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Grigio
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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 08/08/2020, 23:21 
vimana131 ha scritto:
Scoperte tracce di antenato sconosciuto nel nostro DNA

Un team di ricercatori conferma l’esistenza di quello che è un vero e proprio mistero riguardo agli antichi antenati degli esseri umani. La nuova analisi che hanno condotto i ricercatori Melissa Hubisz e Amy Williams della Cornell University e Adam Siepel del Cold Spring Harbor Laboratory conferma infatti che gli odierni esseri umani si sono incrociati più di una volta con un “antenato arcaico e sconosciuto”.
Alcuni degli esseri umani odierni, infatti, portano ancora le tracce del proprio DNA di questo antenato per ora ignoto.
...
... ...


https://notiziescientifiche.it/scoperte ... ostro-dna/


... quindi stanno cercando l'antenato sconosciuto di cui hanno trovato le tracce nel DNA... [:291] [:o)]

ma...
che siano i giganti della bibbia,
o,
gli alieni secondo altri:

non li troveranno... lasciateli lavorare finchè arriveranno nell'oscurità più completa [:o)]



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Gli abortiti non sono figli della "libertà" di chi li ha uccisi.
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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 09/08/2020, 04:56 
i testi sacri, e non parlo solo della Bibbia, ce lo dicono da sempre: il lavoratore che si sono prodotti sulla terra usando modo già presenti è stato "potenziato" inserendo geni provenienti da loro. Che si stia arrivando finalmente alla pistola fumante? E non grazie ad un ufo precipitato ma grazie alla genetica.



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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 08/09/2020, 20:46 
Archeologia: scoperto il più antico DNA di Neanderthal dell’Europa centro-orientale, risale a 80mila anni fa
Scoperto il più antico genoma mitocondriale di un Neanderthal mai rinvenuto nell'Europa centro-orientale: il DNA è stato individuato analizzando un dente


Uno studio internazionale pubblicato su Scientific Reports riporta la scoperta del più antico genoma mitocondriale di un Neandertal mai rinvenuto nell’Europa centro-orientale, risalente a 80.000 anni fa. Il DNA è stato individuato analizzando un dente molare (Stajnia S5000) rinvenuto nella grotta di Stajnia, sull’altopiano di Cracovia-Czestochowa, in Polonia.

“Si tratta di un reperto rinvenuto in un sito archeologico impegnativo: siamo riusciti ad ottenere questo importante risultato grazie ad un forte approccio multidisciplinare”, dice Sahra Talamo, professoressa dell’Università di Bologna che ha coordinato la ricerca. “Questo studio rappresenta un grande esempio di come l’orologio genetico molecolare possa essere incredibilmente efficace per definire cronologie che vanno oltre 55.000 anni fa”.

Il risultato ottenuto dagli studiosi è particolarmente importante per comprendere un periodo cruciale della storia dell’uomo di Neandertal, quando l’ambiente era caratterizzato da un’estrema stagionalità e alcuni gruppi si disperdevano ad est verso l’Asia centrale.

I NEANDERTAL NELLA GELIDA EUROPA


Il brusco peggioramento del clima avvenuto circa 100.000 anni fa ha trasformato il territorio boscoso dell’Europa centro-orientale in un ambiente aperto caratterizzato dalla steppa e dalla taiga, favorendo l’arrivo dalle regioni dell’Artico di mammut, rinoceronti lanosi e di altre specie adattate ai climi freddi.

Queste nuove condizioni ecologiche hanno causato gravi contrazioni demografiche tra i gruppi di Neandertaliani. Nonostante questo, però, è persistita nella regione la produzione di specifici strumenti bifacciali in pietra legati alla tradizione culturale del Micocchiano, che si diffuse nell’ambiente gelido tra la Francia orientale, la Polonia e il Caucaso.

Gli archeologi sono rimasti a lungo perplessi dalla capacità di resilienza dei Neandertaliani in queste regioni e dalla continuità per più di 50.000 anni degli utensili bifacciali micocchiani su un’area vastissima. Le analisi genetiche realizzate fino ad oggi hanno dimostrato che a questa tradizione culturale sono associati due importanti eventi di ricambio demografico nella storia dei Neandertaliani: circa 90.000 anni fa i Neandertaliani dell’Europa occidentale hanno sostituito la popolazione locale neandertaliana dell’Altai nell’Asia centrale, mentre circa 45.000 anni fa i Neandertaliani dell’Europa occidentale hanno sostituito i gruppi locali del Caucaso.

“La Polonia, situata all’incrocio tra le pianure dell’Europa occidentale e gli Urali, è una regione chiave per comprendere queste migrazioni e per risolvere le questioni relative all’adattabilità e alla biologia dei Neandertaliani nell’habitat periglaciale”, dice Andrea Picin, ricercatore presso l’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva di Lipsia e primo autore dello studio. “I risultati delle analisi effettuate sul molare rinvenuto nella grotta di Stajnia sono eccezionali e fanno luce sul dibattito legato all’ampia distribuzione dei manufatti micocchiani”.

