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Marziano
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MessaggioInviato: 12/11/2012, 18:25 
Può darsi che ci siano scenziati schierati in apparente schema "ortodosso",ma con un occhio che strizzi al pensiero "controcorrente".Non vedo perchè anche gli scenziati non possano avere qualche dubbio sulla veridicità totale della storia.Sitchin parte dalla storia(soggettiva)e deriva su ipotesi astronomiche,extraterrestri e fine del mondo.Studia in maniera(soggettiva) la cultura megalitica e cerca soluzioni sorprendenti.Troppi i dubbi insinuati dall'autore che rimane vittima,alle volte,dei suoi stessi argomenti.Non credo esistano scienziati schierati in celati governi "ombra" e che studino in maniera completa fenomeni nuovi e a loro insaputa.La storia dell'Egitto è stata svelata,certo si scopriranno delle nuove stanze,delle nuove realtà,ma non credo ci si possano aspettare relazioni con altri mondi e civiltà fantastiche.Nello spazio sicuramente c'è vita,ma potrebbe essere anche nelle forme non così appariscenti.Inoltre,se vi fossero civiltà evolute come la nostra,non dovremmo cercare così distante dalla nostra cara Terra.



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MessaggioInviato: 12/11/2012, 20:18 
Quello che ho postato riguardo la "Grande Piramide" ...[;)]



- LA GRANDE PIRAMIDE DI CHEOPE
- L’ENERGIA DELLA GRANDE PIRAMIDE
- IL CUORE DELLA GRANDE PIRAMIDE, LA CAMERA DEL RE
- ESPERIMENTI
- CONCENTRAZIONE DI ENERGIA ALL’INTERNO DELLA PIRAMIDE


http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ ... hichpage=7



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 04/05/2013, 21:14 
Il Celacanto... ancora una volta ortodossia vs ipotesi controcorrente.

Il Celacanto fa esplodere le contraddizioni del darwinismo

Il celacanto fino agli anni ’30 era ritenuto un pesce estinto da circa 65 milioni di anni, poi nel 1938 fu inaspettatamente pescato vivo e vegeto.

Da quel giorno non ha smesso di creare problemi agli studiosi dell’evoluzione.

Immagine

Infatti la prima cosa che il ritrovamento di un esemplare vivente ha comportato è stato un imbarazzante confronto tra la ricostruzione fatta dai paleontologi e le effettive caratteristiche verificate sull’esemplare esaminato, vediamo infatti cosa troviamo su Wikipedia:

Cita:
La comparazione anatomica fra i resti fossili di pesci appartenenti ai Coelacanthiformes, lo stesso ordine del celacanto (soprattutto con i fossili del genere Macropoma del Cretaceo), e gli esemplari viventi attuali mostra chiaramente come questo ordine sia rimasto sostanzialmente invariato almeno negli ultimi 65 milioni di anni secondo una parte dei paleontologi o 300-400 milioni di anni secondo altri causando inizialmente un certo stupore fra gli studiosi, poiché il celacanto era ritenuto un progenitore degli anfibi, associato ad ambienti di acque poco profonde e progressivamente evolutosi fino a diventare adatto alla vita sulla terra ferma. Al contrario i ritrovamenti di forme viventi nel corso del XX secolo indicano che il celacanto odierno vive prevalentemente in acque profonde, dove non giunge alcuna traccia di luminosità.


Insomma, il celacanto doveva essere un progenitore degli anfibi in particolare per via delle sue pinne carnose, e così sarebbe ancora spacciato se non ci fosse stata quella strana pesca nell’Oceano indiano, ma invece cosa si va a scoprire… che si tratta di un pesce abissale, un pesce che vive dove non arriva neanche la luce!

Roba da rendere incerte quasi tutte le ricostruzioni basate sull’aspetto dei fossili, ma come sappiamo certe abitudini sono dure da perdere (vedi Tiktaalik, se ne è parlato su CS), così come è difficile rinunciare alla tecnica dell’arrampicata sugli specchi, infatti come leggiamo sempre su Wikipedia venne trovata una giustificazione anche a questo:

Questa apparente contraddizione è tuttavia facilmente spiegabile con due osservazioni:

la latimeria non vive solamente in acque profonde, fatto provato dalla scarsa profondità di pescaggio delle reti con cui i pescatori locali con cui viene pescato dagli ormai noti incontri di subacquei con esemplari viventi e sia con l’osservazione statistica, che il biologo P.L. Florey riporta nel suo trattato su questo pesce, che la maggior parte delle catture sono avvenute tra una profondità di 100 e 400 metri
[...]

nella crisi di fine cretaceo i celacanti si estinsero completamente nelle forme viventi in acque basse, costiere o dolci. Tuttavia gli animali che vivono in acque profonde sono molto difficilmente conservati allo stato fossile e raramente i loro resti fossili sono portati ad affiorare alla superficie terrestre dove i paleontologi possono scoprirli, cosicché può accadere che le specie di profondità scompaiano nella documentazione fossile.

Ecco sistemato tutto, il fatto che si tratti di un pesce che talvolta si trovi a “solamente” 100 metri di profondità ne fa un candidato ideale per essere un progenitore degli anfibi. Che volete che siano quei pochi ultimi 100 metri che lo separano da una passeggiatina sul bagnasciuga?

E poi, che problema ci sarà mai per un pesce di profondità a salire dove la pressione è talmente bassa da creare possibili danni agli organi interni… E il fatto che si siano trovati dei fossili proverebbe poi che si trattava di animali che vivevano in acque basse. E vallo a contraddire.

Messa questa toppa alla vicenda accade però che la questione venga riaperta con il sequenziamento del DNA compiuto recentemente, come da notizia riportata su Nature in The African coelacanth genome provides insights into tetrapod evolution.

E cosa si scopre? Che il Celacanto non è un antenato dei tetrapodi (cosa di cui noi ci eravamo già accorti da tempo per via delle contraddizioni di cui si è parlato sopra), quindi ci si poteva tranquillamente risparmiare l’arrampicata sugli specchi. Altra figuraccia rimediata da quelli che “te la spiego io come è andata”.

Riguardo poi alla mancata evoluzione, ricordata anche su un articolo di Oggiscienza e riportato suPikaia, essa sarebbe dovuta ad un ritmo più lento, come si legge nell’articolo di Oggiscienza:

In primo luogo, dai risultati emerge come l’evoluzione del genoma del celacanto proceda aritmi molto più lenti rispetto agli altri vertebrati, riflettendo quindi la bassa evoluzione fenotipica che ha interessato questo organismo.

E’ possibile che questo fenomeno sia dovuto alle sue abitudini a vivere nei fondali marini, le cui condizioni si sono mantenute pressoché costanti nel corso del tempo.

Ma non si fa in tempo a pubblicare questi articoli che come una mazzata arriva un vibrante intervento su Pharyngula, quello che è stato definito dalla stessa Nature il migliore blog di Scienza, dove si afferma con forza che il termine “fossile vivente” è errato e soprattutto che non ci sono gli elementi per dire che si tratti di un’evoluzione a ritmi più lenti.

Ma anche sul ruolo della selezione ci sono forti dubbi, infatti nella ricerca si legge:

E ‘impossibile dirlo con certezza, ma il basso tasso di evoluzione celacanto potrebbe essere dovuto ad una mancanza di pressione naturale-selezione…

Affermazione alla quale su Pharyngula si risponde nel seguente modo:

Quindi l’argomento che devono vivere in un ambiente stabile, con una mancanza di pressione naturale-selezione è assurdo. La selezione è generalmente un processo conservativo: la rimozione delle pressioni di selezione da una popolazione dovrebbe portare ad un aumento della accumulazione di variabilità.

Cosa significa che c’è stato un aumento di selezione in un ambiente delimitato ma molto stabile?

Ma anche questo non ha senso. Dovremmo comunque aver visto l’accumulo di alleli neutrali. Un aumento di selezione va solo a rimuovere la variabilità di elementi funzionali, e la maggior parte del genoma non lo è.

Suppongo che una alternativa per spiegare l’evoluzione molecolare lenta sarebbe la replica di altissima fedeltà, ma anche essa richiederebbe vincoli specifici di selezione per evolvere.

