Oggetti fuori dal tempo, avvistamenti tramandati nella letteratura storica. Qual è l'origine dell'uomo? Testi sacri e mitologie da tutto il mondo narrano una storia diversa da quella che tutti conosciamo.
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27/11/2012, 22:58

sanje ha scritto:

La teoria dove Atlantide sia Creta è interessante, si parla del "palazzo di Cnosso" scoperto in questi anni a Creta (è stato dato questo nome perchè corrisponde alla descrizione delle leggende) è un edificio con un sistema idrico molto avanzato, abbiamo bagni con tubi di scarico che si emettevano in un bacino, un sistema idraulico e fognario in pratica.
Quindi una tecnologia più avanzata di tutte le città antiche che si trovavano in quella zona.

Seconda cosa, Platone descrive questo palazzo su una collina e corrisponde anche questo.
Però questo passo di Platone dice:

« Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [...] In tempi posteriori [...], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [...] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. »

Creta non è affondata, e non è al di là delle colonne d'Ercole, quindi è da scartare.
Come è da scartare l'Antartide e altre collocazioni lontane dallo stretto di Gibilterra.

INNANZI: davanti a, al cospetto di

Inoltre, considerando che all'epoca di Platone non esistevano ne TV ne internet, è ragionevole pensare che questo regno di Atlantide non era troppo lontano dal mediterraneo se giunse l'eco della sua esistenza, quando invece dell'esistenza dei Maya, Inca e compagnia bella non si seppe nulla fin quando non si arrivò sul posto.

Poi sostiene che l'isola era piu grande della Libia e dell'Asia, che sia banalmente l'Africa??? E quindi il Sahara come state dicendo?
Infondo "innanzi" non indica dove questa regione era rispetto alle colonne d'Ercole.
E allora come spiegare quando dice "essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte" ??
Il Sahara è da scartare stando al racconto!

Dice che aveva una serie di isole con cui si poteva passare alla Terra di fronte, descrive le isole del mediterraneo? O forse no sta parlando dell'Atlantico.

Beh questa descrizione lascia pochi dubbi sulle fattezze e ma anche sulla collocazione visto che parla di sprofondamento e il Sahara non è sprofondato-
La cosa che mi lascia perplesso è che un continente non può sparire cosi senza lasciare traccia in tempo geologicamente recenti, probabilmente i fondali dell'Atlantico non sono stati ancora studiati bene con il Sonar ma rimango perplesso.

E' accaduto un evento devastante a livello globale perchè Platone parla di "terremoti ed eventi straordinari" dal giorno alla notte, quindi è stata una fine improvvisa, non c'è stato il tempo di lasciare il continente.
Scarterei la fine della glaciazione e l'innalzamento delle acque come causa, qui si tratta di un evento che non può essere attribuito neanche ai vulcani e in quanto ai terremoti anche i piu potenti non posso abbissare un continente dal giorno alla notte.
L'unica opzione è un impatto meteoritico.. anche se Platone non parla di questo ma di terremoti che è diverso.


Io ti direi di leggere attentamente il libro di Arecchi,Platone non dice che è stato un continente intero a sprofondare ma...l'isola dove si trovava la capitale.
I terremoti hanno aperto un varco tra le montagne che dividevano il mare Mediterraneo orientale con quello occidentale,il quale era di livello più alto rispetto al primo,per il fatto che era collegato con l'attuale oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra.
E' stata questa la causa (ipotesi di Arecchi) e tanti indizi lo dimostrano.

10/12/2012, 00:46

L'ENIGMA DI KALASASAYA : I SUOI SACERDOTI CONOSCEVANO L'AFELIO E IL PERIELIO 2000 ANNI PRIMA DI KEPLERO.

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L'archeologo austriaco Arthur Posnansky (1873-1946), è stato duramente criticato dall'establishment scientifico-accademico perché, secondo i suoi calcoli, la città di pietra che oggi denominiamo Tiahuanaco (antica Taypikala), sarebbe stata fondata addirittura nel 15.000 a.C.

Questo dato sconvolge tutte le nozioni universalmente accettate dagli archeologi accademici, che invece fanno risalire la fondazione di Tiahuanaco a pochi secoli prima di Cristo, basandosi su risultati di alcuni resti organici analizzati con la tecnica del carbonio 14.

Ultimamente ho avuto la possibilità di approfondire lo studio della teoria archeoastronomica di Posnansky, poiché sono casualmente venuto in possesso di un esemplare del suo famoso libro "Tiahuanaco, la culla dell'uomo americano", edito da J.J. Agustin di New York City, nel 1945.

Il libro è molto complesso e specifico anche perché è il risultato di circa 50 anni di studi approfonditi.

Nella prima parte del libro Posnansky ha descritto da un punto di vista geologico e iconografico la sua teoria sulla fondazione di Tiahuanaco. Secondo lui vi furono 3 periodi a Tihuanaco, dei quali almeno i primi due furono antidiluviani.

