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IL PIANO SEGRETO DELL’EUROPA:
SACCHEGGIARE I NOSTRI RISPARMI


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DI GIAN MARIA DE FRANCESCO

http://www.altrainformazione.it/wp/2014 ... -risparmi/

Immagine

L’allarme di Standard & Poor’s: vicina la terza recessione. Un’interpellanza rivela: in caso di emergenza la Bce potrà bloccare i conti correnti e prelevare denaro per salvare banche e Stati

Un’«euro-rapina» sui conti correnti? Potrebbe accadere e i poveri risparmiatori subirebbero una mazzata con pochi precedenti (tra i quali il prelievo forzoso notturno del 1992 effettuato dal governo Amato).

E, soprattutto, è quello che teme il focoso europarlamentare leghista, Gianluca Buonanno, che ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione Ue e alla Bce per chiedere di confermare «l’esistenza di un piano di misure adottato nel luglio 2014» secondo il quale, come già sperimentato a Cipro, «sarebbe prevista l’imposizione di misure d’urgenza che consentirebbero il congelamento dei conti correnti bancari dei cittadini e delle imprese europee e il prelievo forzato delle somme ritenute necessarie a fronteggiare l’esposizione debitoria».

Ma la domanda che pone Buonanno è anche un’altra: «la Bce ritiene che il rischio di default sia concreto a tal punto da permettere l’adozione di un tale piano?». La risposta non è semplice: anche se le crisi si presentano sempre in forme diverse, l’opera di prevenzione (anche se l’Ue ha raggiunto soglie maniaco-depressive) può rappresentare un aiuto. Tuttavia quando si ascoltano le parole del capo economista di Standard & Poor’s, Jean-Michel Six, lo shock è fortissimo. «La ripresa economica ha perso molto slancio e, avvicinandoci al 2015, nell’Eurozona sono aumentati i rischi di una terza recessione dopo il 2009 e il 2011», ha detto.

I quesiti aumentano. Perché il presidente della Bce, Mario Draghi, e soprattutto le istituzioni italiane – pubbliche e private – in questi mesi hanno messo l’accento sulla creazione di una bad bank , cioè di un ente che si faccia carico dei crediti deteriorati degli istituti (in Italia hanno superato i 180 miliardi) per ripulire i bilanci e consentire una migliore sopravvivenza del sistema? Perché la principale banca italiana, Intesa Sanpaolo, ha scaricato dal portafoglio 17 miliardi di Btp? Qui rispondere è più facile: hanno ripreso valore e ha guadagnato, la Bce li penalizza e, se la recessione proseguisse, meglio stare leggeri.

Perché allora Buonanno lancia questo allarme? «Mi è stato detto da fonti interne alla Commissione che esiste un documento nel quale si specifica che il prelievo sui conti correnti potrebbe arrivare al 10% delle giacenze», racconta sostenendo che «in ogni caso la Bce e la Commissione devono smentire se si tratta di una notizia falsa oppure confermarla».

Vale la pena di raccontare la storia per intero. Sin dall’anno scorso in sede comunitaria è stato approvato un piano d’azione per la «risoluzione ordinata delle crisi bancarie», contestuale alla nascita dell’Unione bancaria. I pilastri sono due. Il primo è il Single supervisory mechanism (Ssm), ossia la vigilanza unificata della Bce sulle più importanti banche europee. È stato istituito un organismo, sono state scritte delle regole sui requisiti minimi di solidità patrimoniale e sono stati condotti gli stess test che in Italia hanno bocciato Monte dei Paschi e Banca Carige.

Il secondo pilastro è il Single resolution mechanism (Srm), ossia il dispositivo per i salvataggi in caso di crisi. La trattativa è stata complicatissima e si è conclusa solo nell’Ecofin di Lussemburgo dello scorso giugno. Come al solito ha vinto la Germania. È, infatti, passato il principio-guida del bail-in , cioè il salvataggio delle banche con mezzi propri. Se le cose vanno male, come accaduto a Cipro, pagano prima gli azionisti (con aumenti di capitale mostruosi) e poi gli obbligazionisti (con una rinegoziazione del debito). Se la situazione non migliorasse, sarebbero i correntisti con depositi oltre i 100mila euro a rimetterci. È prevista, inoltre, l’istituzione di un fondo unico finanziato dagli Stati membri (che raggiungerà la dotazione di 55 miliardi nel 2024) per tamponare le eventuali carenze di liquidità. È chiaro che i prestiti del fondo andranno comunque restituiti dalle banche con le modalità sopra descritte. I piccoli risparmiatori che volessero chiudere i conti prima che la propria banca fallisca potrebbero dover aspettare almeno 15 giorni fino al 2018. E, comunque, i derivati non si toccano!



