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 Oggetto del messaggio: re:nemesi
MessaggioInviato: 01/04/2010, 00:32 
Un oggetto oscuro potrebbe vagare nelle regioni remote del nostro Sistema Solare, mandandoci di tanto in tanto qualche cometa o sasso spaziale verso la Terra. Definito “Nemesis” o “The Death Star”, questo oggetto non ancora rilevato e per ora solo ipotizzato potrebbe essere una nana rossa o bruna, o un oggetto ancora più scuro dalle dimensioni diverse volte superiori a quelle di Giove. Perchè gli astronomi credono alla presenza di questo corpo? Inizialmente Nemesis era stato ipotizzato come causa principale delle estinzioni di massa sulla Terra. David Raup e Jack Sepkoski hanno avanzato l’ipotesi che negli ultimi 250 milioni di anni il nostro pianeta abbia sperimentato cicli di estinzione al ritmo di uno ogni 26 milioni di anni circa. Questo ciclo di estinzioni sarebbe principalmente dovuto all’impatto di corpi cometari, anche se la durata del ciclo stesso e l’ipotesi dell’impatto di comete è ancora molto dibattuta, dato che per ora non c’è alcuna prova concreta che le estinzioni di massa si verifichino con questa regolarità. Il nostro Sistema Solare è circondato da una vastissima nube di corpi oscuri e ghiacciati, chiamata Nube di Oort. Se il nostro Sole è parte di un sistema binario, come lo sono molti sistemi solari osservati attorno a noi, potrebbe esserci un corpo oscuro che interagisce con la Nube di Oort, scagliando comete verso il centro del nostro sistema planetario grazie alla forza gravitazionale che esercita su di esse. Una sorta di enorme cannone spaziale puntato verso di noi. I sistemi binari sono infatti molto comuni. Si calcola che almeno 1/3 delle stelle della Via Lattea abbia una compagna, o sia parte di un sistema multiplo di stelle. Le nane rosse sono molto frequenti nella nostra galassia. Anche le nane bruno sembrano esserlo, ma quelle note sono solo qualche centinaio, contro le migliaia di nane rosse conosciute. Queste stelle sono entrambe più oscure rispetto al Sole, oltre che decisamente più fredde, il che renderebbe difficile scoprirle anche se si trovassero nelle regioni oltre la Nube di Oort, a distanza relativamente ravvicinata rispetto alla stella più vicina, Proxima Centauri. Perchè quindi si è giunti all’ipotesi di Nemesis, nonostante sembra non ci siano prove a supporto? La chiave è Sedna, un pianetucolo che ha un orbita definita “senza senso” da Mike Brown, astronomo della Caltech: “Sedna non dovrebbe essere lì. Non c’è modo di posizionare Sedna a quel punto. Non arriva mai così vicino al Sole da esserne attratto, ma non va mai lontano a sufficienza da essere influenzato da altre stelle“. Ecco quindi che spunta Nemesis: la spiegazione della bizzarra orbita di Sedna potrebbe essere quella di un corpo oscuro e di grande massa che ne influenza l’orbita. John Matese invece, professore emerito di fisica all’Università della Lousiana a Lafayette, sospetta che Nemesis possa esistere per un altro motivo: le comete che entrano nel Sistema Solare sembrano provenire per la maggior parte dalla Nube di Oort, e Matese sostiene che l’influenza gravitazionale di un corpo oscuro stia disturbando la nube, scagliando comete verso l’interno del Sistema Solare. Secondo i calcoli di Matese, il corpo oscuro dovrebbe essere grande dalle 3 alle 5 volte la massa di Giove, e trovarsi ad una distanza di 25 Unità Astronomiche (circa 1/3 di anno luce). Ma come scoprire se l’ipotesi di Nemesis è reale o si tratta solo di congetture? La speranza è ora riposta in WISE, che sta scansionando l’Universo su diverse frequenze di infrarosso. Se c’è un corpo più caldo di un pianeta oltre il nostro Sistema Solare, è molto probabile che WISE lo scoprirà nei prossimi 2-3 anni. Tutto sta nell’aspettare che WISE scatti due fotografie della stessa porzione di spazio in momenti differenti a distanza di uno o più anni l’una dall’altra, in modo tale da consentire agli astronomi di osservarne le differenze per tentare di scoprire se il nostro Sole ha una compagna sulla cui esistenza siamo sempre stati all’oscuro. Dovremo aspettare fino al 2013, non ci resta che avere pazienza e sperare che Nemesis, ammesso che esista, non ci mandi qualche regalino nei tre anni che rimangono.

fonte centroufologico taranto
Fonte: http://www.ditadifulmine.com/2010/03/ne ... na-del-s...


