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MessaggioInviato: 06/09/2014, 21:43 
STUPENDO!

appunti sparsi: nella cronistoria fai risalire la costruzione di alcuni siti megaliti tra cui Giza a circa 200.mila anni fa ma dalle scoperte di Buval queste sembrano risalire a circa 13mila anni fa quando la costellazione di Orione collimava con la pianta della piana. Ora mi domando: Noi sappiamo che quelle tre stelle erano in quella specifica posizione circa 13mila anni fa ma in questa "era precessionale" di quanti anni bisognerebbe traslare all'indietro questa data se la si volesse riferire ad una era precessionale antecedente?

Le 2 "versioni" poterebbero collimare?



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MessaggioInviato: 07/09/2014, 20:35 
Per rispondere prima a maxpower, teoricamente ogni 25.800 anni circa, ovvero ad ogni completamento di ciclo precessionale.

http://it.m.wikipedia.org/wiki/Precessi ... i_equinozi

Quindi, considerando questo aspetto, tornando indietro di altri 26mila anni ai 13mila arriviamo a 39-40mila anni fa, nel pieno dell'età dell'oro pleistocenica.

Rispondendo a sheenky, era già da un po' che ci stavo ragionando anche perchè vorrei diventasse materiale per un futuro libro.

Sono contento che sia sufficientemente chiaro. Al di là del tempo per ragionarci su, lo schema l'ho realizzato nel giro di mezza giornata.

Cosa ne pensate dell'introduzione di gigantopitechi e megantropi?



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MessaggioInviato: 08/09/2014, 11:38 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:
Cosa ne pensate dell'introduzione di gigantopitechi e megantropi?


Be, sinceramente che i megantropi e i gigantopitechi fossero utilizzati come forza lavoro, la vedo dura... Non mi danno l'impressione di esseri che si facciano comandare tanto facilmente.

Per quanto riguarda le ossa gigantesce ritrovate, non ho mai visto foto che potessero essere attribuiti a questi esseri. Le bracca dovrebbero essere lunghissime e invece nelle foto sono sempre molto "umane". Nel senso che da in piedi, arrivano sempre poco sotto al bacino (come noi).

Per la naturale evoluzioni negli schivi bigfoot e yeti, invece direi che potrebbe anche starci tranquillamente.

Sarei interessato a sentire anche la voce di Marco Franceschini a riguardo [:)]


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MessaggioInviato: 13/09/2014, 00:00 
Mumble, mumble...
La questione "giganti" è molto complessa...parecchio.
Prima di tutto direi che in ossequio al modus operandi ed allo status quo che ha costituito il paradigma de facto accettato oggi se fosse trovata per ipotesi una piramide pentagonale sulla Terra simile a quella che i "soliti noti complottisti" immaginano risieda ancora oggi su altro pianeta un tempo blu, la casta di potenti logge massoniche ed oltre imperante oggi farebbe in modo come minimo da far risultare tutto un fake.
Per non arrivare alla sua distruzione.
E "la gente" per come mentalmente è strutturata oggi nella sua quasi totalità ci crederebbe e farebbe subito sua questa versione.
Ma qualcuno sulla Terra ancora oggi reca le tracce protette dalla luce del Sole di un antico sapere che viene erogato per via iniziatica...
Secondo il quale un tempo fuori dalla memoria della "Storia recente" umana nel sistema solare esisteva un pianeta gemello della Terra che era abitato da una civiltà di giganti molto ma molto più antica dell'Uomo, proveniente dalle stelle.
Tale sapere si trova ancora oggi e non è un caso di sicuro, confinato in estremo oriente...laddove anche nei manga di Go Nagai si fa riferimento ad una civiltà avanzatissima di giganti che abitava e dominava la Terra...avanzata a tal punto che aveva concepito ciò che oggi definiremmo transumanesimo ante ante ante litteram.
Ovvero la conversione di ogni individuo ad essere cibernetico-meccanico conservante però il proprio "cervello".
Per superare forse le barriere ed i limiti del tempo...
E per giganti intendo esseri viventi che se non aveste paragoni e riferimenti alle loro dimensioni potreste scambiarli per...umani.
Ma alti una ventina di metri con forza proporzionale.
E forse un blocco di una tonnellata sarebbe stato alla loro portata.
Ma anche qui la Scienza ed il CICAP direbbe che per la gravità terrestre blah blah blah non sarebbe possibile la loro esistenza.
Checché se ne dica non abbiamo molte speranze di arrivare a conoscere la Verità...a meno di non uscire dal circuito occidentale-massonico di istruzione...
Il problema è che una volta rientrati alla base nessuno adornerebbe di dignità scientifica quanto appreso...e forse è cosa voluta da chi oggi ancora Sa...
L'Uomo è pericoloso...e non deve riappropriarsi di una certa scienza e sapere perduti....

Marco71.



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MessaggioInviato: 17/09/2014, 22:28 
Cita:
... Alla diatriba in corso aggiungiamo una considerazione su un dato di fatto: i Greci non si sono curati delle possibili varianti di significato, non si sono cioè impegnati a stabilire se si sia trattato di una caduta o di una discesa volontaria, essi hanno direttamente tradotto il termine [nephilìm] con #947;#953;#947;#945;#957;#964;#949;#962;, “giganti”.

