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MessaggioInviato: 22/04/2012, 19:37 
(E, ve lo dico io: hanno da sempre governato insieme!) [:o)]
L'Italia sarebbe da buttare o ... vendere al migliore offerente! (Ma chi se la piglierebbe?) [8D]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
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MessaggioInviato: 23/04/2012, 18:43 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

(E, ve lo dico io: hanno da sempre governato insieme!) [:o)]
L'Italia sarebbe da buttare o ... vendere al migliore offerente! (Ma chi se la piglierebbe?) [8D]


Ma se mezzo mondo aspetta solo che fallisca per gettarvisi sopra come dei falchetti. [8D]



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MessaggioInviato: 23/04/2012, 19:20 
Spread, quando il Pd diceva: "Il premier deve dimettersi" Perché ora non dice niente?
Il differenziale Btp-Bund a livelli da capogiro. Nel 2011, per attaccare il Cav, Bersani diceva: "Si deve dimettere, altrimenti ci porterà a fondo". E adesso?

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Tira una brutta aria a Palazzo Chigi. Sul tavolo del presidente del Consiglio il grafico dell'andamento del differenziale tra i Btp decennali e i Bund tedeschi. Un grafico all'insù. Troppo all'insù per non creare problemi sul piano politico.

(Continua)http://www.ilgiornale.it/interni/spread_bersani_il_premier_deve_dimettersi/pier_luigi_bersani-premier-spread-pd-mario_monti-dimissioni/10-04-2012/articolo-id=582273-page=0-comments=1



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MessaggioInviato: 24/04/2012, 12:56 
Ho finalmente trovato i numeri e uno studio che mostra che nel caso dell'Italia il debito pubblico attuale di circa 1.950 miliardi (2011) è pari alla somma cumulata di tutti gli interessi, cioè il debito è dovuto agli interessi, il problema del debito è solo che da 30 anni ci si pagano sopra interessi reali pazzeschi

(la tabella si ferma al 2007 con un valore del debito pubblico totale di 1.663.353 e un valore totale degli interessi pagati dal 1990 al 2007 di 1.605.543. Le due cifre sono identiche nel 2007 e se aggiorni i dati vedi che pagando circa 50 miliardi l'anno di interessi (ma quest'anno saranno 70 miliardi di euro) il totale del debito pubblico, che è di circa 1.950 miliardi di euro è esattamente pari agli interessi pagati)

Come dice Martin Amstrong nella sua ultima intervista "... l'idea che [il governo] prenda sempre a prestito senza estinguere mai il debito e che sia meno inflazionistico finanziarsi emettendo bonds invece che emettendo moneta... è pura follia... Se in USA avessimo emesso moneta per finanziare i deficit pubblici il nostro debito pubblico sarebbe il 40% di quello attuale.." (cioè sarebbe circa 4mila miliardi invece che 10mila miliardi di dollari)

In Italia se avessimo emesso moneta per finanziare i deficit pubblici il nostro debito pubblico sarebbe probabilmente solo il 20% di quello attuale (perchè da noi il peso degli interessi nel creare debito era molto maggiore. Il calcolo esatto non lo tiri fuori subito da questa tabella, ma intuitivamente invece di circa 2.000 miliardi di euro di debito pubblico ne avremmo meno di 500 miliardi
("...per fare una verifica e approfondire un po’, procuriamoci dei dati più “analitici” dal sito dell’associazione NENS (Nuova Economia Nuova Società), ma sono di origine ISTAT (qui nel sito originale, file xls). ....ui una versione ods rielaborata, con le tabelle qui mostrate (ed altre).I dati vanno questa volta dal 1980 al 2007,... Anche qui si è fatta un po’ di aritmetica, ricavando il debito pubblico dal valore iniziale al 1980 e sommando anno per anno il deficit come risulta dallo sbilancio tra entrate e uscite complessive....Come si vede, il totale dei saldi degli interessi è addirittura superiore al debito pubblico, di 234 miliardi di €.

