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Grigio
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 Oggetto del messaggio: Plutone non più planetoide.
MessaggioInviato: 11/03/2009, 16:16 
http://punto-informatico.it/2569584/PI/ ... altri.aspx

Roma - Il Congresso dell'Illinois, stato USA che ha dato i natali allo scopritore del nono planetoide pianeta del Sistema Solare, l'astronomo Clyde Tombaugh (scoperta avvenuta nel 1930), ha sancito che la decisione con cui nel 2006 la International Astronomical Union (IAU) aveva declassato Plutone dallo status di pianeta vero e proprio a semplice comprimario dell'affollato panorama dell'assetto planetario locale, sia stata quanto meno affrettata. Pertanto l'Illinois ripristina la qualifica di pianeta per Plutone, e - visto che poi un giorno di celebrazioni non si nega a nessuno - il 13 marzo diventerà, d'ora in avanti, il giorno di commemorazione della scoperta di Plutone.

Perché il 13 marzo? Plutone venne scoperto a febbraio, Tombaugh è nato a gennaio e morto ancora in febbraio: il 13 marzo è in effetti la data in cui l'annuncio della scoperta venne divulgato. Sta di fatto che al Congresso dello stato della regione dei grandi laghi la questione sta molto a cuore. Tanto da mettere nero su bianco che "Plutone è stato ingiustamente degradato a pianeta nano in una votazione a cui ha preso parte solo il 4 per cento degli oltre 10mila scienziati che fanno parte della International Astronomical Union": ci sarebbero molte voci lì fuori che dissentono su questa nuova classificazione. In ogni caso, "il 96 per cento dell'Assemblea Generale dello Stato dell'Illinois" ha ora "ristabilito lo status di pianeta completo".

Evidentemente agli esimi rappresentanti del popolo dell'Illinois, che pur siedono sulle loro poltrone grazie a meccanismi simili, devono essere sfuggiti i principi di rappresentanza relativa in seno a istituzioni e associazioni quando parlano di 4 per cento contrapposto al 96 per cento. Ma soprattutto, devono essere a loro sfuggiti i principi scientifici per i quali la riclassificazione di Plutone si è resa necessaria: ci sono altri oggetti del Sistema Solare più grandi del nono pianeta che non sono classificati come tali, l'orbita di Plutone è ancora ingombra di "resti" che la sola forza di gravità del piccolo corpo celeste non è stata in grado di spazzare via (cosa che invece hanno fatto tutti gli altri otto). La lista è lunga, ma evidentemente le scelte fatte in seno al Congresso si basano su altre priorità.

Nella delibera si legge infatti che "il dottor Tombaugh è fino ad oggi l'unico nativo dell'Illinois e l'unico Statunitense ad aver mai scoperto un pianeta": questioni di orgoglio nazionale, dunque. Chissà cosa penseranno al riguardo, invece, tutti quegli scienziati con passaporto a stelle e strisce che hanno già nel loro curriculum la scoperta di un pianeta o di un planetoide dentro e fuori il Sistema Solare. Il loro numero, tra l'altro, è destinato ad aumentare ora che in orbita sta assestandosi anche Kepler: il nuovo telescopio spaziale della NASA che avrà il compito di setacciare una zona specifica del cielo alla ricerca di altri pianeti nati attorno a stelle simili al nostro Sole.

Per i prossimi tre anni e mezzo, dalla sua orbita solare Kepler terrà i suoi sensori puntati su una zona della Via Lattea particolarmente popolata di stelle: mappandole continuamente grazie, tra l'altro, ad una camera da 95 megapixel, gli scienziati dalla Terra tenteranno di rilevare ogni piccola flessione nella curva di luce emessa dagli astri sperando di scovare un pianeta che gli orbita intorno. Una volta scovati, sarà compito dei ricercatori NASA anche tentare di stabilire se questi nuovi compagni di avventura nella galassia si trovino ad una distanza simile a quella che divide la Terra dal Sole, una distanza utile cioè affinché l'acqua sia presente su quei pianeti in forma liquida e sia possibile quindi ritrovare condizioni climatiche simili a quelle terrestri.

Contare quanti potenziali pianeta Terra ci sono là fuori è una questione tutt'altro che puramente statistica: definire quanto frequentemente, almeno nei confini della Via Lattea, le condizioni necessarie alla vita siano diffuse servirà a stabilire con maggiore precisione quante possibilità ci siano che altrove si siano sviluppate o si svilupperanno concatenazioni di eventi simili a quello che ha permesso la nascita della vita sulla Terra. Se queste condizioni si verificassero raramente, anche meno di quanto stimino oggi gli scienziati, allora la risposta alla domanda "c'è vita nell'Universo" potrebbe essere un po' meno incerta.

