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Stellare
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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 28/03/2015, 11:34 
C'è qualcosa sul forum in merito?

I TESTI DELLE PIRAMIDI

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I Testi delle piramidi sono un insieme di formule rituali aventi lo scopo di assicurare l'immortalità e l'ascesa al cielo ai sovrani dell'antico Egitto. I Testi compaiono per la prima volta nel monumento funebre di Unis (V dinastia) durante il periodo storico detto antico regno. Si ritiene che prima di allora le formule venissero recitate durante la cerimonia funebre.

Trattandosi di formule rituali scritte in un linguaggio arcaico talvolta oscuro, non sempre è possibile comprendere pienamente il loro significato anche perché i Testi non formano un corpus organico. Le formule avevano lo scopo di garantire al sovrano l'ascesa tra gli dei e la sua riunificazione con il dio-sole Ra. Nei Testi compare anche la descrizione della Duat, l'oltretomba della religione egizia, formato dai Campi Hotep e dai Campi di Giunchi (detti anche Campi Iaru). Per sapere tutto sui testi elle piramidi scarica il documento in formato pdf a fondo pagina.

E' possibile scaricare a questo LINK un ipertesto (pdf) dedicato ai Testi delle piramidi
http://dspace.unive.it/bitstream/handle ... sequence=2

http://civiltaanticheantichimisteri.blo ... amidi.html



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 28/03/2015, 14:51 
Atlanticus81 ha scritto:
Interessante, molto interessante, l'idea dell'arrivo delle popolazioni indoeuropee.



Per quanto riguarda le lingue indoeuropee dell'Italia antica si distinguono più famiglie:

Protoitalica:
Si tratta con tutta probabilità della prima ondata di locutori di lingue indoeuropee in Italia; li troviamo essenzialmente sulla costa tirrenica; vi appartenevano:
il Latino, quella che poi causa supremazia politica romana ha finito per prendere il sopravvento su tutte le altre; il latino, in ambito indoeuropeo, è una lingua molto arcaica ed occupa ad occidente un po' il posto che ad Oriente occupa il sanscrito.
il siculo, parlato nella sicilia orientale e ivi giunto dalla penisola.
Lingue minori parlate nel lazio meridionale ed in campania come l'ausone, l'opico, l'aurunco; queste lingue vennero presto soppiantate dall'Osco e dal greco.

Osco-Umbra: seconda ondata indoeuropea stranamente dimenticata dai più; invece si trattava di una famiglia linguistica ben distinta da quella "protoitalica", anche se indoeuropea; prende il nome dalle due lingue geograficamente più estreme della famiglia, l'osco parlato dai sanniti. dai lucani, dai bruzii a sud e l'umbro a nord. Tra questi due estremi c'erano dei dialetti intermedi che ora erano pià vicini all'umbro, come il volsco, il piceno, ora all'osco come i dialetti parlati dai sabini, dagli equi, dai vestini, marrucini, marsi, peligni, frentani ed altre popolazioni dell'italia centrale appenninica.

In lingua umbra sono scritte le tavole di Gubbio; in osco scrivevano molte municipalità del meridione; Ennio disse "mihi sunt tria corda" (ho tre cuori) per dire che sapeva tre lingue, il latino, l'osco ed il greco. L'osco resistette molto a lungo al sud e si estinse soltanto in epoca imperiale avanzata. Per dare un'idea: in umbro acqua si diceva "udar", stessa radice del greco idros e dell'inglese water, di contro al latino aqua. Per inciso, nella valnerina umbra la lontra, estintasi purtroppo a metà degli anni '70, era chiamata localmente "itria". "Vuole" in osco si diceva "herest" di contro al latino "vult" etc. Tipico del gruppo era la -nn- dove il latino aveva la -nd", peculiarità questa che è rimasta in tutti i dialetti centro-meridionali (munnu anziché mondo etc). Altro tratto tipico era la p dove il latino aveva k o q; esempio: latino "quinque" = cinque, umbro pumpo = cinque; da cui i nomi romani Pompeo, Pomponio etc che significavano semplicemente "quinto", "quintilio" e che erano di derivazione sabina, quindi osco -umbra e non latina. Questa opposizione q-p si ritrova in ambito celtico tra le lingue gaeliche e quelle britanniche; in bretone per esempio cinque si dice "pemp", in gallese "pump", molto simile all'umbro antico "pumpo". Invece in basco, non indoeuropea, cinque si dice "bost", cambia proprio radicalmente la radice. In etrusco, altra lingua non indoeuropea ma ben distinta dal basco, si diceva "mach", cambia di nuovo radicalmente la radice. Altro nome romano famoso, Nerone, era di origine sabina, perché in sabino uomo si diceva "nero", stessa radice del greco "aner".

Gruppo messapico:
Lingue parlate nell'attuale puglia, messapico, peucezio ed altre, di ceppo illirico, con ogni probabilità affini all'attuale albanese che, con ogni probabilità, è l'unica superstite del ceppo illirico (sempre indoeuropeo, comunque).


Gruppo venetico:
venetico, parlato negli attuali veneto e friuli, lingua indoeuropea non troppo distante dal latino.

Gruppo celtico:
ultima ondata indoeuropea in Italia:
Celtico cisalpino, altrimenti detto lepontico, parlato nel resto dell'Italia del nord, escluso veneto e friuli, liguria, trentino alto adige.

Greco nelle coste del sud e in stanziamenti arcaici di cui si era persa memoria già in epoca storica ma che riecheggiano in miti e leggende come quella di Evandro sul palatino; idem per stanziamenti arcaici sull'adriatico, sempre limitati comunque ad una città, un porto etc.

le lingue non indoeuropee dell'Italia antica storica le ho invece elencate nella discussione relativa alla teoria dell'out of Atlantis.



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 08/04/2015, 12:02 
GLI ELOHIM: religioni, miti e leggende a confronto

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OSIRIDE E GESÙ

Indagando sul culto di Osiride [conosciuto come "il bel dio dell'occidente, ricordate il thread dove se ne parla? ndr] ci ritroviamo ad inseguire vicende che legano i quattro angoli del mondo in un comune denominatore. Il culto di Osiride inizia circa quattromila anni fa e vede i suoi albori ad Abido nel 2300 a.C. Questo Dio raggiunge una popolarità tale da far dimenticare il predecessore. Il nome deriverebbe da quello del Dio ariano Asari, noto come Asar; un Asa, un abitante del paese degli Asar, l'antica Asia; vocabolo derivante dal fenicio Asir e dallo scandinavo Aser.

Asar, detto dai Greci Osiride, è l'eroe di un dramma che si svolge in una grande isola circondata da canneti, nel cuore del "grande Mare Verde", una storia narrata da Marthe De Chambrun nel suo "Empervier Divine".

Asar, come Osiride, verrà crocifisso e smembrato da suo fratello Set o Tifone. Zeus, Giove per i romani, combatté con Tifone (Typhon) un serpente, sul monte Casio (Sinai). Per gli Ittiti, Hurriti e Sumeri si tratta di Teshub, dio del tuono, che lottò contro Yanka, il serpente. Secondo i fenici il dio era Baal; dio solare del quale diremo più avanti.

Per gli Amurriti fu Adad, dio delle tempeste, a lottare contro Yam e Mot. Fu sconfitto e sua sorella Anat, innamorata di lui, lo risuscitò dopo aver ucciso Mot.

Questo ci riporta a Osiride, ricondotto in vita da Iside.

Per l'Egitto Osiride è il "Maat", il "Signore di giustizia", il "Signore Santo", di cui ci parlano i papiri di Ani, il Libro dei Morti di Hunefer (British Museum).

Questi scritti raccontano del serpente umano Sata, dei Figli delle tenebre, della passione del Dio dopo una cena, durante la quale, guarda caso, viene distribuito il pane e le carni consacrate nel suo nome di "Signore del Cibo Divino" ("Piramide di Teta", pag. 214, edizione Maspero).

Osiride, in greco Busiris, proviene da Dedu. A Menfi spodestò Sokaris e ad Abidos divenne il signore del regno dei morti. Raffigurato come una colonna spezzata nel punto del capitello.

Dio dell'ordine naturale, accompagnato da Anubis e dalla coppia Up-Nat, unificò la IX provincia che prese il nome di "Casa di Osiride", oggi nota come Abusir.

Il papiro di Hunefer, cap XVII; la piramide di Unas e gli scritti di Maspero ci portano a conoscenza che i Figli delle tenebre vogliono disfarsi di Osiride. Egli è consapevole che è arrivata la sua ora, ha vissuto tutta la sua vita ed ha paura di avviarsi verso le tenebre.

Nel papiro di NU (Nu era considerato l'oceano cosmico) si legge: "Io sono il vostro Signore. Venite a prendere posto tra le mie file. Io sono il figlio del vostro Signore e voi mi appartenete per mezzo del padre divino che vi ha creato. Io sono il Signore della Vita." Impressionante collegamento con Gesù che ripeterà le stesse parole 2300 anni dopo. Come Gesù anche Osiride viene crocifisso su di un patibolo formato da un tronco di sicomoro, su cui è posta orizzontalmente un asse: il "Tau".

Le mani e i piedi vengono legati al tronco.

"Omaggio a te sicomoro gran patibolo, compagno del Dio. Il tuo petto tocca la spalla di Osiride" (Piramide di Pepi II).

"Io sono venuto e ho tolto questa cosa oltraggiosa che era su Osiride. Ho posto la corona Atef al posto della corona Ureret. Ho alleviato il dolore, ho sostenuto il supporto dei suoi piedi" (Papiro di Ani cap.CLXVII).

Lo stesso patibolo, la croce, accomuna Gesù e Osiride allo stesso destino di Krishna, un dio orientale, la cui vita è il tema dominante della Bhaagavad Gita.

"Krishna è venuto sulla terra (Gesù disse: io non sono di questa terra) per cancellare i peccati del Kali-Yuga (età del ferro), per prendere su di se i peccati che opprimono l'umanità. Compiuta la sua missione egli è tornato in cielo indicando la via a coloro che gli sono fedeli". Tanto è scritto nel Bhaagavad Purana 11, XXXI, 5, 6, XXXVIII, 10.

LA CROCE E IL TAU

La croce designa le quattro forze della creazione, i quattro punti cardinali terrestri e cosmici, l'albero della vita; come indicano le altre forme interpretative in uso presso i popoli antichi, quali la ruota solare, la svastica, la croce di Sant'Andrea, il Fior di Loto.

A Ninive è stata ritrovata una tavoletta, contrassegnata col numero 1231, sulla quale vi è incisa una croce; è stato detto che rappresenta la galassia primitiva.

Per i Maya la croce rappresentò il simbolo del Dio Ah-Can-Tzicnal, detto "Il signore dei quattro angoli del mondo".

E riferendosi al popolo Maya, Antonio Batres Jaurequi, interpretò le ultime parole aramaiche di Gesù "Eli Lama Sabac Thani" in una frase maya "Hele, Hele Lamach Sabac Ta-ni" e cioè: "ora mi sento debole, l'oscurità copre il mio volto".

Il Papiro di Amenhotep (cap CXXX) ci porta il grido di Osiride "Cuore mio! Madre mia! Cuore mio! Madre mia!".

Duemila anni fa la croce divenne il simbolo del cristianesimo, ma era già stata il simbolo del Dio Assiro babilonese Marduk, raffigurato come un drago volante con la testa di serpente, impostosi a Babilonia e in Assiria con il nome di Bel.

Bel era anche il Dio Britannico adorato a Bal-Hor (ancora un allacciamento a Baal), sito noto anche come Belem, luogo del regno del Dio della Luce. In Palestina veniva chiamato Betlemme ove nacque Gesù Cristo, detto dai Re Magi "Sole Splendente".

L'Enuma Elish della saga Sumera racconta che: "Nella camera dei fati, nel luogo dei destini, un Dio fu generato, il più capace e saggio degli Dèi; nel cuore del profondo fu creato Marduk. Il Dio che distrusse Tiamat, la vergine della vita, in un epica battaglia celeste e generò la Terra.

Di Marduk si racconta che faceva piovere fuoco e annientava i nemici con un lampo abbagliante.

Veniva raffigurato da un globo alato, simbolo ricorrente fra i popoli. Pittograficamente disegnato con una croce che nelle lingue semitiche divenne la lettera "Tau" ovvero il "segno" del "pianeta dell'Attraversamento".

Doverosa un'altra nota: sembra accertato che il sanscrito antico sarebbe stato composto da caratteri Devanagarici, tratti dalla lingua degli Dèi, quindi gli Dei scrivevano.

Le stesse tavole delle legge date a Mosè sul Sinai da Elhoim (in Ebraico "gli Dèi") sarebbero state scritte dal "dito di Dio".

Tornando alla Croce, Homet dichiara di aver visto nell'isola di File, a sud della diga di Assuan, una effigie del dio Osiride crocifisso, circondato da Iside e Neptis piangenti. La scena riporta alla mente il pianto delle donne sotto la croce di Gesù.

Il Tau, in Egitto, era un tavolo a forma di "T" (molti esemplari sono stati trovati nelle gallerie dei templi), ove venivano legati gli iniziati, lasciati per tre giorni e tre notti in un sonno profondo, chiamato "Sileam"; sonno che permetteva al loro spirito di parlare con gli Dèi e visitare il mondo dell'Ade. Era un'usanza comune con l'Islam, ove l'iniziato veniva lasciato in una cripta di un tempio o in una grotta sotterranea. In Egitto lo si poneva nel sarcofago della camera del re della Grande Piramide, dove veniva iniziato da Osiride e da Thot, dio della sapienza.

Si dice che negli antichi riti egizi si trovino le radici dei riti Massonici e dei Templari, risalenti fino alla storia di Hiram Abif e i segreti della tecnica di costruzione.

Nel tempio di File un bassorilievo rappresenta una scena dell'iniziazione. Si possono vedere due Dèi ierofanti, uno con la testa di falco, l'altro di Ibis (Thot), in piedi vicino ad un candidato sul quale versano un duplice getto d'acqua intrecciata a croce, formata e piena di tantissime croci ansate.

Croci in ogni loro forma si sono trovate sulla tomba e sul trono di Bait-Oxly. Il Tau o "Tat" egizio fu anche il segno impresso da Ezechiele sulla fronte di coloro che nella tribù di Giuda temettero il Signore. Espediente adoperato da Mosè per evitare che Dio colpisse il suo popolo anziché quello egizio durante il flagello delle sette piaghe. Infatti il segno, impresso col sangue sulle porte degli ebrei, era un Tau; lo stesso segno col quale Horus risuscitava i morti.

L'ierofante egiziano portava un copricapo quadrato durante le sue funzioni, come quadrati sono i cappelli dei sacerdoti armeni e dei vescovi cristiani. La croce filosofica iscritta nel quadrato perfetto simbolizza l'esistenza umana perché il cerchio della vita circoscrive i quattro punti della croce che simbolizzano la nascita, la vita, la morte, l'immortalità nella Resurrezione. Simile alla croce astronomica egiziana che veniva posta sul petto della mummia.

I bracci della croce di S. Andrea e della croce di Ermete erano conosciuti fra gli Indù, i seguaci di Brahma, i buddisti, che piegarono le quattro estremità formando la svastica impressa sulla loro bacchetta.

La croce uncinata si trova incisa sulle pietre in Transilvania, nelle pietre di Troia, sui fusi del 1500 a.C., in India nel 500 a.C., e in Cina nel 600 a.C..

In Giappone il Buddismo, nel 700 d.C., ne fece il suo simbolo. Tale croce presente in tutta la regione semitica simboleggia la fonte della vita, i quattro punti cardinali, le quattro forze: aria, acqua, terra e fuoco. I quattro venti, i quattro angoli del mondo.

Kipling ne adornava i suoi libri che narravano storie indiane, la fece togliere con l'avvento del Nazismo.

Tracce della croce si trovano sulle statue dell'isola di Pasqua e sulle rocce della Scandinavia precristiana. Nella versione araba di Giosuè, uno degli oscuri Targum ebrei, e nel Targum di Gionata, si legge: "Egli crocifisse il Re di Ai su un albero".

In un tempio Messicano del sole, Tepe, un geroglifico rappresenta una colossale croce sormontata da una divinità sanguinante.

A Palenque vi è un "tempio della croce", dal simbolo che si trova su uno dei suoi lati. La croce è il segno che domina a Palenque anche nelle sue riduzioni che ricordano "l'albero della vita" dell'India, segni impressi molto tempo prima della nascita di Cristo.

A La Venta, l'uomo raffigurato nel serpente possiede una "croce di S. Andrea", due se ne trovano a Uxmal e una nella piramide del Mago. La necropoli di Naqash I Rustam, a quattro chilometri da Persepoli, racchiude le Tombe di quattro imperatori persiani (fra cui Dario I° e Serse I°). Sono scavate nella roccia sul fianco di una montagna e presentano una facciata cruciforme. Al disopra dell'ingresso i bassorilievi evocano anche Ahura Madza, dio della Luce.

AFFINITÀ CRISTIANE

Ad Alessandria d'Egitto, il dio del sole Osiride viene ucciso ogni anno e tagliato a pezzi il giorno del solstizio invernale.

Il 5 gennaio seguente, Iside genera Harpocrate, Dio del Sol levante. La data di nascita di Cristo combacia con quella della divinità solare, "il sole invincibile" e la festa dell'epifania diventa quella della nascita del nuovo dio del sole.

Molti i legami fra il vangelo, la bibbia, i racconti del diluvio, i testi della piramidi di Saqqara e l'albero della vita di Pepi (2280 a.C.).

Un certo Jurgis Baltrusaitis, nel suo "La quete d'Isis" (ediz. Olivier, Parigi) rileva che i Celti e gli Egizi confondevano i misteri di Iside con quelli di Gesù.

In origine Iside (Ise in Giappone a Nagoya) e Gesù furono nomi di una medesima cosa; indicavano, infatti, i figli naturali degli Dèi d'Egitto (gli Dèi partoriti nel Vascello); da Iside abbiamo quindi: Is-Is, Esos, Hesus e infine Jesus, ovvero Gesù. Quest'ultimo simboleggiato dall'agnello riservato al sacrificio, come Osiride lo era dall'ariete. Nel papiro funerario di Ani (pl32) si legge: "le mani di Osiride (Ani) sono le mani di Ba-Neb-Tatu (l'ariete, signore del patibolo)".

Vi è comunque una differenza fra i due personaggi: Osiride non ha mai camminato sulle acque, ma i cristiani attribuiscono il miracolo a Gesù ispirandosi alla conquista vedica degli Indù, nella quale Nara, lo spirito divino, è detto Narayama, cioè colui che si muove sulle acque.

Nell'Egitto preistorico troviamo questa frase:"colui che perde la sua pelle rinasce". Quando le parti del corpo di Osiride furono riunite, Anubi dio della Sepoltura, e dell'imbalsamazione, dovette fornirgli la sua stessa pelle per risuscitarlo.

Gli annali Egizi riferiscono: "una pelle appena strappata da un animale conserva tutte le sue forze vitali che vengono acquisite da chi se ne riveste".

Vi sono altri allacciamenti con altre civiltà. Nel Messico, infatti, i sacerdoti si coprivano con la pelle dei grandi guerrieri nemici per acquisirne anche le virtù.

Xipe-Totec Dio messicano della Primavera, che proviene dalla civiltà Mazapan, scoperta a Coatlican, era rivestito da pelle umana; in genere quella di un prigioniero appena scorticato.

Coat significa serpente, ecco perché questo animale era ritenuto sacro; la natura gli permetteva di cambiare pelle e apparire eternamente giovane.

Interessante notare la leggenda Navaho che parla del Mostro di Gila che raccoglie le parti di un uomo e le ricompone. Simboleggia i poteri dell'uomo medicina.

Il mostro guarisce un uomo recuperando tutte le sue parti, il sangue viene raccolto dalle formiche, gli occhi e le orecchie dal sole, la sua anima dal Dio Parlante e dal fanciullo del polline, poi il fulmine ed il tuono riportano l'uomo alla vita.

Nelle pianure del nord si racconta anche della donna "bisonte bianco" che scese dal cielo e insegnò agli indiani come vivere una vita virtuosa e come pregare il creatore. Poi un giorno disse al popolo che doveva partire e che sarebbe tornata in un futuro, si trasformò in un bisonte bianco, salì tra le nuvole e nessuno la vide più.

Un giornale Canadese pubblicò la leggenda raccontata da "Mezzaluna", un capo Paiute, secondo cui gli indiani furono creati in cielo da Gitche Manitou, il Grande Spirito, che inviò sulla terra un "grande uccello del tuono" per trovare un luogo ove i suoi figli potessero abitare. Quando trovò il luogo adatto mise gli uomini su quella terra e insegnò loro a servirsene con saggezza, senza abusare delle sue risorse.

La convergenza con il Cristianesimo continua con il concetto della Trinità. Secondo la dottrina cristiana Dio è Uno e Trino, concetto che ritroviamo nei Maya Quichè; gli dèi Caculha Huracan, Chipi Caculha e Raxa Caculha formano il "Cuore del cielo" che è il nome di Dio.

Cogliamo l'occasione per ricordare che i Maya, contrariamente a quanto può apparire, dalla moltitudine di Dèi presenti nel loro Pantheon, non erano politeisti. Credevano in un solo Dio, creatore di tutto ciò che esisteva chiamato "Hu-Nab-Ku", ovvero "l'unico Dio che è". Gli Dèi erano soltanto gli innumerevoli aspetti di questo Dio e rappresentavano le necessità degli uomini.

Abbiamo una trinità Celtica rappresentata da un tridente che unisce il sole, la luce, il fuoco; simile a quella Indiana ove il tridente è quello di Siva, Visnù e Brahma.

Ne troviamo una Incaica con Pacha-Kama (il creatore, il sole il padre), PachaMama (la terra madre) e Kontiki (Il dio del tuono e del fulmine).

Infine una Egiziana dove Ermete, cioè Thot, contiene tre principi di unità: il mondo divino dell'essere assoluto e del mondo individuale. L'unità come origine e sintesi dei numeri, il mondo Fisico, l'uomo alla testa degli esseri relativi. Dio è il padre, il figlio è il Verbo, la vita è la loro unione; ossia il verbo luce, il sole; Osiride.

Se guardiamo oltre vedremo un collegamento con gli Esseni (di cui Gesù avrebbe fatto parte con San Giovanni Battista) che conoscevano il Verbo Divino di Krishna e di Osiride, Orfeo e Pitagora. Verbo definito come mistero del figlio dell'uomo e del figlio di Dio.

All'inizio era il Verbo e il Verbo era Dio. Tutte le cose furono da esso create e senza di Lui niente era fatto. Il verbo governa l'esistenza di tutte le cose e tutte le creature.

Aton, profeta di Dio dichiara: "Tu sei nel mio cuore. Nessun altro ti comprende come me, tuo figlio, carne della tua carne". Giovanni dice: "Nessun uomo ha mai visto il padre eccetto colui che è Dio".

Forte il legame e l'impronta della religione solare nei primi secoli del Cristianesimo, tanto che, solo 50 anni dopo il consiglio di Nicea, fu accettato il Nuovo Testamento, che in pratica è la raccolta dei Vangeli scritti da quegli Ebrei che non credevano al Messia e ai quali si rivolge il passo 2,36 degli Atti: "Tutto il popolo di Israele deve sapere che questo Gesù, da voi crocefisso, è stato creato da Dio, come Signore e Messia."

Homet afferma di possedere un ampia documentazione riguardante i sarcofagi cristiani sui quali si trovano lune intagliate e soli splendenti.

Gerusalemme, in passato, era un tempio del sole, centro di culto di tribù ebraiche che abitavano la valle di Hunnan e bruciavano bambini al dio Baal (Moloch).

Un passo del Popol-Vuh, dei Maya-Quiches del Messico, recita: "Nel paese di Moloch, re degli Dei, si sacrificavano esseri umani per ottenere raccolti buoni."

Gli Yesidi adoravano Malek-Tau il signore Pavone, dai cento occhi, simbolo dell'intelligenza, scacciato dal cielo con Satana; chiamato Malek, Signore. Nuova forma di Molok, Melek, Malayak, Malachim. Vocabolo che con il suo significato ci conduce ai messaggeri, agli angeli, dal greco Anghelos. Anche a Cartagine si usava sacrificare a Moloch-Baal. Sulle rovine del tempio di Baal, Salomone costruì il suo tempio e in seguito il califfo Omar vi edificò la Moschea Santa dell'Islam.

Il che ci porta ad Allah, il Grande, l'Onnipotente, il Verbo Divino, unico Dio che, col nome di Jehova, lo è anche di Mosè e di Gesù. Maometto è il suo profeta.

Ultimo uomo a portare la parola divina sulla terra, un profeta che riconosce Mosè e Gesù come una emanazione del verbo Divino. Maometto riceve l'ispirazione dall'arcangelo Gabriele. Come Gesù, a cavallo di una giumenta, visita Gerusalemme dopo aver lasciato la Mecca e in compagnia dell'arcangelo sale in cielo presso il Verbo.

