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 Oggetto del messaggio: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 15/02/2014, 17:35 
Se i moderatori sono d'accordo e acconsentono vorrei partire dall'articolo del Progetto Atlanticus di recente pubblicazione per avviare un nuovo thread dedicato a una teoria antropologica diversa dall'Out of Africa II e che a mio parere ci aiuterà a capire molto sulle origine del genere umano, o meglio sulle fasi successive ad esso soprattutto a cavallo della fine della glaciazione di Wurm.

OUT OF ATLANTIS - UNA STORIA ALTERNATIVA

Molte delle informazioni concernenti la costruzione delle piramidi egizie della piana di Giza che la storia e l'archeologia ufficiale considerano come rispondenti a realtà o comunque sulle quali si sono basate per l'elaborazione delle teorie più accreditate in merito provengono dalla narrazione di Erodoto e di Diodoro Siculo.

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Erodoto di Alicarnasso in realta' fu infatti il primo a dar vita a una raccolta di fonti e notizie sul mondo antico a cui fu dato il nome di "Storie". Una delle sue passioni erano i viaggi tanto che la sua opera viene definita etnografica: una miniera di notizie su usi e costumi delle civiltà mediterranee, tra cui quella egizia. Al popolo dei Faraoni è dedicato un libro e tra le varie notizie quelle sulla costruzione delle piramidi, la prima grande opera d' ingegneria umana così come da lui stesso definita.

"Fu ordinato di prendere le pietre trasportate con imbarcazioni attraverso il fiume e di trascinarle verso il monte detto Libico. Lavorarono a centomila uomini per volta continuamente, ciascun gruppo per tre mesi. Per la piramide di Cheope dicono che passarono venti anni finche' non fu costruita”

“Padre della storia” secondo Cicerone, “mitologo” per Aristotele il giudizio su Erodoto rimane incerto, soprattutto considerato il fatto che lo stesso Erodoto ci ricorda di come la sua opera 'storiografica' nasca sulla base di tre principi ben definiti:
– vista
– ascolto
– criterio (con il quale lui stesso seleziona i dati raccolti nel caso in cui essi siano in contraddizione)

Poiché l'osservazione dello storico greco delle piramidi avviene solo nel V secolo a.C. ovvero migliaia di anni dopo la costruzione delle piramidi è comprensibile che la storia narrataci da Erodoto sia solo l'interpretazione di ciò che ha visto (le piramidi) e di ciò che ha ascoltato dalla tradizione orale e dalle informazioni ottenuti dalla casta sacerdotale filtrate attraverso il proprio personale criterio.

Erodoto, nelle sue Storie, riferisce che il faraone Cheope costrinse 100.000 dei suoi sudditi a lavorare come schiavi alla costruzione della sua tomba, durante il periodo di 3 mesi all’anno di inondazione del Nilo. Il lavoro durò 30 anni (di cui 20 per la messa in opera dei blocchi) e venne svolto con sistemi di armature in forma di gradinate, utilizzando macchine formate da travi corte.

Gli egittologi considerano queste affermazioni come verità assolute, quando in realtà, sono voci riferite oralmente allo storico greco da sacerdoti vissuti ben 2000 anni dopo omettendo in più il paradosso matematico della collocazione di un blocco circa ogni 8 minuti scaturente da un banale calcolo matematico assumendo come base il numero di blocchi (2,5 milioni circa) costituenti la grande piramide.

Inoltre in altri brani, i sacerdoti di Eliopoli raccontano ad Erodoto che il periodo predinastico egizio era durato quanto il tempo che impiega il sole a sorgere due volte dal posto in cui tramonta, il che interpretato alla luce del fenomeno della precessione degli equinozi, significa circa 40.000 anni e ciò, dagli storici moderni, non viene preso in considerazione, così come non vengono prese in considerazione altri elementi degni di nota come la Stele dell'Inventario scoperta dall'egittologo Auguste Mariette, scavando nei pressi della Grande Piramide in un tempietto detto la "Casa di Iside".

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La traduzione di quel documento riservò una sorpresa perché nella stele Iside veniva indicata come "la Signora della Piramide" e vi si affermava che al tempo di Cheope, una piramide, la Sfinge, il Tempio a valle della Seconda piramide ed altre strutture erano già presenti sulla piana di Giza.

E ancora:

1) Christopher Dunn ha dimostrato, con strumenti moderni, che diverse superfici in granito lavorate nell’antichità sono lisce al 1/50 di millimetro, e che gli strumenti utilizzati nella perforazione erano più efficienti di quelli odierni. Analizzando la spirale del taglio su alcune "carote" (cilindri prodotti dalla trivellazione) di granito rinvenute a Giza, si può calcolare la velocità di penetrazione del trapano rotante nella roccia: 2,5 mm a giro, contro i 2/1000 di mm a giro scavati da un trapano moderno, che funziona a 900 giri/minuto. Ciò non può essere ottenuto, ovviamente, con un cilindro di rame azionato a mano e sabbia di quarzo, come vorrebbero gli egittologi ufficiali. Dunn suggerisce una tecnologia basata sulle vibrazioni ad alta frequenza (una specie di martello pneumatico che vibra alla frequenza degli ultrasuoni), compatibile con l’indagine microscopica condotta su un foro praticato nel granito: il trapano aveva tagliato più velocemente il quarzo, rispetto al feldspato (minerale più tenero). Ovviamente, una simile tecnologia non è raggiungibile con i mezzi di 4500 anni fa.

2) Il professor David Bowen del Dipartimento di scienze della terra dell’Università del Galles ha elaborato un metodo di datazione basato sull’isotopo radioattivo Cloro-36, che può fornire una stima del tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all’atmosfera. Dei test preliminari, eseguiti sulle "pietre azzurre" di Stonehenge nel ‘94, fornirono un’età superiore ai 14.000 anni, contro i 4000 normalmente accettati.

3) Lontano dai consueti preconcetti sulla preistoria dell’uomo, il buon senso suggerisce che popolazioni come gli Egizi dinastici e gli Incas si stabilirono nei pressi delle vestigia di una civiltà precedente, scientificamente e tecnologicamente avanzata, a cui loro davano un significato magico-religioso. Sia le tradizioni orali riferite dagli indigeni peruviani ai cronisti spagnoli del XVI secolo che le fonti storiche egizie definiscono i giganti di pietra come l’opera degli Dei civilizzatori, della perduta Età dell’oro: un ricordo trasfigurato del passato, tramandato oralmente di generazione in generazione.

4) La Pietra di Palermo (V dinastia, 2500 a.C.), il Papiro di Torino e l’Elenco dei Re di Abido, scolpito da Seti I (XIX dinastia, 1300 a.C.), la storia d’Egitto redatta da Manetone, sacerdote di Eliopoli (III a.C.), gli scritti degli storici greci Erodoto (V a.C.) e Diodoro Siculo (I a.C.) sono tutti considerati fonti attendibili della storia egizia dinastica, mentre vengono ignorati quando parlano della lunghissima era predinastica, il Primo Tempo, durata 30.000 o 40.000 anni.

Sulle piramidi sono state scritte fiumi di parole sia dalla archeologia ufficiale ortodossa sia da quella 'alternativa' proprio in virtù che l'ortodossia accademica non è stata in grado di fornire risposte certe alle modalità di costruzione delle stesse, della loro funzione e neppure alla paternità dei progetti.

