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Aztlan ha scritto:
Qui invece si tratta di simboli che sin dall' antichità, fino a dove giunge umana memoria storica, hanno avuto il medesimo significato: sia il frutto della pigna che l' animale pavone simboleggiano l' immortalità. E' difficile credere che si tratti di una coincidenza.
E visto che questi simboli risalgono ad un' epoca di molto precedente a quella cui di solito attinge l' arte occidentale, addirittura già presenti in epoca Sumera, dubito si tratti anche di appropriazione e fagocitazione pura e semplice.
Sembra tanto invece il desiderio di voler mantenere una continuità storica con le antiche civiltà scomparse e i loro simboli, anche quando queste poco hanno a che fare con le radici che quella religione ufficialmente riconosce.
Quasi che costoro si ritengano in qualche modo i loro eredi, la loro ultima ed ennesima incarnazione. All' interno di un percorso occulto, storico e iniziatico che li veda sempre protagonisti.
La vedo molto difficile nel suo complesso. La fagocitazione, se si vuole l'appropriazione o al limite anche la pura e semplice riproposizione può essere consapevole (più o meno) o del tutto inconsapevole. Ammettiamo pure che nel caso della Pigna, chi ne decise lo spostamento in Vaticano l'associasse all'immortalità. Intanto questa associazione poteva venirgli al più da una certa conoscenza del mondo classico, dubito fortemente del mondo sumero o di altri mondi a lui lontani ed ignoti nel tempo e nello spazio (amerindi, asiatici etc). Quindi già in un caso come questo è difficile immaginare una consapevole riproposizione simbolica all'interno di una ininterrotta e (a lui) nota catena di civiltà; poi, il fatto che potesse essere consapevole di un suo significato metastorico (in questo caso l'immortalità) non significa automaticamente che fosse, di nuovo, il consapevole ultimo anello umano di una riproposizione simbolica attraversante più civiltà. C'è modo e modo di intendere uno stesso significato, il cristiano avrebbe per esempio benissimo potuto pensare:"solo Cristo è immortale, ormai è giusto che questo simbolo stia da noi a rappresentare la vera immortalità, quella in Cristo"; questo è anche fagocitare, perché se a qualcuno fosse venuto in mente di riassociare la Pigna all'immortalità, il fatto di trovarla in un cortile del Vaticano sicuramente gli avrebbe fatto associare l'idea a quella dell'unica immortalità che la chiesa proponeva e propone, la sua. L'immortalità così come è concepita nel cristianesimo non è la palingenesi classica; ci sono molti modi di intendere l'immortalità.
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Tu giustamente osservi: ma questo è inaccettabile per la dottrina cristiana.
E da quando a costoro gliene frega _davvero_ delle favole che spacciano?
In teoria i sacerdoti non dovrebbero avere figli, ma i cardinali e persino i Papi del Rinascimento avevano mogli, amanti e prole - che piazzavano nei posti di potere nella Chiesa e cui donavano Ducati.
Su questo non sono d'accordo. Sicuramente, soprattutto in determinati periodi storici, le gerarchie ecclesiastiche sono state anche e forse soprattutto questo, ma non si può dire sempre e solo questo. Non è vero, non si può dire sic et simpliciter così. Ci sono stati, ci sono e penso proprio che sempre ci saranno preti, vescovi e perché no, anche papi e cardinali fatti di altra pasta, in totale buona fede e sinceramente saldi nella loro visione del mondo; lo stesso di può dire di ogni altra religione. Se poi si scende nel basso clero e negli ordini monacali questo è ancora più vero. Il fatto di non essere d'accordo con una determinata visione del mondo non può far credere che tutti coloro che la professano siano in mala fede.
Ancora, anche in coloro che in realtà vivevano le cariche ecclesiastiche come una pura e semplice forma di potere non si deve sottovalutare la forza della fede, intesa stavolta non come scelta libera e sotto questo aspetto luminosa di uno stile di vita e di una data visione del mondo (condivisibile o meno non è questo il punto), ma stavolta intesa come cieca ed irrazionale forza suggestiva e costringente. Mi spiego con un esempio: un papa interessato solo al potere ma cresciuto nei dogmi cristiani imposti con forza difficilmente sarebbe stato totalmente esente dall'influenza degli stessi, a livello subconscio. Quindi, soprattutto in materia di significato da attribuirsi a dei simboli, difficilmente avrebbe visto qualcosa di diverso da ciò che i dogmi in cui era stato educato gli avrebbero fatto vedere. Il fatto che poi in tema di vita pratica possa essersi comportato né più né meno come i peggiori signorotti medievali (anche qui ci sono stati signori e signori) non vuol dire molto. Una religione ha molti aspetti, e soprattutto quelle rivelate hanno una componente dogmatica molto forte che può tranquillamente convivere, nella prassi, con comportamenti non religiosi sotto altri aspetti.
Poi ancora se è vero che ci sono alcuni stati papi molto sensibili al retaggio culturale classico, è anche vero che si sono sempre molto preoccupati di cristianizzarlo il più possibile, soprattutto se consapevoli del significato di esso. Il cristianesimo delle origini (ai tempi dell'impero) era all'atto pratico violentemente iconoclasta nei confronti dell'arte religiosa pagana, vedi le statue sfregiate degli Dei. In occidente solo in Italia (con un significativo contributo ellenico) e con l'umanesimo si ritornerà a guardare al mondo antico con uno sguardo più equilibrato, ma senza mai spingersi oltre un certo limite.
Infine bisogna valutare la possibilità che il ripresentarsi metapolitico ( in quanto al di là di ogni politica meramente umana e quindi più o meno consapevolmente dal punto di vista umano) di certi simboli oltre il fluire storico sia voluto da forze appunto metastoriche e matapolitiche, in una parola divine nel senso ampio del termine; il fatto che gli uomini e le loro associazioni possano esserne più o meno consapevoli è secondario in una visione di questo tipo.