QUANDO GLI ALIENI "SCOPRIRONO" LA TERRA
Esiste un filo sottile che lega tra loro le grandi civiltà; a partire dai Sumeri, la prima grande cultura che aprì la strada alle successive, per passare poi, non necessariamente in ordine temporale, agli Indiani d’America, ai Maya, agli Inca, agli Aborigeni dell’Australia, ai Cinesi, agli Indù, per finire con gli antichi egizi e i Dogon.
Questa sottile traccia, diluita nel tempo, più o meno nascosta nelle pitture, nell’architettura, nei riti sacri, può essere riassunta in una sola frase: ogni antica cultura accettava il fatto che degli esseri celesti, giunti in modi diversi sul nostro pianeta, avessero creato la razza umana.
Questa profonda consapevolezza, sia pure spiegata come la perpetuazione di un mito, nasconde in realtà il resoconto di una serie di avvenimenti così importanti per il genere umano da lasciare profondamente il segno; la parabola temporale che ufficialmente ha accompagnato la nascita e la crescita dell’essere umano fino ai nostri giorni, presenta non pochi punti deboli; non ha un inizio sicuro, provato e riscontrabile, ma il suo percorso è immensamente ricco di vuoti da riempire, vuoti che non riescono ancora a trovare delle valide spiegazioni.
Possibile pensare che possa esistere un unico filo comune che leghi insieme tutti i problemi archeologici non risolti? Possibile formulare l’ipotesi che la maggior parte dei miti religiosi, delle credenze e delle fantastiche descrizioni di creature divine, siano in realtà una trasposizione di misteriosi esseri anticamente presenti sulla terra?
Gli antichi Dei:Quasi tutte le ipotesi espresse in favore di un antico incontro tra la razza umana e degli esseri provenienti dallo spazio, si fonda sul presupposto che alle origini di un mito ci sia sempre e comunque un fondo di verità; tale presupposto, per quanto non completamente impossibile da sostenere, potrebbe anche risultare ingannevole e portare fuori strada rispetto all’argomento trattato.
Non dimentichiamo che tra il mito vero e proprio e la tradizione orale tipica di molti popoli dell’antichità, esiste spesso una sottile differenza; laddove il mito venga perpetuato attraverso la pittura e le arti in genere, esso finirà per assorbire caratteristiche e credenze sia del popolo in questione che dell’artista, allontanandosi man mano dall’avvenimento originale; lo stesso dicasi per la tradizione orale, destinata nel tempo ad esaurirsi, oppure a seguire le stesse sorti del mito quando diventa parola scritta e interpretata.
Il tempo, in seguito, farà il resto; millenni di catastrofi, inondazioni e terremoti, renderanno sempre più difficile il compito del ricercatore.
Per ovviare a questo “inconveniente” sarebbe opportuno ricorrere allo studio delle leggende e alla loro comparazione; proprio addentrandoci in questo campo, troviamo la narrazione di un episodio che diventa il fulcro dominante di un possibile, antico, contatto.
Codice Oannes:IV Millennio a.C., sulle coste del Golfo Persico, forse nei pressi dell’antica città sumera di Eridu, una civiltà extraterrestre stabilisce quello che potrebbe essere il primo, vero contatto, con la razza umana.
L’origine di questa leggenda risale a un antico personaggio che spesso appare in molti dei testi che trattano questo tipo di argomenti, così come in molte delle ricerche sui temi dell’Archeologia Misteriosa; si tratta di Beroso, sacerdote del Dio Marduk, vissuto nella città di Babilonia ai tempi di Alessandro Magno.
Sicuramente il sacerdote trasse la sue informazioni da testi molto più antichi, ai quali aveva accesso proprio in virtù della sua funzione, ci baseremo comunque su alcuni frammenti che gli vengono, nei quali si racconta come Alessandro Poliistore, grammatico greco vissuto nel I Secolo a.C., fosse solito descrivere e parlare della improvvisa comparsa nel Golfo Persico di una misteriosa creatura chiamata Oannes.
L’essere aveva una coda simile a quella di un pesce, i piedi analoghi a quelli degli umani, e così anche la voce; fu proprio Oannes che insegnò agli uomini le arti, la scrittura e le scienze.