Il Corano ci informa che la giumenta usata dal profeta si chiamava Elborak, guidata dall'arcangelo Gabriele, aveva un colore grigio argenteo e risplendeva. "...percorremmo con la velocità del fulmine l'immensa estensione aerea... attraverso l'immensità dello spazio". Maometto percorse tutte le sfere celesti e incontrò Gesù, Giovanni, Enoch, Mosè ed altri. I cieli visitati furono sette. Il viaggio viene narrato con dovizia di particolari.

Apriamo una piccola parentesi sul numero "sette", una delle cifre fondamentali in tutte le religioni del mondo, messo in evidenza fin da Ras-Shamra (Ugarit), 7000 a.C., presso Byblos.

IL NUMERO SETTE

Ricorrente nei Purana, nel Libro dei Morti, nello Zendavesta, nelle tavole Assire, nella Bibbia e nel Popol-Vuh. Pitagora lo chiama "Veicolo di Vita" formato dal Quaternario (l'azione e la materia) più la Trinità (la sapienza).

Sette sono gli Dei accostati ai sette saggi del Pantheon Babilonese, sette sono i raggi di Bacco, sette quelli del disco solare sulla testa di Thot.
Sette le regioni della terra, sette le razze umane, sette le famiglie di Votan, sette le grotte degli antenati di Nahuals, sette le città di Cibola, sette le isole Antille, sette gli eroi sfuggiti al Diluvio, sette i Rishi salvati da Vaivasvata, sette i gruppi di bestie raccolte da Noè.
Sette i candelieri nelle sette chiese, dove i sette spiriti di Dio erano i sette arcangeli nei sette cieli.
Sette i cancelli di Shamballa.
Sette volte Ofione si arrotolò intorno all'uovo universale depositato dalla Dea di tutte le cose, Eurinone, creatrice delle sette potenze planetarie: sole, luna, marte, mercurio, giove, venere, saturno.
Sette le corde della lira di Orfeo, il Forminx.
Sette i giorni del Dio settenario di Thot Lunus.
Si parla del settimo mistero dell'iniziazione.
Sette sono gli Dèi di Abydos, sette le dee Hator che stabiliscono il destino di ogni neonato.
Sette le colonne a S .Maria Trastevere a Roma e sette le colonne a Lacona, sette le pagode dei templi Indù.
Sette i vasi trovati in Scandinavia, di forma emisferica, rappresentanti il cavallo del Carro di Apollo.
Sette gli elementi con i quali sono stati fabbricati gli Archi dei Sioux e degli Algenquins.
Antichi viaggiatori arabi parlavano delle Antille, dette "Sabain", nominando l'isola delle sette città.
Rama (Shri Ramchandra) sarebbe la settima incarnazione terrena di origine celeste del dio Vishnù.
Sette sono i giri che il musulmano deve fare, per conquistare il paradiso, intorno alla Kaaba; ove è sigillata la pietra che l'Arcangelo Gabriele inviò ad Abramo e Ismaele quando, sulla base dei disegni dati da Dio, costruirono il Tempio.
Sette i giri che gli induisti e buddisti fanno intorno al sacro monte Kailash per purificarsi dai peccati.
Sette sono i piani o mondi divisi in sette sottopiani: il piano fisico, astrale, mentale, individuale (dell'intuizione) quello dell'anima, il piano dell'Io cosmico, della volontà, dove risiede il Logos. Infine il piano della divinità.

Si ricollegano fra l'altro ai mondi delle stanze di Dzyan ove si menzionano i cieli esoterici.

Una leggenda scandinava dice: "C'è un nume nel mare (...) da questo mare nacquero Snorra e le sue sette isole Vergini (...) io canto le sette isole della felicità che sono sul mare come le sette Stelle che sono nel cielo (...) infine canterò Selia regina delle sette isole dai palazzi incantati e dai mille ponti delicati che si specchiano nelle acque delle lagune solcate dai cigni, con il loro scivolare immacolato. Selia aureola del Sole".

Le saghe Scandinave parlano della dimora di Apollo, Dio del Sole, Luce del Nord, raffigurato sopra un carro tirato da Cigni, mettendo in evidenza che si tratta di un Dio Nordico, iperboreo.

ANALOGIE

Analogie con l’India, il Messico, il Mediterraneo, la Polinesia, dove ritroviamo culti derivati da questa Luce del Nord, terra natale di Crom e Ra.

Non più casuale il collegamento con un Dio dell'India, Hamsa, raffigurato da un Cigno iperboreo chiamato Aham, cioè Io-Sa: il Verbo Divino compagno di Apollo che tratteremo più avanti.

Ma torniamo a Maometto profeta del Verbo Divino. Il verbo fatto uomo è Gesù, al quale l'Islam riconosce la santità. Il minareto più alto nella Moschea di Damasco è dedicato a Sidi Aissa, ovvero Gesù Cristo, il Verbo Sacro, lo Splendente, venerato e adorato come uno dei più grandi santi dell'Islam.

Il padre gesuita Monserrate (1536-1600) nella relazione "Relacao da Equebar, Rei Dos Mogores foglio 116, a b" ci informa che, presso un lago sacro nel Tibet occidentale, il Manasarovar, chiamato Mansaruor, conosciuto anche come Mtsho-Ma-Phah-Pa, o Mtsho-Ma-Dros-Pa, in cinese Ma-p'in-muta-lai (situato fra il Gurla Mandhata (7.793mt) e il monte Kailash (6.714mt), esiste "…un'antichissima città abitata da una popolazione che ogni otto giorni si riunisce in un edificio comune, per farvi sacrifici e pregarvi. I fedeli stanno a gambe incrociate, mentre un uomo in abito bianco esegue un rito sopra una bassa mensa. In ultimo si alzano tutti con ordine e in silenzio; giunti davanti all'uomo, ricevono un pezzetto di pane e un sorso di vino e ritornano a sedere."

Il lago era celebre anche in India ed il Mahabharata ne canta spesso la santità. Era chiamato originariamente Manasa-ara.

Se facciamo un salto in Brasile, vicino ad Araquaya, su indicazioni di Homet, troviamo una tribù, cugina dei Carajas, i cui componenti recano sul viso una incisione profonda che riproduce un disegno rotondo simbolizzante il rito ebraico della circoncisione. Il nome della tribù è Iavaeh, una parola semitica di origine sconosciuta che ci porta fra i Nefilim. Una tribù che possiede interessanti leggende.

Migliaia di anni fa vi era sulla terra un solo popolo. Un uomo vecchissimo di nome Arunderi un giorno mise in guardia le tribù dallo straripamento dei fiumi e consigliò loro di recarsi sulla vetta della montagna per non morire sommersi dalle acque. Obbedirono. Arrivò la pioggia che durò diversi giorni e notti finché la terra non fu sommersa. Seguono i racconti di come furono inviati una tartaruga e un uccello per controllare il livello delle acque. In pratica la creazione di un popolo scelto da Dio, che diede i natali a tutti gli altri popoli.

Si racconta che il Dio Kano-Siwa prese le sembianze umane per sedurre una fanciulla di cui si era innamorato.

Storia affine alla leggenda di Zeus e Leda. Kano-Siwa, per fermare il sole (analogia con Giosuè), chiese aiuto al padre Urubu-Reis (aquila reale ), detto dai Carajas Ra-Ra-Tse-Ca (il Dio di tutto). Noto in Egitto e Medio oriente come Uraeus. Il padre prima lo lasciò morire e poi lo resuscitò, rallentò il sole e creò un nuovo mondo, una nuova vita (un legame con Cristo).

Al tempo in cui gli animali avevano la parola, il Dio Kano Siwa chiese ed ottenne di privare del fuoco gli animali (storia simile Mediterranea e nel culto di Siva in India).

Vi è anche la leggenda sulla nascita del sole che vide protagonista un uomo di nome Ararareis (da A-Ra-Ra che significa "Dio del sole" e Reis, Principe in semitico).

Un racconto ricorda la genesi biblica. In origine, vivevano al centro di un lago, in fondo alle sue acque. Vollero venire sulla terra ma, al momento di ritornare laggiù da dove erano venuti; un serpente con il suo corpo circondava il foro che si trovava in mezzo al lago impedendone l'ingresso. Notevoli le somiglianze con le storie delle sirene del "Rio Tapirape".

In Brasile, nello stato di Marnhao, vi è un lago sul fondo del quale vive una Dea "delle Acque" che canta. In Colombia troviamo un lago dove vive "la Dea dell'Eldorado", che presiede alla fabbricazione dei Rospi Sacri simbolizzanti Ra, Dio del Sole, comune in Amazzonia, nato con lo stesso nome, nello stesso modo (dalle acque primordiali) del Dio Egiziano.

In lingua Javaeh il luogo ove era situata la capitale di questo popolo è detto: Canaan.

La festa principale della Tribù si chiama "Arua Na" che significa "Nostra Arua", la nostra festa solare Arua. Festa in comune con gli Aruas di origine mezza fenicia.

Le navi Fenice erano alla testa di tutte le flotte del Medio Oriente e navigavano nel Mediterraneo e nell'Atlantico. Adoravano il Dio del Sole. Due le correnti colonizzatrici fenice: una dal Mediterraneo all'America del Sud, l'altra, la più antica, giunse in Polinesia, Patagonia, Africa e alle Rive dell'Indo. Sull'isola di Corvo, nelle Azzorre, sono stati ritrovati oggetti Fenici. Un tempio fenicio è stato ritrovato nell'arcipelago Bissagos, nella Guinea Portoghese.

Presso i cugini degli Javaeh, i Carajas, il figlio del Dio viene chiamato Siva ed è rappresentato da un Lingam. Lo si ritrova nel pantheon Indù come Dio distruttore e Padre Costruttore allo stesso tempo. Si trasforma nel dio Nysa, re delle montagne in groppa al toro celeste con ai piedi un serpente arrotolato (come il dio solare Crom). Dall'unione con Paravati nacque Skando, dio guerriero e Ganesa, dalla testa elefantina. Uno dei simboli con cui viene raffigurato è un tridente, come Nettuno, Poseidone.

I Maya annoveravano un Dio con la testa di elefante circondato da raggi di sole ed un serpente coricato ai suoi piedi. A Creta, in Egitto, fra i Celti, nella Guinea Portoghese, in Argentina, il simbolo del dio è un toro con un disco solare situato fra le corna.

Forte il culto del toro in Egitto, tanto da istituire due Serapeum, i sepolcri dei tori sacri al dio Api, uno a Menfi e l’altro a Saccara.

Il Dio indù del sole accompagnato sempre al serpente Vrita e dalla sua sposa Sachi, nominato anche nel Rig-Veda, è Indra, il Signore degli eserciti, e del cielo. Fra tutti gli uomini scelse Judhisthira e lo condusse nel cielo. Geova fece lo stesso con Enoch ed Elia. Indra, Dio dell'energia e della forza, è assistito dagli Asvin, dai Marut (Dèi dei venti) e a volte da Visnù, più noto nel pantheon Indù che in quello Vedico.

Visnù è accompagnato dalla sua sposa Laksmi, Dea della bellezza e della fortuna, mentre cavalca Garuda. Viene rappresentato anche sdraiato su Ananta, mentre dal suo ombelico spunta un loto d'oro, dal quale emerge Brahma, guardiano dei Veda, dalle quattro teste barbute, a sua volta raffigurato con Sarasvati e con un cigno sacro (Hamsa).

Visnù aveva dieci discendenti chiamati Avantara, fra i quali un pesce che salvò Manu dal diluvio; la tartaruga che sostiene il monte Mandara; il nano Vamana che con soli tre passi si impadronì dei tre mondi dominati dal gigante Bali; Rama eroe dell'epopea e Krishna, auriga di Arjuna.

Indra figlio di Tvasrt, chiamato Dyaus cielo, è il Dio che sconfisse gli Ausura e i Titani. La solita storia è riportata dalla mitologia greca e romana.

Possedeva carri muniti di un volume di fuoco capace di abbattere tutto quello che si trovava sul loro cammino. Alcuni potevano perfino volare. Col suo carro celeste, raggiante di luce, poteva sterminare i nemici i quali, per salvarsi, fuggivano verso la città delle tre alture. Città menzionata in molte leggende americane e anche da Platone, che parla dei tre picchi che si trovano presso la capitale dell'Atlantide.

Una leggenda di Galway (Irlanda), dice: "Un tempo tutti danzavano nell'aria come foglie nel vento autunnale. La gente era in grado di volare; bastava cantare un certo motivo e suonare i cimbali".

Alcune storie che parlano dei "Nani" li definiscono eccellenti costruttori, bastava che fischiassero e le pietre si mettevano a posto da sole. Cosa conosciuta anche dai Maya. La piramide del Mago è nota anche come la casa del "nano", il quale, grazie ai suoi poteri, si dice la eresse in una sola notte. A Tiahuanaco le pietre si alzavano al suono prodotto dalle trombe, sistema conosciuto anche dai monaci tibetani.

Secondo le stanze di Dzyan l'uomo poteva volare se cantava un certo motivo suonando i cimbali.

In un racconto arabo si legge: "I sacerdoti misero sotto le pietre dei papiri che contenevano scritti segreti e toccarono le pietre con le bacchette (...) esse si levarono nell'aria e volarono fino alle piramidi."

Un aneddoto aiuterà a spiegare meglio quanto sopra.

Gli appartenenti ad una tribù africana, che non avevano visto mai un automobile, nel descrivere il modo con il quale i bianchi la mettevano in moto, raccontavano: "Per muovere i loro carri magici i bianchi toccano il Djjn (demonio) con una bacchetta (manovella)."

Esiste in India la città di Tollan che ha come culto Siva e Indra. Il nome è comune ad una leggenda Peruviana che parla di Paria-Caca e delle cinque uova cadute dal cielo da cui uscirono cinque falconi che divennero cinque uomini. Riferimento all'età d'oro di Tollan, regione misteriosa situata nel mare a Nord Est del Messico, da cui hanno tratto origine le tribù Tarianas (forse Atlantide?).

Indra e le sue armi ci conducono in Irlanda ove l'eroe mitologico, provvisto dello stesso potenziale, era Chu-Chu-Lainn, figlio di Lug con, guarda caso, sette dita per ogni mano e ogni piede, generato 3 volte, dalla capigliatura tricolore educato dalla Maga Scasarc'h che gli fece dono di una lancia magica detta Gaebolg. Arma che si allungava a volontà e non mancava mai il bersaglio.

Nessuna lancia convenzionale ha proprietà simili; si trattava di un tubo, all'estremità del quale scaturiva un raggio mortale che colpiva l'avversario a qualsiasi distanza. Data la sua velocità e autonomia di propulsione, certamente un raggio laser o un raggio simile.

Il Dio bianco dei Maya e Toltechi dell'antico Messico era Ku-Kul-Kan; accanto a lui stava il dio del cielo Itzamma, un uomo bianco e barbuto venuto dal mare di nord-est, per civilizzare.

Anche qui leggende e racconti parlano di battaglie aeree avvenute nella città delle tre alture. Per i Quiches il serpente dalle piume verdi è Cucumatz, che è anche l'altro nome di Quetzalcoatl, Dio solare Azteco, Verbo Solare la cui stella è Venere.

Figlio del Dio del cielo Mixcoatl, il cui nome significa "serpente delle nubi" (una astronave?) e della dea della terra Chipalaian, detta "scudo giacente" (gli Dèi si unirono con i terrestri come dice il Vecchio Testamento). Il Serpente Piumato dalla pelle bianca e con la barba a punta, come l'Apollo Siriano venuto dal mare di Nord Est (coincidenza?), che insegnò agli uomini tutte le scienze, tanto che la pianta di cotone forniva fibre già colorate. Adorato sotto l'aspetto di Venere, veniva rappresentato dalle tribù ebraiche in forma di serpente con le piume.

VIRACOCHA

Si ha notizia che un disegno rinvenuto a Palenque somiglia ad un Semita.

Scrittori come Taylor Hansen, Cieza de Leon, De La Vega, Simone Waisbarg, Kolosimo ed altri, che hanno indagato su quanto raccontato dagli spagnoli durante la loro invasione nelle Americhe, ci presentano un gigante bianco, barbuto, con un tridente, che regge una catena alla quale è legato un serpente mostruoso. Identificato dagli Iberici con San Bartolomeo, simile al Nettuno di Platone (Poseidonis di Atlantide); che raffigura il "dio bianco" Viracocha, il creatore del mondo, al quale era consacrato il tempio di Tiahuanaco (città chiamata Chuquiyutu da Diego D’Alcobada), palazzo definito la vera ottava meraviglia del mondo per le sue dimensioni. La sola sala del trono era 48 metri per 39.

Gli spagnoli parlano di sessanta giorni e sessanta notti di pioggia incessante. Dopo il Diluvio, Viracocha si stabilì nell'isola sul lago Titicaca e plasmò gli uomini d'argilla e vi soffiò dentro la vita, insegnò loro il linguaggio e le scienze, i costumi e li distribuì nel mondo volando da un continente all'altro. Si diresse poi a Tiahuanaco; da qui inviò due emissari a ovest e a nord. Lui prese la strada per Cuzco. Sopra una carta geografica possiamo tracciare la cosiddetta "Rotta di Viracocha" che passa da Pukara, città distrutta dalla caduta di un fuoco dal cielo, come avvenne per Sodoma e Gomorra. Pukara è equidistante sia da Tiahuanaco che da Cuzco.

Viracocha inviò il figlio verso Pachacamac a "regolare i solstizi". Se tiriamo da questo punto una linea verso Pukara e consideriamo il percorso del sole, avremo un angolo di 24° e 25'. Nel solstizio d’inverno la declinazione del sole sarebbe di 24° e 8'. Oggi l'angolo avanza a 23° e 27'. Da calcoli specifici è stato determinato che l'anno in cui avvennero queste cose era il 3100 a.C. Gli studiosi di Morley pongono l'inizio della civiltà nel 3113 a.C..

Studiando l'Unità di misura Americana, comune a tutte le culture del continente, Maria Scholten scoprì che la data iniziale degli Atzechi era il 3100 a.C. Secondo il Centro d'investigazione Archeologica della Bolivia, il più antico strato di Tiahuanaco risalirebbe a 3130 a.C. L'America, in pratica, misura il tempo dall'arrivo di un Dio sul pianeta, che i Peruviani chiamarono Viracocha e i Messicani Kukulcan o Quetzalcoatl. Altri appellativi attribuiti a Viracocha erano: spuma del mare, Huaracocha, Conticci, Kon Tiki, Thunupa, Taapa, Tupaca, Illa. Inoltre era considerato l'architetto, il costruttore, l'insegnante, il guaritore e possedeva "l'arma del fuoco celeste".

Successivamente Viracocha si diresse a Cajamarca e a Puerto Viejo. Da qui se ne andò attraversando il mare camminandoci sopra, cioè utilizzando il veicolo che lo aveva condotto sulla terra. Il viaggio pianificato e l'istruzione dettata al popolo fanno supporre che appartenesse ad una cultura avanzata di origine "non terrestre".

Non rimane che citare le storie che parlano degli Asar, che volavano nel cielo con macchine descritte come "fionde d'oro" che riuscivano a "frantumare le montagne".

Nella storia del Diluvio, che cancellò Aztlan si ritrova, dopo un esodo verso una nuova terra, un personaggio di nome Mexi che ricevette, a Tenochtitlan, i comandamenti da un Dio chiamato Huitzilopochtli, colui che sta nel seno della terra, un dio vulcanico, che apparve "sulle ali di un uccello" in cima ad una montagna.

Altre analogie con la Bibbia si ritrovano nella eliminazione di alcuni ribelli: Jehova, sceso dalla sua "nube", uccise 14.700 ribelli seppellendoli vivi; Viracocha strappò loro il cuore.

Quando si eressero i templi al Dio si fece festa; al Dio israelita furono sacrificati 22.000 capi di bestiame, in Messico 22.000 uomini. Trentaquattro anni dopo la loro costruzione, entrambi i Templi, furono distrutti: Gerusalemme da Sesac nel 925 a.C., quello messicano da Cortes nel 1521 d.C..

Elena Blatvaskj proclamò che il Panteon, ovvero la Teogonia Nahua, Aria, Brahamanica, Greca, Romana erano identiche e prossime a quella che scomparve con Atlantide. Irochesi e Atzechi avevano il culto dei quattro Dei del Vento (i punti cardinali): Xipe Totec, il rosso, l'est; Queztalcoatl, il bianco, l'ovest, il sole nascente origine dei Nahua; Tezcatlipoca, il nero, il nord, dio della notte e Huitzilipochtli, l'azzurro, il sud. Sopra di loro il due volte Dio Omeoteotl che, secondo i Nahua, è "colui che governa l'energia" e genera quattro figli, cioè i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco.

Ometecutli è lo spirito tonante e Ometecihuatl il serpente acquatico. Queztalcoatl proviene da Venere, come l'omonimo Irochese Tiahuizcalpantecult. Così troviamo Centzonhuitznahuan, con la testa nel seno delle onde, e corrisponde allo Zenit; come il dio delle onde Ea; Poseidon; Nettuno.

Fu proprio Taylor a raccontare che, fra gli Apaches in Arizona, Tiahuanaco era considerato un centro del loro leggendario passato e descrissero, senza mai averla vista, la statua del Bianco Barbuto. La statua colpì particolarmente gli archeologi: rappresentava un Dio che stringe in ogni mano una spada in posizione verticale, col significato di amicizia, ma entro certi limiti. La spade sono ad angolo retto in modo da formare, con gli avambracci e con la testa, un tridente, che gli Apaches indicarono come il loro segno di riconoscimento. "Là, dove si alza la statua, è il luogo della nostra origine".

Un vecchio saggio raccontò a Taylor che vivevano nell'antica terra del fuoco molto tempo prima del diluvio, il paese era il cuore del mondo. La capitale era immensa, la terra molto estesa, le montagne le più alte e nelle loro viscere viveva il dio del Fuoco che, un giorno, infuriandosi, distrusse la terra. La gente fuggì sul mare verso occidente.

Ovunque nel paese sorgevano templi dedicati a Viracocha. Più di una volta gli spagnoli testimoniarono di aver trovato individui di razza bianca, addirittura biondi e recenti ritrovamenti archeologici lo hanno confermato.

Altro nome di Quetzacoatl e dimora del Dio stesso è Teo-Ti-Hua-Kan. In lingua semita significa Il più grande di tutti gli Dei. Teotihuacan era la città consacrata al Sole. I Toltechi e i Nahuas la consideravano come la Mecca per i musulmani e Gerusalemme per gli ebrei.

Un serpente piumato ad ali aperte compare anche sul trono di Tutankhamon e un altro sui muri della Piramide del Faraone DJoser a Sakkara.

Tloque Nahuaque è invece il Dio supremo dei Nahua. In semitico ha tre significati che si riferiscono a Quetzacoatl: uno è "stella che si corica quando un'altra si alza" e veniva raffigurato con un disco sul dorso. Gli Aztechi appartenevano alla stirpe dei Nahua, chiamavano la loro terra d'origine Aztland e la capitale del regno era Tenochtitlan, patria del feroce Dio Huitzlopochtli al quale si sacrificavano vite umane.

Le testimonianze dei conquistadores spagnoli rivelano che a Tenochtitlan si battezzavano i bambini con l'acqua, si praticava la confessione e la comunione distribuendo pezzetti di pane durante le cerimonie. Usanze che ritroviamo presso i Maya con la celebrazione della " festa dell'acqua", il 16 maggio, giorno in cui i cattolici onorano il santo dell'acqua Nepomuceno. I maya inoltre festeggiavano l'8 settembre, nascita della madre del "dio bianco", e, guarda caso, la Chiesa riconosce in quel giorno la data della natività di Maria; inoltre il 2 novembre era il giorno dedicato ai defunti e il 25 dicembre quello in cui si commemorava l'arrivo del Dio bianco. Sono solo coincidenze?

Riprendendo la pista dei serpenti anche il Dio del sole Siriano, Sadafra, ne tiene uno arrotolato su un bastone, gli tiene compagnia anche uno scorpione. È un dio Benefico come Mitra.

In Amazzonia e presso gli indiani della California sono noti Ormuzd e Ahriman, raffigurati con diversi simboli quali il Lingam, lo Yoni, il Loto, il cerchio solare, il serpente e il Toro sacro. Sono anche Dèi Iranici del bene e del Male abbinati a Mitra.

In Iraniano Mihr vuol dire "sole" e Mitra significa "creatore della civiltà solare". Contemporaneamente figlio e Dio del sole. Guidava il carro Solare in chiaro il collegamento con Apollo. Nella dottrina di Mitra troviamo il Dio del fuoco Agni, l'equivalente del Focolare Astrale del Mondo; Rudra dio del fuoco distruttore, Surya il sole che governa il mondo, Varuna creatore del mondo, custode dell'ordine cosmico, compagno e rivale di Mitra dio dell'Alleanza e dell'amicizia.

Creatore della religione di Mitra fu Zaratustra, vissuto seimila anni prima di Serse. La sua fonte principale sembrano essere i canti della prima parte dell'Avesta. Annunciò anche la venuta di Ahura-Madza (rappresentato con un serpente coricato ai suoi piedi), dio supremo della luce e del sole, che cambiò il suo nome con Ormuzd.