Le parole impiegate dall’autore PZ Myers nei confronti dello studio sono davvero forti:

Questo articolo ha rotto il mio povero cervello. Non riuscivo a vedere come tutto questo potrebbe funzionare – ha ignorato le prove fossili e anche sembrava essere in spregio alla teoria evolutiva. Mi ha lasciato così confuso.

E tanto per non farsi mancare nulla, ecco smentita l’ultima delle affermazioni che venivano riportate sul Celacanto, sempre da Wikipedia:
Inoltre l’etichetta di animale che non si evolse fisiologicamente dai tempi paleozoici, vulgata popolarmente appiccicata a questo phylum, non è corretta: gli sviluppi della ricerca paleontologica, nei decenni successivi alla scoperta della forma vivente e della formazione delle prime congetture, ha permesso di comprendere che le forme paleozoiche si evolsero e si irradiarono in diversi phylum, con un massimo di radiazione evolutivanel Triassico

Ecco invece le conclusioni pubblicate su un documento dell’Università Politecnica delle Marche:

Ora, in seguito al sequenziamento del suo DNA, è stato possibile capire che non sono i celacanti, bensì i dipnoi i diretti antenati dei vertebrati che hanno colonizzato la Terra circa 400 milioni di anni fa. I celacanti quindi costituiscono un ramo dell’albero dell’evoluzione che non ha portato a successivi particolari sviluppi.

Il Celacanto si rivela dunque un vero problema per gli studiosi dell’evoluzione, e soprattutto mette a nudo alcune contraddizioni della capacità esplicativa del neodarwinismo, andando a colpire sia la dinamica delle mutazioni casuali che quella della selezione naturale.

http://www.losai.eu/il-celacanto-fa-esp ... arwinismo/


Ultima modifica di Atlanticus81 il 04/05/2013, 21:15, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/08/2013, 16:39 
L'ORGOGLIO DI UN ERETICO

Una delle prerogative dell’essere umano attraverso le quali egli manifesta la propria intelligenza è la curiosità. Come diceva Samuel Johnson: “La curiosità è una delle caratteristiche più certe e sicure di un intelletto attivo”.

Senza essere curioso l’uomo non avrebbe scoperto come coltivare piante commestibili, come lavorare i metalli o come imbrigliare l’energia dell’atomo. La curiosità è sempre stata la molla di tutti i tipi di progressi ed evoluzioni che l’umanità è stata in grado di realizzare, sia nel bene come nel male, sia a livello tecnologico come anche culturale, verso una migliore comprensione di sé stesso, dell’universo e di Dio.

Non meraviglia pertanto come questa caratteristica che è forse uno dei maggiori punti di forza del nostro essere sia stata vista come un pericolo da quelle millenarie elìte che avevano compreso il Potere derivante dalla Conoscenza, fin dal peccato originale di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, rei di volere nutrirsi del Frutto della Conoscenza tentati dal serpente. Tentazione che non avrebbe avuto esito positivo se non avesse fatto leva sulla curiosità e sulla volontà dell’Uomo di apprendere.

Un peccato talmente radicato nella cultura popolare (o meglio, popolana) che possiamo ritrovare in diversi proverbi della tradizione.

Chi è curioso, è matto. Il curioso è sempre ciarlone. La consorteria dei curiosi porta la malignità nello stemma. La troppa curiosità spinge l'uccello nella rete. Né occhi in lettere, né mani in tasca, né orecchi in segreti d'altri. Non domandare quello che fanno gli altri, e bada piuttosto ai fatti tuoi. Non metter bocca, dove non ti tocca.

Ma come? L’uomo starebbe dunque meglio se non avesse avuto la curiosità? Vivrebbe meglio nell’ incuria? E in questo caso, sarebbe mai fuoriuscito dall’ animalità? Non credo. Se Newton non fosse stato curioso nei confronti di una mela che cade da un albero non avrebbe ‘scoperto’ la forza di gravità. Se Leonardo da Vinci non fosse stato curioso le sue invenzioni e le sue opere non sarebbero mai nato.

Se i filosofi non fossero stati curiosi ci sarebbero mancati quei profondi pensieri che hanno ispirato generazioni e condizionato la società con concetti quali libertà, democrazia… e così via. Senza la curiosità cosa ci rimarrebbe? La “fede”.

Se non “Conosci” sei costretto a “Credere”, ma mentre il “Conoscere” è personale (io conosco una cosa/persona), l’intransitività del verbo “Credere” esige la presenza di un intermediario (io credo a una cosa/persona).

Indiscutibilmente la curiosità, il desiderio di sapere, di conoscere, è la molla potente che, scattando, proietta lo spirito di ogni ricercatore, studioso, libero pensatore nel campo di indagine.

Senza la curiosità, probabilmente, non esisterebbe l’uomo come noi lo conosciamo: l’uomo pensante e agente, rivolto all’indagine e all’esperienza, ugualmente capace di bene e di male, di peccato e di riscatto.

La necessità di individuare nuove chiavi di lettura per interpretare ed analizzare determinati fenomeni non altrimenti comprensibili attraverso i canoni tradizionali, porta il ricercatore ‘alternativo’ a doversi confrontare con piani di lettura differenti affinando il proprio senso critico e mettendo in discussione tutto quello che fino all’istante prima era abituato a credere sulla base di secoli di storia, cultura e credenze consolidate.
Soprattutto quando ci si trova dinanzi a paradossi logici o storici cui la scienza accademica non è in grado di dare risposte soddisfacenti.

Alcuni esempi su tutti, la costruzione delle grandi piramidi di Giza, i numerosi Ooparts come le lampade di Dendera o la pila di Baghdad, i misteri sulle origini del genere umano, fino ad Atlantide e all’età dell’oro antidiluviana, troppo spesso archiviati come miti, leggende, e pertanto esclusi dalla storiografia ufficiale poiché senza spiegazione razionale secondo quanto già pre-definito dagli studiosi a cui, in virtù della loro esperienza e presunta conoscenza, siamo propensi a credere.

Chi non è abbastanza curioso per voler conoscere questi fenomeni, distratto dalle quotidiane cose, tende ad adagiarsi su quanto viene insegnato dagli intermediari della verità, cui crediamo secondo un processo mentale psicologico molto vicino a quello della fede: scienziati, storici, archeologici, dottori.

Molto più facile e comodo ascoltare i programmi di divulgazione cultural-scientifici attraverso la televisione che informarsi autonomamente attraverso un notevole sforzo intellettivo.

Più semplice vedere Superquark che leggere decine di libri sull’argomento.

Non conosciamo la Verità, non siamo curiosi per cercarla da soli e troppo spesso ci accontentiamo di credere a quanto ci viene raccontato dai dotti senza accorgerci che, come diceva Orwell in “1984”, se ne restiamo convinti, questa loro versione diventa l’unica verità ufficiale conoscibile.
E allora mi viene in mente una bellissima frase di Nietzsche.

Immagine

Non so a quali illusioni e a quali verità si riferisse Nietzsche, ma personalmente, ogni volta che leggo questo pensiero la mia mente va a tutti coloro che, per “fede”, per tradizione socio-culturale seguono un particolare culto religioso piuttosto che un altro, spesso, senza per nulla conoscerne in profondità il significato e l’insegnamento presente in essa. Facile allora che gli ‘intermediari’ prendano il sopravvento ed esercitino il Potere derivante dalla Conoscenza.

Prendiamo per familiarità e vicinanza culturale il caso della bimillenaria storia della Chiesa Cattolica alla cui istituzione e alle cui parole miliardi di persone si rivolgono quale depositaria del messaggio di salvezza vangelico di Gesù Cristo alla quale i fedeli sono chiamati a credere per fede riassunto in poche parole in:

- Ama il prossimo tuo come te stesso

- Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te

Dinanzi ad alcuni evidenti paradossi come ci si può accontentare di accettare per fede una verità che presenta più elementi di dubbio che certezze?

Da cristiano come posso essere sicuro che quanto raccontato nella liturgia, nella catechesi cattolica, nella definizione di cosa è bene e cosa è male da parte di una istituzione temporale fatta da uomini e quindi per definizione potenzialmente fallace come peraltro ha dimostrato, possa realmente corrispondere a quanto voleva insegnarci Gesù Cristo?

La mia curiosità mi impedisce di accettare tutto “per fede”, poiché è palese che “per fede” si può essere disposti a fare e a credere a tutto.

