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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 01/02/2016, 12:47 
L'ORIGINE MEDIORIENTALE DEGLI EUROPEI / LO STRANO CASO DELLA DIVERSIFICAZIONE MEXICANA

Nel Settembre 2007 viene pubblicato su ScienceDaily un articolo intitolato: “Ancient Pig DNA Study Sheds New Light On Colonization Of Europe By Early Farmers” che divulga i risultati di alcune analisi del DNA condotte su maiali europei. Si credeva, fino a quel momento, che il maiale da allevamento in Europa fosse discendente dei primi verri, i maiali da riproduzione. Ma le analisi mostrano che invece i più antichi maiali in Europa furono introdotti dal Medioriente nell' età del bronzo da alcuni gruppi di allevatori trasferitisi, come sostiene il team di genetisti della Durham University che ha estratto e analizato il mtDNA di numerosi maiali moderni e quello di resti di maiali antichi.Il genetista Keith Dobney ha dichiarato:

"Many archaeologists believe that farming spread through the
diffusion of ideas and cultural exchange, not with the direct
migration of people. However, the discovery and analysis of
ancient Middle Eastern pig remains across Europe reveals
that although cultural exchange did happen, Europe was
definitely colonized by Middle Eastern farmers.”

Traduzione:

"Molti archeologi ritengono che la diffusione dell'agricoltura attraverso la
diffusione di idee e di scambio culturale, non con la diretta
migrazione di persone. Tuttavia, la scoperta e l'analisi di
rimane dell'antico maiale Medio Orientale tutta Europa rivela
che, anche se lo scambio culturale è accaduto, l'Europa era
sicuramente colonizzata da agricoltori del Medio Oriente ".

Inquadriamo questa scoperta nell' ottica di ciò che sostiene Sitchin: la civiltà, non solo quella mediorientale o arabica, nasce a Sumer, nella 'mezzaluna fertile', oltre 7000 anni fa. Da li provviene l' agricoltura, e questa nuova scoperta conferma che anche l' addomesticamento dei maiali nasce in quelle terre. Ma, come detto, i maiali giunsero tramite 'colonizzatori' che praticavano l' allevamento. Ebbene un altro studio genetico conferma questa colonizzazione.

Sempre ScienceDaily pubblica nel Settembre 2009 un articolo basato sullo studio di Barbara Bramanti della Mainz University; tale studio divulga che dall' analisi di alcuni scheletri di allevatori risalenti a milgiaia di anni fa si é scoperto che questi non erano discendenti degli uomini che si erano stabiliti in Europa dopo il ritirarsi delle coltri di ghiaccio dell' ultima glaciazione, ma discendevano direttamente da agricoltori e allevatori che avanzarono nell' est europeo dalla regione mediorientale circa 7500 anni fa.

Archeologi, linguisti e genetisti si sono chiesti per più di un secolo da chi discendono gli europei attuali; é sempre stato noto che in Europa esistevano insediamenti sia prima che durante e dopo l' ultima glaciazione, ma gli studi climatici e i ritrovamenti archeologici avevano mostrato che al momento dei ritirarsi dei ghiacci in Europa la popolazione era stata praticamente decimata, così come in varie altre zone del globo. Era dunque un mistero il come ci possa essere stato in brevissimo tempo (circa 3 millenni) un esponenziale aumento della popolazione e la nascita (e diffusione) improvvisa di agricoltura e allevamento nelle zone europee. Questo dubbio é ben espresso da un altro team di genetisti e atropology che curano il blog “Dienekes Anthropology Blog”:

“In Europe, the Neolithic transition (8,000–4,000 B.C.) from hunting and gathering to agricultural communities was one of the most important demographic events since the initial peopling of Europe by anatomically modern humans in the Upper Paleolithic (40,000 B.C.). However, the nature and speed of this transition is a matter of continuing scientific debate in archeology, anthropology, and human population genetics.“

Traduzione:

"In Europa, la transizione neolitica (8,000-4,000 aC) da caccia e la raccolta di comunità agricole è stato uno dei più importanti eventi demografici dal momento che il primo popolamento dell'Europa dagli esseri umani anatomicamente moderni in Paleolitico superiore (40.000 aC). Tuttavia, la natura e la velocità di questa transizione è una questione di continuo dibattito scientifico archeologia, antropologia e genetica delle popolazioni umane ".

Questo studio genetico ora mostra che l' Europa fu ripopolata da genti mediorientali che, secondo gli studiosi Joachim Burger e Barbara Bramanti, attraversarono la zona dei Carpazi e attraverso l' Ungheria popolarono prima l' est europeo e poi si diffusero sul resto del continente. Alla stessa conclusione é arrivato il team del Dr. Wolfgang Haak :

“The results reveal that the LBK (Linear Pottery Culture) population shared an affinity with the modern-day Near East and Anatolia, supporting a major genetic input from this area during the advent of farming in Europe” Per noi ovviamente, anche in questo caso, niente di nuovo.

Traduzione:

"I risultati rivelano che il LBK (Linear cultura della ceramica) popolazione condiviso un'affinità con la moderna Vicino Oriente e l'Anatolia, sostenendo un importante contributo genetico da questa zona durante l'avvento dell'agricoltura in Europa " Per noi ovviamente, also in this Caso, niente di nuovo.