UN DENTE SORPRENDENTE



Il dente analizzato è stato scoperto nel 2007 durante uno scavo archeologico nella grotta di Stajnia diretto da Mikołaj Urbanowski – co-autore dello studio – assieme ad ossa di animali e ad alcuni strumenti di pietra. “La morfologia del dente è tipica dell’uomo di Neandertal, confermata anche dall’analisi genetica”, dice Stefano Benazzi, professore dell’Università di Bologna e co-autore dell’articolo. “Lo stato di usura della corona fa pensare che sia appartenuto ad un adulto”.

L’apertura della grotta era probabilmente troppo stretta per un insediamento prolungato, e le occupazioni dei Neandertaliani erano di breve durata. Il sito avrebbe potuto quindi essere una località logistica abitata durante le incursioni di caccia nell’altopiano di Cracovia-Czestochowa.

“Siamo rimasti estremamente sorpresi quando l’analisi genetica ha rivelato che il dente aveva almeno 80.000 anni. Fossili di questa età sono molto difficili da trovare e, in generale, il DNA non è ben conservato”, dicono Wioletta Nowaczewska dell’Università di Bratislava e Adam Nadachowski dell’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze, co-autori dell’articolo. “All’inizio pensavamo che il dente fosse più giovane perché è stato trovato in uno strato superiore. Eravamo consapevoli del fatto che la grotta di Stajnia è un sito complesso, e che processi post-deposizionali hanno mescolato artefatti tra i vari strati. Anche per questo siamo felicemente sorpresi dal risultato”.

La collezione litica rinvenuta nella grotta di Stajnia, inoltre, presenta una serie di caratteristiche comuni a diversi siti importanti in Germania, in Crimea, nel Caucaso settentrionale e nella regione dei monti Altai. Somiglianze che sono probabilmente il risultato della crescente mobilità dei gruppi di Neandertal, i quali spesso si spostavano attraverso le pianure dell’Europa settentrionale e orientale inseguendo animali migratori adattati al freddo. I fiumi Prut e Dniester sono stati probabilmente utilizzati come principali corridoi di dispersione dall’Europa centrale al Caucaso. E corridoi simili avrebbero potuto essere utilizzati anche circa 45.000 anni fa, quando altri Neandertaliani occidentali che trasportavano utensili di pietra micocchiani sostituirono le popolazioni locali nella grotta di Mezmaiskaya, nel Caucaso.

“Abbiamo prima scoperto che il genoma mitocondriale di Stajnia S5000 era il più vicino a resti neandertaliani trovati nella grotta di Mezmaiskaya, nel Caucaso, e abbiamo quindi utilizzato l’orologio genetico molecolare per determinare l’età approssimativa del dente”, aggiunge Mateja Hajdinjak, co-autrice dell’articolo e ricercatrice presso l’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva. “Dal punto di vista geografico, la scoperta di questo dente ci permette di fissare nuovi punti cronologici sulla mappa di distribuzione delle informazioni genetiche dei Neandertaliani”.



Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, con il titolo “New perspectives on Neanderthal dispersal and turnover from Stajnia Cave (Poland)” ed è stato coordinato dalla professoressa Sahra Talamo del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”dell’Università di Bologna e principal investigator del progetto di ricerca europeo RESOLUTION (ERC starting grant No. 803147). Per l’Università di Bologna ha collaborato anche Stefano Benazzi, professore al Dipartimento di Beni culturali e principal investigator del progetto di ricerca europeo SUCCESS (ERC starting grant No. 724046). Hanno partecipato inoltre studiosi dell’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva (Germania), dell’Università di Breslavia (Polonia), dell’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze (Polonia).


http://www.meteoweb.eu/2020/09/archeolo ... e/1474443/


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 10/10/2020, 01:30 
Gli antenati utilizzavano il fuoco per forgiare strumenti già 300 mila anni fa: la conferma dai manufatti bruciati in una grotta israeliana
"I nostri antenati nel Levante hanno riscaldato intenzionalmente i materiali a temperature diverse per migliorare la produzione degli strumenti, il che rappresenta una svolta nella nostra conoscenza"


Utilizzare il fuoco per costruire strumenti, a diverse temperature per migliorarne la produzione. I primi antenati utilizzavano già il fuoco in questo senso 300.000 anni fa. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour, condotto dagli esperti del Weizmann Institute of Science di Rehovot, Israele, che hanno analizzato delle lame di selce scoperte nella grotta di Qesem, a est di Tel Aviv, che sono state esposte alle fiamme in modo controllato. “Utilizzare il fuoco per forgiare le lame di selce – spiega Filipe Natalio del Weizmann Institute of Science di Rehovot – migliora la produzione degli oggetti. Studi precedenti hanno identificato strumenti esposti al fuoco risalenti al Paleolitico inferiore (420-200mila anni fa), ma finora non sapevamo se tali strumenti fossero stati riscaldati intenzionalmente. Ora ne abbiamo la conferma”.

