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MessaggioInviato: 25/11/2014, 19:54 
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Le immagini mostra l’antico letto di un fiume che si crede si sia formato in un lontano passato del pianeta rosso, quando l’acqua scorreva copiosa sulla sue superficie.

Secondo gli esperti, la regione marziana presenta una notevole somiglianza con la morfologia della Terra nel periodo successivo alle glaciazioni.

Le immagini dell’Esa sono l’ennesima prova che in passato Marte doveva essere un pianeta ricco di acqua. Poi, per una ragiona ancora non compresa, tutta l’acqua e l’atmosfera marziana svanirono…

La struttura sinuosa visibile nella foto si estende per quasi 1500 chilometri attraverso il paesaggio marziano ed è fiancheggiata da numerosi affluenti. Le immagini scattate dalla Mars Express mostrano un punto della regione nel quale il canale è ampio quasi 7 chilometri di larghezza e profondo 300 metri.




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Le rive del grande canale marziano sono particolarmente definite e ripide. E’ vero simile che queste strutture si siano formate nel periodo detto “Hesperian”, quando l’acqua scorreva su Marte allo stato liquido, probabilmente tra i 3,5 e i 1,8 miliardi di anni fa.

http://www.ilnavigatorecurioso.it/2013/ ... s-express/


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MessaggioInviato: 25/11/2014, 20:44 
SE ci sono le piante dov'è l'ossigeno molecolare che queste dovrebbero emettere nel caso funzionassero come la terra?

Perché nell'articolo postato da ufologo si parla di piante che funzionano come sulla terra omettendo il piccolo dettaglio che queste devono emettere come materiale di scarto proprio il velenoso ossigeno molecolare che sulla terra ci siamo adattati a respirare dopo che questo ha causato una delle più grandi estinzioni di massa su questo pianeta (http://it.wikipedia.org/wiki/Catastrofe_dell%27ossigeno)

Cita:

La fotosintesi clorofilliana (dal greco #966;#974;#964;#959;- [foto-], "luce", e #963;#973;#957;#952;#949;#963;#953;#962; [synthesis], "costruzione, assemblaggio") è un processo chimico grazie al quale le piante verdi e altri organismi producono sostanze organiche – principalmente carboidrati – a partire dall'anidride carbonica atmosferica e dall’acqua metabolica, in presenza di luce solare[1]. La serie di reazioni chimiche che costituiscono la fotosintesi rientra tra i processi anabolici (di sintesi) dei carboidrati ed è del tutto opposta ai processi inversi di catabolismo (ossidazione).

Durante la fotosintesi, con la mediazione della clorofilla, la luce solare permette di convertire sei molecole di CO2 e sei molecole d'H2O in una molecola di glucosio (C6H12O6), zucchero fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di ossigeno, che la pianta libera nell'atmosfera attraverso gli stomi che si trovano nella foglia (piccoli buchi).



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MessaggioInviato: 25/11/2014, 21:33 
Non ho mai creduto infatti all'ipotesi delle foreste marziane... non attualmente almeno.

Forse in passato Marte era un pianeta rigoglioso, molto simile alla Terra insomma. Ma questo era prima del cataclisma occorso allo stesso di cui ho parlato in "Marte, storia di un antico esodo". Cataclisma che assume sempre maggiore credito considerando le news rilanciate in rete in questi giorni.

[;)]



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MessaggioInviato: 25/11/2014, 22:44 
anche io credo che quella da te citata sia la causa più plausibile del "disastro" marziano indipendentemente o meno dalla presenza di una civiltà.



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MessaggioInviato: 26/11/2014, 09:35 
x quelle che erano passate come alberi,e' stata data una speigazione che'e' da ritenere plausibile,poi diciamo sinceramente come possibile che siamo visibili solo nel periodo primaverile del pianeta?????? diciamo che tutto e' causato da fatti naturali dovuti allo scioglimento dei ghiacci,in termini molto semplici e rozzi............................ [;)] [;)]

leggendo l'enigma marte sono dedotte le cause che hanno causato il suo annientamento,certo non accertate ma molto probabili....................... [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 26/11/2014, 09:40, modificato 1 volta in totale.