Sarebbe oltremodo pretestuoso cercare noi di offrire nuove teorie e ipotesi a quelle già previste nel panorama della ricerca. Ciò che vogliamo fare è perlomeno ipotizzare che possa esistere una storia parallela a quella studiata sui libri di scuola e che non viene menzionata dagli autori legati al mondo accademico poiché altamente, concedetemi il termine, rivoluzionaria.

Una storia che affonda le sue radici decine di migliaia di anni fa, prima di ciò che viene ricordato come Diluvio Universale.

In questo percorso ci vengono in soccorso alcuni documenti come il Papiro di Torino, la Pietra di Palermo, la lista reale di Berosso e la lista reale sumerica di cui abbiamo già parlato nell'articolo “Le Città degli Elohim” e che ci raccontano di una serie di re, sovrani dei, che governarono nel mondo diverse decine di migliaia di anni prima.

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Da qui vogliamo partire per raccontare la nostra personale interpretazione dei fatti parallelamente a quanto l'archeologia e la paleoantropologia ci hanno abituato a credere.

E per farlo dobbiamo partire da molto lontano e dalle ultime scoperte in campo astronomico relativamente alla storia del pianeta a cui ci sentiamo più vicini e che da sempre ha suscitato interesse e curiosità come se un antico legame ci collegasse ad esso: Marte.

Nel nostro recente articolo “Marte: Storia di un antico Esodo” citiamo le conclusioni degli studi effettuati dallo scienziato Colin Pillinger sulle meteoriti marziane. Questi studi dimostrerebbero che l’acqua allo stato liquido possa essere esistita sul pianeta rosso fino a 400/600 mila anni fa, presupponendo quindi la possibilità di uno sviluppo di forme di vita in modo autonomo e parallelo rispetto al percorso seguito dal genere Homo secondo i più accreditati studi antropologici.

Studi antropologici che, in accordo all'evoluzione darwiniana fanno evolvere il genere Homo attraverso i diversi stadi dall'Australopitecus fino all'Homo Heidelbergensis intorno ai 400-500mila anni fa, passando per Habilis ed Herectus secondo gli schemi sotto riportati.

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Teoria che viene messa in discussione, anche se difficilmente si viene a sapere, da diverse scoperte archeologiche, quella più rilevante forse il ritrovamento di il ritrovamento di due fossili rinvenuti non molto lontano dal lago Turkana in Kenya. La scoperta, vista la sua importanza, è stata riportata sul numero di Agosto (2007) di Nature aggiudicandosi anche la copertina della rivista scientifica.

Il ritrovamento dei due fossili, uno di un Homo habilis e l'altro di un Homo erectus, proverebbe che le due specie, contrariamente a quanto creduto finora, non sono l'una l'evoluzione dell'altra. Dall'analisi dei nuovi reperti si è constatato che le due specie del genere Homo hanno convissuto, fianco a fianco, nell'Africa orientale per almeno mezzo milione di anni.

Il che significherebbe che, come peraltro teorizzato da Paolo Bolognesi, non si dovrebbero considerare le varie razze di Homo una conseguente all'altra come siamo abituati a credere, ma ciascuna coesistente all'altra quindi non ci sarebbe mai stata una evoluzione ma differenti evoluzioni parallele conclusasi con la scomparsa dei vari diversi generi Homo, escluso il Sapiens, per motivi non del tutto noti.

Inoltre il Bolognesi puntualizza il fatto che milioni di anni fa la popolazione della terra non era di miliardi di persone ma di poche miglia di persone. Ipotizzando che un'ominide fosse stato più evoluto degli altri potrebbe aver avuto una evoluzione molto superiore al resto degli altri homo, fino ad arrivare a una conoscenza tecnologica. E' probabile che un genere di ominide di poco precedente alla nostra specie, sviluppatasi in una regione ben delimitata del pianeta, con una cultura e un'evoluzione tecnologica più evoluta altre aree del pianeta si fosse mostrato, alle altre razze meno progredite e sarebbero accolti come divinità. A maggior ragione se, l'ominide di cui parla Bolognesi, invece di essere autoctono della Terra, fosse originario di Marte!

In accordo con quanto riscontrato nei testi mitologici sumeri e di molte altre culture narranti dell'arrivo (o della presenza) di dei e semi-dei in un certo punto remoto della linea del tempo storica abbiamo cercato di ipotizzare il seguente scenario che andiamo a presentare nel proseguio dell'articolo.

Così come sulla Terra il genere Homo attraversava i diversi step evolutivi (o le evoluzioni parallele di Bolognesi) che l'avrebbero portato a diventare Homo Herectus e ancora Heidelbergensis così su un pianeta Marte idoneo alla vita, una specie senziente e intelligente diversa, ma simile, faceva lo stesso. Possiamo, per comodità di comprensione chiamare costoro Anunnaki, Elohim, Giganti, Titani, mediando la terminologia dei miti sumero-babilonesi e classici della cultura ellenica.

Per motivi che non possiamo determinare il loro percorso li portò già centinaia di migliaia di anni fa ad avere raggiunto un livello tecnologico simile a quello che l'umanità 'terrestre' avrebbe raggiunto solo in tempi recenti: viaggi spaziali, manipolazioni genetiche, fisica quantistica e chissà cosa altro.

E' probabile che quando sulla terra l'Australopiteco iniziò a camminare in posizione eretta su Marte questa ipotetica specie avesse già registrato un vantaggio evolutivo di un paio di milioni di anni.

Se assumiamo questo e prendiamo per vero l'ipotesi di Dillinger questi, che io non esito a chiamare Anunnaki, furono costretti a evacuare il loro pianeta in un intorno che va da 500 a 400mila anni fa, che guarda caso riporta alla lista di Beroso e all'Enuma Elish sumero tradotto da Sitchn il quale riporta l'arrivo degli Anunnaki intorno a 450.000 anni fa.

In uno scenario apocalittico come quello descritto nel film “2012” di Roland Emmerich è ragionevole pensare che il 95% della popolazione autoctona di Marte possa essere perita nella morte del loro mondo e che solo pochi esemplari di quella specie riuscì a giungere sul nostro pianeta.

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Uno sparuto gruppo di individui ricordati come Anunnaki (successivamente Elohim, quando assumeranno caratteristiche 'divine' e di comando) arriva sulla Terra e, come riportato in diversi miti cosmogonici, opererà una manipolazione genetica sul DNA degli Heidelbergensis per creare un essere senziente utile a svolgere attività lavorative per loro conto in sostituzione degli igigi (la classe lavoratrice Anunnaka).

Di questo abbiamo già trattato nell'articolo “Il Seme degli Dei”, ma soprattutto nella conferenza tenuta dal Progetto Atlanticus durante il 2° Memorial Carlo Sabadin durante il quale è stato presentato il nostro lavoro "Manipolazioni genetiche all'alba del genere umano" nel quale citiamo ciò che riteniamo ragionevoli prove di un intervento esogeno alla comparsa dell'Homo Sapiens facendo riferimento a ricerche genetiche come quelle di K.Pollard e alle 'anomalie' difficilmente spiegabili dalla teoria di Darwin come a titolo esemplificativo, tutta una serie di mutazioni e di delezioni di alcune tracce genetiche così come la scomparsa di una coppia di cromosomi nel confronto con i nostri parenti più stretti, i primati.