LO STRANO CASO DELLA DIVERSIFICAZIONE MEXICANA:

Avremo modo di parlare abbondantemente del Mexico e del Perù nella parte riguardante la mitologia e l' archeologia, ma qui nella sezone dedicata alla genetica non possiamo non menzionare le conclusioni indicate nel suo studio “Linguistic and maternal genetic diversity are not correlated in Native Mexicans” da Karla Sandoval, studio pubblicato su Human Genetics nell' Ottobre del 2009. Lo studio affronta una analisi della divergenza genetica e linguistica nella popolazione mexicana, analisi portata avanti esaminando le differenziazioni genetiche all' interno e tra i 4 maggiori gruppi dialetici del Mexico.

Il risultato dello studio é che la grandissima maggioranza della popolazione del Mexico mostra un patrimoio mtDNA appartenente ai gruppi pan-amerindi A2 – B2 – C1 e D1. Di questi 4, il più comune in Mexico é l' A2, di origine siberiana, mentre il più enigmatico é il B2, poiché sembra contraddire o comunque mettere in crisi l' origine nord-asiatica delle popolazioni americane, o quantomeno la discendenza dei mexicani dalle popolazioni americane provvenienti dalla Siberia (più avanti avremo modo di parlare di un altra dura ‘botta’ alla teoria dell’ origine nordamericanasiberiana).

L' aplogruppo B2 infatti é comunissimo nel Mexico ma quasi completamente assente nelle popolazioni autoctone della Siberia. Allo stesso tempo però, in Mexico é quasi completamente assente l' aplogruppo X, uno dei 5 aplogruppi che costituiscono il patrimonio genetico antico americano (gli altri sono A, B, C e D). Lo scenario che ne viene dipinto é che nel Mexico la diversificazione genetica é avvenuta in tempi antichissimi, prima della differenziazione linguistica, e in maniera che coinvolge almeno 3 flussi genetici. Ma c' é di più: tra gli aplogruppi presenti nel Mexico, in percentuale molto minore agli altri, c' é il D.

L'aplogruppo D come il C sono derivazioni del macro-aplogruppo M nativo della zona mesopotamica. Ma mentre l' aplogruppo C si é iniziato a differenziare nell' est asiatico, l' aplogruppo D compare già in Mesopotamia. Allo scenario che avevamo dipinto poco fa, di un miscuglio di popolazioni provvenienti dall' Asia circa 30000 anni fa attraverso la Siberia e il Nord America, ora si aggiunge un piccolo gruppo di persone con una discendenza quasi diretta dalla zona mediorientale. Da dove viene, lo vredemo appunto quando parleremo del legame tra mesoamerica e mesopotamia nella seione dedicata all' archeologia e alla mitologia.

http://altragenesi.blogspot.ch/2016/02/ ... 0I01H.dpuf



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 08/02/2016, 16:53 
Davvero veniamo tutti dall’Africa?

Roma, 8 feb – La teoria dell’origine africana dell’Homo Sapiens – conosciuta come Out of Africa II negli ambienti accademici – ovvero la teoria secondo cui tutta l’umanità discenderebbe da un unico antenato comune vissuto in Africa circa 200.000 anni fa, è da qualche anno divenuta la nuova verità dogmatica per quanto riguarda le origini dell’uomo.

La valenza politica di una teoria che vede anche gli antenati delle popolazioni europee arrivare dall’Africa in un periodo stimato di circa 50 mila anni fa, viene spesso utilizzata soprattutto nell’ultimo periodo di invasioni di profughi per dimostrare che in realtà siamo tutti originariamente dei “profughi Africani” e che quindi ora si sta solo ripetendo quello che è successo decine di migliaia di anni fa e soprattutto che noi Europei non abbiamo nessun diritto di sentire l’Europa più “nostra” di un qualunque Africano che sbarca nelle nostre coste.

Immagine

Il fatto poi che questa teoria veda l’umanità discendere da una linea femminile che risale fino ad un unico antenato comune che di fatto è una sorta di “Grande Madre” africana, la cosiddetta “Eva mitocondriale”, fa assumere a questo dogma scientifico anche altre valenze che sembrano voler volontariamente contrastare le basi della spiritualità virile e guerriera europea. Eppure, benché media e politici la sbandierino come una specie di verità assoluta e indiscutibile, la teoria dell’origine africana resta appunto pur sempre una teoria.

Di certo è attualmente la più seguita dai paleoantropologi – e tutti sappiamo quanta resistenza ci sia negli ambienti accademici ad abbandonare o intaccare le teorie “ufficiali” più accreditate – ma chi la sbandiera come un dogma inappellabile spesso dimentica di dire che ha anche molti “buchi” e soprattutto che alcune recenti scoperte la stiano mettendo a durissima prova.

Il primo fortissimo colpo di piccone alla teoria dell’origine africana era già arrivato con gli studi sul dna di alcuni fossili trovati in Australia che dimostrerebbero come il ceppo ominide aborigeno abbia circa 400 mila anni – quindi molto più vecchio anche dell’Eva africana – e che tra l’altro presenti caratteristiche genetiche molto diverse da quelle del ceppo africano ritenuto “originario”.

