Fusione fredda: la teoria di Abundo che spiega tutti gli E-Cathttp://www.nextme.it/scienza/energia/44 ... ndo-teoriaFusione fredda. Ugo Abundo, che coordina un progetto didattico di sperimentazione sulle Lenr presso l’Istituto Tecnico per Costruzioni, Ambiente e Territorio ‘Leopoldo Pirelli’ di Roma, fa sul serio: infatti ha elaborato una teoria per spiegare il meccanismo di tutti gli E-Cat, in collaborazione con Francesco Santandrea, systems analyst presso la società Labor (Roma).
Noi di Nextme siamo andati a visitare i laboratori della scuola ed è stato lo stesso Abundo a segnalarci questo articolo e a raccontarci di persona i punti salienti. ‘The Quantum Space Theory’ (Qst): questo il nome dell’elaborazione di Abundo e Santandrea. La teoria è nata prima nella mente di Santandrea nel 1994, mentre dieci anni più tardi, nel 2004, Abundo è arrivato ad analoghe conclusioni in modo del tutto indipendente.
Abundo e il suo team stanno sperimentando una via elettrolitica ai processi Lenr, ma sostengono che la loro sia solo una delle strade possibili. La loro elaborazione teorica vuole assumere quindi carattere assolutamente generale. Gli autori sostengono inoltre che sia una sorta di estensione della teoria di Windom-Larsen.
Quest’ultima interpretazione dei fenomeni Lenr afferma che, in un materiale che presenta forti campi magnetici locali, gli elettroni che ne compongono la superficie incrementano sensibilmente la loro massa, fino a superare le differenza esistente tra quella di un protone e quella di un neutrone, e che in queste condizioni è possibile che l’elettrone gigante reagisca con un protone formando un neutrone e un neutrino, e liberando una certa quantità di energia.
“In questo nuovo approccio allo spazio e alla struttura delle particelle, il reticolo diventa l’espressione di frequenze di risonanza stabili dello spazio –si legge invece all’inizio del testo di Abundo e Santandrea- Gli stessi elettroni, particelle e materia condensata sono ‘oggetti elettromagnetici’ costituiti da onde permanenti nello spazio quantico trovato dalla Qst”.
In poche parole la Qst ridisegna lo spazio fisico e cerca di capire cosa può succedere nel reticolo dove avviene la reazione nucleare. Secondo Abundo e Santandrea gli elettroni e tutte le particelle del reticolo sono porzioni di spazio in risonanza, ovvero con frequenza di vibrazione uguale o molto simile. E quando in natura si verificano fenomeni di risonanza, il risultato di tale interazione può essere imprevedibilmente amplificato (è noto ad esempio che il Tacoma Narrows Bridge di Washington crollò completamente nel 1940 perché il vento soffiava alla stessa frequenza di vibrazione del materiale con il quale il ponte era stato costruito).
Come riferiscono gli stessi autori, un’ipotesi di meccanismo con la quale dei nuclei riescano a fondersi a bassa temperatura consiste nella teoria che gli elettroni stessi possano fondersi o annichilirsi se sottoposti a qualsivoglia trattamento “coercitivo”, come un’alta pressione, una corrente elettrica e altri. Sia la fusione che l’annichilamento spiegherebbero la produzione di un eccesso di energia altrimenti misterioso.
“Se l’elettrone coincide con la frequenza di risonanza dello spazio, sarà possibile, con una perturbazione stazionaria, “aprire l’elettrone” e rilasciare la sua energia” scrivono Abundo e Santandrea, sottolineando come la loro Qst può realmente contribuire ad una spiegazione più convincente del meccanismo delle Lenr.
Una teoria che vuole spiegare una rivoluzione fa parte della rivoluzione stessa, e su questo Abundo è apparso molto ottimista: “Non ci sembra il caso di sottolineare come tanta resistenza contro le nuove teorie da parte degli scienziati non potrà esserci –ha precisato infatti il professore- perché essi sono abituati da quel dì, da ben prima di Galileo, a vedere varie rivoluzione copernicane, la fisica relativistica, la meccanica quantistica e così via. Quindi sono abituati da quel dì che ciò che non vien spiegato da una teoria… beh, ci si mette lì, si fa un’altra teoria che spieghi sia il conosciuto che queste nuove emergenze. Questo è il percorso normalissimo della fisica. Quindi noi ci aspettiamo una cauta e serena accoglienza di questa teoria”.
Il lavoro è apparso sul Journal of Nuclear Physics.
Roberta De Carolis