VENIVANO DA UN'ALTRA GALASSIA ...
Si conclude il racconto dell'ex agente dell'intelligence Kewper. Entriamo con lui nel cuore dell'Area 51, davanti a nove Dischi Volanti e ad un Alieno di tipo "Grigio".
di Linda Moulton Howe

Kewper riferisce di aver visitato l'Area 51 nel 1958, sotto la scorta di un colonnello dell'Air Force ed insieme al suo diretto superiore e tre agenti della CIA . In una grotta scavata nel cuore di una montagna Kewper vide nove dischi volanti, attorno ai quali stavano lavorando diversi tecnici.
-Il colonnello spiegò qualcosa riguardo al sistema di propulsione del velivolo extraterrestre?
Disse che si trattava di un motore a sistema elettromagnetico-antigravitazionale, ma alcuni veicoli avevano anche altri sistemi di propulsione. Sembra che uno di questi mezzi fosse azionato ad antimateria. Erano impegnati alla retroingegneria su un oggetto discoidale, in parte smontato e con pezzi portati altrove. Ci venne spiegato che nella macchina non c’era alcun vero motore e che l’intero disco era come un circuito elettronico e gli alieni dovevano essere dentro il mezzo per completare il circuito e farlo volare (cosa già riferita dal colonnello P. Corso, ndr.). Quelli dell’Area 51 lo sapevano, perché avevano provato a farlo decollare. Lo scafo era il sistema di guida dell’astronave: tutto il disco, al suo interno, era rivestito di nickel e formava un gigantesco circuito elettronico. Gli alieni, una volta all’interno, risultavano collegati al mezzo tramite delle fasce sulla testa, dotate di rilevatori. Inoltre avevano una consolle in cui inserivano le dita per controllare la direzione di volo del velivolo.
-Sta parlando dei pannelli di controllo, quelli che si distinguono nel Santilli Footage, in cui sono impresse le mani con sei dita?
Sì. I pannelli erano là, con l’oggetto volante. Stavano cercando di capire lo schema del circuito elettronico perché non c’era nessun tipo di filo, ma in seguito, quando lo portarono a Groom Lake, un paio di scienziati scoprirono con dei microscopi che dal pannello di controllo delle mani, all’altezza dei polpastrelli, uscivano delle piccole fibre. Scoprirono così che c’era un tipo di trasmissione elettrica a fibre ottiche lungo tutto il veicolo. Il rapporto originale che ho letto diceva che quando guardarono dentro lo scafo la prima volta, internamente brillava una luce fioca, proveniente da tutti i circuiti a fibre ottiche. La ricaduta tecnologica sono le fibre ottiche che usiamo adesso.
-E il colonnello cosa disse dei dischi?
Che quelli erano solo alcuni dei velivoli che raccolti e catturati in varie parti del mondo. Alcuni di essi apparentemente provenivano da Oltreoceano, ma ho appreso che la maggior parte proveniva da territori statunitensi. Aggiunse che saremmo andati in un’altra area a vedere un essere, l’extraterrestre che avevano allora. Ci portarono in un hangar in cui c’era una stanza speciale con un vetro "a senso unico", l’essere non poteva vederci perché dalla sua parte c’era uno specchio. Ci dissero che avremmo potuto entrare e parlare con lui se volevamo, ma io non lo feci. Con il passare del tempo mi sono enormemente rammaricato per la mia decisione, ma quando mi dissero che parlava telepaticamente, decisi di rimanere fuori. Il mio capo, il colonnello Jim e gli altri tre tipi della CIA invece entrarono.
-Può descriverci l’essere, in base a quanto riuscì a vedere?
Il colonnello lo definì un "Grigio". Io vidi un essere con una grande testa e grandi occhi a mandorla. Sembrava indossasse occhiali da sole, perché le lenti erano nerissime. La faccia sottile, il mento appuntito, una leggera protuberanza per il naso, una piccola fessura per la bocca e dei forellini al posto delle orecchie. Era alto circa un metro e mezzo e la pelle era grigiastra e ruvida, non liscia come la nostra.
-Poté vedere le sue mani?
No, perché teneva braccia e mani dietro la schiena, mentre camminava su e giù per la stanza, al di là di un tavolo. C’era una sedia nella stanza, ma ci si sedette solo in un secondo momento. Sinceramente non ho mai visto le sue mani, così non saprei dire quante dita avesse. E neanche gli altri all’interno lo notarono. La cosa ci venne in mente solo dopo, mentre tornavamo alla base in aereo. Ci chiedemmo quante dita avesse avuto l’essere, ma nessuno le aveva viste.
-Strano che nessuno abbia chiesto di vederle, dato che avevate visionato il filmato dell’essere a sei dita.
Sì, infatti. Ma avevamo un tempo limitato per parlare con l’essere, ci furono concessi solo dieci minuti.
-Come era vestito, aveva indumenti?
