Oggetti fuori dal tempo, avvistamenti tramandati nella letteratura storica. Qual è l'origine dell'uomo? Testi sacri e mitologie da tutto il mondo narrano una storia diversa da quella che tutti conosciamo.
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18/08/2013, 01:23

Atlanticus81 ha scritto:

Quello che una volta doveva essere il "Mar di Gobi", secondo te Rigel, si sarebbe prosciugato a causa di una intensa attività agricola e, perché no, industriale?


Più che un "secondo me", voleva essere una mera ipotesi da tenere in considerazione ove si trovassero delle corrispondenze. Fieno da mettere in cascina.

Spiego meglio...

E' noto col nome di Paratetide, un antico oceano che sommergeva buona parte dell'Europa, sino a comprendere in se sia il Mar Nero, che il Caspio, che il poco che rimane dell'Aral.
I pochi rilievi approfonditi concessi dalle autorità sino ad oggi, fanno invece della zona Sino-Siberiana una terra ancora poco conosciuta, se vogliamo tracciarne sicuri contorni geologici nell'antichità.


http://it.wikipedia.org/wiki/Paratetide


Interessante vedere come si definisce un repentino ritirarsi di questo mare, in maniera rapida a partire da 5 milioni di anni fa.
Non così lontano da un'eventuale collocazione di pre-erectus...molto più evoluti degl'erectus che generano il "nostro giro di giostra"...
IMHO. E perdonate la faziosità. [8D]


La storia geologica naturale, dettata da Gaia, potrebbe aver inciso in "collaborazione" con lo sfruttamento umano. Se questo è avvenuto, si troveranno prima o poi tracce dei suoi accadimenti.
Nel frattempo, ritrovare dei tratti europei nei dintorni di quella zona, presenti eventualmente in parte della popolazione, e magari riuscire a farne risalire l'origine a tempi molto antichi, potrebbe allargare una ricerca delle origini di questi spostamenti, e il loro "scemare tra le pieghe della storia ufficiale"
Lavoraccio...ne sono cosciente. Se mi capita qualcosa sotto gli occhi, che possa aggiungere elementi di correlazione, aggiungo. [:)]

Atlanticus81 ha scritto: Ipotesi certamente non da escludere e che presuppone l'esistenza di una civiltà tecnologicamente avanzata in tempi remoti che poi sarebbe stata costretta a spostarsi con il prosciugamento del mare interno e il conseguente cambio climatico inevitabile con la scomparsa di una tale massa d'acqua, che ha trasformato una zona fertile in un desolato deserto.

Siamo propensi a credere che i cambi climatici siano stati globali. Possiamo invece iniziare a pensare a cambi climatici locali connessi a una modificazione del territorio, naturale o artificiale.

Anche il clima europeo cambierebbe totalmente se il Mediterraneo dovesse prosciugarsi, per un motivo o per un altro, costringendo buona parte della civiltà occidentale a un riadattamento notevolmente traumatico...

[8]


I cambi climatici radicali, credo siano tutti di origine bene o male conosciuta.

Ere glaciali, grandi o piccole ed eventi meteorici significanti...
Per quello che la geologia ha potuto analizzare con certezza, sono da addebitare a questi due soli fattori, le grandi e repentine estinzioni di massa di intere specie animali.

Ciò che sarebbe meno evidente nella geologia, è l'avvento di un eventuale periodo caldo.
Questo è dovuto al fattore "effetto serra" che avverrebbe in maniera massiccia in caso di riscaldamento repentino, facendone seguire una quasi certa glaciazione.
La differenza è che il periodo subcentenario del riscaldamento, è geologicamente molto breve, tanto da poter essere rimasto "inosservato" nei tessuti geologici da cui sono tutt'oggi datate e catalogate le ere geologiche stesse.
Un tempo geologico di 100 anni, anche se osservato a livello planetario, è difficile da evincere, quando è collocato a 5 milioni di anni nel passato.

In forse meno di un centinaio d'anni, un innalzamento della temperatura media pari all'abbassamento che si verifica in una glaciazione, cuocerebbe il tessuto vitale del pianeta. E senz'acqua è impossibile vivere...come lo è invece quando ce n'è, ghiacciata, un po' ovunque...

Tutto ciò...me lo disse un geologo...ma vi prego di controllare. Non posso giurarlo...


P.S.
Scusatemi se a volte posto qualcosa che può magari "incasinare" un lavoro già difficile.
O che è già stato postato altrove.

'Sto Forum e infinito... [:I]


EDIT:

Stavo dimenticando il contributo immagini. [:0] [:D]

Il lago d'Aral, nel suo prosciugarsi recente...

Immagine


Qui sotto, l'antica Paritetide:

Immagine
Credit Image: Biologiamarina.eu
Ultima modifica di RigelDiOrione il 18/08/2013, 01:34, modificato 1 volta in totale.