In LXX, Gen 6,4, scrivono:
i giganti erano sulla terra in i giorni i quelli e dopo quello…

Rispettano cioè la letteralità della traduzione dell’intero versetto già evidenziata in apertura di capitolo e li definiscono semplicemente “giganti”, una affermazione perentoria, priva di sfumature interpretative che a noi pone però un interrogativo: perché [nephilìm] per loro significa “#947;#953;#947;#945;#957;#964;#949;#962;”?

Nella lingua aramaica esiste il termine AWS`[ [nephilà], un nome proprio che identifica la costellazione di Orione e sono numerosissimi gli studi che tendono a correlare proprio quella costellazione con la nascita della civiltà umana.

In una molteplicità di ipotesi formulate da autori quali Von Daniken, Hancock, Bauval, Faiia, Collins,25 ecc. essa viene identificata come possibile luogo di origine degli alieni che sono intervenuti sul nostro pianeta. Secondo tali teorie il ricordo di questa provenienza sarebbe registrato in numerose realizzazioni architettoniche distribuite in siti considerati sacri da varie popolazioni di diversi continenti.
Il più conosciuto si trova ovviamente nella piana di Giza dove la disposizione spaziale delle tre grandi piramidi rispetto al Nilo rispecchierebbe l’orientamento delle tre stelle della cintura di Orione rispetto alla Via Lattea.

Vi sono poi le piramidi maya nel Viale dei morti a Teotihuacan in Messico e ancora le costruzioni sulla mesa degli indiani hopi in Arizona, che paiono essere state posizionate con il preciso intento di riprodurre sul territorio quell’immagine celeste.

Non vi sono al momento certezze e noi ci stiamo occupando della Bibbia, dunque non entriamo nell’ambito dell’attendibilità o meno di queste tesi, ma non possiamo non rilevare che tra elementi apparentemente separati si registra una coincidenza che per il momento ci limitiamo a definire come una semplice curiosità.

Per proseguire nell’argomentazione che stiamo conducendo, dobbiamo ricordare che nella mitologia greca Orione era un “gigante” originario della Beozia, nonché figlio di Poseidone; era un grande cacciatore e usciva sempre accompagnato dal suo cane Sirio, che si fa corrispondere ad #945; Canis Majoris, la stella che ne accompagna il viaggio nella sfera celeste: è molto luminosa e ben visibile sotto la stella Saiph (#954; Orionis). Innamorato delle Pleiadi – figlie di Atlante – cominciò a molestarle e la dea Artemide che si era a sua volta invaghita di lui lo fece uccidere da uno scorpione; Zeus scoprì quanto era successo, si adirò e fulminò lo scorpione, poi decise di collocare nel cielo questo eroe e da allora la sua costellazione splende nella notte nel suo continuo tentativo di raggiungere le Pleiadi – gruppo di stelle inserite nella costellazione del Toro – che lo precedono nel percorso celeste.

Ebraico, aramaico, mitologia greca si incrociano qui fornendo una possibilità di interpretazione che integra vari significati e un’ipotetica chiave di lettura.

Tratto da “Il Dio alieno della Bibbia” di Mauro Biglino, Uno Editori

http://www.maurobiglino.it/?p=2812



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MessaggioInviato: 17/01/2015, 14:37 
Sapiens e Neanderthal si incrociarono veramante

Il DNA più antico di un uomo moderno ad essere sequenziato in assoluto dimostra che gli Homo sapiens che si incrociarono con i Neanderthal erano molto moderni - non solo anatomicamente ma con comportamenti moderni, tra cui la pittura, strumenti moderni, musica e gioielli.

Alcuni in precedenza stimavano che questa relazione interspecie fosse avvenuta molto prima, prima della comparsa di queste caratteristiche. La nuova sequenza di DNA dimostra che l'incrocio è effettivamente avvenuto all'inizio del Paleolitico Superiore, quando ci fu un'esplosione di cultura umana moderna.

Circa il 2 per cento del genoma di molti umani moderni di DNA Neanderthal, un risultato di incroci tra le due specie che possono essere visti in tutti, tranne che nelle persone provenienti dall'Africa sub-sahariana. Il cosiddetto uomo Ust'-Ishim, che prende il nome dalla città della Siberia occidentale, dove è stato trovato, porta una percentuale analoga di DNA Neanderthal nel suo genoma come gli attuali eurasiatici, e una combinazione di radiocarbonio e datazione genetica dimostra che è morto solo circa 45.000 anni fa.

Prima d'ora non siamo riusciti a escludere che la nostra frazione di antenati di Neanderthal è stato il risultato di incroci tra Neanderthal e umani moderni che erano nel Vicino Oriente prima che i Neanderthal arrivassero lì, dice David Reich della Harvard University, co-autore dell'articolo. Anche se questi esseri umani del vicino oriente erano anatomicamente moderni, non mostravano un comportamento moderno.

