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Proverò a postare una serie di 'ritagli' dell'archivio stampa, o meglio 'La Stampa' a carattere ufologico.
L'intenzione è di collezionare una sintetica e per sua natura estremamente incompleta lista di notizie in ordine cronologico del fenomeno diffuso a mezzo stampa.
Inizio col '78.... Inevitabile che i primi mesi siano piuttosto piatti.

Per questa sera inizio con Febbraio, non avendo trovato nulla di rilevante per Gennaio. (Anche Febbraio in realtà non è molto interessante. Zero avvistamenti riportati)



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MessaggioInviato: 05/01/2011, 02:18 
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0007/articleid,1082_01_1978_0033_0008_15625809/

Cita:
LaStampa - 09.02.1978 - numero 33 - pagina 7

[color=blue]A Parigi con Steven Spielberg regista di "Incontri ravvicinati

La produttrice I. Phillips (32 anni) e Spielberg (30): un film da 20 milioni di dollari
Messaggio di pace che viene dagli Ufo


Dopo "Guerre stellari" un nuovo kolossal Usa di fantascienza il cui costo raggiunge i 20 milioni di dollari (Dal nostro inviato speciale)
Parigi, 8 gennaio.
«Noi non siamo soli», annuncia inquietante una didascalia, collocata tra le stelle, sul manifesto pubblicitario. Qualcuno negli spazi interplanetari si muove, ci osserva e ci studia. Sono gli alieni? Può darsi. Sicuramente tra queste presenze siderali possiamo riconoscere alcuni produttori di Hollywood. Sulle astronavi manovrate da esperti in indagini di mercato brillano le insegne della Fox, della Columbia, della Metro. La guerra spaziale delle major<ompanies si è scatenata a colpi di record di incassi, di milioni di dollari e di spettatori. Una fantascienza meticolosamente calcolata sulla differenza tra investimenti e profitti. Detiene il titolo, fino a questo momento, Guerre stellari la splendida favola futuristica di George Lucas. Ma uno sfidante agguerrito e potente si va facendo strada al box-office, Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, 70 milioni di dollari incassati in sei settimane di proiezione negli Stati Uniti. All'anteprima parigina del film, in una sala degli ChampsElysées, la folla ha fatto ressa all'ingresso con molto anticipo sull'appuntamento e i delusi rimasti senza posto sono stati numerosi. Alla fine dei 135 minuti di proiezione, un caldo applauso ha salutato l'avvenimento con un omaggio particolare al divo-regista Francois Truffaut che per l'occasione debutta come attore fuori da un suo film.

Soltanto negli Stati Uniti sono quindici milioni le persone che affermano di aver visto un Ufo, oggetto o essere extraterrcstre non identificato. Esistono cattedre universitarie specifiche, associazioni, centri di studi e ricerche, pubblicazioni sull'argomento. Anche il presidente Carter sarebbe tra gli «avvistatori»; le sue testimonianze si riferiscono al 1973 quando era governatore della Georgia. Nella terminologia tecnica, 1' «incontro ravvicinato del terzo tipo» è quello che prevede un contatto diretto tra l'uomo e l'alieno. Il giovane regista Steven Spielberg. 30 anni, autore di Duell e dello Squalo, ha saputo costrui/e su questo tema una affascinante e suggestiva allegoria mistico-religiosa, dove la luccicante architettura del kolossal fantastico si sposa ad un messaggio rasserenante di pace e amore universale. Uno spettacolo che penetra nella fantasia dello spettatore e scava anche più a fondo, stimolando gli impulsi di un inconscio bisogno di trascendenza. Le curiosità che l'opera provoca sono molte: nella conferenza stampa le domande al regista scattano a raffica.

Come spiega il successo e la moda della fantascienza cinematografica? «Non ci sono risposte di tipo intellettuale — dice Spielberg —. Nella vita di oggi l'uomo cerca anche solo per 5 minuti di lasciare il nostro pianeta. Non è una forza, ma la speranza che esista qualcosa d'altro fuori dalla grigia e affannosa realtà quotidiana». L'analisi e limitata, le ragioni sono varie e più complesse. Ma già un'altra domanda sposta il tema del discorso.
In che cosa crede differisca il suo film da 200/: Odissea nello spazio di Kubrick? «Il distacco fondamentale sta nella conclusione. Io offro una soluzione ottimistica, di pace e dialogo. Kubrick chiùeva con amaro pessimismo. Ma ci sono molte affinità, narrative, tecniche, spettacolari».
Perché Spielberg dopo la violenza minacciosa di Diteli, Sugarland Express e dello Squalo, in una società tanto crudele, accetta ora la tesi dell'ottimismo? «Si tratta di una mia risposta personale e contingente — spiega —. Non è detto che l'ottimismo di questo film sarà ancora vivo Ira qualche anno. Ilo scritto questa sceneggiatura mentre lavoravo allo Squalo: dopo una continua atmosfera di terrore e una giornata di riprese sull'Oceano, l'unica possibilità di distendermi e ricaricarmi era passare la notte a scrivere una storia di speranza. Se avessi lavorato a quel soggetto in un altro momento forse sarebbe nato diverso». Era necessario mostrare nella loro fisicità gli alieni? Il pubblico ormai è molto smaliziato e non accetta più certe ingenue mistificazioni «Era assolutamente indispensabile — si difende il regista —. Altrimenti il problema delle presenze extraterrestri sarebbe rimasto senza risposta, ambiguo, e inutile alla mia storia. Per dare consistenza al messaggio d'amore e di pace che io volevo comunicare, dovevo fornire di un corpo il messaggero».

Nei titoli di testa alla pellicola, una nutrita schiera di nomi si riferisce agli esperti degli effetti speciali: in che maniera questi espedienti spettacolari condizionano un regista e si sostituiscono al vecchio divismo? «La necessità della trovata tecnica viene dopo aver scritto il film, è soltanto il completamento di una visione già esistente nell'autore. Non modificano o alterano la prima idea, possono però arricchirla. Certamente in alcune opere gli effetti speciali giocano un ruolo fondamentale e possono a diritto essere considerati i veri protagonisti della vicenda». Lucas e Spielberg saranno i «capostipiti» di un nu.ovo filone di cinema fantascientifico? «Può essere. Ma creare una moda da questo genere di prodotti non è facile per ragioni economiche: sono realizzazioni costosissime e rischiose. Incontri ravvicinati sfiora il costo di 20 milioni di dollari». In America il successo di una pellicola è calcolato sempre più spesso sui risultati del botteghino, in una classifica di record che raggiungono cifre strabilianti. Quali sono i pericoli per un regista che si inserisce in questa competizione in dollari? «Totali. Lavorare a Hollywood è un inferno. Non ci sono prove di appello, se fallisci l'incasso la maggior parte dei grossi produttori ti sputa in un occhio e sei finito». Dopo lo Squalo e le prime cifre di Incontri ravvicinati del terzo tipo, Steven Spielberg non sembra correre questo rischio. Vuole diventare produttore di se stesso come George Lucas (32 anni) e gestire in proprio il suo successo? Continuerà nei binari industriali del kolossal? «Per ora voglio continuare a fare il regista. Spero che sopravvivano produttori pronti a valutare la qualità oltre alla quantità. Il mio prossimo film cambierà completamente genere e struttura spettacolare. E' una storia di ragazzi sui dieci anni e sul loro tempo libero. Il titolo sarà Dopo la scuola. Ogni tanto bisogna anche ridiscendere sulla terra».

Sandro Casazza
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Cita:
LaStampa - 25.02.1978 - numero 47 - pagina 7
[color=blue]
Gli Ufo e il giornalista invadente "Occhi dalle stelle" di Garrett

- Clint Eastwood regista e interprete de "L'uomo nel mirino" Occhi dalle stelle di Roy Garrett, con Robert Hoffmann, Nathalie Delon, Martin Balsam, George Ardisson. #9632;

Avventuroso a colori, Italia 1977 (Cinema Reposi).
Proveniente da mondi ignoti, un disco volante è atterrato in una radura al centro d'un bosco inglese: un fotoreporter casualmente ne fissa la presenza nelle immagini scattate a una modella. Questa è l'origine dei successivi guai per il giovanotto e il preludio della sua tragica fine. Forse presentendola, egli ha affidato il rullino con la «presenza estranea» del disco nella radura a un amico giornalista che non ci dorme sopra, perché vi costruisce attorno un «servizio» clamoroso. In tutta questa prima parte il film ha una sua grinta e una sicura attrattiva.