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MessaggioInviato: 17/11/2014, 19:07 
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Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 18/11/2014, 01:09 
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Wall Street, l'attacco finale all'euro: il piano di Natale


«Gli stress test sono una porcata: tutto finto». La confidenza-confessione, complice un ottimo Brunello di Montalcino, è di uno che conta molto nel board di controllo dei cosiddetti protocolli di Basilea arrivato a Siena per sbirciare i conti di Mps. Se metteranno - e le metteranno - le mani nei vostri conti correnti sapete chi ringraziare: la finanza americana. Non è, peraltro, un mistero che a Wall Street temono la nascita di una vera unione bancaria europea. Se ci fosse la Bce potrebbe governare direttamente le ristrutturazioni bancarie ma soprattutto si spezzerebbe il legame incestuoso tra debito degli Stati e sistema bancario che è la vera ragione della stagnazione perdurante nell’Eurozona, ma che è anche la riserva di caccia dei Fondi speculativi.

Sull’unione bancaria Mario Draghi si è molto speso, ma poco ha incassato. E - secondo il nostro interlocutore - la finanza americana che lo tiene al guinzaglio gli ha consigliato di stare buono perché sta per lanciare l’offensiva bis contro l’euro. La prova regina non c’è, ma se Soros scommette un miliardo di euro sul ribasso dell’indice di Milano, se Carl Icahn veterano di Wall Street mette nel mirino i fondi obbligazionari italiani qualcosa che si muove di certo c’è. La «porcata» sta nel fatto che negli stress test il peso dei derivati e in particolare dei Cds (credit default swap) è assai ridotto rispetto alla valutazione dei cosiddetti incagli (crediti in sofferenza o inesigibili) per cui paradossalmente le banche commerciali sono penalizzate rispetto alle banche finanziarie. Con un’aggiunta di non poco conto che ha salvato le Landsbank tedesche (i cui bilanci continuano a non tornare, ma non si può dire). Negli stress test sono stati pesati diversamente i titoli di Stato. Mentre le banche tedesche li valutano a scadenza, le banche italiane li detengono al prezzo corrente. Nel caso delle banche tedesche i titoli vanno a patrimonio migliorando il rapporto ricchezza posseduta/credito concesso, per le banche italiane il rischio Paese viene calcolato come una perdita.

Perché accade? Stando a questo nostro interlocutore lo scenario è semplice e leggibilissimo. Basta considerare come Usa e Cina stiano in questi ultimi mesi tubando. La ragione starebbe in uno studio non troppo segreto che circola nei piani altissimi della finanza secondo il quale l’euro è ingombrante nell’ordine mondiale. E si sta per scatenare l’offensiva bis. A Wall Street aspettano solo il momento buono. La Germania lo sa e non si fida di Mario Draghi convinta che il capo della Bce voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi). La posizione tedesca quindi è: il debito europeo non si potrà mai mettere in comune. E la Germania sta cercando di indurci a costruire trincee. Insomma il rigorismo tedesco ci darebbe una mano. L’ordine sarebbe: diventate più poveri, ma salvatevi altrimenti sarà la vostra fine e la fine dell’euro. Non a caso i tedeschi sono già pronti a riadottare il Marco anche se sarebbero costretti a una rivalutazione che penalizzerebbe il loro export proprio nel momento in cui anche la loro economia si sta incagliando.

Questo è il momento in cui la finanza americana sta decidendo di lanciare l’offensiva. Ma prima ha bisogno di preparare il terreno. Gli stress test sarebbero serviti a costringere le banche a drenare quanta più ricchezza possibile per essere prede più grasse. Gli italiani e le imprese italiane sono pesci di un acquario e il denaro, la liquidità, è la loro acqua. Peccato che a questo acquario siano applicate due idrovore: il fisco e il sistema bancario che continuamente lo svuotano. Mario Draghi avrebbe il compito di versare acqua europea in questa vasca e al contempo di far girare al massimo (attraverso gli stress test) la pompa bancaria per risucchiarla mentre la richiesta di maggiori entrate fiscali servirebbe da aggregatore della ricchezza privata in modo da apparecchiare per i «grassi gatti» della finanza un buon piatto di pesce italiano morto per asfissia. Il pranzo dovrebbe essere servito tra Natale e Capodanno. È quello il momento in cui si scatenerà la nuova offensiva contro l’Italia con lo scopo da una parte di mettere le mani sullo stock di ricchezza privata degli italiani (la più alta del mondo) e in questa direzione vanno i continui inviti a mettere le patrimoniali e la misura di salvaguardia secondo la quale se le banche falliscono pagano i correntisti, e dall’altra di azzerare l’euro.


http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... inale.html


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MessaggioInviato: 18/11/2014, 02:01 
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ubatuba ha scritto:

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Ufologo 555 ha scritto:

Bèh, insomma, tutto il mondo è .... 'na schifezza! [8)]

Facciamo un partito (ARMATO) noi del forum! [:(!]


