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Messaggio di Atlanticus81
Ho aperto questo topic, su suggerimento di un caro amico, al fine di cercare di raccogliere quanto più materiale possibile relativamente al seguente tema: l'Eredità degli Antichi Dei, ovvero cercare di delineare un percorso storico alle origini della nostra storia che integri quella ufficiale.
Forse uno dei più importanti e originali obiettivi del Progetto Atlanticus sta nel cercare di definire un nesso logico di causa-effetto tra le scoperte legate al mondo ufologico e paleoarcheologico così da poter attribuire un valore di storicità temporale agli enigmi.
La forza della storiografia ufficiale accademica è il nesso di causa-effetto che esiste tra tutti gli eventi studiati e che lega tutte le vicende umane storiche appunto.
Oggi, grazie soprattutto alla ricerca svolta negli ultimi decenni e alla massiccia divulgazione delle diverse teorie fatta negli ultimi anni, abbiamo catalogato molte prove e indizi, su tutti i temi, a partire dalle origini del genere umano, arrivando fino ai giorni nostri: ovviamente bisogna avere l'apertura mentale per considerarle tali anche se significa rimettere in discussione anche le proprie certezze.
Con questo non voglio dire che la ricerca si deve fermare anzi, è importantissimo aggiungere quanti più tasselli possibili al mosaico della Verità. Mosaico che altrettanto ormai ci fornisce un quadro di riferimento abbastanza chiaro.
Quello che realmente manca, dal mio punto di vista è il tentativo di attribuire a tutte queste teorie una vera valenza storiografica da affiancare a quella accademica.
Per questo servono più prove, più elementi, in grado di mettere in relazione di causa-effetto, la visita degli Anunnaki con il mito di Atlantide, i siti megalitici di Gobekli Tepe, Puma Punku e tutti gli altri, come ho cercato di fare in via rudimentale nel mio libro.
L'Eredità degli Dei, se esiste, è rappresentata proprio da quel fil rouge che mette in relazione il tutto, dall'arrivo dei primi 'visitatori' fino al Giudizio Universale. Solo comprendendo ciò, secondo il mio punto di vista, saremo in grado di scoprire quel 'tassello rivelatore' dell'eredità che i nostri antichi padri, dei o alieni, o umani evoluti, ci hanno lasciato: quel potenziale latente insito in ciascuno di noi che aspetta solo di essere riattivato per ottenere l'Eredità.
Proviamo allora a tracciare insieme questo percorso storico identificando i possibili legami causa-effetto tra i vari misteri partendo proprio dalle origini dell'uomo.
06/05/2012, 20:07
06/05/2012, 20:17
Enkidu ha scritto:
Sinceramente, non sono sicuro di aver capito il tuo intento: intendi raccogliere dati (non ho capito bene di che genere) per poter "riscrivere" la storia del genere umano dalle origini fino ad oggi in base alle teorie sugli antichi contatti con gli alieni?
06/05/2012, 20:19
Sheenky ha scritto:
Questo può interessare le tue ricerche.
Ascoltala tutta, mi raccomando
Origine dell'umanità, ufologia, antiche civiltà e misteri in generale sono gli interessi che hanno spinto il nostro ospite a pubblicare il suo libro "Schiavi degli Dei" che già dal titolo fa capire la direzione presa dalla sua ricerca. Con noi stasera abbiamo Biagio Russo per un'interessante chiacchierata sugli argomenti a noi più cari.
Ospite: Biagio Russo
Conduce: Massimo Del Genio
Scaricabile da qui: http://it.1000mikes.com/download/272321/9332841.mp3
08/05/2012, 19:50
http://www.neovitruvian.it/wp-content/uploads/2012/05/2-temples.jpg
...
I grandi pensatori e studiosi come Zelia Nuttall, così come la “lunga fila di investigatori eminenti” che la hanno preceduta, erano convinti che le culture del Vecchio e del Nuovo Mondo come gli Egizi e i Maya fossero in qualche modo correlate.
Ma come? Questa purtroppo è una domanda di difficile soluzione.
La risposta più immediata sarebbe quella di affermare che i popoli del Vecchio e de Nuovo Mondo si siano incontrati in passato. Questa teoria tuttavia è scartabile in quanto non ci sono registri che provino un incontro tra le due culture.
Alcuni studiosi, tuttavia, non vennero convinti dall’inesistenza di questi registri, sentono che Egizi e Maya, così come altri popoli che li hanno preceduti e che coesistevano ai loro tempi, ereditarono la stessa saggezza da una civiltà “scomparsa” molto più antica e avanzata.