Posnansky non avanzò ipotesi sulla data di costruzione delle tre strutture più antiche ovvero la piramide di Akapana, il templete subterraneo e la Porta del Puma (Puma Punku).

Queste strutture, secondo la sua visione apparterrebbero alla Tiahuanaco antidiluviana del primo periodo.

Sempre secondo Posnansky nel primo e secondo periodo Tiahuanaco si trovava su un altopiano situato ad una minor altezza rispetto ai 3843 metri sul livello del mare di oggi, almeno 300 metri più in basso. Inoltre Posnansky sostenne che Tihuanaco era ubicata sulle sponde del lago essendo così una città portuale.

Nella prima parte del libro vi è anche un accurato studio della complessa iconografia dei simboli di Tiahuanaco, in particolare quelli scolpiti nella Porta del Sole. Con lo studio iconográfico di questi segni Posnansky interpretò, nella seconda parte del libro, il calendario di 12 mesi che secondo lui è rappresentato sulla Porta del Sole.

E' però lo studio archeoastronomico del tempio Kalasasaya (pietre erette), che risulta essere il più importante per datare la fondazione del secondo periodo. Il Kalasasaya è una costruzione rettangolare di 128, 74 metri di lunghezza per 118, 26 metri di larghezza. L'orientamento delle 4 pareti del Kalasasaya è il seguente:

parete Est: 358º 58'30''

parete Ovest: 358º 53'30''

parete Nord: 89º 20'

parete Sud: 89º 18'

Come si vede pertanto la struttura petrea non è perfettamente allineata sul meridiano.

Posnansky sosteneva che, quando fu costruito, il Kalasasaya era orientato perfettamente sul meridiano e quindi sul nord. Solo in seguito agli stravolgimenti epocali del diluvio universale (opinione di Posnansky), la struttura si sarebbe spostata leggermente dal suo asse.

La funzione astronomica del Kalasasaya è nota.

Durante il solstizio d'inverno (21 giugno, Tiahuanaco sta nell'emisfero Sud), il Sole sorge (per un osservatore situato alla metà della parete ovest con le spalle al muro, d'ora in avanti Punto A), nell'angolo di Nord-Est del tempio.

Durante il solstizio estivo (21 dicembre), il Sole sorge sull'angolo di Sud-Est. Durante i due equinozi (autunno, 21 marzo, e primavera, 21 settembre), il Sole sorge nel centro del portale centrale d'accesso al tempio, il quale è spostato, rispetto al centro, 1, 116 metri verso nord per il motivo che spiegherò più avanti.

Secondo Posnansky, il Kalasasaya era in realtà, un calendario petreo, che avrebbe tramandato alle future generazioni conoscenze preziose, come per esempio le date dei solstizi e degli equinozi, così importante per conoscere il momento propizio per la semina dei cereali (mais, quinua ecc.), e per i cicli dell'allevamento dei camelidi andini.

La casta alta di Tihuanaco, costituita da sacerdoti astronomi, il cui livello di conoscenze matematiche era molto profondo, poteva così controllare le masse di contadini e allevatori e poteva così dirigere il regno più potente del Nuovo Mondo, nell'epoca antidiluviana.

Tornando all'orientamento dei muri del Kalasasaya, Posnansky sosteneva che la differenza tra l'orientamento attuale (358º), e l'orientamento originale sul meridiano (0º), era stata causata da stravolgimenti d'inaudita potenza che avvennero durante il diluvio universale. Secondo lui il Kalasasaya era stato costruito come un autentico e perfetto almanacco petreo, che, oltre all'indicazione dei solstizi ed equinozi, mostrava anche la differenza tra il semestre invernale e quello estivo.

E' noto, infatti, che siccome il Sole non si trova esattamente nel centro dell'orbita terrestre ma in un "fuoco" dell'elissi (l'orbita terrestre è elittica), la Terra occupa più tempo (186 giorni), a percorrere il tragitto dall'equinozio d'autunno (21 marzo nell'emisfero sud), all'equinozio di primavera (21 settembre), rispetto al tragitto dall'equinozio di primavera all'equinozio di autunno (178 giorni).

Vi è pertanto una differenza di 7 giorni e 16 ore tra il semestre invernale e quello estivo. Per far sì che il Sole (al suo sorgere), apparisse, durante gli equinozi, esattamente al centro della scalinata rivolta verso est dovettero costruire la porta del Kalasasaya 1, 116 metri spostata verso nord, proprio perché si resero conto che il Sole ci metteva più tempo a percorrere lo spazio dall'angolo nord-est al centro dell'edificio, che dal centro all'angolo di sud-est.

E' la prova che gli antichi costruttori di Taypikala (Tiahuanaco), conoscevano i concetti di perielio e d'afelio, vale a dire l'eccentricità dell'orbita.