Roba umana, una specie di T-shirt con dei piccoli strappi sui fianchi per tenerla su. Inoltre indossava una specie di uniforme militare, pantaloni inclusi. Sembrava qualcosa dei militari, gli stava tutto molto largo. Non pareva davvero una tuta spaziale che avesse da prima! Forse lo avevano vestito appositamente per quell’incontro.
-Cosa successe tra il suo capo, i tre uomini della CIA, il colonnello e l’essere?
Il mio capo gli chiese: "Cosa state facendo qui? Perché siete venuti?" L’unica risposta che ottenne fu: "Non siamo qui per conquistare la Terra. Non abbiamo intenzione di distruggere nulla. Vogliamo aumentare il sapere degli uomini, affinché accrescano le loro conoscenze in diversi campi". Quando uscirono, chiesi al mio capo come si chiamasse l’alieno e lui mi disse che non lo ricordava, era un nome troppo lungo e complicato, di 16-20 lettere. Sapeva solo che l’essere gli aveva detto di provenire da un’altra galassia.
-Una galassia diversa dalla nostra?
Sì.
-Come potrebbero gli alieni impartirci delle conoscenze, se non si mostrano pubblicamente in maniera diretta?
Ricordo che il mio capo, dal tono della risposta, pensò che l’essere stesse mentendo, o perlomeno alterando la verità.
-Le spiegarono qualcosa della comunicazione telepatica? Che cosa provarono?
Non udirono nulla tramite le orecchie, la voce filtrava direttamente nella loro testa. Uno di loro cercò di tapparsi le orecchie, ma continuava a sentirla. La voce nelle loro teste suonava come riprodotta elettronicamente.
-Comunque somigliava più ad una voce maschile o femminile?
Ad una via di mezzo. Oggi abbiamo dei computer con cui puoi parlare, rispondono persino al telefono. Ma in quei giorni questo genere di cose era agli inizi. Comunque, non sembrava una voce umana, ma elettronica (forse per via di un traduttore simultaneo impiantato nell’essere, ndr.).
-Perché l’idea di un essere telepatico le dava fastidio? Non sembra che i suoi colleghi ne fossero turbati.
Credo che la cosa mi facesse particolare impressione per via della mia educazione religiosa. Pensavo che non esistessero altri esseri viventi nell’Universo, a parte gli angeli e i demoni. Così decisi di non entrare nella stanza, e chiesi al mio capo di domandare all’essere se fosse un demone.
-E cosa gli rispose?
Telepaticamente, che non era un demone.
-Ha mai scoperto quale era la relazione tra i Grigi e gli esseri a sei dita?
No, mai. Ci fu una serie di domande a cui l’alieno non rispose, come quando gli fu chiesto in quali e quante altre parti del mondo esseri come lui erano atterrati.
-Le hanno mai detto perché l’alieno venisse tenuto là?
No, non me ne hanno mai detto il perché, né da quanto tempo. Ricordo che il colonnello accennò una risposta tipo "non se ne può parlare".
-Quale agenzia o corpo d’armata custodiva questo essere nell’Area 51?
L’Aeronautica militare. Il colonnello con cui parlai era dell’Aeronautica.
-Consideravano l’alieno come una possibile minaccia?
No, non credo una minaccia, ma erano del seguente avviso: "Non pensiamo che ci faranno male, comunque non si sa mai. Non possiamo dare per scontato che non ci vogliano invadere, o che non stiano controllando la portata del nostro apparato bellico". Anche a quel tempo, avvistamenti di UFO avvenivano sempre nei pressi di installazioni militari, così sembrava verosimile che ci volessero controllare.
-All’epoca in cui lei lasciò i "Signal Corps" e la CIA nel 1960, era stato informato rispetto alla presenza di altri esseri, cui i suoi colleghi si riferivano come "extraterrestri"?
Sì. Li chiamavano "extraterrestri". Il più delle volte, per quanto riguarda quello custodito lì, si riferivano a lui come al "Grigio".
-Intende dire quello nell’Area 51?
Sì, lo chiamavano "il Grigio".
-Avevano umanoidi a sei dita in loro possesso altrove?
Non che io sappia. Fu una delle domande che posi al militare di scorta. Chiesi: "è uno degli esseri recuperati a Roswell?" e lui rispose "No". Allora chiesi di nuovo se avessero esseri del tipo trovato a Roswell e lui di nuovo rispose negativamente.
-Anch’io vorrei insistere su Roswell. Quando nel 1957 le mostrarono il film dell’umanoide con sei dita, dissero esattamente dove era avvenuto il recupero di quell’essere?
Dissero "vicino Roswell". Credo siano in possesso di due o tre velivoli precipitati in quella zona, nell’estate del 1947.
-Almeno due o tre?
Sì.
-Durante la proiezione spiegarono se i corpi erano stati trovati all’interno di questi due o tre velivoli precipitati, o nelle loro vicinanze?