.ti senti pronto al comando????????????????? [:246] [:246]


della serie armiamoci e partite!!! [:D] [:D]


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MessaggioInviato: 18/11/2014, 02:46 
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vimana131 ha scritto:

Cita:
Wall Street, l'attacco finale all'euro: il piano di Natale


«Gli stress test sono una porcata: tutto finto». La confidenza-confessione, complice un ottimo Brunello di Montalcino, è di uno che conta molto nel board di controllo dei cosiddetti protocolli di Basilea arrivato a Siena per sbirciare i conti di Mps. Se metteranno - e le metteranno - le mani nei vostri conti correnti sapete chi ringraziare: la finanza americana. Non è, peraltro, un mistero che a Wall Street temono la nascita di una vera unione bancaria europea. Se ci fosse la Bce potrebbe governare direttamente le ristrutturazioni bancarie ma soprattutto si spezzerebbe il legame incestuoso tra debito degli Stati e sistema bancario che è la vera ragione della stagnazione perdurante nell’Eurozona, ma che è anche la riserva di caccia dei Fondi speculativi.

Sull’unione bancaria Mario Draghi si è molto speso, ma poco ha incassato. E - secondo il nostro interlocutore - la finanza americana che lo tiene al guinzaglio gli ha consigliato di stare buono perché sta per lanciare l’offensiva bis contro l’euro. La prova regina non c’è, ma se Soros scommette un miliardo di euro sul ribasso dell’indice di Milano, se Carl Icahn veterano di Wall Street mette nel mirino i fondi obbligazionari italiani qualcosa che si muove di certo c’è. La «porcata» sta nel fatto che negli stress test il peso dei derivati e in particolare dei Cds (credit default swap) è assai ridotto rispetto alla valutazione dei cosiddetti incagli (crediti in sofferenza o inesigibili) per cui paradossalmente le banche commerciali sono penalizzate rispetto alle banche finanziarie. Con un’aggiunta di non poco conto che ha salvato le Landsbank tedesche (i cui bilanci continuano a non tornare, ma non si può dire). Negli stress test sono stati pesati diversamente i titoli di Stato. Mentre le banche tedesche li valutano a scadenza, le banche italiane li detengono al prezzo corrente. Nel caso delle banche tedesche i titoli vanno a patrimonio migliorando il rapporto ricchezza posseduta/credito concesso, per le banche italiane il rischio Paese viene calcolato come una perdita.

Perché accade? Stando a questo nostro interlocutore lo scenario è semplice e leggibilissimo. Basta considerare come Usa e Cina stiano in questi ultimi mesi tubando. La ragione starebbe in uno studio non troppo segreto che circola nei piani altissimi della finanza secondo il quale l’euro è ingombrante nell’ordine mondiale. E si sta per scatenare l’offensiva bis. A Wall Street aspettano solo il momento buono. La Germania lo sa e non si fida di Mario Draghi convinta che il capo della Bce voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi). La posizione tedesca quindi è: il debito europeo non si potrà mai mettere in comune. E la Germania sta cercando di indurci a costruire trincee. Insomma il rigorismo tedesco ci darebbe una mano. L’ordine sarebbe: diventate più poveri, ma salvatevi altrimenti sarà la vostra fine e la fine dell’euro. Non a caso i tedeschi sono già pronti a riadottare il Marco anche se sarebbero costretti a una rivalutazione che penalizzerebbe il loro export proprio nel momento in cui anche la loro economia si sta incagliando.

Questo è il momento in cui la finanza americana sta decidendo di lanciare l’offensiva. Ma prima ha bisogno di preparare il terreno. Gli stress test sarebbero serviti a costringere le banche a drenare quanta più ricchezza possibile per essere prede più grasse. Gli italiani e le imprese italiane sono pesci di un acquario e il denaro, la liquidità, è la loro acqua. Peccato che a questo acquario siano applicate due idrovore: il fisco e il sistema bancario che continuamente lo svuotano. Mario Draghi avrebbe il compito di versare acqua europea in questa vasca e al contempo di far girare al massimo (attraverso gli stress test) la pompa bancaria per risucchiarla mentre la richiesta di maggiori entrate fiscali servirebbe da aggregatore della ricchezza privata in modo da apparecchiare per i «grassi gatti» della finanza un buon piatto di pesce italiano morto per asfissia. Il pranzo dovrebbe essere servito tra Natale e Capodanno. È quello il momento in cui si scatenerà la nuova offensiva contro l’Italia con lo scopo da una parte di mettere le mani sullo stock di ricchezza privata degli italiani (la più alta del mondo) e in questa direzione vanno i continui inviti a mettere le patrimoniali e la misura di salvaguardia secondo la quale se le banche falliscono pagano i correntisti, e dall’altra di azzerare l’euro.