Mitra fu un grande Dio, figlio di una "Vergine immacolata", poi marito sempre di una vergine. Nella sua dottrina ritroviamo l'adorazione dei pastori a un bimbo nato in una grotta, il battesimo con l' acqua-madre, la comunione dei fedeli, l'uso sacro del vino, del pane, dell'acqua.

Il suo culto era praticato anche dagli antichi romani, come si è potuto rilevare dalle raffigurazioni ritrovate nei sotterranei di Roma. Proprio sotto la zona di piazza del Tritone esiste un affresco murale, rinvenuto per caso in un ampio locale ove si tenevano i riti in onore al dio Mitra. Nella raffigurazione si può osservare il Dio che uccide un toro e dalla ferita esce del sangue, dalle gocce del quale nascerà nuova vita. Le forze del male, rappresentate da un serpente e uno scorpione, sono impegnate ad impedirlo, cercando di fermare lo scorrere del sangue fino a terra, cibandosene. I due animali sono presenti in ogni raffigurazione del Dio. Nel dipinto si possono vedere i segni zodiacali, e Apollo sul carro del sole. In un riquadro in alto è rappresentato lo stesso Mitra che riceve alcuni simboli dal Dio del sole.

Il Cristianesimo non conosceva la data della nascita di Gesù e scelse, per un'altra strana coincidenza, di celebrarlo lo stesso giorno della nascita di Mitra.

Non solo il 25 dicembre è la data ufficiale della festa del Dio del Sole, ma anche quella della venuta del "dio bianco", legata al culto solare di Crom.

Nei paesi iperborei il dio del sole fu chiamato Crom; il Verbo, il padre del Tempo, circondato dai suoi 12 Dèi inferiori: uno per ogni pietra del Cromlech.

Il viaggio sulle tracce di Crom inizia nell'Irlanda, culla del dio. Fuso con l'Apollo Borvo, l'Apollo Belenus e il Giove mediterraneo, in una sola entità, viene adorato un po’ dovunque: fra gli Arawaks in Argentina, a Sant'Augustin, nella Terra di Dentro in Colombia, a Tiahuanaco in Bolivia, in Polinesia, a Tikal. Lo troviamo anche a Quiriga nel Guatemala, nell'Honduras, nello Yucatan, fra gli Indios Tapiraes in Amazzonia. E ancora in Florida, in Patagonia, a Tucuman, a Santiago del Fadera.

Il raggio di luce che proveniva dal Dio, fonte della creazione, rappresentò suo Figlio. Il Menhir, il Cromlech divennero il simbolo del membro, il fallo che continuava la razza umana. Il dolmen unisce le religioni che in esso raffigurano il Padre Eterno. Quei culti dove si ritrova un Figlio che possiede una natura divina e una umana; un dio fatto uomo, circondato, non a caso, da dodici apostoli.

Il simbolo di Crom compare nella tomba del faraone Anem Herkopshef, dove il principe è ritratto accanto al "guardiano delle dodici porte", ognuna delle quali corrisponde a uno dei dodici gruppi delle stelle dello zodiaco.

La mitologia norvegese parla di dodici Dèi seduti ad una tavola, visitati da Loki, dio del male, tredicesimo invitato, che, alla fine del pranzo, giunto ad un alterco con Baldur, dio della pace, lo uccide. L'India preistorica tramanda che è male essere in tredici a tavola.

Miti Tibetani raccontano che il 13° posto veniva riservato solo al Dalai Lama, se un altro si fosse seduto al suo posto sarebbe stato ucciso.

Dato che la Mitologia Norvegese è la più antica, si traggano le conclusioni.

In India e in Tibet le tradizioni iperboree sono associate al Dio del Sole e al Cigno che lo accompagna.

IL NUMERO DODICI

E siamo giunti ad un altro numero ricorrente, come il numero sette, nelle tradizioni dei popoli: il 12.

Dodici le costellazioni, dodici i pianeti, dodici i mesi dell'anno.

Dodici i giorni e dodici le notti (giorni Epagomeni) aggiunte alla fine di ogni anno per eguagliare l'anno solare.

Il numero dodici è il più frequente sui petroglifi, in relazione alla religione di Crom in Amazzonia.

Dodici gli Apostoli di Gesù, dodici gli Uomini inviati a Canaan, dodici le pietre del pettorale del Papa, dodici gli Adityas dei Brahamani in relazione con i dodici mesi dell'anno.

Anche nel Rig Veda è frequente il numero dodici.
Dodici lettere formano il nome di Dio seguendo le dodici mutazioni del Tetragramma ebraico.
Dodici titani in Grecia, dodici navi greche nell'Odissea, dodici cavalieri della Tavola Rotonda, se esistiti.
La corona con le dodici piume d'aquila posta dai Pawnees sulla testa della giovane sacrificata al sole o a Venere.
Dodici le vie del mare aperte da Dio secondo le storie Quichè.
Dodici le trecce che cadono dal turbante delle statue di Tiahuanaco, rappresentanti le dodici divisioni sacre (tribù) del dio del sole.
Dodici le tribù di Israele, dove mille anni prima di Cristo si portava il turbante.

In questa terra si sognava di un padre di tutte le cose che si chiamava Mot e veniva rappresentatodall'uovo cosmico (Brahama). Quel Mot nemico di Baal-Adad.

E a Tiahuanaco migliaia di anni prima, esisteva un "padre di tutte le cose" rappresentato dall'uovo cosmico, di nome Mut (Mout). Intorno al Dio dalle quattro dita, raffigurato sulla porte del sole a Tiahuanaco, considerato il signore del tuono e del fulmine, adorato anche in Amazzonia, vi sono: Lliphi-Lliphi esperto in razzi e esplosivi; Chijchi guardiano delle munizioni; Akarapi padrone del freddo, Ritti dea delle nevi; Nina guardiana del sacro fuoco del fulmine, Pinchinquilla dio dei Vulcani, Waira dio degli Uragani; Yallpa Karkati lo spirito dei terremoti e Keko dio dei campi. Con Pacha Mama, la Dea Madre, fanno dodici divinità.

Dodici le ore del giorno e dodici quelle della notte, il che ci porta al ventiquattro ricorrente nelle dottrine giudaiche e armoricane come ricorda M.Homet.

APOLLO

Apollo era il dio del sole degli Ieropolitani della Siria raffigurato con barba e mantello a forma di scudo bordato di serpenti che si diramano fino sul dorso, identificato con Crom e menzionato anche nel Libro dei Morti Egiziano.

Adorato nella Provincia Vestmanland, Svezia, dove il suo carro era trainato da Cigni, mentre nel Mediterraneo troviamo un carro tirato da cavalli. Fetonte era figlio del dio del sole e auriga del carro del padre, il quale fu costretto ad abbatterlo poiché Fetonte ne perse il controllo. Si configura con Elio figlio del titano Iperione e di Tia.

Per l'Ellade, era Dio degli uomini e figlio di Zeus-Giove, Jupiter Dianus.

Apriamo una piccola parentesi per specificare che Zeus deriva dal sanscrito Dyaush-Pitir, padre degli Dei e massima divinità delle tribù ariane che si stabilirono in Grecia.

Va aggiunto anche che, quando furono scritti i Veda, aveva perso molta della sua importanza e col nome di Dyu era divenuto uno degli otto Vasus appartenenti al culto di Indra. Questi, insieme al Dio Agni, era in possesso dell'arma Agneya. Agni per i latini è il padre splendente detto Phoibos. Assimilato a Xantos il biondo Chrysocomes dalla capigliatura d'oro.

Per i Danubiani diviene Belenus, lo splendido, per gli Inglesi Balan, noto anche come Balin, Belinus, Belinas (Belin il venusiano), cioè Elinas padre di Melusina, chiamata anche Levisina, Eleuisina, fata, dalla forma di un serpente volante. Per i Galli è Granus, per gli Indù Bala (Bala-Rama), Osiride per gli egizi, sposo o fratello o compagno di Belisama (simile alla fiamma), venusiana iniziatrice assimilata a Minerva.

Apollo è anche Lug figlio della Dea Madre dei Celti chiamata Danu, Donu o Don. Eroe dei Tuatha De Danan, tribù celtica situata, venendo dalla Terra dei Tumuli, al di là della regione delle brume e del grande fiume oceano, che si stabilì in Irlanda cinquemila anni fa.

Lug significa luce (lux), viene identificato con gli Dèi civilizzatori Gwydion, Ogmios e Odino di origine misteriosa (di un diverso pianeta?).

La tribù di Dana appartiene al Dio Dana. In pratica la Corte di Don (Llys Don), modo con cui si designa anche la costellazione di Cassiopea. Dana ne è il pianeta maggiore.

Odino chiamato anche Wotan, era il dio germanico della guerra, creatore e ordinatore del mondo, padre della civiltà. Armato della lancia fatata Gungnir, datagli dal nano Brock, capace di colpire sempre il bersaglio prima di ritornare fra le mani di chi l’aveva lanciata.

Wotan era riconosciuto anche in Guatemala, presso gli Aztechi, gli Zapotechi, fra i Maya, seppur con significati diversi.

In Perù gli indigeni lo chiamavano Guatan "vento a turbine". Gli spagnoli nei loro resoconti testimoniano di aver visto nei templi molte statue che lo rappresentavano.

Wotan aveva il suo Walhalla e le Walchirie che guidavano le anime degli eroi.

Alla mente torna la storia, narrata da Diodoro Siculo, di una regina delle Amazzoni che combatté gli Atlantidi e si alleò con Horus. E cosa pensare del "vento a turbine" Wotan?

Nel Pantheon germanico si narra la storia della Dea Frigg che invia la sua ancella, Gna, in diversi mondi. Gna utilizza il cavallo magico detto "scalpitante" in grado di "viaggiare sopra la terra e i mari innalzandosi in aria".

Quale significato può assumere il seguente passo del racconto: "…Gna incontrò in aria alcuni Wanen (Vani) stranieri…".

Il nordico Thor con il suo martello "tonante", il "Mjolnir", era considerato il signore dei Wanen tedeschi che "rendono insicuri gli spazi aerei". (In sanscrito è il Tanaytnu dei Veda).

Dopo che gli Dèi germanici sconfissero i giganti, gli esseri sovrannaturali, crearono il mondo e si divisero in Asi e Vani, in lotta fra loro.

L'Apollo dei Galli e degli Irlandesi è figlio di Arianod (ruota d'argento), unica figlia della Dea Madre; ricorda apparecchi volanti che nella mitologia Indù trasportarono gli antenati dal cielo alla terra attraverso la "Via di Aryaman".

Lug, l'irraggiato, che nessun mortale può guardare, richiama l'irraggiamento di Mosè, Esodo XXXIV 29, che sceso dal Sinai si coprì il viso con un velo per proteggere quelli che lo avvicinavano. Eroe, dall'aura chioma figlio di Latona, dea della Notte; il Baal dei Fenici, il Bel degli Assiro Babilonesi, la Grande Stella Splendente dei popoli Americani (forse la rappresentazione di Venere).

Lug o Apollo, quindi, è associato ai cigni e al disco solare. Centinaia di battelli con dischi solari sono stati ritrovati nello Jutland. Un carro d'oro con tanto di disco a Syra. Nell'isola di Seeland, Danimarca, un carro di bronzo con un disco d'oro. Navi identiche a quelle dell'Europa del Nord e del Brasile preistorico sono state trovate a Troia.

Le navi normanne, dalla prua a forma di Cigno, con Scudi tondi sospesi alle fiancate, rappresentanti il disco solare sono uguali a quelle dello Jutland. I normanni sono arrivati in Francia, Spagna, Portogallo, Sicila, Ungheria, Roma, Canarie, Azzorre, Madera. Stessi ritrovamenti a Tel-El-Amarna in Egitto. Il culto del Cigno lo si trova a Nackhalle (Svezia), Magdeburg (Germania), Colombrin (Irlanda).

Scudi decorati dal "fiume Oceano" ove i cigni scortano sempre il Disco Solare, sono descritti da Omero quando parla dello scudo di Achille forgiato da Vulcano, il quale, nel bordo, vi raffigurò il "Fiume Oceano".

Esiodo ha scritto un poema sullo scudo di Achille: "L'oceano sembrava ondeggiare intorno a questi scudi. Cigni volavano per l'aria, altri nuotavano sulla superficie delle acque". Come faceva Esiodo a vedere Cigni nel Mediterraneo?

Ancora cigni nell'Ungheria preistorica, quando questo animale era sconosciuto. Nella Gallia Celtica si trova anche la Ruota Solare con il disco e l'ascia a doppio taglio. Imbarcazioni votive nell'Isola di Marajo, Amazzonia, e nel Tocantins; simili a quella di origine Etrusca trovata a Vetulonia.

In Scandinavia e Irlanda una Dèa regnava su dodici fiumi ghiacciati raffiguranti gli Dèi minori. Il nome di uno di questi era Thor. Tor (toro), invece, era il Dio del sole El, raffigurato con barba e corna dai Cannaniti, col titolo di Abadan, figlio di Baal. Tyr era il nome della città del dio fenicio El, noto con il nome di El-Yom (il giorno, la luce), circondato da Balim (le forze della natura), ovvero Baal, dio solare di Tyr. Riconosciuto anche dai Celtiberri dell'Irlanda e della Gran Bretagna.

Teshub, Dio delle tempeste urartiano, è il Burias indoeuropeo, colui che fa luce; è il Meir semitico, colui che illumina i cieli.

Ritroviamo il Dio del Tuono del fulmine dei Cannaniti, per i quali cambiava il nome in Hadad quando si trovava seduto sul toro.

L'Adad dio delle tempeste degli Amurriti. Adad in accadico, Ish.Dur in sumero. Figlio di Enlil, a lui vennero assegnate le terre nord occidentali, l’Asia minore e le isole del mediterraneo, che divennero la sede della civiltà Greca; era raffigurato su di un cocchio trainato da un Toro, con tridente e un fulmine in mano.

È Ramanu, sposo e zio di Inanna di Uruk, detta Inni, la Venere dei Sumeri (Ir.Ni.Ni. o Ishatar. La signora forte e fragrante, regina delle terre di Aratta, che poteva volare grazie al suo "Me". Quest'ultima un'entità fondamentale nella religione Sumera.

Quando Inni appariva nel cielo irradiava una luce accecante che distruggeva le case dei nemici. Figlia di Sin (accadico) Nar.Nar (sumero). Dèa adorata nella Valle dell'Indo (la terra di Aratta?). Una statuetta che la raffigura è venuta alla luce anche negli scavi effettuati ad Harappa. Afrodite per i greci, Astarte per ebrei e Cannaniti; Ishtar per ittiti, Assiri e babilonesi, che volava su una "barca del cielo". Ashtart nell'isola di Creta; Anat in Ugarit; Astaroth in Ambracia, una regione dell'Areto, simbolizzata fra i Pelagi e Fenici con versi sacri a forma di fallo. La dea venusiana dell'Egitto è Athor (Iside stella del Mare), la signora di Byblos dei Fenici sposa del Toro Mneis detto El o Baal.

Dea dell'amore, della bellezza, una Orejona come quella degli Incas (orecchi perforati, usanza adottata per riconoscersi); Edjorh o Adjorh, che significa notte, l'Afrodite degli antichi scozzesi. Il più antico segno venusiano del Toro corrisponde alla venuta dei primi iniziatori diecimila anni or sono. Baal-Adad come dio dell'Atmosfera, sempre associato al Toro, si ritrova nell'isola di Pasqua, nella Colombia Britannica e a Tel El Amarna in Egitto. Baal nella Cabala viene raffigurato in un loto stilizzato con un serpente a due teste e nello stesso modo anche a Mohenjo Daro. Ugarit gli attribuisce pure un padre chiamato Dagon, divinità Cananea, il cui culto si diffuse da Mari (3000 a.C.) in Babilonia, fino in Assiria, Cappadocia, Siria e Palestina.

Assimilato a Enlil, era considerato anch'esso Dio dell'Atmosfera, venerato anche come dio del grano in Fenicia (Dagan) e della fertilità. Secondo la Bibbia era una divinità dei Filistei e aveva un tempio ad Ashod, distrutto nel 147 a.C. da Gionata Maccabeo.

Abbiamo detto che la Dèa Scandinava che comandava dodici Dèi minori era Ra, considerata la Dèa del Sole, e lo era anche in Polinesia, Tartaria e nelle Ande Brasiliane.

RA E LO ZEP TEPI

Il principale dio del sole egiziano era Amon-Ra, figlio di Ptah, il Creatore, che aveva fatto emergere le terre dalle acque alluvionali ed era giunto in Egitto da altri luoghi, forse dal Nord (Crom?). Ptah comparve al re di Menfi col suo carro celeste e gli ingiunse di celebrare gli anniversari del suo regno "per sei volte centomila anni".

Per i Greci era Hephaistos, che in seguito si fuse con Sokaris, Dio dei morti, rappresentato con la testa di falco. La dea più importante era Hator, proveniente da Atfih, raffigurata con corna di mucca tra le quali spesso veniva posto il sole che tramonta. Rivale di Mut dalla testa di Leone, adorata a Tebe, dea della guerra e sposa di Amun. Altra dea della guerra era Sachmet, anch'essa dalla testa leonina, dea di Menfi, che sputava fuoco sui nemici.

Il Toro era adorato a Eliopoli, era noto come Mnevis, detto dagli egizi "On". Il re e dio della città era Harachte, dalla testa di falco e rappresentato col disco solare alato; più noto come Horus o Horo. Figlio di Osiride e Iside nominato "medico della casa di Ra".

Ra o Re, il sole, la luce creata da Atum, la più antica divinità cosmica che si posò su di un tumulo di terra da lui stesso fatto sorgere dalle acque, il famoso colle primordiale, per donare la luce al mondo. Si incorporò con Ra dando vita a Ra-Atum, simbolo di vita e di salvezza. Assunse le sembianze di un uccello, il Bennu, e volò sul Benben.

Una pietra nera a forma di piramide, adorata da sempre nel centro religioso di On, noto come Eliopoli, sulla quale si riteneva si fosse rivelato sotto l'aspetto di un uccello (La Fenice). Ra-Atum masturbandosi creò il Dio dell'aria Shu e la Dea dell'Umidità Tefnut. Dall'unione dei quali nacquero Geb e Nut, la terra e il cielo.

Anche qui ricorre l'idea di una fecondazione artificiale di un ovulo operata utilizzando lo sperma di Atum. Geb e Nut procrearono Osiride, Iside, Seth, Nephtis. Osiride e Iside a sua volta, Horus. ultimo sovrano della dinastia celeste.

Apriamo una parentesi su questa vicenda nota col termine greco Enneade. Furono i primi dieci Dèi che regnarono in Egitto nel primo tempo, lo "Zep Tepi", quando vi erano gli "Urshu" e i Neteru. I documenti peraltro confermerebbero il tutto.

Eusebio di Cesarea, riportando quanto scritto da Manetone ci indica che per 13.900 anni regnarono gli Dèi, dopo di loro i semidei per 1.255 anni. I primi Re umani per 1.817 anni, dopo di loro altri quaranta sovrani per 1.040 anni. Seguirono 5.813 anni di governo degli spiriti dei morti, prima della prima dinastia Egizia del 3.100 a.C., per un totale di 24.925 anni.

Diodoro Siculo ci dettaglia una cronaca che ci riporta al 23.100 a.C., mentre Erodoto, con i suoi 39.000 anni, concorda quasi con il papiro di Torino. Questo documento, scritto in ieratico sotto il regno di Ramesses II, appartenente alla collezione Drovetti, fu acquistato nel 1824 da Carlo Felice di Savoia. È stato esaminato da Champollion, Seiffarth e Giulio Farina, vi sono elencati i nomi dei Re che regnarono in Egitto, dal primo tempo fino alla XIX dinastia.

Vi si leggono bene novanta nomi che la scienza ufficiale assegna dal 3100 a.C. in poi, non degnandosi di considerare i nomi appartenenti a periodi precedenti tale data. L'elenco inizia con i nomi di dieci "Neteru" e relativi anni di regno, seguono i nomi di re mortali vissuti prima del 3100 a.C. Il riepilogo finale menziona il regno dei "venerabili" Shemsu-Hor in 13.420 anni e 23.200 anni di regni prima degli Shemsu, per un totale di 36.620.

Emergono altri interessanti particolari: quando Geb salì sul trono ordinò venisse portata la scatola d'oro di Ra. All'apertura di questa i suoi compagni rimasero uccisi da una saetta di fuoco: Un congegno difettoso, che secondo Hancock ricorda l'Arca dell'Alleanza. La scatola d'oro conteneva il bastone di Ra; l'Arca il bastone di Aronne. Poteva la saetta essere energia accumulata dal "bastone" (arma laser?) in essa contenuto? Abbiamo già detto che le armi laser dovevano essere tenute immerse nell’acqua per raffreddarle.

Il papiro di Torino riconosce Thot come il settimo o sesto faraone. I suoi libri vennero nascosti dal Dio stesso in varie parti del mondo perchè venissero "trovati solo dai degni". Thot successe a Osiride, raffigurato come Viracocha, altissimo e con la barba. La dimora di Osiride secondo il libro dei Morti "poggiava sull'acqua" e aveva muri formati da "serpenti vivi".

Hancock ci presenta Osiride come un dio che vagò per il mondo per insegnare agli uomini come vivere civilmente e per tale motivo viene identificato con Viracocha. Sotto queste spoglie lo ritroviamo in Etiopia, Arabia, India, Tracia, Bolivia, Messico, Tiahuanaco, Teotihuacan.

Secondo i Sumeri, Ra era uno dei figli di Enlil, al quale venne assegnata la terra del Nilo quando ci fu la spartizione del pianeta per evitare conflitti fra le dinastie di Ea ed Enlil. Contenuto in un bocciolo di Loto rappresenta il cosmo e la sua anima e ritornerà nel Loto (Brahma?).

Ra veniva rappresentato qualche volta col capo formato da quattro arieti sacri. Nelle Ande era raffigurato da Condor e Rospi (il pensiero va a ciò che è stato raccontato circa gli "uomini Condor") . In Egitto Ra veniva identificato con un Falcone o da un Rospo. Il rospo e la Rana rappresentano anche Crom. Il cane era invece nel Totem degli Huanacas la raffigurazione del dio del sole.

Amenofis IV, non contento della divisione di Ra in Amon e Schamash, creò il dogma del Dio Unico Aton, cambiò il nome con Akenaton, figlio di Aton, e fondò la città di Aketaten nota col nome di Tepe El Amarna. Aton era il Disco solare.

Stranamente i Messicani dividevano la loro storia in quattro periodi detti:

1 - Aton-atiuh
2 - Ehec-aton-atiuh
3 - Eton-atiuh
4 - Ti-alton-atiuh

Un inno al Dio Ra dice: "Tu ti aggiri fra le stelle e la luna, conduci la nave di Aton in Cielo e sulla terra come le stelle che girano instancabili e gli astri presso il polo Nord che non tramontano mai".

In una piramide si trova un'iscrizione "Tu sei colui che è, alla testa della Nave del sole, già da milioni di anni".

Abbiamo già accennato ai racconti di Taylor Hansen che, trovandosi fra gli Apaches dell'Arizona, mostrò loro alcuni dipinti egizi. In uno di questi riconobbero la divinità cui avevano dedicato una danza, svoltasi poco prima davanti allo stesso Taylor. Chiamavano il dio Ammon-Ra, "il signore della Fiamma e della Luce".

Il dio Unico nascosto adorato dagli egizi che si manifestava nel sole sotto nomi e figure diverse, come pensava Benoit de Maillet, simile al concetto di Kircher che considerava gli Dèi egizi come simboli che nascondevano il mistero dell'incarnazione del Verbo Eterno.

Ra è anche il dio del sole nelle isole Marchesi. Adorato anche dagli Ariti, ad ovest dell' Amazzonia, parenti di quelli che vivevano sul Reno e in Grecia, e degli Ariani della Persia.

Il simbolo religioso principale degli Ariti Amazzonici è una croce come quella di Malta, trovata incisa sempre su una pietra dura Verde (diorite - come la croce cristiana e quella del dio Marduk, il drago volante dalla testa di serpente).

Schamash era il dio solare e protettore dell'impero dei Babilonesi. A Babilonia s'impose Marduk con il nome di Bel e con lo stesso nome penetrò in Assiria. Mentre En.lil si identificò con Kharbe, vecchio Dio dei Cassiti.

I Babilonesi adoravano anche il dio della Luce Nusku. Ma il Dio solare e protettore dell'Impero Babilonese era Shamash. Noto a Larsan col nome di Utu (il luminoso), come Dio del sole e, a Sippar, come Dio della Guerra. Raffigurato con le ali, a capo di un esercito formato da guerrieri anch'essi alati e raffigurati con la testa di un aquila.

Fratello di Irnini, figlio di Sin e nipote di Enlil, Dio dello Spazio Aereo, a sua volta figlio di Anu che edificò Nippur, Schamash era considerato il signore di Sumer e del popolo dalla testa nera, sposò Sud chiamandola Nin.Lil.

Il tempio di Nippur era descritto come una dimora che toccava il cielo, "la casa per ascendere al cielo"; da lì En.Lil innalzava i raggi che frugavano nel cuore di tutte le terre (qualcuno dice fossero luci o laser).