18/08/2013, 15:29

interessante è anche un piccolo dettaglio il ritrovamento di oggetti con all'interno gocce di mercurio, chissà magari immerse in un campo magnetico particolare potevano svolgere funzioni "tecnologiche". Certo è che la fissa per il mercurio in cina era altissima, basti pensare al primo imperatore cinese sepolto nel suo mausoleo con all'interno una quantità immensa di mercurio liquido che riproduce i fiumi della cina, per non parlare degl iscritti indù che ci spiegano delle proprietà del mercurio stesso all'interno dei vimana...

che ci sia qualcosa sotto i nostri occhi talmente banale da risultare invisibile?

20/08/2013, 23:25

L'utilizzo del mercurio è presunto anche nella tecnologia UFO dei nazisti.

La campana nazista aveva due cilindri rotanti contenenti mercurio come sostanza, chiamata xerum 525, e quando veniva ruotata in senso antiorario emanava un bagliore viola.

Immagine

La parte esterna del manufatto era rivestita con materiale ceramico, curiosamente simile a quello utilizzato dalle navette spaziali della NASA, come il Columbia, protetta da piastrelle di ceramica nel suo strato di rivestimento superiore, rendendo la funzione di isolamento termico.

Al momento dell'immissione sul estrattore, i due tamburi ruotavavano come gli antichi vimana, consentendo alla campana di muoversi grazie al suo motore che emanava radiazioni che avrebbero contaminato gli scienziati del progetto. E 'stato il primo prototipo di motore in grado di sconfiggere la gravità che avrebbe aperto una nuova strada nel modo della fisica e della tecnologia. Così questa ingegnosità tecnica potrebbe essere servita come sistema di propulsione per i segretissimi UFO nazisti che sono stati sviluppati durante l'ultima fase del terzo Reich.

Il terzo progetto segreto "Die Glocke", The Bell, la campagna nazista, era sotto il comando del misterioso generale delle SS Hans Kammler, un tecnico scientifico che era stato anche coinvolto nello sviluppo delle V-2,di alcuni,di missili, aerei a reazione, deltaplani, UFO nazisti, e costruzioni sotterranee.

Immagine

Hans Kammler ha anche progettato molti dei campi di sterminio nazisti e dei forni dell'orrore, tra cui quello di Auswitch.

Hans Kammler aveva una parte molto importante nella tecnologia militare nazista, che era sempre stata nascosta, dato che dopo la 2 ° guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti non aveva alcun interesse a divulgare il percorso delle conquiste tecnologiche e scientifiche degli ingegneri nazisti come Kammler.

http://misteroufo.blogspot.it/2013/02/d ... zista.html

Non è che Kammler è uno dei tanti sopravvissuti a Norimberga grazie all'operazione paperclip?!

Credo proprio che i tedeschi fossero a conoscenza di qualche pagina in più dell'"Eredità degli Antichi Dei" che stiamo cercando di ricostruire in questo topic...

[8]

02/09/2013, 14:28

Tra l'altro il sito di Gobekli Tepe è immenso a quanto ho capito ci sono decine di altri siti circolari simili tutt'intorno ancora da scavare...

02/09/2013, 17:33

Göbekli Tepe risale a 12.000 annni fa.... a quanto risalgono i monoliti di Minorca? Qualcuno è riuscito a stabilirlo?

02/09/2013, 17:46

La datazione ufficiale parla di monumenti eretti tra il 1000 e il 300 a.C.

Ma siamo sempre lì, essendo una pietra non si può fare una datazione certca con il C14 e il tutto nasce esclusivamente dall'interpretazione degli archeologi che escludono (ovviamente) la possibilità che il sito potesse essere lì da prima dell'arrivo della cultura Talaiotica.

http://en.wikipedia.org/wiki/Taula

http://en.wikipedia.org/wiki/Talaiotic_Culture

05/09/2013, 14:29

La scoperta di elaborate tecniche agricole di 8 mila anni fa sorprende i ricercatori

Diverse recenti ricerche scientifiche dimostrano con crescente evidenza che le civiltà dell’età della pietra erano molto più evolute di quanto si fosse pensato fino ad ora.

Solo qualche giorno fa, è arrivata la notizia della scoperta di un calendario lunare collocabile a circa 10 mila anni fa, il più antico mai rinvenuto sul nostro pianeta.

Il sito, risalente a circa l’8000 a.C., contiene una lunga fila di 12 pozzi. I risultati delle analisi, ottenuti grazie all’ausilio di un software creato appositamente, capace di analizzare il rapporto tra la distanza dei pozzi, la topografia del sito e i movimenti del sole e della luna, hanno convinto gli archeologi che i pozzi rappresentino i mesi dell’anno e le fasi lunari del mese.

Ci troviamo così di fronte al più antico calendario lunare mai scoperto sul pianeta. E non si tratta di un calendario primitivo. Il calendario, infatti, è allineato in modo da consentire l’osservazione del sorgere del sole in pieno inverno, in modo che il calendario lunare potesse essere riportato in linea con l’anno solare.