"Risulta anche che dal 1980 al 2007 lo Stato ha mediamente e complessivamente garantito ai suoi creditori una remunerazione di 4,2 punti percentuali superiore al tasso di inflazione. In realtà, ha fatto peggio: infatti la somma degli interessi sarebbe stata inferiore a quella effettivamente pagata, perché il punto finale è più o meno lo stesso, ma non così il percorso, come si vede dalla figura....Ad un tasso composto di questo valore, comunque, il capitale raddoppia in termini reali (non nominali) in 17 anni.
Direi che i signori creditori sono stati trattati per niente male....". Questo è allucinante. Lo stato è l'unico che può garantire il rimborso del tuo capitale a 100, le azioni e le obbligazioni corporate non possono perchè vanno falliti e hanno crac per cui lo stato dovrebbe pagare appena più di un conto corrente, diciamo uno 0.5% più di un c/c

Questi numeri mostrano che dopo aver per 25 anni ingrassato la rendita finanziaria, lo stato italiano deve risolvere il problema del debito semplicemente pagando di interessi, l'1% invece del 5%. Fine della storia. Altro che 90 miliardi di euro di stangate fiscali. Per legge lo Stato italiano decide che pagherà l'1% sui titoli di stato, prendere o lasciare, garantendo però allo stesso tempo che varranno sempre 100 alla scadenza perchè dichiara che li accetta per pagare le tasse. Fai così e il problema lo risolvi immediatamente. Nessuno infatti venderà più dei BTP facendoli crollare sul mercato, perchè sarebbe un idiota visto che poi aziende, banche e famiglie residenti italiane glieli comprerebbero a prezzi ad esempio di 90 o di 80 per pagare le loro tasse a 100 guadagnadoci. Lo stato italiano per legge NON DEVE PAGARE PIU' DELL'1% e ha i mezzi legali ed economici per farlo

(Questa qui sotto è la prima slide che metto alla presentazione di Rimini all'ITForum in maggio, anzi ne stampo duemila copie e li distribuisco a questa Fiera...)



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http://blog.libero.it/terrapagana/11253831.html


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MessaggioInviato: 24/04/2012, 13:18 
salari piu' bassi da 29 anni, gap con i prezzi il piu' ampio dal 1995

Le retribuzioni per ora hanno fatto registrare il dato peggiore da quando e' iniziata la serie storica, nel 1983. A marzo l'indice dei salari e' rimasto fermo mese su mese e in rialzo dell'1,2% anno su anno.

notizia wallstreetitalia


con una stuazione simile come e' possibile una ripresa dei consumi,stipendi da fame che a malapena sono sufficenti a coprire le spese delle bollette varie in continuo lievitazione


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MessaggioInviato: 24/04/2012, 18:36 
Silvio Berlusconi pagò cospicue somme alle famiglie mafiose per assicurarsi protezione e Marcello Dell'Utri fece da mediatore nella trattativa

Ora pensate a Berlusconi, Dell'Utri, Mangano e compagnia, pensate al Governo che "ha fatto di più contro la Mafia", guardate qui

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E ditemi, guardandole bene le immagini, che "sono tutti uguali", che "hanno sempre governato assieme" e che "sono tutti ladri e fanno schifo tutti".

PS: Uba, sulla politica monetaria "delegata" ho scritto su "Rinascita globale" ed è inutile che mi ripeta.


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MessaggioInviato: 24/04/2012, 19:09 
Ecco cosa pensiamo noi del pareggio di bilancio [^]

Il pareggio di Bilancio In Costituzione è l' anticamera del Nazismo. Cristian Marrazzi.
[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=Sgu8aPLTET0[/BBvideo]

Cita:
Cristian Marrazzi al Cinema Palazzo.

Nato nel 1951. Economista svizzero, docente universitario, politico.