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I primi esemplari di Sapiens compaiono all'incirca 300.000 anni fa per essere destinati a popolare e civilizzare l'intero globo terracqueo secondo lo schema accreditato della Out of Africa II il quale si fonda su evidenze archeologiche e genetiche.

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Ma anche nel caso della Out of Africa, non me ne vogliano i puristi accademici, non c'è uniformità di vedute né certezza.

Prove linguistiche, genetiche, geografiche e di altro tipo continuano a confermare per il popolamento delle Americhe lo schema tradizionalmente accettato delle “tre ondate” di migrazione. Sulle date, invece, c'è una profonda incertezza: la cronologia ricavata dai dati genetici è compatibile con migrazioni avvenute durante fasi in cui i ghiacci si erano un po' ritirati, ma da un punto di vista archeologico si sa ancora veramente poco.

Riassumendolo in breve e senza addentrarsi in particolari, con la terza migrazione sono arrivati gli Inuit dell'Alaska e delle Aleutine, con la seconda i Na-dene (Apaches, Navajos e gli abitanti della costa pacifica a nord della California) e con la prima tutti gli altri, gli Amerindi propriamente detti.

Qualche anno fa fu scoperto a Kennewick, una località dello stato americano di Washington uno scheletro vecchio di 9000 anni che presentava delle caratteristiche un po' strane: le fattezze del volto sono caucasoidi e non amerinde e il suo DNA mitocondriale contiene l'aploguppo X, tipicamente euroasiatico. Cominciamo a dire subito che “caucasoide” non significa molto: ordinariamente con questo termine si intende un europeo, un nordafricano o un mediorientale, in contrasto con altri “tipi” come il negroide o l'orientale (il tipico aspetto degli asiatici nordorientali). In realtà caucasoide significa tutto e nulla: probabilmente erano somaticamente caucasoidi i primi uomini anatomicamente moderni usciti dall'Africa e quindi, semmai, sono gli orientali che si sono successivamente differenziati a partire da antenati caucasoidi. La stessa cosa è successa nelle Americhe, dove i primi nativi assomigliavano davvero poco ai loro discendenti attuali.

La presenza dell'aplogruppo X pone altri interrogativi. Fino ad allora era stato notato solo in Europa ed in Medio Oriente. La sua è comunque una distribuzione strana: gli aplogruppi hanno solitamente una elevata frequenza in una zona geograficamente ben delimitata. Invece X è debomente presente in molte aree: medio oriente (con particolare frequenza fra i drusi del Libano), nordafrica, Italia, Isole Orcadi, paesi nordici a lingue uraliche (ma solo Finlandia ed Estonia: è molto più raro nei popoli geneticamente e linguisticamente a loro connessi nelle steppe russe). Ed è sempre in percentuali inferiori al 5%, tranne che nei drusi, nelle Orcadi e in Georgia. Fra i nativi americani lo troviamo fra Na-dene e Algonchini (gli Amerindi del nordest, tra Canada e USA settentrionali),sia in popolazioni viventi che in sepolture. La percentule è tipicamente il 3 %, con alcuni picchi oltre il 10% in alcune tribù. In Sudamerica è presente negli Yanomami.

L'aploguppo X americano fu facilmente correlarlo a incroci con bianchi dopo la venuta degli europei (a cominciare dai Vichinghi nel IX secolo), ma la distanza genetica tra il tipo nordamericano e quello europeo è troppo alta per dare validità all'idea. Contemporaneamente era stata notata un'altra stranezza: le punte delle lance della cultura Clovis, la più antica documentata in Nordamerica, sono simili a quelle che venivano fabbricate in Francia dai Solutreani qualche migliaio di anni prima. Punte del genere si trovano soltanto in Francia, penisola iberica e Nordamerica.

Partendo dagli interrogativi che la presenza dell'aplogruppo X pone ai genetisti e alla paleoantropologia noi del Progetto Atlanticus andiamo a ipotizzare una visione azzardata e che richiama in causa quegli Elohim/Anunnaki che avevano lasciato alcune pagine fa dopo avere creato l'homo sapiens attraverso l'ibridazione tra il loro DNA e quello di un Herectus, o di un Heidelbergensis e che Progetto Atlanticus chiama “Out of Atlantis”.

Ma prima è interessante osservare alcuni dettagli che sono stati presentati dal Progetto Atlanticus nel lavoro “Il Cammino del Sapere”, disponibile in formato PDF gratuitamente nel sito blog degli autori “Le Stanze di Atlanticus”.

Questi dettagli corrispondono ad alcune caratteristiche fenotipiche che quasi sempre gli antichi testi associavano alle divinità, o ai semi-dei. Sto parlando del fenomeno del biondismo e del rutilismo, meglio ancora se associati dal colore chiaro di occhi.

Diverse mummie disseminate in ogni luogo del pianeta mostrano caratteristiche comuni appartenenti alle famiglie reali o divine di ogni tempo. Come ad esempio la nonna di Tutankhamon, nella immagine sottostante, risulta avere i capelli biondi e chiari lineamenti caucasici.

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Oppure ancora l'Uomo di Cherchen, in Cina che presenta tratti caucasici del tutto inattesi in estremo oriente.

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Come scrive Adriano Romualdi nel suo articolo “I Capelli Biondi nella Grecia Antica” la stragrande maggioranza degli eroi e degli dei di Omero sono biondi: Achille, modello dell’eroe acheo, è biondo come Sigfrido, biondi sono detti Menelao, Radamante, Briseide, Meleagro, Agamede, Ermione. Elena, per cui si combatte a Troia, è bionda, e bionda è Penelope nell’Odissea. Peisandro, commentando un passo dell’Iliade (IV, 147), descrive Menelao xanthokòmes, mégas én glaukòmmatos “biondo, alto e con gli occhi azzurri”. Karl Jax ha osservato che tra le dee e le eroine d’Omero non ce n’è una che abbia i capelli neri.

Che un certo ideale nordico contrassegnasse il vero elleno fino ai tempi più tardi, potrebbe confermarlo questa notizia del medico ebreo Adimanto, vissuto all’epoca dell’Impero Romano. Egli scrive (Physiognomikà, 11, 32): “Quegli uomini di stirpe ellenica o ionica che si son conservati puri, sono di statura abbastanza alta, robusti, di corporatura solida e dritta, con pelle chiara e biondi.

Ma moltissime altre civiltà associano capelli biondi o rossi e occhi azzurri a una caratteristica divina: egizi, sumeri, indiani e mesoamericani.

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E non dimentichiamo che anche il Quetzalcoatl dei Maya era ricordato come di carnagione chiara con capelli e barba rossa, soggetto quindi al fenomeno del rutilismo ovvero quella caratteristica delle persone che hanno peli e capelli rossi o castano ramato.

In egual modo veniva descritto Viracocha, il colonizzatore secondo la civiltà Inca, proveniente da est. Si ha notizia che un disegno rinvenuto a Palenque somiglia ad un Semita.

