Oggetti fuori dal tempo, avvistamenti tramandati nella letteratura storica. Qual è l'origine dell'uomo? Testi sacri e mitologie da tutto il mondo narrano una storia diversa da quella che tutti conosciamo.
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23/09/2013, 23:17

Athena era detta glaukopis, ossia dallo sguardo scintillante, ma che si potrebbe anche tradurre più o meno come "dagli occhi blu", per quanto quest'ultima traduzione sia opinabile perché potrebbe rimandare anche al colore verde o al limite grigio.

08/10/2013, 00:37

Piccolo spunto di riflessione:

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08/10/2013, 07:31

come in cielo cosi in terra

come in alto così in basso

08/10/2013, 17:37

la materia ed i mattoni sono gli stessi così come le regole fondamentali ed è quindi ovvio che il microscopico si rifletta nel macroscopico dopotutto se il nostro è un universo olografico (ma anche frattale direi) non può non essere così o sbaglio? :)

10/10/2013, 14:27

La scoperta di nuove strutture sepolte ad Angkor sorprende gli archeologi

Il misterioso mondo degli antichi non smette di sorprendere i ricercatori e i semplici appassionati. Grazie all'utilizzo di nuove tecnologie, un gruppo di archeologi ha individuato alcune nuove strutture sconosciute sotto la vegetazione circostante la celebre Angkor, il sito archeologico più importante della Cambogia ed uno dei più importanti del Sud-est asiatico

Di pari passo con il progresso della tecnologia, aumentano le possibilità di fare nuove scoperte in campo archeologico, che fino a poco tempo fa erano ritenute impossibili.

Il Lidar, uno strumento che fonde la tecnologia laser con quella del radar, si è rivelata particolarmente utile nella scoperta di edifici preistorici sepolti e di rovine di antiche città credute perdute.

In realtà, il Lidar non penetra attraverso il terreno, nè permette di vedere attraverso la fitta vegetazione delle foreste, ma riesce a ricostruire ciò che vi è al di sotto grazie ad un impulso laser che viene riflesso dagli oggetti o dalle superfici nascoste.

Utilizzando per la prima volta in assoluto questa straordinaria tecnologia sul sito di Angkor in Cambogia, un gruppo di archeologi di Sydney ha scoperto una rete di templi completamente sconosciuta e un’intera città nascosta dalla rigogliosa foresta cambogiana.

“Il laser-scanner, o Lidar, ci ha dato la possibilità di vedere attraverso il fitto manto della foresta e di rilevare tracce di civiltà rimanendo sul suolo della foresta”, spiega Damian Evans dell’Università di Sydney. “Nessuno di noi era del tutto sicuro che avrebbe funzionato, o che ci sarebbe stato qualcosa da vedere. Ma lo abbiamo fatto lo stesso”.

Dalle quattro miliardi di misurazioni laser di Angkor, ne è venuta fuori una mappa elaborata da un computer ad alte prestazioni. I ricercatori hanno guardato con emozione intere città individuate per la prima volta sotto la giungla nordoccidentale della Cambogia.

Si tratta di una scoperta stupefacente! L’estensione della città è molto maggiore di quanto si credesse, quindi la popolazione era molto più numerosa di quanto gli scienziati avessero ipotizzato. “Abbiamo scoperto che queste strutture si estendono su un’area di circa 35 chilometri quadrati, piuttosto dei 9 che in precedenza erano stati mappati”, ha detto Evans.

Inoltre, si pensava che la città di Angkor fosse circondata da mura e fossati, ma i ricercatori hanno scoperto che il suo perimento si estende ben oltre i limiti immaginati in precedenza. Secondo Evans, la città fu progettata con un piano urbanistico molto preciso: le strade correvano in un griglia precisa est/ovest e nord/sud, simile allo schema delle grandi strade di New York.

Ogni settore della città è stato misurato esattamente distante 100 metri l’uno dall’altro, con 4 abitazioni e 4 vasche rettangolari, una per ogni abitazione. Le abitazioni sono state collocate su tumuli di terra più elevati rispetto alle risaie circostanti, in modo da non essere soggette alle inondazioni durante la stagione delle piogge.

Gli scienziati si chiedono da tempo chi erano le persone che hanno costruito questi edifici meravigliosi, da dove venivano, come vivevano, come abbiano fatto a prosperare in un luogo sferzato dai monsoni asiatici e, soprattutto, che fine hanno fatto?

Grazie alla tecnologia lidar, i ricercatori australiani hanno scoperto almeno una mezza dozzina di nuovi templi non documentati precedente, situati nelle immediate vicinanze di Angkor Wat, il tempio divenuto simbolo della Cambogia.

Le strutture appena scoperte si estendono chiaramente oltre le indagini dei ricercatori australiani, il che significa che la città è ancora più estesa di quanto abbiano scoperto.

Attualmente si sta organizzando una nuova raccolta fondi per una seconda missione lidar, al fine di estendere la copertura e dare un primo sguardo ad una zona che i ricercatori ritengono ricca di complessi templari.

A quanto pare, quella dei ricercatori australiani è solo l’inizio di una serie di scoperte interessanti. Molto presto i ricercatori potrebbero fornire importanti informazioni per far luce sul misterioso passato del nostro pianeta.

http://www.ilnavigatorecurioso.it/2013/ ... rcheologi/

10/10/2013, 19:35

Immaginiamo di usarla nel centro-sud america, ne vedremmo delle belle mi sa ^_^

10/10/2013, 21:04

MaxpoweR ha scritto:

Immaginiamo di usarla nel centro-sud america, ne vedremmo delle belle mi sa ^_^


Immaginiamo se il Lidar venisse usato per scannerizzare il
circolo antartico [8D]

12/10/2013, 18:46

QUEGLI UOMINI DALLA PELLE BLU
Gli uomini dalla pelle blu, ieri come oggi, sono lì, a testimoniare l’esistenza di una storia che non conosciamo


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Lunedì 23 Settembre moriva in un ospedale di Washington, per un ictus legato alle complicazioni di un carcinoma prostatico che l’aveva colpito da diversi anni, il californiano (anche se originario dell’Oregon) sessantaduenne Paul Karason, l’uomo che aveva stupito il mondo con la sua insolita pelle blu e la folta barba bianca, caratteristiche che gli erano valse il soprannome di “Grande Puffo”.

La causa della pigmentazione della sua epidermide deriva dal fatto che, così come riportato nell’articolo di un noto quotidiano nazionale italiano, Paul Karason si era sottoposto tempo fa a una cura a base di argento colloidale per curare alcuni problemi dermatologici. Tuttavia, come effetto «collaterale» la sua faccia era diventata completamente blu. La colorazione era infatti dovuta ad un vecchio medicinale ampiamente utilizzato prima della scoperta della penicillina, un preparato a base di argento sotto forma colloidale appunto, che Karasan si era fatto in casa e autosomministrato per oltre dieci anni; voleva curarsi una dermatite da stress insorta dopo la morte del padre.

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Paul Karason nel video della NBC

Karason ha passato gli ultimi anni della sua vita isolato dal mondo, fino a quando uscì allo scoperto nel 2008. Il suo isolamento finì quando comparì per la prima volta in una video-intervista trasmessa dal canale NBC durante uno speciale del programma “Today” da cui sono tratte le immagini sopra riportate. La partecipazione alla trasmissione gli fruttò la fama mondiale, le interviste e le ospitate televisive, ma fu anche la sua maledizione, perché a causa del colore della sua pelle fu costretto a trasferirsi dall'Oregon alla California, perse la casa e non trovò mai un lavoro fisso.