Ci si schianta contro un grattacielo con un aereo per fede. Si sterminano interi villaggi, donne e bambini durante le crociate al grido di “Dio lo vuole”, si impongono burqa e si lapidano donne, si accetta il fatto che la terra sia piatta, si condannano donne come streghe, si mettono al rogo gli eretici solo per la colpa di mettere in discussione una idea.

Già durante l’Impero Romano, appena ammesso ufficialmente il culto cristiano con decreto imperiale del 315, si cominciò a demolire i luoghi del culto pagano e a sopprimere i sacerdoti pagani. Tra il 315 e il sesto secolo furono perseguitati ed eliminati un numero incalcolabile di fedeli pagani.

Esempi celebri di templi distrutti: il santuario di Esculapio nell’Egea, il tempio di Afrodite a Golgota, i templi di Afaca nel Libano, il santuario di Eliopoli. Sacerdoti cristiani, come Marco di Aretusa o Cirillo di Eliopoli, vennero persino celebrati come benemeriti «distruttori di templi»..

Dall’anno 356 venne sancita la pena di morte per chi praticava i riti pagani. L’imperatore cristiano Teodosio (408-450) fece giustiziare perfino dei bambini per aver giocato coi resti delle statue pagane. Eppure, stando al giudizio di cronisti cristiani, Teodosio «ottemperava coscienziosamente a ogni cristiano insegnamento»

Nel 415, la celeberrima scienziata e filosofa Ipazia di Alessandria venne letteralmente squartata da una plebaglia guidata e aizzata da un predicatore di nome Pietro, e i suoi resti dispersi in un letamaio.

Ma come? Non fu Dio stesso già nei dieci comandamenti a sancire il “Non uccidere”?

Il meglio fu dato durante le opere di evangelizzazione.

Nel 782, Carlo Magno fece tagliare la testa a 4.500 Sassoni che non volevano farsi convertire al cristianesimo. I contadini di Steding, nella Germania settentrionale, ribellatisi per non poter più sopportare l’esosa pressione fiscale, vengono massacrati il 27 maggio 1234 da un esercito crociato, e le loro fattorie occupate da devoti cattolici. Vi persero la vita tra 5.000 e 11.000 uomini, donne e bambini. Durante l’assedio di Belgrado nel 1456: nell’espugnazione della città vennero uccisi non meno di 80.000 musulmani.

XV secolo in Polonia: ordini cavallereschi cristiani saccheggiano 1.019 chiese e circa 18.000 villaggi. Quante persone cadessero vittime di tali gesta, non s’è mai certificato. Secoli XVI e XVII. Truppe inglesi “pacificano e civilizzano” l’Irlanda.

Colà vivevano solo dei«selvaggi gaelici», «animali irragionevoli senza alcuna idea di dio o di buone maniere, che addirittura dividevano in comunità di beni il loro bestiame, le loro donne, bambini e altri averi». Uno dei più importanti condottieri, certo Humphrey Gilbert, fratellastro di Sir Walter Raleigh, fece «staccare dai corpi le teste di tutti quelli (chiunque fossero) che erano stati uccisi quel giorno, facendoli spargere dappertutto lungo la strada»

Siamo così certi che Gesù Cristo volesse questo quando chiese agli apostoli di portare il vangelo e spargere il verbo nel mondo?

L’anno 1095, per ordine del papa Urbano II, ha inizio la Prima Crociata. Tra il 12/6/1096 e il 24/6/1096, nelle stragi avvenute in Ungheria, presso Wieselburg e Semlin, perdono la vita migliaia di persone (tutti cristiani, ivi comprese le schiere crociate). Dal 9/9 al 16/9/1096, durante l’assedio della città residenziale turca Nikaia, cavalieri francesi cristiani massacrano migliaia di abitanti, facendo a pezzi e bruciando vivi vecchi e bambini.

A consimili azioni belliche partecipano, il 26/9/1096, durante la conquista della fortezza di Xerigordon, cavalieri crociati tedeschi. In complesso, fino al gennaio 1098, vengono espugnate e saccheggiate 40 capitali e 200 fortezze. Non si conosce il numero delle vittime.

Il 3 giugno 1098 le armate crociate conquistano Antiochia. In quell’assedio vengono uccisi tra 10.000 e 60.000 musulmani. Dalla cronaca di Raimondo di Aguilers, cappellano di campo del conte di Tolosa, si legge: «Sulle piazze si accumulano i cadaveri a tal punto che, per il tremendo fetore, nessuno poteva resistere a restare: non v’era nessuna via, in città, che fosse sgombra di corpi in decomposizione».

Il 28 giugno 1098 furono ammazzati altri centomila turchi musulmani, donne e bambini compresi. Negli accampamenti turchi - narra il cronista cristiano - i crociati trovarono non solamente ricco bottino, tra cui «moltissimi libri in cui erano descritti con esecrandi segni i riti blasfemi di turchi e saraceni», ma bensì anche «donne, bambini, lattanti, parte dei quali trafissero subito, e parte schiacciarono sotto gli zoccoli dei loro cavalli, riempiendo i campi di cadaveri orribilmente lacerati». Proprio come il loro Dio comandava.

Il 12 dicembre 1098, nella conquista della città di Marra (Maraat an-numan), furono ammazzate altre migliaia di “infedeli”. A causa della carestia che ne seguì, «i corpi già maleodoranti dei nemici vennero mangiati dalle schiere cristiane», come testimonia il cronista cristiano Albert Aquensis.

Finalmente, il 15 luglio 1098, venne espugnata Gerusalemme, dove vennero ammazzati più di 60.000 persone, tra ebrei e musulmani, uomini, donne e bambini.

Da una testimonianza oculare: «e là [davanti al tempio di Salomone] si svolse una tale mischia cruenta che i cristiani si trascinavano nel sangue dei nemici fino alle nocche dei piedi», tanto che Albert scrive: «Le donne, che avevano cercato scampo negli edifici alti e nei palazzi turriti, furono buttate giù a fil di spada; i bambini, anche i neonati, li tiravano a pedate dal petto delle madri, o li strappavano dalle culle, per poi sbatterli contri i muri o le soglie».

L’arcivescovo Guglielmo di Tiro aggiunge: «Felici, piangenti per l’immensa gioia, i nostri si radunarono quindi dinanzi alla tomba del nostro salvatore Gesù, per rendergli omaggio e offrirgli il loro ringraziamento…

E non fu soltanto lo spettacolo dei cadaveri smembrati, sfigurati, irriconoscibili, a lasciar sbigottito l’osservatore; in realtà, incuteva sgomento anche l’immagine stessa dei vincitori, grondanti di sangue dalla testa ai piedi, sicché l’orrore s’impadroniva di tutti quelli che li incontravano»

Il cronista cristiano Eckehard di Aura testimonia che, ancora durante l’estate successiva dell’anno 1100, «in tutta la Palestina l’aria era appestata del lezzo dei cadaveri. Di stragi siffatte nessuno aveva mai visto o udito l’uguale tra i pagani…».

Alla resa dei conti, la Prima Crociata era costata la vita a oltre un milione di persone: «Grazie e lode a Dio!». Nella battaglia di Ascalon, il 12 agosto 1099, vennero abbattuti 200.000 infedeli «in nome del nostro Signore Gesù Cristo»

Gesù Cristo è morto in croce per questo?! Proprio lui che diceva “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Ma la lunga mano della Chiesa Cattolica non si erge solo contro i nemici esterni, ma anche quelli interni forse ancora più pericolosi in quanto in grado di mettere in discussione l’enorme potere temporale acquisito in pochi secoli di storia.

Già nell’anno 385 i primi cristiani vengono giustiziati quali eretici per mano di altri cristiani: così lo spagnolo Priscilliano, insieme con sei dei suoi seguaci, decapitati a Treviri (Germania). Tra il 372 e il 444 i Manichei - una setta quasi cristiana, presso i quali si praticava il controllo delle nascite, e che perciò mostravano più senso di responsabilità dei devoti cattolici - vennero totalmente annientati nel corso di diverse grandi campagne sferrate contro di loro in tutto l’Impero romano. Molte migliaia le vittime.

Nel secolo XIII, gli Albigesi cadono vittime della prima crociata proclamata contro altri cristiani. Questi, noti anche col nome di Catari, si consideravano buoni cristiani, ma non riconoscevano né il papa né il divieto romano-cattolico delle tecniche anticoncezionali, rifiutandosi inoltre di pagare le tasse chiesastiche.