Scrittori come Taylor Hansen, Cieza de Leon, De La Vega, Simone Waisbarg, Kolosimo ed altri, che hanno indagato su quanto raccontato dagli spagnoli durante la loro invasione nelle Americhe, ci presentano un gigante bianco, barbuto, con un tridente, che regge una catena alla quale è legato un serpente mostruoso. Identificato dagli Iberici con San Bartolomeo, simile al Nettuno di Platone (Poseidonis di Atlantide); che raffigura il "dio bianco" Viracocha, il creatore del mondo, al quale era consacrato il tempio di Tiahuanaco (città chiamata Chuquiyutu da Diego D’Alcobada), palazzo definito la vera ottava meraviglia del mondo per le sue dimensioni. La sola sala del trono era 48 metri per 39.

Gli spagnoli parlano di sessanta giorni e sessanta notti di pioggia incessante. Dopo il Diluvio, Viracocha si stabilì nell'isola sul lago Titicaca e plasmò gli uomini d'argilla e vi soffiò dentro la vita, insegnò loro il linguaggio e le scienze, i costumi e li distribuì nel mondo volando da un continente all'altro. Si diresse poi a Tiahuanaco; da qui inviò due emissari a ovest e a nord. Lui prese la strada per Cuzco. Sopra una carta geografica possiamo tracciare la cosiddetta "Rotta di Viracocha" che passa da Pukara, città distrutta dalla caduta di un fuoco dal cielo, come avvenne per Sodoma e Gomorra. Pukara è equidistante sia da Tiahuanaco che da Cuzco.

Questa caratteristica è occasionale nelle popolazioni caucasiche e si crede relazionata con una pigmentazione più chiara e la presenza di lentiggini ed un'alta propensione al melanoma e ad altri problemi cutanei; tuttavia pur non sembrando essere relazionata con una pigmentazione oculare alcuni la mettono in relazione con il colore verde.

Oggi il rutilismo è diffuso in Europa occidentale, in particolare sulle coste dell'Atlantico. E' ritenuto dai genetisti "un carattere residuale, ereditato da una popolazione in cui era presente nella totalità o quasi degli individui e conservatosi in quelle zone dove l'ibridazione è stata più lenta". Circa 20 mila anni fa, sebbene già esistente come mutazione individuale nei Sapiens Sapiens, il rutilismo è diventato il tratto fenotipico dominante degli abitanti della paleo-Europa. Secondo i genetisti si è trattato di una risposta fisiologica al clima glaciale, freddo e scarsamente illuminato.

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Si è imposto in questo tipo di ambiente perché la pelle chiara favorisce l'assunzione della vitamina D e soprattutto perché i rossi trattengono meglio il calore e quindi risultano meno esposti al congelamento, caratteristica fisica ideale per sopravvivere in un periodo di freddo rigido, oppure su un pianeta più lontano dal Sole e quindi meno 'caldo' della Terra.

Attualmente i rossi sono concentrati soprattutto nel nord Europa, alla fine dell'era glaciale, invece, il rutilismo doveva risultare assai indicato anche a latitudini mediterranee. Basta considerare che la linea degli alberi ad alto fusto durante il massimo glaciale del Wurm era situata sulla direttrice Mar Nero-Liguria-Spagna (45° parallelo), mentre oggi la troviamo al circolo polare. Anche l'uomo di Neanderthal, che abitava le stesse zone in tempi precedenti, aveva i capelli rossi. La scoperta è stata fatta analizzando due soggetti vissuti tra i 40 e i 50 mila anni fa, uno in Spagna e uno in Italia. Ma si tratta di una convergenza evolutiva. L’attuale rutilismo dei Sapiens Sapiens, infatti, nonostante il provato incrocio tra le due specie, non è un'eredità neanderthaliana, è dovuto a un'espressione diversa dello stesso gene MC1r mutato. Evidenza che naturalmente punta i riflettori sull'adattamento alle condizioni climatiche: le popolazioni presenti in Europa durante l’era glaciale hanno assunto questo connotato fenotipico, che era già presente a livello individuale nei loro antenati, ma che solo per ragioni ambientali è diventato patrimonio genetico della generalità degli individui.

Una cosa interessante è la leggenda della tribù ancestrale dei Si-Te-Cah ricordata dalla tradizione orale degli indiani Paiute del Nevada... si parla di uomini bianchi di alta statura con i capelli rossi. Siamo intorno al 45° parallelo, quindi alla stessa latitudine dell’area che in Europa ha ospitato la cultura cromagnoide il che farebbe pensare che anche dall’altra parte dell’oceano ci fossero condizioni climatiche tali da determinare la diffusione del rutilismo.

Pure gli "uomini del mare", invasori dell'Egitto, vengono indicati come "rossi" e addirittura nelle leggende Cinesi troviamo un popolo dai capelli rossi. La parola Rutennu o Rotennu deriva da Rut o Rot che significa rosso. Di tale colore il mare che bagnava l'Egitto, "il mare dei Rossi".

Rut deriva da Rute che con Daytia era una delle due isole superstiti di Atlantide; punto di partenza della razza che soggiogò quella che dimorava sulle sponde del Nilo originando i Rutennu: gli uomini del mare di Rute.

Il popolo degli Yxsos veniva definito una razza più rossa di quella egizia e, per loro stessa ammissione, proveniva da quella terra che si stendeva fra il Pacifico e il Sud atlantico chiamata "Oceano Ethiopicus", nota come Etiopia, notoriamente popolata da "neri". Terra che formava una sorta di ponte fra i popoli dell'Atlantico, del Mediterraneo e del Pacifico.

Significativo che il vocabolo "Kush", trasformazione del nome Cuzco (un collegamento con le Ande?), sia un vocabolo non ebraico tramandatoci dalla Bibbia, che si ritrova nel nome degli Etruschi, Etr-ush e definisca gli Etiopi e la loro terra; quella di Koshu. Inoltre l'antico nome di Ur era Kish.

Quindi l'origine di molti popoli sembra si trovasse nel mezzo dell'Atlantico, in quella Rute che apparteneva ad Atlantide.

Rossi erano tutti i popoli sulle sponde delle terre intorno a quest'ultimo perduto continente: i Maya, gli Incas, gli Aztechi, gli Indios americani, i Pellirosse; razze che affermavano di provenire da una terra chiamata Aztlan o Atlan naufragata nell'Oceano Atlantico in seguito a cataclismi e terremoti.

Vivo è il ricordo fra il popolo rosso americano. I Delaware ricordano l'età dell'oro e quella della distruzione di una grande isola oltre l'oceano; i Mandan conservano un'immagine dell'Arca; i Dakota raccontano che gli avi salparono da un'isola sprofondata a oriente.

Gli Okanocan parlano di giganti bianchi su di un'isola in mezzo all'oceano che venne distrutta; i superstiti divennero rossi in seguito alle scottature del sole per aver navigato per giorni su di una canoa.

Ad uno dei più antichi ceppi della razza rossa appartengono anche i Guanci delle isole Canarie; individui con occhi azzurri, capigliatura bionda come alcuni Incas e Chimù.

Gli antichi ebrei avevano i capelli biondi e crespi non comuni ai popoli orientali, orgogliosi della loro cultura monoteista da considerarsi gli "eletti".