Sempre nella seconda parte del libro vi è la spiegazione matematica del perché l'autore considerava la fondazione di Tiahuanaco antica di 15.000 anni prima di Cristo.

Posnansky nel 1930 verificò che durante il solstizio d'inverno (21 giugno), e durante il solstizio d'estate (21 dicembre), il Sole non sorgeva esattamente nell'angolo di nord-est e sud-est del Kalasasaya, ma vi era una piccola differenza. Posnansky partiva dall'ipotesi che, il Kalasasaya, quando fu costruito, era perfettamente allineato con il meridiano, e pertanto il Sole sorgesse esattamente nell'angolo di nord-est e sud-est nei rispettivi solstizi. Calcolò quindi l'amplitudine del Sole nel tempio, in questo modo: tracciò un triangolo che aveva come base il muro est del tempio e come lati due rette che si dipartivano rispettivamente dall'angolo di nord-est e dall'angolo di sud-est e convergevano in un punto situato esattamente a metà del muro ovest del tempio.

L'angolo situato nel muro ovest era l'amplitudine del Sole, com'era stato concepito dai architetti-sacerdoti e corrispondeva a 49º22'6''. Verificò invece che l'amplitudine del Sole nel 1930 era uguale a 49º59'6''. Posnansky sapeva che l'obliquità dell'eclittica nel 1930 era di 23º27'8.26''.

Calcolò quindi l'obliquità dell'eclittica basandosi sul dato dell'amplitudine del Sole su com'era stato costruito il Kalasasaya, molto probabilmente con questa formula:

Cos (z)= sen (e)/sen (phi)

Dove:

z= amplitudine

e= obliquità dell'eclittica

phi= latitudine

e ottenne il valore dell'obliquità dell'eclittica di 23º8'48''.

Sappiamo che l'obliquità dell'eclittica varia con un ciclo di 41.000 anni. Secondo i calcoli formulati durante la conferenza di Parigi del 1911 quel valore dell'obliquità dell'eclittica corrisponde al 15.000 a.C.

Com'era da prevedersi le critiche a questa datazione, che se fosse confermata sconvolgerebbe l'intera Storia dell'uomo sulla Terra, non sono mancate. Innanzitutto bisogna considerare che Posnansky parte da un assioma per lui intoccabile: e cioè che il Kalasasaya sia stato costruito in modo perfetto, sul meridiano.

E' un dato che noi non possiamo verificare.

Inoltre attribuisce la imperfezione attuale del tempio a stravolgimenti colossali, come il "diluvio universale".

Certo è però che a Tiahuanaco sono stati scavati e studiati solo 50 dei 450 ettari di superficie totale. Quindi vi sono ancora molti punti interrogativi, mentre molte risposte che sono state date non convincono pienamente.

YURI LEVERATTO

Copyright 2012

E possibile riprodurre questo articolo indicando chiaramente il nome dell'autore e la fonte http://www.yurileveratto.com/it

http://www.antikitera.net/news.asp?id=12183&T=5

10/12/2012, 13:48

Potrebbero essere stati diversi terremoti terremoti la causa dello spostamento.

06/01/2013, 23:53

GIUSEPPE BREX

di Paolo Galiano ©

Centuripe, città antica fondata dall’arcaico popolo dei Siculi, tra i numerosi motivi di interesse dovuti alla bellezza dei luoghi e ai notevoli resti archeologici ne ha uno meno conosciuto non solo dagli appassionati di storia ma forse anche dai suoi stessi cittadini, perché fu la città natale di Giuseppe Brex, una notevole figura di studioso e di scrittore che si inserisce a pieno titolo in una linea di pensiero che possiamo far risalire almeno al XVIII secolo: parliamo della linea storica che ricercò le origini della civiltà italica, facendola risalire al periodo preistorico e ponendola anzi come la più antica tra le civiltà del Mediterraneo.

L’argomento di questa ricerca storica tra gli specialisti prende il nome di “Saturnia Tellus”, la Terra di Saturno, termine adoperato dagli autori classici romani e greci per indicare l’Italia come il luogo in cui fiorì la prima civiltà introdotta da un Dio, appunto Saturno, il quale, secondo la mitologia, sconfitto e spodestato dal figlio Giove venne a rifugiarsi nel Lazio dove fece costruire una città sul Campidoglio, che da lui prese il nome di Saturnia, là dove millenni dopo sarà fondata da Romolo la città di Roma.

Questo filone storico, indubbiamente appassionante e che solo in tempi relativamente recenti sta trovando le prime conferme negli scavi sul Campidoglio e sul Gianicolo intrapresi all’inizio del 1900, trovò le sue prime origini in autori toscani tra cui Anton Francesco Gori, Mario Guarnacci e Luigi Lanzi, i quali nel 1700, in una Italia allora divisa tra tanti Stati e sotto il governo di popoli stranieri, rivendicarono attraverso lo studio dei testi degli antichi scrittori latini e greci il “primato italico”, cioè l’origine della civiltà occidentale, al popolo degli Etruschi.