I risultati del gruppo di ricerca sono coerenti con un comportamento differenziale per la produzione di strumenti selettivi che puo’ essere visto come parte di una pletora di comportamenti innovativi e adattivi degli ominidi di 300mila anni fa, un popolo sofisticato e intelligente, in grado di eseguire complesse lavorazioni di strumenti. “Il nostro approccio muove da una semplice analisi visiva e soggettiva – commenta l’autore – ci siamo basati sullo studio delle alterazioni chimiche nella struttura della roccia. Non possiamo sapere come si sia evoluta questa capacita’, ma il fatto che le lame piu’ lunghe siano costantemente riscaldate in un modo diverso rispetto agli altri manufatti indica una profonda consapevolezza dei materiali“.

Il team ha esaminato i manufatti bruciati dalla grotta di Qesem utilizzando la scansione spettroscopica, che consente di stimare le temperature a cui sono stati esposti gli oggetti grazie alla manipolazione dei fasci di luce. “Abbiamo scoperto che le lame di selce sono state riscaldate a circa 259°C – afferma l’esperto – mentre i coperchi di alcune pentole rinvenuti nello stesso sito hanno raggiunto una temperatura di 447°C”. Replicando le stesse condizioni in laboratorio, gli scienziati hanno dimostrato che il controllo dell’intensita’ del fuoco ha migliorato la qualita’ delle armi. “I nostri antenati nel Levante, l’odierna regione costituita da Israele, Libano, Egitto, Siria e Palestina, hanno riscaldato intenzionalmente i materiali a temperature diverse per migliorare la produzione degli strumenti – osserva Natalio – il che rappresenta una svolta nella nostra conoscenza. In precedenza, si riteneva che la pietra focaia fosse esposta a diverse intensita’ di calore ma in modo casuale. Il trattamento termico e’ noto per facilitare la modellatura della selce”.



http://www.meteoweb.eu/2020/10/antenati ... i/1487717/


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 09/12/2020, 19:40 
Scoperta in Francia, anche i Neanderthal seppellivano i loro morti


Una fossa scavata in uno spazio preparato per l'occasione e il corpo di un bambino di due anni adagiato al suo interno: un Neanderthal vissuto 41.000 anni fa. È lo scenario ricostruito da un gruppo internazionale di ricerca a La Ferrassie, in Francia: uno dei più famosi siti neanderthaliani. I risultati pubblicati su "Scientific Reports" documentano per la prima volta che i Neanderthal seppellivano i loro defunti. Non solo: i resti fossili esaminati appartengono al più recente Neanderthal fino ad oggi datato in modo diretto.


Lo studio è stato realizzato da una squadra di 14 ricercatori provenienti da cinque paesi, guidata da Antoine Balzeau del Cnrs e del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi (Francia) insieme ad Asier Gómez-Olivencia dell'Università dei Paesi Baschi (Spagna). Unica italiana del gruppo è la professoressa Sahra Talamo direttrice del nuovo laboratorio di radiocarbonio Bravho (Bologna Radiocarbon laboratory devoted to Human Evolution) presso l’Università di Bologna e dell'Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva (Germania), che ha realizzato le datazioni al radiocarbonio dei reperti, fondamentali per ricostruire il contesto temporale del ritrovamento.

"Si tratta di risultati sorprendenti, che aggiungono un nuovo importante tassello al puzzle per comprendere lo sviluppo di comportamenti complessi nei Neandertaliani - spiega Talamo - Questo lavoro dimostra ancora una volta l'importanza della datazione diretta dei resti umani, che in questo caso è caduta anche nella parte della nuova curva di calibrazione IntCal20 che ha migliorato la risoluzione delle analisi al radiocarbonio".

L'ipotesi che i Neanderthal seppellissero i loro morti - con tutte le implicazioni simboliche e comportamentali che sono associate a questa pratica - è da tempo oggetto di un ampio dibattito. Molti ricercatori sostengono che solo l'Homo Sapiens praticasse attività funerarie. Ma questo è forse dovuto anche al fatto che molti dei resti di Neanderthal meglio conservati sono stati ritrovati più di un secolo fa, quando le tecniche di scavo erano molto meno rigorose degli standard attuali: un elemento che ha reso a lungo impossibile convalidare le potenziali sepolture con criteri scientifici moderni.

