20/12/2014, 15:22
Celti: possibile una discendenza dai Neandertal?
Abbiamo visto in uno dei precedenti post come il gene dei capelli rossi, altrimenti detto rutilismo, è il segno di una mutazione genetica avvenuta migliaia di anni fa e come questa sia un tratto tipico dell'aplogruppo R1b, del resto basta mettere accanto le due mappe della diffusione dell'R1b (Y-DNA) e la mappa della diffusione percentuale dei capelli rossi in Europa (Fonte Eupedia.com) per vedere come queste siano strettamente legate.
Mappa della diffusione dei capelli rossi in Europa
Mappa della diffusione dell'aplogruppo R1b in Europa
Nei laboratori del Max Planck Institute di Lipsia l'equipe del Dott. Svante Paabo ha da poco terminato la campionatura completa del genoma dei Neandertal ricavato dalle ossa degli scheletri ritrovati in alcuni siti archeologici, gli esiti di questa ricerca sono disponibili pubblicamente scaricando la seguente press release. Il genoma dei Neandertal è inoltre disponibile per il download sul sito dell'Istituto per ulteriori ricerche.
Il genoma dei Sapiens ed il genoma di Neandertal coincidono al 99,9%, inoltre le due specie dovrebbero aver convissuto in Europa per 10.000-12.000 anni, dove probabilmente si sarebbero ibridate, quindi i Neandertal potrebbero essere scomparsi per la cosiddetta "estinzione per ibridazione": una forma di evoluzione abbastanza diffusa in natura che vede l'estinzione di una specie a causa della sua ibridazione con un'altra specie che ha il sopravvento. La percentuale di DNA neandertaliano nel genoma umano (escluso quello africano che ne è privo) è del 4%.
A questo punto potremmo chiederci due cose:
1) Dato che è stato scientificamente provato che alcuni Neandertal avevano i capelli rossi e la pelle bianca, è possibile che l'R1b si sia sviluppato circa 35.000 anni fa nei Paesi Baschi in seguito ad una ibridazione tra Neandertal e Sapiens da cui sono stati ereditati i geni che provocano il rutilismo?
2) Esiste una correlazione tra aplogruppo R1b, origini ancestrali celto-germaniche e ibridazione coi Neandertal?
Ci sono alcuni particolari che avvalorano questa ipotesi: sembra che l'R1b sia autoctono dell'Europa occidentale con origine nei Paesi Baschi; la diffusione segue una direzione OVEST-EST opposta a quella delle grandi migrazioni indoeuropee; la lingua basca è un ceppo linguistico a se stante (ergativo-assolutiva) e non ha analogie con nessun altra lingua indoeuropea (nominativo-accusative); queste stesse aree sono quelle dei costruttori dei megaliti e del successivo sviluppo della civiltà celtica.
Recentemente è stato pubblicato sul magazine PLOS ONE (link all'articolo), uno studio di alcuni ricercatori italiani sui resti di un soggetto ibrido con padre Sapiens e madre Neandertal ritrovati presso il Riparo di Mezzena - Monti Lessini (VE). La ricerca è molto interessante ed ha carattere epocale perché si tratterebbe del primo ibrido di questo tipo ritrovato. Se fosse possibile fare le analisi del cromosoma Y di questi resti si potrebbe capire la posizione di questa mutazione nell' haplotree del R1b e identificare il relativo marker, allora forse potremmo dare una risposta a molte delle domande di questo post.
Tra le caratteristiche principali degli ibridi tra Sapiens e Neandertal abbiamo un migliorato sistema immunitario, ma anche la possibilità di contrarre malattie autoimmuni e allergie.
Basti pensare a quanto accadde all'arrivo degli spagnoli di Cortéz in Sudamerica: gli europei erano portatori sani di tutta una serie di patologie come il morbillo ed il vaiolo che finirono per sterminare le popolazioni indigene.
