SCOPERTI IN ARABIA STRUMENTI IN PIETRA RISALENTI A 120.000 ANNI
Un intermezzo climatico più caldo durante l'Era Glaciale avrebbe permesso ai nostri antenati di lasciare l'Africa 20.000 anni prima di quanto si pensava: lo sostiene un gruppo di scienziati in seguito alla scoperta di un insieme di utensili nella Penisola Arabica.
Circa 130.000 anni fa, affermano i ricercatori, si sarebbe verificato un cambiamento climatico che, abbassando il livello del mare e creando fiumi e laghi navigabili nella regione, avrebbe reso più facili gli spostamenti, offrendo ai primi esseri umani moderni - apparsi in Africa circa 200.000 anni fa - un nuovo itinerario attraverso le aree, precedentemente desertiche, a nord per raggiungere il Medio Oriente.
La ricerca si fonda sulla scoperta di alcuni utensili risalenti a 120.000 anni fa in un sito archeologico negli Emirati Arabi Uniti.
La presenza degli strumenti (la cui manifattura, secondo gli esperti, rivela un'origine univocabilmente africana) in tempi così antichi in questa regione suggerisce che i primi Homo sapiens abbiamo lasciato la terra d'origine alla volta della Penisola Arabica direttamente dal Corno d'Africa, in corrispondenza più o meno dell'attuale Somalia. In precedenza, i paleoantropologi pensavano che H. sapiens avesse lasciato l'Africa attraverso la Valle del Nilo o l'Estremo Oriente.
"Fino a oggi abbiamo sempre pensato che fose stato uno sviluppo di tipo culturale la causa scatenante dell'uscita dall'Africa", afferma il coautore dello studio Hans-Peter Uerpmann, un paleobiologo dell'Università di Tubinga in Germania. "Ora invece sappiamo che è stato l'ambiente a creare le condizioni perché ciò avvenisse". La scoperta "apre a nuove ipotesi sulla diffusione umana, e a partire da questo, potrebbe rivoluzionare del tutto ciò che abbiamo creduto finora".
Per mettersi in viaggio, solo un breve intermezzo climatico
Tra il 2003 e il 2010, nel sito di Jebel Faya negli EAU sono stati rinvenuti una serie di utensili, alcuni dei quali - come un'ascia manuale apparentemente a due lati - rinvenuti in precedenza soltanto in siti africani molto antichi.
Per datare i granelli di sabbia racchiusi negli utensili in pietra i ricercatori hanno usato la luminescenza, una tecnica che misura la radiazione naturalmente immagazzinata nella sabbia. I dati sul clima degli antichi laghi e fiumi invece sono stati ricavati dalle stalagmiti nelle grotte, e in base ai diversi livelli raggiunti nel tempo dal Mar Rosso.
Questo periodo più caldo verificatosi attorno a 130.000 anni fa avrebbe causato un aumento delle precipitazioni sulla Penisola Arabica, trasformandola in un paesaggio attraversato dacorsi d'acqua che l'uomo potrebbe aver attraversato su zattere.
Secondo Adrian Parker, paleogeografo della Oxford Brookes University, in questo periodo il livello del Mar Rosso si abbassò, offrendo una "breve finestra temporale" durante la quale H. sapiens avrebbe potuto facilmente compiere la traversata, che all'epoca riguardava una distanza di appena 4 chilometri.
Nella ricerca, pubblicata sulla rivista Science, si afferma che, una volta raggiunta la Penisola, i sapiens si sarebbero dispersi raggiungendo Jebel Faya circa 125.000 anni fa.
http://www.antikitera.net/news.asp?id=9885&T=1RETRODATATI A 195.000 ANNI I PRIMI ESEMPLARI DI HOMO SAPIENS
"L'isola di Creta è oggi teatro di una scoperta archeologica destinata a rivoluzionare le nostre conoscenze sul più lontano passato del Mediterraneo". lo scrive Louis Godart su "L'Osservatore Romano", riferendo che "in una piccola località della Creta sud-occidentale a Plakias di fronte al Mar Libico, una èquipe greco-americana ha scoperto un abbondante materiale litico composto da oltre 2.000 pietre lavorate che si dividono tra piccole asce, raschiatoi, perforatori, scalpelli".
Lo studioso spiega che "non è la quantità imponente del deposito a colpire, ma la sua datazione. Sembra infatti assodato, secondo l'archeologa greca che conduce la ricognizione Eleni Panagopoulou, che sono due gli strati archeologici attestati a Plakias: il primo, più recente, risalirebbe all'inizio dell'olocene, circa 11.000 anni fa; il secondo, quello più ricco di reperti, al pleistocene, ovvero a un periodo nel caso specifico risalente a circa 130.000 anni fa. L'archeologa non esclude che la fase di occupazione del sito sia addirittura molto anteriore a questo periodo".
Si chiede Godart: "Chi sono stati gli artefici di questi manufatti? Gli utensili più antichi databili a circa 130.000 anni fa possono essere stati realizzati da neandertaliani oppure da coloro che li hanno verosimilmente combattuti e soppiantati, quelli appartenenti alla specie 'sapiens', quelli che sono i nostri diretti antenati. La precisa datazione dei primi esemplari della specie sapiens, tradizionalmente posta a circa 130.000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche indietro nel tempo, a circa 195.000 anni. Gli uomini della specie definita 'sapiens sapiens' secondo le più recenti ricerche paleontologiche sarebbero partiti dall'Africa orientale alla conquista dell'Europa e dell'Asia solo 60.000 anni fa".
Ma allora: "Come conciliare questi dati con la presenza a Plakias di manufatti risalenti a un periodo anteriore di circa 70.000 anni alla migrazione della specie 'sapiens sapiens'? Plakias - deduce Godart - si potrebbe far risalire l'apparizione dell'uomo sapiens a un periodo anteriore a 200.000 anni fa e considerare che la sua irradiazione dalla culla africana sia avvenuta molto prima di 60.000 anni fa".
Lo studioso sottolinea poi che "la considerazione più sconvolgente riguarda il problema dell'approdo a Creta degli autori di questi manufatti. L'isola di Creta si è staccata dal continente oltre cinque milioni di anni fa ed è escluso che un abbassamento del livello del mare o un periodo di glaciazione abbiano mai consentito di raggiungerla a piedi. Quindi gli artigiani del pleistocene di cui troviamo le tracce a Plakias hanno dovuto necessariamente raggiungere Creta a bordo di una o più imbarcazioni. Una semplice occhiata alla carta dà un'idea del livello dell'impresa".
Del resto, "le ricerche archeologiche condotte a Milos hanno accertato che il territorio dell'isola non è stato abitato prima dell'inizio del III millennio prima dell'era cristiana. Occorre quindi immaginare che marinai non abbiano esitato ad affrontare oltre 100 chilometri di mare aperto in un viaggio di andata e di ritorno per recarsi a Milos e procurarsi l'ossidiana indispensabile al loro artigianato. Perciò, ipotizzare una migrazione dall'Africa a Creta nel corso del pleistocene è tutt'altro che una ipotesi azzardata.
Potremmo pensare - conclude godart - che una o due navi abbiano permesso a questi primi marinai della storia di raggiungere l'isola di Creta".
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