La presenza fisica dei sibillini astronauti, racchiusi in lucide impenetrabili tute e senza volto (sostituito da un vetro nero che non lascia indovinare i loro lineamenti) è di per sé suggestiva; l'atmosfera che li circonda, mercé anche la fotografia di Menczer, è carica di suspense e mistero. A impressionare maggiormente provvede l'elettronica colonna sonora, gremita di frastuoni ossessivi, di sibili e rimbombi, stereofonicamente accentuati ogni volta che gli extraterrestri sono nei dintorni della cinepresa.

Peccato che questo accentuato, e a tratti delirante, clima fantascientifico non avvolga tutto il film. La science-fiction dopo mezz'ora è messa da parte, gli esseri in tuta spariscono ancorché manifestino la loro intermittente presenza attraverso l'intensificarsi di certe luci e dei suddetti rumori d'accompagnamento. In loro vece, insieme con militari carichi di greche e nastrini, sbucano, inattesi, tre Clint Eastwood in uno dei suoi film « prima maniera » biechi individui appartenenti a un non meglio identificato «gruppo del silenzio», avente il compito, appunto, di mettere a tacere, su comando, pare, di grandi potenze, tutto ciò che riguarda le incursioni terrestri di «oggetti volanti non precisati» e relativi astronauti.

Così il film si restringe a una furiosa partita tra questi «silenciers» (che si comportano da gangsters) e il giornalista troppo invadente e ficcanaso, al quale poco serve la compagnia e la competenza ufologica d'un amico antiquario, ed è di maggior danno la presenza in redazione d'una segretaria spia. L'epilogo, nel quale rispuntano gli extraterrestri senza volto, è tragico.

Produttore e soggettista-regista di Occhi dalle stelle manifestano con il loro film la palese intenzione di imitare, anche nel titolo, certi trionfali prodotti hollywoodiani, già visti o ancor da vedere, in cui Ufo e simili «oggetti» hanno funzione di protagonisti. Fino a quando entrambi hanno sapientemente ricalcato certi modelli, l'obiettivo spettacolare viene centrato, ma allorché il film scade in una faticosa ripetizione di certi moduli tipici centrati sulla violenza gelida e crudele, allora le primitive e non spregevoli intenzioni si annullano, sommerse da situazioni trite, male prospettate e non meglio recitate.
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MessaggioInviato: 05/01/2011, 02:28 
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0006/articleid,1082_02_1978_0049_0006_24073997/

Cita:
StampaSera - 27.02.1978 - numero 49 - pagina 6


[color=blue]I marziani sono qui


Da venerdì in Europa il film di Spielberg "Incontri ravvicinati del terzo tipo" arriva dopo ottimi incassi negli Usa - Costo 18 miliardi di lire: rivelerà la verità sugli Ufo? Ray Bradbury è un celebre scrittore di fantascienza. E' l'autore di 9 romanzi, 300 racconti; commedie, sceneggiature {Destinazione Terra, Fahrenheit 451, Moby Dick, L'uomo illustrato).

Dopo aver visto Incontri ravvicinati del terzo tipo, Bradbury ha scritto un articolo entusiasta su Los Angeles Times. Dice, tra tante altre cose: «Questo film sarà il maggior successo mai realizzato, sia "steticamente sia commercialmente. Sarà la prima pellicola ad incassare, da sola, un miliardo di dollari nella storia del cinema». E' un traguardo possibile? Lo è. Il film h costato 20 milioni di dollari (18 miliardi di lire). Negli Stati Uniti in dodici settimane di programmazione ha fatto registrare una folle cifra negli incassi: 70 milioni di dollari. Qualsiasi previsione, a questo punto, è possibile se pensiamo che la proiezione, nel resto nel mondo non è ancora avvenuta: incomincerà venerdì prossimo, 3 marzo. Siamo alla vigilia di un primato planetario. Il lancio del film è abile. Critici di tutta Europa sono stati invitati a Parigi, un paio di settimane fa, per una visione privatissima. Hanno dovuto giurare che non avrebbero rivelato, prima del 3 marzo, il finale. Nessuno ha tradite la consegna. E nessun matto spettatore europeo ha pensato di fare un viaggio a New York, vedersi il film, tornare a narrarne la trama sulle piazze del nostro antico continente. Per fare un dispetto a quei Paperoni della produzione, E così lentamente è cresciuta la curiosità.

Sono apparse le prime immagini degli extraterrestri disegnate da Carlo Rambaldi, quello di King Kong, per il nuovo racconto cinematografico: sono uscite sottobanco in modo ambiguo. Ed è continuato, con un'orchestrazione scientificamente a sorpresa, lo stillicidio di fotografie, interviste, dichiarazioni. Eccomi qui, io stesso, involontario propagandista di una vistosa vicenda commerciale che Bradbury definisce addirittura religiosa, proprio questo dice, che si tratta di «... un film religioso... anzi IL film». Capito? «IL»: tutto maiuscolo. Precisando che «ogni prete, ogni pastore evangelico, ogni rabbino dovrebbe illustrarlo e mostrarlo ai suoi fedeli». Steven Spielberg è il regista ed è anche, io credo, un furbo di tre cotte. Non cerco di sminuire il valore del giovanotto. Sono convinto che Spielberg è un geniale creatore di spettacoli. Non posso negare però che, come uomo, lo ritengo di una notevole antipatia. Personalmente non lo conosco, non l'ho mai incontrato, forse non lo incontrerò mai, non desidero incontrarlo. Perché è antipatico?

Ha 29 anni per alcuni, 31 per altri. Statunitense di Cincinnati (Ohio). A 16 anni realizza (8 mm) una pellicola di 2 ore che gli costa 500 dollari e che con una sola proiezione, una sera qualsiasi, gliene frutta 600. E' un segno del fato. Sempre e soltanto successo. All'università incomincia a realizzare apprezzati film televisivi. Poi gira Duel che non piace negli Usa ma scuote mezzo mondo. A 27 anni fa impazzire la critica con Sugarland Express; a 28 è già il turno dello Squalo, 400 miliardi d'incasso, un malloppo per ora superato solo da Guerre stellari. Mai uno sbaglio, una scivolata, una sculettata, un crampo a una gamba. Niente. Sempre e soltanto: successo! Riuscite a provare simpatia per un occhialuto ragazzo del genere? Dunque Steven Spielberg è un accorto furbo fortunato regista.

Altri, prima di lui, hanno detto che gli extraterrestri ci sono, che sono lì, che spesso ci sono nemici, che qualche volta sono ben disposti. Ma lui lo annuncia su una pedana di lavoro sorretta da 18 miliardi di lire, lo proclama con l'aiuto di due produttori come fulia e Michael Phillips (La stangata e Taxi driver) che adorano realizzare supercolossi cinematografici. Lo prova con una totale disponibilità economica, in clima di segretezza assoluta perché gli promettono anche questo: che il film apparirà sugli schermi al momento giusto, quando la morbosa curiosità degli spettatori sarà salita al punto di cottura. Non una parola filtra durante la lavorazione. E intanto la stampa batte la grancassa. E via via, con il passare dei mesi, tutto va, vento in poppa, secondo i programmi.