L’incredibile scoperta, insomma, dimostra ancora una volta che i nostri antenati non erano così primitivi come i libri di storia ci fanno credere. L’analisi del sito è stata condotta da un team di specialisti guidato dal professor Vincent Gaffney, dell’Università di Birmingham.

“La ricerca dimostra che la società dell’Età della Pietra di 10 mila anni fa era molto più sofisticata di quanto avevamo sospettato in precedenza”, spiega Gaffney all’Indipendent. “Il sito ha implicazioni sulla comprensione di come si sia sviluppata la società del Mesolitico in termini economici, sociali e cosmologici”.

Il sito di Warren Campo è stato scoperto nel 2004 del National Trust for Scotland, ma la sua analisi dettagliata è stata eseguita solo negli ultimi sei mesi, grazie al software sviluppato appositamente dal team di Gaffney.

Come riporta la ricerca pubblicata su Internet Archeology, il sito è stato creato intorno all’8000 a.C. ed usato, sorprendentemente, per circa 4000 anni. I pozzi sono stati periodicamente ritagliati (probabilmente centinaia di volte nel corso del millenni). E’ quindi impossibile capire se essi originariamente servivano per sostenere dei pali di legno o pietre megalitiche.

Tuttavia, la variazione di profondità dei pozzi suggerisce l’elevata complessità del sito, nel quale ogni mese lunare è suddiviso in tre ‘settimane di dieci giorni’, in modo da rappresentare la luna crescente, la luna piena e la luna calante.



Si tratta di una scoperta considerevole se si tiene conto che i primi calendari si pensava fossero stati concepiti nel Vicino Oriente circa 5000 anni fa. Tenere traccia del tempo sarebbe stato immensamente importante per la comunità dei cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, soprattutto dal punto di vista economico e spirituale.

Il calendario li avrebbe aiutati ad individuare il momento preciso in cui i branchi di animali cominciavano le migrazioni o il momento più probabile in cui i salmoni avrebbero cominciato a risalire i fiumi. E non si può escludere che il calendario fosse usato anche dagli sciamani, in modo da poter tenere sotto controllo l’inizio delle stagioni e le relative festività.

“L’evidenza suggerisce che le società di cacciatori-raccoglitori della Scozia mesolitica avevano la necessità e la capacità di tenere traccia del tempo, almeno 5000 anni prima che i primi calendari fossero sviluppati in Mesopotamia. In tal modo, la ricerca segna un passo importante verso la comprensione formale del tempo e, quindi, della storia stessa”, conclude Gaffney.

Ora, un ulteriore contributo arriva dallo studio delle tecniche agricole dell’antichità.

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PNAS potrebbe gettare nuova luce sull’elevata capacità dei nostri antenati di immaginare scenari a lungo termine per coltivare la terra, piuttosto che condurre una vita nomade.

La ricerca, infatti, ha rivelato che i primi agricoltori europei, già 8000 anni fa, utilizzavano il letame del bestiame per la concimazione delle colture, migliaia di anni prima di quanto si pensasse.

L’analisi di alcuni campioni neolitici provenienti dai resti carbonizzati di colture ha rilevato la presenza di un tipo di azoto presente nel letame animale. Lo studio dimostra che i nostri antenati ‘primitivi’, non solo erano i grado di conservare e utilizzare una svariata tipologia di sementi, ma anche di riutilizzare lo stesso campo di coltivazione, dopo averlo concimato con lo sterco del loro allevamento.

L’introduzione dell’agricoltura è stato uno dei più importanti cambiamenti culturali nella storia. Fino ad oggi, si pensava che l’utilizzo del letame per la concimazione delle colture fosse stato introdotto alla fine dell’Età del Ferro, il periodo precedente all’invasione romana della Gran Bretagna nel 43 d.C.

Precedentemente, si è ipotizzato che gli agricoltori del neolitico conducessero uno stile di vita nomade, in continuità con i loro antenati cacciatori-raccoglitori. Ma ora i ricercatori suggeriscono che costoro abbiano investito tempo e fatica in appezzamenti di terra coltivati, con un occhio alle generazioni future.

La concimazione delle colture, infatti, comporta un investimento a lungo termine su un terreno, in quanto le colture beneficiano della concimazione organica per molti anni. Come rivela un articolo comparso su ScienzeMag, il team di ricercatori guidato da Amy Bogaard, dell’Università di Oxford, ha trovato, nei resti carbonizzati di 13 colture neolitiche in tutta Europa, l’isotopo stabile dell’azoto-15 (N15), elemento molto abbondante nel letame.

“Questi risultati indicano un diverso approccio all’allevamento del bestiame, in cui l’attenzione era rivolta ad un investimento fisso su un pezzo di terra, con l’intenzione di rimanervi e lasciarlo in eredità alle generazioni future”, spiega la Boogard a BBC News.

