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MessaggioInviato: 30/07/2012, 12:16 
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Enkidu ha scritto:

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Atlanticus81 ha scritto:

E se Nibiru fosse molto più vicino di quanto abbiamo sempre ritenuto?

Due pianeti, una sola orbita.

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Quasi sepolta nell’enorme flusso di dati provenienti dal telescopio Keplero, una informazione di particolare importanza, non soltanto scientifica, rischiava quasi di rimanere per sempre nell’oblio. Per fortuna ciò non è accaduto e ci viene oggi confermata la presenza di un sistema planetario diverso da tutti quelli fino ad oggi conosciuti; si tratta di due pianeti che, apparentemente, condividono la stessa orbita intorno alla loro stella.

Se la scoperta verrà confermata, e i risultati degli ulteriori accertamenti avvalorano sempre più questa ipotesi, sarebbe la conferma alla teoria, più volte portata avanti anche negli ambienti Ufologici, che un tempo il nostro pianeta condivideva la propria orbita con un corpo dalle dimensioni simili a quelle di Marte, che in seguito si schiantò causando la formazione della Luna.

I due pianeti fanno parte di un sistema a quattro chiamato KOI-730, girano intorno alla loro stella madre ogni 9,8, mantenendo sempre la stessa distanza orbitale, e registrando una permanenza di circa 60 gradi.
Ci troveremmo quindi di fronte alla prova di quanto molto spesso ipotizzato, oltre che ad osservare un sistema non comune, l'unico che abbiamo mai visto.

Come molti sapranno, una delle teorie sulla nascita della nostra Luna suggerisce che questa si sia formata circa 50 milioni di anni dopo la nascita del sistema solare, dalle macerie di una collisione tra un corpo delle dimensioni di Marte e la Terra. Le varie simulazioni effettuate suggeriscono, inoltre, che tale scontro sia avvenuto a bassa velocità; sarebbe certo interessante poter assistere al rinnovarsi di un tale avvenimento proprio osservando il sistema KOI-730, ma le simulazioni effettuate dal professor Bob Vanderbei a Princeton suggeriscono che i due pianeti continueranno ad orbitare l’uno in sincronia con l'altro per almeno i prossimi 2.220 mila anni.

Fonti:
Newscientist.com

http://esomisteri.blogspot.it/2011/02/d ... rbita.html


Se condividessimo ancora l'orbita con un altro pianeta questo resterebbe sempre nascosto dietro al Sole in relazione alle posizioni orbitali registrate istante dopo istante. Sarebbe all'afelio quando noi saremmo al perielio e via dicendo...


É stato dimostrato da tempo che non può esistere nessun pianeta gemello della Terra dall'altra parte della sua orbita, perché la sua massa sarebbe già stata individuata.
Ricordiamoci che i pianeti influiscono con la loro gravità sui movimenti delle loro stelle. Tant'è vero che i pianeti extra-solari sono stati scoperti tutti in questo modo.
Un tempo film e fumetti di fantascienza sguazzavano in storie sulla cosiddetta Anti-Terra, i cui primi teorici furono gli antichi Pitagorici, ma la scienza moderna ha sfatato questa bella favola....

Con amicizia,
Il Saccente Guastafeste Enkidu.


Guastafeste ma molto riflessivo......[;)]



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MessaggioInviato: 30/07/2012, 20:13 
Si sono d'accordo con le vostre risposte, è bene non esagerare lo so, ma sono sempre molto attento ad accettare una verità, soprattutto pensando che per fare verifiche su "teorie assurde" servono scienziati da pagare profumatamente e non credo che i soldi vanno in questa direzione.

Un esempio lampante è l'archeologia, credo che li ci sia oltre che un cover-up, un disinteresse verso prove solide come i momumenti megalitici semplicemente perchè i soldi non vanno in quella direzione e dove vanno i soldi vanno gli scienziati e quindi il progresso.

Riassumendo, le famiglie che controllano i cartelli e il pianeta, dove finanziano c'è progresso mentre dove non vogliono finanziare non c'è progresso.
Vedi l'automobile e il motore a combustione superato da piu di 30 anni, vedi l'esplorazione spaziale ferma agli anni 60, vedi gli scavi archeologi in zone come Visoko e sotto al mare in altre parti del mondo..

La nostra mentalità è figlia di un soffocamento continuo di cose eccezionali che se ritenute vere ci guiderebbero fuori dal sistema cambiando la nostra coscienza del mondo.
E' proprio per questo quando vengono fuori teorie di questo tipo le riteniamo per prima cosa assurde, il perchè le riteniamo tali nasce dall'immaginazione collettiva che ci hanno costruito in testa.



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MessaggioInviato: 31/07/2012, 12:25 
Credo che la strategia adottata sia proprio questa: riempire l'informazione di miliardi di storie inventate, spesso anche molto credibili ma quasi sempre smentibili, in modo da sfiancare l'attenzione della massa. Alla fine nessuno sara' piu' in grado di individuare l'informazione giusta in questo mare di notizie artefatte.

E in questo modo si nasconde il tutto nella piu' assoluta evidenza.

A noi rimane la responsabilita' di riuscire a discernere. Un compito certamente arduo, che richiede un impegno costante: ma del resto non e' forse questo uno dei motivi per cui popoliamo questi spazi?



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MessaggioInviato: 31/07/2012, 13:15 
Cita:
zakmck ha scritto:

Credo che la strategia adottata sia proprio questa: riempire l'informazione di miliardi di storie inventate, spesso anche molto credibili ma quasi sempre smentibili, in modo da sfiancare l'attenzione della massa. Alla fine nessuno sara' piu' in grado di individuare l'informazione giusta in questo mare di notizie artefatte.

E in questo modo si nasconde il tutto nella piu' assoluta evidenza.