I ricercatori hanno potuto calcolare che l'uomo di Neanderthal è diventato parte della discendenza dell'uomo analizzando le lunghezze delle regioni Neanderthal di DNA nel suo genoma. Il DNA viene tagliato e mescolato nel succedersi delle generazioni, e le lunghezze del suo genoma hanno mostrato che era il risultato di sole 230-400 generazioni di ibridazione uomo-Neanderthal tra 7000 e 13.000 anni prima. Questo fissa la data del nostro incrocio con gli uomini di Neanderthal tra 50.000 e 60.000 mila anni fa, escludendo quasi 50.000 anni di possibili date precedenti.

"Questo nuovo articolo afferma definitivamente che fu l'uomo moderno con il comportamento umano moderno a incrociarsi con i Neanderthal", dice Reich.

Immagine

"La nuova tempistica esclude che i primi esseri umani moderni in Medio Oriente da questa mescolanza", afferma Janet Kelso del Max Planck Institute di Lipsia, in Germania, uno dei ricercatori a capo del progetto.

L'inizio del Paleolitico Superiore, cica 50.000 mila anni fa, è stato un periodo in cui apparvero complessi strumenti in pietra e osso in tutta l'Eurasia, insieme a ornamenti per il corpo come conchiglie forate e denti di animali, pigmenti e strumenti, anche musicali, dice il membro del team Tom Higham dell'università di Oxford. Non si sa quale specie umana abbia fatto questi manufatti sofisticati, ma la constatazione che l'uomo Ust'-Ishim fosse in Siberia in questo momento significa che avrebbe potuto essere l'uomo moderno, egli dice.


Tracciare l'albero genealogico

Vecchio di circa 45.000 anni, Ust'-Ishim è il più antico uomo moderno ad essere mai essere stato sequenziato. Questo titolo è stato precedentemente detenuto da un un ragazzo di 24 mila anni fa, sempre dalla Siberia, il cui DNA è stato sequenziato l'anno scorso.

"Si tratta di una ricerca molto interessante che dimostra ancora una volta la notevole potenza di analisi del DNA antico per aiutare a risolvere problemi apparentemente irrisolvibili nella scienza dell'evoluzione umana", dice Darren Curnoe presso l'Università del New South Wales a Sydney, Australia.

Confrontando il genoma di Ust'-Ishim a vari gruppi di esseri umani moderni e antichi, i ricercatori stanno riempiendo le lacune nella mappa delle iniziali migrazioni umane in tutto il mondo. Hanno scoperto che è geneticamente simile agli asiatici orientali di oggi come agli antichi genomi presenti in Europa occidentale e in Siberia, suggerendo che facesse parte sia della popolazione europea che asiatica orientale, prima della loro divergenza.

"Rappresenta un gruppo che si stabilì in Siberia e poi scomparve senza lasciare discendenza", dice Curnoe. "Questo ci dice che quando i primi esseri umani che hanno lasciato l'Africa e si stabilirono in Eurasia non erano tutti di successo. Ci sono state più popolazioni di quanto avessimo pensato, alcune delle quali non hanno per nulla contribuito alle persone che vivono oggi." Questo potrebbe rendere difficile l'interpretazione dei fossili umani trovati in Eurasia, dal momento che non si può supporre che essi siano i nostri antenati.

Ma mentre l'uomo Ust'-Ishim non sembra avere alcun diretto discendente moderno vivente, è più geneticamente simile agli attuali asiatici orientali che agli europei di oggi. Questo risultato è coerente con una teoria recentemente proposta che gli attuali europei possono aver avuto alcuni dei loro antenati da parte di gruppi successivi che non facevano parte della migrazione iniziale nella zona.


Irresistibile Neanderthal

Si crede che l'Homo sapiens abbia preso il DNA Neanderthal da almeno due attacchi di ibridazione. Mentre gli africani sub-sahariani non hanno DNA di Neanderthal, le popolazioni asiatiche ne hanno di più rispetto agli europei.

"Sappiamo che ci sono probabilità che ci siano sati almeno due eventi di commistione negli antenati degli attuali abitanti - l'evento precoce e condiviso durante la migrazione umana moderna dall'Africa, e un secondo evento negli antenati degli asiatici di oggi," dice Kelso.

L'analisi delle lunghezze del DNA Neanderthal di Ust'-Ishim ha individuato il primo evento di incrocio condiviso circa 230-400 generazioni prima di lui, ma alcuni tratti più lunghi di DNA indicano che i suoi antenati si erano incrociati con gli uomini di Neanderthal ancora più di recente. "Ci può essere stato un evento di incrocio più tardo negli antenati di questa persona", dice Kelso.