Nel 1208, per ordine del papa Innocenzo III - il massimo genocida prima di Hitler - incominciò la crociata contro gli eretici albigesi. La città di Beziérs (nel sud della Francia) venne rasa al suolo il 22 luglio 1209, tutti gli abitanti massacrati, compresi i cattolici, che avevano rifiutato l’estradizione degli eretici. Il numero dei morti viene stimato tra 20.000 e 70.000.

Nella stessa crociata, dopo la presa di Carcassonne (15 agosto 1209), caddero ancora migliaia di ribelli, e la stessa sorte toccò a molte altre città. Nei successivi vent’anni di guerra, tutta la regione fu devastata, quasi tutti i Catari (quasi la metà della popolazione della Linguadoca, nella Francia meridionale) vennero sconfitti, lapidati, annegati, messi al rogo.

Finita la crociata contro gli Albigesi (1229), venne istituita la Santa Inquisizione (1232) al fine di stanare dai loro nascondigli gli eretici sopravvissuti e di annientarli. L’ultimo dei Catari, Guillaume de Belibaste, fu dato alle fiamme del rogo nel 1324. Solo tra i Catari, la stima delle vittime si aggira intorno al milione.

Altri gruppi di eretici: Valdesi, Pauliciani, Runcarii o Poveri Lombardi, Giuseppini, e molti altri. La maggior parte di queste sette vennero sgominate; un certo numero di Valdesi esiste tuttora, sebbene siano stati perseguitati per oltre 600 anni.

Secondo le mie stime, diverse centinaia di migliaia di vittime non sono calcolate in eccesso (comprese le vittime dell’Inquisizione spagnola, ma escludendo quelle del Nuovo Mondo).
Nel XV secolo, l’inquisitore spagnolo Tomas de Torquemada condanna personalmente a morte sul rogo 10.220 sospettati di eresia.

Il predicatore e teologo boemo Jan Hus, per aver criticato il commercio delle indulgenze, viene bruciato nel 1415 a Praga. Nel 1538, a Vienna, il professore universitario B. Hubmaier viene pubblicamente condannato al rogo. Il 17 febbraio 1600, dopo una settennale prigionia, il filosofo Giordano Bruno, monaco domenicano processato per eresia, viene bruciato vivo sul rogo eretto in Campo de’ Fiori a Roma.

Contrasti così evidenti con i pilastri dell’insegnamento di Gesù sono presenti non solo nel passato oscuro della Chiesa Cattolica, ma anche in recenti dichiarazioni quanto meno discutibili, ma che, badate bene, senza il periodo dei Lumi, probabilmente sarebbe stato più facile per tutti accettare come “parola di dio” solo sulla base di una pericolosa cieca fede.

Erano forse queste le verità che le persone non vogliono conoscere onde evitare di vedere distrutte le illusioni su cui si fonda la propria esistenza cui Nietzsche si riferiva?

Immagine

Ora ditemi perché dovrei affidarmi a costoro per conoscere e comprendere ciò che Gesù Cristo voleva dirci 2000 anni fa.

Ecco perchè secondo me la salvezza non proviene dalla Fede, ma dalla Conoscenza.

Compito della Chiesa se mai, ma di tutte le religioni in sostanza, sarebbe quello di fornire adeguata "Conoscenza" alle persone non in grado di giungervi da sole. Ma chi lo fa? Nessuno! Poichè è evidente come tale azione toglierebbe loro il potere assoluto che possono esercitare su persone ignoranti.

Meglio la fede... un bel "Dio lo vuole" e tutti pronti a chinare il capo per 'timor di dio', per la promessa di un paradiso, o di sette vergini se martirizzato nel nome dell’Islam…

Tutta la storia contemporanea è condizionata da queste decisioni e da quelle prese durante il Concilio di Nicea, ovvero della strumentalizzazione in chiave temporale e non spirituale del messaggio cristico.

Per questo motivo io, ma si tratta solo di me, preferisco basarmi esclusivamente sui Vangeli, sul corpo completo dei vangeli, apocrifi e gnostici compresi, nel desiderio di conoscere e comprendere autonomamente il messaggio di salvezza che Gesù voleva insegnarci. L’intermediazione è troppo pericolosa.

I vangeli gnostici sono un insieme di opere, che ha origine nel colto ambiente intellettuale di Alessandria d'Egitto, circa nel II secolo, nell'ambito di quella corrente mistico-filosofica nota come gnosticismo, in particolare dello gnosticismo cristiano. Dal punto di vista confessionale, nessuno dei vangeli gnostici è incluso nel canone della Bibbia di alcuna confessione cristiana, e dunque sono considerati vangeli apocrifi.

La conoscenza dello gnosticismo e dei suoi testi è rimasta per lunghi secoli legata alle citazioni e ai commenti, molto spesso ostili, di cui si trova traccia principalmente nelle opere della patristica cristiana. La assoluta mancanza di documenti, che non fossero frammenti riportati in altre opere, spesso anche alterati, ha reso in genere difficile la collocazione e la comprensione dello gnosticismo.

Tuttavia la scoperta, avvenuta nel 1945 presso il villaggio di Nag Hammâdi, nell'Alto Egitto, di una biblioteca di testi gnostici, scritti su papiro in lingua copta, ha dato un nuovo impulso agli studi relativi allo gnosticismo.

Il grosso di questa documentazione è stato scoperto nel 1946 in alcune grotte presso Nag Hammadi, terminato il secondo conflitto mondiale, da soldati inglesi.

In realtà, complicate questioni riguardo ai diritti di possesso e di acquisto dei testi rinvenuti, hanno, di fatto, ritardato l'inizio regolare degli studi fino al 1956 (salvo per un piccolo gruppo di manoscritti, acquistati subito dalla Fondazione Jung di Zurigo). Seguì poi un'altra interruzione, risolta nel 1962 da una serie di accordi tra UNESCO e governo della Repubblica Araba Unita, e di nuovo nel 1967, a causa dei conflitti arabo-israeliani. Attualmente i tredici rotoli in papiro, che contengono complessivamente 53 scritti gnostici, sono catalogati, e in parte trascritti e studiati.

Non possiamo, come generalmente si fa, confondere i due termini. Essi, in quanto si riferiscono a contenuti e periodi storici molto diversi, devono restare ben distinti.

Per gnosticismo si intende generalmente un movimento eretico sorto e fiorito nell'ambito del Cristianesimo delle origini (I-IV secolo). Tale definizione, che risente della scarsità delle fonti storiche, appare oggi riduttiva e inesatta: il ritrovamento dei testi di Nag-Hammadi (1945) ha permesso di aggiungere nuovi documenti a quelli finora esistenti (essi sono per lo più frammenti di scritti gnostici riportati dai cosiddetti "polemisti", cioè Padri della Chiesa confutatori dello Gnosticismo) e di rendere più chiaro il profilo del fenomeno.

In senso più moderno, lo Gnosticismo va quindi definito come un movimento spirituale complesso collegato alla predicazione di Gesù di Nazareth, che ebbe origine nel primo secolo dopo la sua morte.

Per comprendere tale movimento, bisogna aver chiaro il contesto politico, storico, sociale, filosofico e religioso in cui la predicazione di Gesù si svolse e che è rappresentato dal particolare assetto culturale del bacino del Mediterraneo dell'epoca, in cui confluivano le spinte più disparate.

Il fenomeno "colto" dell' Ellenismo, già di per sè di difficile comprensione, e del Neoplatonismo si scontrava con gli aspetti folklorici e popolari della tradizione asiatica, ebraica ed egiziana nella ricerca di una risposta a quattro quesiti fondamentali, sempre relativi al problema della conoscenza (in lingua greca, gli gnostici venivano definiti "coloro che perseguono la conoscenza") : quello "ontologico" (chi siamo), quello "soteriologico" (come ci salviamo), quello "escatologico" (chi è Dio), quello "cosmologico" (struttura e significato dell'universo).

Il messaggio di Gesù ebbe quindi una comprensione anche molto diversificata che, per quanto riguarda lo Gnosticismo, portò alla formulazione di alcuni temi fondamentali e alla realizzazione di una caratteristica organizzazione sociale. Aspetti che si trovano tutti, con maggior o minor sottolineatura, nei diversi sistemi gnostici del Cristianesimo nascente.