Alcuni corpi erano stati proiettati fuori dal disco all’impatto. Altri erano rimasti all’interno del velivolo, ma erano morti sul colpo. Apparentemente l’unico sopravvissuto era quello sbalzato fuori.
-Veniva menzionata la Piana di San Augustin?
No. Ne ho sentito parlare in seguito, ma all’epoca non se ne fece menzione. La sola cosa che mi dissero fu "...vicino Roswell...".
-Le dissero qualcosa a proposito del pallone meteorologico?
Sì, che era una storia di copertura. Quando visitai l’Area 51 nel 1958, chiesi al colonnello perché stavano continuando il cover-up sulla storia. Mi disse che era stato deciso così in origine perché la guerra fredda era appena iniziata. Fu il presidente Truman a stabilire che per gli Americani le due notizie, quella dell’inizio della guerra fredda e quella degli alieni che svolavazzavano sulle nostre teste, sarebbero state indigeste in una sola volta. Ma il cover-up continuò e anche oggi vanno avanti con le storie dei palloni sonda, come nel 1947.
-Palloni sonda, gas di palude, Venere... qualsiasi cosa.
Già, e i piccoli alieni non sarebbero altro che dei manichini usati nei palloni stratosferici utilizzati per il rilevamento di radiazioni in territorio sovietico...
-Il Progetto Mogul?
Sì. In effetti alcuni palloni atterrarono nella zona tra New Mexico e Arizona, ma non allora. Quel tipo di palloni e di manichini entrò in uso solo alla fine degli anni Cinquanta. Al tempo cui ci stiamo riferendo neppure esistevano.
-Le fu detto chiaramente che i palloni sonda erano una copertura?
Sì.
-Sono passati più di 40 anni da quando vide il filmato della dissezione dell’umanoide a sei dita. Lei a cosa attribuisce la politica di negazione e silenzio sull’interazione con gli extraterrestri?
Forse adesso si potrebbe parlare, ma negli anni della guerra fredda era diverso. Io ci stavo proprio nel mezzo. Fu allora che la CIA venne contattata dai Russi, che pensavano che gli UFO che solcavano i loro cieli fossero nostri prototipi sperimentali. Ci intimarono di tenere i nostri apparecchi segreti al di fuori del loro spazio aereo e noi gli rispondemmo che non erano nostri. Da quando le cose con i Russi sono andate meglio, anche grazie a Gorbachov, sugli UFO abbiamo lavorato insieme. Ai Russi abbiamo persino fornito alcune armi a raggi di particelle, da dislocare sui satelliti e a terra, per abbattere i dischi alieni.
-Perché sparare ai loro velivoli se pensate che non rappresentino una minaccia?
Per qualcosa che successe in quel periodo. Credo che fosse accaduto nell’ex-Unione Sovietica. Tentarono di abbattere un’astronave madre. Ma in pochi secondi l’astronave distrusse tutti gli aerei, con armi laser, forse raggi della morte o qualcosa del genere. L’informazione proviene dal figlio del mio superiore, che mi disse che c’era stato un brutto "incidente" e che gli alieni avevano attaccato alcune basi militari. Non ho mai saputo quale tipo di alieni vi fosse all’interno, so solo che conteneva molte astronavi più piccole.
-Riassumendo, fra il 1957 ed il 1960 lei vide tutti quei files altamente classificati su alieni e UFO, sulla tecnologia e sugli oggetti stessi. E quando lasciò la CIA, nel 1960, il governo non aveva ancora compreso nulla di questi esseri, o sul perché fossero qui?
Esattamente, l’intera faccenda era un grosso punto interrogativo. In alcuni casi, specialmente durante avvistamenti entro il nostro territorio, sembravano tremendamente amichevoli.
-Amichevoli?
Sì, pacifici. Naturalmente, tutta la faccenda delle "abductions" venne fuori in seguito. Non se ne sentiva neppure parlare, quando lavoravo al Progetto "Blue Book".
-Ha mai visto qualcosa inerente le mutilazioni animali?
Sì, a quel tempo, in Colorado, presi atto di alcune mutilazioni. Su certi animali erano stati asportati gli organi interni, su altri gli organi sessuali, il tutto eseguito con una specie di arma laser capace di tagliare molto precisamente i bordi.
-Ci sono supposizioni da parte dei militari e della CIA sulla relazione tra queste mutilazioni e gli ET?
Se ricordo bene, l’unica congettura a quel tempo era che prendessero organi di animali per risalire a quali fossero le loro differenti funzioni...
-Crede che la storia che mi ha raccontato debba essere rivelata per intero?
Sì. Potrebbe spiegare diverse cose, visto che gli avvistamenti continuano ovunque ed il loro numero non accenna a diminuire.
-Ed è per questa ragione che ha deciso di parlare con me?
Esattamente.
L'intervista è copyright © 1998 Linda Moulton Howe e © 1999 Futuro snc.
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