Poliistore, continuando il racconto, ci fa sapere che la misteriosa creatura trascorreva la notte in mare, trattandosi di un anfibio, e che subito dopo il suo arrivo, altre creature simili giunsero sulla terra.
Questa narrazione potrebbe certo essere equiparata a un parto della fantasia, o quanto meno ciò sarebbe possibile se non trovassimo ulteriori riferimenti andando avanti nella nostra ricerca.
Passiamo quindi ad Aristotele, e più esattamente a un suo discepolo, Abideno, il quale, parlando dei vari Re dei Sumeri, descrive un semi demone, molto simile a Oannes, che arrivo dopo di lui dal mare.
Spostandoci ancora nel tempo incontriamo Apollodoro d’Atene, il quale riporta che, durante l’epoca di Re Amennon il Caldeo, fece la sua apparizione il “Musarus Oannes” sempre dalle acque del Golfo Persico, mentre durante il regno di Euedoresco, apparve un altro Oannes chiamato Odacon.
Una simile cronologia lascia presagire che qualcosa effettivamente accadde, e se a questo pensiero andiamo a sommare tutto il misterioso bagaglio di cognizioni che molte civiltà del passato non avrebbero dovuto avere, non possiamo non convincerci che almeno qualcosa al di fuori dal comune sia realmente accaduta.
Conoscenze aliene?Si è molto spesso accennato a civiltà, più o meno recenti, in possesso di cognizioni che stridono con il loro bagaglio storico e culturale, oltre che con la loro posizione geografica rispetto alla fonte di tali informazioni.
Per quanto questo argomento risulti quasi abusato, e il riportarlo come prova di alcune affermazioni sia ormai una costante, non possiamo esimerci dal constatare che, in assenza di altre logiche spiegazioni (tra l’altro mai fornite), rimane un argomento ancora oggi valido e convincente.
Uno degli esempi che, almeno da un punto di vista temporale e di raccolta della documentazione, ci riguarda più da vicino, è di certo quello che riguarda una tribù africana stanziata nel Mali settentrionale: i Dogon.
Robert Temple, autore di “The Sirius Mystery”, si imbatte casualmente in alcune ricerche che descrivevano questo popolo, riportando parte delle loro credenze; ebbe così modo di leggere che I Dogon fanno spesso riferimento a degli esseri venuti dal cielo, più precisamente dalla stella Sirio, che questi stessi esseri, chiamati Nommo, avevano il corpo di pesce (si ripropone il mistero di Oannes), e che portarono i primi rudimenti di civiltà sulla terra circa tremila anni fa.
Incuriosito da questa tradizione, approfondì la ricerca, ottenendo risultati ancora più sbalorditivi; la tradizione dei Dogon, infatti, non soltanto riportava la conoscenza di Sirio, ma parlava anche della sua invisibile compagna, Sirio B, chiamata “stella del grano” e descritta come formata da una materia molto più pesante di quella della Terra.
In effetti Sirio ha veramente una compagna, una nana bianca costituita da una materia talmente densa che una quantità di essa, corrispondente più o meno alle dimensioni di un pisello, avrebbe un peso di circa mezza tonnellata; inoltre, come affermano anche i Dogon, Sirio B percorre un’orbita ellittica completa in un periodo di cinquanta anni.
La stessa Enciclopedia britannica ha definito il sistema filosofico dei Dogon molto più complesso rispetto a quelli appartenenti alle altre tribù africane, addirittura vicino per difficoltà alla stessa teologia cattolica; non dimentichiamo infine che gli stessi Dogon sanno che la Luna è “secca e morta”, conoscono Saturno e lo disegnano circondato da un anello, conoscono le lune di Giove e sanno benissimo che i pianeti ruotano intorno al sole.
Chi fornì loro queste conoscenze?
Ufficialmente viene risposto a questo quesito spiegando che i Dogon “avevano sentito parlare” di queste cose da alcuni turisti e missionari; in realtà i due antropologi che per primi studiarono questa tribù, Marcel Griaule e Germane Dieterlen, giunsero nel Mali soltanto durante il 1931.