In Usa, il 70 per cento dei critici dicono «sì» al film; il pubblico dice «Sì sì» e riempie le sale. In Europa siamo sinceramente desiderosi di riempirle. Steven è l'uomo che può ammansire le nostre epidermiche inquietudini chiamando tutti a raccolta intorno a sé. Siamo insoddisfatti, spaventati, senza domani? Non disperiamo. Forse Spielberg ci dirà che in questo evslrcsdasrs«s enorme universo, anzi ce lo proverà che non siamo soli, che ci sono gli «altri», gente di mondi lontani, gente che può soccorrerci. Kubrick era confuso nella conclusione di Odissea nello spazio"! Può darsi che il ragazzo di Cincinnati non lo sia, perché anche lui è terrorizzato su questo pianeta, anche lui vuole avere uno spiraglio aperto per un'isola spaziale. Lo ha confessato: «Una sera di quattro anni fa stavo attraversando il deserto della California in macchina, Mi aspettavano 40 miglia nella notte e nel silenzio. All'improvviso non ne ponsò più. Mi fermo e mi rivolgo alle stelle. Portatemi via, prego: portatemi via...». Uno che dice questo non può essere solo un fetente businessman, ilìade in Hollywood, è uno con cuore. Un perfetto splendido cuore ottimista da un miliardo di dollari. Naturalmente posso darvi anche dettagli tecnici sullo spettacoione. Il titolo: Incontri ravvicinali del terzo tipo: che sono gli incontri con gli Ufo, cioè gli oggetti volanti non identificati che al momento dell'incontro diventano identificabilissimi e acquistano la loro brava anagrafe.

Ci sono tre generi di incontri: il primo è l'avvistamento, il secondo l'evidenza fisica, il terzo il contatto. Ci siamo. Davant' a noi, ecco gli abitanti di altri mondi. La storia ha come protagonista un elettrotecnico, Roy Neary (interpretato da Richard Dreyfuss, l'oceanografo dello Squalo) che dopo una serie di avvistamenti, attraverso un succedersi di avvenimenti drammatici, cerca una risposta al grande mistero. Una risposta che troverà. Che cosa c'è di più importante, in un lavoro del genere, degli effetti speciali? E Spielberg ha scelto uno dei migliori specialisti sulla piazza, Douglas Trumbull, quello che curò le meraviglie dell'Odissea di Kubrick.

E poi primeggia la parte scientifica, affidata ad Alien Hynek, astrofisico di fama mondiale. Spielberg sostiene (lo ha dichiarato a una giornalista italiana) che la faccenda dei dischi volanti è da paragonare a una Watergate cosmica. Addirittura? Dice che il governo americano gli ha messo il bastone tra le ruote, sa tutto degli Ufo ma tace, «non voleva neppure darmi il permesso di girare. M'ha rifiutato qualsiasi collaborazione. La Nasa mi ha scritto una lettera di 4 pagine per spiegarmi perché questo film non l'avrei dovuto fare».

Ed ora vi aspettate, alla fine della chiacchierata, che vi dica se questi Incontri ci deluderanno o no. Invece non sono in grado di fornirvi pareri, non ho visto il film, al più posso riconoscere che anch'io sono uno dei tanti curiosi, perché sono uno dei tanti che scrutano il cielo in attesa di un arrivo. Non mi vergogno a dirlo. Ma, diamine, non ho mai visto una luce non identificabile, non ho mai raccolto la traccia di un mistero. E sono seccato. Invece lui, questo SpielbergPerche una mia ipotesi ce l'ho: che questo fortunatissimo giovane regista cresciuto nelle provette dei grandi studios d'oltreoceano, lui gli extra li abbia incontrati, confessati, convinti. Li abbia abbindolati così bene da deciderli a partecipare alla realizzazione del film. E tutto quello che ci fa vedere sia terribilmente autentico.

Lui è il primo mediatore dello spazio e Inconir; di terzo tipo è la prima pellicola a produzione mista intergalattica, capitali di Hollywood e d; Alpha Centauri. E la storia del Watergate? Una manfrina. Un trucco per dar vigore all'attesa: in realtà una manovra per tenerci buoni. Ma sono tutti d'accordo, regista, governi, ominidi, Trumbull, Hynek. Cercano di prepararci al grande atterraggio E' un'ipotesi. Ne ho le prove? No. Se le avessi sarei in pericolo Non vogliono sabotatori. Ma ne sono convinto. Dove potrebbero annunciare, questi extra, il loro prossimo arrivo se non su uno schermo? Quale mezzo più adatto del cinema? E Spielberg è il loro messaggero. Anzi... ahimè, non vorrei esagerare... eppure... e se fosse uno di loro, camuffato da figlio di ingegnere dell'Ohio, divenuto regista di successo? Tutto è possibile quando ci sono di mezzo gli Ufo.

Elvio Ronza
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MessaggioInviato: 05/01/2011, 12:28 
Anche Marzo 1978, tiene banco la rassegna stampa di "incontri ravvicinati del III tipo".

Eccetto per un paio di avvistamenti e testimonianze, anche una autorevole rilasciata da Moravia per il resto è solo costume. Vi è anche un breve racconto di fantascienza.
Interessante notare però quanto viva fosse l'attenzione per la tematica extraterrestre sui quotidiani dell'epoca.



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http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0003/articleid,1465_02_1978_0054_0003_20610985/

Cita:
StampaSera - 03.03.1978 - numero 54 - pagina 3


[color=blue]«Parleranno» GLI UFO STASERA ALLA TV DI COMO!


Un'ulteriore prova della buona disponibilità dei nostri visitatori spaziali la si avrà questa sera stessa a Como, dove gli extraterrestri faranno sentire la loro voce (in lingua italiana) nel corso di una trasmissione televisiva mandata in onda in diretta da un'emittente locale (Tele Nord, Uhf 48). Il «contatto» avverrà attraverso una medium milanese specializzata in questo tipo di «comunicazioni extrasensoriali»
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Cita:
LaStampa - 04.03.1978 - numero 50 - pagina 7

[color=blue]Andiamo a conoscere i fratelli Ufo


Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, con Richard Dreyfuss, Francois Trujjaut, Teri Garr, Melinda Dillon, Bob Balaban, Lance Hendriksen.
Fotografia: Vilmos Zsigmond.
Effetti speciali: Douglas Trumbull. Stati Uniti, colori. Fantascienza. Cinema Corso. Arrivano gli ufo. Speranza, consolazione, ottimismo, scendono dallo spazio.


Il sacerdote di questa rasserenante religione si chiama Steven Spielberg, 30 anni, la sua chiesa ha sede negli studi di Hollywood, il suo linguaggio evangelico è il cinema, i mezzi economici a disposizione sono potenti (20 milioni di dollari per un film).

La fantascienza come specchio delle nostre inquietudini tecnologiche, degli incubi fisici e metafisici, segna una battuta d'arresto. Lo spazio non è più soltanto minaccioso, gli esseri che vivono negli altri mondi non sono feroci colonizzatori. Il regista Steven Spielberg dopo le angosce di Duel e dello Squalo, lancia un messaggio di roseo cristianesimo interstellare carico di buone intenzioni e di suggestioni inconsce. Un avveniristiso sogno naif, costruito con tutte le astuzie del grande spettacolo.

Una colossale esplosione di suoni e luci, che catturano e manovrano la fantasia dello spettatore moltiplicando la forza ipnotica del cinema. Chi crede e studia il fenomeno degli «oggetti volanti non identificati» sa che nella terminologia specifica gli Incontri ravvicinati con un ufo possono essere di tre tipi: avvistamento, evidenza fisica, e contatto con gli occupanti l'astronave.

Il film, ambientato ai nostri giorni in una cittadina dell'Indiana, percorre con il protagonista Roy Neary (Richard Dreyfuss) tutte le tappe di questa esperienza Roy è un elettrotecnico il quale, mandato in una località decentrata a compiere una riparazione, vede volare nel cielo notturno alcuni oggetti luminosi. Nella mente del giovanotto capita 10 sconquasso. Poter incontrare gli alieni diventa la sua ossessione. Perde il lavoro, la moglie, i figli.

Tutti lo credono pazzo. Le autorità governative, che stanno conducendo segretamente ricerche per preparare il rendez-vous con gli extraterrestri, ostacolano i suoi sforzi. Roy trova una alleata in fillien Cuiler (Melinda Dillon), una madre disperata perché i misteriosi visitatori le hanno rapito il bimbo. Gli sforzi della coppia e dell'equipe di scienziati, guidati da un esperto di fenomeni straordinari (Frai;ois Truffaut), troveranno coincidenza e risposta nella grandiosa e suggestiva scenografia dell'incontro conclusivo. Gli alieni hanno un volto ed un corpo. Scendono dalla loro nave spaziale, fraternizzano con gli uomini, parlano attraverso un codice di suoni e di gesti, sorridono e ripartono portando via un gruppo di astronauti e Roy per un viaggio attraverso a chissà quali eccezionali esperienze.