Per quanto riguarda i temi specifici dello Gnosticismo, a parte quelli comuni a tutta la tradizione cristiana, essi, come risulta dall' analisi delle fonti a noi pervenute (vedi in: a cura di Manlio Simonetti, "TESTI GNOSTICI IN LINGUA GRECA E LATINA", Mondadori, Fondazione Valla), possono essere riassunti in:

- interpretazione dualistica e antonimica della realtà, divisa tra bene e male (influenza asiatica della dialettica degli opposti);

- affermazione delle origini divine dell' uomo, visto come emanazione dell' Assoluto (dottrina delle "nobili origini", di influsso neoplatonico);

- percezione di vivere in un mondo estraneo alla propria vera natura e dominato dal male (tema dell'esilio di origine ebraica);

- centralità del concetto di salvezza come compito, nel senso che il ritorno al Bene originario è concepito come supremo obiettivo dell'esistenza (dottrina del "ritorno al Padre", di influenza cristiana);

- affidamento del ruolo specifico di salvezza alla Conoscenza ("Gnosi"), o alla sapienza ("Sophia") (influsso ellenistico) attraverso un lavoro di perfezionamento interiore basato sull'eliminazione dei difetti e sulla semplificazione della propria vita (Plotino);

- valorizzazione della cosmologia, del magico, del meraviglioso (influsso medio-orientale);

- concezione della circolarità del tempo e dell' eterno ritorno in un mondo percepito come fallace ed illusorio (influsso indostano).

Da tali temi discendono poi conseguenze non irrilevanti tanto sul piano dottrinale quanto su quello dell'organizzazione sociale. Caratteristici dello Gnosticismo sono, per esempio:

- la concezione dualistica dell'Assoluto, distinto in Padre e Madre;

- l'abolizione delle persone intermediarie nel processo di salvezza, che, nello Gnosticismo, dipende solo dagli sforzi del singolo e dal potere diretto del Cristo;

- la valorizzazione della donna, del ruolo femminile (anche nell'amministrazione dei riti) e della sessualità;

- la forte spinta alla vita comunitaria basata sulla solidarietà e sulla condivisione dei beni.

A fronte di tematiche semplici e chiare, sta la talvolta incomprensibile complessità dei sistemi. Non dobbiamo dimenticare che nello Gnosticismo convivono due anime in un certo senso antitetiche: quella "colta", che predilige la speculazione intellettuale, e quella "popolare" che, anche volendo trascurare gli aspetti "sotterranei", si esprime attraverso la cultura del mito. Arconti, demiurghi, eoni, personaggi fantastici, personificazioni simboliche affollano il mondo dello Gnosticismo che, con estrema semplificazione, può venir ricondotto a quattro grandi sistemi:

1. quello di Simon Mago (I secolo);
2. quello di Valentino (II secolo, siriaco-egiziano);
3. quello di Mani (III secolo, iranico);
4. quello di Marcione, che più di tutti influì nella scissione della Chiesa Ortodossa e che resistette fino al IV-V secolo.

Non analizzeremo qui il contenuto dei diversi sistemi, che possiedono per noi, oggi, solo un'importanza storica e filologica (per un approfondimento in tal senso vedi: Hans Jonas, "LO GNOSTICISMO", ed. Società Editrice Internazionale).

E' più importante comprendere quali dinamiche il movimento dello Gnosticismo comportò all'interno del Cristianesimo nascente e quali furono le possibili cause della sua scomparsa.

Dall'analisi delle fonti recentemente acquisite e tuttora al lo studio, emergono ipotesi nuove che, stravolgendo le vecchie teorie e le vecchie definizioni, affidano allo Gnosticismo un ruolo di primo piano all'interno delle diverse correnti che pare siano esistite nell'ambito del Cristianesimo delle origini.

Al di là dei complicati sistemi (non tutti, in verità, sono complicati come quello valentiniano; il sistema marcionita è così semplificato che molti studiosi stentano perfino a definirlo "gnostico"), nessun'altra forma di pensiero, infatti, appare più adatta ad esprimere il messaggio di anelito spirituale, di tensione alla salvezza, di integrità morale, di condivisione fraterna, di perdono e di perfezionamento interiore contenuto nella predicazione di Gesù di Nazareth.

In questo senso lo Gnosticismo rappresenta il tentativo di intendere il messaggio cristiano in modo totale ed assoluto.

Tuttavia, la sua progressiva emarginazione fa di esso una verità perdente. La necessità del compromesso, creatasi fin da subito all'interno del Cristianesimo che iniziava il processo di penetrazione nei ceti elevati e di potere, selezionò e favorì ben presto le correnti di impronta non troppo popolare, ma anche, nel contempo, non troppo dotta e integralista.

La nuova ortodossia, trasformandosi da realtà spirituale in religione di compromesso con il potere politico ed economico, non esitò a combattere con ogni mezzo lo Gnosticismo e il suo profondo senso di estraneità, fino al punto da distruggerne le fonti.

Il potere, infatti, non si addice allo Gnostico, la cui cultura resta sempre una "cultura dell'estromissione e dell'alterità" (vedi in Gian Carlo Benelli: "LA GNOSI, IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA", Mondadori) bandita dal razionalismo classico.

Piuttosto quindi che una semplice eresia sorta nell'ambito del Cristianesimo delle origini, lo Gnosticismo, più opportunamente, può essere inteso come un complesso movimento di pensiero religioso organizzato in diversi sistemi dottrinali nel contesto del Cristianesimo storico, destinato ad essere emarginato per il predominio di altri movimenti, più funzionali per ragioni di opportunità politica, che poi diedero luogo alla cosiddetta "ortodossia".

Il termine gnosi non dev'essere confuso con quello di gnosticismo.

Mentre per quest'ultimo ci si riferisce ad un movimento filosofico/spirituale collocato in un ben preciso periodo storico, per gnosi si deve invece intendere una forma di pensiero, non delimitabile nel tempo, centrata sulla conoscenza (in greco, "g'nosis").

Per cercare di comprendere in modo sufficiente il complesso spirito della Gnosi, è necessario approfondire i seguenti punti:

1) la Gnosi deve essere vista come la sintesi delle diverse espressioni dell'uomo alla ricerca della Verità, quindi come l'espressione di una "cultura" (la "cultura della Gnosi"). Le radici di tale cultura si perdono nella notte dei tempi.

(Ecco perchè Tertulliano si riferiva ai suoi avversari chiamandoli "gnostici", termine che per lui assumeva significato spregiativo: ravvisava in essi i detentori di una cultura, per lui pericolosa, ricapitolatrice di verità assolute, capiva che la "salvezza", per costoro, più che attraverso l'opera redentrice del Cristo, era l'effetto di una ricerca interiore).

Si dice, a questo proposito, che la Gnosi si regge su quattro pilastri:

SCIENZA, nel senso, che preciseremo tra poco, di scienza oggettiva;

FILOSOFIA, cioè amore per la sapienza e la saggezza;

RELIGIONE, cioè sforzo di unire (dal latino "religare" ciò che appare separato (cioè il mondo sensibile a quello trascendente);

ARTE, cioè la bellezza, l'armonia delle forme e dell'espressione, come rappresentazione dell'armonia dell'Essere;

2) la conoscenza intesa nel senso corrente, basata cioè sull'intelletto, quella che forma i suoi concetti regolandosi sulle informazioni che le giungono dai cinque sensi, rivela solo gli aspetti logici e più superficiali della vita. La Gnosi afferma che esiste un altro tipo di conoscenza, del tutto particolare, che potremmo definire "interiore" o "intuitiva", che non ha bisogno dei sensi e travalica la mente.

(Come fa notare la Pagels ("Vangeli gnostici" ed. Mondadori) la ligua greca possiede due termini per indicare il concetto di "conoscenza": "manzano", "conosco perchè ho imparato" e "ghig'nosco", "conosco perchè so").

Ciò, nella convinzione che la vera scienza, cioè il vero sapere, non può fondarsi sulla provvisorietà di una qualsiasi teoria e sulla fallace conoscenza legata all'esperienza sensoriale, generatrice di ideologie e di tecnologie, ma unicamente sull'oggettività dell'esperienza diretta, ottenuta attraverso la percezione autentica della Verità. La vera conoscenza non è dunque raggiungibile con la mente, ma solo con "facoltà dell'anima" che l'essere umano pur possedendo, non sa usare e che sono riunite nel concetto di "Coscienza".