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Ma come se ne esce da tutto questo! Possibile che non ci sia una cane che possa fare niente?



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MessaggioInviato: 18/11/2014, 09:16 
Cita:
Devor ha scritto:

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ubatuba ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Bèh, insomma, tutto il mondo è .... 'na schifezza! [8)]

Facciamo un partito (ARMATO) noi del forum! [:(!]


.ti senti pronto al comando????????????????? [:246] [:246]


della serie armiamoci e partite!!! [:D] [:D]


..devor,u 555 vorrebbe il comando delle legioni romane......... [:246] [:246]


Ultima modifica di ubatuba il 18/11/2014, 09:17, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 25/11/2014, 23:40 
Bolgia Strasburgo: si alzi l'imputato Juncker!

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=wETwObL9SXQ[/BBvideo]


Pubblicato il 24 nov 2014

La discussione integrale sul deposito della mozione di sfiducia al Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, presentata da Marco Zanni del Movimento 5 Stelle,in seguito allo scandalo denominato "Lux Leaks".

NEL FRATTEMPO I TIGGI' TACCIONO CLAMOROSAMENTE.

L'attacco di Guy Verhofstadt a Nigel Farage sull'elusione fiscale e ai finanziamenti che Marine Le Pen ha avuto da una banca russa; le posizioni da vecchia politica di Gaby Zimmer, presidente del gruppo GUE ("su Juncker la pensiamo allo stesso modo ma la vostra mozione non la firmiamo perché l'hanno firmata Farage e la Le Pen") e quelle paradossali di Rebecca Harms dei Verdi ("proprio perché Juncker rappresenta quello che gli si addebita, allora è lui l'uomo più adatto a quella poltrona", che è un po' come dire che la cosa più logica per un ambulatorio veterinario per porcellini è affidarlo in gestione a Ezechiele Lupo). Gli attacchi di Gianni Pittella (S&D) "voi non difendete la dignità e il prestigio del Parlamento Europeo: se Juncker se ne andasse la società europea collasserebbe, la disoccupazione esploderebbe, il nostro continente sprofonderebbe nella deflazione (mancavano le cavallette)" e di Manfred Weber (PPE): "voi non siete il nuovo che avanza, voi siete la vecchia Europa". Le posizioni sommesse ma determinate dell'Ecr, i conservatori inglesi: "nessuna armonizzazione fiscale portata avanti da una Commissione sotto la sua guida, Juncker".

E infine la difesa di Juncker: "nei piani alti delle multinazionali si sa benissimo chi è l'amico dei grandi capitali, e non sono io". "Se volete che me ne vada io, ditemelo e me ne vado, ma gli altri commissari lasciateli in pace". "Io ho un contratto. Sono stato eletto sulla base di un programma e a questo mi attengo. Basta! Smettetela di offendermi! Ci sono alcuni che non si possono più offendere, a me sì: mi potete ancora offendere!".

Leggi l'articolo sul blog: http://bit.ly/1xvrwTz



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"Io ho un contratto"

Un contratto? O_O Contratto con chi?



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Cita:
MaxpoweR ha scritto:

"Io ho un contratto"

Un contratto? O_O Contratto con chi?


Con i suoi burattinai "Illuminati"..... [8D]

Nel frattempo....



Anche lui parla come Babbeo Renzi....

Peccato che dei 315 miliardi di cui vaneggia, che sarebbero comunque POCHI
(visto che vanno suddivisi per TUTTI i paesi dell'Eurozona), in cassa,
ce ne siano solo 21... e neanche interamente versati!! Ahahahahah

Questi criminali andrebbero appesi per i testicoli...
In una delle più belle piazze di Bruxelles... [:o)]



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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
[red]
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
MaxpoweR ha scritto:

"Io ho un contratto"

Un contratto? O_O Contratto con chi?


Con i suoi burattinai "Illuminati"..... [8D]

Nel frattempo....



Anche lui parla come Babbeo Renzi....

Peccato che dei 315 miliardi di cui vaneggia, che sarebbero comunque POCHI
(visto che vanno suddivisi per TUTTI i paesi dell'Eurozona), in cassa,
ce ne siano solo 21... e neanche interamente versati!! Ahahahahah

Questi criminali andrebbero appesi per i testicoli...
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Ma m a perchè nessuno gli ha chiesto di CHIARIRE cosa significhi e con chi ha un contratto?