“Questo cambiamento ha avuto anche un effetto sociale radicale, con diverse famiglie in possesso di un appezzamento di terra, e il loro impegno a mantenerli redditizi”.

Come ammettono i ricercatori, l’idea che un pezzo di terra possa essere trasmesso tra generazione sembra un concetto piuttosto avanzato. “Crediamo che la terra fosse considerata come un bene ereditario, fattore che ha visto la nascita di gruppi abbienti e non abbienti”, continua la ricercatrice.

Lo studio contribuisce anche alla comprensione di ciò che mangiavano gli agricoltori dell’età della pietra. Essendo il concime ricco di N15, le colture fertilizzate con il letame fornivano grandi quantità di tale elemento all’organismo dei nostri antenati. “In precedenza si pensava che l’alta concentrazione di N15 nei fossili umani fosse dovuta ad una dieta ricca di carne”, osserva la Boogard.

Ma come hanno fatto i primi agricoltori a capire che lo spargimento delle deiezioni animali potesse influire beneficamente sulla coltivazione? Boogard dice che possono esserci diversi scenari possibili. Alcune aree di accumulo naturale di escrementi avrebbero fornito “chiazze di terra superfertile, successivamente colonizzate dagli agricoltori”.

Data la scarsità di cibo, gli uomini del neolitico erano particolarmente attenti alle piccole differenze nella crescita e la produttività delle loro colture. In definitiva, la nuova ricerca sembra dimostrare chiaramente che i nostri antenati non erano così arretrati come siamo abituati a pensare. Potrebbero aver conosciuto e scoperto molto più di quanto siamo in grado di immaginare.

In generale, l’impressione è che il passato della Terra nasconda una società molto più progredita e compatibile con l’ambiente rispetto ai tempi moderni. Potrebbe essere solo una questione di tempo, prima di scoprire le prove necessarie a dimostrare queste suggestioni. Ogni giorni che passa, ogni notizia che arriva, sembra avvicinarci sempre più a quel momento.

http://www.ilnavigatorecurioso.it/18/07 ... cercatori/

http://www.ilnavigatorecurioso.it/18/07 ... cercatori/

08/09/2013, 13:09

Tecnologia e chirurgia cranica in un villaggio della Cappadocia di 10 mila anni fa

Tutti gli indizi che il sito ad Asikli Hoyuk continua a inviarci, ci costringono ad ammettere l’esistenza di una civiltà, tra Paleolitico e Neolitico, tanto evoluta da assomigliare notevolmente alla nostra.

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Asikli Hoyuk, a circa trenta chilometri da Aksaray, è un sito archeologico al centro della Cappadocia; poco conosciuto, non pare destare particolare interesse e non è nemmeno inserito come meta preminente dagli operatori turistici.

Eppure, all’alba del Neolitico, fu scelto per crearvi un importante insediamento, immerso com’era in un paesaggio vulcanico dominato da quelle che un tempo erano valli fluviali, poi trasformatesi in depositi di tufo: una zona fertile e ricca di ossidiana, due buone ragioni per convincere i nostri antenati a fermarsi, cambiando radicalmente le precedenti abitudini.

Il sito, tuttora oggetto di studio, fu individuato nel 1964 dall’archeologo Ian A. Todd, che rinvenne in strati superficiali migliaia di artefatti realizzati con l’ossidiana, segno della presenza di una notevole industria, il cui prodotto era destinato per lo più al commercio in un mercato che deve considerarsi assai vasto, abbracciando tutto il Vicino Oriente.

Una campagna di scavi sistematici iniziò solamente sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso sotto la guida di Ufuk Esin, in considerazione dell’urgenza di procedere alla mappatura completa dell’insediamento, poiché era imminente la realizzazione di una diga sul lago Mamasin, le cui acque avrebbero sommerso parzialmente il sito.

Da allora le campagne di scavo si sono susseguite quasi senza sosta, anche se oggi non sussiste più alcun pericolo di sommersione.

Le abitazioni, costruite in mattoni crudi e per metà interrate nel suolo, sono allineate e adiacenti come una moderna città.

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La presenza di pochi edifici ben più grandi rispetto alla media, possono intendersi come luoghi di aggregazione di una parte della comunità.

Poiché gli edifici sono privi di aperture sulle pareti, similmente alle abitazioni di Catalhoyuk (ma anche a quelle degli indiani Anasazi), si ritiene che l’ingresso avvenisse dal tetto piano mediante scale di legno removibili.

Un’area dedicata, a ridosso del sito, presenta ricostruzioni attendibili di queste abitazioni, realizzate con materiale e tecnica dell’epoca.

All’interno delle camere ‘multifunzione’, ampie mediamente sui 20 mq., sono state individuate una settantina di sepolture, quasi tutte corredate da offerte funebri di collane e braccialetti. I defunti erano seppelliti in posizione fetale all’interno di fosse create sotto il pavimento degli edifici stessi.