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Atlanticus, dove posso leggere la tua teoria di "Marte, storia di un antico esodo" [?] [:)]



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Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 26/11/2014, 19:53 
Cita:
Aztlan ha scritto:

Atlanticus, dove posso leggere la tua teoria di "Marte, storia di un antico esodo" [?] [:)]


Lo trovi qui http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10084 e anche sul suo sito del progetto atlanticus
http://www.progettoatlanticus.net nella sezione download (dove trovi tutti i suoi articoli).
Spero di essere stato d'aiuto [:)]


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Molto, grazie! [:)]



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Alcune viste della recente abrasione fatta dal rover Curiosity nel deposito chiamato "Alexander Hills", nei pressi del Monte Sharp, che il rover ha da poco iniziato a scalare. L'abrasione permette di osservare la roccia sotto lo strato superficiale di polvere depositata per migliaia di anni.
[Adrian]


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Bellissima vista di una zona su Marte chiamata "Città Inca" per via delle fratture poligonali nel ghiaccio, che da sopra le fa somigliare a resti di antiche città. Una cosa intrigante avvenuta negli ultimi anni è la comparsa di nuove fratture lineari presenti sotto i depositi di ghiaccio. Le potete vedere qui sotto le lunghe scie in alto a sinistra. Quelle sono causate da polvere basaltica espulsa dal gas di anidride carbonica che fuoriesce dal terreno quando sublima la primavera (passa da solido a gassoso). Il vento poi spinge la polvere fino a creare queste lunghe scie. Ma non tutto il gas riesce a sfuggire ed in parte si accumula nel sotto suolo spingendo il ghiaccio verso l'alto. Questo crea quelle fratture che vedete nelle regioni più chiare. Riprese fatte dalla camera HiRISE a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter, della NASA.
[Adrian]

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Una nuova bellissima foto dalla camera HiRISE a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter, mostra grandi canaloni e terreno scivolato a vale sul colline Marziane. In questo momento dell'anno, solo le zone esposte a sud di queste colline riescono ancora a trattenere del ghiaccio mentre quelle esposte a nord ricevono abbastanza luce da far sublimare i depositi di ghiaccio secco (ghiaccio di CO2). Il passaggio di questo da solido a gassoso crea molto movimento e sposta molta polvere, creando spesso questo tipo di frane spettacolari.
[Adrian]

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Il meteo su Marte nel 2014! Ogni globo è basato sulle foto ottenute dalla camera MARCI a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter, della NASA. Le nuvole bianche sono ricche di ghiaccio d'acqua e spesso si formano in corrispondenza delle sommità più alte dei vulcani della Tharsis Vallis. Le zone più arancioni che periodicamente si formano sono tempeste di sabbia.
[Adrian]