Laurea in scienze politiche all'Università di Padova, corso di storia economica americana alla London School of Economics, dottorato in scienze economiche alla City University of London con una tesi su Moneta e squilibrio economico.
Ha insegnato nelle università di Padova, New York, Losanna, Ginevra ed è docente presso il Dipartimento di lavoro sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
Ha svolto attività di economista e ricercatore presso l'Istituto ricerche economiche (IRE) di Lugano, è stato membro attivo della commissione del Ministero dell'industria e dell'economia francese per lo studio del sistema monetario e collaboratore del Dipartimento delle opere sociali del Cantone Ticino.
Ha svolto attività politica come indipendente di sinistra ed è stato tra l'altro membro della Commissione federale per le questioni femminili.

Alcune pubblicazioni:

2002 -- Capitale & linguaggio. Dalla new economy all'economia di guerra, DeriveApprodi
2002 -- (con A. Fumagalli e A. Zanini) La moneta nell'impero, Ombre Corte
2001 - Capitale & linguaggio. Ciclo e crisi della new economy, Rubbettino
1999 -- Il posto dei calzini. La svolta linguistica dell'economia e i suoi effetti nella politica, (nuova edizione) Casagrande / Bollati Boringhieri
1998 -- E il denaro va. Esodo e rivoluzione dei mercati finanziari, Casagrande / Bollati Boringhieri


http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... gu8aPLTET0


Ultima modifica di Wolframio il 24/04/2012, 19:11, modificato 1 volta in totale.


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“El saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!”
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MessaggioInviato: 25/04/2012, 10:13 
ecco quanto ci costera'i pasticci della piagnucolona,in evidente stato confusionale


Quindici miliardi in totale. Più o meno tanto ci costerà il pasticcio del ministro del Welfare che con la sua riforma ha lasciato 300mila persone senza pensione né stipendio. Già perché ai 5 miliardi trovati per i famosi 65mila se ne dovranno aggiungere altri 10 per tutti gli altri che dal 2012 in poi precipiteranno nel 'limbo'

notizia liberonews


Ultima modifica di ubatuba il 25/04/2012, 10:47, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 25/04/2012, 16:38 
Questi piangono e ... fottono più di tutti!



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MessaggioInviato: 25/04/2012, 17:05 
da un indagine affari italiani,questo e'il gradimento degli italiani riguardane i partiti


Otto italiani su dieci eliminerebbero il finanziamento pubblico ai partiti. E' il dato che emerge dal sondaggio dell'Istituto Demopolis pubblicato da Affaritaliani.it. Il 93% dei cittadini vorrebbe che i partiti rinunciassero alla prossima tranche di rimborsi prevista a luglio. "Poco più di un italiano su dieci si fida del Parlamento, mentre la credibilità dei partiti è crollata dal 20% del 2008 all'odierno 5%", spiega ad Affari il direttore Pietro Vento. "Se si votasse domani tre italiani su dieci resterebbero a casa, ed il 22% non saprebbe per chi votare". L'insofferenza dell'opinione pubblica sta determinando un'ascesa di Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle otterrebbe il 7,8% dei consensi, con punte al nord, dove invece la Lega ha perso terreno


.....ma a loro interessa poco..............................[;)]


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MessaggioInviato: 25/04/2012, 19:19 
.... Interessa poco perché tanto fanno ugualmente gl'interessi loro! I FESSI SIAMO NOI, POPOLO!
Niente votazioni (e vorrei vedere cosa farebbero) e ricostituzione totale della politica, i più vecchi: 40 anni e capaci! Poi andiamo a votare.[^]



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MessaggioInviato: 26/04/2012, 09:49 
ROMA - Lo Stato vuole acquistare altre «auto blu». Almeno altre quattrocento nuove berline di media cilindrata, cioè fino a 1.600. Ma il numero di veicoli potrebbe anche aumentare di un quinto, quindi di ulteriori 80 unità nel giro di un anno. Per una spesa di poco meno di 10 milioni di euro.