Per questo il gruppo di ricerca è tornato sul famoso sito neandertaliano di La Ferrassie: un rifugio roccioso che si trova vicino ad una collina calcarea nel comune di Savignac de Miremont, nella regione francese della Dordogna. Qui all'inizio del secolo scorso vennero infatti ritrovati diversi scheletri di Neanderthaliani adulti. E tra il 1970 e il 1973 emersero anche i resti di un bambino, identificato come La Ferrassie 8.

Gli studiosi hanno quindi messo in campo un'indagine multidisciplinare per documentare il contesto archeologico di La Ferrassie 8, svolgendo ricerche direttamente sul sito archeologico ma anche nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Les Eyzies e del Museo Nazionale di Storia Naturale a Parigi, oltre che negli archivi del Musée de l'Homme e dell'Institut de Paléontologie Humaine, sempre a Parigi.

In questo modo è stato possibile tracciare la distribuzione spaziale dei resti umani e degli oggetti archeologici ritrovati sia durante gli scavi effettuati nel 1968 e nel 1973 che nel corso di nuovi scavi realizzati nel 2014. Sono emersi così quasi cinquanta nuovi frammenti di fossili umani. Sono stati inoltre raccolti dati geocronologici grazie alla datazione al Carbonio 14 e alla datazione con luminescenza (Osl). E sono state effettuate analisi del Dna proteomico e antico, un'analisi tafonomica completa di tutti i resti ossei umani e della fauna associata, e analisi sul contesto geologico e stratigrafico del sito.

Collegando tutti i dati raccolti, i ricercatori hanno così dimostrato la presenza di una sepoltura scavata in uno strato sedimentario sterile, privo di altri oggetti archeologici, nella quale è stato depositato il corpo di un bambino di due anni. All'interno, un frammento di osso umano è stato identificato con una tecnica di spettrometria di massa chiamata ZooMS ed è stato associato ai Neanderthal attraverso lo studio del suo Dna mitocondriale. Dopo essere stato datato con il metodo del radiocarbonio, gli è stata assegnata un'età compresa tra i 41.700 e i 40.800 anni fa.

"Si tratta di una datazione non solo più recente rispetto ai resti faunistici trovati nel livello archeologico soprastante, ma anche più recente dell'età ottenuta con il metodo della luminescenza per lo strato sedimentario che circonda il bambino - commenta Antoine Balzeau - È la prima volta in Europa che una simile quantità di dati scientifici permette di dimostrare che i Neanderthal hanno effettivamente seppellito volontariamente uno dei loro defunti".

L'età ottenuta per questo Neanderthal è coerente con l'età dello strato archeologico da cui è emerso che nel sito di Ferrassie era presente l'industria del periodo Châtelperroniano, ed è coerente anche con altri fossili di Neandertaliani associati a questa cultura in altre parti dell'Europa occidentale. Inoltre, si tratta della datazione più recente ottenuta direttamente su un Neanderthal utilizzando rigorose tecniche di pretrattamento con il radiocarbonio.

"Questi risultati mostrano quanto l'approccio multidisciplinare con cui è stata realizzata questa ricerca sia essenziale per far progredire la nostra comprensione del comportamento di Neanderthal, comprese le pratiche funerarie", dice in conclusione Asier Gómez-Olivencia.


https://www.adnkronos.com/cultura/2020/ ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 14/01/2021, 18:38 
Straordinaria scoperta archeologica: trovato il più antico ‘dipinto’ al mondo, è opera di una specie umana estinta?
I ricercatori hanno scovato la più antica opera figurativa mai rinvenuta: ma chi l'ha dipinta? Potrebbe essere stata una specie umana ormai estinta

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In una grotta sull’isola indonesiana di Sulawesi è stata rinvenuta la più antica opera d’arte figurativa creata dall’uomo finora ritrovata. La pittura rupestre raffigura un cinghiale tipico dell’Indonesia, dipinto almeno 45.000 anni fa. Vicino ci sono altri antichissime pitture, in una grotta calcarea di Leang Tedongnge, un luogo alquanto isolato che nemmeno la popolazione locale conosceva. A scovarlo è stata l’equipe di archeologi guidata da Adam Brumm, della Griffith University in Australia, che l’ha scoperto nel 2017.

Accanto alla raffigurazione del cinghiale c’è un altro dipinto vecchio di almeno 32.000 anni. Brumm, che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista “Science Advances“, ammette di essere rimasto molto sorpreso da queste creazioni su roccia, in quanto “spettacolari” e “molto ben conservate“.