Con il passare dei decenni, le ricerche furono approfondite e raggiunsero la prima sistematizzazione con Angelo Mazzoldi, il quale pubblicò a Milano nel 1840 il suo principale testo Delle origini italiche e della diffusione dell’incivilimento italiano, fondamentale per tutti gli autori che lo seguirono: egli dava il “primato italico” ad un popolo precedente gli Etruschi, popolo che abitava una terra che in seguito era andata distrutta da inondazioni e terremoti vulcanici, la Tirrenide (nulla a che vedere con l’Atlantide platonica), un subcontinente che comprendeva Italia, Sicilia, Sardegna, Corsica e le isole minori, l’isola d’Elba e Malta. FIG. 1

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La moderna geologia ha in gran parte confermato le brillanti intuizioni di Mazzoldi: effettivamente alla fine dell’ultima Era Glaciale il Mediterraneo salì di oltre cento metri al di sopra del livello attuale, il che vuol dire che tutte le zone pianeggianti furono sommerse, e sembra che ciò sia avvenuto in un tempo abbastanza breve, forse non più di trenta anni.

A questa inondazione, da non confondersi con il diluvio biblico, fece seguito l’eruzione improvvisa della catena vulcanica che attraversa l’Italia dalla Toscana al Lazio, alla Campania fino alla Sicilia (si ricordi che nelle isole Eolie i vulcani sono ancora attivi e che nel mare tra Napoli e la costa nord della Sicilia vi è una catena parallela di vulcani, almeno uno dei quali , il Marsili, è ancora in fase eruttiva). Il “cataclisma italico” o “catastrofe atlantica”, come lo chiamarono questi scrittori, distrusse gran parte dell’Italia centrale e meridionale e staccò la Sicilia dal continente, a cui una volta era unita da un istmo (si pensi che questo già lo sapeva Plinio, autore romano che scrisse nel I secolo d.C. !), costringendo le popolazioni a rifugiarsi sui monti o a fuggire via mare per scampare alla catastrofe.

In questo movimento di popoli vi fu anche quello dei proto-Siculi, che, spinti dalle nuove genti che scendevano dal nord per prendere posto nelle terre ormai in gran parte disabitate, giunsero in Sicilia portando con sé il retaggio dell’antica civiltà della Tirrenide.

Al Mazzoldi fecero seguito una serie di studiosi e di archeologi i quali perfezionarono ulteriormente le sue tesi, anche grazie allo sviluppo di nuove scienze quali la paletnologia e la paleontologia ed ai nuovi studi archeologici e agli scavi che si andavano facendo a Roma come in Sicilia; ci limitiamo a citare tra essi Camillo Ravioli e Ciro Nispi-Landi per il XIX secolo ed Evelino Leonardi, Costantino Cattoi e Guido Di Nardo per il XX.

In questa linea di autori si inserisce a pieno titolo Giuseppe Brex, nato a Centuripe nel 1896 e morto a Lanuvio presso Roma nel 1972, autore di un testo, intitolato proprio Saturnia Tellus e stampato a Roma nel 1944, nel quale avanza la tesi che il “primato italico” sia da attribuirsi al popolo dei Siculi per il periodo successivo a quella che viene chiamata la “catastrofe atlantica”.

Nato in Sicilia ma vissuto durante la guerra a Roma, Brex si distingue dagli autori che lo hanno preceduto per diversi motivi: il suo libro, Saturnia Tellus, ha come argomento centrale l’antichità del popolo dei Siculi, del quale egli rivendica il primato sulle altre stirpi come prima e più antica popolazione italica: non a caso il libro venne pubblicato a Roma nel maggio 1944, quando gli Anglo-Americani erano in procinto di sbarcare nella sua terra nativa (luglio 1944), quasi volesse rivendicare contro le più recenti etnie anglosassoni la supremazia storica dei siciliani; altro aspetto particolare è l’essere il suo un testo prettamente storico ed archeologico, che poco spazio lascia alle idee esoteriche che invece costituiscono il nucleo centrale delle opere di Leonardi e ancor di più del Di Nardo e di Cattoi (anche se quest’ultimo non ci ha lasciato scritti di sua mano, ma la storia dei suoi lavori non lascia dubbi in merito).

A Centuripe, molti anni dopo la pubblicazione del libro di Brex, venne rinvenuta una lapide scritta in dialetto dorico la quale, tradotta dall’epigrafista catanese Giacomo Manganaro, rivelò essere un trattato di “riconoscimento ufficiale dei vincoli di parentela, di amicizia e di ospitalità, che legavano i Centuripini con i Lanuvini… il Senato di Lanuvio riconobbe la fondatezza della richiesta centuripina ed emanò il decreto di convalida dei remoti vincoli di parentela fra i due popoli” .