Il bando di gara non solo è stato già emesso dal ministero dell'Economia (il 24 gennaio), ma il termine per presentare le offerte è anche già scaduto, lo scorso 8 marzo (giorno in cui sono state aperte le buste dei concorrenti), quindi la procedura è in fase estremamente avanzata. E questo nonostante il «parco macchine» della Pubblica amministrazione sia arrivato, secondo il Formez (Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle Pubblica amministrazione), a quota 60 mila. Diecimila auto blu di alta fascia, per ministri e alti dirigenti, e altre 50 mila auto di servizio, che costano complessivamente quasi 2 miliardi di euro l'anno al contribuente. Mentre sempre secondo il Formez circa 800 vetture giacciono inutilizzate nei garage. A quanto pare, però, alla Pubblica amministrazione le auto blu non bastano mai.
Fonte:http://www.corriere.it/economia/12_aprile_26/lo-stato-compra-400-auto-blu-rivolta-sul-web-m-antonietta-calabro_e1215570-8f6a-11e1-b563-5183986f349a.shtml

I costi della politica
Privilegi, sprechi e bilanci colabrodo
Tutte le (folli) spese delle Regioni
Uscite lievitate del 75% in 10 anni. In nome dell’«autonomia»


«Ben 454 mila euro per la Zelkova!». Letta la notizia, i siciliani hanno pensato: «Deve essere una slava del giro delle Olgettine». Macché: è una pianta rara che la Regione vuol tutelare iniziando con l’assumere («appurata l’esiguità di personale in organico»: sic) un consulente da 150 mila euro. Fulgido esempio di come le Regioni, in nome dell’autonomia, siano spesso sorde agli appelli a stringere la cinghia. Scrive Raffaele Lombardo sul suo blog che quella varata giorni fa «è una finanziaria di straordinario rigore». Sarà... Ma certo gli stessi giornali isolani denunciano da settimane come l’andazzo sia sempre lo stesso.

Ed ecco la decisione di salvare il Cefop (uno dei carrozzoni della «formazione professionale» che da decenni ingoiano da 250 a 400 milioni l’anno dando lavoro a circa ottomila formatori pari al 46% del totale nazionale) seguendo il modello Alitalia con la creazione d’una «bad company» su cui caricare i debiti pari a 82 milioni per dare vita a una nuova società «vergine » da sfamare subito con altri 29 milioni e mezzo. Ecco la scelta di chiedere al governo di usare 269 milioni di fondi Fas (destinati alle aree sottosviluppate) per tappare una parte della voragine sanitaria. Ecco l’idea di accendere un nuovo mutuo da 500 milioni. Ecco la delibera che autorizza i Comuni, nel caso siano in grado di farsene carico (aria fritta elettorale: le casse comunali sono vuote) ad assumere 22 mila precari in deroga ai divieti nazionali. E via così.

Fino alle storie più stupefacenti, come quella di Zorro, il vecchio cavallo donato dal governatore a Villa delle Ginestre, dove curano i pazienti con lesioni spinali, perché sia usato per l’ippoterapia e messo a pensione a 2.335 euro al mese (il doppio di quanto costa il trattamento di un purosangue compresa la fisioterapia in piscina…) senza che ancora sia stata comprata, per i malati, manco la sella.
Fonte:http://www.corriere.it/politica/12_aprile_26/privilegi-sprechi--bilanci-colabrodo-sergio-rizzo-gian-antonio-stella_3c3a3b8e-8f61-11e1-b563-5183986f349a.shtml



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MessaggioInviato: 26/04/2012, 10:53 
Al peggio non c'è mai ... fine! [8)]



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MessaggioInviato: 26/04/2012, 10:58 
Saccheggio di Stato