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MessaggioInviato: 02/04/2010, 21:04 
Altra eventuale prova è che bisogna giustficare le deviazioni orbitali di Urano
e Nettuno che nei secoli scorsi hanno fatto venire i primi dubbi sulla presenza
di un eventuale pianeta extra nettuniano che in primo momento si pensava che
la scoperta di Plutone potesse giustificare ma quanto si riuscì ha calcolare
la massa si scoprì che era troppo piccolo per essere il solo responsabile
di tali deviazioni riscontrate che essendo relativamente vicini si può calcolare
la loro orbita con una certa precisione.
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MessaggioInviato: 02/04/2010, 23:35 
da considerare che sia urano che nettuno in base agli ultimi studi fatti con il passaggio delle voyager hanno diciamo dimensioni inferiori a quel che si riteneva e quindi le alterazioni della loro orbita potrebbe essere dovuta anke a plutone almeno e'un ipotesi


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Marziano
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MessaggioInviato: 28/02/2015, 12:05 
Proxima centauri è una stella chiamata così perché è la più vicina al Sole, dista infatti circa 4,2 anni luce da noi. Ma c'è stata un'epoca in cui il primato di vicinanza spettava a un'altra stella. Circa 70.000 anni fa, un astro catalogato con la sigla WISE J072003.20-084651.2, transitò probabilmente nella Nube di Oort, un serbatoio di comete distante da noi 0,8 anni luce, quindi a meno di un quinto della distanza di Proxima centauri.

È questa la conclusione di uno studio pubblicato su “Astrophysical Journal Letters” e firmato da Eric Mamajek dell'Università di Rochester, nel Regno Unito, e colleghi che hanno analizzato velocità e traiettoria della stella, ribattezzata come stella di Scholz dal nome dell'astronomo tedesco che l'ha scoperta, combinando le osservazioni ottenute con il Southern African Large Telescope (SALT), situato nella regione semi-desertica di Karoo in Sudafrica, e il Magellan Telescope, situato presso l'osservatorio di Las Campanas, in Cile.

La stella di Scholz ha attirato l'attenzione degli autori poiché mostra una serie di caratteristiche peculiari: è distante da noi solo 20 anni luce ma mostra un moto tangenziale, cioè un moto nella volta celeste, molto lento. Per contro, le misurazioni hanno mostrato che la velocità radiale, cioè lungo la direzione di osservazione, è notevole.

“La maggior parte delle stelle così vicine mostra un moto tangenziale molto più rapido”, ha spiegato Mamajek, professore associato di fisica e astronomia dell'Università di Rochester. “La limitata velocità tangenziale e la vicinanza hanno portato a ipotizzare che la stella era, con tutta probabilità, in fase di avvicinamento o viceversa di allontanamento dal sistema solare: le misurazioni della velocità radiale hanno poi portato a concludere che si sta allontanando da noi abbastanza rapidamente, e che di conseguenza in un'epoca remota la vicinanza con il nostro sistema solare era notevole”.

Il fenomeno cruciale per determinare la velocità radiale è l'effetto Doppler, lo spostamento verso il rosso che caratterizza la radiazione emessa da una sorgente che si allontana dall'osservatore, o viceversa lo spostamento verso il blu di una sorgente che si avvicina. Mettendo insieme le misurazioni effettuate con gli strumenti di diversi osservatori della volta celeste, i ricercatori hanno ricostruito a ritroso la traiettoria della stella, fino a stabilire che circa 70.000 anni fa ebbe un incontro ravvicinato con il Sole.

Inoltre, gli autori hanno stabilito anche che all'epoca del massimo avvicinamento al sistema solare, la stella potrebbe essere stata visibile ai nostri antenati. I ricercatori hanno dedotto che all'epoca del transito vicino al Sole, la sua luminosità dovesse essere circa 50 volte più debole di quella percepibile a occhio nudo nel cielo notturno. La sua intensa attività magnetica, tuttavia, le avrebbe fatto raggiungere occasionalmente una luminosità migliaia di volte maggiore. È possibile dunque che in queste rare occasioni potesse brillare nel cielo notturno per alcuni minuti o alcune ore.

Oggi la stella di Scholz si trova nella costellazione dell'Unicorno. È una nana rossa, cioè una stella relativamente fredda e di piccole dimensioni (ha una massa pari a circa l'otto per cento della massa del Sole) e fa parte di un sistema binario insieme con una nana bruna, cioè una "stella mancata", in cui la massa non ha raggiunto il valore minimo per accendere la fusione dell'idrogeno che "tiene accese" le stelle.

http://www.lescienze.it/news/2015/02/22 ... 27-02-2015


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