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MessaggioInviato: 01/01/2015, 18:27 
La tecnica sfrutta la simultanea attrazione gravitazionale di due o più corpi celesti sul satellite, per cui vìola alla base le ipotesi del modello patched-conics, attualmente in uso. Nella cattura balistica il satellite si avvicina a Marte in modo più “dolce” e ad un costo praticamente nullo. Inoltre, dopo la cattura, il satellite è in grado di compiere alcune rivoluzioni attorno al pianeta rosso in modo naturale (senza manovre), caratteristica che rende la nuova tecnica molto più sicura dell’attuale sistema, che prevede una manovra nel punto di massima vicinanza al pianeta, pena il “fly-by” dello stesso e la perdita della missione. Il prezzo da pagare è un tempo di trasferimento più lungo, per cui le nuove orbite non sono particolarmente adatte a trasferimenti per moduli abitati, ma a sonde robotiche, dove non ci sono particolari vincoli sui tempi di trasferimento. In sintesi, la cattura balistica sfrutta la natura gravitazionale del sistema solare in modo più efficiente, e ha le potenzialità per rivoluzionare la progettazione delle missioni automatiche per l’esplorazione del sistema solare. La tecnica classica per progettare trasferimenti dalla Terra a Marte si basa sulla decomposizione del sistema solare in problemi Kepleriani. Il satellite risente della sola attrazione gravitazionale della Terra quando è all’interno della sua sfera di influenza. Durante il viaggio interplanetario, risentirà solamente dell’influenza del Sole e, infine, quando sarà nei pressi di Marte risentirà della sola attrazione del pianeta rosso. Questa tecnica, nota come “patched-conics” ha permesso (e permette tutt’oggi) di progettare la maggior parte dei trasferimenti interplanetari in modo veloce. Tuttavia, l’approssimazione che ne è alla base fissa il livello energetico delle orbite su valori alti, poiché le regioni dove il modello va in crisi, ossia quelle dove due o più attrazioni gravitazionali diventano confrontabili, devono essere attraversate velocemente. Ciò implica elevati costi in termini di ?v, ossia di variazione di velocità (o impulso) che bisogna imprimere ad una sonda interplanetaria per modificarne l’orbita. I ricercatori che operano nel campo della progettazione preliminare di traiettorie interplanetarie sono alla continua ricerca di soluzioni che minimizzino il ?v. Infatti, ad una riduzione dell’impulso corrisponde una minor massa di propellente necessario ad effettuare il trasferimento. Ciò può essere sfruttato per lanciare una massa più ridotta (con conseguente risparmio in termini economici) o per imbarcare più strumenti a parità di massa lanciata (con conseguente massimizzazione del ritorno scientifico della missione).] La tecnica sfrutta la simultanea attrazione gravitazionale di due o più corpi celesti sul satellite, per cui vìola alla base le ipotesi del modello patched-conics, attualmente in uso. Nella cattura balistica il satellite si avvicina a Marte in modo più “dolce” e ad un costo praticamente nullo.
Inoltre, dopo la cattura, il satellite è in grado di compiere alcune rivoluzioni attorno al pianeta rosso in modo naturale (senza manovre), caratteristica che rende la nuova tecnica molto più sicura dell’attuale sistema, che prevede una manovra nel punto di massima vicinanza al pianeta, pena il “fly-by” dello stesso e la perdita della missione.

Il prezzo da pagare è un tempo di trasferimento più lungo, per cui le nuove orbite non sono particolarmente adatte a trasferimenti per moduli abitati, ma a sonde robotiche, dove non ci sono particolari vincoli sui tempi di trasferimento.

In sintesi, la cattura balistica sfrutta la natura gravitazionale del sistema solare in modo più efficiente, e ha le potenzialità per rivoluzionare la progettazione delle missioni automatiche per l’esplorazione del sistema solare.

La tecnica classica per progettare trasferimenti dalla Terra a Marte si basa sulla decomposizione del sistema solare in problemi Kepleriani. Il satellite risente della sola attrazione gravitazionale della Terra quando è all’interno della sua sfera di influenza. Durante il viaggio interplanetario, risentirà solamente dell’influenza del Sole e, infine, quando sarà nei pressi di Marte risentirà della sola attrazione del pianeta rosso. Questa tecnica, nota come “patched-conics” ha permesso (e permette tutt’oggi) di progettare la maggior parte dei trasferimenti interplanetari in modo veloce.

Tuttavia, l’approssimazione che ne è alla base fissa il livello energetico delle orbite su valori alti, poiché le regioni dove il modello va in crisi, ossia quelle dove due o più attrazioni gravitazionali diventano confrontabili, devono essere attraversate velocemente. Ciò implica elevati costi in termini di ?v, ossia di variazione di velocità (o impulso) che bisogna imprimere ad una sonda interplanetaria per modificarne l’orbita.