Poiché ci sono solo alcuni di questi tratti più lunghi, non si era in grado di individuare quando questo incrocio fosse accaduto. Ma qualunque sia la data, sembra che gli esseri umani ed i Neanderthal si siano trovati l'un l'altro irresistibili, o per lo meno si accoppiarono tra di loro abbastanza frequentemente, ogni volta che coabitavano nelle stesse aree. "La tempistica è più semplicemente il risultato del fatto di dove i due gruppi si sono sovrapposti geograficamente e temporalmente" dice Kelso.

http://tycho1x4x9.blogspot.it/2014/10/s ... arono.html



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MessaggioInviato: 17/01/2015, 16:55 
Un topic davvero interessante, lo seguirò con attenzione. [;)]



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Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 17/01/2015, 17:08 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

STUPENDO!

appunti sparsi: nella cronistoria fai risalire la costruzione di alcuni siti megaliti tra cui Giza a circa 200.mila anni fa ma dalle scoperte di Buval queste sembrano risalire a circa 13mila anni fa quando la costellazione di Orione collimava con la pianta della piana. Ora mi domando: Noi sappiamo che quelle tre stelle erano in quella specifica posizione circa 13mila anni fa ma in questa "era precessionale" di quanti anni bisognerebbe traslare all'indietro questa data se la si volesse riferire ad una era precessionale antecedente?

Le 2 "versioni" poterebbero collimare?


Durando la precessione 25800 anni secondo me sì in quanto la stessa configurazione di 13000 anni fa la ottieni anche 38800 anni fa, 64600 anni fa, 90400 anni fa, e così via. Insomma ogni 25800 anni si ripete. 10 cicli di precessione fa ad esempio sono 258000 +13000=271.000 anni fa.
Bauval scelse solo la configurazione del periodo processionale più vicino a noi


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MessaggioInviato: 21/01/2015, 16:04 
La scomparsa dell’uomo di Neanderthal. Un cugino ingombrante?

La scomparsa dell’uomo di Neanderthal. Ancora un enigma. Da una stessa specie di ominide, L’Homo heidelbergensis (un’evoluzione dell’Homo erectus africano), si dipartirono circa 600.000 anni fa due differenti processi evolutivi: uno portò allo sviluppo dell’Homo sapiens che abbandonò l’Africa 100.000 anni a. C. prendendo dapprima la via del Medio Oriente, dell’India e dell’Australia e soltanto molto più tardi (ca. 45.000 a. C.) quella dell’Europa; l’altro allo sviluppo dell’uomo di Neanderthal, le cui tracce più antiche nel Continente europeo risalgono già al 130.000 a. C. (Uomo di Neanderthal classico).

Ovviamente sono tutti dati approssimativi e di molto semplificati, sia perché parliamo di epoche estremamente remote e temi più che complessi, sia perché la ricerca scientifica apporta di frequente nuove teorie che cambiano di punto in bianco il quadro generale. Ma questi dati possono essere ugualmente interessanti a titolo informativo, tanto per farsi un’idea degli ampi spazi temporali e dei lunghissimi processi evolutivi a cui si fa riferimento nell’articolo.

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Diffusione dell’uomo di Neanderthal in Europa. “Carte Neandertaliens” di 120 – my own work 120. CC BY-SA 3.0

Reperti archeologici dell’uomo di Neanderthal sono venuti alla luce in numerose aree dell’Europa occidentale, centrale, meridionale e orientale, nel Medio Oriente e anche nell’Asia occidentale e centrale. Il suo nome deriva dal sito di ritrovamento parziale di uno scheletro, nella valle tedesca di Neanderthal, regione Nordrheinwestfalen. Nel 1856. In realtà non si trattava della prima scoperta di fossili dell’uomo di Neanderthal, ma in quell’epoca l’archeologia muoveva i primi passi incerti. I mezzi di analisi e la classificazione dei reperti nel giusto contesto lasciavano a desiderare, il metodo di studio interdisciplinare, così come lo conosciamo oggi, non era ancora nato.

Immagine
Museo Regionale della Renania a Bonn, resti di scheletro di Neanderthal. Originale del 1856 che risale a 42.000 anni fa. Sito di ritrovamento: Grotta Feldhofer piccola. Erkrath, presso Mettmann. foto – sabina marineo

Già nel 1833 un medico olandese aveva descritto il cranio di un bambino e delle ossa umane appartenenti a questa specie che erano stati scoperti in una grotta belga. Un altro cranio di Neanderthal era venuto alla luce nel 1848, in una caverna situata presso Gibilterra. Ma nemmeno questi reperti erano stati classificati nel modo appropriato, non si andò a fondo della questione. Soltanto nel 1886, con il ritrovamento dei resti di due scheletri di Neanderthal in una grotta della località belga Jemel-sur-Sambre, si cominciò a valutare la possibilità di essere di fronte a una specie umana differente da quella dell’Homo sapiens. Un centinaio di anni dopo, nel 1999, i ritrovamenti erano divenuti ormai così numerosi, che gli studiosi avevano raccolto scheletri e frammenti ossei di ben 300 individui della specie di Neanderthal. Oggi sono più di 400.