Gli archeologi hanno utilizzato le tecnica dell’uranio, un metodo di datazione radiometrica, per determinare l’età di una formazione minerale sovrapposta ai dipinti. L’analisi ha rivelato che le rocce avevano almeno 45.500 anni, suggerendo che l’arte rupestre potrebbe essere ancora più antica. Il cinghiale è lungo oltre un metro e dipinto con un pigmento ocra rossastro. La specie rappresentata, attualmente endemica dell’isola, era molto apprezzata dagli antichi cacciatori-raccoglitori che abitavano la zona. Come si vede nei dipinti, aveva gambe corte, un corpo a forma di botte e verruche facciali molto distintive.
Creature favolose

Il ritrovamento supera nell’antichità quella che fino ad ora era considerata la più antica arte figurativa del mondo, pitture rupestri di almeno 43.900 anni ritrovate anche dal team australiano a Sulawesi. Si tratta per lo più di creature favolose, un gruppo di therianthropes (figure umane con teste di animali) che cercano di catturare facoceri e bufali nani. Questo potrebbe essere il primo esempio della nostra capacità di immaginare l’esistenza di esseri soprannaturali. Per gli autori dello studio, le radici delle religioni più note.

Le nuove scoperte insistono per spostare definitivamente l’Europa come culla di questo tipo di espressione artistica. Potrebbero comparire anche opere più antiche, sebbene i ricercatori siano preoccupati per l’allarmante deterioramento di molti altri dipinti figurativi rinvenuti nelle grotte dell’isola, che potrebbero essere cancellati per sempre. Per quanto riguarda chi siano gli artisti, il dibattito è incentrato sul fatto che fossero Homo sapiens o membri di un’altra specie umana estinta.


http://www.meteoweb.eu/2021/01/scoperta ... a/1533229/


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 23/02/2021, 18:32 
I Neanderthal sono forse estinti a causa di un’inversione dei poli magnetici


Una nuova ricerca suggerisce che l’uomo di Neanderthal si sia estino a causa di una variazione nei poli magnetici della Terra preistorica.

Quella descritta dall’University of South Wales (UNSW), Sydney, è una scena degna da disaster movie: 42.000 anni fa, l’inversione dei poli avrebbe causato tempeste solari e cambiamenti climatici che sarebbero culminati nella distruzione dei nostri lontani cugini.

Questo genere di rimodulazione avrebbe infatti stravolto profondamente il campo magnetico terreste, causando un bombardamento di radiazioni da parte dei raggi solari.

Le radiazioni non filtrate provenienti dallo spazio hanno spezzato le particelle d’aria nell’atmosfera della Terra, separando gli elettroni ed emettendo luce – un processo noto come ionizzazione.

L’aria ionizzata ha “fritto” la fascia d’ozono, scatenando un cambiamento climatico che ha investito l’intero globo,

ha spiegato Chris Turney, professore presso la UNSW e co-autore dello studio.

La preoccupazione che un simile evento si ripresenti sono parte integranti dell’attuale cultura pop, basti vedere i film apocalittico-fantascientifici Tempesta Polare, The Core e, presumibilmente, The Road.

Gli autori, ben consci di questa fobia, hanno approfittato dell’occasione per gettare un po’ di benzina sul fuoco, giusto per tenere alta l’attenzione del pubblico sulla propria ricerca.

Se un evento simile dovesse capitare ai giorni d’oggi, le conseguenze sarebbero gigantesche per la società moderna. Le radiazioni cosmiche distruggerebbero i nostri sistemi elettrici, nonché il network di satelliti,

ha commentato Alan Cooper, co-autore del documento e genetista australiano.

Che gli scienziati abbiano uno spiccato gusto per il pop è evidente anche dal fatto che l’inversione dei poli e il cataclisma che avrebbe sterminato l’uomo di Neanderthal siano stati accorpati sotto l'”Adam Event”, fenomeno che prende il nome da Douglas Adams, autore di Guida galattica per autostoppisti.

Guarda su youtube.com


https://leganerd.com/2021/02/21/i-neand ... magnetici/


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 01/03/2021, 18:58 
Dal Montana il più antico fossile di primate

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Molto tempo prima di esseri umani, scimmie e lemuri, i più antichi primati sarebbero comparsi sulla Terra quando ancora i dinosauri dominavano il pianeta. E subito dopo la grande estinzione, avrebbero trionfato sui loro competitori cibandosi di frutta e insetti e conquistando le vette della foresta. È la storia che racconta l’eccezionale ritrovamento nel Montana del più antico fossile di primate fino ad oggi: 5 denti molari e i resti di una mandibola risalenti a 65.9 milioni di anni fa. Poco più di 100.000 anni dopo l’estinzione di massa dei grandi dinosauri.

Per il team dei dieci ricercatori degli Stati Uniti che hanno firmato lo studio almeno 3 denti su 5 appartengono a una nuova specie, Purgatorius mckeeveri. La scoperta, pubblicata sulla rivista Royal Society Open Science, contribuisce alla nostra comprensione di come la vita sulla Terra sarebbe ripresa dopo la grande estinzione del Cretaceo, con il trionfo ecologico dei più antichi antenati dell’Homo sapiens.
L’antenato dei primati?