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MessaggioInviato: 26/11/2014, 18:26 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:




Cita:
le posizioni da vecchia politica di Gaby Zimmer, presidente del gruppo GUE
("su Juncker la pensiamo allo stesso modo ma la vostra mozione non la firmiamo perché l'hanno firmata Farage e la Le Pen")


Che modo di ragionare cretino, non volere fare fronte. Poi ancora non ho capito cosa avrebbe Farage di così ripugnante.

Cita:
e quelle paradossali di Rebecca Harms dei Verdi
("proprio perché Juncker rappresenta quello che gli si addebita, allora è lui l'uomo più adatto a quella poltrona",
che è un po' come dire che la cosa più logica per un ambulatorio veterinario per porcellini è affidarlo in gestione a Ezechiele Lupo).


Vale la pena ricordare che questi sono gli stessi che per la stampa itaGliana DOVEVANO essere gli alleati scelti da Grillo in Europa al posto di Farage,

nonostante il pessimo trattamento ricevuto e con straccio di vesti alla decisione contraria della base del Movimento.

Cita:
Gli attacchi di Gianni Pittella (S&D) "voi non difendete la dignità e il prestigio del Parlamento Europeo


[:p] PRRRRRRRRRRRRR

Cita:
se Juncker se ne andasse la società europea collasserebbe


Addirittura, due sono le cose, o è una vaccata o è praticamente un monarca. O tutt'e due.

Cita:
...la disoccupazione esploderebbe,


Sveglia ciccio, quella è già esplosa e grazie a voi

Cita:
il nostro continente sprofonderebbe nella deflazione


Ari-svegliateve, c' abbiamo già anche quella, sempre grazie a voi. Ecco perchè vogliamo cambiarvi.

Cita:
E infine la difesa di Juncker: "nei piani alti delle multinazionali si sa benissimo chi è l'amico dei grandi capitali, e non sono io".


Nei piani alti delle multinazionali avevano il suo numero quando era primo ministro del suo Paese e lo chiamavano per concordare i tassi scontati da applicare in Lussemburgo con cui avrebbero evaso nei loro Paesi.

Altrochè se è lui l' amico dei grandi capitali.

Cita:
"Se volete che me ne vada io, ditemelo e me ne vado


Forse devi sturarti le orecchie, perchè è quello che abbiamo chiesto a voce molto alta. Aspettiamo fiduciosi la tua decisione...
Cita:
ma gli altri commissari lasciateli in pace"


Poverini.

Personaggi da appendere per i cojoni pure loro in piazza a Bruxelles, tutt'intorno a lui come insalata.

Cita:
"Io ho un contratto. Sono stato eletto


No, sei stato scelto dai burocrati e nominato al Parlamento che ha ratificato il tuo nome, è ben diverso da una elezione.
Cita:
Basta! Smettetela di offendermi! Ci sono alcuni che non si possono più offendere, a me sì: mi potete ancora offendere!"


Ciliegina sulla torta, il linguaggio mafioso.

Chi sono quelli che non si possono più offendere? Cosa succede se li si offende?


Ultima modifica di Aztlan il 26/11/2014, 18:33, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 10/12/2014, 22:27 
Iniziano a parlare i “pentiti” della UE, quelli che hanno ricoperto incarichi importanti

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Frits Bolkestein: l’Euro è fallito, l’Unione Monetaria ha fallito
di Cristina Bassi

Frederik Bolkestein, detto Frits, è un economista e politico olandese, noto per la direttiva sulla libera circolazione dei servizi che da lui prese il nome (la direttiva Bolkestein), che ha ricoperto il ruolo di commissario per il mercato interno, la tassazione e l’unione doganale nella commissione Prodi. Frits ha goduto sicuramente di un punto di vista privilegiato sul processo di formazione della moneta unica.

L’Unione Monetaria ha fallito. L’Unione Monetaria è il risultato di un desiderio francese e di una concessione tedesca. Il desiderio francese era quello di guadagnare potere sul marco tedesco per mezzo di una Banca Centrale Europea aperta alla persuasione della politica; il desiderio tedesco era quello di ottenere un’unione politica europea. Da questo punto di vista, il Cancelliere Helmut Kohl mostrò di essere un romantico: è dalle immagini che i politici traggono inspirazione.

L’immagine ispiratrice di Kohl fu la morte in un Luftangriff, un bombardamento, del suo fratello maggiore, poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. “Che non accada mai più” deve aver pensato, “meglio una Germania europea che una Europa tedesca”, e l’unione politica dell’Europa lo avrebbe garantito (cfr: “La terza guerra mondiale della Merkel“).