Seppur molti articoli riportanti la notizia della sua morte tendano a collegare l’utilizzo dell’argento colloidale alla sua morte sarebbe interessante sapere davvero quanto l’uso del medicamento possa aver influito nell’ evoluzione di tale patologia e se altre persone che ne hanno abusato in epoca precedente al suo divieto abbiano subito delle modificazioni neoplastiche a livello prostatico.

L'argento colloidale è stato messo fuorilegge negli Stati Uniti dal 1999 proprio a causa degli effetti indesiderati che scatena dopo l'assunzione per lunghi periodi e in grandi quantità.

Ma è altresì vero che altre correnti di studio dimostrerebbero l’efficacia dell’argento colloidale nella cura di numerose malattie e patologie. Prima dell'avvento degli antibiotici nel 1938 l'argento colloidale era considerato come uno dei fondamentali trattamenti per le infezioni. E' stato provato essere efficace contro più di 650 differenti malattie infettive, a confronto degli antibiotici chimici che forse lo sono contro una mezza dozzina. La seguente è una lista parziale, tratta dal sito Disinformazione.it, di alcuni usi documentati dell'uso dell'argento, particolarmente nella forma colloidale per il trattamento di varie malattie e agenti patogeni.

Acne, artrite, ustioni, avvelenamento del sangue, cancro, candida albicans, colera, congiuntivite, cistite, difterite, diabete, dissenteria, eczema, fibrosi, gastrite, herpes, herpes zoster (fuoco di S.Antonio), impetigine, infiammazione della cistifellea, infezioni da lieviti, infezioni oftalmiche, infezioni dell'orecchio, infezioni alla prostata, infezioni da streptococchi, influenza, problemi intestinali, lebbra, leucorrea, lupus, malaria, meningite, morbo di Lyme (borelliosi), pertosse, piede d'atleta, polmonite, pleurite, reumatismi, riniti, salmonellosi, scarlattina, seborrea, setticemia, tumori della pelle, verruche, sifilide, tubercolosi, tossiemia, tonsillite, tracoma, ulcere.

Il ritorno dell'argento in medicina risale ai primi anni '70. Il dott. Carl Moyer, presidente del Washington Department of Surgery, ricevette un contributo per sviluppare migliori trattamenti per le vittime di ustioni. Il dott. Margraf, biochimico, lavorò con il dott. Moyer e altri chirurghi per trovare un antisettico abbastanza forte ma anche sicuro da usare su ampie parti del corpo. Il risultato dei loro sforzi fu quello di trovare centinaia di nuovi utilizzi medici per l'argento. Quella colloidale è l'unica forma di argento che può essere usata con sicurezza come integratore.

E' assorbito nei tessuti lentamente così da non causare irritazioni, diversamente dal nitrato di argento, che, data la sua azione tossica, reagisce violentemente con i tessuti del corpo. Le particelle colloidali si diffondono gradualmente attraverso il sangue fornendo un'azione terapeutica prolungata nel tempo. Molte forme di batteri, funghi e virus utilizzano un'enzima specifico per il loro metabolismo. L'argento agisce come catalizzatore disabilitando l'enzima. I microrganismi in questo modo soffocano.

Per le forme di vita primitive come i microrganismi, l'argento è tossico come i più potenti disinfettanti chimici. Non c'è alcun organismo nocivo che possa vivere in presenza di anche minuscole tracce di semplice argento metallico. Secondo test di laboratorio, batteri distruttivi, virus e funghi sono eliminati nel giro di pochi minuti di contatto. Il dott. Larry C. Ford del Department of Obstetric and Gynecology, UCLA School of Medicine, USA, in una lettera datata 1 novembre 1988 scrive che le soluzioni di argento hanno proprietà battericida e fungicida per la Candida Albicans e la Candida Globata.

Il dott. E.M. Crooks ha dichiarato che l'argento colloidale elimina organismi patogeni in tre o quattro minuti di contatto. Infatti non c'è microbo conosciuto che non sia ucciso dall'argento colloidale in sei minuti o meno e senza produrre effetti secondari. L'argento colloidale è efficace contro parassiti, infezioni, influenza, e fermentazione. E' senza gusto, senza odore e non tossico.

E' efficace ai pasti come aiuto alla digestione in quanto impedisce la fermentazione dei cibi nell'intestino. Non macchia la pelle, diversamente da alcuni preparati farmaceutici a base di argento che lo fanno in maniera notevole. Il dott. L. Keene (John Hopkins University) ha affermato che dal punto di vista terapeutico, solo i metalli colloidali presentano la necessaria omogeneità, le dimensioni delle particelle, la purezza e la stabilità per un grande risultato terapeutico.

L’argento colloidale è conosciuto da molto tempo in ambito medico alternativo per le sue speciali proprietà. Già dai tempi dei greci e dei romani, le corti reali usavano banchettare con posate d’argento in recipienti dello stesso metallo, tanto che si diceva il sangue nobile blu, derivasse a causa delle minute tracce del puro metallo che assimilavano regolarmente.

Altre applicazioni dell’argento colloidale sono:
- in Canada, Svizzera ed USA i medici utilizzano vari tipi di argento per curare molteplici infezioni;
- negli USA l’argento è usato nella chirurgia delle ossa;
- naturopati e omeopati usano l’Argento colloidale per il 70% degli ustionati gravi;
- nella Medicina Cinese, nell’Ayurveda e nell’omoepatia i terapeuti usano regolarmente l’argento nei loro trattamenti;
- in Svizzera i biochimici stanno studiando la capacità dell’Argento di interrompere la replicazione delle cellule HIV (AIDS) nei vari stadi;
- la NASA utilizza un sistema di purificazione dell’acqua con argento sugli space shuttle, la stessa cosa la fanno i russi;
- le compagnie aeree Air France, Alitalia, British Airways, Canadian Pacific, Japan Air Lines, KLM, Lufthansa, Olympic, Pan Amaro Svedese, SAS e Swissair utilizzano filtri d’acqua in argento per circroscrivere le infezioni batteriche;
- l’argento viene utilizzato spesso nelle piscine al posto del cloro il quale è invece risultato essere un elemento chimico altamente tossico;
- aziende giapponesi usano l’Argento per rimuovere assido cianidrico e nitrico dall’aria.

Ma l’argento non è il solo elemento chimico utilizzato a livello molecolare in ambito medico.

Da tempo l'oro viene usato per fini medici. Ha effetti impareggiabili sul corpo fisico e per il trattamento di alcune malattie. Intorno al 1885 l'oro colloidale era comunemente usato in America come base nella cura della dipsomania (il bisogno incontrollabile di assumere alcol). L'oro colloidale originale è noto per le sue proprietà antiinfiammatorie. Pare che sia efficace per alleviare il dolore e il gonfiore causato da artrite, reumatismi, borsite e tendinite. In passato veniva usato per placare il bisogno di assumere alcol, per disturbi digestivi, problemi circolatori, depressione, obesità e ustioni. Si ritiene che sia molto efficace per ringiovanire le ghiandole, nel prolungare la vita e migliorare le funzioni cerebrali.