Ma altri studi, partendo da presupposti e ricerche diverse, hanno minato il dogma africano. Una recente ricerca con un notevole contributo arrivato dai ricercatori del dipartimento di biologia della Sapienza e i cui risultati sono apparsi sulla rivista scientifica Pnas, avrebbe indebolito il ruolo prevalentemente africano dell’origine umana. Secondo questo studio il ceppo originario sarebbe invece eurasiatico e il primo popolamento delle terre europee sarebbe frutto di un complicato mix di migrazioni proveniente dall’Asia e dall’Europa stessa, da cui sarebbe partita la migrazione verso l’Africa e quindi un ritorno verso l’Europa avvenuto per l’appunto circa 50 mila anni fa.

Ma un altro recentissimo studio europeo pone grossi interrogativi sull’origine unica e africana dei nostri antenati. Un gruppo di ricerca europeo a cui hanno partecipato le università di Firenze e Siena avrebbe ricostruito il genoma di 35 cacciatori vissuti in Europa tra 35 mila e 7 mila anni fa e sarebbe giunto a una scoperta rivoluzionaria. Viene confermata la migrazione avvenuta 50 mila anni fa in Europa dall’Africa ma pare che 14 mila anni fa, ovvero dopo la fine dell’ultima era glaciale, ci sia stato un avvicendamento di popolazioni che prima di questo studio era del tutto sconosciuto.

Inoltre nessuno sa da dove venga questa nuova popolazione che ha sostituito quella venuta dall’Africa – o forse tornata dopo una migrazione in Africa, stando agli studi usciti su Pnas – ma l’unica cosa che si sa è che avesse un patrimonio genetico totalmente diverso da quello delle popolazioni precedenti.

Certo, la scoperta di una popolazione “misteriosa” che giunge in Europa alla fine dell’Era Glaciale a qualcuno può ricordare il mito dei popoli indoeuropei che vengono da un nord oramai invivibile per colpa delle variazioni climatiche che hanno appunto glaciato le terre iperboree, loro origine mitica.

Mito che ovviamente è stato scartato e bocciato dagli scienziati a partire dal secondo dopoguerra, tanto che oramai la storia degli indoeuropei venuti dal nord viene spesso tacciata di razzismo per aver influenzato le teorie antropologiche del nazionalsocialismo. Ma siamo sicuri che sia soltanto un mito? Un’altra recente scoperta dai risvolti rivoluzionari avrebbe rivelato che il circolo polare artico era abitato dal cosiddetto Homo Sapiens molto prima di quanto avessero ipotizzato finora gli scienziati.

Si parla di circa 75 mila anni fa, un periodo decisamente molto più antico quindi di quello dell’ondata “africana” avvenuta 50 mila anni fa, tra l’altro avvenuta a latitudini molti inferiori rispetto a quelle polari. Lo studio fatto sulle ferite riportate da un mammut morto 45 mila anni fa nelle zone polari avrebbe fatto notare che in quelle terre viveva una popolazione molto evoluta, forse anche più di quelle che avrebbero raggiunto l’Europa dal sud, visto che aveva a disposizione armi piuttosto avanzate per poter uccidere un giovane e grosso esemplare.

Lo studio sulle ossa fossili ha poi evidenziato segni di macellazione e asportazione del grasso oltre che segni di ferite che dimostrano una organizzazione di caccia molto avanzata, fatti che presuppongono una struttura sociale molto più complessa di quanto abbiano mai ipotizzato i paleoantropologi per le popolazioni “originarie” venute dal sud. Che siano proprio questi cacciatori nordici primordiali gli antenati della “misteriosa” popolazione che avrebbe sostituito il ceppo africano – o forse anch’esso eurasiatico stando agli studi del Pnas – 14 mila anni fa? Per ora siamo solo nel campo delle teorie, di certo c’è solo che più si va avanti più le scoperte scientifiche sembrano confermare i vecchi miti ancestrali.

http://www.ilprimatonazionale.it/scienz ... ica-39564/



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 11/02/2016, 09:18 
Genomi mitocondriale del Pleistocene Suggeriscono un unica grande Dispersione di non-africani e un tardivo ricambio della popolazione in Europa in periodo di glaciazione

E’ molto dibattuto come gli esseri umani moderni si sono dispersi in Eurasia e Australasia, compreso il numero di espansioni separati e dei loro tempi. Due categorie di modelli sono proposti per la dispersione dei non africani:

1.la dispersione singolo, cioè, un unica grande diffusione dei moderni umani in tutta l’Eurasia e Australasia;

2.e la dispersione multipla, vale a dire, ulteriori espansioni di popolazione precedenti, che possono aver contribuito alla diversità genetica di alcuni esseri umani di oggi al di fuori dell’Africa.


Molte varianti di questi modelli si concentrano in gran parte tra Asia e Australia, trascurando la dispersione umana in Europa, spiegando così solo un sottoinsieme di tutto il processo di colonizzazione fuori dell’Africa. La diversità genetica dei primi esseri umani moderni che si sono diffusi in Europa durante il tardo Pleistocene e l’impatto dei successivi eventi climatici sulla loro demografia sono in gran parte sconosciuti.

Qui analizziamo 55 genomi mitocondriale umani completi (mtDNA), di cacciatori-raccoglitori che abbracciano circa 35,000 anni di preistoria europea.

Troviamo inaspettatamente lignaggio mtDNA M in individui precedente l’ultimo massimo glaciale (LGM). Questo lignaggio è assente negli europei contemporanei, anche se si trova frequentemente nei moderni asiatici, gli australiani, e nativi americani.