Il nostro antenato era un piccolo mammifero arboricolo, con un aspetto a metà tra quello di uno scoiattolo e quello di una scimmia. Apparteneva all’ordine estinto dei Plesiadapiformi – che è vissuto tra 64 e 45 milioni di anni fa. Sulla parentela tra i Plesiadapiformi e i moderni primati – che comprendono anche gli esseri umani – il parere degli scienziati non è unanime. Potrebbero essere due gruppi separati che discendono da un antenato comune, ma l’ipotesi dominante è che i Plesiadipiformi siano primati arcaici, nostri progenitori e antenati.

L’ordine dei Plesiadipiformi comprende 11 famiglie, oggi tutte estinte, e oltre 150 specie conosciute. La famiglia più antica è quella dei Purgativiiridae, che comprende i due generi Purgatorius e Ustoletes e 7 specie conosciute. Purgatorius è il genere più antico, vissuto tra 70 e 60 milioni di anni fa. I mammiferi del genere Purgatorius sarebbero quindi sopravvissuti alla grande estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene, che oltre ai dinosauri – ad eccezione degli uccelli – portò alla scomparsa di circa il 70% di tutte le specie marine e continentali esistenti.
Il ritrovamento fossile

I mammiferi iniziarono a diversificarsi dopo la scomparsa dei dinosauri, occupando le nicchie ecologiche rimaste libere. Entro un milione di anni dalla grande estinzione, sarebbero diventati molto abbondanti di numero e avrebbero dominato la nicchia onnivora/frugivora. Ma fino ad ora, la traccia fossile più antica dei primati era quella di uno scheletro rinvenuto nella provincia cinese dello Hubei risalente a circa 55 milioni di anni fa.

Il ritrovamento di denti fossilizzati di Purgatorius nella Hell Creek nel nord est del Montana aggiunge a questo scenario un nuovo importante tassello. La zona era già famosa per i suoi fossili di T. Rex, triceratopo e di grandi mammiferi. Un team di 10 scienziati appartenenti a diverse università degli Stati Uniti ha portato avanti la ricerca dei fossili per oltre due decenni. I nuovi resti risalgono a 65.9 milioni di anni fa, 105.000 – 139.000 anni dopo l’estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene. Sono oggi conservati al Museo di Paleontologia dell’università della California.
Una nuova specie

Si tratta di 5 denti e alcune ossa della mandibola e della mascella. I denti, in particolare, appartengono a due specie diverse: Purgatorius janisae e una nuova specie chiamata Purgatorius mckeeveri. 3 dei 5 denti ritrovati – un molare inferiore e due molari superiori – avrebbero infatti caratteristiche uniche e diverse rispetto a quelli delle altre specie di Purgatorius conosciute. La loro forma, in particolare, conferma che la dieta di questi primati arcaici doveva essere prevalentemente a base di frutta e insetti sopravvissuti all’estinzione. I nostri piccoli antenati avrebbero quindi trionfato su i loro competitori, gli ungulati arcaici – mammiferi con una dieta prevalentemente erbivora, da cui discendono, tra gli altri, cavalli, rinoceronti, giraffe e mucche.

Lo studio, scrivono i ricercatori, fornisce una ulteriore prova che i primi primati sarebbero comparsi sul pianeta prima dell’estinzione dei dinosauri. “Questa scoperta è eccitante perché rappresenta la più antica presenza di primati arcaici nella documentazione fossile” – ha dichiarato Stephen Chester del Brooklyn College di New York, co-autore dello studio – “Si aggiunge alla nostra comprensione di come i primi primati si siano separati dai loro concorrenti in seguito alla scomparsa dei dinosauri”.


https://www.galileonet.it/primate-fossi ... dinosauri/


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MessaggioInviato: 02/03/2021, 19:34 
I Neanderthal avevano orecchio per il linguaggio, come noi
Lo dimostra la ricostruzione in 3D del loro apparato uditivo

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I Neanderthal avevano le stesse capacità uditive dei Sapiens e questo lascia supporre che usassero un sistema di comunicazione vocale tanto complesso ed efficiente quanto il nostro. Lo si evince dalla ricostruzione in 3D della struttura dell'orecchio, pubblicata su Nature Ecology & Evolution da un team internazionale guidato dall'antropologa Mercedes Conde-Valverde dell'Università di Alcalà a Madrid.

I ricercatori hanno usato delle tomografie computerizzate ad alta risoluzione del cranio per ricostruire in 3D l'orecchio dell'Homo Sapiens e dell'uomo di Neanderthal, oltre a quello degli antenati dei Neanderthal rinvenuti nel sito di Atapuerca in Spagna. Grazie a un software usato nel campo della bioingegneria, è stato stimato che i Neanderthal avessero evoluto un sistema uditivo più efficiente rispetto ai loro antenati e più simile al nostro, soprattutto per la percezione dei suoni con frequenze comprese tra 4 e 5 kilohertz.