Suo fratello Ea.Enki, il signore delle acque salmastre, creò l'uomo con l'aiuto della signora della montagna Nin.Hur.Sag (chiamata poi Nin.Ti), signora della vita.

"Ti", sta per vita e anche per costola, quindi divenne la signora della costola come Eva.

Enki ebbe due figli Ninurta, indicato dalle cronache come colui che scagliava "dardi di luce" e Nanna, ossia Zu sovrano di Ur, il quale "volava con la sua barca del cielo".

Altre storie strane si narrano: Ninurta combatté contro Zu quando questi rubò le tavolette dei destini e lo abbatté con un Til (vocabolo sumerico, in assiro Tilmun). In ebraico Til significa missile.

Shamash per i Moabiti, Fenici e per gli Aruas (Amazzonia) era Chamesh; Chemis nell'isola di Haiti, Cadmos per i Fenici (il Dio Rosso), adorato anche lungo le coste dal Baltico all'Indo.

Camosi o Comesh, dio del sole Venezuelano, insieme a Keri, dea della Luna, venerata anche nelle tribù dello Xingù, nelle isole Capitao Vasconcelles e nella Penisola di Malacca come Dio del Fulmine, della Luce, del tuono e terremoti, del Sole; detto il Creatore, noto col nome di Te-Pe-Dn.

Sul lago Titicaca, nelle Isole dei Canneti in Bolivia vivono gli Uros che affermano di essere il popolo più antico di quello degli Incas e sostengono che il loro ceppo era esistente prima di To.Ti.Tu., il padre del cielo che creò gli uomini bianchi.

Dicono di avere il sangue nero: "non siamo come gli altri uomini perché veniamo da un altro pianeta. Noi esistiamo da quando la terra era ancora nelle tenebre. Siamo rimasti pochissimi ed evitiamo qualsiasi contatto con altre popolazioni."

Il nome Uros ci conduce a Horus, alla tavoletta d'avorio ritrovata da Jean Jacques Marie De Morgan sulla quale vi sarebbe scritto: "Appartiene al cielo chi è del cielo, insieme agli Dei che debbono ascendere. Padre sono venuto a queste due madri (i due avvoltoi femmine). Io ascendo al cielo e viaggio sul metallo, io salgo al cielo tra le stelle, le immortali".

Horus, ovvero Horo, che a bordo della Barca di Ra usò "l'occhio di Horo" per colpire il nemico Seth. Cosa era "l'occhio di Horo"?

Horo era il compagno di Thoth, Dio del sole dell'energia, delle scienze, raffigurato come una scimmia, il babbuino dalla bianca pelliccia, giunto dal cosmo con una "camera Celeste" (somigliante ad una Capsula Nasa), che atterrò sulla collina dell'isola delle due fiamme in mezzo al lago dei due coltelli.

ERMES THOTH

Identificato con Ermes Trimegistos, Enoch per la bibbia, alto sette cubiti (proprio sette), l’onnisciente, conosciuto come Thut, Dehuti, quello di Dehut. Era anche colui che poteva controllare "l'acqua originaria Nun", ossia lo spazio cosmico. Dio della medicina. Edris per il Corano, Enoc il Settimo patriarca per gli Ebrei e Orfeo per i Greci.

La storia di Enoc si fonde con quella di Ermete, entrambi nascosero i libri della sapienza sotto le colonne di Mercurio per poi scoprire che la scienza era stata trascritta proprio sulle colonne.

Ecco quindi il Primo Ermes, il dio Thoth, dio delle scienze inventore dei geroglifici, della matematica, dell'astronomia e della medicina, la mente unica creatrice dell’universo. La sorgente del mondo, il potere della volontà che trasforma il pensiero in materia. Come citano i testi egizi: "Ciò che emana dalla sua bocca diviene. Egli parla e la parola prende forma."

Thoth è il contabile dell’universo, la sorgente di tutte le leggi naturali, il pastore degli uomini e il veicolo di conoscenza, il rivelatore nascosto. Giudice finale che vaglia la verità, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni, presiede alla pesatura del cuore e determina chi può essere ammesso al regno dei cieli.

Nel libro del respiro insegnava agli uomini come divenire Dei, attraverso il controllo del respiro. Thoth tramanda l’antica saggezza scritta su sui rotoli che nasconderà in due colonne situate una a Eliopoli e l’altra a Tebe. Solone narra che su di esse vi era incisa la storia di Atlantide. Erodoto scrisse che una era d'oro puro e l’altra come di smeraldo, capace di risplendere di notte con grande brillantezza.

Thomas Taylor raccontò di aver letto che tali colonne furono rinvenute nelle caverne vicino a Tebe. Tante le storie riguardo alle colonne e tanti i personaggi che le hanno menzionate, Achille Tatius, Crisostomo, Laerzio.

Giuseppe racconta che al suo tempo esistevano ancora ed erano state erette da Set, ma non quel Set, Tat, Thot, Sat, che erano la stessa persona. Furono i figli del Drago, i figli del Dio Serpente a costruirle, cioè coloro che venivano identificati come gli Ierofanti Egiziani e Babilonesi prima del diluvio, insieme agli abitanti di Atlantide. Di queste colonne parlò anche Erodoto e da queste colonne arrivò il sapere in Egitto.

Thoth ci porta a Ermes, chiamato Mercurio dai romani, figlio di Zeus e Maia, a sua volta figlia di Atlante. Nato sul Monte Cilene in Arcadia, è noto come Dio della fertilità, dei sogni, protettore delle greggi e della natura, messaggero degli Dei, conduttore dei morti nell’Ade. Colui che aiutò le tre Moire a comporre l’alfabeto, che inventò l’astronomia, la scala musicale, una cetra a sette corde, l’arte del pugilato e della ginnastica, la bilancia e le misure di capacità, la coltivazione dell’ulivo. Secondo la dottrina Indù Ermes e Buddha erano la stessa persona; nell’ordine genealogico egizio Ermes è il figlio del grande Thoth, Dio di tutta la conoscenza nascosta.

Il sacro numero abbinato ad Ermes è il quattro, con il quale si indica la materia, la sostanza delle cose. Quattro sono gli elementi, i punti cardinali, le regioni celesti egizie, i figli di Horus, i vasi canopi, i figli della terra, i bracci della croce.

Disquisendo riguardo al termine Herm o Herma scopriremo che il suo significato è "pile di pietra", confine, limite invalicabile. Alla frontiera con la Palestina si eleva la più alta sommità della regione, il Monte Hermon, luogo della discesa dei duecento veglianti, il luogo proibito, il confine che marca il punto dove Mosè si arrestò.

Ermopoli, Ermontis, Hermon, Ermopcrates costituiscono un unico fenomeno formatore della prima scena della civiltà che proseguirà il suo cammino con la forma della Cristianità.

Esiste una casa a Tebe che porta il nome di Ermontis; i re che venivano incoronati qui erano associati al processo di unificazione delle province egiziane, questa casa era un luogo consacrato al culto solare.

Ermes è anche il nome di un pianeta minore scoperto nel 1937, un asteroide che con un’orbita eccentrica passa molto spesso vicino alla terra. Nel gennaio del 1938 si avvicinò di circa 485 miglia.

Ermes Trimegisto è il riconosciuto autore della Tavoletta Smeraldina, ossia della descrizione delle leggi naturali della materia e dell’universo. La tavoletta è un antico artefatto, una sorgente di alchimia e scienze ermetiche condannata dal potere patriarcale dei sacerdoti egiziani, dalla chiesa medievale e dai nostri moderni capi politici e religiosi; ove sono codificate misteriose espressioni che la rendono una possente formula per raggiungere una trasformazione spirituale e accelerare l’evoluzione della specie umana attraverso il raggiungimento dei più alti stati di coscienza.

Sarebbe stata modellata in un unico blocco rettangolare di verde cristallo, o di puro smeraldo, con lettere in basso rilievo di uno strano alfabeto sconosciuto, simile all’antico fenicio, definita da chi ha potuto osservarla un accurato lavoro artigianale.

I riferimenti ad una mente, una sola cosa e la relazione fra il Sopra i il Sotto, riportati su tale Tavoletta sono stati evidenziati in molti papiri egizi fra i quali quello di Ani e nel Libro dei Morti. Gli egizi con i loro simboli esoterici hanno nascosto la vera natura di Ermes; dalle vecchie leggende emergono tracce di misteriosi viaggiatori giunti in Egitto dodicimila anni fa in possesso di un potere tecnologico e spirituale trasmesso attraverso la tavoletta di smeraldo. Il famoso Zep Tepi quando esseri divini vivevano in terra e regnavano in Egitto.

E riguardo a Thoth emergono altre storie.

Singolare che Manetone, nel raccogliere le storie dell'Egitto, parli di quattro periodi dinastici prima del regno dei faraoni, in tal modo nel 10.700 vi era il regno di Thoth, "colui che calcola i cieli", il misuratore della terra.

Questo coinciderebbe con l'era che vede l'intaglio dell'orologio stellare Stonehenge, posizionata unicamente sui cicli lunari; Thoth era anche il dio della Luna.

Un racconto egiziano narra di un calendario conteso tra Ra e Thoth, nel quale risulta che quest'ultimo era partito da una terra remota. Coincidenza?

Ricollegandoci alla "collina primordiale" notiamo che la parola "Tepe", cioè collina o montagna vulcanica, ha lo stesso significato in molte parti del mondo: in Medio oriente (ittiti), Albania, Montenegro, fra gli Indiani Americani, in Polinesia, Grecia, Persia, Isola di Pasqua, Valle dell'Indo, Aztechi, Messico; lo aveva perfino per i Cro-Magnon.

Wai-Ra era il Dio del sole delle Hawai, (Wai = sole, Te= Dio da cui Wai-Te-Ra, ossia la montagna del dio sole Ra).

Una delle isole, Sa-Wai, in lingua semita significa "il più antico" e in lingua Thaitiana "l'Universo". In Polinesia si crede che l'anima ritorni alla dimora del Sole, cioè al Ka-Wai (il Ka degli egizi). Yo è l'altro nome del Dio del sole Polinesiano. Oiv, il Dio della Trinità dei Celtiberri, è in evidente rapporto con l'Aun dei Veda, che ricorda l'Iod ebreo detto, dagli gnostici Ioa, (Iov in Ungheria).

Tupan è per gli Amerindi il dio del Tuono e del Fulmine e la fumata dei vulcani e delle eruzioni, è il Grande Dio del Mondo per il Brasile e in Amazzonia un tempio porta lo stesso nome.

IL DIO, L'ACQUA E LA DEA MADRE

Ea è il grande serpente delle acque, padre di Marduk, rappresentato con la forma di un pesce dai Caldei (come Cristo al tempo delle catacombe).

Per i Caldei era anche il Serpente del Fiume Oceano che circonda la Terra e che origina il mito Sumero di Tiamat, ove spicca la figura di Ea-Enki di Eridu, signore delle acque salmastre. È il grande pesce delle Hawai collegato a Nommo, il dio anfibio, giunto sulla terra a bordo di "un'arca piena d'acqua", "un vascello volante simile ad una fiamma" che si è spenta quando ha toccato terra.

Nommo è l'istruttore dei Dogon; colui che ha insegnato loro ciò che riguarda Sirio, il suo compagno, il suo peso, che ha parlato dell'anello di Saturno e delle 4 lune di Giove, della rivoluzione della terra. L'Uomo Pesce chiamato Seiren proveniente da Sirio (Serios). Per l'Egitto aveva un compagno "oscuro" di nome Anubis (Sirio B). Sothis (Sirio) regolava il corso del Nilo.

I Dogon dicono che Nommo "divise il suo corpo fra gli uomini per nutrirli" e "fu crocefisso su un albero per poi essere resuscitato" (come Osiride e Gesù).

Diviene Oamnes per i Sumeri e si ricollega ai Kappas, "esseri dei Canneti". Siamo tornati nuovamente intorno al Titicaca, ove sembra che siano state viste dai sommozzatori molte città sommerse sul fondo del lago.

In Giappone al Tempo di Elan (IX÷XI a.C.), anfibi legati a veicoli simili a conchiglie (l'arca di Nommo) si "muovevano a gran velocità sia sulle acque che in cielo".

Bipedi con arti palmati con tre dita a uncino, pelle serica, lucida, grandi orecchie, naso a proboscide terminante dietro le spalle in una gabbia a forma di cassetta, cappello con quattro "aghi" che ricordano il Dio elefante indonesiano Ganesa (Ganesh).

In Antiochia era adorata Attis che muore e resuscita dopo essersi bagnata in un fiume. Spontaneo il collegamento con Orejona.

Anche la Bibbia ha la sua creatura marina, il Leviathan, un serpente alato (Nahash Baraian), o tortuoso (Nahash Aqalaton).

Il suo corpo composto di squame, come scudi fusi insieme; il suo starnuto è uno splendore di fuoco, gli occhi come le ciglia dell'aurora, dalla sua bocca escono fiaccole di vivo fuoco, dalle froge fumo; quando si rizza tremano gli Angeli, dietro a lui risplende il sentiero e nel suo interno grandi lampade sono sospese (il pesce di Giona?).

Il Dio dei Maori, Maaui, "pescatore di terre", comune nelle isole del Pacifico, ha relazione con l'acqua e con strumenti atti al volo.

Il mito dell'acqua primordiale della Dea Madre, si ritrova ovunque, l'acqua che sgorga, l'acqua "madre di ogni vita". Alom per i Quiches, Manu la divinità creatrice di mondi, Mani la forza creatrice degli Indiani, Mani-Tu il Dio creatore dell'America del Nord.

Per gli Assiri e i Babilonesi Ninti, la Dea che diede i natali alla razza umana, la Signora della Vita e, come Eva, la signora della Costola. Madhava (Maria) la Vergine Madre di Buddha; Maha l'intelligenza prima, la manifestazione del Verbo. Mat-Syra-Zmlya la Dea Madre dei russi. In Egitto Marca o Marica, ossia la Vergine Madre di nome Maria.

Un altro punto in comune col Cristianesimo e la vita di Gesù. Krishna nacque prima di Gesù da una donna pura e vergine di nome Devaki; e così fu per Buddha, Lao-tse, Kungfu-Tsu, Quetzalcoatl, Marduk, tutti nati da donne vergini dopo un'"annunciazione" e l'intervento dello "spirito santo". Tutti hanno in comune la compagnia degli angeli e la visita di "magi".

Nell'Egeo, Creta e Mesopotamia troviamo Ma o Mata, ovvero "Donna di ogni forma di Vita e di fertilità". Ma, in semitico, significa "Acqua". La Maut o Mut Egizia. La Maya regina dei cieli di Pitagora. La figlia di Atlante dei greci, di Brhama il Creatore. La Mariam degli Etiopi e la Miriam degli Ebrei.

Maya è anche il nome del popolo che si dichiarava proveniente da Atlan o Aztland, come gli Incas venivano dalla porta ove sorge il sole. Maya è il linguaggio che i Greci comprendevano e l'impero nei confini del quale convivevano popolazioni bianche e nere (manoscritto di Chichicastenango).

Mana-Quilla, la dea Inca protettrice delle donne sposate e future madri. Mama-Cocha, l'acqua piovana che fertilizza la terra (Inca). Pacha Mama, adorata da un popolo che abitava il centro Preincaico di Tiahuanaco della quale era "l'acqua, madre di ogni vita".

Una statua messicana, uguale a quella di Artemide ad Atene, simboleggia la Madre-Terra. Esistono chiare similitudini con Hera, Giunone e Gea, la terra.

La Giunone dei popoli dell'altipiano peruviano, madre del genere umano, era Orejona.

Padre Blas Varela, prendendo spunto dalle tradizioni andine, racconta dell'arrivo, all'alba dell'umanità, di "un'astronave splendente come l'oro" che si posò vicino all'isola del Sole, sul lago Titicaca.

Dall'astronave scese una donna bellissima ma dal cranio a forma di pan di zucchero, diretto il riferimento alle statuette degli Dèi di Ubaid e ai crani dolicocefali rinvenuti ad Abido, Ica e Merida; mani e piedi palmati, con quattro dita e dalle orecchie molto grandi, come gli Dei dell'Asia.

Veniva dal pianeta Venere e generò i primi uomini accoppiandosi con un tapiro. Poi un giorno Orejona ripartì con la sua astronave e non fu più vista.

Il mito delle civiltà solari per eccellenza fu quello della Dea Madre insieme a quello del serpente.

IL SERPENTE

Vedi la Dèa Mertserger, serpente e avvoltoio degli Egizi, l’Ureus, la Barca cosiddetta solare di Karnak, che vola da un orizzonte ad un altro, il cui scafo è un serpente, l’Ureus sacro; scolpito sui frontoni dei templi e raffigurato da due serpenti alati. L'Ureus adorato dalla setta Agnotè dei Celtiberi nella città di Pol-De-Leon. Il disco solare di Ra in Colombia; Dio della luce in India, conosciuto col nome di Agni.

In Egitto il sole viene rappresentato come un serpente con la coda in bocca, stessa usanza fra gli Hopi e i Maya; è pure la rappresentazione di Siva. Rappresenta la saggezza Extra Umana.

Il serpente a spirale lo si ritrova fra Fenici. I Naga sono i serpenti della mitologia indiana. Agrippa di Colonia identifica l'albero del Sapere con il serpente e con il fallo, nello stesso modo viene identificato nella Genesi cap. III.

Serpente e Fallo originarono i Menhir, Dolmen e Obelischi (da Obelos cioè "spiedo"), serviti per rappresentare il Dio del Sole Crom-Ra.

Anche in Perù si trovano disegni di falli dipinti sulle urne dell'Isola di Marajo (Rep. Domenicana, Foce del Rio Amazzoni), come nel ritratto di Iside mentre cerca il fallo di Osiride. Il Lyngam, nei miti indiani Algonquini del Nord America, con il serpente avvolto in un cespuglio, che si torce come se bruciasse, ricorda il cespuglio ardente che vide Mosè.

Bassorilievi Inga identici, datati dodici o quindicimila anni fa, si trovano nell'isola di Pasqua; a Mohenjo Daro; nel Dahomey e in Egitto, da dove siamo partiti con Osiride.

Va aggiunto che Inga, o Inca, era il luogo dal quale veniva la tribù ismaelita (semita) di Canaan dalla quale derivarono i Fenici. Chiamati così dai Greci a causa del colore rosso in greco appunto "phoeniken".

Il capo supremo fra i fenici riceveva l’appellativo di "Inca".

Maco Capac (si pronuncia Mago Gapag) era il titolo che venne dato al generale colonizzatore Amilcare Mago Barga, generale Cartaginese capo delle forze Fenicie, morto nel 500 d.C..

Il dio fenicio dei viaggiatori si chiamava Melcart e, guarda caso, in Perù ad Arequipa, vi è il Tempio di Melgart collegato a Cuzco e Puno a mezzo del "camino del Inca", dedicato a Manco Capac.

Infine il primo imperatore peruviano viene descritto: alto, biondo, di pelle bianca, occhi chiari e naso aquilino.

Il Dio dei Fenici fu Baal Samin che significa "Signore che è nei cieli" e la sua dimora era la "grande pietra conica". Questo ci riconduce alle piramidi e all'Egitto.

Anche esaminando l'atto della creazione, l'inizio del tutto, si trovano denominatori comuni in ogni usanza.

In India l'inizio è Visnu disteso, immobile su di un cobra dalle mille teste; entrambi sono situati sopra un oceano di latte. Il serpente Ananta rappresenta l'assenza del tempo, l'eternità.

Anche in Egitto si ritrova l'oceano primordiale, il Nun, origine di ogni cosa. La distesa delle acque chiamata Nammu, madre del cielo e della terra, che per i Sumeri era il Caos. Il concetto venne ripreso dalla Bibbia, quindi per tutti esiste un Caos iniziale dal quale tutto ebbe origine.

Per i Greci era un vuoto pieno di potenza privo di organizzazione; per il mondo germanico era uno spazio vuoto ove a settentrione ponevano il Niflheim, il paese delle nebbie e delle tenebre, a sud il Muspellsheim il paese del fuoco e del benessere. C'è da chiedersi per qual motivo hanno usato un nome come "Niflheim" che ricorda tanto il popolo dei "Nefelim".

I cinesi raffiguravano il caos come un otre, mentre i Giapponesi come un oceano d'olio.

Panku divise il suo corpo di gigante creando gli elementi. Gea e Urano generarono i Titani come Oceano e Crono, quindi in tal modo si crea la vita e il tempo, che dona ordine agli eventi.

Ma al di là della ricerca del principio vitale che mosse il creato e originò le varie genie di Dei, in ogni popolo, in ogni Pantheon, ognuno doveva fare i conti col destino, il fato.

Odino seguiva i decreti delle Norme, tre Dee del Destino (Urd, Skuld e Verdandi), Zeus seguiva le orme delle Moire. Brahma generò l'uomo su progetto e ordine di Maya.

Per concludere ritorniamo ad Osiride per ribadire che fa parte dei miti Egizi e simboleggia tutti i fenomeni di natura ciclica, come la vita e la morte, e che contiene una vicenda e un pensiero precristiano del quale l'Egitto sembra esserne la culla.

La fonte del Cristianesimo si trova nei culti ellenistici dei misteri, provenienti da antichi culti egizio-orientali. Il culto di Attis, Dionisio, Mitra e Iside, contengono ciò che si trova nell'odierno cristianesimo.

Nel nome di Mitra e di Dionisio si guarivano i malati, si risuscitavano i morti, si contemplava un battesimo, si praticava la comunione con tanto di ostie e vino, per rappresentare il corpo e il sangue della divinità.

Come abbiamo visto era contemplata la nascita mediante la penetrazione di un raggio divino nel corpo di una madre vergine. Si ritrova perfino una strage degli innocenti effettuata da un re geloso.

Se leggiamo le storie dei grandi messia delle religioni vi troveremo molto in comune, scopriremo che ognuno parla di verità: Buddha si definisce, come Gesù, "la verità"; Zaratustra promette di tornare "con i santi angeli"; Krishna annuncia che "il mondo non lo riconoscerà".

Osiride, Viracocha, Quetzacoatl, o altro, fu l'iniziatore di una religione sofisticata che sviluppò prima del 3100 a.C., dato che in quel periodo era già fortemente radicata.

Non a caso oggi si è riscoperta la vicenda di Akhenaton e Mosè, del Monoteismo, si indaga su Ermes-Toth e la Tavola di Smeraldo.

Si analizzano le dottrine esoteriche, si ripercorrono le vicende dei Templari, si sondano i misteri alchemici, si riesumano i libri apocrifi e i miti religiosi dei popoli per carpirne i segreti.

Alla fine ci ritroviamo di fronte a un Dio Unico, che assume nomi e sembianze secondo le credenze dei popoli. Un’unica forza creatrice che "ci circonda, ci penetra, tiene unito tutto l'universo".

http://ilquieora.blogspot.it/2014/01/gl ... _9789.html



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 08/04/2015, 13:07 
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ll flauto Divje Babe, scoperto in una grotta in Slovenia nel 1995, è da tempo annunciato come il più antico strumento musicale mai scoperto. Un frammento del femore di un orso delle caverne che era stato trafitto con fori uniformemente distanziate e perfettamente formate, datate tra 60,000-43,000 anni. L'età della reliquia radicalmente suggerisce che i Neanderthal costruivano e suonavano flauti prima della comparsa di Homo sapiens nella regione.

Per alcuni scienziati, questa conclusione era semplicemente troppo da digerire. Un nuovo studio sostiene l'antico manufatto non è altro che un osso che era stata masticato dalle iene.
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http://www.ancient-origins.net/news-his ... nas-002874



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 22/04/2015, 14:28 
Conversazione con Santos Bonacci circa la natura comune, ermeticamente nascosta, dell'Antica Sacra Scienza all'interno delle principali religioni mondiali.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 26/04/2015, 17:27 
“Storia Mazica”

Dal diario del Parri: “Insieme al papiro Exius ed al frammento “Vennero dal cielo”, è stato acquistato da Masgardner anche uno scritto risalente al IV secolo a. C. redatto in greco antico, attribuibile ad Ermecate Servio. Trattasi di documento autografato dall’autore in cui viene descritta “una storia egiziana” dalle più lontane e sconosciute origini pre-semitiche, in un tempo di uomini e dèi precedente al Diluvio di Noè, in una zona non ben definita del nord Africa - potrebbe trattarsi della Tunisia stando al nome Mazico, che compare più volte nelle descrizioni, e che potrebbe riferirsi al nome “Mazyes” riportato in una antica carta geografica del VI sec. a. C. di Anassimandro.

Risulta evidente il ricordo dell’origine della Sfinge e del popolo egizio, invece è indecifrabile il significato della parola: “Duo-do”.
Potrebbe essere la testimonianza delle migrazioni di genti Atlantidee in terra d’Africa, come potrebbe benissimo essere una storia a puro sfondo fantasioso mitologico sfruttante nomi e luoghi storicamente accertabili.

Il fascino di questo documento è quello legato alla costruzione di un tempio sotterraneo dove secondo l’autore fu rinchiusa la “possente”. Qual è il suo contenuto? Cosa nascondeva in realtà? Un tesoro? Oro, preziosi? Cosa fu nascosto nelle vicine case degli dèi? La “trave del cielo” per gli egizi era il nome identificativo dell’obelisco: avevano nascosto un obelisco nella casa più antica (piramide)?