Datare il più recente antenato comune di ciascuna clade mtDNA dei moderni non africani rivela la loro singola, tardiva, e la rapida dispersione meno di 55.000 anni fa. La modellazione demografica non solo indica un collo di bottiglia genetico LGM, ma fornisce anche la prova sorprendente ricambio di popolazione in Europa circa 14.500 anni fa, durante il periodo tardo glaciale, un periodo di instabilità climatica, alla fine del Pleistocene.

http://antediluvian.altervista.org/geno ... aciazione/


Al seguente link l'articolo originale in lingua inglese, molto più dettagliato, che alcuni amici de "Il Salotto di Atlanticus" (il nostro gruppo facebook) sta cercando di tradurre.

http://www.sciencedirect.com/science/ar ... 2216000877



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 18/02/2016, 09:55 
È stato trovato dna umano in un fossile neandertaliano. Era in un frammento di dito del piede di una donna neandertaliana. L’osso risale a circa centomila anni fa ed è stato trovato sull’Altai, in Siberia. La scoperta suggerisce quindi che umani e neandertaliani si sono mescolati in tempi più antichi e più di quanto si pensava. Non è stato invece trovato dna umano nei neandertaliani europei.

http://www.internazionale.it/notizie/20 ... dertaliano

anche se credo che quel termine "umano" usato nell'articolo sia un errore e che vada sostituito con "sapiens"



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 18/02/2016, 13:42 
o il più classico dei lapsus [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 29/02/2016, 16:43 
I PRIMI POPOLI MEDITERRANEI

Gli scritti di Platone relativi ad un'antica civiltà avanzata potrebbero non essere fantasia. Una nuova ricerca scientifica sta sollevando alcune nuove considerazioni allettanti. Esistette infatti una grande cultura primigenia e i suoi uomini stimolarono la nascita delle civiltà ben note che navigarono nel Mediterraneo e posero le basi per la nascita delle società europee?

L’archeologo DAVID H. TRUMP afferma: "una pietra è solo una pietra. Due pietre fianco a fianco sono una coincidenza. Ma se trovi tre pietre allineate insieme, hai un muro".

Ecco che cosa avviene quando si scava nella preistoria. L’indagine scientifica e gli studiosi, ora, hanno scoperto una storia in continua evoluzione dello sviluppo della società umana. Circa 6.000-10.000 anni fa, la "rivoluzione neolitica" è stata una profonda svolta nello sviluppo umano, modificando uno stile di vita dalla caccia e raccolta all’agricoltura in forme stabili. Bene o male, il progresso è stato messo in moto. Essere in grado di stare in un posto fisso significava che la gente poteva iniziare a raccogliere le cose e praticare lo stoccaggio delle eccedenze. Oggetti ingombranti come telai, mobili e ceramiche divennero d’uso comune.

Il sapere da dove il cibo era venuto dava la libertà alle persone di pensare... anche altre cose astratte. Si poteva cominciare a parlare di arte e iconografia, invenzione e filosofia. Si poteva guardare il cielo da una posizione unica, assemblare i modelli dei movimenti astrali nel tempo. Stabilità e materiali accumulati crearono una piattaforma su cui ogni generazione poteva costruire ed espandersi, proprio come facciamo ancora oggi. Non si potrebbe leggere questo articolo se la tecnologia avesse dovuto ripartire da zero ogni pochi anni.

I popoli mediterranei

Un insieme di relazioni scientifiche, ancorato ai ritrovamenti archeologici, ora sta portando nuove prospettive su come siamo arrivati ad essere chi siamo.

Questa storia inizia con un popolo pre-Semitico, dell’Età della pietra di Levante (circa 8000 a.C.). Esso fu fiorente nella regione nord-ovest della Mezzaluna fertile, e imparò a coltivare. La vita era buona e il loro numero cresceva. La terra non era più in grado di sostenere tutti loro. L'antico storico greco Erodoto fu il primo a riportare tale affermazione, sostenendo che la carestia in tempi molto antichi aveva spinto il re dell'Anatolia a dividere le persone: metà restarono e metò partirono per trovare un nuovo territorio. Non è stata perciò una grande sorpresa, per gli scienziati moderni, individuare diverse ondate di migrazione umana che si diffusero dal vicino Oriente in Europa dopo l'ultima era glaciale, prima dell'inizio della storia scritta.

Uno straordinario gruppo portò le proprie tradizioni e i propri cromosomi (DNA trucco) in quella che era allora la frontiera mediterranea. Erano i supereroi di un’Atlantide di fantascienza? Probabilmente no. Tuttavia, le prove archeologiche suggeriscono che erano più intellettualmente e artisticamente avanzati rispetto a chi li circondava, nello stesso periodo di tempo. Dove si insediarono, ebbero successo. I loro discendenti sopravvissero attraverso i secoli con aspetti della loro identità originale in gran parte intatti fino a che il tempo e l’assimilazione infine li assorbirono -come uomini di mare e costruttori di templi-, successivamente come minoici ed etruschi e ancora più tardi nella grande civiltà della Grecia classica e Roma. Queste famiglie ancestrali originali di coloni sono la gente che stiamo identificando come i Mediterranei.