Se guardiamo la mappa di diffusione dell'asma nel mondo non possiamo fare a meno di notare come le più alte percentuali di persone affette da asma sono le stesse in cui abbiamo i picchi dell'aplogruppo R1b (Scozia 17% di adulti e bambini affetti e Galles 15,3% di adulti e bambini affetti dalla patologia). Mi sembra ovvio che l'asma non è un fattore ambientale o legato all'inquinamento, ma un fattore legato alla genetica.
http://bighipert.blogspot.it/2013/05/ce ... a-dai.html
28/12/2014, 14:47
Scoperto in Turchia utensile in pietra risalente a 1,2 milioni di anni fa
Gli scienziati hanno scoperto il più antico strumento di pietra mai ritrovato in Turchia, rivelando che gli esseri umani hanno attraversato il passaggio dall'Asia all'Europa molto prima di quanto si pensasse, circa 1,2 milioni di anni fa.
Lo strumento in pietra risalente a circa 1,2 milioni di anni fa
[Credit: University of Royal Holloway Londra]
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Quaternary Science Reviews, la possibilità di trovare una scheggia di quarzite lavorato dall'uomo, in antichi depositi del fiume Gediz, nella Turchia occidentale, offre una nuova visione di quando e come i primi uomini si dispersero da Africa e Asia.
I ricercatori della Royal Holloway, Università di Londra, insieme a un team internazionale dal Regno Unito, Turchia e Paesi Bassi, hanno utilizzato apparecchiature di alta precisione per datare i depositi dell'antico letto del fiume, fornendo il primo calendario preciso di quando gli esseri umani hanno occupato quest'area.
Il professor Danielle Schreve, del Dipartimento di Geografia presso la Royal Holloway, ha dichiarato: "Questa scoperta è fondamentale per stabilire i tempi e e il percorso della precoce dispersione umana in Europa. La nostra ricerca suggerisce che la scheggia è il più antico manufatto datato in modo sicuro dalla Turchia mai registrato e fu abbandonato sulla pianura alluvionale da un antico ominide ben più di un milione di anni fa."
I ricercatori hanno utilizzato una datazione radioisotopica ad alta precisione e misure paleomagnetiche dei flussi di lava, che sia pre e post datano il letto del fiume, per stabilire che i primi esseri umani erano presenti nella zona tra circa 1,24 e 1,17 milioni anni fa. In precedenza, i più antichi fossili di ominidi in Turchia occidentale sono stati recuperati nel 2007 a Kocabas, ma la datazione di questi e di altri reperti di utensili di pietra erano incerti.
"La scoperta della scheggia è stata incredibilmente eccitante", ha detto il professor Schreve. "Stavo studiando i sedimenti sulle pareti del letto del fiume e il mio sguardo è stato attratto da una pietra rossastra sulla superficie. Quando mi sono avvicinato per vedere meglio, le caratteristiche di un manufatto umano sono state immediatamente evidenti.
"Lavorando insieme con geologi e specialisti di datazioni, siamo stati in grado di datare con sicurezza questa scoperta e gettare nuova luce sul comportamento dei nostri antenati più lontani."
http://tycho1x4x9.blogspot.it/2014/12/s ... ietra.html
17/01/2015, 14:32
17/01/2015, 16:43
21/01/2015, 16:02
03/02/2015, 18:25
In un cranio la prova dell'incrocio fra Neanderthal e Sapiens - Scoperto in Israele, risale a 55.000 anni fa
E' in un cranio umano scoperto in Israele la prova dell'incrocio fra uomo di Neanderthal e Homo Sapiens. Risale a 55.000 anni fa e aiuta a ricostruire la storia delle migrazioni dall'Africa verso il continente euro-asiatico, avvenute nel periodo compreso fra 40.000 e 60.000 anni fa. Pubblicata su Nature, la scoperta si deve al gruppo coordinato da Israel Hershkovitz, dell'università di Tel Aviv.
I resti appartengono a un adulto, ma il sesso è sconosciuto perché manca la regione frontale che aiuta a definirlo. La scoperta è avvenuta nella grotta di Manot, lungo l'unica 'rotta' disponibile nella preistoria per viaggiare dall'Africa verso Medio Oriente, Asia ed Europa. Un'area frequentata 'periodicamente' dai Neanderthal, forse spinti dai cambiamenti climatici (come il calo delle temperature) a migrare in posti più caldi, come il Medio Oriente.