Quando la Coscienza si risveglia, permette all'uomo di ottenere la saggezza del cuore e l'autorealizzazione del proprio Essere.

3) la conoscenza della Gnosi è innanzitutto "conoscenza di se stessi" e fa proprio il motto scolpito sul frontone del tempio di Apollo in Delfi:

CONOSCI TE STESSO E CONOSCERAI L'UNIVERSO E GLI DEI


Essa è la chiave di accesso al destino dell'uomo che si incrocia, secondo il concetto ben noto della filosofia ermetica, con il destino ed il significato dell'Universo. Macrocosmo e Microcosmo sono espressioni diverse di un'unica Realtà.

Da quanto esposto finora, si può comprendere come la Gnosi, costante compagna dell'uomo fin dalle sue origini, non si esaurisca nei temi dello Gnosticismo storico, ma li preceda, li comprenda e li sviluppi nei suoi contenuti, accogliendo i contributi delle diverse civiltà nel corso dei tempo.

Ben prima del Cristianesimo, essa si organizzò nel pensiero degli Egizi, dei Babilonesi, dei Persiani di Zoroastro, dei seguaci del Buddha e nelle scuole iniziatiche greche e alessandrine (Pitagora, Socrate, Platone, Plotino e i Neopiatonici). Dopo l'avvento dei Cristianesimo, si arricchì e si diffuse nell'ambito della civiltà romana con i Padri della Chiesa (Origene e Agostino) e, successivamente, con il monachesimo e la predicazione medioevale, con i Bogomili e i Catari, con le culture precolombiane, con la filosofia ermetica del Rinascimento, con gli alchimisti dei '600, con certi aspetti della filosofia del '700 e dell'800 (Kant, Schopenhauer, Nietzsche ecc.).

Nel nostro secolo, fino agli anni '50, la cultura della Gnosi, se da un lato poteva essere confusa con movimenti occultisti per 'adepti' in cerca di emozioni nuove e di riti stravaganti, dall'altro si esprimeva, adeguatamente ai tempi, in complessi e importanti sistemi di pensiero riservati a circoli ristretti di iniziati (H. P. Blavatsky, Ouspensky, Steiner ecc.).

Dall’approfondimento del pensiero gnostico nei secoli di cui abbiamo qui presentato una rapida ma non esaustiva introduzione grazie alla sintesi del Dott.Carlo Casasola e dallo studio di quei testi come il “Vangelo di Giuda” esclusi dai canoni ecclesiastici possiamo trovare quelle risposte a quei paradossi che la catechesi cattolica invitano ad accettare per fede.
Non è difficile comprendere il motivo della condanna del mondo cattolico al pensiero gnostico in quanto esso è, da solo, in grado di mettere in discussione l’intera architettura demiurgica dell’istituzione temporale del Vaticano.

Certamente se avessi vissuto secoli fa questo articolo sarebbe stato messo all’indice e bruciato come probabilmente sarebbe finito il sottoscritto la cui sorte si sarebbe accomunata a quella di migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di vittime innocenti dell’Inquisizione.

E’ recentissima infatti l’ultima condanna da parte del Vaticano verso gli gnostici di ogni epoca, attraverso le parole di Papa Bergoglio pronunciate nell’omelia della Messa del 27 Giugno 2013.

C’è bisogno di cristiani la cui vita «sia fondata sulla roccia di Gesù», non di «cristiani di parole», intellettuali come gli gnostici o rigidi come i pelagiani. Così Papa Francesco nella Messa del 27 giugno in Casa Santa Marta che ha parlato del «fondamento della vita cristiana», che è Gesù, la roccia sulla quale è edificata la Chiesa e la vita dei fedeli. «Il Signore – ha proseguito il Pontefice, commentando il Vangelo del giorno – ci invita a costruire la nostra vita cristiana su Lui, la roccia, quello che ci dà la libertà, quello che ci invia lo Spirito, quello che ti fa andare avanti con la gioia, nel suo cammino, nelle sue proposte».

Il vescovo di Roma ha individuato «nella storia della Chiesa due classi di cristiani: i cristiani di parole – quelli “Signore, Signore, Signore” – e i cristiani [...] in verità. Sempre c’è stata la tentazione di vivere il nostro cristianesimo fuori della roccia che è Cristo. L’unico che ci dà la libertà per dire ‘Padre’ a Dio è Cristo o la roccia. E’ l’unico che ci sostiene nei momenti difficili, no? Come dice Gesù: cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti, ma quando è la roccia è sicurezza, quando sono le parole, le parole volano, non servono. Ma è la tentazione di questi cristiani di parole, di un cristianesimo senza Gesù, un cristianesimo senza Cristo. E questo è accaduto e accade oggi nella Chiesa». Tra le varie categorie di «cristiani senza Cristo» vi sono quella degli «gnostici moderni», ossia «cristiani superficiali che credono sì in Dio», ma in un «“dio personale”», e non in Gesù Cristo «quello che ti dà fondamento»; e quella dei «pelagiani», ovvero coloro che sono convinti che «la salvezza è nel modo in cui io faccio le cose».

Due categorie, queste, che «non conoscono Gesù, non sanno chi sia il Signore [...], non hanno la libertà dei cristiani».

L’ennesimo paradosso, se vogliamo, che il credente accetta per fede e che invece il curioso mette in discussione.

E se essere gnostico fa di me un eretico, sono fiero di potermi considerare tale. Un Cristiano certamente, come lo erano i Catari, che crede in Gesù Cristo e desidera conoscere lui, senza bisogno di intermediari e quindi non Cattolico, accomunando il mio nome a quello di storici filosofi e pensatori come il fu Giordano Bruno che desideravano ardentemente scoprire la Verità.

Perché è proprio Gesù ad affermare nel Vangelo di Tommaso (apocrifo per la Chiesa Cattolica, scritto dagli eretici per Eusebio di Cesarea):

"Il Regno di Dio è dentro di te e tutto intorno a te. Non è negli edifici di pietra e cemento. Spezza un legno e io ci sarò, alza una pietra e lì mi troverai. Colui che trova il senso segreto di queste parole non assaggerà la morte."

"Quando voi vi conoscerete, allora sarete consci e saprete chi siete voi.
Il figlio del Padre Vivente. Ma se vi capita di non conoscere voi stessi, allora restate poveri e siete la povertà stessa!"

Fonti:
- http://urly.it/26cd
- http://nero-vaticano.blogspot.it/2009/1 ... hiesa.html
- http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=15092
- http://it.wikipedia.org/wiki/Vangeli_gnostici
- http://www.gnosi.it/GNOSI.IT_2
- http://www.riflessioni.it/enciclopedia/gnosticismo.htm

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10037



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MessaggioInviato: 20/12/2013, 12:56 
Tratto da un altro thread

Cita:
Messaggio di Archivista

Fonte: http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.8951

Le principali riviste scientifiche distorcono il processo scientifico e rappresentano una «tirannia» che va spezzata.

Questo il giudizio del premio Nobel per la medicina 2013. 

La denuncia è grave, a maggior ragione perché è la cosa che ha pensato di dire Randy Schekman al Guardian il giorno stesso in cui ha ricevuto il premio Nobel e quindi non solo nel momento più importante per la carriera di un ricercatore, ma anche nel momento di massima visibilità. Ma non basta, la dichiarazione di Schekman era stata preceduta di un paio di giorni da quella di un altro autorevolissimo scienziato, Peter Higgs, notissimo teorizzatore del bosone di Higgs, che sempre al Gurdian aveva denunciato il sistema delle pubblicazioni scientifiche.

Immagine

Ma se la dichiarazione di Schekman è clamorosa, altrettanto clamoroso è il silenzio con il quale è stata inghiottita dalle testate che si occupano di divulgazione scientifica, alcuni quotidiani le hanno almeno dedicato il “minimo sindacale” come Il Corriere della Sera “Schekman: «Le principali riviste scientifiche danneggiano la scienza»” (poco più che un trafiletto) e l’Unità “Il Nobel Shekman: “Boicottiamo Science e Nature”, altri hanno però vistosamente dimenticato di pubblicarla. Ma ancor più vistosa è la “dimenticanza” da parte di soggetti che fanno della divulgazione scientifica il loro argomento centrale, non una parola sull’autorevole denuncia da parte delle solite testate come Le Scienze, Oggiscienza, Query, Pikaia e perfino Focus e Ocasapiens, in genere così attente a difendere la buona scienza scegliendosi però bersagli comodi e banali come i creazionisti della Terra giovane o qualche stravagante di turno.