Cosa sono i “Sette sepolti”? Papiri di sapienza? Gioielli? Bracciali? Una Grande Enneade è alla base della cosmogonia egizia della città di Eliopoli, è composta da quattro coppie divine; Shu/Tefnut, Geb/Nut, Osiride/Iside, Seth/Nefti, sopra le quali svetta Atum. Una Piccola Enneade sembra completarla e talvolta sostituirla con l’inserimento nei ranghi divini di altre quattro figure quali Anubi, Maat, Horo, e Thot. Alcune di queste divinità compaiono nella storia Mazica.

Il 12 marzo 1979 ho acquistato per conto di mr. Masgardner i quattro papiri Exius insieme ad una serie di monili, cinque statuette in terracotta, un vaso canopo, il testo di Ermecate “Vennero dal cielo”, e la “Storia Mazica”.

Immagine

Testo tradotto ed interpretato secondo il senso del racconto, in maiuscolo i nomi propri; in minuscolo tutti gli altri, es: grande padre, signori della montagna, guardiana possente, antica città, terra... etc.

“Scesero dal grande uccello senza piume sette coppie divine.

Maschi e femmine di splendente bellezza, della maestosa eleganza furono tra gli uomini. Altre quattro coppie seguirono le prime giungendo dal grande oceano su trireme veloci spinte dal vento senza fine.

Il decimo giorno d’inverno giunse l’ultima coppia.

Dieci il numero che scelsero per il ricordo. Il potere giunse dal mare e dal cielo come da sempre creduto. Amon il maschio, Theba-ade la femmina, Teuth, Hept Supht il duo-do, i capi.

Salirono al monte nel terzo giorno di Tyra, e costruirono la “città nascosta” tra i verdi monti. Casa di Mazye alta, casa degli dèi venuti dal mare. Nascosero i segreti degli otto, di due sacri del comando, l’alta casa di Mazye, non svettava in altezza e potenza, ma nella roccia della caverna profonda lontana dallo sguardo degli uomini, viveva.

Al comando Teuth, grande signore degli otto.
Allora questa terra e tutte quelle ad occidente del grande padre erano in fiore, come tramandato, con alberi da frutto e pascoli popolati da animali il cui ricordo ora nessuno rammenta. Il grande serpente dal respiro pestifero, il piccolo tanti piedi dal volto di peli, il bue a tre corni, il cavallo dalle macchie, il gatto dai denti a lama vivevano in quella terra dove l’acqua, ed il calore proteggevano la vita di uomini e dèi.

Nel tempo di Pha, e Ithan nacquero le più belle opere e conquiste che l’uomo e gli dèi potessero fare, quella più grande fece sbocciare il giardino, nell’altro braccio al grande padre cambiando la sua strada, da arricchire di vita e prosperità le terre dell’isola delle nebbie, casa degli dèi.

La nuova via permetteva agli dèi, di raggiungere il grande mare Atlantico dal percorso tagliato per raggiungere le vicine isole del regno divino.

Il tempo dei grandi alberi e degli erbivori viveva tra uomini e dèi, Ra si ergeva tra tutti i popoli della valle di Pha come il creatore di quel mondo di pace, primo dei “signori della montagna” a camminare nelle piane, a comandare il potere del sole nascondendovi il suo segno.

Costruì strade per il cielo e la terra, insegnando la navigazione (…) templi per il culto per il sacrificio, per la vita nuova (…) di ogni uomo nato da donna, nel potere del nome manifestava dio (…) ad esso nudo di se per il perdono (…) il non generato (…) nell’alleanza del pane sacro poneva se stesso.

Tutti doni distribuiti agli uomini con occhi aperti e libertà presi a grandi mani dall’antica città, arricchivano il mondo degli uomini (…) gli uomini non riconoscevano la gratitudine al dio agitati da “senza nome”.....

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Qualcuno ne sa di più su questa storia?

Attendibilità?!

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 27/04/2015, 23:10 
Cita:
il gatto dai denti a lama


La tigre dai denti a sciabola è di fatto un gatto dai denti a lama...

Cita:
Questi predatori del Cenozoico sono noti a partire dal Miocene, anche se le forme più note sono più recenti (Pleistocene). I due gruppi principali sono le tigri dai denti a sciabola propriamente dette o Smilodontini (ad esempio Smilodon e Megantereon) e le tigri dai denti a scimitarra o Homotheriini, dai canini più corti (Machairodus e Homotherium). Un altro gruppo primitivo, a volte incluso nella sottofamiglia, è quello dei Metailurini (che comprende il ben noto Dinofelis e Metailurus). Gli smilodontini, di solito, hanno denti più allungati (con tanto di flangia ossea della mandibola a proteggere il dente) e corpi più robusti, mentre gli omoterini comprendono forme più leggere, con zampe più lunghe e canini più corti. Nel 1999, però, è stato scoperto un resto fossile denominato Xenosmilus che sembrerebbe rappresentare un punto intermedio tra i due gruppi, in quanto possiede i canini corti e le zampe e il corpo robusti.


Cita:
Habitat[modifica | modifica wikitesto]
È credenza comune che le tigri dai denti a sciabola vivessero solo in ambienti freddi a causa dell'Era glaciale.In realtà, mentre alcuni di questi animali prosperarono certamente in questo tipo di clima, la storia evolutiva dei macairodonti dimostra che si svilupparono in climi caldi in contemporanea con il diffondersi delle praterie, nel Miocene inferiore (circa 20 milioni di anni fa). Si estinsero solo circa 10.000 anni fa, alla fine del Pleistocene.


nelle praterie ci sono:

Immagine

Cita:
il cavallo dalle macchie


Cita:
Mantelli a due pelami[modifica | modifica wikitesto]
Macchiati[modifica | modifica wikitesto]

mantello appaloosa
I mantelli macchiati hanno un'origine indefinita ma sono tipici di alcune razze americane come l'Appaloosa. I principali tipi di mantello macchiato sono: Il leopard, caratterizzato da un manto grigio o crema con piccole macchie scure ovunque; Il macchiato con coperta ovvero un mantello spesso baio o morello che sulla groppa presenta una chiazza bianca macchiata del colore del mantello; Il marble è caratterizzato da un disegno screziato su tutto il corpo tranne che sulla testa; Lo snow flake caratterizzato da un mantello scuro coperto di macchie bianche; Il frost, con piccole macchie bianche distribuite su un manto scuro. Serve per distinguere le razze dei cavalli e li rende ancora più interessanti e belli.

Pezzati[modifica | modifica wikitesto]
(1/2)▶

Mantello tobiano
Il mantello pezzato è dato da macchie bianche e macchie di colore dei mantelli descritti in precedenza. Si distinguono in due principali gruppi:

Tobiano: mantello bianco macchiato di colore (baio, morello, roano, etc.)
Overo: mantello di colore (baio, morello, roano, etc.) macchiato di bianco.


E dulcis in fundo il tanti piedi dal viso peloso...

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 05/05/2015, 21:56 
La legge di gravita' formulata in antichi testi indiani 3000 anni prima di Newton!

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Fu Newton a scoprire la legge di gravita' come abbiamo studiato nei libri di scuola? O c'è una possibilità che popoli, migliaia di anni fa, fossero gia' a conoscenza di tali fenomeni naturali?

Secondo le dichiarazioni di uno dei più emineti scienziati indiani in alcuni slokas aka, versi di antichi testi Veda, vengono descritti fenomeni naturali e leggi della fisica scoperti dagli occidentali molti secoli dopo. Madhavan Nair, ha sottolineato che i Veda, sono un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri in cui si menziona la presenza di acqua sulla luna, la forza gravitazionale e altri fenomeni fisici che solo secoli dopo verranno scoperti.

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I Veda contengono una ricchezza incredibile di informazioni nel settore dello spazio e dell'energia atomica,sono una miniera d'oro della conoscenza, con informazioni su metallurgia, algebra, astronomia, matematica, l'architettura e l'astrologia e tante altre cose.

Nair addirittura ha contestato l'idea che Isaac Newton fosse stato il primo a formulare la legge di gravità. Per Nair tutto è scritto, tutto è già dimostrato negli antichi testi sacri. Il ricercatore, ex presidente della ISRO, ha sorpreso la comunità scientifica che indica che alcuni 'slokas' o versetti Veda si riferiscono ad eventi che sono stati poi confermati dalla scienza.

Nair non è solo qualcuno che parla solo per il gusto di farlo, è stato uno degli artefici della Agenzia spaziale indiana, che sono riusciti a trasmettere le prime immagini a colori della luna con il satellite inviato nel 2008.

Madhavan Nair, fa riferimento agli antichi antenati e parla con orgoglio della loro storia nazionale.

Secondo l'ex capo dell'agenzia spaziale indiana, la missione del spaziale sulla Luna Chandrayaan è stata resa possibile grazie ad una equazione formulata migliaia di anni fa da Aryabhata.

http://ewao.com/a/1-3000-year-old-india ... ore-newton

http://terrarealtime2.blogspot.it/2015/ ... l?spref=fb



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 06/05/2015, 10:13 
Atlanticus81 ha scritto:
“Storia Mazica”

Dal diario del Parri: “Insieme al papiro Exius ed al frammento “Vennero dal cielo”, è stato acquistato da Masgardner anche uno scritto risalente al IV secolo a. C. redatto in greco antico, attribuibile ad Ermecate Servio. Trattasi di documento autografato dall’autore in cui viene descritta “una storia egiziana” dalle più lontane e sconosciute origini pre-semitiche, in un tempo di uomini e dèi precedente al Diluvio di Noè, in una zona non ben definita del nord Africa - potrebbe trattarsi della Tunisia stando al nome Mazico, che compare più volte nelle descrizioni, e che potrebbe riferirsi al nome “Mazyes” riportato in una antica carta geografica del VI sec. a. C. di Anassimandro.

Risulta evidente il ricordo dell’origine della Sfinge e del popolo egizio, invece è indecifrabile il significato della parola: “Duo-do”.
Potrebbe essere la testimonianza delle migrazioni di genti Atlantidee in terra d’Africa, come potrebbe benissimo essere una storia a puro sfondo fantasioso mitologico sfruttante nomi e luoghi storicamente accertabili.

Il fascino di questo documento è quello legato alla costruzione di un tempio sotterraneo dove secondo l’autore fu rinchiusa la “possente”. Qual è il suo contenuto? Cosa nascondeva in realtà? Un tesoro? Oro, preziosi? Cosa fu nascosto nelle vicine case degli dèi? La “trave del cielo” per gli egizi era il nome identificativo dell’obelisco: avevano nascosto un obelisco nella casa più antica (piramide)?

Cosa sono i “Sette sepolti”? Papiri di sapienza? Gioielli? Bracciali? Una Grande Enneade è alla base della cosmogonia egizia della città di Eliopoli, è composta da quattro coppie divine; Shu/Tefnut, Geb/Nut, Osiride/Iside, Seth/Nefti, sopra le quali svetta Atum. Una Piccola Enneade sembra completarla e talvolta sostituirla con l’inserimento nei ranghi divini di altre quattro figure quali Anubi, Maat, Horo, e Thot. Alcune di queste divinità compaiono nella storia Mazica.

Il 12 marzo 1979 ho acquistato per conto di mr. Masgardner i quattro papiri Exius insieme ad una serie di monili, cinque statuette in terracotta, un vaso canopo, il testo di Ermecate “Vennero dal cielo”, e la “Storia Mazica”.

Immagine

Testo tradotto ed interpretato secondo il senso del racconto, in maiuscolo i nomi propri; in minuscolo tutti gli altri, es: grande padre, signori della montagna, guardiana possente, antica città, terra... etc.

“Scesero dal grande uccello senza piume sette coppie divine.

Maschi e femmine di splendente bellezza, della maestosa eleganza furono tra gli uomini. Altre quattro coppie seguirono le prime giungendo dal grande oceano su trireme veloci spinte dal vento senza fine.

Il decimo giorno d’inverno giunse l’ultima coppia.

Dieci il numero che scelsero per il ricordo. Il potere giunse dal mare e dal cielo come da sempre creduto. Amon il maschio, Theba-ade la femmina, Teuth, Hept Supht il duo-do, i capi.

Salirono al monte nel terzo giorno di Tyra, e costruirono la “città nascosta” tra i verdi monti. Casa di Mazye alta, casa degli dèi venuti dal mare. Nascosero i segreti degli otto, di due sacri del comando, l’alta casa di Mazye, non svettava in altezza e potenza, ma nella roccia della caverna profonda lontana dallo sguardo degli uomini, viveva.

Al comando Teuth, grande signore degli otto.
Allora questa terra e tutte quelle ad occidente del grande padre erano in fiore, come tramandato, con alberi da frutto e pascoli popolati da animali il cui ricordo ora nessuno rammenta. Il grande serpente dal respiro pestifero, il piccolo tanti piedi dal volto di peli, il bue a tre corni, il cavallo dalle macchie, il gatto dai denti a lama vivevano in quella terra dove l’acqua, ed il calore proteggevano la vita di uomini e dèi.

Nel tempo di Pha, e Ithan nacquero le più belle opere e conquiste che l’uomo e gli dèi potessero fare, quella più grande fece sbocciare il giardino, nell’altro braccio al grande padre cambiando la sua strada, da arricchire di vita e prosperità le terre dell’isola delle nebbie, casa degli dèi.

La nuova via permetteva agli dèi, di raggiungere il grande mare Atlantico dal percorso tagliato per raggiungere le vicine isole del regno divino.

Il tempo dei grandi alberi e degli erbivori viveva tra uomini e dèi, Ra si ergeva tra tutti i popoli della valle di Pha come il creatore di quel mondo di pace, primo dei “signori della montagna” a camminare nelle piane, a comandare il potere del sole nascondendovi il suo segno.

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Non so perchè ma il significato dei testi di questi scritti,mi riporta alla mente Atlantide nel Canale di Sicilia e nel Nord Africa. [:291]


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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 10/05/2015, 19:49 
Il simbolismo della tartaruga: geometria sacra e architettura esoterica

Può essere utile rivolgere inizialmente lo sguardo ad Oriente e in particolare ad un pilastro del pensiero cinese: il concetto di Grande Triade , ossia Cielo, Terra, Uomo (Tien-Ti-Jen). Numerosi sono i simboli tradizionali che raffigurano l’Uomo come termine medio della Grande Triade, posto tra il Cielo e la Terra e in tal modo adempiente la sua funzione di ‘mediatore’. Ad esempio, le tre linee intere (yang) o spezzate (yin) di ciascuno degli otto trigrammi dell’I-King, il celebre ‘Libro dei Mutamenti’ dell’arte divinatoria cinese, corrispondono proprio ai tre termini della Triade: il tratto superiore rappresenta il Cielo, il tratto mediano l’Uomo e il tratto inferiore la Terra.

Parimenti, questi tre termini rappresentano uno dei molteplici significati del ‘Sigillo di Salomone ’ (noto come ‘Stella di David’, la ‘stella a sei punte’ simbolo dello stato ebraico): in questo caso, il triangolo diritto è la natura celeste e il triangolo rovesciato la natura terrestre, mentre l’insieme simboleggia l’ “Uomo Universale” che, unendo in sé le due nature, è appunto per questo il ‘mediatore’ per eccellenza (facciamo notare, per inciso, che – trasposto in termini cristiani – questo simbolismo rappresenta l’unione della natura divina e della natura umana in Cristo, che fa appunto da ‘mediatore’ tra gli uomini e Dio). Anche nel simbolismo massonico del ‘compasso’ e della ‘squadra’ ritroviamo tracce della Grande Triade: questi strumenti, infatti, corrispondono rispettivamente al cerchio (che si disegna appunto col compasso) e al quadrato (disegnato con la squadra) e, di conseguenza, al Cielo (di cui il cerchio è il simbolo) e alla Terra (di cui è simbolo il quadrato). Il maestro massone, che – per una nota formula massonica – “si trova sempre tra la squadra e il compasso”, rappresenta ovviamente l’Uomo, ancora una volta con funzione di mediatore.

Ma il simbolo estremo-orientale connesso con la Grande Triade che ci interessa maggiormente in questa sede è quello della Tartaruga, la quale è posta tra le due parti superiore e inferiore della sua corazza come l’Uomo fra il Cielo e la Terra! In tale raffigurazione, la stessa forma delle due parti è significativa almeno quanto la loro posizione: la parte superiore, che ‘copre’ l’animale, per la sua forma arrotondata corrisponde ancora una volta al Cielo e la parte inferiore, che lo ‘sostiene’, per la sua forma piatta corrisponde alla Terra. L’intera corazza è perciò un’immagine dell’Universo (in sintonia con il principio ermetico del ‘come in alto così in basso’) e la tartaruga, posta tra le sue due parti, rappresenta naturalmente il termine mediano della Grande Triade, ossia l’Uomo.

Inoltre, la sua ritrazione all’interno della corazza simboleggia la concentrazione nello ‘stato primordiale’, lo stato dell’“uomo vero”; tale concentrazione costituisce poi la realizzazione della pienezza delle possibilità umane perché, anche se in apparenza il centro è solo un punto senza estensione, in realtà questo punto contiene tutte le cose – come in una sorta di Ologramma cosmico o nell’Aleph cabalistico magistralmente descritto da Jorge Luis Borges –. Proprio per questo l’uomo vero racchiude in se stesso tutto ciò che è manifestato nello stato di esistenza con il cui centro esso si identifica. Per gli antichi cinesi, ovviamente, l’uomo vero si reificava nella figura dell’Imperatore o, più in generale, del Principe : ad esempio, il vestito degli antichi principi – in analogia con la tartaruga ma anche (!) col simbolismo massonico – doveva avere una forma rotonda in alto (cioè nel colletto) e quadrata in basso, a rappresentare appunto il cielo e la terra.

Ma se il suo vestito aveva un significato simbolico, lo stesso valeva per tutte le azioni della vita del sovrano che erano regolate esattamente secondo precisi rituali. Un esempio caratteristico di tali rituali era la circumambulazione dell’Imperatore nel Ming-tang. Il tetto di questo caratteristico edificio, residenza del sovrano, aveva una forma arrotondata, mentre la sua base aveva una forma quadrata o rettangolare: posto fra il tetto e la base, che richiamano evidentemente le due parti superiore e inferiore della corazza della tartaruga, l’Imperatore rappresentava appunto l’Uomo tra il Cielo e la Terra. Quest’ultima disposizione costituisce peraltro un modello architettonico che si ritrova con grandissima frequenza, e con lo stesso valore simbolico, in molte strutture tradizionali diverse, come lo stûpa buddista o la qubbah islamica.

E’ interessante notare che la pianta del Ming-tang era conforme alla suddivisione dell’impero cinese del terzo millennio avanti Cristo attribuita a Yu il Grande: comprendeva infatti nove sale disposte esattamente come le nove province dell’impero, secondo lo schema ispirato al cosiddetto diagramma Lo-chou o ‘Scritto del Lago’ che, così vuole la leggenda, era stato portato a Yu il Grande da una tartaruga (sempre e ancora lei!) e in cui i primi nove numeri naturali sono disposti in modo da formare quello che viene chiamato un ‘quadrato magico’. Nel quadrato magico (la cui caratteristica è quella di dare sempre 15 come risultato delle somme eseguite sugli assi e le diagonali) il centro è occupato dal numero 5, che sta anch’esso nel ‘mezzo’ dei primi nove numeri: analogamente nell’impero cinese la provincia centrale, che corrispondeva a questo numero e dove risiedeva l’imperatore, era chiamata ‘Regno del Mezzo’, da cui poi la denominazione sarebbe stata estesa all’intera Cina.

Il Ming-tang, inoltre, aveva dodici aperture sull’esterno, tre su ciascuno dei quattro lati, che corrispondevano ai dodici mesi dell’anno: quelle della facciata orientale ai tre mesi primaverili, quelle della facciata meridionale ai tre mesi estivi, quelle della facciata occidentale ai tre mesi autunnali e quelle della facciata settentrionale ai tre mesi invernali. Le dodici aperture formavano quindi uno Zodiaco: nel corso del ciclo annuale, l’Imperatore compiva nel Mingtang una circumambulazione in senso ‘solare’ arrestandosi successivamente in dodici stazioni corrispondenti alle dodici aperture, e da esse promulgava le ordinanze adatte ai dodici mesi. La circumambulazione si effettuava sempre con ritorno al centro, il quale centro individuava il punto di mezzo dell’anno.

Del pari, quando visitava l’Impero, il sovrano percorreva le province in un ordine corrispondente e poi tornava alla sua residenza centrale. In definitiva, il Ming-tang era un’immagine dell’Universo concentrata in un luogo che rappresentava l’Invariabile Mezzo. Ed effettivamente lo era, sotto il duplice aspetto dello spazio e del tempo, perché il simbolismo spaziale dei punti cardinali era messo in diretto rapporto con quello temporale delle stagioni nel ciclo annuale. In tutto ciò l’Imperatore appariva propriamente come il ‘regolatore’ dell’ordine cosmico stesso e questo faceva di lui la rappresentazione dell’ “uomo vero”.

La cosa interessante, a questo punto, è notare come il simbolismo della Tartaruga – cioè del Cerchio e del Quadrato – costituisca non solo un perfetto tramite tra la tradizione esoterica estremo-orientale e quella occidentale ermetico-alchemica ma, intrecciandosi ulteriormente con l’iconografia cristiana, con il simbolismo del Graal e con quello Templare (da cui tra l’altro deriva quello Massonico), ci porti direttamente a scoprire un mondo nascosto di analogie e correlazioni che legano matematica e arte, geometria e biologia, musica e architettura in una inscindibile unità… Iniziamo subito col sottolineare che l’ideogramma alchemico dell’ ‘Uno in Tutto’ è il cerchio; linea o movimento che si conchiude in se stesso e che in se stesso ha principio e fine.

Nell’Ermetismo questo simbolo esprime l’universo e, simultaneamente la Grande Opera. Il quadrato è il simbolo della terra, in opposizione al cielo, ma è anche, ad un altro livello, il simbolo dell'universo creato, terra e cielo, in opposizione al non-creato e al creatore; è l'antitesi del trascendente. Il quadrato è una figura antidinamica, ancorata sui quattro lati, rappresenta l’arresto o l'istante isolato. Il quadrato implica un'idea di stagnazione e di solidificazione, oppure di stabilizzazione . Mentre il movimento scorrevole è circolare e rotondo, l'arresto e la stabilità sono associati a figure angolose, con linee dure e a sbalzi.

Inoltre, per gli alchimisti e gli ermetismi, il quadrato sormontato dalla croce simboleggiava la pietra filosofale. Anche nella tradizione cristiana il quadrato, data l'uguaglianza dei suoi quattro lati, rappresenta il cosmo; i suoi quattro pilastri d'angolo indicano i quattro elementi. Il cerchio e il quadrato rappresentano i due aspetti fondamentali di Dio: l'unità è la manifestazione divina. Il cerchio esprime il celeste, il quadrato il terrestre, non in quanto opposto al celeste ma in quanto creato; nei rapporti fra il cerchio e il quadrato esiste una distinzione e una conciliazione: il cerchio sarà per il quadrato ciò che il cielo è per la terra e l'eternità per il tempo, ma il quadrato si inscrive in un cerchio vale a dire la terra è dipendente dal cielo. Il quadrato non è altro che la perfezione della sfera su un piano terrestre.

Per i cristiani il Cristo rappresenta l'umanità, egli verrà considerato come l'uomo quadrato per eccellenza. Da ciò non solo derivò la costruzione delle chiese ad quadratum ma anche l'uso di porre nelle chiese la Pietra Angolare come simbolo di Cristo Gesù. Nella Guida dei Pellegrini a San Giacomo di Compostela l'autore paragona la chiesa a un organismo umano, in cui la navata maggiore è simile a un corpo di cui i transetti costituiscono le braccia; le dimensioni vengono calcolate in funzione delle misure umane. L'uomo quadrato, con le braccia tese ed i piedi giunti, indica i quattro punti cardinali e in essi troviamo riuniti il significato della croce e delle quattro dimensioni che esso implica.

Questo simbolismo non può non riportare alla memoria la famosa figura dell’uomo di Vitruvio, studiata da Leonardo e composta da un cerchio che racchiude un uomo a mo’ di stella a cinque punte. Qui si tratta di un cerchio, ma lo stesso Leonardo aggiunge che l’uomo a braccia aperte ha le misure di un quadrato, perché, dice, "se la natura ha composto in questo modo il corpo dell’uomo che le membra rispondano con proporzione alla perfetta loro figurazione, pare che gli antichi con causa abbiano costituito che in tutte le perfezioni delle opere vi sia diligente misura e proporzione di ciascuna parte a tutta la figura" In realtà negli studi anatomici di Leonardo le proporzioni ubbidiscono a precisi rapporti i quali fanno quasi sempre capo ad uno degli oggetti più misteriosi ed affascinanti della geometria: la Sezione Aurea.