Nessuno, nel periodo precedente, aveva avvicinato la tribù, e anche se la teoria delle nane bianche risale al 1928, per quale motivo degli esploratori o dei missionari avrebbero sentito il bisogno di spiegare a una tribù appena ritrovata le ultime scoperte dell’astronomia? Ci sarebbero di certo state ben altri argomenti dei quali occuparsi, oltre che un problema di linguaggio non certo da sottovalutare.
E’ importante infine sottolineare che Griaule, prima di poter essere ammesso a condividere le antiche tradizioni dei Dogon, fu costretto ad attendere per un periodo di sedici anni.
Altre misteriose testimonianze sono sparse in quasi tutto il globo e, molto spesso, nei luoghi più improbabili e meno sospetti; che dire della statua che si erge nella spianata di Kalasasiya (Tiahuanaco), conosciuta come “El Frate”?
Si tratta della riproduzione enorme di una divinità dal corpo di pesce, coperto di squame e con gli occhi enormi; le stesse forme del Grande Idolo che si erge a distanza di un centinaio di metri, anche questo ricoperto di squame ma soltanto nella parte inferiore.
Eredi di Oannes? Suoi simili che, contemporaneamente, sbarcarono in vari luoghi del pianeta?
Visite alieneCina e India:Ancora oggi, in India, è forte la credenza che l'uomo discenda dagli Dei; allo stesso modo, in Cina, da tempi immemorabili, si narra di divinità che, dopo aver soggiornato a lungo nel cielo, scesero sulla terra a bordo dei loro “draghi di fuoco”.
Il libro tibetano chiamato “Kantyua” (la parola tradotta del Buddha), racconta di oggetti simili a perle che volavano nel cielo, di sfere trasparenti che trasportavano gli Dei durante le loro frequenti visite al genere umano.
Anche la credenza relativa alla morte e alla successiva rinascita offre spunti vicini alla connessione extraterrestre; si racconta infatti che il primo dei sette storici re del Tibet venne dalle stelle, e che alla fine della sua missione sulla terra fece ritorno al proprio luogo di origine.
Impossibile poi non accennare ai misteriosi Vimana, le macchine volanti ricordate da tre delle più antiche scritture Indù: il Bhagavata Purana, il Mahabharata e il Ramayana, nei quali si accenna anche ai Deva, esseri provenienti da altri sistemi stellari.
I documenti appartenenti alla Cina antica non sono certo da meno per quanto riguarda i riferimenti a misteriosi avvenimenti; i “Figli del Cielo” che appaiono improvvisamente sulla terra sembrano infatti evocare avvistamenti e contatti con creature aliene.
Di tutti i "Figli del Cielo", Huang-ti, è quello che lasciò di certo una impronta notevole nella mitologia cinese; fece la sua prima apparizione nel bacino del fiume Huang He, ma era completamente diverso da tutti gli altri eroi.
Insegnò agli uomini tutti i tipi di scienze, compresa l’agopuntura, e si soffermava spesso a costruire complicati apparecchi e congegni.
I Maya, gli Inca e i viaggiatori delle stelle:Era credenza comune presso i Maya che i loro predecessori fossero arrivati dalle stelle; tra le tante altre cose avevano insegnato loro come la terra fosse rotonda, e questo secoli prima che gli europei lo scoprissero.
Anche questa volta, così come in tante altre civiltà, questi viaggiatori delle stelle, una volta esaurito il proprio compito, ritornarono nel loro pianeta di origine.
I loro nomi erano Hunahpu, Xbalanque, e il grande dio-re Quetzalcoatl.
La leggenda narra delle loro astronavi provenienti dalle stelle, del colore della loro pelle, simile al platino dei loro velivoli.
I diretti discendenti di questa razza aliena erano i Governanti, ultimo anello di una complicata cosmogonia: la visione dell'universo Maya si divideva infatti in più livelli, sopra e sotto terra, posizionati all'interno delle quattro direzioni: nord, sud, est e ovest.
Particolarmente interessante il mito della creazione; la prima volta che venne creato l’uomo, era così perfetto da assomigliare quasi ai suoi stessi creatori, decisero così di distruggerlo e iniziarono di nuovo la creazione dando luce a un essere con aspettative di vita relativamente brevi, e completamente sottomesso al volere dei suoi creatori.