Dall’analisi dei resti scheletrici sappiamo che la vita media dell’uomo era attorno ai cinquantacinque anni, mentre quella della donna non andava oltre i venticinque: le evidenti deformità riscontrate sulle articolazioni suggeriscono che il gentil sesso fosse impiegato anche in lavori solitamente svolti dai maschi, come il trasporto di carichi particolarmente pesanti.

Il campione ci permette inoltre di attestare al 50% la mortalità infantile; un’analoga percentuale è riservata agli scheletri che presentano evidenti segni di bruciature, a conferma che sovente, dopo il decesso, i corpi erano inceneriti in forni predisposti allo scopo (forse all’interno di santuari o templi destinati alle pratiche religiose), come d’altronde già accertato negli scavi di Cayoyu e Nevali Cori, con il rinvenimento di analoghi focolari.

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Poiché ad Asikli Hoyuk non è stato ancora rinvenuto quello che potremmo definire un cimitero, per il momento si scorge la possibilità che la sproporzione tra le sepolture e il numero di abitazioni sia riconducibile a un culto funebre riservato a una ristretta classe di dignitari.

Circa 20 anni fa, si rinvenne nel sito una collana con dieci perle di agata magistralmente perforate per quasi dieci millimetri.

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La scoperta induce a considerare che gli artigiani di Asikli Hoyuk avessero raggiunto un livello sorprendente di tecnologia nella lavorazione di questi manufatti, tenendo in considerazione che l’agata è una varietà di quarzo che, per la particolare durezza, si può forare ancor oggi solo con l’utilizzo di un trapano munito di punta conica di diamante.

Una semplice punta d’acciaio non riuscirebbe nemmeno a scalfire l’agata, anzi la scheggerebbe. Una simile tecnologia, addirittura risalente a novemila anni fa, non può essere assolutamente conciliabile con le conoscenze che oggi pensiamo di avere del nostro passato.

Nel frattempo, a questa magnifica collana si è aggiunto un altro stupefacente manufatto: un braccialetto d’ossidiana, rinvenuto nel 1995 e databile allo stesso periodo della collana, che oltre a presentarsi in forma quasi regolare, denota l’incredibile simmetria della cresta anulare centrale e una superficie, simile a uno specchio, accuratamente pulita e rifinita.

Realizzare questo bracciale, ora esposto al Museo Archeologico di Aksaray, richiederebbe oggi una tecnica complessa di lucidatura, ottenibile solamente con l’uso di lenti telescopiche.

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Lo sostengono i ricercatori dell’Institut Français d’Etudes Anatoliennes di Istanbul e del Laboratoire de Tribologie et de Dynamiques des Systèmes di Saint-Etienne, (lo studio è stato pubblicato dal Journal of Archaeological Science nel dicembre 2011), che hanno analizzato il reperto con il metodo della tribologica multiscala, tecnica già sviluppata per l’industria automobilistica (per determinare le proprietà meccaniche della carrozzeria) e ora adattata all’archeologia.

Un ultima scoperta interessante è venuta dal ritrovamento del cranio di una giovane donna che presenta tracce della prima trapanazione al cervello finora conosciuta: anche questo reperto è custodito al Museo Archeologico di Aksaray.

Probabilmente si trattava di un intervento chirurgico, poiché è stato determinato che la tecnica fu eseguita mentre la donna era ancora in vita e il decesso sarebbe avvenuto pochi giorni dopo.

Tutti questi indizi che il sito ad Asikli Hoyuk continua a inviarci, ci costringono ad ammettere l’esistenza di una civiltà, tra Paleolitico e Neolitico, tanto evoluta da assomigliare notevolmente alla nostra.

Ora, gli scavi hanno raggiunto il livello più basso, rivelando informazioni preziose sullo stile di vita dei gruppi che hanno creato il primo insediamento circa 10.300 anni fa.

Il direttore dello scavo di Asikli Hoyuk, il professor Mihriban Ozbasaran, ha spiegato che il sito rappresenta il primo villaggio noto della Anatolia centrale e della regione della Cappadocia.

Il lavoro archeologico ha permesso agli studiosi di ricavare una grande quantità di dati importanti che mette in luce l’importanza strategica dell’Anatolia nella storia della nostra civiltà.

“Con la sua storia di 10.300 anni, Asikli Hoyuk è l’insediamento umano che ha portato importanti sciluppi tecnologici e scientifici in tutto il mondo, come ad esempio le prime attività agricole e la prima chirurgia del cervello”, conclude Ozbasaran.

http://www.ilnavigatorecurioso.it/08/09 ... a-anni-fa/

08/09/2013, 21:41

Ma dato che sono stati trovati questi manufatti irrealizzabili con le tecniche di allora e forse con molte di quelle moderne qual'è la spiegazione? che qualcuno li ha messi lì a posteriori? ^_^ O li si ignora semplicemente?

