Circa 30 anni fa, un paio di palloni aerostatici volarono nell'atmosfera di Venere e secondo delle nuove analisi dei vecchi dati, potrebbero aver osservato della pioggia sull'invernale gemella del nostro pianeta, dove la pressione in superficie è come sulla Terra a 900 metri sott'acqua e le temperature medie sul pianeta bastano per fondere il piombo (470°C sia ai poli che all'equatore). In simili condizioni, una piccola pioggia rinfrescante potrebbe sembrarvi ideale, ma per completare il quadro di "pianeta infernale", questa pioggia che le missioni Vega 1 e Vega 2 potrebbero aver rivelato, è fatta di acido solforico! La scoperta potrebbe rappresentare il primo storico caso del rilevamento di precipitazioni su un altro mondo!
Ma andiamo con ordine. Di che missioni si trattava?
Nel 1984, l'Unione Sovietica, insieme a diversi paesi Europei, costruì e lancio due complesse missioni (Vega 1 e 2) che prevedevano due nuovi lander sulla superficie e due palloni per esplorare l'atmosfera venusiana. A questo si aggiungevano anche due sonde che dopo aver portato le sonde vega su Venere, sarebbero andate ad incontrare la cometa Halley! Nessun'altra missione da allora è riuscita in un tentativo così complesso di multi-esplorazione robotica contemporanea, ne è mai stato tentato di usare palloni aerostatici in altri posti.
I due palloni avevano un diametro di circa 3.5 metri e hanno galleggiato nell'atmosfera di Venere per circa 2 giorni, ad una quota di 55 km dalla superficie. Diversamente dall'ambiente infernale sulla superficie, questa zona dell'atmosfera è un paradiso! Le temperature e pressioni sono simili alla media trovata sulla Terra e c'è persino abbondante luce solare! Se solo non fosse per le nubi di acido solforico ed i continui venti di centinaia di km all'ora, l'atmosfera Venusiana in questa regione sarebbe quasi confortevole.
Ma tornando alle missioni, le precedenti analisi avevano fatto notare che i palloni hanno cominciato a perdere elio e poi hanno cominciato una lenta discesa nel viaggio fino a quando le condizioni tremende non le hanno distrutte. Ma le sonde erano costruite benissimo, con un materiale di notevole resistenza, impregnato in teflon e "sarebbe stato molto difficile iniziare a perdere elio" spiega l'ingegnere aeronautico Graham Dorrington, del Royal Melbourne Institute of Technology, Australia, autore principale del nuovo lavoro di ricerca, pubblicato su "Advances in Space Research".
Guardando nuovamente ai vecchi dati, Dorrington ha notato che uno dei palloni, Vega 2, sembra aver ridotto la percentuale di elio perso ad un certo punto, come se si fosse riparato da solo. "Ho pensato che fosse divertente." racconta lo scienziato.
Una spiegazione alternativa di questa caduta è il fatto che semplicemente erano diventati più pesanti perché tanto liquido si era accumulato sulla loro superficie esterna. L'acido solforico potrebbe precipitare dalle nuvole di Venere e coprire con una pattina l'intera superficie dei palloni per poi cadere giù lentamente. Nel caso del pallone Vega 2, i sensori indicano che ad un certo punto, l'equilibrio idrostatico della sonda è cambiato rapidamente, nell'arco di un minuto, e questo poteva succedere se per esempio il pallone fosse passato in una pioggia rapida.
"Questo nuovo lavoro di ricerca è molto credibile ed interessante, ma speculativo" ha spiegato invece Kevin McGouldrick, dell'Università del Colorado.
Le nuvole sono fatte di gocce estremamente piccole che sono sospese nell'atmosfera. La pioggia avviene quando abbastanza di queste gocce si uniscono insieme per formare gocce tanto grosse da precipitare verso la superficie.
Se da una parte è teoreticamente possibile che piccole gocce di acido solforico potrebbero formarsi nelle nubi di Venere, è ancora una domanda aperta se è o no possibile fisicamente che si uniscano e cadano come pioggia. La sonda Pioneer Venus, della NASA, che lasciò cadere una sonda tra le nuvole di Venere per misurarne le proprietà,nel 1978, non trovo gocce di acido solforico durante la caduta.
Dorrington spiega invece che anche sulla Terra le tempeste di pioggia non sono eventi così frequenti e globali. Le probabilità che la sonda lasciata da Pioneer Venus possa aver mancato semplicemente l'incontro con una nube in tempesta, sono alte. Un'altra sonda della NASA, per esempio, la Mariner 10, aveva trovato segni di tempeste intense, ma non riuscì a trovare prove definitive della pioggia.
Probabilmente per risolvere la questione ci vorranno altre nuove missioni più elaborate e con più sensori.
http://www.link2universe.net/2013-04-29 ... su-venere/sarebbe una notizia di grande interesse,ma il tutto deve esere suffragato da prove inconfutabili,e quindi di nuove e piu' approppriate missione x rilevarne l'autenticita'