Giacomo Gabellini -

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1t6IDbu1P

Non appena il capo dello Stato Giorgio Napolitano ebbe incaricato Mario Monti di formare il governo, Barack Obama telefonò immediatamente al nuovo inquilino di Palazzo Chigi per sbrigare i soliti convenevoli e, soprattutto, per caldeggiare la nomina a ministri di due personaggi strettamente collegati alle strutture atlantiche, ovvero il presidente del Comitato Militare della NATO, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola e l’ambasciatore italiano negli Stati Uniti Giulio Terzi di Sant’Agata.
In seguito, quando Monti ufficializzò la nomina di Di Paola come ministro della Difesa e di Giulio Terzi come ministro degli Esteri accogliendo le “raccomandazioni” di Obama, apparve immediatamente chiara la linea che avrebbe seguito il governo dei tecnici insediatosi a “furor di mercati”.Una volta che questo governo ebbe varato la nota manovra finanziaria interamente incentrata sull’aumento delle imposte di base a carico di un tessuto produttivo composto essenzialmente da piccoli e medi imprenditori, alcuni osservatori esterni sollevarono la spinosa questione su come questa proclamata “austerità” finalizzata ufficialmente a raggiungere il pareggio di bilancio potesse sposarsi con l’erogazione di ben 16 miliardi di euro dei contribuenti per l’acquisto di 131 caccia F35 Joint strike Fighter prodotti dalla compagnia statunitense Lockheed Martin.
A recidere ogni nodo gordiano di sorta intervenne puntualmente il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica, il quale ammonì i giornalisti che avevano posto il problema a non «avventurarsi su temi militari rispetto ai quali hanno poca dimestichezza».
In primo luogo, ha chiarito Tricarico, la cancellazione dell’ordine relativo a questi 131 F35 comporterebbe una relativa sottrazione di «miliardi di lavoro a una settantina di aziende italiane, dai giganti Finmeccanica e Fincantieri, a molte piccole e medie imprese».
In secondo luogo, ha proseguito il generale, l’acquisto di questi caccia non andrebbe interpretato come la soddisfazione di un salato capriccio, dal momento che l’F35 è destinato a fungere da «pilastro della Difesa italiana del XXI secolo», in assenza del quale l’Italia «potrebbe esser costretta a chiamarsi fuori se un altro dittatore sanguinario dovesse massacrare il proprio popolo».
La solita retorica imperniata sulla “complessità” dell’argomento, accompagnata dall’innata reticenza da parte di giornalisti e politici nell’entrare nel merito delle faccende che riguardano le forze armate, ha fatto in modo che nessuno interlocutore di Tricarico e del suo superiore Di Paola avanzassero la più elementare delle obiezioni, ovvero che Finmeccanica, azienda italiana di cui lo Stato detiene ancora (seppur per poco, a quanto pare) la Golden Share, controlla Alenia, società che progetta e realizza tra i più avanzati aerei da difesa e sistemi di volo e che ha ampiamente dimostrato di avere tutte le credenziali necessarie per dotare l’Italia di un avanzato e completo sistema di difesa, producendo le relative ripercussioni positive sull’occupazione e sull’economia, che trarrebbe ampio beneficio dal rilancio di una delle aziende di punta capace di porsi all’avanguardia nei settori, strategicamente fondamentali, della difesa e dell’alta tecnologia.
Ma proprio la significativa concatenazione di eventi che nell’arco del 2011 hanno riguardato Finmeccanica ha evidenziato in maniera piuttosto evidente quali siano gli interessi in ballo.
Nel corso del 2011 la quotazione in Borsa di Finmeccanica ha fatto registrare un sonoro -64% e dedurre a cosa sia dovuto questo impressionante e repentino tracollo rappresenta un enigma di non difficile risoluzione.