Il riassunto riduce e fa torto al film. Spielberg ha saputo mettere in moto e disciplinare una macchina spettacolare, gigantesca ed affascinante. L'avvio è drammatico, sostenutissimo: si ritrovano alcuni aerei perfettamente intatti, ma i loro piloti sono misteriosamente scomparsi. Ci sono poi gli «incontri del primo tipo», Jiliian, suo figlio, Roy e altre persone avvistano le « cose » volanti. Non mancano i fenomeni del filone «esoreistico», eventi inspiegabili come giradischi, radio e tv che si mettono in funzione, giocattoli elettrici in movimento, oggetti che si sollevano e girano per le stanze. La parte centrale è d'attesa, di preparazione, denuncia qualche calo nel ritmo e rallentamenti di tensione narrativa.

L'ultimo atto è un crescendo di meraviglia. La suspense, caricata come un meccanismo ad orologeria, esplode in una serie di colpi di scena a grande effetto. 11 discorso di ottimismo religioso sotteso allo spettacolo non appesantisce il racconto, anche se è possibile decifrare la struttura, i segni e gli elementi ricorrenti della mitologia sacra. Roy Neary subisce letteralmente una «folgorazione sulla via di Damasco» e la sua ossessiva ricerca della verità ha le caratteristiche di una fede da apostolo.

Le persone che hanno visto l'Ufo conservano sul volto un'espressione vicina all'estasi dei santi. L'allegria e le risate del piccolo che gioca con gli alieni invisibili sembrano richiamare la frase «lasciate che i bimbi vengano a me». I suoni ed i gesti della mano, usati per la comunicazione, sono i simboli di un rituale liturgico. L'incontro con l'astronave-madre si compie ai piedi di una montagna, luogo sacro di ascesi comune a tante religioni.

Il contatto finale d'amore e speranza avviene in un bagno accecante di luce, altro segno preciso di sacralità. Senza dimenticare che l'apparizione dell'extraterrestre è accompagnata da un gesto delle braccia che ricorda insieme la benedizione e la crocifissione. Religiosità, misticismo, assenza di ironia, distinguono la pellicola di Spielberg dall'altro recente kolossal americano di fantascienza Guerre stellari. Una parabola contro una favola.

Ma la ricetta spettacolare è la stessa: una possente ipnotica, quasi intimidatoria macchina che macina ed impasta fantasia, avventura, suspense, trucchi, psicologia, paura dell'ignoto, bisogno di sogni consolatori, meraviglia. I veri protagonisti del film sono gli effetti speciali.

Una schiera di tecnici del suono e dell'immagine, sotto la guida di Douglas Trumbull (quello che inventò i modellini per Odissea nello spazio di Kubrick), ha costruito e messo in moto il costosissimo giocattolo pieno di sorprese. «Noi non siamo soli», ammonisce la pubblicità dalle locandine. C'è chi lo crede e chi no. Ma quando l'industria di Hollywood decide di vendere Ufo sui mercati cinematografici del mondo, sa confezionare un prodotto così abile e furbo che è difficile resistere alla curiosità ed alla tentazione di lasciarsi trasportare per due ore fuori dalla realtà.
s. cas.
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StampaSera - 04.03.1978 - numero 55 - pagina 23


"Incontri ravvicinati del terzo tipo,, di Steven Spielberg
[color=blue]GLI EXTRATERRESTRI SONO FRA NOI

gran finale di «Incontri ravvici natidel terzo tipo»: («Close Encounters of the Third Kind») di Steven Spielberg, con Richard Dreyfuss, Francois Truffaut, Teri Garr, Melinda Dillon, Cary Guffey. Fantascienza a colori, 70 mm, Usa 1977 (Cinema Corso). . . //

titolo, misterioso e suggestivo, è preso dal libro del consulente tecnico del film L'esperienza Ufo di J. Alien Hynek.
Nel volume si spiega come gli «Incontri ravvicinati» ("Close Encounters) sono del primo tipo quando gli Ufo, ossia Unidentified Flying Objects, vengono avvistati nello spazio a poche centinaia di metri; sono del secondo, allorché gli avvistamenti hanno il complemento di tracce chiaramente lasciate de! loro passaggio o atterraggio; sono infine del terzo «se gli occupanti degli Ufo vengono visti e si stabilisca un contatto fisico con essi».

Nella vicenda ideata sceneggiata diretta da Steven Spielberg (referenze: Duel, Sugarland Express, Lo squalo) gli «Incontri» sono di tutti e tre i tipi.
I due primi contatti con gli «oggetti volanti non identificati» avvengono nell'Indiana dove essi, inizialmente soltanto avvistati, lasciano poi — fase seconda — tracce evidenti del loro curioso passaggio, concretato in irradiazioni magnetiche capaci di buttare all'aria le suppellettili delle case, dì ammaccare i giocattoli d'un bimbo e di spargerli per l'alloggio.

Per arrivare al ravvicinamento del terzo tipo, ossia al preciso, evidente (anche perii pubblico) contatto con essi, bisogna, dopo un seguito di accadimenti che lo spettatore è bene segua da sé, arrivare alla memorabile fase conclusiva del racconto, ossia ai trenta minuti risolutivi in cui gli extraterrestri scendono dall'alto a bordo d'un immenso duco volante che non giunge inatteso alla base segreta predisposta ai piedi d'una colossale montagna, conica e tronca.

In questo terzo tipo di incontro, cosi sensazionale da dare il titolo al film, Spielberg dà fuori il meglio del suo fantasioso talento di soggettista e di regista. Egli concreta in immagini affascinanti un sogno scientifico, e fiabesco al tempo stesso: un sogno che è di tutti e di ogni età: «un collegamento con qualcosa di diverso e di superiore», ha precisato l'artefice trentunenne.

Egli appare ispirato non solo da una immaginazione fervida ma anche da una vena poetica nella concezione dell'incontro fra terrestri ed extraterrestri, fra uomini e umanoidi. Prima lo era stato un po' meno: nella parte centrale il film mostra qualche lentezza, qualche cedimento di tensione, mentre l'agitato turbamento e l'allucinato comportarsi di quell'elettricista sul quale gli extraterrestri fanno convergere le loro sconcertanti esercitazioni, non sempre convincono, specie là dove fanaticamente egli riproduce in facsimile la montagna tronca nella propria casa, tra la afflizione di moglie e figli che lo credono ammattito.

Ma l'ultima parte riscatta, a nostro avviso, ingenuità e sconnessioni antecedenti. L'avveniristica favola si concreta in pagine di suggestione visiva e narrativa indimenticabile: il messaggio di pace e di fratellanza che nasce dall'incontro tra genti del nostro pianeta con esseri venuti da chissà quali misteriosi mondi, non può non essere accolto con animo partecipe e commosso.

E' giusto dire che l'esito .spettacolarmente trascendentale degli ultimi trenta minuti è frutto non solo dell'altissimo professionismo di Spielberg, ma anche, e soprattutto, d'un ammirevole e sapientemente coordinato lavoro d'equipe per il quale sarebbero 350 i nomi dei collaboratori da citare' un piccolo esercito per confezionare con estrema efficacia un film costato venti milioni di dollari.

Compatibilmente con lo spazio vogliamo tuttavia ricordare il geniale coordinatore degli effetti speciali Douglas Trumbull, la capacità straordinaria di quattro direttori della fotografia di classe extra: Zsigmond, Slocombe, Kovacs, Alonzo, l'autore delle musiche John Williams. Tra i volti dei molti interpreti, tutti validi, ha spicco quello del bimbo Cary Guffey.
a. vald.

INTERVISTE CON GLI SPETTATORI
Scettici o commossi L'atteso assalto, ieri pomeriggio al cinema Corso, è mancato. Al primo spettacolo più nutrita la presenza degli anziani, nelle successive proiezioni invece il pubblico per età si è rivelato più eterogeneo. Più curiosità all'inizio e quindi anche voglia di parlare: una volta visto il film al contrario la gente, perplessa, ha preferito dribblare il commento.

Tanti «mah», tanti «non saprei», nella maggior parte dei casi però l'impressione a caldo è stata negativa.