Anche se l'oro colloidale originale non esercita la stessa azione germicida e antibatterica dell'argento colloidale originale, può avere l'effetto di bilanciare e armonizzare il corpo, in particolare nei casi di instabilità mentale ed emotiva, come la depressione, S.A.D. (disturbo legato al cambio di stagione), malinconia, dolore, paura, disperazione, angoscia, frustrazione, tendenze suicide... le malattie comunemente chiamate "male di vivere". Da sempre l'oro è noto per il suo effetto sull'attività cardiaca, dato che migliora la circolazione sanguigna.

Ricerche mediche e cliniche hanno dimostrato che l'oro può essere usato per curare artrite, reumatismi e sifilide. è utile nel trattamento di tubercolosi, sclerosi multipla, disfunzioni sessuali, problemi spinali, lupus discoide, incoordinazione ghiandolare e nervosa, asma bronchiale, e in alcune operazioni alle terminazioni nervose. L'oro colloidale ha un effetto diretto sulle cellule, specie quelle cerebrali e nervose, ha proprietà sedative che tuttavia non intaccano la trasmissione degli impulsi nervosi. L'oro viene usato comunemente in medicina, fra l'altro per strumenti chirurgici nel trapianto dei tessuto osseo e negli aghi per agopuntura.

In un articolo medico sui tumori non operabili, il dott. Edward H. Ochsner, consulente chirurgico all'ospedale di Augustana, negli USA, ha scritto che l'oro colloidale può avere un effetto inibitorio sulla crescita dei tumori. Le sue ricerche hanno dimostrato che può contribuire a ridurre le dimensioni dei tumori, alleviare il dolore, migliorare l'appetito e la digestione, e aumentare il peso e la forza fisica. è insapore, non è tossico e viene preparato senza additivi, trasportatori né coloranti, con lo stesso processo con cui produciamo il nostro "argento colloidale originale".

Si dice che le origini dell'oro risalgano ad Atlantide, dove i maestri guaritori ne ammiravano le proprietà terapeutiche. Era usato essenzialmente per sviluppare il chakra del cuore, ma anche per la sua capacità di amplificare il pensiero: la purezza dell'oro conserva i pensieri più elevati rendendoli accessibili per il futuro.

Essendo un buon conduttore di elettricità e di forme di pensiero, era un metallo molto costoso e veniva utilizzato nelle poche procedure chirurgiche praticate in quella società. L'oro veniva usato anche per aprire il terzo occhio (v. tradizioni vediche). La sua resistenza agli acidi e al deterioramento rendeva l'oro un metallo perfetto da usare per impiantare vari talismani direttamente sul corpo fisico. La resistenza dell'oro al calore e a forme di vita estranee consentivano questi impianti nel corpo. Tali impianti sono stati trovati nei resti mummificati di diverse civiltà: cinese, egizia, inca, maya e persino in Europa.

L'oro è ampiamente usato nella medicina antroposofica secondo la quale l'energia vitale è compromessa dall'esposizione ad elementi tossici, sia materiali che emotivi. L'oro colloidale originale è uno dei maggiori rinnovatori della nostra forza vitale, poiché agisce in profondità sul DNA delle cellule creando l'ambiente interno necessario per aiutare il corpo ad invertire le condizioni degenerative. Favorisce inoltre la produzione di una frequenza armonica specifica che ottimizza il funzionamento del DNA e aiuta il corpo a correggere stati degenerativi quali il cancro, l'artrite, ed altri tipi di squilibri autoimmuni. Contribuisce inoltre ad alzare la frequenza generale di risonanza armonica della cellula. Gli elementi naturali dell'acqua energizzata contenuti in questa formula sono noti per il loro ruolo nella produzione di energia nel corpo, poiché consentono di mantenere e stabilizzare le frequenze elettromagnetiche ed i modelli specifici dell'oro colloidale.

Se il caso di Paul Karason ha dimostrato che l’utilizzo di argento colloidale, e più in generale di medicine e cure “non convenzionali”, può portare a una pigmentazione della pelle di colore blu la raffigurazione delle divinità secondo l’iconografia di molte civiltà antiche assume un significato diverso. Forse che questi antichi dei, così come Paul Karason, assumessero sostanze chimiche allo stato molecolare per curarsi o reintegrare la loro energia vitale o per scopi che ancora non abbiamo compreso del tutto?

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Divinità rappresentate con la carnagione blu

Amon in Egitto fu spesso raffigurato con il viso blu e la carnagione blu, così come anche Shou, Thoth, venivano raffigurati di colore azzurro o blu. Vishna in India, celebrato come il Dio Supremo. In Guatemala, in Messico, Colombia, Perù, Bolivia, leggende tramandate per secoli, parlano di visitatori di colore blu. Il grande dio Sin, di Khafajah, antica città mesopotamica che conobbe il suo splendore con il popolo sumero sotto anche conosciuto come il Dio dalla pelle azzurra e dai capelli di lapislazzuli.

E sono proprio i sumeri a descrivere nelle loro storie risalenti a un passato remoto di Anunnaki che già 450.000 anni fa erano alla ricerca proprio di oro da utilizzare in molteplici applicazioni, forse tra le quali comparivano anche quelle applicazioni molecolari medico-curative.

Enki era il comandante della prima spedizione e dopo 28.000 anni giunse il fratello Enlil, questi prese il comando della spedizione dopo che Enki si trasferì in Africa nei pressi dell'attuale Zimbabwe, per estrarre oro dai vasti giacimenti là presenti nel sottosuolo.

L'oro ha giocato un certo ruolo sulla densità di popolazione che un tempo viveva qui? Il sito si trova a circa 150 miglia da un ottimo porto, il cui commercio marittimo potrebbe avere contribuito a sostenere una popolazione così importante. Ma ricordate che stiamo parlando di quasi 200.000 anni fa!

Le singole rovine sono in gran parte costituite da cerchi di pietre. La maggior parte sono stati sepolti sotto la sabbia e sono visibili soltanto dal satellite o dall’aereo. Alcuni sono stati esposti, quando il cambiamento climatico ha soffiato via la sabbia, rivelando le mura e le fondamenta.

Quando i primi esploratori incontrarono queste rovine, davano per scontato che fossero recinti per il bestiame realizzati da tribù nomadi, come il popolo bantu, che si spostò verso sud e si stabilì in questa terra intorno al sec. XIII. Non si conoscevano le testimonianze storiche di nessuna civiltà precedente, più antica, in grado di costituire una comunità così densamente popolata. Poco sforzo fu stato fatto per indagare il sito perché la collocazione storica delle rovine non era per nulla nota.

Negli ultimi 20 anni, persone come Cyril Hromnik, Richard Wade, Johan Heine e una manciata d’altri hanno scoperto che queste strutture in pietra non sono ciò che sembrano essere. In realtà questi sono ora ritenuti i resti di antichi templi e osservatori astronomici di antiche civiltà perdute, che risalgono a molte migliaia di anni fa.