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Negli scorsi anni Finmeccanica aveva beneficiato dello stretto rapporto di collaborazione tra Italia e Libia ottenendo da Muhammar Gheddafi lucrose commesse che vanno dalla realizzazione di strutture ferroviarie lungo i litorali mediterranei alla cooperazione con la difesa libica per quanto concerne i settori dell’aeronautica e dell’elicotteristica.
Tuttavia, la crociata contro Gheddafi sferrata da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna ha interrotto bruscamente questi affari e costretto l’azienda romana a rinunciare agli importanti affari in Libia.
Parallelamente, alcune indagini condotte dalla magistratura riguardo ad un oscuro giro di tangenti raggiunsero il vertice della società, ovvero il Presidente Pier Francesco Guarguaglini, contro il quale venne orchestrata una sontuosa campagna di pressione affinché abbandonasse spontaneamente l’incarico.
I più “autorevoli” organi di riferimento della grande finanza angloamericana, ovvero il Financial Times e il Wall Street Journal, colsero l’occasione per riversare ulteriore benzina sul braciere italiano, gettando enorme discredito sia sull’impresentabile governo in carica sia su Finmeccanica, che stava subendo durissimi attacchi in Borsa (-20% in un solo giorno).
Malgrado ciò che viene comunemente creduto, il mercato azionario necessita di essere inderogabilmente spogliato del carattere ludico (“giocare in Borsa”) che i principali organi informativi sono soliti affibbiargli, perché la grande speculazione persegue generalmente specifiche finalità strategiche e pertanto le tendenze di base di un quel tipo di investimenti vengono indirizzate a porte chiuse dai più navigati protagonisti della politica e della finanza, nell’ambito di riunioni di grandi consessi internazionali come il Club Bilderberg e la Commissione Trilaterale, ove si stabiliscono le regole del “gioco”.
Alla luce di questo fatto risulta quindi chiaro il motivo per cui al crollo pilotato di Finmeccanica abbia fatto seguito un significativo calo azionario delle compagnie possedute dal Primo Ministro Silvio Berlusconi, finito anch’esso, come Guarguaglini, nell’occhio del ciclone giudiziario.
Con il valore di Mediaset e Mondadori dimezzato (rispettivamente -53% e -50,5% annuale) e la considerevole flessione subita da Mediolanum (-12% nell’anno 2011) Berlusconi si è deciso a recidere il nodo gordiano relativo alla sua posizione di governo, dimettendosi dall’incarico di Primo Ministro.