A noi rimane la responsabilita' di riuscire a discernere. Un compito certamente arduo, che richiede un impegno costante: ma del resto non e' forse questo uno dei motivi per cui popoliamo questi spazi?




Questo pensiero merita un super quotone

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MessaggioInviato: 09/08/2012, 10:47 
NIBIRU, il dodicesimo pianeta

Nibiru, conosciuto anche con il nome di Marduk o pianeta X, potrebbe essere secondo molte persone una delle più probabili cause che nel 2012 potrebbe causare l’inversione dei poli del nostro pianeta. Secondo queste teorie il suo passaggio relativamente vicino alla terra sarebbe sufficiente per attivare quel processo naturale di inversione magnetica. Un’altra teoria che si basa sempre sul pianeta Nibiru riguarda un possibile impatto con la terra; una collisione che potrebbe avvenire o con uno dei suoi satelliti o con lo stesso Nibiru. Sembrerebbe infatti che il misterioso pianeta sia accompagnato, nelle sue orbite, da diverse lune anche di notevoli dimensioni e che una di queste, magari attirate dalla forza di gravità del nostro sole, potrebbe essere espulsa dall’orbita originaria intorno a Nibiru per essere incapsulata in quella del nostro sistema solare e che durante questo processo sia possibile una collisione con il nostro pianeta.

Le teorie su Nibiru trovano le loro fondamenta sugli studi astronomici degli antichi Sumeri; la loro conoscenza astronomica si può riscontrare nel sigillo cilindrico accadico risalente al 2400 a.C. Il sigillo altro non è che una raffigurazione del Sistema Solare che vede la nostra stella circondata dai pianeti da noi oggi conosciuti, nella giusta successione e dimensione, più Tiamat e il misterioso Nibiru. Tiamat, per i Sumeri, è un pianeta anticamente posto tra Marte e Giove. Già molto prima dell’arrivo degli Anunnaki (“Coloro che dal Cielo caddero sulla Terra”, una stirpe di giganti super-evolut, di dei corrispondenti ai Nefilim biblici che, atterrati sulla terra, danno vita al genere umano attuale), Nibiru si è trovato periodicamente in posizione a noi prossima. In uno di questi passaggi viene ad impattare con Tiamat; quest’ultimo si frantuma in più parti, una parte diviene la cintura degli asteroidi mentre, la restante parte di Tiamat con il suo satellite Kingu (la Luna), viene scagliata verso un'orbita più vicina al Sole e genera all'attuale sistema Terra-Luna.

Ma i Sumeri non erano i soli ad avere queste conoscenze così stranamente avanzate, sembrerebbe infatti che dagli ultimi studi effettuati sul pianeta X, le teorie dei Sumeri vadano a collegarsi ed unificarsi molto bene con quelle di un altro popolo, questa volta africano, chiamato Dogon. Questo popolo ha concentrato i suoi studi in particolar modo sulla stella di Sirio, scoprendone la Gemella “invisibile” diversi millenni prima dei nostri telescopi e sembrerebbe che la possibile orbita del pianeta Nibiru possa alternarsi tra la nostra Stella e quella conosciuta con il nome di Sirio B.

Riportiamo di seguito un interessante articolo tratto dal sito http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.785 che spiega molto dettagliatamente le scoperte che sembrerebbero verificare la reale esistenza del pianeta X.

E' noto che la scoperta di Plutone (C.Tombaugh, 1930) non fu effettuata otticamente, in base all'osservazione della volta celeste, bensì matematicamente, derivandola dalle perturbazioni orbitali di Urano e Nettuno; solo in un secondo momento tale scoperta fu confermata mediante il telescopio.

Nel 1972, esaminando la traiettoria della cometa di Halley, J.Brady (del Lawrence Livermore Laboratory - California) scoprì che anche l'orbita di questa cometa, come quelle di Urano e Nettuno, era "perturbata". I suoi calcoli lo condussero ad ipotizzare l'esistenza di un pianeta "X" alla distanza di 64 UA(•) dal Sole (Plutone ne dista 39), con periodo orbitale di 1800 anni terrestri. Brady, come tutti gli astronomi che si stavano occupando del pianeta "X", presumeva che tale corpo celeste orbitasse intorno al Sole nello stesso modo degli altri pianeti; ne quantificò pertanto la distanza dalla nostra stella in misura della metà del suo asse orbitale maggiore.

Questo in accordo con la seconda legge di Keplero ("Le aree descritte dal raggio vettore sono proporzionali ai tempi impiegati a descriverle"); vale a dire che un pianeta si sposta tanto più lentamente quanto più è lontano dal proprio sole.

Ma, secondo le testimonianze dei Sumeri, Nibiru orbita come una cometa attorno al Sole, essendo quest'ultimo uno dei fuochi della propria ellissi estremamente allungata, così che la distanza dal Sole corrisponde all'intero asse maggiore e non alla sua metà. E' curioso il fatto che l'orbita del pianeta "X" calcolata da Brady (1800 anni) sia esattamente la metà dell'orbita di 3600 anni che i Sumeri attribuivano a Nibiru.

Ma Brady giunse ad ulteriori conclusioni, in sintonia con le tradizioni sumeriche: il pianeta "X" sarebbe dotato, come Plutone, di un'orbita retrograda, con il piano fortemente inclinato rispetto all'eclittica.
Gli astronomi si interrogarono se il responsabile delle perturbazioni nell'orbita di Urano e Nettuno potesse essere Plutone, ma questi dubbi svanirono nel giugno del 1978, quando W.Christie (dell'Osservatorio Navale di Washington, un organismo della Marina Americana sotto il diretto controllo della NASA) scoprì che Plutone, oltre a possedere un satellite (Caronte), era molto più piccolo di quanto si pensasse (meno di 2/3 della Luna) e quindi dotato di una massa non in grado di esercitare rilevanti influenze gravitazionali. L'elaborazione di tutti questi dati rafforzarono l'indicazione che un'unica " forza estranea" avesse inclinato Urano, spostato e inclinato Plutone ed impresso un'orbita retrograda anche a Tritone (un satellite di Nettuno).