Riccardo Vogliotti, 25 anni, studente in Economia e Commercio: «Un tema difficile da trattare. Io sono stato attirato dall'argomento "fantascienza", dalla notorietà del regista e dall'eco pubblicitaria che è arrivata dall'America. Buona la prima parte dove gli U.F.O. vengono avvistati, meno la seconda relativa al contatto diretto».

Maria Grazia Framarin, 23 anni, insegnante: «Il finale è un'americanata. Credo agli extraterrestri, ma non certo come li ha interpretati il regista. E' un'operazione commerciale che sfrutta il momento. Valida la figura del bambino che si dimostra attirato dalla novità senza pregiudizi».

Gianni Santoro, 45 anni, medico: «Questo finale del vogliamoci tutti bene è un po' troppo zuccheroso. Il film mi è sembrato la proiezione di tutti i desideri e le paure dell'uomo. Credo nei dischi volanti, ma penso anche che quando si faranno vedere gli americani gli spareranno contro».

Giovannangela Zucca, 60 anni: «Un film abbastanza diverso. Bellissimo il finale. Mi sono commossa».

Orazio Vergnano, 29 anni, operaio: «I più marziani di tutti erano quelli che lavavano il motoscafo nel giardino. Penso che anche il regista abbia voluto mostrare alcuni classici atteggiamenti di vita americana in senso critico. Comunque il film è spettacolare e molto accurato nei particolari».

Carlo, 16 anni, studente: «Che boiata: una filosofia spicciola da bar. Mi è sembrato molto più onesto Guerre stellari: una favola che non aveva pretese di scoprire nulla di nuovo». ,

Luisa, 15 anni, studentessa: «Tra dieci anni questo film ci farà sbellicare dalle risate. Mi sembrava fantascienza degli Anni 50 rimodernata. Agli U.F.O. ci credo, ma non lo ammetterei pubblicamente».

Antonino Rizzo, 26 anni, studente di ingegneria elettronica, crede all'esistenza di un'altra forma di vita. Gli abbiamo chiesto: come si possono manifestare gli «extra». Risponde: «Tramite suono, in quanto devono emanare onde, oppure mediante luci. Questa mi è sembrata una buona intuizione di Spielberg».
Secondo lei perché il regista ha visto gli abitanti dello spazio con quelle fattezze? «Gli occhi grandi sono sintomo di bontà, quindi li ha voluti presentare come portatori di pace. La testa grossa e rotonda rappresenta l'intelligenza. Non c'è poi bisogno di essere alti per muoversi nell'Universo e per essere superiori all'uomo».

L'operatore del cinema Corso pur trasmettendo la pellicola ha assistito solo all'ultima parte del film: «Un gran finale che lascia spazio a diverse interpretazioni. Per quanto riguarda il regista Incontri ravvicinati è senz'altro meno grezzo dello Squalo».

Rino Moggio, 26 anni, attore e stunt-man: «Amo molto i film di fantascienza, certo che. come nei romanzi, dopo, averlo visto non ne sappiamo di più».

Susanna Muraro, 53 anni: «Certo che credo ai dischi volanti. Anche il film mi è sembrato credibile. Ma questa storia è vera?».

Interviste raccolte da Luciano Borghesan e Salvatore Rotondo

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StampaSera - 06.03.1978 - numero 56 - pagina 7

[color=blue]Lasciate che gli Ufo vengano a noi

Polemiche sul film "Incontri ravvicinati del terzo tipo.

La Madonna era forse l'unica cosa che gli americani non avevano. Gli mancava un posto non tanto come Fatima o Loreto, che risentono di una collocazione socio-politica di non esaltante estrazione, quanto un posto come Lourdes, che è «kolossal» non soltanto da folla, illusioni e mistero, ma anche di suoni e luci. Adesso ce l'hanno. Ed hanno fatto le cose in grande, non tanto per la questione territoriale presso la Devils Tower del Wyoming, suscettibile di grande sviluppo turistico, quanto per l'apparizione che vi è accaduta: quella di Nostra Signora di Marte.

Si parla qui del film «Incontri ravvicinati del terzo tipo» che narra del primo contatto con gli equipaggi degli Ufo, ovvero gli extraterrestri, e che sin dalle prime recensioni sembra destinato a suscitare polemiche non propriamente cinematografiche. Il titolo che riassume il pensiero di Tullio Kezich, rigoroso censore de «la Repubblica», è chiarificatore: «Nel regno dei cieli, c'è un sogno americano». La voluta ambiguità di termini (è semplicemente una gara spaziale dove sventolerà la stella e strisce dei nuovi crociati, o si tratta di una corsa all'anima di cowboys benedetti e pellerossa spaziali?) non può lasciare dubbi ai cattolici di mezza età.

Perché la Madonna di Marte, nella sua provvisoria finzione di celluloide, ha già l'empito di un grande inno gentilmente ispirato dalla celebrata discografica Emi. E se a giovanissimi blasfemi, il canto muto che costituisce la base del contatto fonico con gli alieni, può ricordare «Popcorn», ai quarantenni che pure hanno rinnegato anche l'ultimo brandello di educazione salesiana, fa scattare nell'orecchio il rivelatore: «Mi-iral tuo popolo, o be-ella si-gno-o-raaaa».

Venerdì alle 14,15, presso i cinema d'Italia, come già era accaduto in quelli del resto del mondo capitalistico dove il film sta battendo tutti i record d'incasso, si è aperta una nuova era. Si fa giustizia di un argomento frivolamente etichettato fantascienza, di certi esperti che vogliono nella Bibbia un solo, incerto accenno ad altri mondi abitati («Nella casa del Padre, vi sono molte dimore»), ed è probabile che «I romanzi di Urania» assurgano dalle edicole a fianco di «Famiglia cristiana» da sempre venduta sulle porte dei templi.

«Non deve ingannare il tono umoristico che usa il regista nel trattare la situazione — annota Kezich, accennando a certe stranezze del protagonista del film — si tratta di un'autentica iniziazione alla grazia divina, che rivestirà alla fine questo San Francesco dell'Indiana, anziché con un saio, con la tuta dell'astronauta».

Eccoci dunque qui, esterrefatti. Nella realtà, dall'Ufo si scappa a gambe levate: un dato di fatto che si estende dalla provincia di Lima al Piemonte. Credevamo quindi di conoscerci abbastanza da ritenere che saremmo andati all'appuntamento con questi esseri mostruosamente intelligenti, come dimostrano se non altro i loro oggetti volanti, perlomeno guardinghi. Dopo generazioni di «invasori» maledetti (profetizzati più di mezzo secolo fa da quell'H. G. Wells, padre spirituale di tanti cattivissimi ragni o marmellate senzienti spaziali), ci facevamo così ingenui dal puntare su quel perimetro fatale un qualche chilotone di missili, tre cannoni nel fienile, sei carri armati tra le roulottes, un minimo di contingente di marines magari sotto le mentite spoglie di conigliette. E ci facevamo così cresciuti dal deporre poi subito le armi, davanti a quel desiderio di pace dettato luminosamente da un'intelligenza superiore.

Il regista Steven Spielberg ci dice di no. Presume subito che lo spirito guerrafondaio dell'uomo annichi'lisca fin dalle prime manifestazioni cosmiche, poi lo costringe senza scampo in un beato stato fideistico.

«E' la risposta parrocchiale a "Guerre Stellari" con strepitose invenzioni visive» liquida il miscredente Giovanni Grazzini sul «Corriere», ma chiarisce lo stesso paragone su «La Stampa» il civile Casazza: «Religiosità, misticismo, assenza di ironia, distinguono le due pellicole. Una parabola contro una favola». E lo spettacolo, è davvero suggestivo. Ciò malgrado la specie di Lazzaro che compare per primo e sembra un bozzetto dello scultore Giacometti ispirato da Zeffirelli nello slargo delle braccia (chele? rami?) in un significativo: «Lasciate che i pargoli vengano a me», e malgrado gli essermi pigolanti che sono bimbi con la maschera di Bambi dopo un tuffo nel bo¬ rotalco, mentre l'immaginazione certo gradirebbe putti e cherubini alla Tiepolo. Ma la magia dura poco e già all'uscita del cinema c'è la ribellione.