Il cranio, tipico di un Sapiens con alcuni tratti dei Neanderthal, dimostra per la prima volta che al tempo di questi spostamenti nell’area vi erano anche uomini più moderni. ''Questa coesistenza era stata ipotizzata nella regione, ma ora ne abbiamo la prova'', osserva la paleontologa Laura Longo, dei Musei Civici Fiorentini.
Il cranio è il secondo fossile che, nei suoi tratti arcaici e moderni, mostra l'incrocio fra Sapiens e Neanderthal, dopo che la genetica ha già dimostrato che il 4% del Dna dell'uomo moderno deriva dai Neanderthal. L'altro fossile è stato scoperto in Italia, a Riparo Mezzena (Verona) e risale a 39.000-40.000 anni fa. ''Il Dna - sottolinea Longo - ci dice che c'è stato un incrocio, e quindi una coesistenza, fra Neanderthal e Sapiens, ma non ci dice quando''. Fossili come questi aiutano a ricostruire la cronologia degli 'incontri'.
In questo caso, a raccontare cosa è accaduto sono alcune strutture ossee, come il rigonfiamento sul retro del cranio, simile quell ao dei Neanderthal ma meno prominente. Tra le linee delle nuca e le linee di inserzione dei muscoli nucali, vi è una fossa, spiega Longo, tipicamente riscontrabile dei neandertaliani. Tipiche degli uomini moderni sono invece le caratteristiche delle pareti del cranio.
http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubr ... 95926.html
05/02/2015, 14:15
LO STRANO FOSSILE DI UN OMINIDE SCONOSCIUTO VISSUTO 120 MILA ANNI FA
Forse si tratta di una nuova specie umana? I resti fossili di una creatura vissuta circa 120 mila anni fa, scoperti in una grotta di Xujiayao, Cina del Nord, sono stati sottoposti a nuove analisi. Le caratteristiche morfologiche dei frammenti di cranio e dei denti presentano caratteristiche simili a quelle dell'Homo Erectus e del Neanderthal. È possibile che si tratti del risultato di un'ibridazione?
5 febbraio 2015 | Sei in Categoria: Ricerca Scientifica | Tags: antropologia
fossile-denisova
Una misteriosa creatura antica, a metà strada tra l’Homo Erectus e il Neanderthal, camminava sul nostro pianeta trai 60 mila e i 120 mila anni fa.
A rivelarlo sono i risultati di nuove analisi condotte su alcuni resti fossili portati alla luce nel 1976 in una grotta della Cina del Nord, nella regione di Xujiayao.
Secondo i ricercatori, i reperti, costituiti da frammenti di cranio e nove denti appartenuti a quattro individui, non sembrano corrispondere a nessuna specie conosciuta, né sembrano adattarsi ad uno qualsiasi degli antenati dell’uomo moderno.
Le nuove ricerche sono state eseguite dalla dottoressa Maria Martinón-Torres, del Centro Nazionale di Ricerca sull’Evoluzione Umana di Burgos, Spagna. Secondo le prime ipotesi riportate dalla BBC, la misteriosa creatura potrebbe essere il risultato di un incrocio tra due specie.
Alcune dei denti, infatti, presentano caratteristiche tipiche degli Homo Erectus più antichi, mentre alcuni sembrano appartenere ai Neanderthal. «Sono un mix di qualcosa di molto primitivo, attualmente sconosciuto», dice la Martinón-Torres. «Non possiamo andare oltre affermando che si tratti di una nuova specie, perché bisogna eseguire altri confronti».
Oltre agli esseri umani moderni, la cui origine è da ricondurre all’Africa, gli antropologi sono a conoscenza di altri tre gruppi di esseri umani primitivi che hanno abitato varie parti del pianeta: i Neanderthal che hanno vissuto in Europa, l’Homo Floresiensis in Indonesia e l’Homo di Denisova in Asia.