Nel 1981 i dati raccolti durante le missioni del Pioneer 10, del Pioneer 11 e dei due Voyager dimostrarono con esattezza l’esistenza di un corpo celeste, grande almeno il doppio della Terra, in orbita solare ad una distanza di almeno 2.4 miliardi di km oltre Plutone e con periodo orbitale di almeno 1000 anni. Il "Detroit News" del 16 gennaio 1981 pubblicò la notizia in prima pagina, insieme alla raffigurazione sumera del sistema solare, così come appare sul famoso sigillo cilindrico, conservato nel Museo di Berlino, col n.° VA/243.

A questo punto una svolta decisiva nelle ricerche fu impressa dal "Progetto IRAS" (Infrared Astronomical Satellite), vale a dire l'esplorazione agli infrarossi del sistema solare, mediante il lancio in orbita terrestre a 900 km di altezza di un telescopio (60 cm di apertura, 62 rivelatori infrarossi su quattro bande spettrali, fra 8,5 e 119 mm / l), sensibile al calore racchiuso nell'interno di corpi substellari. Il 25 gennaio 1983 dalla base di Vanderberg, in California, partì il vettore americano Delta 3910 con a bordo 500 kg di carico utile, frutto della cooperazione USA-Inghilterra-Olanda.

Il satellite eliosìncrono scattò ed inviò al centro di controllo 600.000 immagini, dalla cui elaborazione emerse l'individuazione di 250.000 sorgenti celesti di tipo infrarosso (il 99% delle quali in precedenza sconosciute), stelle e sistemi planetari in formazione (età < 1 milione di anni), cinque nuove comete, quattro nuovi asteroidi e un misterioso oggetto in movimento, simile ad una cometa. J. Murray (della UK's Open University), il quale, insieme con il collega J.Matese (University of Louisiana), ha dato un annuncio nell'ottobre '99:"…una forza misteriosa, generata da un grande oggetto invisibile, rallenta il viaggio delle sonde terrestri in uscita dal sistema solare; la stessa che, probabilmente, è responsabile della deviazione delle orbite cometarie…".

Tornando al 1983, verso la fine di quell'anno, un'indiscrezione riuscì a trapelare, nel corso di un'intervista concessa dai principali scienziati del progetto IRAS alla rubrica scientifica del "Washington Post". La notizia fu ripresa da diversi quotidiani statunitensi, che la titolarono: "Oggetto gigante confonde gli astronomi", "Corpo misterioso trovato nello spazio", "Ai limiti del sistema solare un misterioso oggetto gigante", "Un corpo celeste pone agli astronomi un enigma cosmico".

Messo alle strette, G. Neugebauer, Direttore dell'IRAS, dichiarò: "Posso solo dire che non sappiamo di cosa si tratti". Successivamente anche la NASA uscì con un rapporto ufficiale: "Il corpo misterioso rilevato dall'IRAS disterebbe "solo" 80 miliardi di km dal Sole e potrebbe trovarsi in fase di avvicinamento alla Terra. E' stato captato due volte dal telescopio ad infrarossi (a distanza di sei mesi) e i dati raccolti mostrano che in questo periodo, pur brevissimo per i tempi astronomici, si è spostato di poco nella sua traiettoria. Ciò evidenzia che non si tratta di una cometa, poiché una cometa non può avere una dimensione di 5x la Terra ed, in ogni caso, si sarebbe spostata maggiormente. E' possibile, quindi, che si tratti del decimo pianeta o pianeta "X", che gli astronomi hanno, finora, cercato invano".

Invece, più di cinquant’anni fa, lo psichiatra russo ormai scomparso, Immanuel Velikovsky scrisse un saggio intitolato “Mondi in collisione”, giudicato dal “New York Times” un terremoto letterario. Nel saggio probabilmente parla proprio di Nibiru, menzionando tradizioni mesopotamiche, Tiamat e una battaglia cosmica avvenuta nell’antico passato. Egli cita anche un testo di Rockenbach (1602 Wittenberg) dove racconta di un “globus immodicus” (globo immenso) visto dagli Israeliti durante la fuga d’Egitto, questo globo era di colore rosso sangue. Gli antichi dèi mesopotami verrebbero proprio da un pianeta rossastro:

“Il grande pianeta, d’aspetto rosso scuro. Il cielo divide a metà
E si presenta come Nibiru.”

La data in cui viene collocata la fuga degli Israeliti è ancora controversa, Sitchin la pone nel 1433 a.C., il giornalista turco Burak Eldem, epigono di Sitchin, nel 1649 a.C.. Molto significativa la recente scoperta della data dell’esplosione dell’isola di Thera (l’attuale Santorini), sempre collocata nel 1500 a.C. ed ora, dopo un controllo di due diverse equipe (una danese, l’altra americana), collocata in un periodo compreso tra il 1660 e il 1613 a.C. Questi dati danno credito alla teoria di Burak Eldem, perché naturalmente il passaggio di Nibiru non può aver creato effetti solo in terra d’Egitto. Ma il sigillo accadico citato da Sitchin in realtà era già stato preso in considerazione, ben dieci anni prima, dall’astrofisico Carl Edward Sagan (New York, 1934- Seattle, 1996), vincitore di un Premio Pulitzer, docente alla Cornell University e specialista in esobiologia e planetologia.