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Una volta insediatosi, il capo del governo Mario Monti ha convocato d’urgenza Guarguaglini per “accettare” le sue dimissioni, conferendo pieni poteri all’Amministratore Delegato Giuseppe Orsi ma tergiversando sull’opportunità di assecondare il “suggerimento” dato dal Financial Times lo scorso 26 novembre, relativo alla necessità di cedere la quota statale dell’azienda.
Ciò ha provocato la pronta reazione di Standard & Poor’s, che ha calato la propria scure su Finmeccanica affibbiandogli un BBB- con outlook negativo.
Un fuoco incrociato similare a quello sferrato contro Finmeccanica è stato recentemente aperto sull’ENI, l’altro grande caposaldo del potenziale strategico italiano colpito dalla guerra alla Libia e “attenzionato” dal Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, che ha annunciato l’intenzione di inserire lo scorporo della SNAM, che gestisce la rete del gas, dal “cane a sei zampe”.
Scopo dichiarato dell’operazione è quello di «tagliare i costi e favorire gli investimenti»; un ritornello già sentito innumerevoli volte che si richiama all’intramontabile dogma del liberismo secondo cui la “concorrenza” assicurerebbe prodotti di buona qualità al minor prezzo possibile.
Tuttavia, come aveva già spiegato egregiamente Platone più di due millenni fa, la realtà non ricalca infallibilmente i concetti che risiedono nel mondo delle idee (iperuranio) e pertanto la cosiddetta “concorrenza” celebrata dai cultori del libero mercato non è mai “libera”, in quanto viene regolarmente strumentalizzata dai grandi agenti sociali dominanti che la inquinano o la distorcono a proprio uso e consumo allo scopo di ottenere la supremazia a scapito degli altri competitori.
Dal momento che l’ENI rappresenta l’unico soggetto in Italia a concepire strategie di politica estera – che hanno fruttato successi del calibro del gigantesco gasdotto South Stream – appare quindi estremamente controproducente promuovere misure che intacchino la sua capacità operativa in ottemperanza a direttive impartite da organi sovranazionali come l’Unione Europea che hanno ripetutamente mostrato la propria inadeguatezza prestando il fianco alle pugnalate dagli strateghi degli Stati Uniti, che a suon di manovre speculative e guerre commerciali non dichiarate stanno cercando, con discreto successo, di porre l’Europa sotto il tallone di ferro di Washington.
Ma la soglia del vero autolesionismo è stata varcata proprio in questi giorni, in occasione della crisi tra Iran e Stati Uniti (con Israele in agguato).
Nell’arco di qualche settimana le portaerei statunitensi Stennis prima, e Lincoln poi, hanno attraversato lo Stretto di Hormuz suscitando l’indignazione del governo di Teheran, che ha minacciato di chiudere l’angusto braccio di mare in cui transita qualcosa come il 20% circa del petrolio mondialmente estratto.
Le autorità statunitensi hanno immediatamente minacciato di intervenire militarmente qualora Ahmadinejad attuasse questa misura mentre il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha chiarito che «chiudere lo Stretto sarebbe una violazione del diritto internazionale», puntando direttamente il dito contro la Repubblica Islamica.
Tale affermazione assume un significato piuttosto eloquente se inserita nel contesto generale che è andato delineandosi nel corso dell’ultimo mese, e più precisamente dallo scorso 31 dicembre 2011, data in cui l’amministrazione Obama aveva approvato un pacchetto di ulteriori sanzioni da applicare all’Iran salvo poi attivare una massiccia campagna di pressione sull’Unione Europea e sui singoli governi del Vecchio Continente affinché tagliassero i ponti con Teheran.
In ottemperanza alle gerarchie atlantiste, il 23 gennaio l’Unione Europea ha approvato un embargo totale sulle importazioni di petrolio dall’Iran che entrerà pienamente in vigore nel giro di pochi mesi, malgrado questa decisione minacci seriamente la sicurezza energetica continentale e sia destinata a provocare un sensibile aumento del prezzo di carburanti.
Malgrado l’Italia sia il maggior importatore del greggio iraniano e il documento approvato il 23 gennaio vincoli i paesi aderenti all’Unione Europea a rescindere i contratti petroliferi stipulati con Teheran entro il primo luglio, il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata ha affermato che l’impatto delle limitazioni adottate a Bruxelles sarebbe «trascurabile, se non nullo», in virtù del fatto che le fonti di approvvigionamento italiane sarebbero «in progressiva differenziazione».


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L’inasprimento delle sanzioni non provocherà alcun impatto agli Stati Uniti, che non importano petrolio dall’Iran, ma l’embargo petrolifero imposto dall’Unione Europea non può assolutamente essere indolore e sarà inesorabilmente destinato a sortire ripercussioni profondamente negative proprio su quei paesi, come l’Italia, che sono maggiormente esposti.
Il che la dice lunga sul cosiddetto “alto profilo” del Ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, che omette di riconoscere il fatto che la maggior parte dei contratti con l’Iran erano stati stipulati dall’ENI , che a sua volta aveva costruito impianti di raffinazione “su misura” del greggio iraniano, ovvero adatti alla lavorazione di un greggio dotato di quelle specifiche caratteristiche.
E la sedicente “differenziazione delle fonti” appare nel migliore dei casi come una battuta di scarso spirito, perché rimpiazzare qualcosa come 180.000 barili di petrolio al giorno sarà un’impresa praticamente impossibile.
In definitiva, le fasi attraverso cui sta dispiegandosi l’attacco all’ENI mostrano, pur mutatis mutandis, svariate affinità rispetto a quelle che hanno contraddistinto l’aggressione a Finmeccanica; in entrambi i casi gli avversari geopolitici dell’Italia sono riusciti, attraverso la guerra alla Libia e l’isolamento dell’Iran – che riempirà il vuoto lasciato dall’Unione Europea (che era il secondo importatore di petrolio iraniano) incrementerà le proprie esportazioni verso Cina, India, Giappone e Corea del Sud – a sferrare un duro colpo alle due principali aziende capaci di garantire un seppur ridotto margine di autonomia e, in prospettiva, di sovranità al paese.
Nel mettere in atto le loro strategie questi avversari di Washington, Parigi e Londra hanno potuto contare sull’infima statura politica della classe dirigente italiana che in entrambi i casi ha assecondato i loro interessi e che pare accingersi ora a completare il lavoro, inserendo nel pacchetto di liberalizzazioni la frammentazione di Finmeccanica ed ENI in una miriade di piccole società, la cui privatizzazione finale concluderà la parabola inaugurata nel 1992, con “Mani pulite” e con la crociera sul Britannia da parte del gotha della finanza e della politica italiana.