Per raggiungere questo obiettivo era disposto a sacrificare il simbolo del rinascimento economico della Germania: il marco tedesco. Questa era la sua concessione. Come sostenne Hubert Védrine, assistente del Presidente Mitterrand e poi Ministro degli Affari Esteri in Francia, “con la Moneta Unica Kohl ha fatto la più grande concessione che si possa chiedere a un Cancelliere tedesco”.

Se all’epoca fosse stato fatto un referendum sulla creazione della Moneta Unica, la scelta di rinunciare al marco avrebbe potuto benissimo essere sconfitta nelle urne.

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Fritz Bokestein

Nel Novembre 1992 Helmut Kohl disse al Parlamento Tedesco: “Die Politische Union ist das unerlässliche Gegenstück der Wirtschafts und Währungsunion”, ovvero “l’Unione Politica è la controparte fondamentale dell’Unione Monetaria”. Così, fummo avvertiti. L’Unione Politica doveva precedere l’Unione Monetaria, ma non lo fece, ed è stato esattamente il contrario.

L’Unione Monetaria è stata concordata a Maastricht, e stiamo ancora qui ad aspettare l’Unione Politica. Poco tempo dopo la conferenza di Maastricht, Helmut Kohl scrisse che non era stato possibile soddisfare tutte le aspettative in quell’occasione, ma era stata creata una dinamica politica alla quale nessuno degli stati membri sarebbe stato in grado di resistere.

Come tutti noi possiamo vedere, non ha funzionato in questo modo e l’Unione Monetaria ha portato alla scissione, non all’integrazione.

Al fine di ottenere l’accettazione dell’euro, la Germania ha insistito sul cosiddetto Patto di Stabilità e Crescita, che qualche tempo dopo venne concluso a Dublino, stabilendo i cinque criteri che tutti i paesi membri avrebbero dovuto raggiungere se avessero voluto aderire all’Euro. In primo luogo, tra questi criteri c’era il requisito che determinava che il deficit annuale di uno stato membro non deve superare il 3% (ndr: leggi qui come nacque questo limite).

Tutti i firmatari del Patto di Stabilità e Crescita dichiararono “solennemente” che avrebbero “rigorosamente” osservato questo criterio, ma le cose non andarono così: nel 2003 la Germania e la Francia furono i primi a non rispettare le regole. Ora, se un patto che tutti i firmatari di una dichiarazione solenne hanno dichiarato di osservare rigorosamente viene disatteso dopo pochi anni, quale patto o dichiarazione europea successiva potrà avere credibilità?

Questo, temo, vale anche per il recente accordo conclusosi a Bruxelles, dove si riafferma il Patto di Stabilità e Crescita e si rafforzano le sanzioni per i trasgressori. Staremo a vedere.

L’Unione Politica Europea immaginata da Helmut Kohl non è altro che un’unione federale, una cosa con cui i tedeschi hanno tanta esperienza perché è proprio dentro un’unione federale che vivono. L’Unione Europea però non diventerà mai una federazione come la Germania, gli Stati Uniti, il Canada o il Brasile. Importanti stati membri non lo vogliono. Primo fra tutti il Regno Unito, dove il progetto di un superstato europeo — lì la chiamano così la federazione europea — viene respinto con orrore.

Ma anche la Polonia, dove i ministri hanno detto che i polacchi non sono passati attraverso 40 anni di dominazione sovietica per finire sotto la tutela di Bruxelles. Stessa cosa anche per i cechi e gli spagnoli, e ora anche gli olandesi, che un tempo hanno creduto che uno stato federale europeo avrebbe protetto i piccoli Paesi membri da quelli più grandi.

Certamente è vero che l’Unione Europea ha determinate caratteristiche federali: il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, la Corte Europea di Giustizia e il Consiglio Europeo. Ma questo è il massimo a cui si è riusciti ad arrivare. Quindi, possiamo dire che nessun protagonista ha ottenuto quello che voleva.

La Francia ritiene che il Trattato di Maastricht ha rappresentato una vittoria sulla Germania ma ancora non ha ottenuto una Banca Centrale Europea aperta all’influenza dalla politica, dal momento che questo per i tedeschi sarebbe una violazione del patto che farebbe abortire l’Unione Monetaria.

La Germania non ha raggiunto la sua ambizione, perché non ci sarà mai una Federazione Europea.

Signore e signori, non si riflette mai abbastanza attentamente. I politici europei sono stati confusi dalla nozione romantica di un’unione sempre più stretta, come il preambolo del Trattato di Roma lasciava intendere, ma il romanticismo in politica è fatale: meglio essere realisti ricordando che “i migliori piani dei topi e degli uomini vanno spesso fuori strada”, come scrisse il poeta scozzese Robert Burns.