Autore di diversi saggi e più di 600 articoli a carattere scientifico, partecipò alle missioni NASA Mariner e Viking, e giocò un ruolo di primo piano nelle missioni Pioneer 10-11 e Voyager 1-2. Proprio nel suo primo saggio di divulgazione scientifica parla del sigillo, ma, straordinariamente, non bolla il tutto come “l’inconscio degli uomini dell’antichità” (possibilità che rimane aperta, precisa), ma parla di come invece queste storie meriterebbero uno studio molto più critico ed approfondito di quanto fatto sinora e precisa che la possibilità di un contatto con una civiltà extraterrestre deve essere tenuta presente tra le possibili interpretazioni. Inoltre, tornando alle sonde Voyager, è curioso il fatto che nel disco fonografico di 12 pollici di rame e rivestito in oro, da loro contenuto e destinato ad un’ipotetica civiltà extraterrestre, sono incisi oltre ad immagini e suoni anche i saluti in 55 lingue diverse, tra cui la lingua sumera, accadica ed ittita. I saluti cominciano proprio dalla lingua sumera, scelta appositamente dal team della NASA guidato allora da Carl Sagan.

Ma un pianeta può essere espulso dal suo alveo celeste e vagare nello spazio fino a quando non viene catturato dal campo gravitazionale di una stella vicina? Il Sole ha vicino a sé il sistema stellare del Centauro (circa 4,3 anni luce) e il sistema stellare di Sirio: il primo è un sistema triplo, il secondo binario. La compagna di Sirio è una nana bianca, incredibilmente già nota nei secoli passati al popolo dei Dogon nel Mali. Una nana bianca è lo stadio finale di una stella che è passata attraverso la fase di gigante rossa, non sostiene reazioni nucleari ed è destinata a raffreddarsi progressivamente diventando una nana nera.

Anche il nostro Sole, al termine del suo ciclo, diventerà una gigante rossa che probabilmente vaporizzerà Mercurio e Venere e renderà la Terra un deserto sterile privandola della sua atmosfera e spostando le orbite dei pianeti in modo sostanziale. Se Nibiru apparteneva ad un altro sistema solare potrebbe essere stato espulso dalla sua orbita con un meccanismo simile ma molto più violento, e catturato dopo centinaia di migliaia di anni dal campo gravitazionale del Sole. Robertino Solarion sostiene proprio questo, un pianeta delle dimensioni di Nettuno si è staccato dal sistema stellare di Sirio finchè il Sole non lo catturò costringendolo ad una orbita cometaria.

La possibilità di sopravvivenza della vita su un pianeta privo del calore e della luce della propria stella è possibile, come sostiene l’astrofisico Martin Rees: “Forse la vita può svilupparsi e prosperare perfino su un pianeta scagliato nella gelida oscurità dello spazio interstellare, la cui principale fonte di calore è la radioattività interna, cioè lo stesso processo che scalda il centro della Terra”.

Dopo gli scritti mesopotamici, le incredibili nozioni astronomiche degli antichi (da notare anche la conoscenza dei vari colori dei pianeti da parte dei Sumeri, confermati dalla sonda spaziale Voyager 2 a partire dal 1989) e le conferme da parte di scienziati di fama internazionale possiamo aggiungere un’ulteriore prova: gli antichi testi parlano della propulsione dei “carri celesti” citando acqua e pietre fiammeggianti. Ebbene oggi esiste una fonte di energia alternativa molto simile: l’esperimento di fusione fredda (o meglio trasmutazione) secondo il metodo dei giapponesi Mizuno-Ohmori dell’Università di Hokkaido, già replicato dal francese Naudin e dagli italiani Dattilo-Cirillo-Iorio, i quali hanno introdotto alcune varianti. Questi ultimi hanno presentato per la prima volta i risultati dei loro studi in occasione del congresso sulle nuove energie organizzato dall'O.N.N.E, a Grottammare (Ascoli Piceno), il 18 aprile 2004. I ricercatori italiani hanno dimostrato che in un'opportuna cella elettrolitica è possibile ottenere una grande quantità di energia dalla semplice presenza di una soluzione acquosa di un sale come il carbonato di potassio.

Il titolo di una loro relazione esplicativa presente in Rete è la seguente: "Trasmutazioni di metalli a bassa energia tramite plasma confinato in acqua", di D. Cirillo, A. Dattilo ed E. Iorio. Quello che si osserva sperimentalmente è la creazione di plasma attorno al catodo di tungsteno della cella, probabilmente originato da vere e proprie reazioni di trasmutazione nucleari (vista la presenza di tracce di nuovi elementi chimici in soluzione, dapprima assenti). Ce n’è abbastanza per un epocale cambiamento di paradigma. Forse però bisognerà aspettare il pensionamento e la morte dei cattedratici docenti di oggi (come diceva Max Planck), impegnati con tutte le loro forze in buona o cattiva fede a conservare la cosiddetta “scienza normale” e lo status quo.
Ma torniamo all’orbita di Nibiru, esso per la maggior parte del tempo non ruota intorno al Sole ed impiega la maggior parte del suo periodo di rivoluzione al di fuori del nostro Sistema Solare, almeno da quanto emerge dalle ultime teorie. Ma se Nibiru torna puntualmente nel nostro sistema solare ogni 3.657 anni circa, non può essere considerato un pianeta “libero”, quindi dovrà ruotare intorno a qualcos’altro…

Una teoria che trovò diversi sostenitori negli anni ‘70/’80 può spiegare tutto questo; essa non considera il nostro Sistema Solare come un Sole e nove pianeti, ma bensì come un Sistema Stellare Binario, cioè a due stelle. La seconda stella, di dimensioni comparabili all’altra, si sarebbe formata dopo il Sole e poi allontanata fino a raffreddarsi e ad assumere l’aspetto di una Stella Nana (nana bruna), perciò di difficile individuazione dall’uomo perché non emetterebbe né luce né radiazioni. Questa stella venne chiamata “Nemesis” e venne posta ad una distanza compresa tra 1 e 3 anni luce dal nostro Sole. Nibiru passerebbe la maggior parte del suo periodo orbitale all’esterno del nostro Sistema Solare per poi entrarci ed aumentare sensibilmente la sua velocità di rivoluzione, il suo moto apparente sarebbe retrogrado e la porzione di cielo occupata sarebbe quella della costellazione di Orione; questa teoria potrebbe sembrare strana o fantasiosa, ma in realtà recenti studi confermano che i sistemi binari sono molto comuni, anzi più comuni dei sistemi ad una stella.