La sezione aurea di un segmento è la parte media proporzionale tra il segmento e la sua parte rimanente. In altre parole si ricava come soluzione del seguente problema: “Dato un segmento x + y, dividerlo in due segmenti x ed y tali che il rapporto che c'è tra il più piccolo ( x ) ed il più grande ( y ) sia uguale al rapporto tra il più grande e la somma dei due”. In termini matematici il tutto si traduce nella seguente proporzione: x : y = y : ( x + y ) dove come unità di misura può essere adottato sia l’intero segmento x + y che il segmentino più piccolo x. Nel primo caso si considera x + y = 1 , da cui si ricava x = 1 – y e dunque la proporzione diventa: ( 1-y ): y = y :1 y² + y -1 = 0 y = (√5 - 1 )/2 = 0,618... che ci dà il valore numerico della Sezione Aurea di un segmento unitario. Nel secondo caso si considera x = 1, da cui la proporzione diventa: y = 1,618... e si trova quello che è stato invece chiamato Numero Aureo F .

Il primo riferimento esplicito alla sezione aurea risale ai Greci, anche se ne ritroviamo l'uso già nelle proporzioni delle opere architettoniche dell'antico Egitto (ad es. nella Grande Piramide di Giza); in seguito fu riscoperta in epoca medioevale, e se ne occuparono, tra gli altri, Fibonacci, Leonardo da Vinci, Keplero e il fisico tedesco Ohm, anche se il primo a divulgarne le caratteristiche fu il frate Luca Pacioli.

Dal punto di vista matematico tanto la sezione aurea quanto il numero F sono dei numeri reali irrazionali, in cui cioè le cifre dopo la virgola sono infinite e si susseguono senza alcuna ripetizione periodica (a differenza di pi greco non sono però numeri trascendenti, in quanto – come si è visto – sono soluzioni di equazioni di secondo grado). Date le loro proprietà estremamente singolari, come vedremo tra un attimo, non stupisce che siano stati considerati "magici" sin dalla loro scoperta. La sezione aurea fu studiata dai Pitagorici i quali scoprirono che il lato del decagono regolare inscritto in una circonferenza di raggio r è la sezione aurea del raggio e costruirono anche il pentagono regolare intrecciato o stellato (la stella a 5 punte ripresa poi da Vitruvio), ottenuto dal decagono regolare congiungendo un vertice si e uno no.

I Pitagorici lo chiamarono pentagramma, lo considerarono il simbolo dell’armonia e lo assunsero come loro segno di riconoscimento. A questa figura è stata attribuita per millenni un’importanza misteriosa probabilmente per la sua proprietà di generare la sezione aurea da cui è nata. Infatti i suoi lati si intersecano sempre secondo la sezione aurea: AB : AC = AC : CB (manca il disegno!) La sezione aurea ha una funzione di grande rilievo nell’espressione della bellezza (è per questo che fu definita ‘aurea’ nel Rinascimento). Infatti, se disegniamo un rettangolo (ABED) in cui il rapporto tra dimensione maggiore (AB) e la minore (AD) sia la sezione aurea e al suo interno costruiamo un quadrato di lato pari alla dimensione minore del rettangolo, ripetendo ricorsivamente questa operazione si ottengono tanti rettangoli via via più piccoli in cui il rapporto tra le due dimensioni è sempre pari alla sezione aurea. Evidentemente questa peculiarità geometrica deve aver da sempre ispirato quella particolare sensazione di armonia che potrebbe spiegare la frequenza con cui la sezione aurea compare in arte e in architettura.

Gia intorno al 450 a.C. Policleto scolpì la figura del doriforo basandosi sul concetto di sezione aurea ed accompagnò il suo lavoro con un saggio teorico.

Il doriforo incarna l’idea stessa di classicità: la figura umana viene costruita armonizzando tutte le sue parti sulla base dell’unità di misura (cioè la testa che risulta 1/8 dell’altezza). La distanza dell’ombelico da terra è la sezione aurea dell’altezza del doriforo. Ma gli esempi di utilizzo della sezione aurea nell’arte sono numerosissimi, dalle dimensioni del Partenone (448-432 a.C) a molti capolavori di Michelangelo, Leonardo, Brunelleschi, Bramante e Tiziano. Un esempio illustre è il Palazzo Ducale di Venezia: dal disegno emerge che ogni tratto intero è la sezione aurea della somma del tratto intero più il tratto consecutivo tratteggiato.

Altro esempio è l’Apollo del Belvedere, dove la posizione dell’ombelico individua la parte aurea dell’altezza del corpo: in figura, A e B indicano le due parti in cui la sezione aurea divide il segmento A+B (una analoga proporzione si ritrova anche nel rapporto tra la distanza dall’ombelico ai piedi e l’altezza dell’uomo di Vitruvio, incontrato in precedenza). Ancora in riferimento alla stella a cinque punte inscritta in un pentagono regolare, così cara ai pitagorici, può essere curioso notare che il rapporto fra una qualsiasi diagonale del pentagono ed il suo lato è proprio uguale al numero aureo F , così come lo è anche il rapporto fra le parti in blu e quella in rosso della diagonale.

Si potrebbe andare avanti all'infinito, costruendo sempre altre diagonali nel pentagono che viene fuori al centro, ed i due rapporti rimarrebbero sempre uguali al numero aureo: si ottiene così una struttura geometrica ricorsiva! Rileviamo, infine, come il numero aureo si ritrovi stranamente connesso con la famosa “Successione di Fibonacci”.Questa successione, scoperta dal matematico Fibonacci quando lavorava alla corte di Federico II, è formata da numeri tali che ognuno di essi è la somma dei due precedenti: 1 - 1 - 2 - 3 - 5 - 8 - 13 - 21 - 34 - 55 - 89 - 144 - 233 - 377 ... Calcolando il rapporto fra ciascun termine ed il suo precedente, si ottengono risultati che si avvicinano sempre più al numero aureo, oscillando attorno ad esso con un'approssimazione sempre maggiore: 1/1=1; 2/1=2; 3/2=1.5 ; 5/3=1.66666... ; 8/5 = 1.6; 13/8=1.625 ; 21/13=1.615384615384…. 34/21=1.619047…..; 55/34=1.6176470588235941……. ; 89/55=1.6181818…… E’ anche interessante notare che ciascuno dei rapporti scritti sopra può essere ottenuto in successione attraverso due strane formule ricorsive autosomiglianti (… omissis…) dalle quali, al limite, si ottiene ancora una volta il numero aureo.

Questa successione non solo è importante ai fini matematici, ma viene considerata ormai da lungo tempo un principio fondamentale nella struttura degli organismi vegetali e animali: e Probabilmente il ruolo giocato dal numero aureo nella generazione della successione di Fibonacci è alla base del successo di quest’ultima non solo in campo matematico ma anche nell’individuazioni dei principi strutturali fondamentali degli organismi vegetali o animali.

Ad esempio, nelle pigne, nei capolini di girasole e nei tronchi delle palme si trovano disposizioni a spirale o ad elica che implicano l’interpenetrazione di spire destrorse e sinistrorse, dove il numero di righe per i due tipi di spire sono numeri di fibonacci successivi. Una disposizione analoga si può trovare in diversi tipi di conchiglie (come ad esempio il Nautilus in figura, la cui spirale logaritmica si incastona perfettamente nel ‘rettangolo aureo’ visto in precedenza), nelle configurazioni frattali ed autosimili degli elementi delle foglie degli alberi e addirittura nei ‘microtubuli’ del citoscheletro cellulare, dei quali i numeri di Fibonacci sembrano favorire la capacità di processare informazione e di comportarsi come automi cellulari (vedi Koruga, Hameroff e Penrose).

Infine, la sezione aurea e i numeri di Fibonacci sembrano rivestire una particolare importanza anche in campo musicale: la strutturazione a nautilus della coclea dell'orecchio umano, situata alla fine dell'orecchio interno, segue infatti le leggi della sezione aurea e così pare faccia anche l’organo del Corti. Inoltre, calcolando il valore decimale approssimato dei vari termini della successione dei rapporti di Fibonacci vista in precedenza, troviamo: 1; 2; 1,5; 1, 666; 1,6; 1,625; 1,615; 1, 619; 1, 617; 1, 6181; 1, 6180 ecc. che corrispondono agli intervalli musicali: unisono=1 ; ottava=2 ; quinta=1,5 ; sesta maggiore=1,666 ; sesta minore=1,6 (di cui gli ultimi sono i complementari degli intervalli di terza minore e maggiore). Se poi applichiamo la serie di Fibonacci alle sovrarmoniche e alle sottoarmoniche di un suono di riferimento (ad es. il DO) avremo che i numeri in successione aurea 3, 5,e 8 superiori al suono dato corrispondono ai suoni MI, SOL e Do acuto e i numeri 3, 5 e 8 inferiori allo stesso suono corrispondono al LAb, FA e DO grave.

Abbiamo così l'harmonia maggiore e minore. Non a caso, evidentemente, la sezione aurea è un punto di riferimento per la costruzione delle canne degli organi e di altri strumenti musicali, quali ad esempio i violini. Ma le sorprese relative alla sezione aurea non finiscono certo qui…

La tradizione del Santo Graal racconta che “Tre tavole sostenevano il Graal: erano tonda, quadrata e rettangolare. Ciascuna aveva lo stesso perimetro e il numero delle Tre era Due-Uno”. Questa ambigua descrizione delle Tavole è servita a perpetuare l’immagine del Graal sotto forma di oggetto, come una coppa o un piatto. Le Tavole stesse sono state paragonate a quelle di re Artù, del Castello del Graal e dell’Ultima Cena. Tuttavia la specifica 2:1 è una proporzione tabulare della sezione aurea e ha poco a che fare con le tavole in senso pratico. Infatti il numero aureo si può ricavare come semi-somma della diagonale e del lato minore di un rettangolo che sia costituito da due quadrati uguali di lato unitario affiancati (il cosiddetto ‘doppio quadrato’ di proporzione 2:1): si ha cioè (√5+1)/2= 1,618.... = F A partire da F, elevandolo al quadrato e moltiplicandolo per il rapporto 12/10, si può ottenere il numero Pi (pi-greco, emblema del cerchio) attraverso il cosiddetto ‘calcolo aureo’: F² x(12/10) = 3,1416…. = Pi

E a questo punto è effettivamente possibile calcolare la circonferenza della Tavola Rotonda del Graal partendo dal suo equivalente quadrato di uguale perimetro (come afferma la tradizione) moltiplicando mezzo lato del quadrato per la radice di F (da cui si ottiene il raggio della circonferenza) e poi il risultato per 2Pi (provare per credere!). Notiamo per inciso che il fattore 12/10, che compare nel calcolo di ?, non è affatto casuale: infatti 10 è il doppio di 5, che – dal punto di vista esoterico – è il ‘numero della Terra’, e 12 il doppio di 6, che è il ‘numero del cielo’.

Inoltre la misura naturale delle linee rette (e, in generale, la misura dello spazio) si effettua mediante una divisione decimale mentre quella delle linee circolari mediante una suddivisione duodecimale (che è anche la suddivisione preferenziale dei cicli temporali): il rapporto 12/10 mette dunque simbolicamente in relazione il ternario Cielo-Cerchio-Tempo col ternario Terra-Quadrato-Spazio, ed entrambi con la sezione aurea e con il ?. Il che non è poco! Ma l’uso della geometria del Graal che più impressiona e ispira un timore reverenziale lo troviamo ancora una volta nel campo dell’arte, e più precisamente nell’architettura gotica (non per niente Louis Charpentier, che più di ogni altro ha sviscerato i segreti del calcolo tabulare in relazione al Graal, ha intitolato la sua opera principale “I misteri della cattedrale di Chartres”). Il nome gotico, come noto, deriva dal greco goetic (azione magica) e dal celtico Goatique (la legge degli organismi vegetali). La caratteristica principale degli edifici gotici è l’arco a sesto acuto, l’ogiva, che apparve per la prima volta intorno al 1130 subito dopo il ritorno dei Cavalieri Templari dalla Crociata in Terra Santa.

I Templari e i loro alleati cistercensi, sotto la guida di Bernardo di Chiaravalle, ebbero un ruolo determinante nell’introduzione e lo sviluppo dell’architettura gotica (oltre che nella diffusione delle leggende del Graal). Come ubicazione, usarono espressamente i siti della Dea Terra, cioè quei luoghi (nodi) dove le correnti telluriche (legate alle linee di forza del campo energetico terrestre) si intrecciavano e si concentravano maggiormente (in epoca megalitica tali siti venivano rafforzati con l’uso dei Dolmen – come quelli di Stonehenge). Questi luoghi, inoltre, venivano considerati come ‘accumulatori’ ed ‘amplificatori’ del suono (più precisamente delle cosiddette ‘risonanze telluriche’).

Di conseguenza, ecco che nell’architettura gotica l’ogiva assume la funzione di un ‘dinamico vibratore sonoro’: a differenza degli altri stili di costruzione, la sua forza cosmica trascina in alto, trasportando la corrente tellurica verticalmente attraverso le persone sottostanti.

L’azione delle onde sonore all’interno di un’ogiva può infatti essere controllata come il suono prodotto da canne d’organo di lunghezza diversa o dai vari tasti di uno Xilofono. I gradi di risonanza mutano con le specifiche delle singole ogive e le costruzioni gotiche sono spesso accordate nella stessa maniera, diciamo, di un pianoforte. L’ogiva a croce, usata nei soffitti e nei contrafforti volanti, consente di raggiungere un grado di sintonia ancora maggiore trainando l’edificio ancora più in alto e facendo sì che le persone assumano una posizione più eretta. In un ambiente così ben studiato, certi suoni musicali possono accrescere la forza terrestre ascendente, così come il canto gregoriano venne ideato a questo scopo entro confini più pesanti e meno elastici. Dato che la geometria del Graal era insita nella costruzione delle cattedrali, è interessante notare che il fattore di moltiplicazione di 12/10 (di cui si è già discusso) è anche l’intervallo di una ‘terza’ in musica (6/5), cioè l’intervallo fra una scala maggiore e una minore.

La musica, dunque, appare sostanzialmente come geometria espressa sotto forma di suoni: contiene infatti le stesse armonie che appaiono nella sacra proporzione architettonica. Come vi sono scale geometriche , così vi sono scale musicali, che si possono disegnare come triangoli rettangoli con le intersezioni al vertice dell’ipotenusa rapportate alle frequenze tonali delle verticali.

Se si traspongono queste figure musicali alla base e al culmine interno agli edifici, si possono tracciare le relative note di una scala sui montanti. Quindi, uno spazio interno può essere costruito musicalmente secondo una certa scala e le sue qualità armoniche saranno direttamente legate al modello architettonico. D’altra parte questo concetto era stato espresso molto tempo già fa dallo stesso Pitagora (ancora lui!), il quale affermava che le scale numericamente gradevoli all’orecchio sono le stesse che deliziano l’occhio e la mente. E gli faceva eco Platone, che usava esempi musicali come misura di armoniosa proporzione in tutte le cose.

Per concludere, poiché pare che i Templari trasmisero i loro segreti architettonici ai maestri muratori che in seguito confluirono nella Massoneria Scozzese, ecco che il cerchio si chiude e il simbolismo della Tartaruga, sotto le già incontrate sembianze della squadra e del compasso massonici, conferma ancora una volta il suo ruolo di perfetto filo conduttore per il nostro viaggio nell’affascinante mondo dell’esoterismo...

http://sonoconte.over-blog.it/2015/05/i ... erica.html



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MessaggioInviato: 14/05/2015, 11:01 
Scoperta un'antichissima civilta' sconosciuta nell'Iran orientale - La fede nella resurrezione dopo la morte simboleggiata nel mito del diluvio universale, in necropoli emerse dopo un'inondazione

jiroft-004-g.jpg



La fede nella sopravvivenza del defunto dopo la morte è simboleggiata nelle rappresentazioni di rinascita della vita sulla terra dopo il diluvio universale, che sembrano narrate dalle decorazioni sui vasi restituiti dalle necropoli di Jiroft, capitale di una civiltà antichissima ultimamente scoperta sull’altopiano dell’Iran sud-orientale: è questa la suggestiva interpretazione formulata dall’archeologo veneto Massimo Vidale, sui reperti recuperati dalle tombe della cultura dell’Halil Rud (il fiume Halil), fiorita nella seconda metà del terzo milennio a.C., contemporanea alla civiltà dei Sumeri. Era lo stato di Marhashi (così lo chiamavano i Sumeri), molto ricco e forte, così potente che i regnanti di Ur ne cercavano l’alleanza mandandovi le loro figlie come spose.

Almeno una dozzina delle ricche necropoli di questa civiltà perduta furono saccheggiate nel 2001 in seguito ad una devastante alluvione che mise allo scoperto le tombe (si calcola che siano decine di migliaia i preziosi reperti trafugati e rivenduti clandestinamente). Gli scavi condotti dall’Iraniano Youssef Madjidzadeh, da Massimo Vidale e dagli altri suoi colleghi in una delle grandi necropoli saccheggiate della valle dell’Halil hanno permesso di recuperare almeno parte dei corredi tombali distrutti dai clandestini. Una sola tomba è stata sinora trovata inviolata.

Vi si leggono i segni di un rituale funerario che lo stesso archeologo trova enigmatico: il defunto vi era stato adagiato su un fianco in posizione fetale, ma la salma risulta incomprensibilmente riesumata in parte dopo meno di un anno dalla sepoltura. Nella tomba sono stati identificati anche i resti di una pecora sacrificata nel corso del rito funebre, le quattro zampe mozzate davanti alla porta della camera tombale, la coda, combusta, sotto il corpo del defunto:

”È tutto ancora da comprendere e da interpretare”, ammette Vidale, in un’intervista concessa a “Scienzaonline.com”.in occasione della 22° Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto, dove è stata presentata l’anteprima mondiale del suo film “L’Aquila e il Serpente” (regista Alessandro Dardani), con cui l’archeologo, insieme ai colleghi del Museo Civico di Rovereto, ha documentato nuove scoperte e nuove suggestioni. La religiosità e la mitologia di questa civiltà, dimenticata da quattro millenni, ci viene raccontata dalle immagini scolpite sui vasi in clorite dei corredi funebri (la clorite è una pietra di colore verde scuro, un silicato di ferro e magnesio) recuperati dalla polizia iraniana dopo il saccheggio delle necropoli di Jiroft. Innumerevoli sono i reperti dello stesso tipo sottratti all’Iran e trafugati all’estero. Cause internazionali intese a recuperare almeno una parte degli altri reperti sono ancora in atto, promosse dal governo iraniano soprattutto nei confronti del Louvre di Parigi e di alcune case d’asta britanniche.

Non disponiamo purtroppo di documenti scritti della civiltà dell’Halil Rud, con l’eccezione di quattro tavolette coperte di misteriosi caratteri geometrici, ancora indecifrabili (mentre i Sumeri già erano da tempo padroni della scrittura, che usarono, almeno dagli inizi del secondo milelnnio a.C., per trascrivere i loro mit in caratteri cuneiformi). Il patrimonio di immagini dei vasi in pietra di questa civiltà è tanto sorprendente quanto ricco: Vi compaiono leoni che assaltano le loro prede, affrontati da mastini (cioè cani domesticati), e convulse lotte fra serpi e felini, orsi e leoni. Alcune figure sono enigmi la cui soluzione – come ammette Vidale – appare ancora lontana: combattimenti di uomini-toro, uomini-leone e uomini-scorpione, sempre in lotta fra loro e/o contro animali.

jiroft-012.jpg


Foto 2 - il Dio sopra i flutti apre l'arcobaleno, segno di pacificazione con l'umanità (l'arcobaleno è presente nella versione persiana/iranica del mito, ma non in quella sumero-babilonese, come Vidale spiega nel pezzo)

Inoltre, in alcuni dei vasi in pietra recuperati dalle autorità Iraniane o perduti nelle spire del mercato antiquario sono ben chiaramente leggibili scene e racconti rinascita ad una vita ultra-terrena, con una chiave di lettura che potrebbe richiamare proprio al mito di Gilgamesh. Oltre alla saga mesopotamica, sembtrano affiorare racconti documentati, più tardi ancora, nella Bibbia. In particolare, Vidale identifica un simbolo di resurrezione,o almeno di rinascita, nell’arcobaleno che il dio, nelle narrazioni figurative rinvenute in quelle tombe, apre in alto nel cielo, ordinando la fine del diluvio e la riemersione delle terre dalle acque: è la pacificazione della divinità con l’uomo, dopo la punizione, con la promessa di non far tornare mai più quella estinzione; ed è il ritorno della vita e della futura moltiplicazione dei viventi.

Tuttavia, come sottolinea l’archeologo veneto, l’apertura dell’arcobaleno dalle mani del dio, raccontata nelle tombe di Jiroft, che appartengono ad una cultura iranica, non compare nella saga mesopotamica babilonese. Invece, l’arcobaleno è ben presente nel racconto biblico della fine del diluvio, dove sta a significare la promessa divina di non punire mai più l’umanità con la condanna allo sterminio. E c’è da chiedersi perché, dal momento che “Genesi” (il primo dei cinque libri del Pentateuco biblico ma l’ultimo ad essere scritto) è databile al sesto secolo a.C., proprio durante la prigionia del popolo di Israele a Babilonia dopo la deportazione in massa. Fu grazie al contatto con Babilonia che il mito del diluvio universale entrò a far parte anche della cultura ebraica. Ma allora perché l’anonimo redattore del Genesi biblico riprende l’arcobaleno, appartenente alla versione iranica, più remota, invece di quella sumero-accadico-babilonese, che sembrerebbe la più vicina alla cultura del popolo di Israele. Secondo Vidale, questa preferenza è forse attribuibile alla simpatia e alla gratitudine che il popolo ebraico nutriva per la Persia (Ciro il grande, che aveva invaso la Mesopotamia, era appena stato il loro liberatore), piuttosto che per l’oppressore babilonese sconfitto.

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Foto 3 - dettaglio dell'arcobaleno aperto dal dio sopra le nuvole (cioè i tori dagli zoccoli alati, i cui muggiti sono i tuoni)

L’arcobaleno che appare sui vasi di Jiroft (databili fra il 2400 ed il 2100 a.C,) risale ad un’epoca precedente l’unificazione della Mesopotamia sotto il dominio degli Accadi: questi ultimi distrussero l’impero dei Sumeri e mossero guerra anche a Marhashi, tanto è vero che gli stessi vasi di alabastro e clorite restituiti dallo scavo a Jiroft si trovano fra il bottino che gli invasori e saccheggiatori Accadi si portarono via in Mesopotamia. Su quei vasi predati si legge ancora l’incisione del nome del sovrano accadico conquistatore: Sargon, e i figli Manishtushu e Rimush). Il tema dell’arcobaleno che pone fine alla punizione divina appare chiarissimo nella fascia superiore di quattro vasi di clorite.

Nell’intervista a “Scienzaonline.com” Vidale ha spiegato come si leggono le immagini sui vasi di Jihad: il racconto della storia, inciso con una notevole qualità artistica, si dipana cronologicamente dal basso verso l’alto. In basso sono disegnati tori dalle zampe alate, che rappresentano le nuvole (il tuono è il loro muggito): comandati dal dio, i tori rovesciano sulle terre fiumi d’acqua che sgorgano dalle loro bocche e sommergono il mondo. Successivamente, dalle acque cominciano a riemergere le montagne, e ancora più in alto, al di sopra di tutto, il dio allarga le braccia aprendo l’arcobaleno per pacificare la terra e farvi ricominciare la vita.

Un altro simbolo di salvezza e di sopravvivenza per la resurrezione dopo la morte-diluvio universale, che ricorre sui vasi di clorite di Jiroft, è una sorta di Arca, una struttura architettonica a tre porte concentriche, in qualche caso circondata dai simboli di onde e flutti. Questa costruzione ricorda il Vara, il castello sotterraneo che nella versione iranica e zoroastriana (ben più recente) del mito prende il posto dell’arca di Noè. Il Vara è rappresentato come l’architettura di un castello sotterraneo, in cui uomini, piante e bestie si salvano dalle acque di un rovinoso disgelo che sommerge il mondo.

Che personaggi sono l’aquila e il serpente che danno il nome al titolo del filmato presentato a Rovereto, e in che modo la loro storia rappresenta la resurrezione dopo la morte? Fanno parte della saga di Etana, risponde Vidale: era un mitico re mesopotamico che, cavalcando un’aquila, era salito fino al dio del sole, Shamash, per chiedergli un’erba che lo guarisse dalla sterilità e gli consentisse di fondare la sua dinastia. La storia dell’aquila e del serpente è in realtà la “contaminatio” di due miti, e il racconto illustrato sui vasi di Jiroft verrebbe oggi classificato come un “prequel” da un cineasta che volesser lavorarci sopra. L’aquila e il serpente erano un tempo due personaggi alleati e amici, ma un giorno l’aquila commise un orrendo delitto: divorò i figli del serpente, ignorando anche le suppliche del proprio figlio, un aquilotto che lo implorava di non farlo. Quando il serpente si recò dal dio Shamash per chiedere giustizia, questi gli consigliò di nascondersi nella carogna di un animale morto e di aspettare che l’aquila scendesse a cibarsene. Questa la vendetta alla quale forse alludono altre immagini sui vasi di Jiroft: quando l’aquila penetrò nella carogna dell’agguato, il serpente l’aggredì, le spezzò le ali e la gettò in un pozzo (anche il pozzo, oltre alla carogna dell’animale, rappresenta la morte in cui l’aquila precipitò dopo l’empio peccato commesso) . Fu il dio Shamash stesso a salvare l’aquila, facendola “risorgere” dal suo pozzo mortale: proprio come chi si faceva seppellire con simili corredi funebri, sperava di risorgere a nuova vita. .