Importanti prove per questa storia provengono dalla Mesopotamia, e da Cipro, Creta, Isole Cicladi, Sardegna e altrove, ma due luoghi sono le chiavi per scoprire i dettagli.

Il primo è l'Anatolia. È in Turchia meridionale che troviamo i resti archeologici dei primi centri urbani (come CatalHoyuk), il più antico sito religioso costruito conosciuto (Gobekli Tepe) e il luogo di nascita di una mutazione genetica che appare, nel suo passaggio attraverso il mare e di generazione in generazione, a identificare un'unica cultura che ha cambiato il mondo.

La seconda chiave è Malta e la sua isola sorella Gozo, situate a 60 miglia a sud della Sicilia. Qui sono situati i più antichi edifici eretti del pianeta e si trova un'incomparabile collezione di resti creati da una popolazione preistorica sofisticata. Un calendario solare in pietra, nel quale si può camminare. Un complesso megalitico di ingegneria e lo sviluppo dell'architettura monumentale che testimonia un livello relativamente elevato di progresso sociale e cultura. Come si vedrà, Malta offre una capsula del tempo unica di questo scenario del Neolitico mediterraneo, cementando molti altri pezzi di questo puzzle preistorico. (Ancora in gran parte sotto esame da parte degli studiosi nordamericani, l’oscurità di Malta tuttavia ha giocato probabilmente un ruolo saliente nella sopravvivenza di questi antichi tesori).

Il sentiero genetico

Negli anni Ottanta, l’antropologo Albert J. Ammerman e il genetista L. L. Cavalli-Sforza stabilirono che la migrazione umana, in contrapposizione alla trasmissione di nuove idee, era responsabile della diffusione dell'agricoltura come modo di vita, dal Medio Oriente in Europa. Essi identificarono i marcatori genetici che appaiono ancora con frequenza variabile nel DNA delle popolazioni moderne.[i]

I marcatori possono essere datati utilizzando un calcolo basato sul tasso al quale DNA muta e sono estremamente utili per delineare il passaggio delle persone nel tempo. Una variazione del DNA del maschio (o Y), etichettato J2, è un marcatore genetico che identifica i discendenti degli antichi Levantini. Poiché si ritiene che questo Aplogruppo sia sorto dall'Anatolia, non è sorprendente che la più alta concentrazione di uomini moderni sia ancora lì. L'origine è il magazzino stesso che ha prodotto gli ebrei, sia sefarditi sia ashkenaziti, le cui tradizioni si svilupparono lungo un percorso diverso.

Il principale ricercatore del progetto Genographic della National Geographic Society, il Dr. Pierre Zalloua, ha trovato J2 in alta proporzione tra i libanesi, palestinesi e siriani. "L’Aplogruppo YDNA degli antichi Fenici è J2, anche identificato come la firma della migrazione umana attraverso il Mediterraneo nel Neolitico o nuova Età della pietra intorno al 6000 a.C., dal Levante in Europa".[ii]

Questo stesso indicatore si trova in insolitamente alta frequenza lungo le coste del Mar Egeo e del Mediterraneo, la concentrazione diminuisce lungo il cammino in Europa, con l'eccezione di un forte picco su Malta. Dice Zalloua: "Più andate verso sud, meno è probabile che troviate questo indicatore. Più andate verso Nord e nell'entroterra, meno si vede questo indicatore. È molto Levantino... A Malta, l'antico tipo di DNA è stato trovato in una percentuale estremamente alta del 30 per cento dei campioni."[iii] Il percorso della migrazione emerge chiaramente quando i numeri vengono registrati su una mappa.

Il Dr. Roy King e il Dr. Peter Underhill della Stanford University hanno proposto una correlazione tra la presenza di questo stesso aplotipo DNA con ceramiche dipinte e alcune statuette antropomorfe, trovate lungo le coste del Mediterraneo e dell’Egeo orientale e settentrionale e col tempo diffuse in Europa.[iv] la convergenza di queste mappe rimane un meraviglioso strumento per cogliere un'immagine più grande.

La presenza di una firma genetica è fortemente indicativa, ma è come trovare solo una pietra nel campo. Le mutazioni-Y nella popolazione moderna sopravvivono solo attraverso gli uomini che hanno avuto figli. Uno studio genetico molto più completo è certamente da sviluppare. Speriamo che includa anche il DNA mitocondriale, che passa da una madre ai suoi figli. Anche allora, potremo solo vedere tra le persone viventi l’eredità delle donne le cui figlie abbiano avuto figlie. Un uomo avrà il DNA mitocondriale di sua madre, ma egli non può trasmetterlo. I suoi figli lo ereditano dalla loro madre.

L'immagine è ulteriormente complicata da migrazioni e ri-popolamenti sopra un'enorme estensione di tempo. Risposte definitive sulle relazioni genetiche umane durante il periodo neolitico arriveranno solo da un confronto del DNA dalla gente che viveva in esso. Il che può essere possibile un giorno, poiché vi sono resti umani incontaminati del periodo sia nell'Anatolia sia a Malta.

Nel frattempo, il lavoro in Italia sottolinea la premessa. Come segnalato in The New York Times del 3 aprile 2007, scoperte genetiche sostengono l’idea che gli Etruschi fossero originariamente migrati in Italia dal vicino Oriente. Un grande anello di una catena lunga, la cultura etrusca permeò l’arte romana, così come l’architettura e la religione.