E' proprio accaduto così: il portello dell'Ufo si schiude («Una grande fabbrica di lampadari per allenare il nervo ottico e prepararlo alla luce eterna» descrive ancora quel Grazzini certo destinato ad un rogo di fascine elettroniche) e, agli uomini di buona fede cui il regista profeta ha fatto abbandonare ogni terracqueo legame come moglie, amanti, figli, lavoro, compare la Madonna di Marte in un simulacro Osram da mille chilovatt. Lo s'ettico torna a casa semicieco e a disagio.

Stenta infatti a riconoscersi in questi aborigeni australiani che, molti anni fa in un documentario, l'efferato Jacopetti gli mostrò assiepati contro la rete dd un aeroporto intenti ad adorare i jet. Emio Donaggio
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StampaSera - 07.03.1978 - numero 57 - pagina 12

[color=blue]I meravigliosi trucchi extraterrestri


Sia Guerre stellari sia Incontri ravvicinati del terzo tipo sono trionfi di effetti speciali, ma di una specie diversa.

In Guerre stellari, alle astronavi, ai robot e alle auto volanti fu dato un aspetto così realistico e, di tanto in tanto, così ammaccato e sporco, che il pubblico aveva l'impressione di poterli toccare allungando la mano.

In Incontri..., si è voluto che i dischi volanti, la gigantesca astronave-madre e le creature~extraterrestri, apparissero talmente estranei e talmente informi che l'immaginazione fosse poi costretta a riempire i dettagli

Invece di costruire completi dischi volanti, con carrozzeria d'alluminio e tettuccio di plexiglas a forma di bolla, Trumbull ha costruito una ventina di forme diverse, contenenti all'interno luci comandabili a distanza. Le luci sono state poi puntate contro l'obiettivo della macchina da presa, creando l'effetto ottico noto come lens flare.

Dice: «Abbiamo usato questa tecnica perché gli Ufo potessero passare in alto, in mezzo, di lato, indipendentemente dalle azioni degli uomini che comparivano nella stessa_ scena».

Il massimo Ufo — la gran madre dei dischi volanti — è la nave madre, e una sua porzione è stata costruita in un gigantesco hangar di Mobile, Alabama.
E' una costruzione enorme, circolare, con sottili guglie che s'innalzano dal centro e con circa un centinaio di finestrini attorno al bordo.

Si suppone nel film che questa astronave atterri di notte, e Trumbulle ha piazzato 2000 lampade flood e sei luci ad arco lungo il bordo, per creare quello ch'egli chiama un «muro di luce» e l'illusione che l'intera nave ruoti su se stessa mentre si posa a terra: «Abbiamo dovuto fare un mucchio di esperimenti, ma i risultati sono stati davvero spettacolari. La nave è una città nel cielo».

Gli alieni che emergono dalla base dell'astronave madre sono stati affidati al designer italiano Carlo Rambaldi, l'uomo che ha costruito King Kong per il film del 1976. «L'idea era che forse saranno più avanzati di noi, di 100.000 anni, lungo il processo di evoluzione — spiega —. Non usano più le braccia, se non per premere pulsanti, ma usano la mente molto più di noi, perciò hanno le braccia piccole, ma la testa molto grande». Una volta approvati i disegni, sono occorsi tre mesi a Rambaldi per costruire l'alieno che emerge dalla nave madre per salutare.

Il regista Spielberg e la troupe l'hanno soprannominato Puck.
Gli altri alieni erano messi in azione da meccanismi molto semplici o da nani, ma Puck era animato nello stesso modo di King Kong II, per mezzo di una combinazione di congegni idraulici e meccanici. Aveva perfino tendini artificiali nella faccia.

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StampaSera - 10.03.1978 - numero 60 - pagina 3


[color=blue]Esseri umani guidano ufo?


Hamilton (Canada) — Uno scienziato della Nasa (l'ente spaziale americano) ha dichiarato che gli Ufo (oggetti volanti non identificati) potrebbero essere pilotati da esseri umani i cui antenati lasciarono la Terra molto tempo fa. Lo scienziato, Charles Kubokawa, ha precisato:
#9632;Sappiamo che nelle Filippine esistono tuttora uomini che vivono come all'età della pietra. Vi potrebbero essere benissimo anche esseri umani nello spazio i quali hanno raggiunto uno stadio di sviluppo superiore al nostro e che, di tanto in tanto, ritornano a vedere la terra».
A questo proposito Kubokawa sostiene di avere visto molte fotografie che mostrano degli Ufo.
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StampaSera - 11.03.1978 - numero 61 - pagina 21

Intervallo Stampa Sera Sabato 11 Marzo 1978 21

[color=blue]Chi va là

di Sal Rotella

IL Phantom II «F4E» dell'Air Force giaceva immobile sulla banchisa senza dare appare/iti segni di vita. Nella notte polare una lunga ombra I che correva sulla spessa crosta di ghiaccio sfiorò il bireattore stagliandosi minacciosa al suo fianco. Il solido bianco volteggiò ancora sospettoso nella luce notturna prima di fermarsi sulla verticale del veicolo a non più di dieci metri d'altezza: non un sibilo, non uno spostamento d'aria che indicassero la natura della forza motrice che lo sosteneva.

- Phantonvll «F4E» ad Unidentified Flying Objecti vi parliamo su una frequenza d'onda di 37,014 chilocicli al secondo. Siete in ascolto? chi siete? Il caccia, dopo qualche mi. nuto di attesa, aveva rotto per primo il silenzio radio, mettendosi in contatto con l'equipaggio dell'oggetto sconosciuto.

-Unità aeronavale a Phantom II «F4E» stavamo per rivolgervi la stessa domanda. Non siamo un U.F.O.: la nostra aeromobile è terrestre, ma voi come avete fatto a stabilire la lunghezza d'onda e che cosa fate in questa zona?

-«F4E» -Qui parla il comandante del Phantom II «F4E»: se siete un veicolo terrestre rivelateci nazionalità e dati di identificazione.
-
UFO -Comandante, per questioni di segretezza non possiamo dirvi nulla: siete voi piuttosto che dovete giustificare la vostra presenza fuori rotta. Noi siamo un velivolo sperimentale dell'Air Force. Spiacenti, ma non possiamo dirvi altro. ..

«F4E» -Phantom II «F4E» a veicolo sperimentale: siamo in avaria. E' il capitano Harvey che vi parla: non ho mai visto un aereo, o cosa diavolo siete, che somigli al vostro. I miei ordini in caso di intercettamento di un U.F.O. sono precisi: obbligarlo all'atterraggio ed in caso di rifiuto abbatterlo. Perciò scendete accanto a noi e rivelateci le vostre consegne ed i dati di identificazione.

UFO - Capitano Harvey sarò esplicito: non ci è possibile soccorrervi, né in questa zona sarà permesso a nessuno. Dovete cavarvela da soli: noi però dobbiamo scoprire che cosa fate qui. Scusate il cinismo: un Phantom al Governo degli Stati Uniti costa soltanto tre milioni di dollari. Siamo sicuri che il Presidente preferirebbe sapere della vostra distruzione, piuttosto che di un intoppo nel nostro programma, perciò non fate sciocchezze e ditemi perché viaggiate in questa zona.

«F4E» - O.K. lo volete voi: se non siete extra-terrestri potete essere russi o magari cinesi. Vi diamo dieci minuti per prendere una decisione, poi vi tireremo giù di lì a colpi di cannone.

UFO - Capitano sono un generale dell'Esercito degli Stati Uniti: questa è una informazione top-secret, ed è anche l'ultima che vi è dato di sapere sul nostro conto. Vi ordino di dirmi quale avaria vi ha costretti all'atterraggio di emergenza, che rotta stavate percorrendo, a ohe unità appartenete, da che base siete partiti, qual era il vostro obiettivo e come avete scoperto la nostra frequenza d'onda.

«F4E» - Per noi siete un U.F.O. ed avete soltanto più nove minuti e trenta secondi.

UFO - Capitano non fatemi perdere la pazienza.

«F4E» -Nove minuti e venti secondi. Nove minuti e vénti secondi, per un gran finale che avrebbe sicuramente scosso le banchise, offrivano un margine di tempo più che sufficiente a qualunque cercellq allenato alle rapide decisioni.