Immagine
Uomo di neanderthal. Museo Regionale della Renania a Bonn. Grazie a questa ricostruzione, è possibile guardare dritto negli occhi l’uomo i cui frammenti furono scoperti nel 1856 nella valle di Neanderthal presso Mettmann. Colui che ha dato il nome a tutta la specie. Per effettuare una ricostruzione fedele all’originale, la calotta cranica del 1856 è stata completata virtualmente al computer sulla base dei frammenti dello zigomo sinistro, della base cranica, così come della metà destra del cranio. Dopodiché la metà quasi completata è stata proiettata per rispecchiamento su quella opposta ancora incompleta, permettendone la ricostruzione. È seguita l’aggiunta di un frammento di mandibola portato alla luce negli ultimi scavi del 2000. Questo cranio virtuale presentava una notevole somiglianza con un altro (sempre di Neanderthal) trovato nel riparo La Ferrassie, in Francia. Perciò le parti mancanti sono state completate secondo il modello francese. foto – sabina marineo

Osservando la distribuzione dei siti archeologici su una carta geografica, noteremo una particolare concentrazione in Francia, Italia, Spagna, Germania, Belgio e Portogallo. Si potrebbe dire: nell’Europa sud-occidentale. Infatti fu proprio partendo dai territori europei che l’uomo di Neanderthal si spostò, in un secondo tempo, in alcune aree del vicino Oriente e dell’Asia.

L’uomo di Neanderthal era di statura più bassa dell’Homo sapiens, ma più robusto di lui, con articolazioni sorprendentemente forti e resistenti e con un cranio di maggiori dimensioni del Sapiens. Forse la robusta struttura corporea del Neanderthal era dovuta al più freddo clima europeo in cui visse per almeno 130.000 anni. Una curiosità a margine: recentemente il genetista Svante Pääbo dell’Università di Lipsia ha affermato che l’1% dei Neanderthal europei aveva i capelli rossi e gli occhi chiari.

Si trattava di un adattamento all’habitat. Molto più tardi, in un periodo che si estende dal 10.000 al 6000 a. C., questo sviluppo evolutivo porterà alla mutazione genetica responsabile per gli occhi azzurri. Un difetto del gene OCA2, l’addetto alla produzione di melanina la cui carenza può portare alla pelle chiara e ai capelli rossi, sbiadì il colore dell’iride di certi individui, causando…gli occhi azzurri. Secondo il genetista Hans Eiberg, la prima persona con gli occhi azzurri potrebbe essere vissuta nel nord dell’Afghanistan.

L’uomo di Neanderthal era un cacciatore esperto di renne, mammut e bisonti ma la sua dieta prevedeva anche datteri, noci, legumi e vegetali che talvolta consumava dopo aver cucinato, pesce e molluschi. Era quindi molto diversificata. Come quella dell’Homo Sapiens.

Immagine
Museo Neanderthal di Mettmann. Osso ioide di Neanderthal scoperto nella Grotta di Kebara, Israele. Risale a 60.000 anni fa. Questo reperto eccezionale è la prova che l’uomo di Neanderthal poteva esprimersi a parole. foto – Sabina Marineo

Ma la scoperta forse più rivoluzionaria è che poteva esprimersi a parole. Nella grotta di Kebara, in Israele, è stato fatto di recente un ritrovamento sensazionale: i resti di un osso ioide di Neanderthal che corrisponde a quello di un Homo Sapiens. L’osso ioide dimostra che il Neanderthal aveva sicuramente una conformazione fisica adatta a parlare. Il suo patrimonio genetico conteneva il gene FOXP2, quello che permette lo sviluppo della parola.

I numerosi ritrovamenti archeologici ci raccontano, inoltre, che era un ottimo artigiano. Produceva armi per la caccia di grande efficacia, utensili di uso quotidiano, talismani da appendere al collo e abiti fatti di pelli d’animali. Anzi, lavorava le pelli facendo uso di una raffinata tecnologia che l’Homo sapiens… potrebbe aver appreso proprio da lui.

E non solo questo. L’uomo di Neanderthal aveva un suo senso dell’estetica, amava dipingersi il corpo, usare penne d’uccello colorate per valorizzare la propria chioma (un po’ come gli Indiani d’America), ornarsi con rudimentali gioielli d’avorio e di osso. Gli spazi abitabili delle caverne venivano da lui suddivise in diverse zone che corrispondevano agli usi differenti e seppelliva i suoi morti. Le salme venivano adagiate sia in posizione supina che fetale in una fossa dipinta di color ocra oppure rosso. Era, insomma, molto meno primitivo di quanto si pensi. A tal punto che gli incontri fra lui e l’Homo sapiens di sovente sfociarono in unioni sessuali.

Diversi indizi provano che nel periodo dal 45.000 al 39.000 a. C. le due specie Neanderthal e Sapiens hanno coesistito nel medesimo, vastissimo territorio europeo. E ancor prima di giungere in Europa, durante la loro permanenza in Medio Oriente, l’uomo di Neanderthal e l’Homo Sapiens si sono accoppiati, lasciando nel nostro DNA di discendenti dell’Homo sapiens la traccia genetica dell’uomo di Neanderthal. Secondo il genetista Svante Pääbo, dall’1% al 4% del nostro genoma ci giunge dall’uomo di Neanderthal, al contrario delle popolazioni africane che invece ne sono prive. Il che significa, considerando la scarsissima densità di popolazione in territorio europeo, che le unioni sessuali fra le due specie non sono state rare, ma piuttosto frequenti. E questo è un dato importante, perché vuol dire che Neanderthal e Sapiens non dovevano considerarsi poi così differenti al punto di non provare nessuna attrazione fisica l’uno nei confronti dell’altro. La scoperta di Pääbo conferma, quindi, il sospetto di ibridazione fra le due specie che era sorto già più di un anno fa, in seguito a uno studio italo-francese sul ritrovamento di un frammento di mandibola di Neanderthal nel sito archeologico italiano di Riparo Mezzena (1957). Una mandibola che mostrava caratteristiche della specie Sapiens. Proprio qui inizia il mistero perché, a un certo punto, l’uomo di Neanderthal si estinse senza un motivo apparente.