Non mancano, sui vasi di Jiroft, rappresentazioni che l’archeologo definisce “edeniche”, cioè di paradiso terrestre: gazelle e stambecchi sullo sfondo di giardini e pendii fioriti con mandorli, albicocchi, pistacchi e palmeti. La palma è un albero particolarmente significativo come simbolo, spiega Vidale: domesticata già nel 5°-6° millennio a.C,. è la pianta sempreverde, carica di frutti indeperibili, l’unica che consente la vita nei deserti.

Foto di copertina (in cima): ricostruzione disegnata su piano della rappresentazione del diluvio sulla superficie del vaso

http://www.scienzaonline.com/scienza/st ... ntale.html



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 14/05/2015, 11:50 
Molto interessante il passaggio in cui leggiamo che ...

... L’aquila [Enlil secondo il Progetto Atlanticus] e il serpente [Enki] erano un tempo due personaggi alleati e amici, ma un giorno l’aquila commise un orrendo delitto: divorò i figli del serpente, ignorando anche le suppliche del proprio figlio, un aquilotto che lo implorava di non farlo.

Quando il serpente si recò dal dio Shamash per chiedere giustizia, questi gli consigliò di nascondersi nella carogna di un animale morto e di aspettare che l’aquila scendesse a cibarsene.


Da approfondire

[:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 24/05/2015, 12:25 
I cambiamenti della Terra e le Ere del mondo degli indiani Hopi - Prima Parte

"Dio diede a Noè il segno dell'arcobaleno,
non più acqua, ma il fuoco la prossima volta."


Abbastanza Mondo, e Tempo

Gli Hopi hanno vissuto nel deserto del nord dell'Arizona per millenni. Si tratta di un deserto alto, che vede sia estati torride che inverni freddi. Il paesaggio sembra un telescopio verso l'esterno, dando all'osservatore mortale un senso estatico di eternità. L'agricoltore Hopi, dotato di semplici sacchi di semi e bastoni per scavare, ha umilmente scelto di abitare in questo luogo difficile ancora indimenticabilmente bello, fin dall'inizio dell'attuale Era del mondo non per il proprio beneficio, ma semplicemente per svolgere il loro ciclo annuale di cerimonie sacre . In questo modo credono di stare mantenendo tutto il mondo in equilibrio.

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Proprio come i Maya in Messico meridionale e America centrale, gli Hopi concettualizzano il tempo come una serie di Età del mondo, o epoche, che sono venute e andate distrutte non solo a causa dei cambiamenti casuali della terra o fenomeni astrofisici ma anche dal disprezzo del genere umano per la Madre Terra e i dettami spirituali del Creatore, o divinità suprema. In altre parole, gli eventi catastrofici nel mondo naturale sono causalmente connessi alle trasgressioni, cioè alle azioni umane negative.

Ogni Età del mondo devolve lentamente iniquità aumentando gradualmente fino al punto in cui la Terra non è più comodamente vivibile, praticamente sostenibile, o spiritualmente sana. Questo tema comune tra la maggior parte delle culture tradizionali del mondo è l'opposto del nostro paradigma occidentale contemporaneo che prevede un progresso illimitato su un lungo arco ininterrotto verso un futuro sempre più grande. Gli antichi greci, ad esempio, sapevano di quattro Età del mondo: oro, argento, bronzo e ferro.

Nella Bibbia, il Libro di Daniele interpreta il sogno metaforico del re Nabucodonosor, che rivela una statua con una testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, e piedi di ferro mescolato con argilla cotta. L'interpretazione è fondamentalmente temporale, mostrando i regni successivi che seguirebbero il regno d'oro di Nabucodonosor.

Il degrado ambientale dovuto alle pratiche avare del nostro mondo tecnologico è, naturalmente, sempre più evidente, nonostante i negazionisti del cambiamento climatico. Uno studio del 2010 dalla National Academy of Sciences ha rilevato che oltre il 97% dei climatologi convengono che i gas a effetto serra di origine antropica sono responsabili per la maggior parte del riscaldamento globale nella seconda metà del XX secolo e il primo decennio del il XXI.

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Gli Hopi hanno sempre riconosciuto che le azioni sempre più negative degli esseri umani nei termini sia dei nostri sistemi sociali che dell'ecosistema in generale sono soltanto segni di una involutiva e moralmente degradata Età del mondo, con il suo concomitante declino della salute spirituale. La mancanza di qualsiasi azione apprezzabile sulla questione del cambiamento climatico affretta solamente la nostra discesa nel caos.

Anche se gli Hopi guardano a questo problema da una struttura religiosa e morale, il modo in cui trattiamo la nostra Terra come un organismo vivente (il principio Gaia) non è solo una nozione di controcultura di una moda ecologica passata; è, infatti, un problema cruciale che continua a coinvolgere ognuno di noi, indipendentemente dal paese, dalla classe, dallo status socio-economico, o dal livello di istruzione.

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Donne Hopi

Molti Hopi riconoscono che i tre mondi precedenti siano finiti in eventi cosmici terribili. Secondo varie profezie Hopi, la maggior parte degli anziani credono che il nostro comportamento negativo come specie e l'attuale aumento di eventi naturali distruttivi siano segni che siamo alla fine del mondo attuale (Quarto Mondo). Diamo uno sguardo ai tre mondi precedenti, ognuno distrutto in un modo diverso. In tal modo, si cercherà di assegnare una cronologia specifica per queste età mitologiche.

Al fine di comprendere le successive epoche, abbiamo prima bisogno di fare una breve panoramica della Terra durante la più recente era glaciale. Il picco dell'ultima era glaciale, o ultimo massimo glaciale (LGM), avvenuto circa 23.000 anni fa. Con una parte sostanziale di acqua del pianeta bloccato nei ghiacciai, il livello del mare in tutto il mondo era più basso in media di 120-130 metri di quanto lo sia oggi. Ma questa cosiddetta era glaciale non è monoliticamente ghiacciata. Invece, periodi più freddi chiamati stadiali sono stati punteggiati da periodi più caldi chiamati interstadiali.

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Dopo l'ultimo massimo glaciale, le lastre di ghiaccio hanno cominciato a retrocedere quando è iniziato un progressivo scioglimento. Seguì un periodo più freddo chiamato Oldest Dryas, durato dai 19.000 ai 15.000 anni prima di oggi.

Questo stadiale e gli altri due principali stadiali prendono il nome dal fiore di campo artico Dryas octopetala, resistente al freddo. Un successivo periodo più caldo (interstadiale) chiamato l'Oscillazione di Bølling durato dai 15.000 ai 14.000 anni fa, momento in cui ci fu uno stadiale molto breve chiamato Older Dryas, dai 14.000 ai 13.700 anni fa - durato solo circa 300 anni. Il prossimo interstadiale chiamato Oscillazione di Allerød durò dai 13.700 ai 12.900 anni fa. (Naturalmente, diversi studi producono date leggermente diverse.

In realtà, la scienza empirica comporta congetture tanto intuitive quanto dati concreti.) Lo Younger Dryas è stato l'ultimo, ma più intenso con una maggiore ondata di freddo, sottolineando il clima di tutto il mondo da 12.900 a 11.700 anni fa. Soprannominato il "Big Freeze," questo periodo geologico può essere contemporaneo con quello che gli Hopi chiamano la seconda guerra mondiale.


Il Primo Mondo degli Hopi: da circa 20.000 a 12,900 anni fa

Il Primo Mondo era stato un paradiso in cui uomini e animali coesistevano in pace in natura. Come Gaia, la Grande Madre Terra, era un essere vivente che dava sostentamento e soccorso a tutte le creature. Gli Hopi credono che l'essenza del suo latte fosse il mais, così è stata chiamata anche Madre Mais, che insieme con Padre Sole forniva sia bontà che bellezza. (La cronologia nativa è in qualche modo errata qui, dal momento che il mais era stato addomesticato in Mesoamerica solo da circa 7000 anni fa).

Durante questa epoca, l'uomo e gli animali potevano capirsi telepaticamente, e tutte le specie vivevano in una rete unificata di vita, una autoregolazione, di matrice complessa di interrelazioni. In realtà, è stato un po' come gli ecosistemi del pianeta Pandora raffigurati nel film Avatar. La maggior parte delle persone possedevano poteri psichici, paranormali o soprannaturali di chiaroveggenza, chiaroudienza, telecinesi, bilocazione, ecc. Molto semplicemente, quasi ogni essere umano aveva capacità sciamaniche.

Alla fine, però, quest'armonia ecologica e psicologica ha cominciato a disfarsi, e si sviluppò dissenso. Secondo la leggenda Hopi, apparve una creatura bella e seducente di nome Kato'ya "... in forma di un serpente, con una grande testa." Suona familiare? Un altro nome Mochi, noto anche come Lavaíhoya (letteralmente, "l'oratore"), parlando a gran voce come il tordo fa oggi, insieme la coppia ha pianificato il male.

A causa del continuo parlare di queste creature, la gente ha cominciato a spettegolare e combattere, distratta dalle vie del Creatore. Hanno cominciato a notare come fossero diversi dagli animali. Hanno anche cominciato a vedere le divisioni di razze, lingue e religioni. In termini biblici, avevano mangiato da "l'albero della conoscenza del bene e del male." (Genesi 2:17) Come risultato, il paradiso è stato perso.

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Sacerdote Hopi

Il Primo Mondo degli Hopi è stato distrutto da due tipi di fuoco:

1- celeste, sotto forma di un numero di impatti di comete/asteroidi o espulsioni di massa coronale dal sole, e

2- terrestre, sotto forma di estremo vulcanismo.

Il Creatore, a volte conosciuto come il dio del sole Taawa, disse al dio del cielo Sotuknang di eliminare i malvagi e distruggere la terra su cui vivevano. (Questi due esseri celesti avrebbero giocato un ruolo anche nella distruzione di due successive altre Età del mondo.)

Secondo il classico volume Il libro degli Hopi dell'autore Frank Waters e del testimone Hopi Oswald Orso Bianco Fredericks", Sotuknang ha distrutto il mondo col fuoco perché il Clan del fuoco era stato suo leader. Fece piovere fuoco. Aperto i vulcani. Fuoco vennne dall'alto e dal basso e tutto intorno fino a quando la terra, le acque, l'aria, tutto era un elemento, il fuoco, e non c'era più niente, tranne le persone all'interno del ventre della terra."

Se il Clan del Fuoco, o Ko'kop, era effettivamente responsabile del Primo Mondo, allora forse la magia di questo clan è stata almeno in parte responsabile per la sua distruzione. Il Ko'kop sarebbe anche parzialmente coinvolto nella devastazione della seconda guerra mondiale. Durante la scomparsa di entrambi i mondi, i giusti proto-Hopi avrebbero cercato rifugio in caverne sotterranee. I sopravvissuti erano protetti da quella che chiamavano le persone Formica, o Anu Sinom, che accolsero i nativi eletti nelle loro "kivas formica." (Una Kiva è una camera sotterranea comune di preghiera che gli Hopi utilizzano per riti religiosi ancora oggi.)

Ho visto personalmente petroglifi (incisioni rupestri) nel nord dell'Arizona che rappresentano questo tipo di entità teriantropiche, metà formica, metà umana. Queste cripto creature benevole hanno insegnato alla gente come far germogliare i fagioli nel buio e come conservare il cibo. Queste abilità sono attualmente celebrate durante il Powamu, o Cerimonia della Danza del fagiolo, nel mese di febbraio nella riserva Hopi.

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Powamu

Che cosa ha causato il fuoco nel cielo che ha portato a tale distruzione assoluta? Alcuni scienziati sostengono che una cometa massiccia sia esplosa sopra il Nord America circa 12.900 anni fa, spazzando via un numero di specie animali, tra cui mammut, mastodonti, cammelli e cavalli americani, bradipi terrestri, tigri dai denti a sciabola, orsi dal muso corto, lupi terribili, e tapiri. Tristemente, la distruzione comprendeva molti dei quali gli archeologi chiamano il popolo Clovis e che gli Hopi chiamano i loro antichi antenati, o Hisatsinom.

Questa super cometa può aver causato una esplosione aerea simile, ma molto più devastante dell'evento di Tunguska del 1908 in Russia. La prova della sua detonazione sulla terra comprende uno strato di carbone che contiene livelli di iridio 2 o 3 volte superiore rispetto al normale. E' significativo che l'iridio si trova anche nei meteoriti.

Un gran numero di piccole sfere magnetiche o microsferule, sono stati inoltre trovati nello strato corrispondente a 12.900 anni fa. In realtà, questo strato conteneva il 3% in più di microsferule degli strati adiacenti. Questi minuscoli lucidi "cuscinetti a sfera", che precipitavano sulla Terra a oltre 5.000 km all'ora, sarebbero stati letali per qualsiasi animale o umano in piedi al momento.

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Inoltre contenuto in questo orizzonte cronologico c'è uno strato di materiale organico denso chiamato "mat nero". Questo strato, che misura da pochi a 30 cm di spessore, è stato causato da enormi fioriture di alghe. Indica una massiccia moria sia di megafauna che di esseri umani, perché nessuno scheletro animale o umano (o anche reperti di Clovis) sono stati mai trovati sopra questa coperta nera.

Un'altra anomalia scoperta nello strato Clovis era una moltitudine di nanodiamonti esagonali, che possono essere causati solo da un colpo di vento cometario.

Nel suo recente libro Forgotten Civilization, il geologo Robert M. Schoch scrive che uno scoppio di plasma solare potrebbe essere stato un evento di livello di estinzione (ELE) sia per 12.900 che per 11.700 anni fa - o nei termini di questo saggio, sia la fine della prima che della seconda guerra mondiale.

Questo ha senso perché gli antichi Hopi furono costretti sottoterra nel corso di queste due distruzioni delle Età del mondo, mentre un rifugio sotterraneo era apparentemente non necessario durante la distruzione del Terzo mondo circa 8000 anni fa a causa di una alluvione. (Vedere discussioni sia del Secondo Mondo e Terzo Mondo sotto.) Schoch ammette, tuttavia, che la devastazione di 12.900 anni fa potrebbe essere stata il risultato di una cometa o una eruzione solare innescata da una cometa.

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Come accennato in precedenza, la leggenda Hopi afferma che ci sono stati sia il fuoco nel cielo e "il fuoco in basso". Schoch commenta: "Immaginate l'ultima era glaciale, con enormi masse di ghiaccio sotto forma di ghiacciai continentali. Qualsiasi fattore, come ad esempio una maggiore attività solare che invia verso di noi una CME [espulsione di massa coronale] e una SPE [evento protonico solare] avrebbe potuto fondere rapidamente il ghiaccio, causare un brusco dislocamento e innalzamento della crosta terrestre dopo essere stata schiacciata per così tanto tempo da tale peso.

Forse questo avrebbe potuto causare terremoti e improvvisi cataclismi e attività vulcanica in tutto il mondo ad un ordine di grandezza molto più grande di quello che stiamo vivendo oggi ". Per dirla semplicemente, il rilascio improvviso di pressione causata dalla rapida fusione del ghiaccio avrebbe smosso le viscere infuocate della Terra.

Ancora un'altra teoria per la fine del primo mondo comporta uno scenario ritratto nel film del 1998 Armageddon: la collisione di un asteroide con il nostro pianeta. In uno studio del 2012 pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, James Kennett, professore alla University of California, Santa Barbara, suggerisce che un meteorite che colpì la terra ha causato il cataclisma globale. In 18 siti diversi ha trovato microsferule di silice e uno spesso strato di carbone che indicano un impatto meteorico, seguito da incendi massicci.

Tuttavia, in tre dei luoghi, Kennett ha anche scoperto un sottile strato di roccia chiamata vetro-fuso risalente a circa 12.900 anni fa. Questa roccia vetrificata è anche definito Trinitite perché è simile al vetro-fuso verde trovato dopo la prima esplosione nucleare nel 1945 al Trinity Site in New Mexico. Il vetro-fuso si forma a temperature che vanno da 3.100° a 3.600 F. Non è né di origine vulcanica né cosmica, ma è causata esclusivamente dall'impatto di un bolide in arrivo. Questa fusione di vetro è stata trovata in tre sedi principali: L'alta Valle dell'Eufrate della Siria, così come negli Stati americani della Pennsylvania e del South Carolina.

Uno studio più recente pubblicato anche dalla National Academy of Sciences conferma questa teoria. Michail Petaev e i suoi colleghi dell'Università di Harvard hanno prelevato campioni di carote di ghiaccio della Groenlandia e hanno trovato un aumento del platino a circa il livello di 12.900 anni fa. "Un picco 100 volte maggiore della concentrazione di platino si riscontra nel ghiaccio risalente a circa 12.890 anni fa, nello stesso momento in cui il rapido raffreddamento del clima è indicata dalle misurazioni di isotopi di ossigeno. Questo coincide con l'inizio di un periodo climatico chiamato Younger Dryas." (11) Lo studio suggerisce che la fonte di platino fosse extraterrestre piuttosto che di origine vulcanica.

L'astrofisico Paul A. LaViolette, Ph.D., ha sviluppato una teoria aggiuntiva di incendio in tutto il mondo. Egli sostiene che una serie di raffiche di raggi cosmici che chiama "superonde galattiche" sono state generate dal centro della Via Lattea 26 mila anni fa, ma ha raggiunto il nostro sistema solare solo verso la fine dell'ultima era glaciale.

Queste potentissime onde hanno fatto saltare la Terra con la radiazione elettromagnetica, che comprende i mortali raggi gamma, i raggi X e i raggi ultravioletti. Come risultato, i residui cometari congelati sono stati vaporizzati e una densa nube di polvere cosmica e gas avvolse il Sole, provocando enormi CME che riscaldarono l'atmosfera e causarono enormi morie di mammiferi troppo grandi per rifugiarsi sottoterra. "Attraverso questi effetti solari, la superonda è stata anche responsabile dell'estinzione di massa avvenuta 12900 anni fa, in cui il 95 per cento delle specie di grandi mammiferi del continente nordamericano furono stati spazzati via. I paleontologi concordano sul fatto che questa è stata la peggiore estinzione di massa dalla scomparsa dei dinosauri."

Indipendentemente da quale specifico agente naturale abbia causato la fine del Primo Mondo degli Hopi - cometa, esplosione di plasma solare, asteroide, o superonde galattiche - il cumulo delle trasgressioni umane è in realtà la causa principale della morte di massa a causa del fuoco. Questa età primordiale, incontaminata e paradisiaca, in ultima analisi, ha fatto strada al periodo successivo nel ciclo - la ruota inesorabilmente gira.


Il Secondo Mondo degli Hopi: da 12.900 a 11.700 anni fa

Secondo gli Hopi, il Secondo Mondo fu distrutto dal ghiaccio, dai ghiacciai, o dal freddo estremo specificamente innescato da uno spostamento dei poli. Questo mondo-età fu un tempo in cui gli esseri umani non erano più uno con gli animali, come nel primo mondo (sopra descritto), ma da loro separati. La popolazione era emigrato in diverse parti della Terra lungo sentieri ben consolidati. Il popolo aveva costruito villaggi sostanziali ed avevano anche sviluppato reti commerciali complesse. Tuttavia, l'acquisizione di beni materiali divenne una passione divorante. Le persone erano divenute bellicose e diffidenti verso chiunque.

Selvaggi e incivili, cominciarono anche a praticare il cannibalismo. Il dissenso e il caos che ne seguirono, alla fine inaugurarono la distruzione di questo mondo. Il termine Hopi per questo stato di disequilibrio è koyaaniqatsi, che significa "vita collettiva fuori equilibrio", o "la vita di corruzione morale e agitazione."

Tra le loro figure mitiche primordiali, gli Hopi riconoscono un paio di leggendari gemelli guerrieri. L'anziano di nome Pöqanghoya seduto al Polo Nord come il dio delle cose solide, mentre il più giovane Palöngawhoya, posizionato al Polo Sud, come il dio del suono, o di un eco. Erano anche considerati eroi culturali, a volte come Ercole uccidevano mostri. Non solo questi due sono stati responsabili della creazione di montagne e canyon, ma hanno anche monitorato i centri vibranti della terra, come i punti di vortice trovati, per esempio, a Sedona, Arizona.

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Sirio e Orione

I gemelli guerrieri - chiamati insieme Pokangs - a volte sono associati sia con l'aggressivo Clan Hopi del Fuoco (Ko'kop, già citato) e la società Yaya. Quest'ultimo gruppo ha guadagnato i suoi poteri attraverso la stregoneria dal regno animale.

Questi poteri includevano la capacità di vedere al buio e di visualizzare gli oggetti lontani come fanno alcuni mammiferi come le antilopi. La stella protettrice della società Yaya era Sirio nella costellazione del Cane Maggiore. Il nome Hopi per questa stella è Ponotsona, che letteralmente significa "succhia dalla pancia", cioè, un mammifero.

Questa società praticava anche il fire-walking e il mangiare le spade. I membri degli Yaya avrebbero spesso rapito e ucciso persone al fine di estendere la propria vita, a volte uccidendo anche i loro parenti. (16) La seconda morte del mondo a causa del ghiaccio può in effetti essere stato il risultato della stregoneria, o della iniquità umana che affligeva il mondo naturale.

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Sotuknang

I gemelli guerrieri hanno avuto un ruolo diretto nella risoluzione del Secondo Mondo. Il dio del cielo Sotuknang ordinò ai gemelli di lasciare i loro posti polari senza preavviso. Frank Waters scrive: "I gemelli avevano appena abbandonato le loro postazioni quando il mondo, con nessuno a controllarlo, barcollò fuori equilibrio, girò all'impazzata, capovolgendosi due volte. Le montagne sprofondarono in mare con una grande spruzzata, mari e laghi si agitarono sulla terra; e mentre il mondo girava attraverso lo spazio freddo e senza vita si congelò in ghiaccio solido."

Poco prima di questa calamità, Sotuknang aveva provocato negli anziani sacerdoti delle visioni interiori, istruendo i giusti del popolo Hopi a seguire una nuvola di giorno e una certa stella di notte per arrivare in un luogo prestabilito. Come per l'annientamento del Primo Mondo, questo dio del cielo è apparso al gruppo che si era radunato.

Ha condotto questi pochi eletti ad un grande tumulo di terra, in cui scendevano attraverso passaggi sotterranei e caverne. Rimasero in questi rifugi fino alla fine della distruzione provocata dal gelo sulla superficie del pianeta. Quando i gemelli Pöqanghoya e Palöngawhoya furono tornati al loro posto presso i Poli Nord e Sud, e l'asse terrestre tornò ancora una volta alla sua corretta rotazione, risalirono dalle grotte per emergere alla luce del sole del nuovo Terzo Mondo.

Questa è la leggenda, ora la scienza.

Il periodo geologico già citato chiamato Younger Dryas può corrispondere al Secondo Mondo degli Hopi. E' durato da circa 12.900 a 11.700 anni fa - dalla fine del primo mondo (vedi la discussione sopra) alla fine del secondo, rispettivamente. Durante questo arco di 1.200 anni, le temperature globali sono crollate.

Ad esempio, si stima che la temperatura della Groenlandia sia stata quasi 60° F (15° C), inferiore a quella di oggi, che non è affatto uno scherzo. L'autore Graham Hancock descrive il cambiamento climatico radicale e rapido: "In molti modi misteriosi e inspiegabili, questa è stata una inversione climatica incredibilmente veloce - da condizioni che sono calcolate per essere stato più calde e umide di oggi 13 mila anni fa, a condizioni che erano più fredde e più secche rispetto a quelli dell'ultimo massimo glaciale, non molto di più di un migliaio anni dopo".

Fin da circa 20.000 anni fa il clima a livello mondiale è stato generalmente in fase di riscaldamento, con l'eccezione di quegli stadials periodici indicati in precedenza - segni di punteggiatura fredda in una frase temporale che cerca sempre più calore. Lo strato di ghiaccio Laurentide, che un tempo si estendeva dall'Oceano Atlantico a ovest verso le Montagne Rocciose e dal Circolo Polare Artico a sud verso i fiumi Missouri e Ohio, ha iniziato a sciogliersi.

Dopo che una o più dighe di ghiaccio si ruppero, enormi volumi di acqua dolce, di conseguenza si riversarono giù dalla St. Lawrence River Valley e nell'Atlantico dal Lago Agassiz e dal Lago Ojibway - due enormi laghi glaciali che hanno coperto gran parte del Manitoba, Ontario e Quebec. Questo miscuglio di acqua dolce e acqua di mare salata ha generato lo stallo delle correnti atlantiche, in particolare la nord-atlantica e la corrente del Golfo.

Queste correnti circolanti, note come Circolazione termoalina (termo = calore, alina = sale), di solito portano verso nord le più calde acque superficiali equatoriali dell'oceano. Nelle alte latitudini le correnti si raffreddano e si depositano sul fondo.