Una storia molto simile viene narrata da Enoch in uno dei suoi libri.
Altro indizio quello contenuto nelle immagini che rappresentano il Grande Dio, ignorato da molti, ma sorprendentemente simile alle divinità sumere, o se vogliamo, a quelle strane figure che oggi conosciamo con il nome di Rettiliani
Nativi Americani:Molti dettagli relativi agli incontri con esseri celesti con i Nativi Americani sono rintracciabili nel sud ovest del paese, nella Terra del Fuoco.
In tutti i vari racconti e le varie tradizioni, gli dei scesero dal cielo e resero fertili le donne sterili di alcuni villaggi remoti; i figli nati da questa sorta di “esperimento” si unirono alla razza umana, ma vennero ben presto reclamati dai loro padri che, nuovamente, giunsero sulla terra per portare via la loro progenie.
Questa storia, così come tante altre, ricorda molto da vicino le vicende narrate da Enoch relativamente agli Angeli Ribelli e ai Figli del Cielo, così come molti dei rituali antichi tramandati fino ad oggi, rievocano gli scenari moderni dei fenomeni OoBE, delle Abduction, e quelli tipici del Contattismo.
Ne sono un classico esempio le “Job Description”, ovvero le descrizioni dei viaggi sciamanici compiuti dagli anziani di alcuni villaggi.
Tracce ancora più consistenti sono rilevabili nella mitologia degli Hopi, soprattutto quando si parla di misteriosi “scudi volanti”, quando si accenna alle Pleiadi, all’Orsa Maggiore, e ai misteriosi “Fratelli del Cielo” che “stimolarono” la natura dando il via alla creazione.
Questi antichi visitatori viaggiavano su “fasci di luce” splendenti, quasi fossero tanti soli nella notte, e la descrizione del movimento di queste luci corrisponde esattamente alle centinaia di avvistamenti registrati in epoca moderna; stesso scenario, stesse traiettorie, stesse forme.
Australia:Durante il Tempo del Sogno, i creatori della razza umana assunsero le forme degli spiriti; in tal modo sparsero la vita sulla terra e resero viva ogni cosa, non soltanto gli uomini, ma anche le pietre, i fiumi, le piante.
Subito dopo aver creato il mondo, gli spiriti ritornarono nel cielo e continuarono a vegliare sulle loro creature.
I creatori possedevano infiniti poteri; potevano cambiare forma e aspetto, possedere lo spirito di un uomo o rifugiarsi in una roccia, ma nella loro vera forma assomigliavano molto agli esseri umani.
Se pensiamo che queste leggende nacquero dal resoconto di fatti straordinari avvenuti circa 40.000 anni fa, e poi migrarono attraverso una antica e sconosciuta cultura fino alla regione di Kimberley, nel nord ovest dell’Australia, forse riusciamo a renderci conto di quanto universalmente sia diffuso l’antico ricordo dei visitatori provenienti dallo spazio.
Conclusioni:Esistono numerosi segnali che sembrano avvisarci, quasi guidarci, verso sentieri fino ad oggi poco esplorati, se non addirittura volutamente ignorati.
Pensare di aver risolto l’enigma uomo paragonandolo a una lunga linea retta sulla quale l’evoluzione si è spinta ordinatamente e rigorosamente in ordine temporale, è ormai una mera illusione, un comodo alibi per non affrontare una realtà ben più vasta, che non si ferma certo dentro i limitati confini di questo pianeta.
Fino a quando non riusciremo ad avere una visione d’insieme degli avvenimenti storici, fino a quando non decideremo che le antiche leggende, i miti, sono il tassello visibile di una realtà ben più vasta, continueremo ancora a dibatterci in sterili polemiche, alzando barricate in difesa di preconcetti più o meno personali, impedendo che la verità si manifesti, stupendoci nuovamente, così come avvenne quando i nostri ignari padri videro quelle misteriose luci nel cielo abbassarsi e atterrare sulla terra.
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Fonte: http://ufosigns.byethost14.com/index.ph ... 1306233606[/align]