Seguendo le tracce di questo colore giungiamo fino al Pianeta Rosso: "Marte". Secondo Brinsley Le Poer Trench, il libro di Enoch proverebbe che l'Eden si trovava su quel pianeta. Enoc nel terzo cielo, quello di Marte, appunto, contemplò il giardino del Paradiso e al centro vide l'albero della Vita.

Perchè queste caratteristiche venivano associate al 'divino'? E come mai troviamo tratti caucasici, indoeuropei presso culture che, secondo la storia e la genetica, non dovrebbero avere avuto contatti fino al XVI secolo? E perchè tutti parlano di una origine di queste divinità da un luogo sconvolto da un cataclisma e quindi sede e origine di queste caratteristiche fisiche?

Per cercare di rispondere alle sopraccitate domande dobbiamo tornare all'ibridazione e chiamare in causa un noto passo biblico.

"quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sopra la faccia della Terra e nacquero loro delle figliole avvenne che i figli di Dio videro che le figliole degli uomini erano belle e se ne presero per mogli tra tutte quelle che più loro piacquero e queste partorirono loro dei figli. Sono questi i famosi eroi dell'antichità”

Quali uomini? I Sapiens, nati dall'esperimento genetico degli Anunnaki promosso da Enki come narrato nell'Inuma ilu Awilum e anche nella Genesi biblica se vogliamo.

Quali figli di dio? I figli appunto degli Anunnaki arrivati da Marte.

Quali famosi eroi dell'antichità? Coloro che saranno ricordati come 'Giganti', uomini famosi, probabilmente caratterizzati da biondismo e/o rutilismo. I cosiddetti Nephilim e che si collegano alla figura e al ruolo di Atlantide non tanto quale culla non del genere umano, che rimane l'Africa e la teoria dell'Out of Africa, tanto quanto punto di origine di quelle caratteristiche fenotipiche attribuite a quelle divinità civilizzatrici che effettivamente dopo il diluvio riportarono la civiltà nel mondo secondo l'ipotesi Out Of Atlantis.

Un parallelismo tra le teorie Out of Africa II e Out of Atlantis dove una non sostituisce l'altra ma si integrano armoniosamente.

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Non sto parlando di razze secondo i tradizionali canoni. Sto parlando di eredità genetiche, alberi genealogici che hanno avuto origine da diversi punti di partenza e dove, per qualche motivo, alcune caratteristiche fisiche (occhi azzurri+capelli biondi oppure occhi verdi+capelli rossi) rappresentavano un elemento identificativo di coloro che appartenevano a delle stirpi divine.

I punti di partenza genealogici possono essere L'Homo Heidelbergensis (H.Erectus/Ergaster) da cui ha avuto origine il fenotipo negroide e gli aplogruppi ad esso collegati derivanti dalla prima ibridazione.

Il Neanderthal da cui ha avuto origine il fenotipo del rutilismo (capelli rossi e pelle chiara) tratto fenotipico dominante degli abitanti della paleo-Europa. Fenotipo che ragionevolmente mi fa pensare agli individui selezionati per portare la civiltà nel mondo dopo il Diluvio, gli Enkiliti, gli Elohim.

Il Cro-Magnon, biondo con gli occhi azzurri, alto tra 1,80 e 1,90 m, antagonisti dei Neanderthal come peraltro ricordato nel passo biblico in cui si parla di Esaù e Giacobbe. Tra l'altro una statura di quel livello significava apparire come 'Gigante' rispetto all'altezza media del Sapiens.

Il successivo incrocio tra tutti questi fenotipi nel corso dei millenni ha portato all'uomo moderno con la diversità di caratteristiche evidenziata dai numerosissimi rami genetici chiamati aplogruppi.

Possiamo allora giungere al seguente schema che descrive sinotticamente le riflessioni fin qui fatte per cercare insieme di definire una conclusione a questo percorso storico.

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Il mito classico ci racconta di una violenta guerra tra Titani e Dei con la vittoria di questi ultimi. Guerre incredibili sono citate anche nei testi sanscriti Veda come il Mahabarata dove vengono descritte armi che ricordano i più moderni arsenali bellici e anche più avanzate. La Bibbia stessa ricorda la cura con cui Yahweh procede all'annientamento del popolo degli Anakiti (notare l'assonanza con Anunnaki) e lo sterminio di Giganti viene più o meno raccontato in molte leggende di diverse culture un po' ovunque nel mondo.

Come se a un certo punto, nella storia remota, forse ancor prima del Diluvio Universale, in quella che fu la utopica età dell'oro, l'Atlantide, i Nephilim si fossero ribellati al potere dei 'padri' Titani in una sorta di guerra civile pro-tempore in cui i Sapiens diventavano eserciti, pedoni di una ipotetica scacchiera.

Zeus che combatte contro Crono. Davide (biondo) che combatte contro Golia (titanico gigante anakita). Thor (il rosso) e Odino (il biondo) che combattono contro l'equivalente dei Titani greci nella mitologia norrena.

I biondi (o rossi) Nephilim contro i 'vecchi' Titani Anunnaki in guerra tra di loro per diventare gli Elohim, gli Dei e regnare incontrastati sugli Uomini Sapiens Sapiens nei millenni a venire.

Fonti
http://archiviostorico.corriere.it/2000 ... 2257.shtml
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12354
http://www.progettoatlanticus.net/2012/ ... tario.html
http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10076
http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10084
http://it.wikipedia.org/wiki/Colin_Pillinger
http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9404
http://www.mediafire.com/view/?041ydq0eb6i4vq6
http://www.hwh22.it/xit/S06_bacheca/200 ... ilano.html
http://aldopiombino.blogspot.it/2008/11 ... ropei.html
http://www.mediafire.com/view/4zh34x0id ... Sapere.pdf
http://www.cieliparalleli.com/Storia/ci ... ighur.html
http://pastmists.wordpress.com/
http://www.centrostudilaruna.it/i-capel ... ntica.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Rutilismo
http://www.tanogabo.it/rosso.htm
Gli Indoeuropei. Origini e migrazioni, Edizioni di Ar, Padova 1978.
http://paleostorie.webnode.it/news/i-ca ... -europei1/
http://www.corriere.it/scienze/07_ottob ... ossi.shtml
http://www.progettoatlanticus.net/2013/ ... ssato.html
http://www.progettoatlanticus.net/2013/ ... chita.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_norrena



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MessaggioInviato: 16/02/2014, 17:32 
La ricerca che sto cercando di approfondire e che parte dall'articolo riportato nel post di apertura vuole cercare conferme sul piano scientifico attingendo agli studi effettuati dai laboratori genetici e scienziati genetisti nel mondo.

Riporto a tal proposito il lavoro svolto da Anatole A. Klyosov e Igor L. Rozhanskii dal titolo "Re-Examining the "Out of Africa" Theory and the Origin of Europoids (Caucasoids) in Light of DNA Genealogy ovvero "Riesame della teoria "Out of Africa" e l'origine dei caucasici alla luce della genealogia del DNA" nella quale sono stati analizzati più di settemila aplotipi di 46 sottoclassi di 17 principali aplogruppi relativamente ai loro elementi base e comuni ai loro antenati, ai fini della progettazione di alberi di aplogruppo.