Una delle possibilità è che i fossili appartengano ai Denisova, un gruppo umano molto misterioso. Questi primi esseri umani vivevano in Siberia e probabilmente derivano da un distaccamento indipendente dall’albero genealogico che generò i Neanderthal circa 300 mila anni fa. Comunque, si sa veramente molto poco sul loro aspetto e su come vivevano.
Il gruppo trovato nella grotta cinese potrebbe essere un ulteriore ramo distinto proveniente dai Denisova. La speranza è quella di trovare altri resti nella regione che potrebbero aiutare a risolvere il mistero.
Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/02/05/lo-strano-fossile-di-un-ominide-sconosciuto-vissuto-120-mila-anni-fa/
07/02/2015, 11:23
30.000 anni fa: coesistenza di due specie umane?
Le tracce dell’ultimo Neanderthal conducono in Crimea? Dopo aver convissuto con l’Homo sapiens in Europa per almeno 6000 anni, il Neanderthal è scomparso. Sappiamo che vi fu un’ibridazione fra le due specie, il nostro DNA di uomini moderni contiene una percentuale di genoma neandertaliano. Sappiamo che entrambi – Neanderthal e Sapiens – erano grandi cacciatori, fruivano di notevole abilità artigianale e vivevano all’interno di clan ben organizzati. Ma quei 6000 di convivenza stretta rendono difficile dire quale delle due specie abbia raggiunto per prima i diversi traguardi culturali.
Le ultime tracce del Neanderthal si perdono in Crimea, sul massiccio Ak-Kaya. Qui Neanderthal e Sapiens vissero insieme per un certo periodo, nelle stesse condizioni climatiche e ambientali. Foto: Maximilian Dörrbecker CC BY-SA 2.5
Generalmente si tende ad attribuire le innovazioni più impressionanti all’Homo sapiens, mentre il suo “cugino” Neanderthal viene considerato il parente meno presentabile, quello più rozzo e poco ispirato. Le splendide pitture delle grotte franco-iberiche, secondo le datazioni ufficiali, sono un prodotto del Sapiens europeo, il cosiddetto Cromagnon. Lo stesso vale per gli utilissimi propulsori, le cui incisioni sono spesso talmente belle, da farne vere e proprie opere d’arte. Le sepolture di Sapiens risalenti a circa 30.000 – 20.000 anni fa e talvolta accompagnate da lussuosi corredi funerari, hanno definitivamente suggellato la superiorità del Sapiens a dogma irreversibile.
Le tracce dell’ultimo Neanderthal. Ricostruzione. Museo Neanderthal, Mettmann, Germania. Uomo di Neanderthal intento a lavorare delle pelli. foto – sabina marineo
Eppure ci sono alcuni punti poco chiari e contrastanti. Per esempio, numerose piccole sculture che risalgono a circa 40.000 anni fa e sono state scoperte in alcune grotte tedesche. Forse quando questi artefatti furono realizzati l’uomo di Neanderthal ancora popolava le caverne europee. Magari fu proprio lui l’ispiratore o addirittura il creatore dei piccoli capolavori. Altri reperti intriganti sono degli utensili per la lavorazione delle pelli che risalgono a tempi ancor più antichi e sicuramente appartenevano a individui della specie Neanderthal. In primo luogo i cosiddetti lissoir, i lisciatoi.
Questi utensili erano ricavati dalla costola di capriolo e servivano appunto a lisciare le pelli, a renderle più morbide, malleabili e impermeabili. Ebbene, la cosa stupefacente è che si tratta dei prototipi preistorici di attrezzi usati ancora oggi per la lavorazione artigianale delle pelli. Oggi, 50.000 anni dopo, gli utensili sono sempre gli stessi.