Un fatto che provoca da anni infinite discussioni fra gli studiosi e favorisce lo sviluppo di sempre nuove teorie. Sappiamo che il Neanderthal sopravvisse almeno fino a 40.000-39.000 anni fa, il che significa che per circa 5.000 anni uomo di Neanderthal e Homo sapiens vissero entrambi in Europa, di certo anche negli stessi spazi. 5000 anni. Stiamo parlando di un arco di tempo lunghissimo. Poi ci fu la sparizione di una specie, mentre l’altra sopravvisse e continuò il suo sviluppo evolutivo sino ad oggi.

Come mai dei due sopravvisse solamente l’Homo sapiens? Che fine fece l’uomo di Neanderthal? È possibile che sia stato proprio il suo cugino Sapiens ad eliminarlo? Per molto tempo questa sembrò essere l’ipotesi più attendibile. Si ipotizzò che il Sapiens, forte della sua intelligenza superiore e forse anche spinto da una buona dose di aggressività, fosse riuscito a sopraffare il primitivo, ingombrante e sprovveduto cugino, fino a provocarne l’estinzione.

Ma ora si sa che il Neanderthal era sicuramente altrettanto intelligente, si è scoperta anche la prova di un’attività sessuale frequente fra le due specie. La teoria dell’eliminazione voluta del Neanderthal da parte del Sapiens non tiene. Anche l’ipotesi di una rivalità fra i due diversi modus vivendi è poco credibile.

Immagine
Ricostruzione del Neanderthal al Museo Neanderthal di Mettmann. Il businessman della valle di Neanderthal veste Armani. foto – sabina marineo

Le due specie vivevano nello stesso habitat, è vero, ma raramente porta a porta. Entrambe avevano lo spazio più che necessario ad esercitare un modo di vita autonomo, in libertà. Forse la lotta per la conquista di nuovi territori portò a lotte fra le due specie? Difficile da immaginarsi, se pensiamo che il Continente europeo era in quell’epoca scarsamente abitato. Spazi e selvaggina abbondavano dovunque, per tutti.

Il sito archeologico francese di La Ferrassie, situato non lontano dalla città di Le Bugue, sembrò poter fornire una risposta all’interrogativo. Circa 50.000 anni fa erano stati seppelliti in quella caverna otto individui della specie di Neanderthal, cinque dei quali erano bambini. Cinque su otto. Dalle analisi svolte, gli studiosi dedussero che i gruppi di Neanderthal fossero soggetti a un alto tasso di mortalità infantile e che la durata della vita adulta fosse in media molto breve. A malapena i Neanderthal raggiungevano i 30 anni di età.

In uno scenario del genere, il clima rigido della glaciazione del periodo Würm (110.000-12.000 anni fa) potrebbe aver ridotto di molto le possibilità di sopravvivenza dei bambini Neanderthal e, al contempo, le possibilità di accoppiamento fra gli adulti dei vari clan portando a una drastica diminuzione di nascite. A lungo andare, questo avrebbe causato l’estinzione della razza. Ma come mai proprio l’uomo di Neanderthal, perfettamente adattato al clima freddo (si trovava da ben 130.000 anni in Europa!), non sopravvisse e si salvò invece l’Homo sapiens arrivato molto più di recente (da 45.000 anni in Europa)? Qualcosa non quadra.

Si chiamò in causa la dieta dell’uomo di Neanderthal. In un clima particolarmente freddo la sua struttura corporea robusta necessitava di una grande quantità di calorie. Secondo l’antropologo Steven Churchill, consumava dalle 4000 alle 5000 calorie al giorno, il che significa – a titolo esemplificativo – due chili di carne di renna quotidianamente. Questo dato corrisponde ad un fabbisogno calorico di un terzo maggiore di quello di un Inuit al giorno d’oggi. Se però l’offerta di selvaggina diminuiva drasticamente, l’uomo di Neanderthal doveva risparmiare le sue energie e di conseguenza anche in questa situazione le possibilità di accoppiamento venivano a mancare.

Immagine
Cranio di uomo anatomicamente moderno (Homo sapiens sapiens) e uomo di Neanderthal (Homo sapiens neanderthalensis) a confronto. I disegni e le repliche dei crani sono stati fotografati al Museo Neanderthal di Mettmann. grafica e testi: sabina marineo

L’Homo sapiens sarebbe invece riuscito a sopravvivere grazie alla sua struttura corporea più gracile (consumo inferiore di calorie) e, forse, anche a una dieta più flessibile. Mentre il robusto cugino fu sopraffatto dal troppo freddo e dall’impossibilità di riprodursi. È possibile? Questa spiegazione non soddisfa del tutto. Si potrebbe sollevare la stessa obiezione di prima: il freddo non era riuscito a vincere l’uomo di Neanderthal per decine di migliaia di anni. È difficile credere che i suoi gruppi non fossero abbastanza organizzati da poter tener testa a questa difficoltà.