E allora per vedere commentato in modo decente quanto detto da Schekman dobbiamo andare su Wired, un periodico che si occupa in genere di scienza tenendo conto delle sue implicazioni più ampie, per leggere un articolo intitolato “Il Nobel che vuole boicottare le riviste scientifiche“, che inizia con le seguenti parole:

La scienza è a rischio: non è più affidabile perché in mano a una casta chiusa e tutt’altro che indipendente… 

Le principali riviste scientifiche internazionali – Nature, Cell e Science – sono paragonate a tiranni: pubblicano in base all’appeal mediatico di uno studio, piuttosto che alla sua reale rilevanza scientifica. Da parte loro, visto il prestigio, i ricercatori sono disposti a tutto, anche a modificare i risultati dei loro lavori, pur di ottenere una pubblicazione.

L’accusa di “tirannia” lanciata da un neo premio Nobel dovrebbe in ogni caso meritare la massima attenzione, ma così come si usa fare per i critici di minore visibilità la tecnica è la stessa: ignorare per non dare visibilità alle idee. Ma Schekman aggiunge dell’altro, qualcosa che da sempre andiamo sostenendo:

Queste riviste, dice lo studioso, sono capaci di cambiare il destino di un ricercatore e di una ricerca, influenzando le scelte di governi e istituzioni.

Ma il suo laboratorio (all’università di Berkeley in California) le boicotterà – ha detto al Guardian –, evitando di inviare alcun genere di ricerca.

Sfruttano il loro prestigio, distorcono i processi scientifici e rappresentano una tirannia che deve essere spezzata, per il bene della scienza. Almeno così la pensa il Nobel.

La scienza con le sue dichiarazioni è un’autorità tale da influenzare le scelte di governi e istituzioni, e se è manipolabile da parte di chi detiene il comando delle principali testate scientifiche è automaticamente vero che le affermazioni su temi sensibili possono essere orientate in base alle convenienze dei governi stessi o delle istituzioni. Le dichiarazioni di Schekman supportano dunque indirettamente che su temi come il Global warming, la pandemia H1N1, l’eugenetica e tutte le implicazioni della visione malthusiana dell’evoluzione, la possibilità di orientare gli studi in un senso “conveniente” è reale. L’episodio della dichiarazione di Schekman mostra che però neanche per un Nobel per la medicina è facile denunciare i problemi della scienza, figurarsi per soggetti enormemente meno visibili. La denuncia di Schekman rappresenta però un incentivo ad andare avanti per tutti coloro che ritengono la scienza una realtà preziosa che deve essere difesa dalle strumentalizzazioni e da qualsiasi tentativo di piegarne i risultati a vantaggio di interessi particolari.



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MessaggioInviato: 03/01/2014, 14:42 
Brutte notizie: i complottisti hanno ragione, è provato

http://www.libreidee.org/2014/01/brutte ... e-provato/

[:D] [:D] [:D]



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MessaggioInviato: 11/01/2014, 17:43 
C'è una cosa che faccio fatica a comprendere e ad accettare.

Il tono di coloro che si definiscono 'sbufalatori' nei confronti di chi cerca di raccontare una verità alternativa i quali vengono ricoperti ingiustamente di ridicolo con tono beffardo e di superiorità che travalica la superbia.

Un tono e una modus operandi degno di un regime orientato alla tutela e alla divulgazione di un pensiero unico senza possibilità di replica.

Io resto convinto del mio pensiero.

Umiltà = Intelligenza
Superbia = Ignoranza

Osserviamo il modo con cui vengono descritti e trattati i personaggi coinvolti negli articoli seguenti... non giudichiamo il contenuto, ma il modo in cui questi temi vengono trattati.

Io mi vergognerei di scrivere un articolo o un post così vergognosamente superbo, anche se non fossi d'accordo con le ipotesi avanzate dai ricercatori e/o pensatori citati.

http://complottismo.blogspot.it/2011/01 ... condo.html

http://casabarnum.site11.com/?p=116

http://fuffologia.blogspot.it/2012/02/i ... -male.html

Per quale motivo l'ortodossia, il pensiero accademico diventa così virulentemente aggressivo e offensivo nei confronti di ricercatori e/o pensatori alternativi, controcorrente?

Salvaguardia dello status quo? A che pro?

[:(]



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MessaggioInviato: 21/01/2014, 23:00 
Quando la risposta è evidente davanti ai tuoi occhi!

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è oggettivamente una scemenza quanto dicono sulla costruzione delle piramidi e di altre grandissime opere del passato ma fondamentalmente a chi frega qualcosa? A nessuno -_-



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MessaggioInviato: 04/02/2014, 14:14 
Il conflitto tra ortodossia e eterodossia non si declina solo in ambito archeologico o della ricerca 'alternativa'.

Sarà deformazione 'professionale' legata al mio percorso di studi, ma non posso evitare di pensare che se si fosse data più voce al pensiero 'controcorrente' invece di sposare la causa del pensiero unico dominante le cose sarebbero andate meglio... per tutti.

Graziani, il maestro che previde la catastrofe dell’euro

Con Augusto Graziani è scomparso «il maestro di una intera generazione di economisti italiani, raffinato innovatore delle idee di Marx e Keynes e acutissimo critico dei luoghi comuni su cui regge il consenso verso la politica economica dominante». Graziani, lo ricorda l’economista Emiliano Brancaccio, ha incarnato una miscela unica di rigore intellettuale, potenza dialettica e delicatezza espressiva. «Una figura minuta, quasi a simboleggiare la fragilità della condizione umana, che manifestava una sincera empatia verso chiunque fosse soggiogato dalla durezza della vita materiale, ma che al contempo racchiudeva lo spirito di un temuto combattente, capace con pochi affondi di rivelare l’insipienza dei protervi strilloni della vulgata economica che avevano la sventura di incrociare le sue affilate armi critiche». Un uomo d’altri tempi, «nell’epoca della mediocrità alla ribalta», con le antenne accese sul futuro: «In più occasioni, infatti, Graziani ha saputo anticipare il corso degli eventi storici».

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Attualissimi, in questo senso, i suoi studi sulle contraddizioni tra sviluppo economico italiano e ristrutturazione del capitalismo continentale, che oggi Augusto Grazianidominano la scena politica e sollevano dubbi crescenti sulla sopravvivenza dell’Unione monetaria europea. Nel 2002, a Napoli, nell’aula Vanvitelliana della facoltà di scienze politiche, Graziani tenne una lezione sull’euro appena entrato in circolazione. I colleghi ad ascoltarlo vennero numerosi, ricorda Brancaccio. «La sensazione era che i più lo onorassero senza esser minimamente persuasi dal suo scetticismo sulla sostenibilità futura dell’Eurozona», vittime già allora della «grancassa dell’ideologia» che in quei giorni «operava a pieno ritmo, seducendo persino le menti più brillanti e avvezze alla critica». Quanto a Graziani, «i suoi dubbi sulla moneta unica, ben saldati sul terreno dei fatti, non si limitavano a trarre spunto dalla nota lezione keynesiana sulla insostenibilità di quelle unioni valutarie che pretendono di scaricare l’intero peso dei riequilibri commerciali sui soli paesi debitori. Vi era pure, nella sua analisi, una lettura implicita del concetto marxiano di centralizzazione dei capitali, e dei tremendi conflitti politici che possono derivare da essa».

Il pessimismo di Graziani, continua Brancaccio in un post ripreso da “Megachip”, era dunque fondato su una consapevolezza profonda dell’equilibrio precario su cui verteva il processo di unificazione europea, e del rischio che prima o poi la situazione potesse precipitare sotto il giogo di meccanismi favorevoli all’economia più forte del continente. Veniva così a crearsi uno scenario propizio per la riscoperta del sinistro monito di Thomas Mann sull’essenza dello spirito prevalente in Germania: «Dove l’orgoglio dell’intelletto si accoppia all’arcaismo dell’anima e alla costrizione, interviene il demonio». Nel clima di entusiasmo suscitato dalla nascita dell’euro, tuttavia, le preoccupazioni di Graziani non attecchirono. Nel nostro paese, piuttosto, trovò largo seguito l’improbabile ideologia del “vincolo esterno”. I suoi propugnatori sostenevano che i vincoli imposti dall’Europa sul governo della moneta, del tasso di cambio, dei bilanci pubblici, non costituivano la dimostrazione che l’Unione andava costituendosi a immagine e somiglianza degli interessi del più forte, ossia del capitalismo tedesco. Piuttosto, si diceva, quei vincoli avrebbero miracolosamente trasformato i piccoli ranocchi dello stagnante e frammentato capitalismo italiano in algidi principi della modernità globale, in vere e proprie avanguardie della produzione planetaria.