Il Sindaco di Lanuvio nel 1971 propose al suo omologo di Centuripe di rinnovare l’antico gemellaggio, invito che venne accolto anche per l’esortazione di Giuseppe Brex, a quel tempo Presidente dell’Associazione “Aborigeni d’Italia” da lui fondata a Centuripe. Da allora periodicamente il gemellaggio tra le due cittadine viene rinnovato nei mesi di maggio e di settembre, con l’incontro dei massimi rappresentanti dei due comuni.

Brex morì l’anno successivo al primo gemellaggio ma volle essere sepolto nell’adottiva Lanuvio, ove ancora oggi una stele ricorda lo studioso FIG. 2

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La “lapide del gemellaggio” confermava, con una prova archeologica inconfutabile, le tesi già espresse da Brex nel 1944 della comune origine dei Siculi e dei Latini: Brex aveva messo in luce i rapporti, davvero singolari, tra la sicula Centuripe e Roma, ricordando come Cicerone nelle sue orazioni contro Verre, il pretore che aveva dissanguato la Sicilia durante il suo incarico, avesse affermato le comuni origini dei cittadini di Centuripe e di Segesta con la stessa Roma: “I cittadini di Segesta e di Centuripe sono legati al popolo romano non solo per i servizi resi, per la fede giurata, per l’antica amicizia, ma anche per essere nati da uno stesso ceppo”.

Questa comune origine di due città così distanti tra di loro si può spiegare solo ammettendo una comune discendenza dei due popoli, dei Siculi e dei Latino-Romani, fatto che contrasta con quanto è stato scritto dagli autori che lo hanno preceduto (per i quali i Siculi sono considerati “popoli invasori” della terra che era in origine degli Aborigeni), ma che può trovare una sua ragione nei nuovi studi archeologici che erano stati condotti in Sicilia e a Centuripe in particolare nella prima metà del XX secolo, quali quelli di Orsi, grande ricercatore delle origini siciliane, e di Sergi , al quale sono dovute accurate indagini sull’argomento dal punto di vista antropologico.

La tesi dei Siculi come primi abitatori d’Italia, ripresa più tardi dal Di Nardo in suo lavoro del 1952, sempre poggiato sugli studi del Sergi (nel quale attribuisce tale primato al popolo Ligure-Siculo di cui sarebbero successive ripartizioni i popoli dei Latini, Osci, Volsci, Sabini, Marrucini e Frentani), si appoggia, secondo Brex, anche sulle somiglianze di molti nomi di città o località sicule sia con quelle latine (pagg. 42 ss.), sia con quelle della Troade, la regione dove sorgeva Troia e da cui era venuto Enea in Italia, il che “ci fa ritenere che il luogo d’origine dei Siculi sia appunto quello dell’Asia Minore” (pagg. 16 ss.), Siculi che sono per Brex appartenenti alla famiglia degli Indoeuropei, affermazione contrastante con le tesi anti-indoeuropeiste dello stesso Sergi come degli scrittori che lo hanno preceduto, Leonardi e Di Nardo.

L’origine del nome “Siculi” è piuttosto insolita: il nome verrebbe da “Aus(ik)eli” cioè gli “Asi Antichi”, da cui Sikeli ed infine Siculi, dove il termine keli, antico, andrebbe messo in relazione con parole latine come sae-culum, periodo antico, e Jani-culum, monte dell’antico Dio Giano (pag. 21); ad appoggiare la sua tesi, Brex cita la radice africana kulù usata da molte popolazioni dell’Africa sud-orientale per comporre il nome del Dio, il cui significato è “vecchio antenato”.

L’antichità della popolazione sicula sarebbe confermata dal fatto che Saturno, il più antico Dio italico, è raffigurato con in mano il falcetto o sikala, strumento ideato dai Sikeli-Siculi per falciare e disboscare (pag. 23 e pag. 33); questa immagine del Dio si è poi trasformata in quella di Saturno con la falce quando la religione italica venne a contatto con quella greca, in cui Kronos, la divinità greca ritenuta omologa del Saturno romano, era il Dio del Tempo che trascorre e non più il Dio che aveva dato agli uomini la conoscenza dell’agricoltura e della civiltà.

Le tesi di Brex e degli autori suoi contemporanei sono ancora oggi oggetto di studio e di dibattito presso gli specialisti dell’argomento della “Saturnia Tellus”, e speriamo che questo modestissimo omaggio alla sua memoria sia utile ai suoi concittadini per riscoprire l’altezza delle loro origini non solo antiche ma anche in un recentissimo passato.

(parte del presente scritto è estratto da: Paolo Galiano Roma prima di Roma, testo in corso di pubblicazione per le Edizioni Simmetria di Roma)

http://kentoripa.altervista.org/blog/gi ... nt-page-1/

13/01/2013, 12:30

A tutti quelli che pensano che Atlantide non fosse collocata là dove tradizionalmente la si pone perché si pensa che le Colonne d'Ercole non avessero una collocazione precisa.... mi sapete spiegare allora, se davvero Platone non aveva le idee chiare al riguardo, dice chiaramente che uno dei dieci regni di Atlantide era posto dove si trova Cadice, città che notoriamente si trova un poco più in là dello Stretto di Gibilterra?
Indipendentemente da dove di fatto si sia trovata la vera Atlantide, ammesso che sia esistita, come si fa a dubitare che Platone intendesse Gibilterra, quando parlava delle Colonne d'Ercole?