Più credibile appare l’ipotesi dei paleoantropologi Michael Bolus e Chris Stringer: forse i gruppi di Homo sapiens collaboravano fra di loro in modo più intenso ed erano più numerosi, forse i contatti fra un gruppo e l’altro erano meglio organizzati. I Neanderthal, al contrario, tendevano a vivere isolati e i loro clan erano costituiti da pochi individui. In caso di necessità, avevano difficoltà a trovare aiuto. Come poteva una popolazione di scarsa densità, sparsa in giro per il Continente e priva di una rete sociale organizzata, sopravvivere in un clima inclemente e sviluppare una cultura complessa?

Non è da escludersi, ma forse hanno ragione Michael Barton e Julien Riel-Salvatore, rispettivamente delle università di Arizona e Denver. Secondo un modello virtuale realizzato al computer da Barton e Riel-Salvatore sulla base di dati archeologici e genetici, i Neanderthal si sarebbero estinti proprio nel corso di questo processo di ibridazione con i Sapiens, perché la loro popolazione era numericamente di gran lunga inferiore a quella dell’Homo sapiens. Attività sessuale con esito mortale a lunga scadenza? Un’ipotesi plausibile.

Altro grande quesito irrisolto riguarda la creatività dell’uomo di Neanderthal e quella del suo cugino Homo sapiens. I più antichi artefatti complessi di valore puramente estetico (che non rientrano nella categoria degli utensili di uso quotidiano) risalenti a più di 40.000 anni fa, sono stati scoperti tutti in Europa. Più precisamente in Germania, nella regione Baden-Württemberg. Sono oggetti incredibili: la statuetta della Venere di Hohle Fels, la scultura dell’Uomo-leone, dei flauti e molte altre figurine di animali ed esseri umani di espressiva bellezza che non hanno nulla da invidiare alle opere d’arte moderne. Queste sono, al momento, le sculture più antiche del mondo. Forse anche più antiche dell’arte rupestre di Cueva de los Castillos e sicuramente più antiche dei dipinti parietali nelle grotte preistoriche di Francia e Spagna (35.000-20.000 a. C.).

Tali meraviglie vengono attribuite alla fantasia dell’Homo sapiens. Ebbene, nel corso del suo lunghissimo viaggio fuori dall’Africa e prima di giungere in Europa, l’Homo sapiens si stabilì in Medio Oriente, in Asia, in molti altri territori, e tuttavia in nessuno di questi luoghi è stato trovato un solo manufatto paragonabile alle sculture scoperte nelle caverne europee. Non si trova nemmeno un dipinto parietale che regga il confronto con quelli delle caverne francesi e iberiche. Come si spiega questa discrepanza?

Eppure l’intelligenza del Sapiens giapponese non era di certo inferiore a quella del suo parente tedesco. A cosa è dovuta questa differenza? Alcuni studiosi ipotizzano alle origini dei capolavori preistorici uno scambio culturale fra Homo sapiens e uomo di Neanderthal che è sicuramente avvenuto in Europa. Il nostro continente fu teatro di un transfer unico al mondo che plasmò l’idea di arte nel Paleolitico? E l’uomo di Neanderthal rivestì in questo transfer un ruolo di primo piano?

Un’ipotesi di certo accattivante. Fu l’uomo di Neanderthal l’ispiratore all’arte sacra? Partì da lui l’idea di creare i primi oggetti dal valore artistico che, probabilmente, erano collegati a culti o riti sciamanistici? In questo caso ci si chiede come mai non siano stati ritrovati altri artefatti nei siti occupati esclusivamente da individui della specie Neanderthal. E qui entra in campo un’altra possibilità: forse alcuni oggetti scoperti nelle grotte tedesche furono realizzati proprio dall’uomo di Neanderthal e sono stati erroneamente attribuiti all’Homo sapiens?

Le datazioni dei reperti in quelle epoche del Paleolitico si rivelano talmente complicate, che non di rado devono essere revisionate. Al momento ancora si discute sulla data di sparizione dell’uomo di Neanderthal. E poi, diciamo la verità. Siamo talmente abituati a considerare l’Homo sapiens come la creatura umana più evoluta e perfetta, da attribuirgli automaticamente anche meriti non suoi. Invece non potrebbe essere stato il misterioso – e oltretutto più voluminoso – cervello del grezzo cugino, del cugino troppo a lungo sottovalutato, a creare quei piccoli capolavori del Paleolitico? Domande più che spinose. E, per ora, il mistero rimane.

http://storia-controstoria.org/paleolit ... anderthal/



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MessaggioInviato: 21/01/2015, 23:15 
Quindi volendo essere pignoli la razza "pura" è quella Africana Sapiens, noi siamo dei meticci che si stanno avviando a fare la stessa fine dei cugini dai quali abbiamo ereditato il 3% di geni. Stiamo per essere ASSIMILATI come lo sono stati e Neanderthal ed a quel punto l'estinzione dei geni neanderthal sarà completa e quindi l'UPGRADE o DOWNGRADE che di si voglia della specie sarà completo...



