Proxima centauri è una stella chiamata così perché è la più vicina al Sole, dista infatti circa 4,2 anni luce da noi. Ma c'è stata un'epoca in cui il primato di vicinanza spettava a un'altra stella. Circa 70.000 anni fa, un astro catalogato con la sigla WISE J072003.20-084651.2, transitò probabilmente nella Nube di Oort, un serbatoio di comete distante da noi 0,8 anni luce, quindi a meno di un quinto della distanza di Proxima centauri.
È questa la conclusione di uno studio pubblicato su “Astrophysical Journal Letters” e firmato da Eric Mamajek dell'Università di Rochester, nel Regno Unito, e colleghi che hanno analizzato velocità e traiettoria della stella, ribattezzata come stella di Scholz dal nome dell'astronomo tedesco che l'ha scoperta, combinando le osservazioni ottenute con il Southern African Large Telescope (SALT), situato nella regione semi-desertica di Karoo in Sudafrica, e il Magellan Telescope, situato presso l'osservatorio di Las Campanas, in Cile.
La stella di Scholz ha attirato l'attenzione degli autori poiché mostra una serie di caratteristiche peculiari: è distante da noi solo 20 anni luce ma mostra un moto tangenziale, cioè un moto nella volta celeste, molto lento. Per contro, le misurazioni hanno mostrato che la velocità radiale, cioè lungo la direzione di osservazione, è notevole.
“La maggior parte delle stelle così vicine mostra un moto tangenziale molto più rapido”, ha spiegato Mamajek, professore associato di fisica e astronomia dell'Università di Rochester. “La limitata velocità tangenziale e la vicinanza hanno portato a ipotizzare che la stella era, con tutta probabilità, in fase di avvicinamento o viceversa di allontanamento dal sistema solare: le misurazioni della velocità radiale hanno poi portato a concludere che si sta allontanando da noi abbastanza rapidamente, e che di conseguenza in un'epoca remota la vicinanza con il nostro sistema solare era notevole”.
Il fenomeno cruciale per determinare la velocità radiale è l'effetto Doppler, lo spostamento verso il rosso che caratterizza la radiazione emessa da una sorgente che si allontana dall'osservatore, o viceversa lo spostamento verso il blu di una sorgente che si avvicina. Mettendo insieme le misurazioni effettuate con gli strumenti di diversi osservatori della volta celeste, i ricercatori hanno ricostruito a ritroso la traiettoria della stella, fino a stabilire che circa 70.000 anni fa ebbe un incontro ravvicinato con il Sole.
Inoltre, gli autori hanno stabilito anche che all'epoca del massimo avvicinamento al sistema solare, la stella potrebbe essere stata visibile ai nostri antenati. I ricercatori hanno dedotto che all'epoca del transito vicino al Sole, la sua luminosità dovesse essere circa 50 volte più debole di quella percepibile a occhio nudo nel cielo notturno. La sua intensa attività magnetica, tuttavia, le avrebbe fatto raggiungere occasionalmente una luminosità migliaia di volte maggiore. È possibile dunque che in queste rare occasioni potesse brillare nel cielo notturno per alcuni minuti o alcune ore.
Oggi la stella di Scholz si trova nella costellazione dell'Unicorno. È una nana rossa, cioè una stella relativamente fredda e di piccole dimensioni (ha una massa pari a circa l'otto per cento della massa del Sole) e fa parte di un sistema binario insieme con una nana bruna, cioè una "stella mancata", in cui la massa non ha raggiunto il valore minimo per accendere la fusione dell'idrogeno che "tiene accese" le stelle.
http://www.lescienze.it/news/2015/02/22 ... 27-02-2015