L’attenzione dei ricercatori si è concentrata sui lisciatoi in seguito agli scavi operati in due siti archeologici della Francia meridionale: il riparo Abri Peyrony e quello di Pech-de-l’Azé. I luoghi, frequentati da Neandertaliani, hanno rivelato la presenza di tre lisciatoi di osso e quindi di una tecnologia che, fino a poco tempo fa, si credeva patrimonio esclusivo dell’Homo sapiens. L’archeologa Marie Soressi dell’Università di Leiden ha trovato il primo dei quattro utensili nel sito di Pech-de-l’Azé. La studiosa osserva:“Se i Neanderthal hanno sviluppato per primi questo tipo di utensili di osso, allora gli uomini anatomicamente moderni hanno derivato tale tecnologia da loro. Quando infatti i primi Sapiens popolarono l’Europa, questi portarono con sé esclusivamente utensili appuntiti e solo in un secondo tempo iniziarono a fabbricare i lisciatoi. E questo è il primo indizio che parla per un transfer culturale tra gli uomini di Neanderthal e i nostri progenitori.” (Vedi: “Neandertaler schufen die ersten Spezialwerkzeuge Europas aus Knochen” da: Archaeologie online, 15.08.2013)
Ma alcuni ricercatori obiettano con una certa diffidenza: e se l’Homo sapiens fosse giunto in Europa in tempi ancora più remoti? In questo caso ci sarebbe da chiedersi se sia stato davvero il Neanderthal a insegnare questa tecnologia al Sapiens, oppure se il Sapiens abbia influenzato con le sue conoscenze superiori il comportamento del Neanderthal. Il risultato di tali osservazioni è sempre lo stesso. Insomma, proprio non si vuole concedere al Neanderthal nessun primato. Si preferisce essere prudenti e attendere altre scoperte che confermino la paternità dei reperti provenienti dai due ripari francesi.
Eppure è evidente che i frammenti ossei dei lisciatoi, al ritrovamento, giacevano negli strati di scavo contenenti i tipici utensili di pietra dei Neanderthal, così come ossa degli animali da questi cacciati: renne, cavalli, bisonti. Inoltre è evidente che nei due ripari francesi non vi sono tracce del passaggio di individui della specie Homo sapiens. A ciò si aggiunge la datazione dei reperti in questione, che ha confermato la paternità neandertaliana: 50.000 anni fa. In questo periodo, secondo lo stato attuale di ricerca, l’Homo sapiens non era ancora giunto in Europa.
Neanderthal e Sapiens vissero insieme in Crimea
L’uomo di Neanderthal, invece, popolava il Continente già da 200.000 anni. Si pensa che sia scomparso dalla scena europea intorno a 39.000 anni fa. Le sue ultime tracce ci conducono in Crimea, sul massiccio Ak-Kaya, costellato da grotte e ripari. In questa penisola ucraina del Mar Nero ai confini con la Russia le due specie Neanderthal e Sapiens vissero fianco a fianco per un lungo periodo. Un team di studiosi bavaresi, condotto dal professor Thorsten Uthmeier, ha seguito le tracce. In diversi siti sono stati portati alla luce utensili tipici, resti di selvaggina cacciata e focolari dell’uomo di Neanderthal.
Ed ecco la sorpresa: i reperti della Crimea sono di circa 10.000 anni più “recenti” di tutti gli altri reperti di Neanderthal scoperti finora, risalirebbero quindi a ca. 30.000 anni fa. Dunque, allo stato attuale della ricerca, questo territorio fu l’ultimo luogo di permanenza dell’uomo di Neanderthal prima dell’estinzione. Ma c’è dell’altro: gli archeologi hanno rinvenuto nei medesimi strati di scavo utensili appartenenti sia all’uomo di Neanderthal che all’Homo sapiens. Le due specie hanno vissuto in Crimea nello stesso periodo e forse anche… insieme.
Museo Neanderthal, Mettmann. Ricostruzione cranio di uomo di Neanderthal. Sito di ritrovamento: Amud, Israele. foto – sabina marineo
Di conseguenza, se prima si era pensato che l’ibridazione fra le due specie fosse avvenuta nel Medio Oriente 60.000 anni fa, ora non si può escludere che sia avvenuta anche molto più tardi, in Crimea. Il professor Uthmeier è affascinato dall’idea che il Neanderthal possa essersi ritirato nella Crimea proprio come reazione al popolamento dell’Europa da parte dell’Homo sapiens. Abbiamo forse scoperto il suo ultimo rifugio?