UFO - Capitano Harvey, non abbiamo altra scelta: se non aveste quello stemma sulle ali vi avremmo già annientati. In un conflitto a fuoco avreste tutto da perdere...

«F4E» -Tre minuti.

UFO - Capitano posso sapere se l'ufficiale di rotta che avete con voi è disposto a farsi condannare a morte dal vostro suicidio?

«F4E» - Come generale dell'Air Force non siete informato: dovreste sapere che ho con me un radarista e che in questo momento non sta partecipando affatto alle mie decisioni. Datemi una prova di essere terrestri e scenderemo a patti.

UFO - Nessuna prova! Maledizione, voi leggete troppi fumetti capitano. Vi ho già spiegato che siamo un'unità segreta. Non potrei rivelare la nostra natura neppure al fantasma di Abramo Lincoln.

«F4E» -Generale avete due minuti di tempo per arrendervi o preferite che chieda l'appoggio di qualche altra unità?

UFO - Se siete davvero in avaria avreste già dovuto chiederlo. Ma vi avvisiamo che questa zona è interdetta anche alle unità di soccorso. Se dovessimo intercettare altri aerei saremmo costretti a riservare loro il vostro stesso destino. Capitano smetta di giocare alla guerra: l'Esercito degli Stat' Uniti non può permettersi di compromettere anni di lavoro per la sua idiozia.

«F4É» - Risparmiate gli sproloqui, generale: non stiamo scherzando. Scendete o tra un minuto apriremo il fuoco.

UFO - Capitano Harvey non so da quanto tempo siate fermi laggiù, se rimaniamo qui con voi è perché la vostra presenza nel nostro raggio di azione non è giustificata. Siamo praticamente immuni dalle vostre armi, ma non possiamo comunque rischiare di farci abbattere: se i nostri apparecchi registreranno un solo movimento meccanico, se all'interno dell'aereo da questo istante muoverete una sola penna stilografica, vi annienteremo.

«F4E» - Generale mi dispiace, i miei ordini sono precisi. Incontrarci è stata probabilmente soltanto una spiacevole coincidenza. Posso credere che siate terrestri e magari anche un'unità speciale dell'Air Force, ma in questa eventualità la decisione non è affidata alla mia elasticità mentale. Devo seguire determinati schemi di situazione. Tra trenta secondi apriremo il.fuoco. Sul deserto di ghiaccio il grande solido bianco sovrastò ancora il Phantom in quella manciata di secondi: poi, mentre l'oggetto guizzava silenzio#9632; so verso la notte luminosa, la crosta di ghiaccio si spezzò per inghiottire le venti tonnellate fuse di lamiera e richiudersi ancora in una superficie illibata sui resti del Phantom!

L'episodio non venne registrato, né alcuno apparentemente sembrò accorgersi della scomparsa di un aereo, in nessuna base del mondo. I servizi segreti del resto preferirono non indagare per non dover dare a loro volta una spiegazione ufficiale. Un mese: quanto basta per dimentjpare pochi drammatici minuti. Il generale Alban non faceva nulla di particolare quando là porta del suo ufficio si spalancò per lasciare entrare il colonnello Mont.

- Steve, qualcosa mi diceva che avremmo sbagliato. Ho ridato un'occhiata a tutte le fotografie di quell'aereo. Dietro i carrelli, sul ghiaccio, le ruote non avevano lasciato tracce. Nulla che potesse testimoniare l'atterraggio. Capisci? è andato giù verticalmente.
- Sovietici?

- Anch'io per l'atterraggio verticale avevo pensato ad un apparecchio sovietico camuffato, ma non era uno Yakovlev e neppure un Phantom. Ho registrato i nastri di bordo. Stai a sentire.

«Unità aeronavale a Phantom Il «F4E» stavamo per rivolgervi la stessa domanda. Non siamo un U.F.O.: la nostra aeromobile è terrestre, ma voi come avete fatto a stabilire la lunghezza d'onda e che cosa fate in questa zona?».

- Senti qui dovrebbe esserci la risposta del comandante del Phantom. e invece i nastri non hanno registrato niente.
«Comandante, per questioni di segretezza non possiamo dirvi nulla...».

- Ascolta più avanti.
«...Spiacenti, ma non possiamo dirvi altro».

- Ancora silenzio.
- «Capitano Harvey sarò esplicito...».
-
- - E" serppre la tua voce: il nastro ha registrato soltanto la tua voce. .
-
- - Un guasto...
-
- - Preferenziale? soltanto per la voce proveniente dal Phantom? non è possibile.
-
- - Mont dove vuoi arrivare?
-
- Comunicavano con noi telepaticamente: non conoscevano la nostra frequenza d'onda. Noi parlavamo alia radiotrasmittente, loro ci rispondevano mentalmente. Ci hanno minacciati per farsi distruggere: con noi sapevano di non avere scampo ed hanno bluffato scegliendo quella geniale autodistruzione. In qualunque altro modo sarebbero caduti nelle nostre mani.
-
- - Non abbiamo prove.
-
- - Nev abbiamo Steve: alla revisione la mia cuffia di ascolto è risultata in avaria dalle ore 4,30 del 15 dicembre. Trentasei minuti prima dell'intercettazione. Ma io ho seguito egualmente il dialogo, parola per parola.

- - Vuoi dire che erano...

- - Non erano terrestri Steve. Non erano terrestri.

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LaStampa - 12.03.1978 - numero 57 - pagina 9

[color=blue]Ufo: sono i nuovi "dei" ?


Il successo dei film "siderali" secondo lo psicologo Ufo: sono i nuovi "dei" ?
L'osservazione psicologica di un film ci porta a considerare ciò che avviene sullo schermo non separato da ciò che avviene in platea. In questa prospettiva l'affinità tra Guerre stellari e Incontri ravvicinati del terzo tipo appare particolarmente intensa. In entrambi i casi, infatti, non solo il contenuto del film ma, soprattutto, il comportamento del pubblico risultano simili.

La moda degli Ufo sembra essere alla base di tutto. Ma questa passione, a sua volta, ha radici più profonde che il film ci aiuta a capire. Non è azzardato ritenere che dietro il successo di Incontri ravvicinati del terzo tipo ci sia tutta la psicologia della religione e del mito.

Gli uomini hanno sempre avuto bisogno di tre cose: di non sentirsi sperduti e isolati nell'universo; di spiegare e controllare le terrificanti manifestazioni della natura; di proiettare nelle misteriose profondità del cielo e della terra i mostri demoniaci o i sentimenti di onnipotenza divina che sentono urgere inquietanti dentro di sé.

Ogni fase dell'evoluzione culturale ha offerto mezzi e segni per consentire agli uomini di soddisfare questi bisogni. Nella primitiva fase «animistica» le forze stesse della natura diventarono gli oggetti delle esigenze proiettive e la incarnazione del demoniaco e del divino.

Nella fase più matura delle religioni tradizionali Dio e gli angeli del male andarono a prendere un loro posto definito nelle altezze dei cieli o nelle viscere degli Inferi.

Oggi la crisi delle fedi combinata con l'avanzare della scienza e della tecnica induce a ricercare «sostituti» degli dèi e dei dèmoni in rappresentazioni corrispondenti. I mostri e gli dèi che abbiamo dentro e che esprimiamo nelle fantasie, nei sogni e nei giochi, non assumono più le forme di fate, di streghe, di animali terrificanti, di luminosità ineffabili, di splendenti bellezze, ma le forme di «macchine sublimi».

L'immagine degli Ufo come simbolo trasfigurante degli antichi miti si esprime, nel film, innanzitutto attraverso il loro modo di «apparire»: giungono da punti indefinibili del cielo, mascherati da nubi temporalesche che squarciano improvvisamente con la loro luminosità. Come l'apparizione a Mose nella tradizione biblica del Sinai. Quando appare nel cielo stellato la gigantesca astronave, l'esclamazione «mio Dio» che esce dalla bocca della donna e di un uomo non assume, allora, soltanto il significato di uno sfogo emotivo ma può essere interpretata come la riaccesa testimonianza di una fede.

