Xanax ha scritto:
Ad Ollaytaitambo la guida disse che i massi erano stati tagliati con filo, sabbia ed olio di gomito
all' osservazione sul tempo richiesto disse che la manodopera non mancava e che non c'erano ferie o scioperi
Anche se oggi qst idee sono considerate eretiche, gli studiosi non la pensavano così tra la fine del diciannovesimo secolo e l'inizio del ventesimo.
Per es. il grande geografo Sir Clements Markham che soggiornò a lungo in Perù nel suo studio "the incas of Perù" dichiara che gli incas non sapevano nulla delle origini di Sacsayhuaman. Si ritiene sia stata ultimata attorno al 1500 d.C., una trentina di anni prima della conquista spagnola. Tuttavia dalle opere letterarie dei cronisti spagnoli emerge che i nativi di Cuzco non seppero spiegare con esattezza come fu realizzata. Grazie alle dettagliate cronache di scrittori come Pedro Cienza de Leon e Garcilaso de la Vega è stato possibile ricostruire moltissimi aspetti della cultura e della vita quotidiana inca, ma nulla è trapelato a proposito delle tecniche che quest'ultimi utilizzarono durante la costruzione dei monumenti megalitici. Nonostante l'identità culturale degli inca sia ancora riconoscibile tra i loro discendenti, è possibile che alcune discipline tecniche, come l'architettura, siano andate perdute durante i tumultuosi anni della conquista.
Gli inca non possedevano un sistema di scrittura che potesse conservare il sapere, dunque senza una struttura sociale organizzata il sapere si poteva disperdersi velocemente, mentre usi e costumi sarebbero comunque stati tramandati insieme alle consuete attività quotidiane. Quando i conquistatori spagnoli videro per la prima volta la fortezza di Sacsayhuaman la definirono un'opera del demonio. Quest'ultimi erano molto interessati a capire come avessero fatto uomini che loro consideravano poco più che dei selvaggi a lavorare con blocchi di pietra tanto grandi, ma la loro curiosità non venne mai soddisfatta. Nessun cronista dell'epoca riuscì a raccogliere testimonianze significative in tal senso, neppure Garcilaso de la Vega che era di origine inca da parte di madre e che dalla sua famiglia attinse le moltissime informazioni che hanno reso le sue opere tanto interessanti.
In un capitolo dei suoi "Commentari reali degli Inca" sottolineò le insufficienze proprie della attività dei lavoratori manuali, in modo che si sapesse con quanta penuria e deficienza di tutti gli strumenti necessari lavoravano i suoi antenati. I martelli e gli scalpelli utilizzati per battere la pietra venivano ricavati da pietre dure. Si può dedurre che i blocchi venissero sbozzati e successivamente levigati fino al raggiungimento della forma desiderata. Non avevano arteficio alcuno per alzare e abbassare i blocchi che fabbricavano e Garcilaso presunse che fu fatto unicamente con la forza delle braccia dato che le persone che vivevano a Cuzco al tempo della conquista non avevano nozione alcuna in merito alla costruzione di ponteggi ed argani. Nonostante queste mancanze Cuzco e tutta la Valle Sacra sono disseminate di opere tanto grandi e perfette da sembrare incredibili.
Nonostante la presenza di molti giacimenti di ferro non sapevano procurarselo e gli unici strumenti in metallo di cui disponevano erano fatti in rame e ottone. Questi metalli erano troppo morbidi per lavorare la pietra, dunque venivano utilizzati unicamente nell'oreficeria.
Non seppero produrre la sega, il trapano e la pialla, e nessuno altro strumento per la falegnameria. Non conoscevano i chiodi, e il poco legno che utilizzavano nelle loro attività e nell'edilizia lo tenevano insieme legandolo con delle corde. Questo basta per far capire quanto fossero lontani dal costruire attrezzi che potessero sostituirsi alla forza delle braccia durante le gravose operazioni necessarie alla costruzione dei loro monumenti megalitici. Nonostante tutte queste limitazioni in qualche modo seppero far combaciare con precisione millimetrica blocchi che potevano pesare anche qualche centinaio di tonnellate.
fonti: Commentari reali degli inca, ed. Bompiani; Civiltà antiche e antichi misteri;