Kepler tenterà proprio di fornire gli spunti necessari a queste riflessioni: solo nella nostra Galassia ci sarebbero circa 100 miliardi di stelle con caratteristiche simili a quelle del Sole, fattore che lascia in ogni caso sperare che prima o poi qualche scoperta interessante possa venire fatta. In ogni caso, non sarà Kepler - che è decollato regolarmente, e questa è anche già un po' una notizia, nella notte di venerdì scorso dalla base di Cape Canaveral - lo strumento giusto a stabilire se quei pianeti scoperti siano o meno abitati o abitabili: per quello ci vorranno altri fondi (Kepler è costato 600 milioni di dollari) e altre missioni in futuro.

Parlando di fondi e di decolli, nonostante il nuovo presidente USA Barack Obama abbia espresso l'intenzione di garantire un paio di miliardi di dollari in più alla NASA, pare proprio che il tanto a lungo rinviato e finalmente fissato prossimo lancio dell'11 marzo sarà uno degli ultimi per il pluridecennale programma Shuttle. Due miliardi, sebbene siano una bella cifretta, non sono abbastanza per consentire di tenere le ormai obsolete navette ancora in circolazione per molto: con quei soldi si riuscirà probabilmente a completare la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ma non a salvare la navetta. La notizia pare abbia lasciato l'amaro in bocca a qualcuno, a cui non resta che attendere che la tanto attesa nuova generazione di lanciatori riutilizzabili (Orion) sia finalmente pronta. Forse nel 2014.



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MessaggioInviato: 02/04/2009, 13:02 
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Ufetto
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Si, vabbè, allora domani si riunisce il Governo Italiano e stabilisce con decreto legge che la Luna è un pianeta...perchè il primo a vederla da vicino vicino con un telescopio è stato l'Italiano Galileo. E poi anche Pitagora (che benchè Greco di nascita, visse e morì in Italia) diceva che era un pianeta...[:81]



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MessaggioInviato: 20/04/2010, 06:21 
Il “Raggio a Patata” definirà un Pianeta Nano

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Gli astronomi hanno proposto la prima definizione oggettiva di un pianeta, che separa gli oggetti simili a patate, da quelli sferici. Decidere cosa è e cosa non è un pianeta è un problema su cui la International Astronomical Union ha generato tantissimo dibattito. La sfida è trovare un modo per definire un pianeta che non dipende da regole arbitrarie. Per esempio dire che gli oggetti più grandi di una certa grandezza sono pianeti ma quelli più piccoli non lo sono. Il problema è che le regole non arbitrarie sono molti difficili da trovare.

Nel 2006, la IAU, scateno un putiferio cambiando la definizione di pianeta,rimuovendo Plutone dal grado di pianeta, e facendolo diventare un membro di seconda classe del Sistema Solare. Plutone non è più un pianeta, ma un pianeta nano, insieme ad un altro mucchio di oggetti che orbitano il Sole.

La nuova definizione della IAU, di che cos’è un pianeta si basa su tre criteri: Deve orbitare intorno al Sole, Deve avere sufficiente massa da essersi formato in una forma quasi sferica per la gravità, e Deve aver liberato la sua orbita da altri oggetti.
Plutone soddisfa i primi due criteri, ma non il terzo, perché passa nell’orbita di Nettuno.(Anche se, stranamente, Nettuno passa)
Questi tipi di oggetti sono ufficialmente chiamati pianeti nani e la loro definizione e molto arbitraria. Nella sua infinita saggezza, la IAU ha dichiarato che i pianeti nano sono tutti gli oggetti trans-Nettuniani con un magnitudo assoluto di meno di +1(un raggio di almeno 420 km).

Oggi,Charles Lineweaver e Marc Norman della Australian National University in Canberra, si sono concentrati su un nuovo modo per definire i pianeti nano che cambierebbe drammaticamente il modo in cui pensiamo a questi oggetti.

Alla fin fine, si parla di separare gli oggetti di forma a “patata”, nel Sistema Solare, da quelli di forma sferica. Quello che Lineweaver e Norman hanno fatto è mostrare a partire da principi primi come questa linea divisoria cade naturalmente tra gli oggetti che sono più grandi o più piccoli di 200 km in raggio.
Il loro approccio è stato quello di guardare ai oggetti a patata o sferici nelle immagini dei corpi del Sistema Solare. Le prove empiriche suggeriscono che la linea di demarcazione cade sui 200 km.
Lineaweaver e Norman in seguito hanno calcolato la forza dei materiali di questi oggetti nei primi anni della loro vita quando la loro forma è stata determinata. Hanno cosi calcolato le altre forze al lavoro in questi oggetti, come le forze gravitazionali e le forze associate ai rapidi movimenti di rotazione.