Giungendo alla constatazione che gli aplogruppi Europeoidi NON discendono da aplogruppi "africani" A o B è corroborata dal fatto che portatori di aplogruppi Europeoidi, così come tutte gli aplogruppi non africani, non portano né SNPs M91 , P97 , M31 , P82 , M23 , M114 , P262 , M32 , M59 , P289 , P291 , P102 , M13 , M171 , M118 (facenti capo all'aplogruppo A e alle sue sottoclassi) o M60 , M181 , P90 (facenti capo invece all'aplogruppo B), come è stato dimostrato recentemente in "Walk through Y" pubblicato dal 'Progetto FTDNA' su diverse centinaia di persone provenienti da vari aplogruppi.

Questo porta alla conclusione che le caratteristiche 'fenotipiche' delle popolazioni europee, appartenenti al ceppo caucasoide/indoeuropeo, devono avere una origine diversa.

Alcune mappe concettuali possono aiutarci a ipotizzare una teoria diversa.

http://frontiers-of-anthropology.blogsp ... ups%20Maps

Immagine

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e, forse la più significativa dal mio punto di vista, la mappa di Donnelly relativamente all'impero di Atlantide con evidenza dei marcatori genetici osservati nel corso degli studi dei genetisti sopraccitati

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MessaggioInviato: 16/02/2014, 17:42 
Un'altra mappa che evidenzia l'origine di uno specifico ceppo genetico nel cuore dell'oceano Atlantico, nei dintorni dell'arcipelago delle Azzorre.

Immagine

Quello stesso ceppo genetico caratterizzato da qualità fenotipiche ben precise e delineate associate nella stragrande maggioranza dei casi a capacità e conoscenze superiori allo standard preistorico del tempo tali da essere associate all'elemento 'divino'


Ultima modifica di Atlanticus81 il 16/02/2014, 17:46, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/02/2014, 10:31 
Prima di arrivare alla teoria dell'Out of Atlantis vale la pena approfondire le teorie intermedie che mi hanno permesso di giungere alle conclusioni presentate nell'articolo di apertura.

La prima umanità (di G.Giordano)

Nonostante le numerose scoperte che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni, è ancora diffusa la falsa opinione di una preistoria da sussidiario elementare, quella dei cosiddetti uomini delle caverne, visti come esseri estremamente basici e incapaci di un pensiero elevato. Evidenti tracce di civiltà, al contrario, sono riscontrabili già all'apparizione dell’uomo, oltre un milione di anni prima della ben nota esplosione della cultura dell’Homo sapiens, avvenuta a partire da circa 200 mila anni fa. La prima umanità, che generalmente definiamo dell’Homo erectus, era decisamente avanzata. Niente esseri ricurvi e capaci solamente di grugniti, niente sassi appena scheggiati usati come utensili e popolazioni in balia della natura. L'uomo è apparso quasi due milioni di anni fa. Homo habilis, Homo rudolfensis, Homo georgicus, Homo erectus e Homo ergaster esistevano più o meno contemporaneamente. Pare che questi primissimi appartenenti al genere Homo non siano ominidi distinti, l'uno l'evoluzione dell'altro, ma che in realtà rappresentino solo variabilità somatiche tra individui della medesima specie. L'antichità dei reperti georgiani ha fatto perfino dubitare dell'origine africana della nostra specie. Ormai, peraltro, è ampiamente rivalutata la teoria evolutiva multi-regionale, in alternativa al modello Out of Africa. In definitiva, abbiamo forme interfeconde, appartenenti a un unico flusso umano, con inevitabili derive genetiche in occasione di isolamento geografico e viceversa profondi rimescolamenti del Dna a seguito di grandi migrazioni.

Oggi il nome Homo ergaster è spesso attribuito alle popolazioni dei primi uomini stanziati in Africa, mentre con il termine erectus si preferisce indicare la prima umanità asiatica. Homo erectus era in grado di fabbricare sofisticati utensili già 1,8 milioni anni fa. Le impronte di Laetoli, in Tanzania, che risalgono a ben 3,6 milioni di anni fa, appartenute all'Australopithecus afarensis, indicano una postura eretta e un andatura bipede, ma l'arco plantare risulta molto meno accentuato e gli alluci divergenti. Homo ergaster, 1,5 milioni di anni fa, invece, aveva un piede anatomicamente moderno. Ed era un perfetto corridore. Il famoso ragazzo di Turkana non era poi così diverso da noi. Era un dodicenne di 160 centimetri che sarebbero diventati 185 al raggiungimento dell'età adulta. Si può supporre che in linea generale avesse un aspetto assai simile a un uomo moderno, con una struttura corporea paragonabile agli attuali Masai, anche se la capacità cranica era di 880 cm³, che sarebbero diventati 910 cm³ con la maturità, molto meno dell'uomo moderno che in media raggiunge i 1350 cm³. Uomini con una scatola cranica più piccola, è vero, tuttavia già con una mente in grado di elaborare concetti "raffinati".

Le tracce archeologiche rivelano che l'erectus e le forme analoghe costruivano oggetti da lavoro tecnicamente elaborati, come asce in pietra, 1,7 milioni di anni (Kenya). In vari depositi antichi 1,5 milioni di anni (Etiopia) è stata trovata dell'ocra rossa, la stessa utilizzata nelle sepolture cerimoniali milioni di anni dopo dai Cro-Magnon del Paleolitico superiore. Una serie di linee parallele incise su un osso di animale fra 1,4 e 1,2 milioni di anni fa (Bulgaria) potrebbero rappresentare il più antico esempio di segni simbolici. L'uomo usava il fuoco 1 milione di anni fa (Sudafrica), navigava 800 mila anni fa (non avrebbe potuto occupare l’Indonesia), costruiva armi complesse tipo lance 700 mila anni fa (Pechino), costruiva capanne 600 mila anni fa (Tokyo). In Israele, lungo la “faglia del Mar Morto”, sono emersi comportamenti sociali sofisticati datati 750 mila anni fa, che rivelano una ben definita organizzazione sociale e un'esplicita capacità di comunicazione tra i componenti del gruppo. Sono stati trovati un focolare e legno usato come combustibile, segni di lavorazione della pietra, soprattutto basalto e calcare, numerosi utensili, asce e mannaie, raschietti e punteruoli, incudini e martelli, ossa di animali e una ricca collezione di resti botanici, lavorazione e consumo di pesce e di granchi, lavorazione delle nocciole. Insomma una piccola, grande, civiltà.

http://paleostorie.webnode.it/news/la-p ... nit%C3%A0/


Ultima modifica di Atlanticus81 il 18/02/2014, 10:32, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/02/2014, 17:29 
Per chi ha facebook suggerisco, relativamente al thread in oggetto, la visione delle informazioni presentate in questo gruppo.

Il Pianeta delle Scimmie
http://www.facebook.com/groups/155967447841179/



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MessaggioInviato: 18/02/2014, 17:56 
Finalmente sono riuscito a leggere [:D]

Molto intrigante, con tantissimi spunti per una seria e affascinante estensione della ricerca.

Ricerca che però credo sia decisamente poco solida per l'ipotesi marziana della provenienza di questi popoli.
A parte questo...un grandissimo lavoro! Bravo Atlanticus [:264]



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MessaggioInviato: 19/02/2014, 01:29 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Un'altra mappa che evidenzia l'origine di uno specifico ceppo genetico nel cuore dell'oceano Atlantico, nei dintorni dell'arcipelago delle Azzorre.