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Sembrerebbe che gli esseri umani abbiano sempre apprezzato l'oro. è anche menzionato nella Bibbia, che descrive i fiumi del Giardino dell’Eden: Genesi 2:11 - Il nome del primo [fiume] è Pishon; scorre intorno a tutto il paese di Havilah, dove c'è l'oro. Il Sud Africa è conosciuto come il più grande paese produttore di oro al mondo. La più grande zona di produzione d’oro del mondo è il Witwatersrand, la stessa regione dove l'antica metropoli si trova. Infatti nelle vicinanze di Johannesburg, una delle città più note del Sud Africa, è anche un luogo chiamato "Egoli", che significa la città d'oro.

Sembra molto probabile che l'antica metropoli sorgesse a causa della sua vicinanza con l'offerta d’oro più grande del pianeta. Ma perché gli antichi lavoravano così alacremente nelle miniere d'oro? Non si può mangiare. E' troppo tenero da utilizzare per la produzione di utensili. Non è molto utile per qualsiasi cosa, tranne gli ornamenti e la sua bellezza fisica è pari con altri metalli come il rame o l’argento. Perché mai l'oro divenne così importante per i primi Homo sapiens?

Forse un retaggio di conoscenze perdute antidiluviane ereditate dagli homo sapiens-sapiens delle civiltà storicamente e tradizionalmente conosciute, quelle stesse che raffiguravano i loro “Antichi Dei” con la pelle blu. Quegli stessi “Antichi Dei” che lasciarono in eredità quelle antiche conoscenze a cui appartenevano anche le applicazioni farmaceutiche di alcuni elementi chimici o altro che potrebbero oggi permettere un salto in avanti non indifferente alla scienza medica ma che al tempo stesso rappresentano un grosso pericolo per le multinazionali chimico-farmaceutiche e l’enorme mercato del farmaco basato su brevetti e sui principi attivi di proprietà di una ristretta oligarchia che controlla il mondo.

I nobili da sempre si uniscono tra di loro, tra consanguinei, forse proprio per preservare a livello genetico un ceppo, una radice comune e antica, collegata a quegli “Antichi Dei”, discendenti di un tempo remoto dimenticato dalla storia che vive ancora oggi nei miti di Atlantide e dell’Età dell’oro. Come sostiene Giorgio Pastore nel suo libro “Dei del Cielo, Dei della Terra” pubblicato da Eremon Edizioni nel 2007 a pagine 243 e 244, all’origine della credenza che i nobili e l’aristocrazia di tutti i secoli siano collegati agli atlanti dei c’è la conferma di Manetone e di Erodoto relativamente al fatto che gli Egizi, i quali facevano molta attenzione all’uso dei colori nei loro affreschi dipingevano Amon e Shu con la pelle azzurra e Osiride e Thot con la pelle verde. Questi sarebbero stati abitanti di Atlantide, scampati al disastro che interessò la loro terra così come il resto del mondo. La prima elìte. I primi sovrani del mondo.

A tal proposito non possiamo tralasciare il fatto che ancora oggi esistono popolazioni di indios dalla pelle tendente al blu sugli altopiani delle Ande oppure il fatto che gli antichi abitanti della Scozia usassero dipingersi la pelle di blu oppure ancora che i Tuareg, popolazione berbera nomade del deserto del Sahara sono anche soprannominati "Uomini Blu", con riferimento alla tradizione degli uomini di coprirsi il capo ed il volto con un velo blu (la tagelmust), del cui colore rimangono alcune tracce sulla pelle.

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Un tuareg

Tradizioni, usi e costumi sorgenti forse in ricordo delle caratteristiche fenotipiche dei loro dei o dell’utilizzo che questi facevano dell’argento e dell’oro colloidale proprio come Paul Karason oggi di cui abbiamo parlato all’inizio di questo articolo. Caratteristiche genetiche recessive che forse permangono ancora nel codice genetico del genere homo nascoste tra centinaia e centinaia di combinazioni di caratteristiche genetiche dominanti, ma che in taluni, rarissimi, casi e a determinate condizioni riemergono, fornendo oggi preziosi indizi sul nostro passato che difficilmente vengono colti come tali.

In America vive dal 1800 una famiglia con la pelle blu, sono i Fugate. Il colorito bluastro è frutto di un’anomalia genetica a carattere recessivo, che è diventata “dominante” a seguito dei numerosi matrimoni e unione fra consanguinei. Il gene della methaemoglobinemia, questa la definizione dell’alterazione del DNA che la provoca, era inizialmente presente nel codice genetico di Elizabeth Smith, una ragazza dalla carnagione molto chiara e dai capelli rossi, che incontrando e sposando Martin Fugate, un orfano di origini francesi stabilitosi tra le montagne del Kentucky, aveva dato alla luce 7 figli, quattro dei quali con la pelle blu.

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La famiglia Fugate in una immagine dell’epoca

La loro condizione, come sottolineano gli studiosi che ne sono venuti a conoscenza nel 1958, è stata ulteriormente accentuata dall’isolamento in cui si trovavano a vivere e quindi dai rapporti sessuali incestuosi. Inoltre, come spiega sul Try City Herald, Ruth Pendegrass, la ricercatrice che si è occupata della famiglia Fugate-Smith, la loro tipicità genetica, detta anche met-H, rendeva il sangue più denso e scuro, provocando anche una riduzione dell’ossigeno nel flusso sanguigno.

Essi, quindi per “potersi vedere come gli altri” e cioè, con una pelle rosea, avevano bisogno di sottoporsi a una serie di trattamenti che modificassero il pigmento naturale dell’epidermide. La dottoressa Pendegrass, infine, ha riportato che, con il passare degli anni, la generazione dei Fugate-Smith ha iniziato a combinarsi con altri individui “esterni” a loro, permettendo al gene met-H di diventare recessivo e “statisticamente insignificante”.

Solitamente il gene che provoca questa malattia è naturalmente recessivo, è capitato però che i Fugate in seguito si imparentassero con un altra famiglia, gli Smith, e in questa famiglia qualcuno possedeva il medesimo gene recessivo. A causa del ristretto numero di appartenenti alla comunità, le due famiglie continuarono a unirsi tra consanguinei e i membri della famiglia continuarono ad avere la caratteristica carnagione blu, fino agli anni’ 60. Gli uomini dalla pelle blu, ieri come oggi, sono lì, a testimoniare l’esistenza di una storia che non conosciamo, ma che abbiamo il diritto di sapere e il dovere di ricercare. Un altro tassello del puzzle a cui cerchiamo di trovare la collocazione idonea nel grande Mosaico della Verità.

Fonti:
http://www.corriere.it/esteri/13_settem ... 93b6.shtml
http://www.disinformazione.it/argento.htm
http://www.medicitalia.it/andrea.milite ... ul-Karason
http://digilander.libero.it/naturalment ... oidale.htm
http://www.santenaturels.com/oro-colloi ... 50546.html
http://www.bloo.it/mondo/fugate-smith-f ... e-blu.html
http://www.ilportaledelmistero.net/articolo0244.html
http://www.raphaelproject.com/conferenz ... nc_194.htm
http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=282
http://www.menphis75.com/stirpe_rettiliana3.htm

21/10/2013, 14:04

Alchimia e Scienza Dei Magi

Generalmente quando si parla di alchimia si pensa ad un personaggio bislacco con il barbone e tunica che maneggia all'interno della sua officina tra alambicchi, liquidi magici ed erbe rare. Una favola per ben nascondere all'opinione pubblica la vera natura dell'alchimia: il laboratorio è il corpo stesso e gli strumenti sono già tutti lì nelle nostre viscere e nella nostra mente.