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MessaggioInviato: 21/01/2015, 23:26 
In realtà io vedevo i neanderthal e i cromagnon come al risultato del biblico incrocio tra figli degli uomini (il sapiens africano) e i figli degli dei (gli anunnaki), ovvero a quella stirpe di uomini famosi di cui cerchiamo le tracce in altri thread.

Alcune caratteristiche fenotipiche si ricollegano alle caratteristiche degli antichi dei, non vi pare?!

[;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Anunnaki, Nephilim e Sapiens
MessaggioInviato: 18/02/2015, 23:12 
Ulteriori conferme di alcune teorie presentate nell'ambito del Progetto Atlanticus.

Le persone con gli occhi azzurri discendono da un unico antenato

Immagine

L'8% della popolazione mondiale ha gli occhi azzurri. Una peculiarità che rende decisamente invidiati i 600 milioni di persone con gli occhi chiari, da molti (se non da tutti) considerata come una delle caratteristiche più affascinanti. Per avere la fortuna di nascere con occhi chiari bisogna essere fortunati in quella che potrebbe essere definita come una "lotteria genetica", ovvero una combinazione di alleli (i geni che si riferiscono al medesimo carattere distintivo) recessivi dei geni EYCL1 e EYCL3.

UNA "SINGOLA" MUTAZIONE GENETICA

Dopo aver condotto un'analisi genetica su migliaia di persone (durata 10 anni), il genetista danese Hans Eiberg ha scoperto che la "causa" degli occhi azzurri è stata una mutazione genetica unica subita da un singolo individuo tra 6.000 e 10.000 anni fa. Lo studio, pubblicato nel 2008, afferma che tutti coloro che godono di questa peculiarità discendono dunque da un solo uomo (o una sola donna), che avrebbe dunque vissuto nel Neolitico.

GIORDANIA, INDIA, DANIMARCA E TURCHIA

Per la precisione, il professor Eiberg ha esaminato il Dna di individui con occhi azzurri che vivevano in aree diverse del pianeta: Giordania, India, Danimarca e Turchia. Ebbene, tutti hanno rivelato lo stesso "assetto genetico". Quindi, ha affermato il professore, "hanno le stesse origini". Eiberg, infatti, è certo che quello che potrebbe essere definito il "soggetto zero" sia vissuto nella zona a nord est o nord ovest del Mar Nero.

LA DIFFUSIONE DEGLI OCCHI AZZURRI

Ma come si sono diffusi gli occhi azzurri, in altre aree del pianeta? Ebbene, i portatori del gene recessivo si sono riprodotti con persone esterne alla tribù: ad un certo punto della storia, infatti, ci fu una migrazione e gli occhi azzurri "arrivarono" anche in molti luoghi dove oggi sono "caratteristica comune".

DALL'EUROPA AL RESTO DEL MONDO

Ecco dunque spiegata l'alta concentrazione di persone con gli occhi azzurri nel vecchio continente, in particolare in Europa orientale. Ad esempio, in Ucraina, il 53% della popolazione ha gli occhi azzurri. Eiberg spiega che la mutazione ha "saltato" il nostro continente, diffondendosi anche in Nord America e Oceania.

IL "FATTORE" MELANINA

Il gene OCA2 controlla la produzione di melanina, una sostanza che regola il pigmento di pelle, capelli e occhi. Ma la produzione di melanina non si è completamente arrestata anche perché, se così fosse stato, si sarebbero moltiplicati i casi di albinismo: si è invece bloccata, solo fino a quando ha permesso agli esseri umani di iniziare ad avere gli occhi chiari. In pratica, il colore castano non si è spento del tutto ma si è semplicemente diluito, in una sorta di schiarimento dell'iride. "Fino ad allora - spiega Eiberg - tutta l'umanità aveva gli occhi scuri". La prossima sfida del genetista? Sarà quella di comprendere l'origine degli occhi verdi, anche questa una caratteristica unica: la possiede solo il 3% della popolazione mondiale.

https://it.lifestyle.yahoo.com/blog/i-f ... l?cmp=itfb



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MessaggioInviato: 21/02/2015, 14:12 
Immagine tratta da:

http://www.ancient-origins.net/news-evo ... men-002698

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Guardando il confronto tra il teschio Sapiens a sinistra e quello del Neanderthal a destra mi domando quale fosse il vero aspetto di questi Neanderthal, la loro dimensione e la loro altezza.



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 Oggetto del messaggio: Re: Anunnaki, Nephilim e Sapiens
MessaggioInviato: 21/02/2015, 15:19 
i giganti? :) I VERI TERRESTRI?



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 Oggetto del messaggio: Re: Anunnaki, Nephilim e Sapiens
MessaggioInviato: 21/02/2015, 18:37 
Atlanticus81 ha scritto:
Guardando il confronto tra il teschio Sapiens a sinistra e quello del Neanderthal a destra mi domando quale fosse il vero aspetto di questi Neanderthal, la loro dimensione e la loro altezza.


Confrontando con il centimetro a mano direi circa un 30% in piu'.



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