Immagine

Quello stesso ceppo genetico caratterizzato da qualità fenotipiche ben precise e delineate associate nella stragrande maggioranza dei casi a capacità e conoscenze superiori allo standard preistorico del tempo tali da essere associate all'elemento 'divino'


Non so ma a me questa mappa sembra un faro. Un punto luminoso che non può far a meno di inserirmi nella testa un tarlo: Perchè è proprio dove i miti fanno risalire una civiltà "primordiale"?

Fosse una coincidenza sarebbe davvero l'ennesima STRANA COINCIDENZA a cui ci siamo purtroppo abituati.

MA se non fosse una coincidenza, pur non volendosi invischiare nella questione del mito di atlantide o di una civiltà pre umana (sapiens), come lo si potrebbe spiegare? Io non credo ci siano spiegazioni plausibili ALTERNATIVE a quella che li identifica come un residuo dal quale poi si è risuciti a "riemergere".

Come spesso accade la verità la si nasconde sotto il naso delle persone; in questo caso il "sotto il naso è metaforico" perchè non sono informazioni che chiunque può trovare, ma chi studia queste cose penso le conosca bene, nessuno si è posto la domanda? Nessuno è stato accecato da questo faro in mezzo all'oceano al punto da voler indagare in maniera concreta e non come si fa ad esempio col le piramidi per le quali sono state fornite spiegazioni a dir poco cospirazione (e mi riferisco ai trapani in rame, alle rampe ed ai blocchi estratti lavorati e posati ogni 5 min).

p.s: leggendo la parte relativa ai trapani da 2,5 mm di penetrazione per giro mi è venuta in mente la faccenda DEI MARTELLI DI LUCE con i quali si tagliavano le rocce.

Beh le prove FISICHE par di capire che ci sono, e sono incontestabili dato che la scienza dei materiali è una scienza esatta, cos'altro ci vuole? E' questa la pistola fumante, o no?



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MessaggioInviato: 19/02/2014, 09:20 
Credo proprio che l'approfondimento di questo filone di ricerca ci fornirà considerazioni molto importanti su cui discutere.

Voglio proseguire in tal senso con il massimo impegno e con l'aiuto di tutti voi.

[;)]



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MessaggioInviato: 19/02/2014, 14:00 
L'enigma degli antenati degli europei

Buona parte del DNA mitocondriale degli europei moderni non deriva solo da quello delle prime popolazioni di cacciatori-raccoglitori né solo da quello dei primi agricoltori, che per di più rappresentavano due gruppi geneticamente distinti

Analizzando il DNA estratto da ossa rinvenute in antiche tombe della prime popolazioni europee di cacciatori-raccoglitori e di agricoltori, e confrontandolo con quello di europei moderni, un gruppo di ricercatori anglo-tedesco ha scoperto non solo che gli agricoltori non discendevano dai cacciatori-raccoglitori, ma anche che l'82 per cento dei tipi di DNA mitocondriale identificati nei cacciatori-raccoglitori è piuttosto raro fra gli europei contemporanei. La scoperta, pubblicata su "Science" da un lato chiarisce alcuni aspetti del problema, ma dall'altro ripropone l'enigma di chi siano gli antenati degli europei moderni.

L'uomo è arrivato in Europa circa 45.000 anni fa, sostituendo i Neandertal, e affrontando successivamente numerosi cambiamenti climatici, compresa l'ultima era glaciale, dopo la cui fine - circa 11.000 anni fa - il loro stile di vita è rimasto immutato ancora per migliaia di anni per essere poi lentamente sostituito dall'agricoltura. A lungo si è dibattuto se questo cambiamento nello stile di vita sia stato portato da una nuova popolazione o se la diffusione abbia riguardato solamente l'idea di agricoltura.

La nuova ricerca mostra appunto che i primi agricoltori dell'Europa centro-settentrionale non possono essere stati i discendenti dei cacciatori-raccoglitori che erano arrivati prima di essi. Ma la cosa più sorprendente è che mentre gli attuali europei non possono essere i discendenti dei soli cacciatori-raccoglitori o dei soli agricoltori, non sembra neppure che che siano la mera mescolanza di questi due gruppi.

"E' veramente strano", osserva Mark Thomas, dell'University College di Londra e coautore dello studio. "Per oltre un secolo il dibattito si è incentrato sulla domanda 'quanti cacciatori-raccoglitori e quanti primi agricoltori?. Ma ora che per la prima volta siamo in grado di guardare direttamente ai geni risalenti all'età della pietra in Europa, scopriamo che alcuni tipi di DNA non ci sono, a dispetto del fatto che oggi siano comuni fra gli europei."

"Le nostre analisi mostrano che nell'Europa centrale non c'è una continuità diretta fra cacciatori-raccoglitori e agricoltori." dice Joachim Burger dell'Università di Mainz. "Dato che i cacciatori-raccoglitori c'erano da prima, gli agricoltori devono essere immigrati nell'area." Lo studio identifica il bacino carpatico come l'origine del primi agricoltori del centro Europa: "Sembra che gli agricoltori della cultura della ceramica lineare siano immigrati 7500 anni fa in Europa centrale, inizialmente senza mescolarsi con i cacciatori-raccoglitori locali."

"Questo è sorprendente perché ci sono stati contatti culturali fra indigeni e immigrati ma, a quanto pare, nessuno scambio genetico di donne", aggiunge Barbara Bramanti, prima firmataria dell'articolo.

"Stiamo ancora cercando i componenti restanti dell'ascendenza degli europei moderni. Cacciatori - raccoglitori e agricoltori da soli non bastano. Forse nuovi dati sull'antico DNA di periodi successivi della preistoria europea potranno in futuro getta luce su questo problema", ha concluso Burger. (gg)

http://www.lescienze.it/news/2009/09/07 ... ei-573680/



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MessaggioInviato: 19/02/2014, 22:59 
siamo stati "trapiantati" quindi? E se si da dove e da chi e perchè?



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MessaggioInviato: 22/02/2014, 01:33 
Salve a tutti,

su invito del nostro Atlanticus pubblico direttamente qui una interessante notizia apparsa sulla pagina inglese di Wikipedia, e che come ogni news della Wiki rimanda a una pagina della stessa (in fondo):


L' Origine delle Popolazioni Native Americane



L' analisi del DNA dei resti di 12.500 anni fa (notare la data)
dello scheletro di un bambino, trovato in Montana e circondato da numerosi artefatti della cultura Clovis
e denominato Anzick-1,

ha dato importanti certezze circa la lungamente discussa origine delle popolazioni americane.


I risultati indicano una forte affinità con fonti siberiane,
"virtualmente esclude ogni stretta affinità europea", ossia l' ipotesi Solutreana tanto cara allo Smithsonian,
(che tanto per cambiare quando si guardano le prove, aveva torto)

e a sua volta tutte le esistenti popolazioni native (quelle poche sopravvissute, aggiungerei tristemente) mostrano forti affinità con esso,

indicando che discendono tutte da una popolazione che viveva in o presso la Siberia, l' Alto-Paleolitica popolazione Mal'ta...