Questa battuta d'arresto nelle più calde, le correnti più salate o forse anche un completo collasso della circolazione termoalina ha probabilmente causato una ondata di freddo globale, o stadiale, punteggiando il periodo interglaciale caldo. Questa è fondamentalmente la premessa alla base del libro del 1999 The Coming Global Superstorm, di Art Bell e Whitley Strieber, così come il film del 2004 "The Day After Tomorrow".

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Circolazione Termoalina

Un po' sorprendente è la recente evidenza che l'inizio dello Younger Dryas potrebbe essersi verificato in meno di un mese, o al massimo un anno. Al contrario, in circa 12.000 anni durante la metà dello Younger Dryas, l'Antartide e la Nuova Zelanda si sono riscaldati, non raffreddati. Un articolo pubblicato sulla rivista Nature cita questo dato di fatto. "I ghiacciai in Nuova Zelanda si ritirarono in modo drammatico in questo momento, il che suggerisce che la maggior parte del sud del mondo si stava scaldando con l'Antartide," ha detto l'autore dello studio, Michael Kaplan, un geochimico del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University."

Questo suggerisce forse anche un Antartide libero dai ghiacci durante questo periodo, che è esattamente quello che un sostenitore dello spostamento polare, Charles H. Hapgood, ha dichiarato dopo il suo studio di quella che viene chiamata la mappa di Piri Re'is. Tratto da fonti originali anteriori alla Grecia classica, ma forse risalenti all'Era glaciale stessa, la mappa mostra il continente come si presentava senza la sua massa di ghiaccio entro 6000 anni fa. Disegnata da un ammiraglio della marina turca nel 1513 d.C., questa curiosità cartografica fornisce anche le longitudini relativamente corrette per l'Africa e il Sud America, una prodezza compiuta dalla scienza occidentale solo nel 1700. Hapgood descrive l'alta civiltà che ha prodotto i prototipi di questo e portolani simili.

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La mappa di Piri reis

Le prove presentate dalle antiche mappe sembrano suggerire l'esistenza in tempi remoti, prima del sorgere delle culture conosciute, di una vera civiltà, di una specie relativamente avanzata, localizzata in una zona, ma che commerciava in tutto il mondo, o era, in un senso reale, una cultura unica in tutto il mondo. Questa cultura, almeno per certi aspetti, potrebbe essere stata più avanzata della civiltà dell'Egitto, di Babilonia, di Grecia e Roma. In astronomia, scienza nautica, cartografia e, eventualmente, costruzione navale, è stata forse più avanzata rispetto a qualsiasi stato della cultura prima del XVIII secolo dell'era cristiana.

La possibile esistenza di una civiltà molto sviluppata, come testimoniano queste mappe, corrobora lo scenario di una cultura tecnologicamente sofisticata che le leggende Hopi del Terzo Mondo evocano. (Si veda la discussione di seguito.) Qui vediamo un esempio di come a volte la ricerca scientifica convalidi i miti, che nella nostra epoca, cioè, l'ultima parte del quarto mondo, sono generalmente attualizzati come falsità e storie infantili della storia umana. In questo caso, la nostra moderna arroganza sembra non conoscere limiti.

Il professor Hapgood, un laureato di Harvard e storico, ha sviluppato anche un'ipotesi (approvata da nientemeno che Albert Einstein), che nel corso degli ultimi 100.000 anni si siano verificati tre consecutivi spostamenti dei poli. Questi sono stati causati quando la crosta terrestre (litosfera) si è spostata su un livello più morbido sotto di essa (astenosfera), molto simile alla pelle allentata di un'arancia che scivola sopra il suo frutto. Ha chiamato in vari modi questo fenomeno "spostamento della litosfera," "vagabondaggio polare" o "spostamento della crosta terrestre."

L'ultimo spostamento ha avuto luogo nel corso di un periodo di 5000 anni tra circa 17.000 e 12.000 anni fa, quando il polo ha migrato di circa 30 gradi dalla Baia di Hudson nella sede attuale. Il primo spostamento dei poli dallo Yukon al Mare di Groenlandia si è verificato tra circa 80.000 e 75.000 ani fa, e il secondo dal Mare di Groenlandia alla Baia di Hudson tra circa 55.000 e 50.000 anni fa. Tutti questi spostamenti polari hanno causato varie ere glaciali e il riscaldamento o il raffreddamento dei climi polari. Ci hanno anche fornito i meccanismi che spiegano i cambiamenti topografici in elevazione, sia a terra che in mare. Hapgood credeva anche che il più recente spostamento dei poli sarebbe stato responsabile, in parte per l'estinzione della megafauna nel tardo Pleistocene, circa 11.700 anni fa. (25)

Potremmo concludere che gli il Secondo Mondo degli Hopi ha coinciso con una mini era glaciale (Younger Dryas) attivata da uno spostamento dei poli. Insieme con lo spostamento dell'asse della Terra, l'attività sismica sostanziale è indubbiamente aumentato. La leggenda Hopi dice che le montagne si immersero negli oceani, cosa che l'attività sismica può certamente avviare.

Tuttavia, una supernova è stato proposto anche per il cataclisma globale di circa 11700 anni fa, che ha chiuso il Dryas recente. Citando il lavoro di DS Allan e JB Delair, il ricercatore indipendente e astrologo Barbara mano Clow sostiene che:

... L'asse della Terra è stato messo in tilt da frammenti di una supernova nel sistema stellare Vela che sono arrivati nel nostro sistema solare nel 9500 a.C. Secondo questi autori, prima di allora l'asse terrestre era verticale , e abbiamo vissuto nell'Età dell'Oro. Molti studiosi hanno notato questo cambiamento distintivo nella cultura 11.500 anni fa, quando il Pleistocene si chiuse e cominciò l'Olocene. La mia ipotesi di lavoro è che l'avvento della precessione [degli equinozi] nel 9500 a.C. ha causato questo cambiamento culturale da alterare in modo sostanziale la nostra esperienza del tempo. Improvvisamente l'umanità ha adottato l'agricoltura in risposta alla nuova stagionalità. Indipendentemente da ciò, è praticamente certo che un grande cataclisma ha cambiato ogni cosa sulla Terra 11.500 anni fa...

Robert Schoch ha proposto che l'evento causale che ha concluso il Primo Mondo degli Hopi 12.900 aani fa abbia anche concluso il Secondo mondo 11.700 anni fa. Egli postula che massicce esplosioni solari hanno inviato onde di plasma sulla Terra. Il plasma è talvolta chiamato il quarto stato della materia, gli altri tre sono solido, liquido e gas. Si compone di ioni, che sono particelle elettricamente cariche, che interagiscono con il campo magnetico della Terra e la magnetosfera. Espulsioni di massa coronale (CME) o eventi protonici solari (SPE) disturbano i modelli meteorologici spaziali e inoltre causano le aurore familiari in ciascuno dei poli - boreale e meridionale. Se l'eruzione solare è abbastanza intensa, tuttavia, può causare interruzioni catastrofiche a terra in tutto il pianeta. Il Dott. Schoch scrive:

Il plasma che colpisce la superficie della Terra potrebbe riscaldare e fondere le rocce, incenerire materiali infiammabili, sciogliere le calotte di ghiaccio, vaporizzare corpi idrici superficiali, e spedire il clima in un incantesimo di riscaldamento. Il rilascio di pressione che segue la fusione di migliaia di metri di spessi strati di ghiaccio può indurre terremoti e anche causare la fusione della roccia calda sotto pressione provocando in superficie fenomeni vulcanici. Interagendo con il campo magnetico e la magnetosfera, questo evento estremo di plasma, questo sfogo solare, può anche influenzare la rotazione e l'asse della Terra.

In questo scenario le piogge di plasma sbattono contro la Terra, innescando lo scioglimento delle calotte polari, terremoti, vulcanismo, vetrificazione della roccia, piogge torrenziali e massivi incendi boschivi. Quindi una complessa interazione di forze naturali messe in moto dalle trasgressioni umani ha portato il Secondo Mondo degli Hopi alla sua fine.

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I cambiamenti della Terra e le Ere del mondo degli indiani Hopi - Seconda Parte

Il Terzo mondo degli Hopi: da circa 11.700 a 8000 anni fa

Una moltitudine di piccole inondazioni si è verificata in varie località nel corso della storia, ma è improbabile che avessero potenza sufficiente per causare il caos su tutto il pianeta. Solo un unico diluvio universale sostiene questa distinzione. Così, non sorprende che il "diluvio" è una leggenda universale che compare nelle storie orali o nei testi di quasi tutte le culture della Terra.

Gli Hopi affermano che il Terzo Mondo, l'età precedente al nostro attuale Quarto Mondo, si è conclusa in una inondazione in tutto il mondo. Questo periodo di tempo aveva ospitato una civiltà altamente evoluta. Secondo gli Hopi, gli antenati del Terzo Mondo costruirono grandi metropoli in diversi paesi e possedevano una sofisticata rete di commercio globale. Con la loro società complessa e tecnologicamente avanzata, hanno anche costruito veicoli aerei per i viaggi, i trasporti, e il combattimento. Questi aerei erano simili ai vimana descritti nei testi indù come il Vaimanika Shastra. Gli Hopi chiamano un tale veicolo un paatuwvota, che significa "scudo volante magico". Questa parola significa etimologicamente sia "scudo meraviglioso" o "scudo d'acqua." (28) Alcuni ricercatori ipotizzano anche che Mu e Atlantide si siano combattute in una guerra.

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Alcuni studiosi ritengono che il livello di tecnologia fosse più avanzato della nostra di oggi. Potrebbe essere coinvolta una preponderanza di ciò che chiamiamo "tecnologia verde". In altre parole, i principi fondamentali delle loro realizzazioni si erano sviluppati lungo linee storicamente diverse rispetto a quelli che producono il nostro ambiente tecnologico e scientifico in epoca industriale.

D'altra parte, se l'antica scienza e la tecnologia erano simili al nostro sviluppo attuale, una notevole quantità di gas serra e CO2 avrebbero potuto essere rilasciati nell'atmosfera durante il Terzo Mondo, creando le condizioni che la maggior parte climatologi vedono come causa del riscaldamento globale e del cambiamento climatico. Ancora una volta dobbiamo sottolineare che gli Hopi, non certo una cultura high-tech, ha tramandato leggende della precedente età del mondo che era più sofisticata del nostro oggi.

In ogni caso, la corruzione sociale e morale ha superato questa società, alla fine, e il riequilibrio cosmico si è rivelato come un devastante diluvio. Anche se ancora a volte chiamiamo i disastri naturali "atti di Dio", l'idea che diluvi, uragani, tsunami, terremoti, ecc. siano causati dal peccato dell'uomo è di solito limitata ai fondamentalisti cristiani. Tuttavia, gli Hopi hanno ereditato questo sistema di credenze dai loro antenati, non da una qualche forma di evangelizzazione. Di tutte le tribù del Nord America, gli Hopi, in parte a causa della loro lontananza geografica, sono i meno colpiti dalle religioni esterne.

Secondo la leggenda, il dio del cielo Sotuknang disse alla nonna ragno chiamata Kókyangwúti che avrebbe distrutto la terra con l'acqua prima che tutto il popolo Hopi fosse corrotto da pensieri e pratiche malvagie che si diffondevano in tutto il paese. Ha sigillato le persone virtuose all'interno di canne cave, che cominciarono a galleggiare sulle acque. Più tardi i sopravvissuti costruirono barche di canne su cui navigavano verso est attraverso l'oceano. Alla fine raggiunsero le coste occidentali del Nord America e cominciarono a popolare il sud-ovest americano. (29) Ma da quale specifico diluvio stavano fuggendo?

Il periodo effettivo durante il quale la massiccia alluvione del Terzo Mondo degli Hopi può essersi verificato è discutibile. La maggior parte degli scienziati sono d'accordo, però, ci sono stati tre grandi alluvioni (cioè, non locali) circa nelle seguenti date: 13.700, 11.700, e l'inondazione finale circa 8000 anni fa. La prima di queste inondazioni si è verificata dopo la fine dell'Older Dryas durante il periodo di riscaldamento Allerød, e il secondo ha avuto luogo a seguito della fine del Younger Dryas. La terza alluvione, tuttavia, è stata la più grande e la più catastrofica; quindi, probabilmente, ha concluso il Terzo mondo degli Hopi per sempre.

Il millennio precedente a 8000 anni fa ha dato inizio a quello che è conosciuto come Holocene Climatic Optimum (9000 - 5000 anni fa), durante il quale le temperature erano più alte di quanto non siano oggi. Infatti, le temperature estive aumentarono in media di 40° C al Polo Nord e fino a quasi 50° C in alcune zone della Siberia. (30) Questo certamente avrebbe affrettato lo scioglimento della calotta polare e dei ghiacciai del nord. Tuttavia, questi aumenti di temperatura si verificavano solo durante l'estate, non durante l'inverno. Inoltre, a latitudini più basse le varianti di temperatura furono più moderate, e nel sud del mondo il clima era ancora un po' più fresco. (31)

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Inoltre circa 8.000 anni fa, l'Etna in Sicilia eruttò, causando il crollo del fianco orientale del vulcano. Questo evento ha causato una valanga di detriti in mare, che ha generato uno tsunami catastrofico. Un muro d'acqua alto 40 metri ha influenzato gran parte del Mediterraneo orientale, costringendo l'abbandono di un certo numero di villaggi nel Levante, tra cui Atlit Yam. Questo insediamento neolitico che copre quasi 10 ettari, una volta conteneva una serie di case rettangolari e un semicerchio fatto di sette pietre megalitiche, ognuno del peso di oltre 1.3 tonnellate. Le rovine di questo paese sommerso ora riposano circa un kilometro ad ovest della linea di costa vicino alla città di Haifa, Israele. (32)

Nello stesso periodo il ponte di terra tra la Gran Bretagna e il continente europeo sprofondò in quello che oggi è il Canale della Manica e del Mare del Nord. (33) Inoltre, un diluvio nel Mar Nero presumibilmente si è verificato circa 7600 anni fa, che potrebbe essere alla base del leggendario diluvio di Noè. Il Mar Nero era una volta un lago d'acqua dolce poco profondo alimentato da antichi fiumi. I geologi Walter Pitman e William Ryan sostengono che l'acqua salata in lieve aumento del Mediterraneo finalmente si riversò da un davanzale roccioso e salito attraverso lo Stretto del Bosforo. Questo torrente sommerse oltre 160.000 km quadrati di terreno agricolo fertile e ampliato in maniera significativa la costa del Mar Nero, che si è salinizzato nel processo. Il Bosforo è diventato un canale artificiale contenente 200 volte il volume delle Niagara Falls, ruggendo verso nord per quasi un anno. Pitman e Ryan stimano che il mare sia avanzato di 15 cm al giorno, con una profondità totale di quasi 150 metri durante il diluvio.

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Nel 1999 Robert Ballard e una squadra di archeologi marini hanno esplorato con apparecchiature sonar l'area del Mar Nero, dove era stato il primo litorale. L'indagine ha infine confermato le risultanze di Pitman e Ryan. Ballard anche ripescato molluschi di acqua dolce anteriori a 7500 anni fa, insieme con recenti molluschi d'acqua salata. Gli abitanti traumatizzati della regione che sono stati costretti a fuggire dalle loro case devono essere stati afflitti per generazioni con i ricordi di questa esperienza terribile. (34)

L'autore e ricercatore genetico Stephen Oppenheimer dell'Università di Oxford commenta sull'aumento precipitoso del livello del mare nel corso degli ultimi giorni di quello che fu la il Terzo Mondo degli Hopi. "Un improvviso aumento del livello globale del mare di 5-10 metri, 8000 anni fa, dovrebbe essere sufficiente a soddisfare alcuni catastrofisti che qui c'è stato un vero e proprio candidato per il grande diluvio. I rapporti che ora compaiono in riviste geologiche, tuttavia, sembrano dire che questo evento è stato, se possibile, ancora più catastrofico e più complicato. Invece di 5-10 metri, l'aumento potrebbe essere stato anche di 25 metri. Inoltre questo aumento avrebbe potuto essere un aumento seguito da una caduta simile, proprio come dicevano le leggende." (35) Un aumento di oltre 25 metri del livello degli oceani di tutto il mondo deve aver travolto le coste di interi continenti, in un modo o nell'altro.

In quei tempi, soprattutto durante l'alluvione finale, un continente enorme in Malesia noto come Sundaland si spense. (Le persone con una predilezione più metafisica potrebbero fare riferimento a questo continente sia come Lemuria o Mu.) Robert Schoch descrive il processo geofisico.

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Nel 18.000 a.C., quando il livello del mare era molto più basso, una distesa di terra delle dimensioni di un continente giaceva nel sud-est asiatico, dove la portata meridionale del Mar Cinese Meridionale, il Golfo di Thailandia e il Mar di Giava sono ora. Quando il mare si alzò, una superficie pari alla misura del subcontinente indiano affondò lentamente sotto le onde, lasciando solo i relativi altopiani del Malese, Indocina, Borneo, e le numerose isole dell'Indonesia sporgenti sopra di loro. I geologi chiamano questa distesa di terra annegata Sunda Shelf o Sundaland. (36)

Secondo Oppenheimer, questa inondazione ha causato una serie di emigrazioni in tutte le direzioni: a sud, verso l'Australia, a ovest verso l'Oceano Indiano, a nord, verso l'Asia continentale, e ad est verso Micronesia e Polinesia. I profughi salparono con grandi canoe oceaniche o zattere portando con loro le conoscenze e le competenze che hanno permesso alla civiltà di fiorire in India, Cina, Mesopotamia, Egitto e Grecia. (37) Gli antichi Hopi avrebbero fatto parte dell'ondata verso est, in viaggio su zattere di canna verso il sorgere del sole.


Il Quarto Mondo verso il Quinto: da 8000 anni fa a -?

A differenza dei Maya, gli Hopi non sono mai precisi nella datazione della durata di una Età del mondo, o sul passaggio da un mondo all'altro. In questo saggio ho cercato di correlare la descrizione di queste epoche cicliche con vari cambiamenti della terra e/o eventi astronomici catastrofici. Platone nel suo dialogo Timeo afferma: "Ci sono state e ci saranno molte calamità diverse per distruggere il genere umano, le più grandi di queste dal fuoco e dall'acqua, quelle minori di innumerevoli altri mezzi". (38) Molti studiosi assumono che la data approssimativa per la distruzione di Atlantide fu il 9600 a.C. Questo perché Platone ha dichiarato che la sua immersione avvenne circa 9000 anni prima del tempo di Solone, il poeta e legislatore ateniese del V secolo che aveva ricevuto le sue informazioni circa il continente sommerso dagli Egiziani.

Ricapitoliamo ogni Età del mondo degli Hopi insieme alla sua data di scadenza approssimativa, e gli eventi geologici o celesti che possono averne causato la fine.

Primo Mondo: 12.900 anni fa, distruttoa da una cometa, un asteroide, o una serie di espulsioni di massa coronale, forse messo in risalto da un superonda galattica (Morte per fuoco dal cielo). Questo ha spazzato via gran parte della megafauna della Terra.

Secondo Mondo, 11.700 anni fa, distrutto da uno spostamento dei poli, probabilmente causato da una supernova o da un evento di plasma, che porta ad una mini era glaciale (Morte per ghiaccio). Anche in questo caso, lo Younger Dryas è durato da circa 12.900 a 11.700 anni fa. Queste condizioni di freddo possono aver causato l'estinzione di molti mammiferi del tardo Pleistocene.

Terzo Mondo: 8000 anni fa, distrutto da un diluvio e la sommersione finale di un continente pacifico chiamato Sundaland (Morte per acqua). Tuttavia, il parziale allagamento si è anche verificato 11.700 anni fa verso la fine del secondo mondo e 13.500 anni fa durante il Primo mondo - un periodo più caldo (interstadiale) chiamato oscillazione Allerød.

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Attualmente stiamo vivendo alla fine del Quarto Mondo degli Hopi, dove il caos e una vita fuori equilibrio con le vie del Creatore sono la norma. Gli anziani Hopi credono, tuttavia, che ben presto entreremo nella prossima Età del mondo (Quinto Mondo), dove la pace, la prosperità e la spiritualità regneranno. Alcuni profeti Hopi prevedono che il fuoco sarà di nuovo l'agente purificante che ci porterà in ultima analisi, in questa nuova era. In termini biblici, sarà "un nuovo cielo e una nuova terra". (39) L'anziano David Monongye, membro del Clan del Fuoco del villaggio di Hotevilla, in Arizona, ha dichiarato nel corso del 1970, quando aveva più di 90 anni:

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Hotevilla

Dovremo quindi aprire i nostri cuori e le nostre menti quando una nuova era
è in procinto di essere, con la gente rinnovata e purificata attraverso il fuoco.
Sarà come l'oro puro di un nuovo giorno.
Ma il fuoco è rosso, e quando prende il comando,
metterà le forze della natura in movimento.
Sapremo allora che il giorno della purificazione è arrivato.
Noi tutti siamo i custodi della vita.
L'equilibrio della natura dipende da noi.
Il mondo sarà ciò che noi vogliamo che sia.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Eredità degli Antichi Dei
MessaggioInviato: 27/05/2015, 11:36 
ERESIE ARCHEOLOGICHE ED ELETTRICITA’ NEGATA
Di Fabio Garuti


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Visto che ormai la vicenda della tecnologia antichissima comincia ad essere considerata un dato di fatto, grazie a riscontri sempre più evidenti, e visto che ormai le piramidi di Giza volenti o nolenti fanno parte di un sistema planetario ed altamente tecnologico, con buona pace di chi, con innegabile e quasi commovente tenacia, ha sempre sostenuto il contrario, gran parte della discussione si sposta finalmente verso epoche più lontane. Era ora; siamo intorno ai 12 / 13.000 anni fa; solo che c’è un solito ed annoso problema. Come mi facevano notare alcune appassionate lettrici, si vagliano ipotesi di ogni genere tra “ex-terrestri” ed “alieni” ( sì – no, non lo so , però – forse, eccetera) e si perde di vista l’aspetto tecnologico del tutto, mentre invece sarebbe meglio acclarare prima la tecnologia e poi vedere chi ne sia stato l’artefice.

Ripeto per l’ennesima volta : comprendo la voglia di sapere, da parte di chi è appassionato ed intellettualmente onesto, in merito alla questione “tecnologie aliene o ex-terrestri” , ma dato che ci sono i soliti furbastri che su questo distinguo alieni sì – alieni no ci marciano palesemente per evitare di ammettere una qualsivoglia tecnologia industriale “concreta ed antica”, è opportuno parlare di nuovo di elettricità, e nella fattispecie di lampadine elettriche. Avete capito bene : lampadine elettriche. Ora, una super-tecnologia antichissima, (alieni o altro), avrà pur avuto le lampadine elettriche, e vorrei ben vedere.

Chi usava isolanti termici a più di 800 gradi centigradi, o modificava geneticamente il mais o edificava colossi piramidali da milioni di tonnellate di peso e deviava corsi di fiumi, difficilmente lavorava solo in ore diurne o faceva uso di candele o torce o pezzi di legname ardenti: più che probabile che avesse la luce artificiale, non Vi sembra? Ora, provate a chiedere, a chi fa finta di scaldarsi tanto sugli alieni, cosa pensi dell’elettricità in epoche tradizionalmente dedicate ai cavernicoli-palafitticoli o giù di lì e vedrete cosa succede : qualcuno griderà all’anatema, alla bestemmia archeologica, peggio dell’eresia, della stregoneria, delle streghe eccetera eccetera, ma sancirà automaticamente e miseramente la fine del proprio bluff.

Non ammettendo l’uso delle lampadine elettriche, non potrà più partecipare con tanta finta veemenza alla succosa e gustosa discussione alieni sì – alieni no. Tutto non si può avere. Discutere accanitamente di “A” e di “B” per poter così evitare di entrare nel merito di “C”, ossia elettricità, energia atomica e quant’altro, è esercizio che alla lunga non paga. Ed infatti se ne sono accorti tutti.

Ed allora mostriamole queste lampadine elettriche , peraltro riprese clamorosamente da Edison alla fine dell’ Ottocento, (ma sarà la solita combinazione, figuriamoci) , reperite sia a Dendera in Egitto sia in un Codice Maya ( ovviamente nessuno le mostra mai o ne fa parola). Strano vero? In Centro America ed in Egitto, proprio nei pressi delle grandi piramidi. Sempre lì andiamo a finire.

Si può anche pensare che non siano lampadine elettriche, e ci mancherebbe altro. Ma in tal caso, per favore, mi si dica cosa diamine potrebbero essere, dato che oltre alla filettatura hanno anche fili, filamenti e quant’altro. Giusto per essere chiari, le lampadine di Dendera sono talmente perfette che sembra siano state appena svitate da un portalampade, mentre per quanto attiene a quelle Maya la raffigurazione all’interno di un sole, che richiama quindi luce e calore, non è assolutamente casuale.

Sono state certamente copiate da un qualche originale, intravisto chissà quando. Ah dimenticavo : ma se non sono lampadine elettriche e sono magari cavolfiori o bicchieri o contenitori per lo zucchero, perché non vengono mai mostrati al pubblico? Strano, non Vi pare? Ed allora li mostriamo noi un’altra volta. Perché, come ben sapete, lettrici e lettori non sono cretini.

(tratto da : La Preistoria Atomica – Anguana Edizioni – Sossano , VI )



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