Insomma, modernizzare il capitalismo italiano, renderlo più centralizzato e quindi più forte: alcuni padri della patria, continua Brancaccio, «hanno incredibilmente sostenuto che il vincolo esterno imposto dall’Europa potesse spontaneamente fare tutto questo, sia pure in un deserto di progettualità e di investimenti». In tanti furono abbagliati da simili illusioni. Di contro, in un articolo pubblicato sempre nel 2002 sulla “International Review of Applied Economics”, Graziani fu tra i pochi a segnalare che il vincolo esterno avrebbe potuto determinare un effetto esattamente opposto a quello annunciato. Previde cioè che i capitalisti italiani «avrebbero tentato di rimediare alla perdita delle ultime leve della politica economica tramite una ulteriore frammentazione dei processi produttivi, finalizzata a reiterare il lassismo in campo fiscale e contributivo e ad accelerare la precarizzazione del lavoro. BrancaccioFino a scoprire, nella crisi, che questi rozzi tentativi di contrazione dei costi non potevano reggere a lungo».

Oggi, conclude Brancaccio, sappiamo che le cose sono andate come Graziani aveva previsto. E sappiamo pure che, proseguendo di questo passo, «l’inasprirsi dei conflitti tra capitalismi europei potrà condurre a un tracollo dell’Unione che porrà i decisori politici di fronte a una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall’euro, ognuna delle quali avrà diverse implicazioni sui diversi gruppi sociali coinvolti». I contributi di Graziani, fondati su una visione moderna delle contrapposizioni “tra e dentro” le classi sociali, potranno aiutarci anche ad afferrare i termini di quello snodo decisivo che pian piano affiora all’orizzonte. «Purtroppo, specialmente tra gli eredi più o meno diretti del movimento dei lavoratori, vi è oggi ancora chi preferisce distogliere lo sguardo da questa realistica prospettiva, e continua ad affidarsi alle sempre più flebili speranze di rilancio dei nobili ideali europeisti». Eppure, in tempi più illuminati del nostro, «è stato detto acutamente che l’invito a sperare è in fondo un invito a ignorare: chi conosce non spera ma prevede, e se le condizioni oggettive e la metodica organizzazione delle forze lo permettono, si dispone ad agire per il cambiamento», proprio come fece Augusto Graziani.

http://www.libreidee.org/2014/01/grazia ... -delleuro/

E se ci pensate bene, che sia una piramide, che sia la cura contro il cancro, che siano le ricette economiche, che sia la religione, abbiamo sempre chi promuove un pensiero unico dominante incurante dell'illogicità di certi elementi e/o azioni, e chi viene ostracizzato, denigrato, deriso, solo perché si permette di DUBITARE...


Ultima modifica di Atlanticus81 il 04/02/2014, 14:14, modificato 1 volta in totale.


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Atlanticus81 ha scritto:

Quando la risposta è evidente davanti ai tuoi occhi!

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Che spettacolo........ [:D]



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C'è anche da considerare quanto scritto nelle cronache sud americane di un tentativo degli incas di portare a machu pichu uno dei grandi blocchi per tentare di emulare quanto fatto, a LORO DETTA, dagli antichi dei costruttori e civilizzatori. Inutile dire che il tentativo è finito in tragedia con il rotolamento del blocco sulle persone sottostanti ed annesse decine di morti. PER UN SOLO BLOCCO. Scusate la vaghezza ma l'ho letto nel libro di Hancock - impronte degli dei e non riesco a recuperare la pagina esatta -.-


Ultima modifica di MaxpoweR il 05/02/2014, 00:36, modificato 1 volta in totale.


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MaxpoweR ha scritto:

C'è anche da considerare quanto scritto nelle cronache sud americane di un tentativo degli incas di portare a machu pichu uno dei grandi blocchi per tentare di emulare quanto fatto, a LORO DETTA, dagli antichi dei costruttori e civilizzatori. Inutile dire che il tentativo è finito in tragedia con il rotolamento del blocco sulle persone sottostanti ed annesse decine di morti. PER UN SOLO BLOCCO. Scusate la vaghezza ma l'ho letto nel libro di Hancock - impronte degli dei e non riesco a recuperare la pagina esatta -.-


Ecco, vaglielo a spiegare a un utente su facebook che, nonostante gli abbia dimostrato con la matematica (la faccenda di "1 blocco ogni 7/8 minuti" per la costruzione della Grande Piramide) derideva e denigrava le ipotesi 'alternative'.

[:(!]

Nemmeno davanti all'evidenza si arrendono! Ma che male ci sarebbe per per una persona normale ammettere l'assurdità delle teorie 'accademiche'???

Soprattutto davanti a prove LOGICHE schiaccianti.

Non parlavo di alieni, UFO e nemmeno di Atlantide... volevo solo che mi spiegasse secondo lui come fu possibile il posizionamento di un blocco ogni 8 minuti...

Ricevetti solo un imbarazzante silenzio e battutine di scherno... lo stesso atteggiamento superbo degli "scettici a prescindere".

Per fortuna ce ne sono meno di quelli che si pensano perché, come lo stesso MaxpoweR ha ricordato in un altro thread, la massa critica è vicina!

[:p]



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Atlanticus81 ha scritto:

Quando l'ortodossia smentisce se stessa.

Ieri stavo guardando un documentario su Nat Geo che parlava della Sfinge.

Uno dei temi di questo documentario fu il tentativo di due ricercatori di riprodurre il naso della Sfinge con i rudimentali attrezzi dell'epoca: martelli di pietra e scalpellini di rame.

In particolar modo lo scalpellino si consumava dopo 10 massimo 20 colpi alla pietra costringendo i ricercatori a doverlo sagomare nuovamente riscaldandolo con le fornaci a carbone (anch'esse ricostruite sulla base di come dovevano essere 3000 anni fa)

Alla fine i ricercatori, per scolpire il naso, hanno prima fatto ricorso a una fiamma ossidrica per riscaldare gli scalpelli di rame, successivamente hanno usato un martello pneumatico e una sega circolare per completare e rifinire il naso.

Sulla base di questo esperimento hanno calcolato che ci sarebbero voluti 100 operai a lavorare 8-10 ore al giorno per 3 anni: solo per finire il naso!

In più mi domando:
- quante tonnellate di rame e carbone avrebbero dovuto portare al cantiere della sfinge per completare tutta l'opera?
- quanti operai avrebbero dovuto essere impiegati nella piana di Giza per costruire la sfinge e anche la piramide di Chefren (che i ricercatori ritengono contemporanea alla sfinge?
- quale sforzo economico dovette sostenere il paese per 'finanziare' in termini di forza lavoro e risorse naturali la costruzione di entrambi gli edifici?

Oltre a queste due opere già monumentali, sempre ai tempi di Chefren dicono essere stato costruito un tempio allineato perfettamente con la spalla della sfinge e il lato basso della piramide tanto che all'equinozio di primavera il sole tramonta esattamente a lato della piramide di Chefren.

Un piccolo dettaglio che vorrei portare alla vostra attenzione:

Immagine:
Immagine
19,26 KB

... così fra 3000 anni i futuri archeologi potrebbero pensare tranquillamente che la piramide fu costruita come tomba per un antico re chiamato G.Belzoni nel 1818, analogamente a un certo cartiglio nella piramide di Cheope...



..Le 5 stelle le ho già date anche a te.. [:)]
Chiedo diritto di replica!!! [:p]



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MessaggioInviato: 06/02/2014, 10:06 
Se ascoltiamo SEMPRE e SOLO una campana che immagine possiamo avere, se non una immagine DISTORTA, della Realtà?

Immagine

E questo vale in ogni campo: archeologia, scienza, storia, religione, politica, economia...


Ultima modifica di Atlanticus81 il 06/02/2014, 10:13, modificato 1 volta in totale.


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