Molti studiosi chiamarono questa antica civiltà “Atlantide”, seguendo la descrizione di Platone di un potente ed avanzato popolo, che costruiva piramidi e che fiorì nell’antichità. Il suo popolo costruiva appunto piramidi, archi a mensola, utilizzava la mummificazione ed era in uso la pratica di allungare il cranio.
Ora, è importante sottolineare un punto importante …
Il Trittico non rappresenta solo una casuale somiglianza estetica.
I popoli antichi, su entrambi i lati dell’Atlantico, costruirono il Trittico per simboleggiare e celebrale la stessa identica saggezza/religione antica e Scienza Sacra! E, sì, questo è facilmente dimostrabile decifrando il simbolismo di queste culture basandosi sugli studi e sulla logica.
Questa saggezza/religione è una avanzata dottrina spirituale, basata sul numero 3.
Quando iniziai a scoprire questa antica saggezza, la chiamai “Scienza Sacra dell’Anima”.
Si tratta di un insegnamento che si basa sul numero tre e ci insegna chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando, una dottrina che è essenzialmente il significato della vita stessa.
Continuando a studiare il Trittico, scoprii che esso è il “Grande Segreto” di tutte le società segrete della storia, un fatto indicato dagli ingressi delle sedi delle società segrete a forma appunto di Trittico.
...
12/05/2012, 11:07
Se ti sei mai chiesto quando hanno avuto inizio le prime differenze fisiche tra gli esseri umani, sappi che questa domanda se la sono posta anche alcuni scienziati. In particolare ci si chiede: quando sono nati gli occhi azzurri?
A questa domanda ha risposto Hans Eiberg che lavora al Dipartimento di Medicina Cellulare e Molecolare presso l’Università di Copenaghen. Attraverso una mappatura genetica realizzata attraverso il DNA dai mitocondri, di individui con gli occhi azzurri in paesi come Giordania, Danimarca e Turchia. Materiale genetico proveniente da donne, in modo da poter tracciare la linea materna.
Secondo la ricerca, tutte le persone con gli occhi azzurri discendono da un singolo antenato comune.
La mutazione genetica che ha portato alla formazione degli occhi azzurri è avvenuta tra 6mila e 10mila anni fa in qualche esemplare dagli occhi castani poiché, come spiegano gli stessi ricercatori, in origine tutti avevamo gli occhi scuri [tutti gli esseri umani]. Nella mutazione è stato influenzato il cosiddetto gene OCA2, che è coinvolto nella produzione di melanina, il pigmento che dà colore ai nostri capelli, agli occhi ed alla pelle.
Dopo aver esaminato più sequenza del gene del Dna preso in esame che è associato quindi alla produzione di melanina, si è visto che in tutte le persone dagli occhi blu relative a quei paesi è sempre lo stesso gene ad essere mutato[o ad essere stato modificato artificialmente?].
Ne consegue che tutte le persone che hanno gli occhi blu, hanno automaticamente un antenato in comune [alieno? superumano? atlantideo?] e sono quindi tutti lontanissimi parenti fra di loro.
Ma non è tutto. Secondo Hawks ed Eiberg che, assieme al team hanno spiegato in modo dettagliato la ricerca tra le pagine della rivista Human Genetics, questo gene “fa qualcosa di buono per le persone con gli occhi azzurri, li rende cioè più desiderabili nel farsi scegliere da un compagno che vuole procreare, quindi fanno più bambini.”
12/05/2012, 13:18
21/05/2012, 16:46
L’oppio che consola (pure) Dio
Thomas Dormandy racconta come lo stupefacente amato da Sumeri, imperatori e chirurghi abbia cambiato la medicina
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«Non chiamatemi professore e nemmeno dottore: potete scegliere fra Thomas e Tom Dormandy, the former after Aquinas, not the doubter apostole»: insomma Thomas nel caso di Dormandy viene da San Tommaso d’Aquino, non dall’apostolo che voleva vedere per credere. È così che ci ha accolto nel suo laboratorio al Wittington Hospital la prima volta. Sono passati più di trent’anni, Dormandy era già una celebrità, noi dei ragazzi appena laureati. Thomas Dormandy ha passato i 90 adesso, e scrive ancora. L’ultimo suo libro — Opium, Reality’s Dark Dream — non è soltanto una storia di medicina, è una storia dell’umanità. Di guerre, di letteratura, di mafia, di mercato nero e tanto altro, ed è una storia che parte da lontano: Ferdinand Keller ha trovato in un lago alpino fossili con semi di papavero bianco (indubbiamente coltivato) che si possono datare intorno al sesto millennio prima di Cristo.