Una cosa che avrebbe dovuto essere considerata fin dall’inizio – ma così non è stato – era la differenza di cultura economica tra il Nord Europa e l’area Mediterranea guidata dalla Francia. Messa nel modo più sintetico possibile: il Nord ha voluto la solidità, il Mediterraneo la solidarietà.

Tornando negli anni sessanta, Johannes Witteveen, all’epoca Ministro delle Finanze olandese e successivamente direttore del Fondo Monetario Internazionale, disse: “i paesi che formano un’unione monetaria si firmano reciprocamente un assegno in bianco”. Questo è stato dimenticato.

Secondo la visione francese la disciplina prevista dalla bilancia dei pagamenti dovrebbe sparire. Se le differenze economiche tra gli stati membri dovessero manifestarsi, gli squilibri risultanti dovrebbero essere finanziati congiuntamente o – in alternativa – regolati in modo tale che l’onere dell’aggiustamento venisse simmetricamente distribuito sui paesi in deficit e in surplus. In questo modo i paesi in surplus mostrerebbero solidarietà con quelli in deficit.

Un’altra differenza altrettanto perniciosa tra il Nord e gli stati membri del Mediterraneo era l’asimmetria nella competitività. Herman Van Rompuy, il Presidente del Consiglio Europeo, è noto per aver detto che l’euro è un sonnifero: ha permesso ai paesi mediterranei di prendere in prestito denaro a tassi d’interesse artificialmente bassi, trascurando la necessità di apportare miglioramenti strutturali alle loro economie, lasciandosi andare al sogno del “dolce far niente”.

Tali erano gli effetti del “one size fits all”. Non conosco un singolo americano che abbia creduto alla durata dell’euro, e questi sono i motivi.

Al momento del dibattito sul chi avrebbe e chi non avrebbe dovuto avere la possibilità di entrare nell’Unione Monetaria, io ero il leader del mio partito. Ero contrario all’adesione dell’Italia perché era evidente che non avrebbe soddisfatto i criteri. Il nostro Ministro delle Finanze, Gerrit Zalm, era d’accordo con me. Di conseguenza, è stato chiamato “il duro” o “il perfido” quando a Roma ha insistito sull’osservanza dei criteri.

Da parte mia, sono andato a Francoforte per incontrare il signor Tietmeyer, all’epoca Presidente della Bundesbank, per convincerlo a opporsi all’ingresso dell’Italia nella Zona Euro. Fu tutto inutile, e mi disse: “Lieber Herr Bolkestein, Sie sind Politiker, ich bin nur Beamte” (Caro signor Bolkestein, lei è un politico, io solo un impiegato). In altre parole: “Dovrei fare io il lavoro sporco?”

Certo, poteva fare ben poco visto che il suo capo, Bundeskanzler Helmut Kohl, aveva già deciso che l’Italia poteva entrare nell’euro (cfr: “Nino Galloni: Il funzionario oscuro che fece paura a Kohl” e “L’Italia come la Grecia: truccò i conti per entrare nell’euro“).

L’adesione italiana alla Zona Euro ha avuto conseguenze disastrose, una di queste è che anche la Grecia è stata accettata come membro; non a discapito dell’aver mentito sulle statistiche – cosa che ha fatto – ma perché il Consiglio Europeo ha ritenuto che non poteva negare alla Grecia quello che era stato consentito all’Italia. I tedeschi chiamano questo comportamento “die Fluch der bösen Tat”, ovvero “fai una cosa sbagliata e questa continuerà a perseguitarti”.

E così, adesso ci troviamo di fronte alla crisi del credito. Secondo alcuni la crisi è stata causata dai banchieri, ma le cose non stanno così.

Non nego che alcuni banchieri – forse anche molti – si siano comportati male, ma l’origine si trova negli Stati Uniti e la causa erano le scelte politiche sbagliate del Governo. Tre fattori meritano di essere menzionati:

- in primo luogo, il deficit del Governo finanziato in gran parte dai cinesi. Questo significa che alcune delle persone più povere della terra hanno pagato per mantenere alcuni dei consumatori più ricchi e garantiti finanziariamente;

- in secondo luogo, la politica della Federal Reserve, che ha mantenuto il tasso d’interesse artificialmente basso allo 1% quando avrebbe dovuto essere intorno al 4%. Questi due fattori hanno causato un eccesso di liquidità;

- in terzo luogo, la normativa che ha chiesto ai banchieri di concedere mutui per comprare casa anche a persone che non erano solvibili. È vero che alcuni banchieri hanno approfittato dei clienti creduloni, ma era il Governo a permetterglielo.