A rafforzare tale scenario, l’analisi del DNA dei bovini mostra un'origine neolitica nel vicino Oriente per i bovini domestici in Europa. I ricercatori calcolano che il tempo in cui il bestiame della Toscana e il bestiame del vicino Oriente facevano parte della stessa popolazione era da 6.400 a 1600 anni fa, il che implica che gli Etruschi, o la gente che li originò, emigrasse insieme a loro in questo periodo (Minotauri e tori sacri: qui è un altro elemento di traccia.)

Come con i bovini, il DNA dei caprini e suini europei racconta la stessa storia di origini Levantine. Nei resti di un Tempio megalitico eretto 4400-5800 anni fa su Malta si trovano intagliate immagini di tutti questi animali. Essi sembrano essere parte del "kit da viaggio" del Neolitico. Nascoste in luoghi segreti, ci possono essere ossa reali e corna che potrebbero ancora contenere DNA antico. Ci sono anche caprini e bovini viventi, ritenuti essere discendenti diretti dalle specie del Neolitico.

Altre prove archeologiche

Insieme con il loro bestiame e le tradizioni, i primi coloni portarono le loro colture. Pollini conservati nell’interno di sedimenti indicano che olive e ortica sono state introdotte, almeno a Malta, allo stesso tempo dell’immigrazione umana. Semi di pane di frumento per il pane e d’orzo, databili col radio-carbonio, sono stati trovati negli strati di un sito di Tempio scavato dal Dr. Trump stesso. Questi chicchi sono le dimostrazioni che tutto è iniziato tutto nella Mezzaluna fertile della Mesopotamia. Rivelano che nell'Egeo ci fu uno stesso contesto Neolitico.

Ci sono poi le spirali, i lucidi amuleti "a testa d’ascia" e gli "idoli a violino", alcuni elementi comuni nell'architettura e nei costumi sepolcrali, l'uso profuso di ocra rossa e ossidiana; e le immagini della madre dea/fertilità, (l'identificazione della quale è l'argomento più rovente, nell’archeologia mediterranea).

L'elenco prosegue e le relazioni si continuano ad accumulare--con un'osservazione notevole da Malta:

Abbiamo gli indicatori che l'identità culturale (sistema di culto e di fede) che facevano parte della cultura di origine non mutarono radicalmente per un tempo molto lungo. Il substrato era ancora riconosciuto dai discendenti dalla patria dopo 2000 anni.

"Flash back al 900 a.C.. Nasce una colonia di mercanti Fenici a Malta. Essi sono Levantini Cananei: discendenti dalle stesse famiglie originali che colonizzarono il Mediterraneo, lasciando l’Anatolia migliaia di anni prima. La prima cosa che i Fenici desideravano di fare era costruire un santuario alla loro divinità, la Signora Astarte che, in quel momento, capeggiava una Trinità. Su una collina vicino al porto dove erano approdate le loro navi c’era un tempio megalitico, ancora in gran parte intatto, abbandonato circa 1500 anni prima. Essi ristabilirono le pietre e restaurarono il sito per i propri gusti? No. Essi lo riconobbero. Essi onorarono il santuario già esistente e lo incorporarono in un'espansione nel loro tipico stile"... di assimilazione alla tradizione del preistorico locale."[v]

Ciò suggerisce che i Fenici percepissero il tempio preistorico esattamente nello stesso modo in cui i cristiani moderni vedono la Chiesa della Natività a Betlemme o le catacombe cristiane del quarto secolo.

Inoltre, vecchi rapporti e foto indicano la presenza nei siti di templi Maltesi di alcuni emblemi che erano tipici della religione Fenicia. Descritti dagli studiosi: "... sono sorprendenti le somiglianze e le differenze sono molto simili a quelle dovremmo trovare tra una chiesa di villaggio e una grande cattedrale."[vi] ma questi emblemi che possono essere attribuiti ai Fenici erano posseduti dai coloni originali verso il 3800 a.C. Oggetti di culto che in genere vengono etichettati come semitici (forse anche babilonesi), appaiono ancora una volta presso i minoici, a Delfi e in colonie romane dell'Africa. Hanno fatto la loro presenza in Malta prima di qualsiasi che quelle società apparissero.

Ora un gruppo di ingegneri di Exeter rivendica che pietre sferiche possano essere state utilizzate nella costruzione di Stonehenge.[vii] e ha sviluppato questa teoria, dopo aver esaminato le palle di pietra misteriose trovati vicino a un simile monumento nella Contea di Aberdeen, in Scozia. Palle di pietra sono raccolte intorno alla maggior parte dei templi megalitici su Malta. Alcune si possono ancora vedere in posto sotto le enormi lastre che esse servirono a collocare nella posizione giusta.

Un’attenta e continua raccolta di dati e analisi è attesa per ottenere un quadro più completo. Questo può essere realizzato meglio attraverso la ricerca multidisciplinare e una sintesi potrà essere tracciata tramite una varietà di fonti e risorse in tutto il mondo. Pertanto, la ricerca archeologica e genetica può essere solo una parte dell'equazione. Con essa, noi potremmo stare guardando la punta dell'iceberg. Collaboratori e partners possono partecipare per contribuire a rendere più accessibile al pubblico la scienza complessa di questa storia. Abbiamo bisogno di risorse e forza accademica.