Oltre queste prove a favore ce ne sono altrettante contrarie, questo per dire che ancora c’è molto da scoprire e nessuno può avere la verità assoluta. Il tempo ci dirà chi ha ragione, ma certamente se un giorno apparisse all’orizzonte un pianeta, il Nibiru dei Sumeri, ciò non dovrà rappresentare per forza una minaccia per il nostro pianeta, ma contemporaneamente se esistessero veramente gli Anunnaki, ciò minerebbe profondamente le nostre certezze, o almeno quelle di alcuni, riguardo a teorie scientifiche, evoluzionistiche e soprattutto religiose.

Fonte: http://www.majuro.it/nibiru.php



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MessaggioInviato: 12/08/2012, 18:11 
Atlanticus.... senza voler smentire per l'ennesima volta da cima a fondo le trite e ritrite teorie di Sitchin.... se davvero un pianeta grande come Giove passasse "relativamente vicino alla Terra" nel 2012, sarebbe già visibile non solo ai telescopi, ma addirittura a occho nudo!
E riguardo i Sumeri: Tiamat era la Dea primigenia da cui è nato il mondo, non era un corpo celeste. Che fosse un pianeta, se l'è inventato Sitchin, come si è inventato di sana pianta tantissime cose che qui non posso enumerare....


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Però è un grande Sitchin [:D]



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Cita:
sanje ha scritto:

Però è un grande Sitchin [:D]


Libero di pensarla come vuoi.... ma non mi troverai mai fra i suoi fans... preferisco di gran lunga il buon vecchio Peter Kolosimo, anche se anche lui non era esente da difetti...


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certo che il desiderio di palingenesi, che ciclicamente torna nel pensiero umano, in quest'epoca si è fatto forte quanto lo era all'incirca 2000 anni fa. speriamo la nostra civiltà avanzata non faccia la stessa drammatica fine di quella antica classica.



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MessaggioInviato: 08/09/2012, 20:46 
Sarà Nibiru a mettere fine alla nostra esistenza?

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=245596

Della ricerca del Dr.Gaetano Dolce, di cui al precedente link, mi interessa il seguente passaggio.

Cita:
Inoltre, sempre secondo il calendario Maya, la fine del mondo è il 22 dicembre 2012. Ora le cifre danno ragione ai Maya e a me: ho sommato all’anno 8848 a. C. (diluvio universale) l’anno 2012 d. C., ricavandone il numero di anni: 10.860. So che Marduk passa ogni circa 3.600 anni, l’ho arrotondato a 3.620, l’ho moltiplicato per 3 passaggi; cioè 3.620 x 3 = 10.860, Cioè dal diluvio universale dell’8848 a. C. saranno passati, il 22 dicembre 2012, 10.860 anni, quanto cioè tre passaggi di Marduk! La data della fine del mondo secondo il calendario Maya coincide con la terza venuta di Marduk dall’anno del diluvio universale, secondo il calendario Maya: 2012. La prima venuta di Marduk dopo il diluvio è stata il 5.228 a. C. e la seconda il 1.608 a. C.


1) 8848 a.C. - Diluvio Universale
2) 5228 a.C. - ???
3) 1608 a.C. - ???
4) 2012 d.C. - ritorno degli 'antichi dei' e nuova consapevolezza / oppure trionfo del NWO e dei Rettiliani antagonisti (Satana = avversario)

Ora, facendo finta che le date 1 e 4 corrispondano davvero agli eventi indicati, quali potrebbero essere gli eventi dei punti 2 e 3?

Soprattutto il 1608 a.C. potrebbe essere collegato a Mosè e all'esodo dall'Egitto?


Ultima modifica di Atlanticus81 il 08/09/2012, 20:58, modificato 1 volta in totale.


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Atlanticus81 ha scritto:
1) 8848 a.C. - Diluvio Universale
2) 5228 a.C. - ???
3) 1608 a.C. - ???
4) 2012 d.C. - ritorno degli 'antichi dei' e nuova consapevolezza / oppure trionfo del NWO e dei Rettiliani antagonisti (Satana = avversario)

L’eruzione di Santorini e le piaghe bibliche dell'antico Egitto

Un biologo italiano, Sirio Trevisanato, ha ricostruito gli eventi che afflissero l’antico Egitto di circa 3600 anni fa leggendo gli antichi papiri medici cosi detti di ipuwer, e ora dà delle risposte.L’iniziativa è patrocinata dalla “Society for the Studies of Ancient Egypt e dall’Istituto Italiano di Cultura di Toronto”.

Ma cos’è Ipuwer?
È un antico poema che narra dello sconvolgimento che subì l’Egitto nel 1600 avanti Cristo circa e che gli studiosi hanno interpretato in vari modi.
Fonte:http://www.tanogabo.it/piaghe_Egitto.htm


1) 8848 a.C. - Diluvio Universale
2) 5228 a.C. - Diluvio Universale
3) 1608 a.C. - Diluvio Universale
4) 2012 d.C. - Diluvio Universale
[8)]


Ultima modifica di Angel_ il 08/09/2012, 21:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/11/2012, 20:27 
E se il Nibiru dei Sumeri fosse una interpretazione romanzata di un altro evento astronomico, descritto da Immanuel Velikovsky nella sua opera "Mondi in Collisione"?