13/01/2013, 23:49

14/01/2013, 09:23

Enkidu ha scritto:

A tutti quelli che pensano che Atlantide non fosse collocata là dove tradizionalmente la si pone perché si pensa che le Colonne d'Ercole non avessero una collocazione precisa.... mi sapete spiegare allora, se davvero Platone non aveva le idee chiare al riguardo, dice chiaramente che uno dei dieci regni di Atlantide era posto dove si trova Cadice, città che notoriamente si trova un poco più in là dello Stretto di Gibilterra?
Indipendentemente da dove di fatto si sia trovata la vera Atlantide, ammesso che sia esistita, come si fa a dubitare che Platone intendesse Gibilterra, quando parlava delle Colonne d'Ercole?


Quoto. Mi trovi assolutamente d'accordo!

14/01/2013, 10:25

Relativamente alla collocazione di Atlantide penso possa essere utile la mappa costruita dal NOAA/NGDC che ha ricostruito il planisfero così come doveva apparire più di diecimila anni fa, ovvero prima della fine dell'ultimo periodo glaciale, con la possibilità di zoomare le zone di particolare interesse.

Risulta evidente la piana di Doggerland nell'attuale Mare del Nord e le aree emerse nel Mediterraneo, già citate tra le pagine deli Atlanticus come possibili antiche nazioni atlantidee, così come l'Indonesia o la regione del Golfo del Messico, ove sotto le acque del mare giace la famosa Strada di Bimini.

Milioni di kmq di zone fertili dove probabilmente fiorirono civiltà urbane già prima di quanto registrato dalla storia.

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http://www.ngdc.noaa.gov/mgg/topo/pictu ... op110m.jpg

Io credo che Platone, attingendo a quanto detto dai sacerdoti di Sais al bisnonno Solone, facesse riferimento a una sola delle nazioni/città-stato facenti capo all'impero di Atlantide. Un Impero che controllava vaste aree del mondo di allora sia al di qua che al di là delle Colonne d'Ercole.

Quello di Platone non era un mito. Nel Crizia fa dire allo stesso Crizia che tutto quanto narrato è "storia vera".

Crizia e Solone erano membri della famiglia di Platone, se fosse stato un mito (al di là di quello che dichiarò Aristotele), non avrebbe coinvolto nel racconto i propri avi facendo dichiarare loro il falso... penso io.
Ultima modifica di Atlanticus81 il 14/01/2013, 10:29, modificato 1 volta in totale.

14/01/2013, 13:17

Enkidu ha scritto:

A tutti quelli che pensano che Atlantide non fosse collocata là dove tradizionalmente la si pone perché si pensa che le Colonne d'Ercole non avessero una collocazione precisa.... mi sapete spiegare allora, se davvero Platone non aveva le idee chiare al riguardo, dice chiaramente che uno dei dieci regni di Atlantide era posto dove si trova Cadice, città che notoriamente si trova un poco più in là dello Stretto di Gibilterra?
Indipendentemente da dove di fatto si sia trovata la vera Atlantide, ammesso che sia esistita, come si fa a dubitare che Platone intendesse Gibilterra, quando parlava delle Colonne d'Ercole?


Cosa ti fa credere che la città di Cadice citata da Platone sia la stessa di quella attuale?,ricordati che sono passati svariati millenni.
Se non ricordo male vi era un'altra città con lo stesso nome in Sicilia e anche in qualche altro posto all'interno del Mediterraneo,poi se ti aggiorni sui nomi delle città vedrai che ve ne sono moltissime omonime,per farti un esempio,prendendo Barcellona,almeno ve ne sono due con lo stesso nome,poi Alessandria,Menfi,Ribera,Siracusa,Villafranca,Lucca,Cattolica e moltissime altre che non ricordo.
Platone poi,non dice che la città da lui citata fosse l'unica di tutto l'Impero Atlantideo,ma la cita come la Capitale,la quale era situata in un'isola a nove giorni di navigazione partendo dall'Egitto.

27/02/2013, 00:52

L'Atlantide perduta al largo di Mauritius
Scoperte tracce di un continente sprofondato nell'Oceano Indiano 85 milioni di anni fa

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Sono stati i granelli di sabbia di una celebre isola tropicale a svelare l'esistenza di un "microcontinente" sprofondato nell'oceano. Mauritius è un'isola (e non un arcipelago, sebbene molti in Italia dicano "le Mauritius") che si trova a circa 2.000 chilometri dalla costa africana, a est del Madagascar. Secondo gli scienziati, si sarebbe formata nove milioni di anni fa, con il raffreddamento della lava emessa da alcuni vulcani sottomarini.