I ricercatori hanno poi calcolato la banda di frequenza in cui si ha la massima sensibilità, un elemento strettamente legato alla comunicazione: più è larga la banda, maggiore è il numero di segnali acustici facilmente riconoscibili che possono essere usati nella comunicazione vocale. I Neanderthal, in particolare, hanno dimostrato di avere una banda più ampia rispetto agli antenati di Atapuerca, simile a quella dell'uomo moderno.

Un altro aspetto interessante è che questa banda si estende verso frequenze legate alla produzione di consonanti, che dunque potrebbero aver avuto un ruolo più importante nel loro linguaggio rispetto a quanto ipotizzato finora. Il fatto che l'anatomia dei Neanderthal mettesse a disposizione l''hardware' per produrre un linguaggio simile a quello dell'uomo moderno non significa necessariamente che ci fosse anche un adeguato 'software' nel cervello per elaborarlo.

Questo elemento, però, combinato con le più recenti scoperte archeologiche sugli strumenti di pietra, sull'uso del fuoco e di pratiche simboliche, sembra rafforzare l'ipotesi che i Neanderthal abbiano sviluppato comportamenti sempre più complessi e, in parallelo, un linguaggio più sofisticato rispetto ai suoni gutturali di altri antenati preistorici.


https://www.ansa.it/canale_scienza_tecn ... 21f66.html


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MessaggioInviato: 08/05/2021, 17:14 
Trovati al Circeo i resti di 9 uomini di Neanderthal


A più di 80 anni dalla scoperta della Grotta Guattari, questi rinvenimenti permetteranno di gettare una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia


A più di 80 anni dalla scoperta della Grotta Guattari a San Felice Circeo (Latina), una ricerca della Soprintendenza archeologica di Frosinone e Latina in collaborazione con l'Università di Tor Vergata ha portato alla scoperta di reperti fossili "attribuibili a 9 individui di uomo di Neanderthal". Emersi inoltre resti di iena, rinoceronte, elefante, cervo gigante, dell'orso delle caverne e di altri animali.

Le ricerche sono iniziate nell’ottobre del 2019. Dei 9 individui di uomo di Neanderthal, 8 sono databili tra i 50mila e i 68mila anni fa e uno, il più antico, è databile tra i 100mila e i 90mila anni fa. Questi, insieme agli altri due trovati in passato nel sito, portano a 11 il numero complessivo di individui presenti nella Grotta Guattari che si conferma così uno dei luoghi più significativi al Mondo per la storia dell'uomo di Neanderthal. “Una scoperta straordinaria di cui parlerà tutto il mondo – ha dichiarato il ministro Dario Franceschini – perché arricchisce le ricerche sull’uomo di Neanderthal. È il frutto del lavoro della nostra Soprintendenza insieme alle Università e agli enti di ricerca, davvero una cosa eccezionale”.

“Con questa campagna di scavo abbiamo trovato numerosi individui, una scoperta che permetterà di gettare una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia. L’uomo di Neanderthal è una tappa fondamentale dell’evoluzione umana, rappresenta il vertice di una specie ed è la prima società umana di cui possiamo parlare”, ha spiegato Mario Rubini, direttore del servizio di antropologia della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina.

Quanto ai resti dei nove uomini scoperti, "sono tutti individui adulti – ha chiarito Francesco Di Mario, funzionario archeologo della Soprintendenza per le province di Frosinone e Latina e direttore dei lavori di scavo e fruizione della grotta Guattari – tranne uno forse in età giovanile. È una rappresentazione soddisfacente di una popolazione che doveva essere abbastanza numerosa in zona. Stiamo portando avanti gli studi e le analisi, non solo genetiche, con tecniche molto più avanzate rispetto ai tempi di Blanc, capaci di rivelare molte informazioni”.

“Lo studio geologico e sedimentologico di questo deposito - ha evidenziato Mario Rolfo, docente di archeologia preistorica dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata - ci farà capire i cambiamenti climatici intervenuti tra 120 mila e 60 mila anni fa, attraverso lo studio delle specie animali e dei pollini, permettendoci di ricostruire la storia del Circeo e della pianura pontina”.