http://www.stampalibera.com/?p=44237


Tratto da: Saccheggio di Stato | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1t8RPNhPO



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 26/04/2012, 11:10 
La Merkel chiama Monti: un abbraccio che ci soffocherà
Libero lo aveva detto: perso Sarkò, Angela deve trovare qualcuno con cui condividere la linea del rigore esasperato. C'è il prof...

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Libero lo aveva detto per tempo. Il titolo di prima pagina di martedì 24 aprile parlava chiaro: "Rischiamo il patto d'acciaio". Nel quotidiano si spiegava che Angela Merkel, ora, rischia di perdere Nicolas Sarkozy: o perché non sarà rieletto (questa la circostanza più probabile) o perché, nel caso la spuntasse contro Hollande nel ballottaggio delle presidenziali francesi, sarebbe costretto a cambiare la sua politica e ad aumentare la sua distanza dalla Germania (e conseguentemente dall'Europa). La cancelliera Angela, dunque, per rimescolare le carte pensa a costituire un asse con Monti: parola d'ordine, rigore. Ristrettezze, tasse, depressione e recessione. Su Libero spiegavamo: "Per noi sarebbe il disastro. Subiremmo ancora di più il giogo di Berlino".

Le conferme - Ed ecco che nemmeno ventiquattro ore dopo arrivano le prime, nette, conferme. "Berlino cerca un asse con roma sulla crescita", ha spiegato il protavoce del teutonico governo, Steffen Seibert. La Merkel si sente già orfana di Sarkozy, e la Cancelliera, per fugare ogni equivoco, ha deciso di rendere noto un incontro tra il suo entourage e quello di Mario Monti, un incontro avvenuto in settimana e di cui nessuno sapeva nulla. Il summit, si è appreso, è servito a promuovere iniziative concrete per la crescita da proporre nel prossimo Consiglio europeo di giugno.

Il "patto d'acciaio" ci soffocherà - Italia (quella di Monti) e Germania unite nel nome del rigore, che "porterà gradualmente a una crescita sostenibile e al lavoro", ha spiegato il professore, che ha poi sottolineato che per uscire dalla crisi "non esistono facili vie o scorciatoie". Peccato che le ricette proposte dal governo tecnico - vere delizie per quello della Merkel - siano improntate unicamente a tasse e salassi. I risultati della cura Monti sono evidenti: Pil in picchiata, produzione industriale ai minimi storici, stretta sui salari, perdita del potere d'acquisto, raffica di suicidi tra gli imprenditori; il tutto mentre il famigerato spread continua nelle sue folli corse. Ora si profila anche il "patto d'acciaio": un'intesa Monti-Merkel che rischia di farci soffocare definitivamente, con i contribuenti già ridotti all'osso.

http://www.liberoquotidiano.it/news/hom ... chera.html



E' ora di fare una nuova resistenza:

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Ultima modifica di Ufologo 555 il 26/04/2012, 11:12, modificato 1 volta in totale.


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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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