Di recente però un'équipe di ricercatori ha trovato a Mauritius alcuni granelli di sabbia che contengono frammenti di zircone databili all'incirca tra 660 milioni e due miliardi di anni fa. Gli autori del nuovo studio, dettagliato nell'ultima edizione della rivista Nature Geoscience, concludono che i minerali appartenevano a una massa continentale ormai scomparsa, e che furono trascinati verso l'alto al momento della formazione dell'isola. "Risalendo in superficie, la lava attraversò del materiale continentale, portando con sé alcune rocce che contenevano zirconi, spiega Bjørn Jamtveit, geologo dell'Università di Oslo e coautore della ricerca. "Con ogni probabilità
gran parte delle rocce fusero o si disintegrarono a contatto con la lava infuocata, ma alcuni granelli di zircone sopravvissero 'congelati' nella lava e rotolarono giù formando delle rocce sulla superficie di Mauritius".

Atlantide preistorica

Jamtveit e i suoi colleghi ipotizzano che il microcontinente perduto, da loro chiamato "Mauritia", avesse un'area pari a circa un quarto dell'attuale Madagascar.

Inoltre, basandosi su un nuovo calcolo della modalità della deriva degli antichi continenti, sostengono che, a sua volta, Mauritia faceva parte di un "supercontinente" molto più grande, chiamato Rodinia, che comprendeva anche l'India, oltre allo stesso Madagascar. "Prima della formazione dell'Oceano Indiano", sostiene Jamtveit, "queste tre masse continentali erano attaccate insieme". Ma, come un'Atlantide preistorica, Mauritia finì per essere sommersa dalle acque quando, 85 milioni di anni fa, l'India si separò dal Madagascar.

Da tempo gli studiosi ipotizzavano che le isole vulcaniche potessero contenere le prove dell'esistenza di continenti perduti. Jamtveit e la sua équipe hanno deciso di mettere alla prova questa teoria nel 1999, quando fecero tappa a Mauritius nel corso di un viaggio di ricerca più lungo. La sosta sull'isola tropicale "era molto allettante per un norvegese nel bel mezzo del freddo di gennaio", scherza lo studioso.

Ma Mauritius era un luogo ideale per la ricerca anche perché, essendo un'isola relativamente giovane e formata dalla lava oceanica, non avrebbe dovuto contenere zirconi, minerali molto duri che non si deteriorano facilmente. Qualunque zircone più vecchio di nove milioni di anni, spiega Jamtveit, avrebbe rivelato la presenza di materiale continentale sepolto.

All'inizio gli scienziati hanno tentato di frantumare le rocce mauriziane per estrarre i cristalli di zircone, ma l'impresa si è rivelata difficile per il rischio di contaminazione: nel materiale usato per la frantumazione c'erano zirconi provenienti da altri siti. "Per un po' ci siamo dovuti fermare", ricorda Jamtveit.

Qualche anno più tardi alcuni membri dell'équipe sono tornati a Mauritius, riportando indietro sabbia da due spiagge diverse. Alla fine ne hanno estratto 20 campioni di zirconi, datandone poi otto sulla base dei tassi di decadimento in piombo dell'uranio e del torio che contenevano.

"Si sono rivelati molto più antichi della lava di Mauritius", spiega Jamtveit. "La datazione ha svelato un'età simile a quella delle rocce continentali di Madagascar, Seychelles e India.


Prove insufficienti?

Il lavoro però non convince tutti gli studiosi. Jérôme Dyment, geologo all'Institut de Physique du Globe di Parigi, ritiene che quegli antichi zirconi potrebbero essere "sbarcati" sull'isola con altri mezzi, ad esempio nelle zavorre delle navi o nel materiale da costruzione importato. "Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie, e gli autori della ricerca non ne hanno ancora fornite", sostiene Dyment. Lo studioso sta partecipando a un progetto franco-tedesco, denominato RHUM-RUM. Attraverso l'installazione di sismometri a grandi profondità nell'oceano, attorno all'isola di La Réunion (a circa 200 km da Mauritius), il progetto punta a investigare il mantello terrestre: "Se sotto La Réunion c'è un microcontinente, è così che lo troveremo", sostiene Dyment.

Conall Mac Niocaill,geologo dell'Università di Oxford, è invece più possibilista sullo studio norvegese. "Presi uno alla volta, i risultati sono solo indiziari, ma tutti insieme formano un quadro convincente", sostiene. "A Mauritius non c'è una fonte di zirconi evidente, ed è improbabile che i cristalli ritrovati siano stati trasportati sull'isola dal vento o dall'attività dell'uomo. Quindi la conclusione più ovvia è che la lava dei vulcani abbia catturato materiale più antico mentre sgorgava dalla crosta terrestre.