I ricercatori che operano nel campo della progettazione preliminare di traiettorie interplanetarie sono alla continua ricerca di soluzioni che minimizzino il ?v. Infatti, ad una riduzione dell’impulso corrisponde una minor massa di propellente necessario ad effettuare il trasferimento. Ciò può essere sfruttato per lanciare una massa più ridotta (con conseguente risparmio in termini economici) o per imbarcare più strumenti a parità di massa lanciata (con conseguente massimizzazione del ritorno scientifico della missione).
http://www.lescienze.it/lanci/2014/12/2 ... 26-12-2014


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Il mistero dei batteri su Marte


Alcune strutture caratteristiche presenti nelle immagini del suolo marziano riprese da Curiosity lasciano ipotizzare che a produrle siano state forme di vita microbica. A sostenerlo, in un articolo apparso negli scorsi giorni sulla rivista Astrobiology è stata Nora Noffke, geobiologa della Old Dominion University, che ha analizzato una serie di immagini riprese dalla sonda della Nasa durante l’attraversamento dell’antico letto del lago Gillespie, all’interno della Yellowknife Bay. A pochi giorni dall’annuncio però, arrivano oggi le dichiarazioni della Nasa, che per bocca di Ashwin Vasavada, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory impegnato nelle operazioni della sonda, assicura di aver notato le strutture in questione e di non averle ritenute un possibile segno di una presenza microbica nel passato del pianeta.

Vediamo di ricostruire la vicenda. Nel suo articolo, Noffke ha analizzato l’immagine scattata da Curiosity, notando che una serie di caratteristiche distintive delle rocce sarebbero estremamente simili alle cosiddette microbially-induced sedimentary structures (o Miss) presenti sulla Terra. Le Miss sono so strutture fossili che si formano quando colonie batteriche interagiscono con i sedimenti presenti sui fondali di laghi e fiumi, e rappresentano alcune delle più antiche testimonianze riscontrabili della presenza di forme di vita sul nostro pianeta. Identificarle su Marte sarebbe dunque la prova che il pianeta rosso in passato era abitato da batteri.

Nel suo articolo Noffke sottolinea che quella dei Miss è solamente un’ipotesi, e propone una serie di test con cui Curiosity, o una delle prossime missioni che arriveranno sul pianeta, potrebbero verificare l’origine delle formazioni rocciose presenti nella foto. Intervistato da Space.com, Vasavada ha però assicurato che la Nasa, se pur felice del contributo apportato da ricercatori indipendenti come Noffke, non ritiene di trovarsi di fronte ad un fenomeno che meriti ulteriore approfondimento.

“Non abbiamo visto nulla che non sia spiegabile con i normali processi di trasporto della sabbia all’interno dell’acqua, e la natura delle rocce suggerisce che si tratti di semplice arenaria”, ha spiegato Vasavada. “Abbiamo diversi membri del nostro team che sono costantemente pronti a verificare possibili indizi di processi biologici, ma in questo caso non c’era motivo, a nostro parere, di verificare quella possibilità nel sito in questione: dal nostro punto di vista, non si tratta di nulla di eccezionale, se non delle semplici conseguenze dell’erosione dell’arenaria”.

Il team della Nasa infatti ha scelto di non approfondire la natura delle formazioni rocciose del lago Gillespie, preferendo utilizzare gli strumenti della sonda in una zona di mudstone (rocce derivate da sedimenti argillosi) poco distante, sempre all’interno della Yellowknife Bay. Una decisione che a parer loro ha portato i frutti sperati, visto che avrebbe permesso di identificare per la prima volta la presenza di composti organici su Marte.


http://www.galileonet.it/2015/01/il-mis ... -su-marte/


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trattasi di una zona del polo sud marziano,trattasi della calotta di ghiaccio di co2,che rimane allo stato solido a temperature sotto i - 75°c,ogni tanto il ghiaccio va in sublimazione,causando poi a tempeste osservabili in primavera


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