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Per comprendere l'alchimia è necessario deprogrammarsi dalla dottrina ufficiale che vede l'uomo vittima di sé stesso e degli eventi accidentali che ne determinano l'esistenza. E' ora che si faccia veramente luce su questo aspetto della biologia umana che sfocia direttamente nella metafisica.

Per farlo è necessario dare una serie di definizioni che chiariscano al lettore che ciò che tratterò di seguito non è una favola o un racconto di fantascienza, ma piuttosto un qualcosa che è sempre esistito e che abbiamo dimenticato a causa di un ideologia oscurantista figlia del medio evo. L'epoca della caccia alla streghe ha ricacciato nel mistero e nel segreto quello che viene chiamato esoterismo oppure occultismo e che il sottoscritto invece considera una tecnologia alla stessa stregua dell'ingegneria elettronica o bio-chimica.

Prima di tutto è necessario parlare della natura della materia: come è stato dimostrato all'inizio del XX secolo esiste un equivalenza tra energia e massa e che gli insiemi energetici che normalmente definiamo come quark, elettroni, positroni non sono altro che contenitori di tale energia che messi in talune condizioni si comportano esattamente come onde elettromagnetiche (interferometria). Inoltre recenti scoperte hanno evidenziato, come nel fenomeno del Casimir Effect, si generino delle forze in spazi nanometrici apparentemente inspiegabili con la fisica classica.

Non essendo un fisico non mi addentrerò nella spiegazione di tali effetti, ma mantenendo un linguaggio semplice dirò che ciò che costituisce il visibile e l'invisibile è composto da energia vibrante che in talune condizioni si condensa in massa.
La massa posta in certe condizioni si ritrasforma nuovamente in energia vibrante....

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La natura ondulatoria della materia è ben nota in fisica quantistica e non è affatto un caso che la configurazione di un qualsiasi atomo sia determinata da una funzione d'onda specifica, analogamente come nelle guide d'onda e nelle linee di trasmissione si formano delle onde stazionarie. Ritengo inoltre che lo spin elettronico, ovvero la caratteristica dell'elettrone di ruotare su se stesso provocando un campo magnetico, sia da attribuire sempre al fatto che in effetti esso sia costituito un onda EM intrappolata in un punto di singolarità dello spazio-tempo.

La caratteristica di vibrazione della materia è normalmente percepita dai nostri sensi anche attraverso la termodinamica dei corpi che si esprime per esempio nell'espansione o la contrazione dei gas oppure il cambiamento di stato da solido a liquido e viceversa.

Un altro fatto su cui vorrei far focalizzare l'attenzione è che quello che noi chiamiamo massa in effetti per il suo 99% è invece vuoto. Siamo di solito abituati a visualizzare un atomo come una pallina solida ma in effetti si tratta di una nuvola elettronica nella quale la probabilità di esistenza dell'elettrone è definita appunto dall'equazione di Shrodinger, da cui si è evoluta successivamente la meccanica quantistica. Anche protoni e neutroni non sono insiemi pieni ma sempre nuvole di particelle chiamati quark. Se potessimo istantaneamente fermare le singole particelle ci accorgeremmo del fatto che quell'insieme che noi credevamo pieno era in realtà vuoto.

Considerando inoltre che le stesse particelle non sono altro che una forma di energia condensata la considerazione finale è che di fatto ciò che consideriamo materia non è altro che un illusione.

Lo scettico immediatamente sogghignerà pensando che non è possibile che quello che lui tocca con le sue dita di fatto non esista perchè sente una sensazione di pressione: in realtà ciò che succede quando il dito preme ad esempio contro un tasto è che il
campo elettrico della nuvola elettronica che compone le cellule epiteliali del polpastrello entra in sovrapposizione con quella degli atomi che compongono la plastica del tasto. Quello che noi percepiamo come pressione non è altro che la forza respingente che si sprigiona tra due nuvole di elettroni e che attiva il sistema nervoso attraverso i recettori di pressione posti all'interno del polpastrello. Questo esempio dovrebbe fornire al lettore una più netta sensazione dell'illusorietà della sua esistenza.

Un altra interessante informazione che proviene dalla teoria della superstringhe e del multiverso (M-Theory) vede l'universo nel quale siamo immerso come una delle tante 'fettine' di un sistema di infiniti universi. Tali universi condividono lo stesso spazio anche se la fisica classica dice invece che non potrebbero compenetrarsi.

Invece per la meccanica quantistica questi universi possono coesistere a patto che la materia 'vibri' a frequenze differenti. Questo significa che in questo momento siete seduti davanti al vostro PC e nello stesso tempo magari vi sta passando attraverso una
supernova.

Utilizzando una metafora, è come se l'universo in cui siamo immersi sia una stazione radio che trasmette ad una certa frequenza. Gli altri universi sono altre stazioni radio che trasmettono a frequenze differenti con dei salti di frequenza tra una stazione e l'altra ben determinati. Utilizzando la manopola della radio cambiamo frequenza e in tal modo possiamo sintonizzarci su un altra stazione. Quindi più stazioni radio condividono lo stesso mezzo trasmissivo costituito dall'atmosfera terrestre. Uscendo dalla metafora, il multiverso è l'insieme di universi che vibrano a frequenze caratteristiche diverse e che condividono il medesimo spazio-tempo.

La caratteristica che le onde possano condividere lo stesso mezzo utilizzando frequenze differenti è normalmente utilizzata nelle telecomunicazioni per multiplare più informazioni nel medesimo canale di comunicazione. Analogamente un oggetto può compenetrarne un altro a patto che i due oggetti esistano a frequenze vibrazionali differenti.

Tutto questo discorso sulle frequenze è necessario per comprendere il fatto che esseri biologici possono esistere oltre che su pianeti diversi dalla Terra anche in universi paralleli e perfino tra universi, ovvero in quel limbo che esiste tra due bande di frequenze che caratterizzano due singoli universi all'interno del multiverso.

http://crepanelmuro.blogspot.it/2013/10 ... -magi.html

27/10/2013, 11:06

Ho trovato questo sito, collegato al seguente gruppo su facebook

http://outofatlantis.com/

http://www.facebook.com/pages/Atlantis/113461902034032

Che presenta teorie e articoli molto interessanti interessanti sulle società prediluviane.

Purtroppo è tutto in inglese...

[:(]

30/10/2013, 00:18

Un altro piccolo indizio, se ci fosse bisogno di una traduzione domani mattina la faccio.

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Credo Mutwa, the 90-year-old Zulu shaman or "sanusi" in South Africa, claims that this picture he had painted of tall, blond-haired, blue-eyed beings had been seen by black African tribes people throughout that continent long before the white Europeans arrived. Credo, the official historian of the Zulu nation, said that when the Europeans first came, the black Africans thought they were the return of these same white "gods", which they called the Mzungu (see posted picture). As a result they called the European settlers by the same name. This was very much the same reaction as the Central American peoples when Cortes and his Spanish invasion party arrived in 1519 and they thought that he was the returning god, Quetzalcoatl, another god described as tall, bearded, and with blue eyes.