Così l'inginocchiarsi di qualcuno può apparire un gesto di incontrollata debolezza o il riaffiorare di un arcaico «istinto di adorazione». I bambini, gli artisti, i «puri di cuore» (che la tradizione religiosa ha sempre assegnato in una privilegiata vicinanza a Dio) sono quelli che percepiscono la «cltiamata» e vanno, sospinti da voci imperiose, verso un misterioso convegno dopo aver espresso, mossi da incoerci¬ bili impulsi medianici, i segni della testimonianza.

Come i maghi o i santi miracolatori. Le macchine non soltanto appaiono nel cielo ma «comunicano» con gli uomini attraverso altre macchine: quelle «domestiche», loro rappresentanti, vicine all'uomo, modesti profeti, anticipatori, testimoni della «grande macchina celeste».

Come demoni o divinità gli Ufo penetrano nella casa, ne sconvolgono i sistemi protettivi, entrano danneggiando quanto serve per affermare, con la paura, la loro supremazia, la loro incontrastata onnipotenza. Ma la casa è il simbolo del corpo: gli Ufo, allora, divinizzazione animistica della macchina, penetrano simbolicamente nello spirito dell'uomo per affermarvi il proprio dominio.

Il sogno di «essere portato in cielo» senza dover morire (realizzato nei miti di resurrezione e ascensione) esprime un desiderio di negazione della morte, un sogno di eternità. E questo mito rivive, chiaramente, nel film quando l'armonia dell'incontro è suggellala dalla partenza sull'astronave di pattuglie di umani.

Anche il simbolo della «montagna incantata» non esce dal linguaggio mitologico e religioso. La montagna è il «tempio», Io spazio sacro dove vengono custoditi le aree e i «misteri», l'ombelico (il segreto) del mondo.

«Gli Ufo sono tra noi» : an¬ che attraverso i contenuti di questo film la frase non appare gratuita né l'effetto di una mitomania o di un'attitudine allucinatoria ma una realtà psicologica.
Gli Ufo, anzi, «sono dentro di noi» : un modo attuale per esprimere il bisogno del sacro, la paura della solitudine cosmica. •

Gianni Tibaldi
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LaStampa - 12.03.1978 - numero 57 - pagina 9

SPETTACOLO, CULTURA E VARIETÀ LA STAMPA Anno 112 - Numero 57 - Domenica 12 Marzo 1978

[color=blue]Visto da Natalia Ginzburg

film di Steven Spielberg, Incontri ravvicinati del terzo tipo, ha un successo enorme: e non è difficile spiegarselo. Esso è girato con perizia e con astuzia: ma una volta tanto, si tratta d'una perizia e d'una astuzia di specie non volgare.

Scopriamo cosi che un film astuto c abile, studiato unicamente ai fini del successo, può anche non essere volgare. Questo ci stupisce perché siamo troppo abituati a vedere come la perizia e l'astuzia usino generare orrori. Abile tessitore di trame, Spielberg che ci aveva dato un bruttissimo film di successo come Lo squalo, con mostri di gomma, ci dà qui una fiaba intrecciata con qualche grazia.

Tuttavia anche nello Squalo, a ripensarci, c'erano momenti di felice tensione: quando lo squalo non era ancora apparso e la gente scendeva ignara e garrula al mare. Dopo l'apparizione dello squalo, regnavano la noia e la gomma.

Incontri ravvicinati è una fiaba, ed è, come tutte le fiabe, essenzialmente indirizzata ai bambini; e tuttavia anche gli adulti ne sono attratti. La novità del film è nel suo ottimismo: e l'ottimismo al cinema è in genere ciò che esiste di peggio. Qui però si tratta di un ottimismo senza melensaggine, dove il color rosa e le sostanze zuccherine sono accantonati.

Vediamo tutto quello che nei film di fantascienza amiamo vedere: cieli tenebrosi, fosche nuvole, raffiche di bufera, panico diffuso, tranquille camerette sconvolte, giocattoli che ballano e aspirapolvere che camminano; fulmineo sfolgorìo di luci accompagnate da mille suoni vicini e lontani.

Sono accuratamente dosati, nel corso del film, sgomento, allucinata meraviglia, beatitudine: «Ho visto nella notte alzarsi il sole, e ha cantato per me» sussurra un uomo all'inizio; egli balbetta e trema e ha un sorriso radioso: e siamo nello stesso istante allarmati e rassicurati. Strani soli dotati di voci vengono avvistati ovunque, suscitando reazioni diverse: qualcuno è folgorato, e non penserà più ad altro: qualcuno vuole indagarli scientificamente; altri, rozzi e increduli, alzano le spalle e non si staccano dalle meschinità quotidiane.

Protagonista del film è un giovane elettrotecnico, Richard; avendo visto dal suo camioncino una notte quello strano sole, si astrae dall'esistenza giornaliera e moglie e figli lo credono pazzo; nella schiuma da barba, nel purè di patate, nelle pianticelle del suo giardino, egli non vede che degli strumenti per dare forma ad un'immagine che s'è insediata nel suo pensiero: una montagna, tozza alla base, affusolata in cima.

La stessa montagna, in un'altra casetta del medesimo sobborgo, viene dipingendo una giovane donna, che vive sola con il figlio di pochi anni; il bambino saluta i messaggi dallo spazio come segnali amici, e sarà strappato nell'alto. A raccogliere i messaggi soprannaturali sono dunque l'innocenza, impersonata dal bambino, la fantasia, impersonata dalla donna, e infine l'ansia di conoscere il vero, impersonata dall'uomo. I

l film ha un finale lieto: fatto insolito, perchè di film a lieto fine ormai se ne fanno pochi. Lo strano è che questo lieto fine non infastidisce affatto. Gli Ufo sono immaginati buoni. Appaiono piccoli, gracili, filiformi; e non hanno né armi, né intenti di strage. Sono piuttosto bruttini, e non hanno dunque nemmeno la prepotenza della bellezza; e appaiono, scendendo dalla loro gigantesca astronave abbagliante di luci, privi di ogni proposito di potere.

Scendono con loro anche esseri umani da grantempo scomparsi, e pianti per morti; e il bambino rapito nella notte ritorna alla madre. La folla contempla l'astronave con rapita beatitudine: Richard, prescelto fra tutti, viene accolto in seno agli ultraterrestri e dilegua nello spazio.

L'ottimismo del film tocca in noi alcuni punti sensibili: il desiderio che tornino a noi le persone che abbiamo perduto; il desiderio che svanisca in noi l'angoscia degli spazi ignoti; il desiderio che esistano nell'universo forze nascoste, e che esse intrattengano non già sogni di sterminio, ma disegni di alleanze e volontà di comunicare con noi in pace.

Essendo tali desideri dentro di noi forti e veri, non può stupire il successo di questa fiaba, la quale parla a bambini e adulti un linguaggio architettato con astuzia ma diretto da angosce e a interrogativi ben veri e reali. [/color]



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Cita:
LaStampa - 12.03.1978 - numero 57 - pagina 1

[color=blue]'Quattro Ufo sorvolano il Cuneese"

(Dal nostro corrispondente) Cuneo, 11 marzo. (g. r.)

Misteriose e luminosissime «macchine volanti» sono state avvistate questa notte sul cielo di Cuneo da numerose persone.

«E' stato dalle 22,30 fin quasi a mezzanotte — racconta l'agente di custodia del ' carcere di Cuneo, Mario GrilI lo —: ero di sentinella sul #9632; muraglione esterno, e alzando gli occhi ho notato quattro , punti luminosi, molto intensi. ; Tre erano a poca distanza l'uno dall'altro, formando quasi ! un triangolo, 1 continuamente colore».

Gli strani oggetti volanti, secondo altri testimoni, hanno sostato a lungo in cielo, quasi all'altezza del Monte Argenterà. Sono riapparsi poco dopo le quattro del mattino, nella stessa formazione, ma spostandosi più velocemente.

«Anche nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio li avevo visti — aggiunge Mario Grillo — quasi alla stessa ora: ero andato a Pìasco a trovare un conoscente, e appena ci siamo ripresi dall'emozione abbiamo telefonato all'osservatorio meteorologico di Pino Torinese, ma era la notte dì Capodanno e non c'era personale tecnico in servizio: abbiamo potuto parlare soltanto con un custode».
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