Sulla base di queste scoperte, Mac Niocaill aggiunge che sotto l'Oceano Indiano potrebbero trovarsi altri continenti sommersi. E l'analisi del campo gravitazionale terrestre ha rivelato altre zone del fondo oceanico in cui la crosta terrestre appare più spessa del solito: potrebbero essere la prova della presenza di rocce continentali.


http://www.nationalgeographic.it/scienz ... 30376/?rss

02/03/2013, 19:19

sinceramente non ritengo che alantide possa essere posizionata nella zona delle mauritius,se si ritiene veritiero il racconto di platone,trovo alquanto inverosimile che possa esservi stato un qualsiasi tipologia di guerra con atene,data la posizione quanto mai lontana della zona,considerando pure il tipo di naviglio del tempo.......[;)]

02/03/2013, 19:26

Alla Groenlandia nessuno ha mai pensato?

03/03/2013, 16:26

MaxpoweR ha scritto:

Alla Groenlandia nessuno ha mai pensato?


C'è una zona dell'atlantico settentrionale, il cosiddetto banco di Rockall, posto non troppo sotto la superficie del mare, da cui tra l'altro emerge uno scoglio molto pittoresco conteso tra Inghilterra, Irlanda, Islanda e Danimarca.

Se ben ricordo tutta la zona, per dimensioni e caratteristiche, è una della tante candidate allo status di "Atlantide". In passato infatti avrebbe potuto essere emersa. Quanto a godere di un clima più mite, nell'ipotesi che l'asse terrestre fosse diversamente orientato può darsi che la zona godesse di un clima più temperato.

In ogni caso ci sono terre oggi finite sotto il mare ma che un tempo erano emerse, a prescindere dal mito di Atlantide; vedi il caso della zona nell'oceano indiano un tempo emersa ed oggi sommersa; e chissà che quanto accaduto non possa ripetersi di nuovo in futuro, ossia che terre oggi emerse finiscano sotto il mare e terre oggi sotto il mare emergano.
Ultima modifica di quisquis il 03/03/2013, 16:38, modificato 1 volta in totale.

03/03/2013, 16:34

vimana131 ha scritto:
L'Atlantide perduta al largo di Mauritius
Scoperte tracce di un continente sprofondato nell'Oceano Indiano 85 milioni di anni fa



Questa semmai sarebbe la "Lemuria" così come venne pensata originariamente, ossia posizionata nell'oceano Indiano e non in quello Pacifico;
le ipotetiche terre scomparse nell'Oceano Pacifico vengono di solito indicate con "Mu", anche se si tratta di mode abbastanza recenti (almeno dal diciannovesimo secolo in poi)

Su quest'ultimo mi ricordavo di aver visto in un libro delle presunte mappe giapponesi antiche che indicavano la presenza di almeno due grosse terre nel Pacifico, terre oggi non più esistenti.

03/03/2013, 19:54

bleffort ha scritto:

Enkidu ha scritto:

A tutti quelli che pensano che Atlantide non fosse collocata là dove tradizionalmente la si pone perché si pensa che le Colonne d'Ercole non avessero una collocazione precisa.... mi sapete spiegare allora, se davvero Platone non aveva le idee chiare al riguardo, dice chiaramente che uno dei dieci regni di Atlantide era posto dove si trova Cadice, città che notoriamente si trova un poco più in là dello Stretto di Gibilterra?
Indipendentemente da dove di fatto si sia trovata la vera Atlantide, ammesso che sia esistita, come si fa a dubitare che Platone intendesse Gibilterra, quando parlava delle Colonne d'Ercole?


Cosa ti fa credere che la città di Cadice citata da Platone sia la stessa di quella attuale?,ricordati che sono passati svariati millenni.
Se non ricordo male vi era un'altra città con lo stesso nome in Sicilia e anche in qualche altro posto all'interno del Mediterraneo,poi se ti aggiorni sui nomi delle città vedrai che ve ne sono moltissime omonime,per farti un esempio,prendendo Barcellona,almeno ve ne sono due con lo stesso nome,poi Alessandria,Menfi,Ribera,Siracusa,Villafranca,Lucca,Cattolica e moltissime altre che non ricordo.
Platone poi,non dice che la città da lui citata fosse l'unica di tutto l'Impero Atlantideo,ma la cita come la Capitale,la quale era situata in un'isola a nove giorni di navigazione partendo dall'Egitto.


Vabbè, può darsi che intendesse dire un'altra Cadice.... ma non la cita come la capitale, bensì la capitale di uno dei dieci regni di Atlantide. Dove fossero posti gli altri nove, non si sa, e non si sa neanche il nome della capitale.
Comunque, farò delle ricerche in proposito, se trovo il tempo. Bisogna vedere poi se qualcuna di queste "Cadici" di cui parli si trova in una posizione che possa essere identificata con l'Atlantide di Platone....
Ultima modifica di Enkidu il 03/03/2013, 19:57, modificato 1 volta in totale.
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