenze simboliche da ricollegare ai culti primitivi della Grande Madre [14], ove la caverna rappresenta la proiezione simbolica dell'utero materno, dove lo stagno e l'acqua di sorgente esterni sono sempre rappresentazioni cultuali e simboliche inerenti al grande archetipo della Dea Infera, che, come abbiamo visto è latrice di un messaggio positivo che, per sorte favorevole, grazie al dotto viaggiatore dell'epoca imperiale romana, è giunto sino a noi.

__________



Note

1. Pausania, Viaggio in Grecia, Arcadia, Libro VIII, cap XLII, 2004 Ed BUR. (torna al testo)

2. D.R. Sear, Greek Coins, vol 1, Seaby 1975. (torna al testo)

3. Sfameni Gasparro, in Miti e Misteri. La fondazione mitica del rituale iniziatico in Grecia: il caso di Eleusi (in Il mito e il nuovo millennio, a cura di Ortoleva e Testa, Moretti e Vitali Ed.,2006. (torna al testo)

4. Pausania, Viaggio in Grecia, Arcadia, Libro VIII, 25, 4-7, 2004 Ed BUR. (torna al testo)

5. Sfameni Gasparro, in Miti e Misteri, pag 96-100, a cura di Ortoleva e Testa, Moretti e Vitali Ed.,2006. (torna al testo)

6. Pausania, Viaggio in Grecia, Arcadia, Libro VIII, cap XLII, 2004 Ed BUR. (torna al testo)

7. W. Burkert 1979, tr. it. pp.197-225. (torna al testo)

8. M. Eliade, Storia delle Credenze e delle Idee Religiose, libro 1, Sansoni, pag 160. (torna al testo)

9. E. Shadmi, Sefer Yetzirà, libro della formazione, ATANOR ed. 1995. (torna al testo)

10. M. Eliade, Storia delle Credenze e delle Idee Religiose, libro 1, Sansoni Ed. (torna al testo)

11. F. Ingrillì, I Cerbiatti di Dioniso, pag 62-69, Ermes dei Parchi Ed. 2004. (torna al testo)

12. C. Morel, Dictionaire des symboles, mythes et croyances, L'archipel Ed, 2004. (torna al testo)

13. L.C. de Saint Martin, I Numeri, Ed Firenze Libri 2004, trad. O. La Pera, pag73. (torna al testo)

14. E. Neumann, La Grande Madre, Casa Editrice Astrolabio1981, pag 30-64. (torna al testo)



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« Nel regno di chi cerca la verità non esiste nessuna autorità umana. Colui che tenta di recitarvi la parte di sovrano avrà a che fare con la risata degli dei » (Albert Einstein)

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(Margaret Mead)
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MessaggioInviato: 16/03/2013, 16:03 
Cita:
mauro ha scritto:

cari amici,e caro Sirius,
premettendo che era compresa nell'elenco generale che avevo postato [;)](ho messo solo immagini della mia zona)
il post di Sirius conduce ad un "tassello" [:0]

Il mistero della Madonna Nera di Loreto

http://fc.retecivica.milano.it/Rete%20C ... 4-04894480

da cui

Cita:
..leggendario viaggio aereo della dimora di Maria da Nazareth a Loreto, ad opera degli angeli, che l'avevano sollevata dal luogo d'origine, avevano attraversato il Mediterraneo e infine l'avevano deposta dolcemente sulla collina marchigiana


Cita:
padre Giuseppe Santarelli, un frate cappuccino che ha dedicato la vita a indagare sulla vera origine delle pietre della casetta conservata nel Santuario di Loreto; ha pubblicato libri ed è giunto alla conclusione che la Casa di Maria fu trasportata non via cielo dagli angeli, ma per mare. Questo può spiegare anche la mancanza di fonti scritte nei primi anni: un carico di sassi nella stiva di una nave non fa notizia quanto una casa portata dagli angeli.
Eppure, i conti tornano…


Cita:
Anche la Santa Casa di Loreto ha solo tre pareti e gli studi archeologici hanno dimostrato che si inseriscono perfettamente con ciò che resta a Nazareth. Le pietre sono le stesse di quelle rimaste a Nazareth e con la stessa datazione


per questo non si trova la casa a NAZARET [?] [8D]

ciao
mauro


mauro, pardon, manon midire che ritieni attendibile quanto sopra !

La casa è prob quella , ma risale al III SECOLO A VOLER ESSERE GENEROSI ....

Mi ricordo di quando ne parlavo con gli scienziati da operetta ...

http://consulenzaebraica.forumfree.it/? ... 807&st=450




zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 16/03/2013, 16:20, modificato 1 volta in totale.


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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
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scusate, ma perchè la madonna nera è così importante? Perchè nera?



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Perché rappresenta l'antica religione se ho capito bene.



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una sorta di refuso?



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Segnalo la Madonna di Tindari, provincia di Messina, molto famosa dalle mie parti.


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