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30/10/2013, 23:15

Dartenoch con me sfondi una porta aperta e mi permetti di collegare al tuo discorso il seguente articolo. Come non citare Viracocha, Thor, Odino e forse anche lo stesso Yahweh tra le divinità bionde con gli occhi azzurri!

[:p]

I capelli biondi nella Grecia antica
8 settembre 2008 (15:28) | Autore: Adriano Romualdi

E’ stato Reche a osservare che mai i Greci avrebbero adoprato la parola “arcobaleno” (iris) per designare l’iride della pupilla (come i Tedeschi: Regenbogenhaut = iride) se avessero avuto occhi scuri. Solo un popolo con occhi azzurri, o grigi, o verdi può chiamare l’occhio “arcobaleno”: il prisco ceppo degli Elleni apparteneva perciò alla razza nordica.

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Apollo del Belvedere. Particolare.

Frequenti nelle fonti greche sono gli aggettivi xanthòs e xoutòs “biondo”, pyrrhòs “fulvo” e chrysoeidés “aureo”, riferiti ai capelli di uomini o Dei, aggettivi che corrispondono perfettamente al latino flavus, fulvus e auricomus. Diffuse anche espressioni come chrysokàrenos “testa bionda”, o chrysokóme “chioma d’oro”. Lo stesso progenitore degli Ioni e degli Achei sarebbe stato Xoutòs, “il biondo”, fratello di Doro e figlio di Elleno, mitico capostipite della stirpe greca. Che xanthòs significhi veramente “biondo” è rilevabile da Pindaro che chiama xanthos il leone, Bacchilide il colore del grano maturo (III, 56) mentre Platone nel Timeo (68 b) ci spiega che xanthòs (il giallo) si ottiene mescolando “lo splendente col rosso e col bianco” e Aristotele (Dei colori, I, I) afferma che il fuoco e il sole van detti xanthòs.

Che i bambini dei Germani ai Greci già snordizzati apparissero “canuti” non sorprenderà se si tiene presente quel biondo platino quasi bianco di cui sono spesso i capelli dei bambini di pura razza nordica. Il significato di xanthòs come “biondo” ci è dato da qualunque dizionario greco. Come è stato spesso notato, gli eroi e gli dei d’Omero sono biondi: Achille, modello dell’eroe acheo, è biondo come Sigfrido, biondi sono detti Menelao, Radamante, Briseide, Meleagro, Agamede, Ermione. Elena, per cui si combatte a Troia, è bionda, e bionda è Penelope nell’Odissea. Peisandro, commentando un passo dell’Iliade (IV, 147), descrive Menelao xanthokòmes, mégas én glaukòmmatos “biondo, alto e con gli occhi azzurri”.

Karl Jax ha osservato che tra le dee e le eroine d’Omero non ce n’è una che abbia i capelli neri. Odisseo è l’unico eroe omerico bruno, ma l’abitudine a ritrarre gli eroi biondi è così forte che in due passi dell’Odissea (Xlll, 397, 431) anche lui è detto xanthòs. E, d’altronde, Odisseo si differenzia anche per i suoi caratteri psicologici, segnatamente per la sua astuzia: Gobineau vedeva in lui l’eroe “nella cui genealogia il sangue dei guerrieri achei si è fuso con quello di madri cananee”. In genere però, il disprezzo dei Greci d’epoca omerica per il tipo levantino, è scolpita dal loro disprezzo per i Fenici, bollati come “uomìni subdoli”, “arciimbroglioni” (Iliade XIX, 288). Tra gli dei omerici, Afrodite è bionda, come pure Demetra. Atena è, per eccellenza, “l’occhicerulea Atena”. Il termine adoperato è glaukopis, che certo è in relazione anche col simbolismo della civetta, sacra alla dea (glaux = civetta: occhi scintillanti, occhi di civetta), ma che in senso antropomorfico vale “occhicerulea”: Aulo Gellio (Il, 26, 17) spiega glaucum con “grigio-azzurro” e traduce glaukopis con caesia “die Himmelbluaugige“. Pindaro completa il ritratto omerico della dea chiamandola glaukopis e xanthà. Apollo è phoibos “luminoso, raggiante” e anche xoutòs. Era, sposa di Zeus e modello della matrona ellenica, è leukòlenos, “la dea dalle bianche braccia”, tipico tratto della bellezza femminile della razza nordica.

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Acropoli, Atene.

Bianche braccia, piedi d’argento, dita rosate, e altri caratteristici aggettivi che rimandano a un colorito chiaro, sono frequenti nei poemi omerici. Anche Esiodo ci parla d’eroi e di dei biondi: biondo è Dioniso, bionda Arianna, bionda Iolea. La connessione dei canoni estetici d’età arcaica con l’ideale nordico si ricava anche dall’importanza attribuita all’altezza: kalos kai mégas sono due aggettivi che van sempre insieme. Nella descrizione di Nausicaa e di Telemaco nell’Odissea, si sente che l’alta statura è quasi sinonimo di nobile nascita. E’ lo stesso modo di sentire del nostro Medioevo, che ha dipinto tutte le donne bionde e che poneva come condizione della loro bellezza la grandezza della persona (“grande, bianca e fina”), anch’esso per l’influenza d’una aristocrazia d’origine nordica, germanica. In epoca classica, nomi come Leukéia, Leukothea, Leukos, Seleukos (da leukòs “Bianco”) alludono al colorito chiaro, così come Phrynos e Phryne a pelli bianche e delicate, come anche i nomi Miltos, Miltìades, e Milto. Galatéia (da gàla-gàlaktos =latte) è “quella dalla pelle di latte”. Rhodope e Rhodopìs quelle dalla “pelle di rosa”. Non rari i nomi Xanthòs, Xuthìas, Xanthà, come anche Phyrros “fulvo” (da pur = fuoco) e Pyrrha sposa di Deucalione e mitica progenitrice del genere umano.

Verosimilmente le stirpi doriche, ultime venute dal settentrione, e in particolare gli Spartiati, rigorosamente separati dal popolo, dovettero serbare a lungo caratteri nordìci. Ancora nel V secolo, Bacchilide loda le “bionde fanciulle della Laconia”; due secoli prima Alcmane, nel famoso frammento (54) aveva cantato la fanciulla spartana Agesicora “col capo d’oro fino e dal volto d’argento”. Anche le abitudini sportive delle Spartane, il loro costume di fare ginnastica insieme con gli uomini, ci parlano d’una femminilità acerba e atletica che meglio s’immagina in fanciulle di razza nordica che in quelle di razza mediterranea. Eustazio, (IV, 141) vescovo di Salonicco, commentando un passo dell’Iliade, ricordava come la biondezza avesse fatto parte dell’essere spartano. La cosiddetta “fossa dei Lacedemoni” ci ha restituito gli scheletri di 13 Spartani appartenenti alla guarnigione messa in Atene alla fine della guerra del Peloponneso: tre sono quelli di uomini molto alti (1,85; 1,83; 1,78), gli altri di statura superiore alla media, il più piccolo misura 1,60. Breitinger, che ha studiato questi resti scheletrici, rinviene in essi, “almeno una forte impronta nordica”. Ricorderemo che Senofonte segnalava l’alta statura dei Spartani.