09/09/2013, 13:12

MaxpoweR ha scritto:

Ma dato che sono stati trovati questi manufatti irrealizzabili con le tecniche di allora e forse con molte di quelle moderne qual'è la spiegazione? che qualcuno li ha messi lì a posteriori? ^_^ O li si ignora semplicemente?


Se erano irrealizzabili con le tecniche di allora e forse con molte di quelle moderne, forse bisogna iniziare a pensare che sono state costruite con tecniche ancora precedenti!

[:p]

Ricordiamoci sempre che prima dello spartiacque temporale segnato dalla fine della glaciazione di Wurm abbiamo centinaia di migliaia di anni di storia pressochè ignorata.

Quella che segue è una bella immagine di Doggerland, tema già affrontato in passato dal nostro Progetto Atlanticus, tratta da

http://www.ilnavigatorecurioso.it/09/09 ... astrofico/.

Immagine

Immagino insediamenti urbani, campi coltivati, civiltà avanzate stanziate nelle valli disegnate da quei fiumi che scorrevano dove oggi solo incrociano le navi tra le onde del mare del nord.

Storie perdute, ricordate solo forse nei miti e nelle leggende degli dei del periodo classico.

http://www.ilnavigatorecurioso.it/09/09 ... astrofico/
Ultima modifica di Atlanticus81 il 09/09/2013, 13:13, modificato 1 volta in totale.

09/09/2013, 19:54

"Mappamondo delle Tribù Terra", una mappa di 5000 anni fa

La Tomba 100 fu scavata nel 1902 nell'antica città egizia di Nekhen, situata nell'Alto Nilo, chiamata in lingua greca Hierakonpolis (città dei falchi) e in arabo Al-Kom al-ahmar. La Tomba 100 è ritenuta risalente a un periodo compreso tra il 3500 e il 3300 a.C., un’epoca comunemente considerata “pre-dinastica”.

Mentre studiava l’immagine di un panorama egizio, raffigurato nel gran dipinto murale della Tomba 100 (alto 1,50 m e lungo 4,50 m), lo studioso Leon “Flying Eagle” si è convinto che l’antica opera d'arte costituisse in realtà la prima carta geografica di tutto il mondo.
Sorprendentemente, questo planisfero è stato tracciato dagli Egiziani predinastici oltre 5000 anni fa.

Immagine

Solo frammenti del dipinto murale originale restano, ma studi scientifici dettagliati della tomba e delle opere d’arte in essa contenute sono stati fortunatamente condotti negli anni 1890-1910, e gli studi di questo importante sito continuano ancora oggi. Il murale in oggetto fu disegnato da F.W. Green di Cambridge, e pubblicato dalla British School of Egyptian Archaeology, nel 1902.

Le somiglianze schiaccianti tra il murale della Tomba 100 e i contorni di una mappa del mondo appaiono rapidamente, in maniera quasi ovvia. Il regolare colore blu più scuro dello sfondo sottolinea il contrasto tra la terra e il mare. Continenti, oceani, mari interni, e anche grandi laghi, case di fango e vie, sono facili da identificare.

I due autori di questo studio hanno cominciato a chiamare il murale “Mappamondo delle Tribù Terra” perché hanno notato le varie civiltà segnato sulla mappa, che sono rappresentate da diverse imbarcazioni.

Questa affascinante, e ora controversa, opera d'arte rivoluziona la storia antica del mondo e getta nuova luce sullo spirito avventuroso e la capacità di navigazione degli antichi marinai egiziani, che raggiunsero i più lontani confini della Madre-Gaia, e poi registrarono i flussi del grande Oceano oltre 5000 anni fa.

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La mappa della tomba 100 mostra una conoscenza incredibilmente precisa della geografia e della batimetria del mondo antico. Il Mar Mediterraneo è mostrato molto meno profondo di quanto sia oggi, il che è coerente con la moderna teoria della crescita globale del livello del mare. Si vedono case di fango, con secche e canali, intorno al Mar Mediterraneo.

Si noti bene il fatto che il Mediterraneo appare diviso in due parti, corrispondenti alla situazione pre-1200 a.C., secondo i nostri studi su Atlantide (v. figura sottostante). L’Italia, la Sicilia e il territorio di Atlantide separano i due bacini occidentale (collegato all’Oceano tramite lo stretto di Gibilterra) e orientale (mare interno, isolato).

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Le figure umane, barche, animali e le strutture del murale, sono primi pittogrammi che si svilupperanno in immagini ben noto, più avanti in Egitto dinastico. La raffigurazione di un eroe potente o re, che regge due leoni per la gola, è la prima raffigurazione conosciuta di questo famoso simbolo, che divenne un simbolo comune in Mesopotamia, 600 anni dopo.