Noi europei ci siamo invischiati in un bel pasticcio. L’ordine del giorno è che i governi dovrebbero ridurre le spese e risparmiare denaro al fine di soddisfare i criteri del 3%, ma una delle lezioni degli anni ’30 è che ridurre la spesa in un momento di crisi ha l’effetto di prolungarla.

Certo, la situazione attuale non è come quella degli anni ’30. Per prima cosa abbiamo sistemi di sicurezza sociale che servono ad attutire gli effetti della disoccupazione, ma questi sistemi di stabilizzazione significano anche un aumento della spesa pubblica, e in parte vanno a contrastare proprio quello che cercano di salvare.

Il Governo spagnolo ha supplicato di essere perdonato per non aver applicato la regola del 3%. La Francia è messa peggio. Il Governo greco può fare promesse, ma non può mantenerle a causa della sua debolezza. Quando ero membro della Commissione Europea (prima del Novembre 2004) abbiamo concesso alla Grecia 150 milioni di euro per istituire un Registro del catasto: ad oggi ancora non esiste. La sua economia gira solo attraverso gli accordi corporativi.

È difficile pensare come la Grecia possa rimanere uno stato membro dell’Unione Monetaria. Penso che la cosa migliore per la Grecia sia uscirne, forse per ritornare più tardi, dopo aver sistemato tutto quello che c’è da sistemare. Non c’è dubbio che questa sarebbe una faccenda molto complicata da gestire, ma che significato ha mandare di tanto in tanto ad Atene delle missioni della Troika solo per scoprire che ancora una volta il Governo greco non ha fatto quello che aveva promesso?

Una cosa che di sicuro non dovremmo fare è creare i cosiddetti euro bond. Questo significherebbe che tutti gli stati membri metterebbero in comune i loro debiti facendoseli finanziare da queste obbligazioni: un piano disastroso. Per prima cosa farebbe pagare ai Paesi Bassi un tasso d’interesse molto più elevato del dovuto.

Il mio ultimo calcolo ha mostrato che l’onere degli interessi salirebbe di 7 miliardi di euro all’anno. In secondo luogo, e, cosa più grave, gli euro bond si presenterebbero come un diaframma tra i paesi in deficit e il mercato, proprio come fece l’euro: ma in questi paesi il deficit dovrebbe rispondere di più al mercato, non di meno. L’ex Primo Ministro del Belgio Guy Verhoffstadt è un adepto di questo piano, ma – questo è il mio sospetto – lo è perché vuole abolire lo Stato-Nazione, il che è assurdo. In termini più generali, la mutualizzazione del debito scarica dalla responsabilità, che è esattamente l’opposto di quello che invece dovrebbe essere.

Ci sarà la rottura della Zona Euro? O piuttosto, che tipo di Euro avremo in futuro? Mostrerà “solidità” come la Germania e il mio paese vogliono? Oppure significherà “solidarietà”, che significa usare i soldi degli altri?

I tedeschi non vogliono gli euro bond; non vogliono un’unione di trasferimento, che significherebbe un flusso permanente di denaro da Nord verso Sud nella stessa maniera delle sovvenzioni che passano dalla Germania Ovest a quella dell’Est.

Resisteranno anche all’Unione Fiscale, che ci costringerebbe ad imitare l’economia francese fatta di tasse elevate ed elevata spesa pubblica. Ringrazio la Corte Costituzionale di Karlsruhe, che ha reso le ulteriori cessioni di sovranità a Bruxelles oggetto di approvazione parlamentare (cfr: “I tedeschi non sono mica scemi come noi“).

Permettetemi di ricordarvi la storia di questo paese. L’Italia è stata costituita nel 1870. La lira divenne la moneta nazionale. È stata progettata per il Nord, e quindi, troppo forte per il Sud. Il Nord ha compensato questo squilibrio attraverso la Cassa per il Mezzogiorno, e questa unione di trasferimento continua ancora oggi, ma ha fatto ben poco per migliorare la situazione economica del Mezzogiorno.

L’Unione Monetaria ha fallito. Impedisce le svalutazioni di cui i paesi in disavanzo hanno bisogno. Invece di essere una zona di stabilità monetaria, è una fonte di inquietudine. Finché il Nord e il Sud sono legati insieme, non potremo mai uscire dalla fossa che noi stessi ci siamo scavati.

http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... mportanti/


Ultima modifica di Atlanticus81 il 10/12/2014, 22:35, modificato 1 volta in totale.


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Con l' unione monetaria che precedette quella politica, si è avuta una Europa tedesca e non una Germania europea...



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