Una scoperta di importanza fondamentale,

che non meriterebbe di dover essere anche solo apparentemente sminuita dalla puntualizzazione,
giacchè, a dispetto del sensazionalismo tipicamente giornalistico per attirare l' attenzione,

le stesse prove aprono nuovi interrogativi e ne lasciano ancora altri, ci sono ancora altre prove che aggiungono altri tasselli al mosaico.

Insomma, c' è ancora molto lavoro da fare, ma questa è una scoperta che mette un punto fermo fondamentale nel rispondere alla domanda.


Saltando i tecnicismi genetici

- che potete comunque reperire nel link, per chi fosse interessato e ne capisse abbastanza da spiegare al sottoscritto [:p] -

di questa scoperta andiamo nel dettaglio di tutti gli aspetti portati alla luce con questa scoperta e quelle precedenti, che ancora attendono risposta:


Senza altro Anzick-1 appartiene a una popolazione direttamente antenata delle attuali popolazioni di Nativi Americani del Centro e Sud America,

il che esclude ogni ipotesi che invasioni successive ai Clovis avessero soppiantanto o assimilato i precedenti immigrati.


C'è però il problema tutt' altro che piccolo che non è stata riscontrata la stessa affinità tra tutti i gruppi di Nativi e questo DNA:

Vi è una minore affinità rispetto alle popolazioni Nord Americane che rispetto a quelle che vivono nel Centro e Sud, il cui significato è ancora da chiarire.


Ciò suggerisce che le popolazioni Nord Americane sono basali (filogeneticamente parlando) rispetto ad Anzick-1 e alle sue popolazioni discendenti del Centro e Sud.

http://en.wikipedia.org/wiki/Basal_%28phylogenetics%29

Cosa tuttavia ciò comporti, è però ancora un punto da risolvere.


Per concludere a questo punto la panoramica sugli Studi Genetici sui Clovis,

altri ritrovamenti di punte di lancia e di DNA in Oregon suggeriscono che proprio il Nord potrebbe essere stato colonizzato da più popolazioni e che la cultura Clovis non fosse la prima,
e una dicotomia Est/Ovest in cui i Clovis risiedevano a Est.

E, dulcis in fundo, come non citare la questione, già ampiamente discussa in questo forum, dell' Aplogruppo X trovato nel DNA mitocondriale di alcune tribù native.


Qui il link alla pagina wiki con la notizia, purtroppo in inglese:

http://en.wikipedia.org/wiki/Clovis_culture#Genetic_studies
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Conclusioni:


Ora che l' ipotesi Solutreana è stata praticamente esclusa da questi ultimi ritrovamenti,

e che è stata accertata l' origine Siberiana dei Nativi Americani

ma non si trovano prove sufficientemente solide nemmeno della migrazione attraverso tutta l' Asia passando alla base della tesi attualmente ufficiale (ancora per quanto?) del passaggio per lo stretto di Bering,


bisognerà davvero che rispondano alla domanda su come quel raro DNA sia finito in mezzo mondo saltando l' altra metà,

praticamente in tutti i luoghi ove i libri di testo delle elementari pongono le prime civiltà madre della Storia in tutti i continenti. [8D]



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MessaggioInviato: 22/02/2014, 02:16 
uhm, e se fosse semplicemente perchè pur usando uno stesso modello le diverse "razze" si differenziano perchè sono state prodotte e perfezionate ognuna in un luogo diverso e quindi con "materiale" genetico diverso e non per forza preso on loco?

Se non ho capito male l'articolo che hai postato ci indica che quel bimbo analizzato di 12mila anni fa è imparentato con uomini della siberia e presenza maggiori tratti in comune con i popoli sud americani rispetto a quello nord americani dico bene? Quindi è come se si fosse trovato lì "per caso".



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MessaggioInviato: 22/02/2014, 06:03 
E quante probabilità ci sono che l' unico scheletro che ci arrivi da un sito di una data cultura sia l' unico che non arrivasse nemmeno da lì ma dall' altro capo del mondo solo "per puro caso" [?] [:I]

E' evidente che si tratta con ogni probabilità di un esponente di quella popolazione, che evidentemente proveniva in origine da quella parte del mondo, come hanno dedotto gli scienziati.



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MessaggioInviato: 24/02/2014, 13:11 
Immagine

Questa è solo una delle mummie ritrovate a Chinchorro nel deserto di Atacama (località già nota per altri motivi)

Preservate da uno dei climi più aridi della Terra, queste mummie nel deserto cileno conservano, dopo centinaia di anni, ancora la pelle, i capelli e gli abiti. Qui il popolo dei Chinchorro praticò la mummificazione migliaia di anni prima degli antichi egizi.

Ciò che mi interessa osservare è la pigmentazione dei capelli... inequivocabilmente rossi!

http://www.nationalgeographic.it/popoli ... 1215093/3/



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MessaggioInviato: 25/02/2014, 17:48 
Neanderthal, Denisova e l’homo misterioso a letto con loro…e non per dormire

ROMA – Neaderthal, Denisova e un “homo” misterioso condivisero il letto e non certo per dormire. Lo studio del genoma dei nostri antichi ed estinti progenitori che vissero oltre 40mila anni fa mostra segni di un Dna ancora più antico e misterioso.

I ricercatori dell’Harvard Medical School, guidati da David Reich, hanno collaborato con Svante Pääbo del Max Plack Institute for Evolutionary Anthropology e hanno scoperto la traccia del

Dna di un altro progenitore dell’homo Sapiens nel genoma dell‘homo di Denisova e di Neanderthal recuperato nella grotta di Denisova.

Il 18 novembre i ricercatori hanno presentato alla Royal Society di Londra un nuovo studio di alta qualità del genoma dei Neanderthal e dei Denisova, evidenziando come alcune sequenze di Dna dei due estinti progenitori presentassero tracce di un’altra popolazione ancor più arcaica e sconosciuta, che sarebbe vissuta tra Europa e Asia oltre 30mila anni fa. Che l’homo Sapiens avesse “dormito” con Neanderthal e Denisova non è certo un segreto: il Dna umano delle popolazioni originate dai progenitori provenienti dall’Africa ha in comune con i Neanderthal circa il 2% del genoma, mentre il 4% del genoma delle popolazioni aborigene dell’Oceania, dalla Papua Nuova Guinea all’Australia, è condiviso con i Denisova. Mark Thomas, genetista dell’evoluzione dello University College London ha commentato la ricerca: “Ciò che i risultati suggeriscono è che stiamo osservando una sorta di mondo simile a quello del “Signore degli Anelli” dove diverse popolazioni di ominidi convivevano tra loro”.

Chris Stringer, paleoantropologo del London Natural History Museum, ha commentato la notizia: “Non abbiamo idea di quale popolazione possa trattarsi”. Ma allo stesso tempo lancia la sua ipotesi e parla di homo Heidelbergensis, specie che lasciò l’Africa mezzo milione di anni e che diede vita ai Neanderthal in Europa e che potrebbe aver raggiunto anche l’Asia. L’identità del terzo “homo” nel letto di Neanderthal e Denisova per ora rimane un mistero.

http://www.blitzquotidiano.it/scienza-e ... e-1723213/



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