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Vicino al Re Leone c'è la raffigurazione di un cerchio con cinque cervi che lo circondano. La ruota è stata interpretata come un calendario, che mostra un anno di cinque stagioni, rappresentate dai cinque cervi. Forse il calendario è stato usato come simbolo culturale, per esempio, come il calendario Maya è spesso usato, oggi, come simbolo della civiltà Maya. I cinque cervi possono anche rappresentare una unificazione di cinque diverse tribù. Forse il cerchio indicava una città, un luogo raccolta, o un grande mercato, dove le tribù si riunivano cinque volte all'anno per scambiare i loro prodotti, pelli di animali, e altri generi.

Immagine
Una barca dall’alta prora è il simbolo dell'Egitto. Mappa antica d'Egitto e del Mar Rosso

In posizione di rilievo, vicino al centro del murale, c’è è una barca di colore scuro, dall’alta prora, che si distingue in contrasto con le cinque barche bianche che la circondano. La barca dall'alta prora è il simbolo dell'Egitto. L'Egitto ha una posizione centrale e la barca più importante. Forse la barca simboleggia in realtà il fiume Nilo, e onora la divinità che conservano il flusso delle sue vivificanti acque.
Le cinque barche bianche rappresentano le altre maggiori nazioni del mondo, in quel momento.

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La prova di cavalli antichi nelle Americhe. Mappa antica del Nord e del Sud America

I contorni familiari del Nord e del Sud America sono inconfondibili. E' sorprendente vedere i cavalli in Sud America, perché si pensava che i cavalli si fossero estinti nel Nord e nel Sud America, verso il 10000 a.C., per essere successivamente reintrodotti dalla conquista spagnola. Su queste immagini la presenza dei cavalli è stata dibattuta. La maggior parte delle persone vede i cavalli, soprattutto quando si confrontano con l'immagine vicina di quello che sembra un asino legato ad una corda. Alcuni hanno ipotizzato che si possa trattare di lama.

Una processione di barche a vela attraversa i millenni, trasportando un carico misterioso di antichi saperi. Lunghi secoli prima di Ulisse e degli Argonauti, un antico marinaio pre-egiziano si lanciò forse in un viaggio epico, circumnavigando il mondo ... oltre 5000 anni fa.

http://www.tanogabo.it/Tribu_Terra.htm

09/09/2013, 20:43

Bell'articolo, appena ho tempo farò qualche ricerca. Molto interessante.

15/09/2013, 11:13

riporto da un post precedente " La scoperta induce a considerare che gli artigiani di Asikli Hoyuk avessero raggiunto un livello sorprendente di tecnologia nella lavorazione di questi manufatti, tenendo in considerazione che l’agata è una varietà di quarzo che, per la particolare durezza, si può forare ancor oggi solo con l’utilizzo di un trapano munito di punta conica di diamante."

ho fatto una ricerca e ho trovato che l'agata ha una durezza sulla scala mohs di 7 ,ciò vuol dire che con strumenti di selce, sicuramente disponibili a Asilki Houyuk,era possibile lavorare l'agata. L' agata è stata lavorata sempre in passato senza nessun ausilio di punte diamantate ,perchè scrivono questo ? [:(] a dir la verità non ho trovato nessuna fonte che provi l'esistenza della collana o come reperto ritrovato ad Asilki hoyuk....

della tomba 100 ,invece ,me ne ero già accupato e riporto quanto ho scritto su un altro forum
" In realtà non è una mappa, anche se il dipinto è molto importante per tutta un altra serie di questioni.
Ciò che lo fa apparire come una mappa è il fatto che il dipinto è stato fatto su intonaco e di questo se ne sono staccati diversi pezzi. L'originale non esiste più perchè la parete è crollata ma esistono delle copie e su queste si possono vedere come quella che viene creduta l'acqua del mare è in realtà o intonaco o pittura mancante, si vede da alcune figure animali e uomini che sono rimasti tagliati.
qui una copia del dipinto non completa http://xoomer.virgilio.it/francescoraf/ ... omb100.htm

qui un altra copia ,più completa,che dimostra come l'acqua del mare non esiste perchè è raffigurata in basso una striscia verde blu scuro che rappresenta il Nilo http://wysinger.homestead.com/Hierakonp ... 00x330.jpg ( questa è tutto ciò che rimane della T.100 ,una copia coservata al museo del Cairo, tutte le ipotesi fatte su questo dipinto partono da qui) "

22/09/2013, 23:47

Gli antichi sumeri pensavano che gli occhi azzurri fossero un segno distintivo degli dei. La nobiltà e l'aristocrazia sumera era caratterizzata da occhi azzurri come dimostrano molte delle loro statuette. Lo stesso storico Diodoro Siculo afferma che il colore azzurro degli occhi era una caratteristica che spesso veniva associata alle divinità egizie.