La cometa di Velikovsky

Quando A.Einstein morì nel 1955, sul suo comodino fu trovato un libro che nessuno avrebbe mai pensato avrebbe potuto attirare la sua attenzione: MONDI IN COLLISIONE, pubblicato qualche anno prima da IMMANUEL VELIKOVSKY, un medico russo di origine ebraica, che trasferitosi nel 1939 negli USA, divenne amico di EINSTEIN, cominciò ad occuparsi di astrofisica, fino a diventare la bestia nera degli scienziati americani.

Quel libro aveva sollevato il più grosso scandalo che avesse mai coinvolto la comunità scientifica dai tempi di Galileo, e suscitò una gigantesca crociata contro VELIKOVSKY, tanto che alcuni dei più autorevoli scienziati americani, nel 1950, giunsero a ricattare le riviste e la casa editrice del libro per impedirne la pubblicazione. Era solo l'inizio della guerra che la comunità scientifica ufficiale dichiarò a VELIKOVSKY, e in cui scesero in campo l'AMERICAN ASSOCIATION FOR THE AVANCEMENT OF SCIENCE, l'AMERICAN PHILOSOPHICAL SOCIETY, numerose Università e autorevoli riviste.

Ma di che cosa parlava questo libro, e perchè EINSTEIN lo aveva ritenuto degno di essere letto? Nel libro c'era la spiegazione, in termini scientifici, di alcuni dei miracoli della Bibbia, e questo già poteva bastare a sconvolgere il pensiero comune, ma soprattutto c'era una incredibile ricostruzione storica dell'evoluzione del sistema solare, e questo non poteva essere tollerato dalla scienza ufficiale.

L'idea centrale era che 1500 anni prima di Cristo, cioè in tempi storici, si sia staccata dal pianeta Giove una grande massa che andò a costituire una gigantesca cometa che nell'arco di sette secoli, con una cadenza di 52 anni, si sarebbe avvicinata sempre più alla terra provocando terremoti, inondazioni, tempeste elettromagnetiche, piogge di meteoriti e sconvolgimenti climatici che avrebbero influenzato notevolmente la cultura e le vicende dei nostri antenati, e di cui si trova traccia nei miti e nei documenti che ci sono stati tramandati. Tali tracce esistono in pressochè tutte le popolazioni del pianeta (Maya, cinesi, polinesiani, indiani d'America).

Il primo contatto si sarebbe verificato nel 1500 a.C.: nel suo avvicinamento la cometa provocò quelle che nella Bibbia vengono descritte come le dieci piaghe d'Egitto (arrossamento dei fiumi, invasione di insetti, la peste, la grandine, pioggia di fuoco fino ad un terremoto di dimensioni planetarie). Nel libro le piaghe vengono esaminate ad una ad una, e per ognuna viene data la spiegazione "scientifica".

La stessa traversata a piedi del Mar Rosso sarebbe stata possibile per l'incredibile marea provocata dall'attrazione della vicina cometa.

Anche la rotazione della terra subì un notevole rallentamento ("folte tenebre nell'Egitto per 3 giorni"). Dopo circa cinquant'anni la cometa ritornò provocando un nuovo rallentamento della rotazione e un'oscillazione dell'asse terrestre, in modo che il sole sembrò fermarsi per un tempo stimato di 18 ore: il famoso miracolo di Giosuè che intima al sole di fermarsi (e che si ferma per un giorno intero).

Anche di questo troviamo traccia nei miti di quasi tutte le popolazioni del pianeta.

Gli avvicinamenti della cometa proseguirono ogni 50 anni, con conseguenze non più disastrose, fino al 747 a.C. Da questo momento una serie incredibile di avvenimenti si succedette: l'orbita della cometa, forse per una collisione con un'altra, cambiò fino ad andare ad urtare Marte e trasformandosi nel pianeta Venere, installandosi nella sua attuale orbita. Marte fu spinto verso la Terra che sfiorò diverse volte, l'ultima delle quali nel 687 a.C.

In questo periodo di 60 anni i movimenti solari e lunari furono sconvolti, e con essi le stagioni e lo scorrere del tempo. Furono necessari numerosi e continui mutamenti del calendario fino all'assestamento dell'anno a 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, che è quello attuale. Anche di questi sconvolgimenti del calendario c'è traccia in numerose popolazioni.

L'ipotesi che i corpi celesti si muovano sfuggendo alle leggi gravitazionali è molto suggestiva. VELIKOVSKY è stato bollato come CRANK, ma di tanto in tanto qualche autorevole scienziato torna con prove che suffragherebbero, almeno in parte, alcune delle sue spregiudicate, ma suggestive ipotesi, rendendole verosimili. Per la scienza risultava inaccettabile che quello che tiene in orbita i corpi nel nostro sistema solare non è la forza di gravità, come ci aveva insegnato NEWTON, ma un'altra forza, l'elettricità, di cui la gravità è solo un aspetto.

A tutt'oggi, nessuno è ancora riuscito ad unificare la gravità con l'elettromagnetismo, e solo due persone ci hanno tentato: EINSTEIN e VELIKOVSKY. Un genio e un pazzo.

Ma allora, perchè perchè EINSTEIN, che non era certo un ingenuo, perdeva il suo tempo a leggere questo libro?

Molte delle previsioni che VELIKOVSKY enunciò, come la temperatura su Venere (eccezionalmente alta perchè si trattava di un pianeta giovane), l'effetto della forza di gravità della terra fino alla luna, tempeste magnetiche su Giove, la teoria che le comete si siano staccate da corpi più grandi, e tante altre, sono state in seguito confermate, compresa quella di grosse anomalie nella rotazione di Venere dovute alla sua recente installazione nell'orbita: infatti Venere è l'unico pianeta che ruota in senso opposto a tutti gli altri del sistema solare.