Ulteriori informazioni sono disponibili dall’Istituto Mediterraneo di antiche civiltà al sito
http://AncientMed.org.

Per ulteriori informazioni su Malta antica, visitare www.OTSF.org.

Immagini cortesemente fornite dalla Fondazione OTSF

[i] Ammerman,Albert J. and L.L. Cavalli-Sforza. The Neolithic Transition and the Genetics of Populations in Europe, New Jersey, Princeton University Press, 1984
[ii] Zalloua, Pierre, Personal communication with the author, 2008. See also "Who were the Phoenicians?" National Geographic Magazine, October 2004
[iii] Zalloua, Pierre, "In Lebanon, DNA may yet heal rifts", The Arab American News, Sep 19, 2007
[iv] King, Roy and Peter A. Underhill. "Congruent distribution of Neolithic painted pottery and ceramic figurines with Y-chromosome lineages." Antiquity 78 (2002): 707-14
[v] Ciasca, Antonia. "Some considerations regarding the sacrificial precints at Tas-Silg", Malta, Journal of Mediterranean Studies, vol 3, number 2,1993: 225-245
[vi] Perrot, Georges and Charles Chipiez, "The Temples of Gozo and Malta", History of Art in Phoenicia, London, Chapman and Halll, Ltd., 1885
[vii] http://sify.com/news/neolithic-engineer ... ajbci.html

Fonte: Popular Archaeology http://popular-archaeology.com/issue/ja ... terraneans

L’autrice, Linda Eneix
Membro fondatore dell'Istituto Mediterraneo di antiche civiltà, Linda C. Eneix è l'autorità più importante dell'America sulla cultura preistorica dei Templi di Malta. Come Presidente della Fondazione OTS (Old Temples Study), sovrintende a Malta i prestigiosi corsi brevi educativi Elderhostel e Road Scholar. È autrice di numerosi articoli e di un manuale di lezioni per studenti maltesi.

http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=358



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 12/03/2016, 16:59 
LE MIGRAZIONE DELL'UOMO PREISTORICO ATTORNO AL PIANETA

Guarda su youtube.com



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 12/03/2016, 17:43 
mah che l'uomo sia arrivato in america da appena 15mila anni mi sembra un pò una assurdità.

Come mi smbra un pò assurdo che il "gruppo" arrivato in Australia sia giunto direttamente lì senza fare tappe intermedie, mentre poi un secondo gruppo abbia colonizzato india e pesi vicini, seguendo la stessa "traiettoria", non ha alcun senso.



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 22/09/2016, 14:52 
I Neanderthal erano un gruppo di umani che vivevano in Europa e in Asia occidentale. Dal punto di vista evolutivo sono i più prossimi all’uomo moderno, ma si sono estinti circa 40.000 anni fa. Il primo Neanderthal giunse in Europa circa 200.000 anni fa. Per migliaia di anni le due specie umane, Homo neanderthalensis e Homo sapiens hanno convissuto negli stessi luoghi sebbene i Neanderthal siano scomparsi circa 40.000 anni fa, tracce del loro DNA — comprese tra l’1 % ed il 4 % — sono presenti nel genoma dei non africani, le punte massime si trovano in Europa. Oltre la curiosità per la percentuale di questo antichissimo ancestore presente nel nostro DNA, questi studi rivestono uno straordinario valore nella ricerca scientifica. Recenti studi scientifici hanno dimostrato come l’ibridazione sia collegata al sistema immunitario, ai processi di metabolismo dei lipidi nella popolazione europea, oltre a tutta una serie di patologie legate all’eccessiva coagulazione del sangue o all’esposizione ai raggi UV come la cheratosi attinica e a disturbi come il tabagismo, la depressione.

L’ibrido con la più alta percentuale di Neanderthal è stato trovato presso Peştera cu Oase in Romania, i resti risalgono a 37.000 – 42.000 anni fa e la percentuale condivisa di DNA tra le due specie umane è tra il 6 ed il 9% più di ogni altro uomo moderno oggi vivente. Inoltre, poiché per calcolare la distanza ancestrale non conta solo la quantità totale di DNA condivisa calcolata in CentiMorgan ma anche la lunghezza dei filamenti condivisi, in questi reperti sono stati trovati 3 segmenti di cromosomi superiori a 50 cM il che indica che il progenitore Neanderthal era non più lontano di 4 – 6 generazioni dall’individuo analizzato.

Guarda su youtube.com


http://genealogiagenetica.it/strumenti- ... hal-in-te/



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 Oggetto del messaggio: Re: La Teoria dell'Out of Atlantis
MessaggioInviato: 02/05/2017, 21:17 
Riprendo questo topic del grande Paolo (PS: Paolooooooo torna tra noiiiiiiii!!!!!!)

Dal Libro: "The Forgotten Exodus: The Into Africa Theory of Human Evolution" by Bruce R. Fenton

Recent academic studies write the death certificate for out of Africa theory of human origins

Genomic research associated with the Sima de los Huesos archaeological site and morphological analysis of hominin fossils from across Europe have together invalidated the possibility that Homo heidelbergensis is ancestral to Modern Humans.

What happens when paleoanthropologists discover that their only candidate for a human ancestor in Africa or Europe gets discounted through both genetic investigations and comparative fossil studies?