Anche le stirpi ioniche, nonostante risiedessero da più tempo sulle rive del Mediterraneo – fatto che aveva condotto a una notevole mescolanza dell’elemento nordico con quello occidentale-mediterraneo – dovettero serbare, specie nell’aristocrazia, un certo ideale nordico. Nel cimitero del Dypilon, in età geometrica, si nota un incremento di brachicefali centroeuropei a spese dei dolicocefali mediterranei. Non si dimentichi che il geometrico nasce in Attica, esattamente come il gotico nasce in Francia, e così come sarebbe incauto affermare che la Francia non sia stata germanizzata solo perché la lingua è rimasta latina, così sarebbe azzardato sostenere che la migrazione dorica non abbia penetrato l’Attica. Nel VII secolo Solone ci parla d’un Crizia – antenato di Platone – coi capelli biondi, xantothrix, e Platone stesso nel Liside e nella Repubblica ci parla della biondezza come qualcosa di non particolarmente raro. I tragici d’età classica, e particolarmente Euripide, ci mostrano una quantità d’eroi e d’eroine bionde. Nelle Coefore di Eschilo (v. 176, 183, 205) la bionda Elettra rinviene un capello biondo presso il sepolcro del padre, e, poco più in là, ravvisa un’orma del piede particolarmente grande e ne deduce che debba trattarsi di suo fratello. Ridgeway per primo suppose che la saga d’Elettra serbasse un’eco della contrapposizione d’una aristocrazia nordica molto più alta delle plebi mediterranee . Nell’Elettra di Euripide (v. 505 e sgg.) apprendiamo che la biondezza è caratteristica degli Atridi, e nell’Ifigenia in Tauride Ifigenia (52/53) ricorda il padre Agamennone “col crine biondo ondeggiante sul capo”. Lo stesso Euripide ci mostra biondi Eracle, Medea, Armonìa.

Il Sieglin ha notato che nei livelli dell’Acropoli inferiori alla distruzione persiana si trovano costantemente statue con capelli dipinti d’ocra gialla o rossa e occhi in verde pallido: è noto il famoso “efebo biondo”. In genere, in tutta l’epoca classica, si mantenne l’usanza di dipingere di biondo i capelli delle statue: Filostrato, nel suo libro sulla pittura (Eikones), scrive che “la pittura dipinge un occhio grigio, l’altro azzurro o nero, i capelli gialli, o rossi, o fulvi”.

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Atena Lemnia, attribuita a Fidia

Anche la grande Athena Parthenos che sorgeva accanto al Partenone era bionda, ed è stato osservato che l’arte crisoelefantina sorge per ritrarre un’umanità fondamentalmente chiara. Il tipo ritratto dalla plastica ellenica è essenzialmente nordico: “Nelle figure maschili, la grandezza d’animo (megalopsychìa) d’un tipo umano superiore e capace d’una contemplatività spassionata, in quelle femminili il nobile ritegno, l’acerba e pudica ritrosia d’un’anima nobile di razza nordica”. Anche le statuette di Tanagra, analizzate dal Sieglin, si rivelano bionde al 90%, il che non ci sorprenderà gran ché se Eraclido Critico ancora nel III secolo scriveva delle donne della beotica Tebe: “Sono per la grandezza dei corpi, l’andatura e i movimenti, le donne più perfette dell’Ellade. Hanno capelli biondi che portano annodati sul capo” (Bios Hellados, 1, 19).

Una particolare biondezza delle tebane non meraviglia se si considera la penetrazione tracia nell’area eolica, successiva alla migrazione dorica e connessa all’introduzione della cavalleria, le cui tracce linguistiche si avvertono anche oltre l’Adriatico, tra gli Iapigi. Teodorida di Siracusa (Antologia Palatina, VII, 528 e) ci descrive le fanciulle della beotica Larissa che si tagliano le bionde chiome per la morte d’una concittadina. Anche la colonizzazione eolica avrà diffuso caratteri nordici se si pensa che Saffo chiama la figlia Cleide chryseos (frammento 82). La stessa Saffo è chiamata da Alceo (framm. 63) ioplokos, “col crine di viola”, che viene comunemente tradotto “bruna”. In realtà, come ha mostrato il Sieglin, prima del IV secolo, epoca che segna il disseccamento dell’Ellade e la scomparsa dei boschi, in Grecia esisteva solo la specie gialla della viola (viola biflora), quella stessa che oggi cresce in Baviera e in Tirolo. Ióplokos va tradotto perciò con “bionda”: che Saffo fosse “piccola e nera” (mikrà kai mélaina) è una tarda leggenda.

Che anche la grecità di Sicilia avesse con sé caratteri nordici potrebbero suggerirlo quelle fonti che ci descrivono Dionigi, tiranno di Siracusa, biondo e con le lentiggini. In genere, la menzione di tanti biondi tra le figure d’un certo rango, convalida l’idea del Sieglin che blond galt als vornehm. In genere, nel V secolo la biondezza doveva esser ancora sentita come qualcosa di tipico per il vero elleno se Pindaro, nella nona Ode Nemea (v. 17), rivolto agli Argivi presenti, celebra i “biondi Danai”. D’altronde. ancora Callimaco (Inni V, 4), due secoli dopo, poteva esortare le donne di Argo: “affrettatevi, affrettatevi o bionde pelasghe!”. Bacchilide, nell’ode a un vincitore degli stessi giochi nemei, loda i mortali, uomini dell’Ellade tutta, che “con la triennale corona velano le teste bionde”. Lo stesso Bacchilide, in un frammento (V, 37 e sgg.), menziona dei “biondi vincitori” xanthotricha nikasanta.

La grande arte classica, che data da questo secolo, ha ritratto quel tipo alto, con tratti fini e regolari, che è proprio della razza nordica, e quale oggi si può trovare compattamente solo in alcune regioni contadine della Svezia. Anche la razza mediterranea ha tratti regolari, ma è di piccola statura, e quell’impronta più fiera, quel modellato più energico del naso e del mento che fanno la fisionomia classica, sono da ricondursi alla razza nordica: “Ancora Aristotele scrive nella sua Etica Nicomachea che per la bellezza si richiede un corpo grande, di un corpo piccolo sì può dire che sia grazioso e ben fatto ma non propriamente bello. Questo corpo piccolo e grazioso è essenzialmente quello mediterraneo, come appare a uomini di sentire nordico. Per la sensibilità nordica il contenuto fisico e spirituale della razza mediterranea non è sufficiente ad attingere la vera ‘bellezza’, perché qui per la bellezza si richiede una certa gravità interiore, una grandezza d’animo che dai Greci di sensibilità nordica fu sintetizzata nel concetto della megalopsychìa… La figura mediterranea agli occhi dell’uomo nordico apparirà sempre troppo leggera e troppo inconsistente perché i suoi tratti fisici siano ammirati come “belli”.

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Prassitele, Afrodite Cnidia. Glyptothek, Monaco (Germania).

Nordiche sono la metriótes, la misurata dignità, la enkrateia, la padronanza di sé, la sofrosyne, la coscienziosa ragionevolezza, in cui lo spirito greco ravvisò la sua essenza profonda. L’apollineo e il dionisiaco, questi due poli della civiltà ellenica esplorati da Nietzsche, altro non sono che l’anima nordica delle élites indoeuropee e la sensibilità spumeggiante delle plebi mediterranee.