Questo libro continua ancor oggi a far discutere e a creare imbarazzi nel mondo scientifico. Tanto ardito da essere definito folle dall’amico Albert Einstein e così inquietante da aver indotto l’astronomo Carl Sagan a farne oggetto di feroci critiche, il saggio di Velikovsky propone in effetti, come vedremo, una serie di scottanti questioni, tra cui la veridicità storica dei testi biblici (sul filone del famoso bestseller "La Bibbia aveva ragione" di W. Keller) e di innumerevoli altre tradizioni mitologiche e sacrali, utilizzate dal ricercatore come fonti attendibili per desumerne informazioni sul passato del nostro pianeta attraverso un’analisi comparata.

La tesi di fondo è difatti che in epoche remote, e non solo, la Terra sia stata scenario di eventi catastrofici così travolgenti da essere stati praticamente rimossi dalla memoria collettiva dell’umanità e confinati in quell’area fantastico-virtuale che si identifica con il mito.

Tali cataclismi di vastità planetaria sarebbero stati provocati in buona parte da violentissime collisioni e incontri più o meno ravvicinati con corpi celesti, in seguito ai quali l’assetto orografico e biologico del nostro pianeta sarebbe sensibilmente mutato.

L’argomentazione di Velikovsky si concentra in particolare su una gigantesca cometa di dimensioni planetarie che, generata per espulsione dalla massa gassosa di Giove (in particolare, dalla gigantesca "macchia rossa" del grande pianeta), avrebbe quindi vagato irrequieta, in ere lontane, nel Sistema Solare, avvicinandosi due volte, verso il 1500 a.C., alla Terra, con conseguenze che analizzeremo in dettaglio.

Non solo: la medesima cometa circa 700-800 anni più tardi si sarebbe scontrata con Marte provocando in area terrestre ulteriori sconquassi, per poi assestarsi definitivamente nei cieli con un’orbita regolare e diventare infine quel pianeta conosciuto in seguito con il nome di "Venere".

Questa in sintesi la "sceneggiatura" descritta da Velikovsky, per supportare la quale l’autore fece appello alle più svariate testimonianze del passato, attingendo, oltre che alla Bibbia, ai testi ebraici del "Talmud", alla letteratura greca, ai papiri egizi, alle tavolette astronomiche babilonesi, ai calendari aztechi e maya e a tradizioni popolari, remote iscrizioni e patrimoni mitologici di numerosissime popolazioni del mondo.

Stesso taglio interdisciplinare si rileva nelle scienze cui fa riferimento la sua indagine, che spaziano dall’archeologia alla geologia, dalla paleontologia alla psicologia, dall’astronomia all’antropologia, alla fisica, alla storia...

TUTTA COLPA DELLA COMETA

Terremoti di immani proporzioni, maremoti spaventosi, piogge di bitume, caduta di pietre incandescenti, pulviscolo abbuiante l’atmosfera e modificazione repentina sia del clima sia della durata dell’anno a causa dell’inversione altrettanto repentina dei punti cardinali. Questi gli effetti descritti in certi avvenimenti cosmici narrati da mitologie di tutto il globo, e alcuni di essi collegabili a quanto dice l’Esodo biblico a proposito delle piaghe d’Egitto e della fuga degli Ebrei attraverso le pareti d’acqua sollevatesi nel Mar Rosso. Si pensi, per esempio, alla prima piaga, che descrive come "tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue" (Esodo 7, 20-21): fenomeno plausibile nell’ipotesi del passaggio di una cometa, da cui in tal caso cadrebbero sulla Terra particelle di pigmento rugginoso e quindi rossastro. O ad altre piaghe successive: "un pulviscolo diffuso su tutto l’Egitto [...] produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie" (9, 9-10); "ci furono grandine e folgori [...] una grandinata così violenta non v’era mai stata " (9, 24); "vennero dense tenebre per tre giorni" (10, 22)... Circostanze che, secondo Velikovsky, rafforzano l’ipotesi della cometa rilevandone alcune gravissime conseguenze, quali l’oscuramento e la caduta di meteoriti, che effettivamente si verificherebbero se un simile corpo celeste transitasse nelle vicinanze e che sono descritte in maniera analoga nell’antico papiro egizio di Ipuver.

Del sollevamento delle acque del Mar Rosso, imputato alla formazione di venti di velocità e potenza inaudite, si può peraltro trovare memoria nel folklore dei nativi nordamericani, dei giapponesi, dei peruviani e di numerose altre popolazioni, laddove si ricorda un maremoto così spaventoso da dividere il mare in due colonne: per esempio nel Popol-Vuh, sacro libro dei Maya, si legge che "il mare venne sollevato" proprio nel corso d’un cataclisma che rese oscura la terra, mentre infiammò di fulmini e rombi il cielo. E del cielo infiammato da lampi violentissimi troviamo traccia in quasi tutte le tradizioni mitologiche, quasi si trattasse di un ricordo generalizzato che ha coinvolto ogni popolazione del pianeta.

La cometa, dunque, sarebbe passata vicino alla Terra ai tempi dell’esodo israelita dalla terra d’Egitto, mentre di un ulteriore transito, che sarebbe avvenuto 52 anni dopo, si avrebbe eco in un episodio occorso al condottiero ebreo Giosuè presso la città di Gàbaon, che era in mano ai re degli Amorrei.

Ecco, infatti, cosa si legge in Giosuè 10, 11-13: "il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre. - interpretati ancora come meteoriti - Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora Giosuè disse al Signore [...]: ‘sole, fermati a Gabaon e tu, luna, sulla valle di Aialon’. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici".