La caratteristica di questo luogo è quella di permettere un vero e proprio viaggio nel tempo: le condizioni di oggi sono sostanzialmente le stesse di 50 mila anni fa e la presenza di fossili rende la grotta un’eccezionale banca dati. I recenti scavi hanno restituito migliaia di reperti ossei animali che arricchiscono la ricostruzione del quadro faunistico, ambientale e climatico. Sono stati determinati oltre ad abbondanti resti di iena, diversi gruppi di mammiferi di grande taglia tra cui: l’uro, il grande bovino estinto, che risulta una delle specie prevalenti insieme al cervo nobile; ma anche i resti di rinoceronte, di elefante del cervo gigante (Megaloceros), dell’orso delle caverne, e cavalli selvatici. La presenza di queste specie si accorda bene con l’età di circa 50 mila anni fa, quando la iena trascinava le prede nella tana usando la grotta come riparo e deposito di cibo. Molte delle ossa rinvenute mostrano infatti chiari segni di rosicchiamento.

Le indagini sono ancora in corso e vedono coinvolti numerosi studiosi di diversi e importanti enti di ricerca nazionali: INGV, CNR/IGAG, Università di Pisa, Università di Roma La Sapienza. Si lavora per ricostruire il quadro paleoecologico della pianura Pontina tra i 125.000 e i circa 50.000 anni fa, quando i nostri “cugini” estinti frequentavano il territorio laziale.

Le ricerche, per la prima volta, hanno inoltre riguardato parti della Grotta mai studiate, tra cui anche quella che l'antropologo Alberto Carlo Blanc ha chiamato “Laghetto” per la presenza di acqua nei mesi invernali. Proprio in quell’area sono stati rinvenuti diversi resti umani, tra cui una calotta cranica, un frammento di occipitale, frammenti di cranio (tra i quali si segnalano due emifrontali), frammenti di mandibola, due denti, tre femori parziali e altri frammenti in corso di identificazione.

Analisi biologiche e ricerche genetiche permetteranno di ricostruire la vegetazione, il clima e l’ambiente in cui vivevano i nostri antenati. Analisi isotopiche permetteranno di ricostruire la dieta delle specie animali esaminate e l’alimentazione antica dell’uomo di Neanderthal.

Gli scavi e le indagini sono stati estesi anche all’esterno della grotta dove sono state individuate stratigrafie e paleosuperfici di frequentazione databili tra i 60 mila e i 125 mila anni fa che testimoniano i momenti di vita dell’uomo di Neanderthal, i luoghi dove stazionavano e dove, accendendo il fuoco e si cibavano delle proprie prede. Il ritrovamento di carbone e ossa animali combuste autorizza infatti a ipotizzare la presenza di un focolare strutturato.

Le ricerche che il Ministero della Cultura sta tuttora conducendo nell’area affrontano in modo sistemico tutti gli aspetti della vita dei neanderthaliani e del territorio laziale e confermano, ancora una volta, l'importanza del Circeo per la conoscenza dell'uomo di Neanderthal al livello europeo e mondiale.


https://www.adnkronos.com/trovati-al-ci ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 09/05/2021, 13:08 
Una cosa dovrebbero fare provare a estrarre il DNA e vedere il grado di parentela tra i 9e l'affinità con il DNA odierno ma nell'articolo non ne fa cenno mi parte a parte le solite cazzabubbole sul ricostruire "l'habitat" ^_^



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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 10/05/2021, 04:41 
a me interesserebbe sapere QUANTI individui "femmina" sono stati ACCERTATI tra gli 11 (undici) scheletri al momento ritrovati...ho una mezza idea, DIVERSA da quella della comunità scientifica, sulla "decadenza" e scomparsa della specie Neanderthal... [:291] [:246] [:305]

BEN CONSAPEVOLE del fatto che costoro hanno "convissuto" -combattendoli fino "alla fine"!- in territori dove erano stanziate anche "razze giganti" di "ominidi" di specie diverse...checché ne dica O NO l'attuale comunità scientifica... [:246] [:305]

[:295]



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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 10/05/2021, 12:38 
Io mi sto sempre più convincendo che con l'estinzione della MEGAFAUNA nello younger dryas circa 13mila anni fa si sia di fatto estinta o enormemente ridotta anche la MEGAFAUNA UMANA



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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 10/05/2021, 18:48 
MaxpoweR ha scritto:
Una cosa dovrebbero fare provare a estrarre il DNA e vedere il grado di parentela tra i 9e l'affinità con il DNA odierno ma nell'articolo non ne fa cenno mi parte a parte le solite cazzabubbole sul ricostruire "l'habitat" ^_^


Per accertare la percentuale di dna neanderthaliano presente nell'uomo moderno? Dovrebbe essere compresa tra il 2 e il 4%.


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 Oggetto del messaggio: Re: Interrogativi sulle vere origini dell' Uomo
MessaggioInviato: 11/05/2021, 12:58 
Almeno hanno smesso di considerare i Neanderthal nostri ANTENATI ma ora li chiamano nostri "CUGINI", almeno nei servizi TV che sento...

Dalle mie parti c'è un detto che riguarda le cugine... [:246]



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