Dionisiaco è l’entusiastico, lo spumeggiante, il piacere chiassoso e l’indomita ferocia dell’antico Mediterraneo; apollineo il tono sublime, la saggia ponderazione, la pronta decisione del Nord. Ma è proprio nel V secolo, estremo equilibrio dello spirito greco, che la bilancia s’inclina. La crisi delle aristocrazie maturava già da almeno un secolo e Teognide – che in un frammento ricorda la sua gioventù, quando “i biondi riccioli gli cadevan dal capo” – aveva già maledetto la mescolanza del sangue, rovina delle antiche schiatte. Il ceto dirigente ateniese andava incontro alla snordizzazione per l’afflusso di sangue meteco, plebeo, levantino. La conseguenza ne era il volgersi dei migliori ateniesi al modello spartano. Senofonte addirittura si trasferì a Sparta. Platone laconeggiava nella sua Repubblica, dove l’élite dei capi è educata come gli Spartiati, e dove il nuovo stato poggia sull’eugenetica (unire i migliori ai migliori, sopprimere i minorati, etc.) sì che l’ideale finale si configura come allevamento di fanciulli secondo il modello dell’uomo perfetto, e guida dello Stato da parte di un gruppo scelto per un tale compito.

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Eretteo, Atene. Cariatide. Particolare

Ma anche Sparta non superò indenne il conflitto peloponnesiaco, che ferì a morte la sua nobiltà guerriera non meno di quel che la seconda guerra mondiale non abbia logorato quella tedesca. E’ un fatto facilmente constatabile che all’eliminazione del sangue più nobile – e da parte lacedemone era il sangue, preziosissimo, dei nordici Spartiati – abbia considerevolmente contribuito la guerra del Peloponneso. Alla battaglia di Leuttra, gli Spartiati finirono col dissanguarsi completamente, sì che quello spartano poteva rispondere ai soldati tebani entrati in Sparta che chiedevano “Dove sono dunque gli Spartani”: “Non ve ne sono più, se no voi non sareste qui adesso”. Il IV secolo è ancora un’epoca di splendore. Ma c’è nella sua luce qualcosa di più caduco e raffinato che sta come la grazia morbida dell’Hermes di Prassitele alle figure acerbamente eroiche dell’arcaismo e a quelle maturamente solari del secolo V. In esso è l’elemento mediterraneo che torna a parlare. In tutti questi caratteri, è stata giustamente ravvisata la presenza di una specie umana più leggera e più leggiadra.

Di fronte a un’Ellade così fortemente snordizzata, non meraviglia che alla fine del IV secolo l’egemonia sia passata alle regioni periferiche, alla Macedonia. I Macedoni, consanguinei dei Dori, il cui nome dovrebbe significare “gli alti”, dovevano conservare, accanto a una monarchia e a un contadinato patriarcali, l’acerbità nordica delle origini. Alessandro, coi suoi occhi azzurri scintillanti, con la pelle così rosea e delicata che lo si poteva vedere arrossire anche sul petto, è una figura nordica. I Macedoni costituirono l’estrema riserva della grecità, che permise nella fase declinante della sua cultura – di espandere la sua civilizzazione per tutto l’Oriente. Una certa fisionomia nordica dovette conservarsi a lungo nell’aristocrazia macedone. Stratonica, figlia di Demetrio Poliorcete e moglie di Seleuco I, era bionda, biondo era Tolomeo Filadelfo, come pure la sorella Arsinoe, “simile all’aurea Afrodite”. In tutta l’epoca ellenistica, l’ideale femminile continuò ad incentrarsi sulla xanthótes, sulla biondezza. Ce lo ricordano i poeti (Apollonio Rodio, l’Antologia Palatina etc.), il famoso epigramma “Eros ama lo specchio e i biondi capelli”, come pure il fatto che tutte le etere d’alto rango d’epoca ellenistica (Doride, Calliclea, Rodoclea, Lais) erano bionde. La frase… ‘i signori preferiscono le bionde’ vale anche per il mondo maschile delle città ellenistiche.

Wilhelm Sieglin, che si è preso la pena di andare a scovare tutti i passi delle fonti greche dove si parli del colore degli occhi e dei capelli, ha potuto dimostrare che dei 121 personaggi della storia greca di cui gli autori ci descrivono i caratteri fisici, 109 sono biondi, e solo 13 bruni. Lo stesso Sieglin ha raccolto le descrizioni dei personaggi della mitologia: delle divinità, 60 hanno capelli biondi, e solo 35 capelli scuri (di cui 29 numi del mare o degli inferi); degli eroi delle saghe, 140 sono biondi e 18 han capelli neri; dei personaggi poetici, 41 biondi e 8 neri. Da tutto ciò sarebbe eccessivo dedurre che in tutte le epoche della storia greca i biondi siano stati in così schiacciante maggioranza. Certo è però che erano numerosi e, soprattutto, davano il tono alla classe dirigente.

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Apollo di Fidia. Particolare. Museo del Louvre, Parigi.

Che un certo ideale nordico contrassegnasse il vero elleno fino ai tempi più tardi, potrebbe confermarlo questa notizia del medico ebreo Adimanto, vissuto all’epoca dell’Impero Romano. Egli scrive (Physiognomikà, 11, 32): “Quegli uomini di stirpe ellenica o ionica che si son conservati puri, sono di statura abbastanza alta, robusti, di corporatura solida e dritta, con pelle chiara e biondi… La testa è di media grandezza, la pelosità corporea inclinante al biondo, fine e delicata, il viso quadrato, gli occhi chiari e lucenti … “. E tuttavia, il romano Manilio ormai ascriveva i Greci alle coloratae gentes. Con la scomparsa della biondezza naturale, erano divenuti di moda i mezzi artificiali di colorazione dei capelli, i xanthìsmata. Il verbo xanthìzestai, “tinger di biondo”, passò ad indicare l’adornarsi, il “farsi belli” per eccellenza. Ma non eran questi mezzi che potevano arrestare il processo di snordizzazione del mondo ellenico. Il tipo dell’elleno si avviava ormai ad estinguersi. Ad esso succedeva il graeculus, lo schiavo astuto o lo scaltro retore, il trafficante o la guida turistica, segnato dal marchio di quella furbizia levantina che lo fecero sentire dai Romani come “inferiore”.

* * *

Tratto dal libro Gli Indoeuropei. Origini e migrazioni, Edizioni di Ar, Padova 1978. Pubblicato sul sito http://scicli.splinder.com/

http://www.centrostudilaruna.it/i-capel ... ntica.html

31/10/2013, 01:50

Collegamento molto interessante! Grazie ad entrambi!

31/10/2013, 08:09

Non so esattamente dove inserire questo video. In effetti parla di tutto! Qui dovrebbe andare dateci un occhiata sono solo 5min.[;)] Buona visione!

http://www.youtube.com/watch?v=jWvo1Vl3yLc

01/11/2013, 10:50

starseed ha scritto:

Non so esattamente dove inserire questo video. In effetti parla di tutto! Qui dovrebbe andare dateci un occhiata sono solo 5min.[;)] Buona visione!

http://www.youtube.com/watch?v=jWvo1Vl3yLc

Bello...


P.S. Se inserisci il link del video entro il codice generato dal pulsante rosso "youtube" sopra le faccine inserisci automaticamente l'anteprima del video.[;)]
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