Velikovsky interpreta l’eclatante come una ripercussione della vicinanza della cometa, che avrebbe appunto rallentato la rotazione della Terra. E per confermare che si trattò di un fatto realmente accaduto, e poi mitologizzato, rintracciò nelle storie mitiche dell’altro emisfero un accadimento analogo ma opposto: invece di un lunghissimo giorno una notte lunghissima. Della quale ci parla, in effetti, la storia dell’impero di Colhuacan e del Messico (scritta in lingua nahua-indiana e nota come "Annali di Cuauhtitlan") e a cui si riferiscono anche taluni racconti leggendari della Finlandia, dell’Iran, del Perù e dei nativi nordamericani, mentre i testi cinesi di epoca Yao narrano di una sequela di sconvolgimenti (vasti incendi, onde altissime) nel corso dei quali il sole non tramontò per vari giorni.

La Terra, insomma, interruppe per un breve periodo le sue rotazioni. E se, dopo l’impatto, riprese un moto regolare, questo cortocircuito aveva comunque prodotto un effetto ancor più straordinario: l’inversione dei poli magnetici del pianeta, ribaltando i punti di collocazione dei Poli Nord e Sud.

Un capovolgimento avvenuto in modo istantaneo, quindi traumatico per l’habitat terrestre, e collocato dal Velikovsky nel 687 a.C., quando Marte, spostato da una successiva collisione con la cometa, sarebbe transitato presso la Terra ai tempi della distruzione dell’esercito assiro di Sennacherib, nemico di Israele (ben 185.000 soldati morti misteriosamente, forse per asfissia), di cui narrano i libri biblici dei Re e delle Cronache.

A sostegno di questa tesi Velikovsky presenta analisi di carattere geologico: pare infatti che l’epoca glaciale abbia avuto una conclusione subitanea, trasformando d’improvviso regioni polari (come l’America nord-orientale) in zone temperate e al contrario regioni temperate (come sarebbe stata la Siberia nord-orientale) in coltri gelate. Se ne ha evidenza paleozoologica nei corpi congelati dei mammuth, estintisi in massa durante l’ultimo periodo glaciale e nelle cui viscere sono state trovate erbe non ancora digerite e che oggi crescono a 1500 km a sud: indizio che il Polo Nord si trovava un tempo spostato verso l’America di una ventina di gradi rispetto al punto che occupa oggi.

Il congelamento deve essere stato del resto davvero repentino per aver conservato i corpi dei grandi quadrupedi intatti e non in stato di putrefazione!

L’inversione, inoltre, avrebbe inciso sull’orbita terrestre (causando cambiamenti radicali che sarebbero testimoniati dalle variazioni riscontrabili da un certo momento in poi nei calendari di vari popoli antichi) e rivoltato la direzione del moto terrestre, che avrebbe così iniziato a ruotare da occidente verso oriente, mentre prima il Sole sorgeva a occidente e tramontava a oriente.

La precedente configurazione sarebbe stata dipinta nella tomba dell’architetto della regina Hatshepsut, Senmut, il cui soffitto mostra le costellazioni disposte con orientamento astronomico opposto all’attuale e, evidentemente, visibile così a quell’epoca.

Numerose poi le fonti storiche, a partire da Erodoto, che nelle Storie riferisce come secondo i sacerdoti egiziani il Sole in remote epoche avesse cambiato più volte la direzione del moto.

A questa medesima inversione - che in epoca latina è riferita da Seneca e da Pomponio Mela e che ritroviamo anche nelle scritture di altre civiltà, fra cui nel trattato talmudico Sanhedrin - aveva già fatto riferimento Platone nel Politeia, sostenendo che il cambio d’orientamento sarebbe una manifestazione ciclica, da lui definita l’inversione "più grande e più completa" dei "mutamenti che avvengono nei cieli".

http://www.misteridellastoria.com/artic ... ovsky.html



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secondo me me,Nibiru esiste o é esistito,ma non si trattava di un pianeta.

Probabilmente era una base stellare avanzata,da cui partivano i colonizzatori remoti del sistema solare (vedi Guerra degli dei sanscrita,anomalie lunari,marziane,ecc..)

Probabilmente, ,ripeto,questa era una base gigantesca,dotata di propulsione autonoma,che poteva spostarsi nel sistema solare.

Il ricordo degli sconvolgimenti,probabilmente,era il ricordo di scontri
e bombardamenti planetari (vedi sopra)

Il fatto che gli alieni abbiano definito con i sumeri questa nave come pianeta,era un escamotage per non perdere la faccia,da un lato,e per
impressionare i terrestri dall'altro.

Non sto scherzando,lo penso veramente,anche se si tratta di una ipotesi molto azzardata.

ciau



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star-man ha scritto:

secondo me me,Nibiru esiste o é esistito,ma non si trattava di un pianeta.

Probabilmente era una base stellare avanzata,da cui partivano i colonizzatori remoti del sistema solare (vedi Guerra degli dei sanscrita,anomalie lunari,marziane,ecc..)

Probabilmente, ,ripeto,questa era una base gigantesca,dotata di propulsione autonoma,che poteva spostarsi nel sistema solare.

Il ricordo degli sconvolgimenti,probabilmente,era il ricordo di scontri
e bombardamenti planetari (vedi sopra)

Il fatto che gli alieni abbiano definito con i sumeri questa nave come pianeta,era un escamotage per non perdere la faccia,da un lato,e per
impressionare i terrestri dall'altro.

Non sto scherzando,lo penso veramente,anche se si tratta di una ipotesi molto azzardata.

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Una cosa simile, magari nave generazionale....una idea da non scartare...a parte la foto chiaramente [;)]

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« Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. In tempi posteriori,essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. »


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http://www.godlikeproductions.com/forum ... 030639/pg1 qualcuno spiega sto link



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