Judging by the lack of any media furore I think it is safe to say that the answer to the question above is ‘not much’ because the situation arose in 2016 and yet the media remains mostly silent on the matter of the profound implications that have occurred. There is also more to this story than just a goodbye to H. heidelbergensis. Matthias Meyer of the Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology headed a team of scientists undertaking a detailed analysis of both nuclear and mitochondrial DNA from hominin fossils associated with the Sima de los Huesos archaeological site in Spain. One of the most astonishing results was a revealed split between Homo sapiens and Homo neanderthalensis far earlier than had ever been considered, potentially over 700Kya rather than close to 400Kya. With Meyer’s announcement came the end of an era in human evolutionary theories.

There are those scientists that advise caution when fundamental understandings rely solely on genetic studies, divorced from physical analysis of fossils. In this situation, however, there has already been a relevant fossil study just a couple of years earlier, carried out by scientists from Indiana University and headed up by a well-respected evolutionary biologist, Aida Gómez- Robles. The Indiana University’s project focussed on comparative analysis of European fossil teeth and jawbones, their conclusion was that all of the fossil hominins in Europe were either Neanderthals or directly ancestral to Neanderthals. We have to understand that as respective groups in Africa match European hominin populations this revelation also discounted known African hominins as ancestors of modern humans. The morphological research provided one new shock – the split between Homo sapiens and Neanderthals had apparently begun as early as one million years before present.

With the dismissal of all known suspects in the list of possible offenders, modern humans were left lacking a possible direct ancestor in the known records. Not only this but they were found to have been alone on their evolutionary journey for several hundred thousand years longer than scientists had dared to speculate. Further related revelations soon arose, this time coming from a handful of ancient bones uncovered at a cave site in Siberia, fossils associated with a new human species called Denisovans. Acclaimed geneticist Svante Pääbo of the Max Planck Institute revealed that genetic studies confirmed once again that Homo sapiens had a very early divergence date from other human forms, his team having found that “Denisovans began to diverge from modern humans regarding DNA sequences about 800,000 years ago.”

Before 2016, the highly respected paleoanthropologist Maria Martinón-Torres of University College London stated in no uncertain terms that if the scientists wanted to find our last ancestor shared with other advanced Homo forms we “should now be looking for a population that lived around 700,000 to 900,000 years ago.” The statement issued by Martinón-Torres left the scientific world with an enormous conundrum. If our immediate ancestors can’t be found in Europe or Africa, where else should we be looking for them?

The first possible answer to this ‘where to look’ question came in the form of an announcement by Chinese scientists claiming they had identified modern human fossil remains ranging up to 180,000 years in age, as well as fossils from other mysterious hominin forms. The Chinese paleoanthropologists suspected that some of the recovered fossils might even be from the mysterious Denisovans. Could modern humans have in fact emerged first in East Asia? It certainly began to look like this might be the case, but my independent investigative research disagrees, I believe that my work almost conclusively places the first Homo sapiens in Australia.

In 1982, Professor Alan Wilson and his understudy, Rebecca Cann, two of the most renowned evolutionary scientists of the modern age, discovered compelling evidence for an Australasian genesis for modern humans. These controversial findings never emerged in any of their academic papers, in fact they only appear in a short transcript taken from a private conversation included in a book by two other scientists (early 1980’s). Silence does not change facts, and the fact remains that there is compelling evidence pointing towards Australasia as the first home for modern humans, so much data exists that it eventually led to my controversial new book The Forgotten Exodus: The Into Africa Theory of Human Evolution. My research colleagues and myself have uncovered overwhelming evidence that puts the first Homo sapiens in Australasia, and not only them but several other advanced hominin forms.

It would be easy to dismiss all of this work out of hand, if not for the fact that my book’s perturbing claims are so well referenced, in every case they are based on or supported by peer-reviewed studies and statements given by leading academics. Could it be that the year 2016 will come to be known as the year that the Out of Africa paradigm died?

If 2016 becomes associated with the end of one scientific paradigm then surely 2017 may yet become related to a new model for human origins, one that I am proposing and have given the name ‘Into Africa’. My Into Africa theory can perhaps be best understood as an adaptation and extension of the existing ‘Out of Australia Theory’ formulated by two of my Australian collaborators, Steven and Evan Strong. If these profound claims are true, what does this mean for our understanding of who we are? Where does the road go from here?

These additional questions I have proposed can only be addressed after the existing evolutionary paradigm is declared dead.



Bruce R. Fenton is the author of the revolutionary human origins e-book series, The Forgotten Exodus. He was born in the historic English town of Cheltenham, England. He graduated from Anglia Ruskin University in 2002, having studied Information Systems. Fenton has earned the respect of his peers and made a name for himself in the research fields of ancient mysteries and human consciousness. A world traveler and public speaker, Fenton’s research activities have also been featured in the UK’s Telegraph Newspaper. He was recently honored to receive an invitation to appear as a guest presenter on a popular Science Channel show. Fenton is a current member of both the Palaeoanthropology Society and the Scientific and Medical Network.


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A short and fact-filled e-book packed with astonishing scientific information that erases the Out of Africa model and fills the gap with an entirely revolutionary replacement, human evolution in Australasia and a later colonisation of the planet from there.

The book comes highly recommended, with a foreword by the world renowned ancient mysteries author, Graham Hancock (whose book Magicians of the Gods is currently on the best-seller list).







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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

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