Allo studio del team del professor Uthmeier, focalizzato sul massiccio ucraino dell’Ak-Kaya e sui relativi reperti, partecipano altri studiosi di università tedesche, ucraine e svizzere. L’eccezionalità del giacimento paleolitico è data dall’occupazione del luogo da parte di entrambe le specie di ominidi nella stessa fascia temporale. Si tratta infatti di un’area limitata, in cui uomo di Neanderthal e Homo sapiens si sono trovati a dover affrontare gli stessi problemi nelle medesime condizioni climatiche e ambientali.
Facendo parlare i reperti, è quindi possibile ricostruire il modus vivendi delle due specie in Crimea e forse trovare finalmente una risposta chiara e sufficientemente documentata alla misteriosa sparizione dell’uomo di Neanderthal. Forse si potrà sapere se il Neanderthal si estinse a causa dell’uso poco vantaggioso del suo habitat, se fu la concorrenza fra le due specie di ominidi a decretarne l’estinzione, oppure se la causa sia da ricercare in altri fattori fisici e/o sociali. Una sfida senza dubbio affascinante.
http://storia-controstoria.org/paleolit ... anderthal/
25/02/2015, 16:13
25/02/2015, 17:59
25/02/2015, 18:24
Aztlan ha scritto:Ipotesi più che plausibile, caro Atlanticus.
Quanto ai Popoli del Mare, l' arco temporale e geografico in cui sono collocati li può far riconoscere come discendenti dei superstiti di Atlantide fuggiti dopo il Diluvio, ma non come gli Atlantidi originali.
Il che trova anche riscontro nella tecnologia in loro possesso.
27/02/2015, 17:32
28/02/2015, 10:19
Atlanticus81 ha scritto:Torno a dire che l'incontro tra Sapiens e Neanderthal corrisponda al passo biblico in cui i "Figli degli Dei" si unirono con le "Figlie degli Uomini"... ora andrebbe capito perché i Neanderthal venissero identificati con l'epiteto "Figli degli Dei"...
Forse per la loro origine Atlantidea???
03/03/2015, 13:54
ECCO IL GENE CHE RENDE “UNICO” IL CERVELLO UMANO
Si chiama ARHGAP11B ed è il gene che fa aumentare il numero di cellule della corteccia cerebrale, requisito fondamentale per l’intelligenza.
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cervello-umano
[La Stampa] Scovato uno dei geni che “disegnano” la corteccia cerebrale dell’uomo, lo strato più esterno e evolutivamente recente dove nascono le nostre capacità cognitive: è un gene che esiste solo nell’uomo ed è il “motore” che fa aumentare il numero di cellule della corteccia.
A scoprirlo è stato il gruppo di ricerca tedesco guidato dall’italiana Marta Florio, dell’Istituto Max Planck di Dresda, i cui risultati sono stati pubblicati su Science.
«È uno dei geni che servono alla formazione del cervello umano, uno di quelli che fa la differenza tra noi e gli scimpanzé», ha detto all’Ansa Florio.
La scoperta del gene, chiamato ARHGAP11B, è stato un lungo lavoro di ricerca partito dall’analisi delle differenze esistenti nella formazione del cervello umano e quello dei topi, in particolare nella regione della corteccia.
Una delle caratteristiche principali del cervello umano, condivisa solo da pochissimi mammiferi, è infatti la presenza di un grande quantità di cellule che formano lo strato più esterno del cervello, la corteccia. Così numerose nell’uomo da doversi “accartocciare” formando la tipica superficie “rugosa”.
Il gene scoperto sarebbe alla base della grande proliferazione, nell’embrione, di cellule staminali da cui si formerà poi la corteccia cerebrale vera e propria.
Un gene quindi fondamentale, che già nel 2010 era stato riconosciuto come una delle sequenze genetiche esistenti solo nell’uomo, sia Sapiens che Neanderthal e e Denisovano, nata per “errore” solo dopo la divisione evolutiva dagli altri primati.
«Il gran numero di cellule che formano la corteccia cerebrale – ha proseguito Florio – è un requisito fondamentale per l’intelligenza e il gene ARHGAP11B ha quindi dato quindi un contributo in questa direzione».
07/03/2015, 00:10