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Allo stesso modo così veniva rappresentata la nobiltà nella cultura egizia. Nel libro dei morti gli occhi del dio Horus venivano descritti come scintillanti e la pietra usata nel diadema noto come Udjet (l'occhio di Horus) era il lapislazzulo, appunto di colore azzurro o blu.

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Da dove proviene il fenotipo "occhio azzurro" che viene associata dai sumeri, primi depositari dell'"Eredità degli Antichi Dei" necessaria per dare il via a quel processo che noi del Progetto Atlanticus definiamo "Rinascita" e che caratterizza gli dei (e l'aristocrazia, l'elite) dei nostri cari sumeri, punto di partenza della civiltà post-diluviana?

Torniamo ad osservare il Mar Nero e alla regione caucasica/cappadocia nella quale ritroviamo anche il monte Ararat dove approdò Noè subito dopo il Diluvio, e le misteriose città antiche di Gobekli Tepe, Kisiltepe e Derinkuyu.

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In un altro thread avevamo iniziato una ricerca sulle caratteristiche somatiche degli antichi primordiali europei per cercare di tracciarne le origini e ipotizzando tra le righe il fatto che queste potessero non essere proprio totalmente 'terrestri'.

Credo che questo discorso si intrecci con quanto affermato qui...

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=295735

Ma gli occhi azzurri o verdi non sono una prerogativa degli 'dei' della mesopotamia o dell'europa. La stessa caratteristica la troviamo nelle divinità e nelle genealogie aristocratiche d'oltreoceano!

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Io comincerei a pensare che, pur facendo parte tutti del genere Homo, abbiamo avuto origini diverse e che i diversi rami fenotipici (o aplogruppi) si siano poi mischiati in una sorta di società multi-razziale durante l'epoca di Atlantide con i discendenti degli "Antichi Dei" portatori di genotipo diverso (Alieno? Atlantideo?) visti come divinità in virtù delle loro tecnologie/capacità avanzate.

Non sto parlando di razze secondo i tradizionali canoni. Sto parlando di eredità genetiche, alberi genealogici che hanno avuto origine da diversi punti di partenza e dove, per qualche motivo, alcune caratteristiche fisiche (occhi azzurri+capelli biondi oppure occhi verdi+capelli rossi) rappresentavano un elemento identificativo di coloro che appartenevano a delle stirpi divine.

Come nel caso di Viracocha in Perù presso gli Inca appartenente a una stirpe di una razza divina di uomini bianchi con i capelli rossi e con la barba.

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I punti di partenza genealogici possono essere

L'Homo Heidelbergensis (H.Erectus) da cui ha avuto origine il fenotipo negroide e gli aplogruppi ad esso collegati.

Il Neanderthal da cui ha avuto origine il fenotipo del rutilismo (capelli rossi e pelle chiara) tratto fenotipico dominante degli abitanti della paleo-Europa. Fenotipo che ragionevolmente mi fa pensare agli individui selezionati per portare la civiltà nel mondo dopo il Diluvio, gli Enkiliti, gli Elohim.

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Il Cro-Magnon, biondo con gli occhi azzurri, antagonisti dei Neanderthal, da sempre, guardiamo alle caratteristiche di fisiche di Esaù e Giacobbe.

L'"incrocio" tra tutti questi fenotipi nel corso dei millenni ha portato all'uomo moderno con la diversità di caratteristiche evidenziata dai numerosissimi rami genetici chiamati aplogruppi.

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Coloro i quali hanno preservato il proprio patrimonio genetico ancestrale, oggi come ieri, governa il mondo.

Il restante 99% dei Sapiens oggi è un insieme di tutte queste caratteristiche, un po' Neanderthal, un po' Cro-Magnon, un po' Heidelbergensis Erectus...

23/09/2013, 22:39

Se come è vero i vari Elohim si stanziarono in vari punti della terra potrebbero aver costruito i loro eden in punti diversi usando diversi campioni di DNA per generare i loro schiavi (noi). E' pur vero che ad esempio nella bibbia quando si parla di genesi è evidente che ADAMO ed EVA non erano i progenitori della specie ma al di fuori dell'eden vi erano altri umani, con i quali Caino si è sposato ed ha avuto una lunga progenie.

Dunque viene molto facile pensare agli adam e le eva in vari punti della terra chiusi nei loro eden a fare le faccende degli elohim, una volta liberati, grazie alle loro indubbie superiori conoscenze ed alla loro purezza genetica siano diventati capostipiti di dinastie ed abbiano influenzato la genetica della loro linea di sangue...

Magari è proprio per questo che vi è una SOLA EVA mitocondriale e che discendiamo tutti da quell'unica. Magari analizzando a tappeto tutto il genoma degli esseri umani della terra le eva mitocondriali invece di 1 potrebbero essere 2\3\4\5\6\n con n= numero di accampamenti in cui sono stati generati ibridi genetici chissà :)
Ultima modifica di MaxpoweR il 23/09/2013, 22:42, modificato 1 volta in totale.
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