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E’ venuto fuori che, visto da questo punto di vista, il limite di 200 km, ci sta molto bene. Qualsiasi cosa più piccola, quasi sicuramente non sarebbe stata spremuta abbastanza da forze abbastanza grandi da farla diventare una sfera. D’altro canto, qualsiasi cosa più grande è diventata una sfera.
Lineweaver e Norman sono quindi arrivati alla conclusione che i pianeti nani sono essenzialmente qualsiasi corpo che è più di 200 km in raggio che non ha liberato la sua orbita da altri corpi.

Questa definizione sta bene per la maggior parte dei oggetti del Sistema Solare, ma ci sono uno o due casi particolari. L’asteroide Vesta, per esempio, è sia a forma di patata, sia più grande di 200 km di diametro. Lineweaver e Norman hanno spiegato questo suggerendo che potrebbe essersi deformato per via di una collisione,relativamente tardi nella sua storia.

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Ceres e Vesta, sono parte della Cintura di Asteroidi, che sta tra Marte e Giove. Ceres è considerato un pianeta nano, mentre Vesta no

Il limite dei 200 km quindi sembra essere un buon criterio per la comunità astronomica, su cui basarsi insomma. Il problema è che questo aumenterebbe drammaticamente il numero di oggetti che vengono classificati come pianeti nano, e forse questo non piacerà a tutti, specialmente a quelli che ancora sperano in un posto speciale per Plutone.

D’altra parte, Plutone diventerebbe il principale rappresentante della famiglia di pianeti nano, un sotto-gruppo importante ma poco studiato, del Sistema Solare.
Eppoi, come gli astronomi sanno bene, l’interesse è più o meno sinonimo di finanziamento. E, ovviamente, questo è un particolare non detto, che è al cuore del dibattito su cos’è e cosa non è un pianeta.

Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2010 ... neta-nano/


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 Oggetto del messaggio: Re: Plutone non più planetoide.
MessaggioInviato: 11/09/2018, 19:37 
Cita:


Plutone in corsa per tornare a essere un pianeta
Forte dell'analisi di due secoli di articoli scientifici



Declassato a pianeta nano nel 2006, Plutone non si rassegna ed è di nuovo in campo per tornare ad avere lo status di pianeta. A sostenerlo è la ricerca pubblicata online sulla rivista Icarus, nella quale il gruppo guidato da Philip Metzger, dello Space Institute, ha passato in rassegna ben due secoli di letteratura scientifica per scoprire come non ci siano i presupposti per considerare Plutone un pianeta nano.

Scoperto il 18 febbraio 1930, Plutone era stato immediatamente considerato un pianeta, ma presto le osservazioni sempre più numerose di piccoli oggetti nella zona ai confini del Sistema Solare chiamata fascia di Kuiper portarono molti astronomi a definire 'plutini' questi corpi celesti, troppo piccoli per essere veri pianeti e troppo grandi per essere semplici asteroidi. Plutone divenne il loro prototipo e presto ci si cominciò a chiedere se fosse legittimo considerarlo ancora un pianeta. Finchè il 24 agosto 2006, a Praga, l'Unione astronomica internazionale (Iau) privò Plutone del suo status di pianeta, designandolo come il primo dei corpi plutoniani, i pianeti nani che si trovano al di là dell'orbita di Nettuno.

La 'riscossa' di Plutone era cominciata nel febbraio 2017, quando sei esperti statunitensi, tra i quali Alan Stern, responsabile per la Nasa della missione New Horizons, avevano avanzato l'idea di rivedere la definizione di 'pianeta'. Questo alla luce di immagini ravvicinate di monti, canyon, crateri e altre formazioni geologiche di Plutone raccolte dalla missione New Horizons della Nasa. Lo stesso Stern, con l'astrobiologo David Grinspoon, lo scorso 8 maggio aveva scritto sul Washington Post che Plutone è uno dei quei mondi "abbastanza grandi da essere stati modellati in una forma sferica dalla loro stessa forza di gravità. I corpi celesti più piccoli, come gli asteroidi e le comete hanno infatti una forma irregolare". Questa stessa tesi è ripresa ora da Metzger, che in due secoli di analisi di articoli di astronomia non ha trovato una ragione valida per considerare Plutone un semplice pianeta nano.

"In prospettiva un possibile compromesso potrebbe essere continuare a considerare i pianeti del nostro Sistema Solare otto, da Mercurio a Nettuno, e definire corpi planetari quei corpi celesti che sono qualcosa di più che semplici asteroidi", osserva Federico Tosi, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). "Ad esempio - prosegue - abbiamo nel Sistema Solare oggetti che sono addirittura più grandi di Mercurio, come il satellite di Giove Ganimede. Sono sferici, hanno un campo magnetico intrinseco e sono quindi oggetti pl netari a tutti gli effetti. La parola corpo planetario potrebbe essere un punto d’incontro per qualcosa che è più di un asteroide e meno di un pianeta, e ha un'attività geofisica importante e consolidata".


http://www.ansa.it/canale_scienza_tecni ... d7463.html


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