«Se Dio dovesse mai avere bisogno di cure, la sua medicina sarebbe l’oppio» amava dire ai suoi studenti William Osler, il padre in un certo senso della medicina moderna che fu a capo di Johns Hopkins a Baltimora. Tanti medici ancora prima di Sir William Osler hanno benedetto l’oppio: «Non avremmo mai potuto fare questo lavoro se non ci fosse stato l’oppio ad alleviare le sofferenze dei malati». Nel reparto di Joseph Lister (Sir anche lui) nel 1877 al King’s College di Londra, il reparto di chirurgia più avanzato del mondo, non c’era ammalato che non avesse la sua dose di oppio. L’oppio è la pianta della felicità nelle iscrizioni dei Sumeri, all’epoca di Abramo mescolato al latte calmava le «coliche» dei neonati, lo si trova in un papiro del tremila avanti Cristo. Dal papiro di Edwin Smith viene fuori che gli Egizi sapevano già come per malattie comunque incurabili serva la preghiera più che le medicine, salvo una, l’oppio, per rendere più facile il passaggio all’aldilà.
E nessun faraone sarebbe mai stato sepolto nell’antico Egitto senza il suo corredo di papaveri d’oppio. Solo l’oppio, secondo Jean Cocteau, poteva avere l’effetto descritto da Omero quando racconta di Elena, figlia di Zeus, che mette qualcosa nel vino di Telemaco capace di attenuare l’angoscia dei ricordi. Più tardi, a Roma, Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio consumavano tanto oppio quanto vino, ma anche la gente comune aveva il suo dolce di oppio e zucchero oltre a miele, succo di frutta e fiori: tutto mescolato in una specie di marzapane.
Forse non tutti sanno che la farmacologia viene dall’Islam — più di tremila preparazioni contro le meno di mille dei Romani — e c’erano farmacie famosissime al Cairo, a Damasco, a Bagdad, dove si discuteva fra l’altro di letteratura e di filosofia (siamo intorno al 900 dopo Cristo). «Gli ammalati vengono da te per due cose di solito, per il dolore o perché hanno paura», scrive Avicenna in un monumentale testo di medicina: «L’oppio funziona per tutte e due, ma ci vuole grande prudenza». E spiega come prepararlo e il dosaggio giusto e come accorgersi delle contraffazioni.
Nella letteratura moderna gli effetti dell’oppio li descrive per la prima volta Alfano, un monaco benedettino, nel suo libro Premnon Physicon del 1063. Ed è un altro monaco, Costantino Africano, a dilungarsi sulle proprietà quasi magiche dell’oppio nel Liber Isagogarum. Paracelso ha scritto dell’oppio dopo averlo provato su se stesso: «È la medicina ideale, addormenta lemalattie senza uccidere l’ammalato». L’oppio serviva ai chirurghi per operare e a metà del ’600 Christopher Wren e Robert Boyle a Oxford hanno dimostrato con studi sui cani che l’oppio al cervello arriva attraverso la circolazione: «Ma allora lo si potrebbe iniettare in una vena e usarlo come anestetico», hanno pensato. Fu così; e quell’esperimento cambiò la storia della medicina (prima senza anestetici non si poteva operare).
Nelle regioni cattoliche l’oppio si è diffuso di meno non per scelta ma perché c’era più povertà, i ricchi (Gian Gastone, l’ultimo dei Medici e Pierre Pomet a capo delle farmacie di Luigi XIV in Francia, per esempio) sapevano persino distinguere quello del Cairo da quello di Tebe o della Turchia. Unmedico famosissimo, Renè Theophile Hyacinthe Laennec, inventore dello stetoscopio, era solito dire ai suoi studenti che «la morte è parte della vita». Si ammalò di tubercolosi, «era sereno fino all’ultimo — scrisse la moglie più tardi — con due alleati, il buon Dio e l’oppio».
Dove va a parare col suo libro Thomas Dormandy? Mi ha raccontato che voleva finire con l’immagine di un contadino afghano dalla barba incolta che fuma la pipa e sorveglia i suoi campi di papavero ben conscio che sono loro a proteggere dalla fame lui, le suemogli e la sua famiglia. Poi ci ha ripensato, «it would be fraudulent», e negli ultimi capitoli scrive come nessun’altra droga come l’oppio sia in grado di produrre una distorsione del reale che arriva alla mente e dappertutto e ti coinvolge. Nessuna prende così saldamente possesso di te, nessuna ti distrugge così senza curarsi di etnia, classe, virtù. Milioni di persone adorano la droga, altrettante la odiano. Non ci sono argomenti che convincono le prime, e nessuna statistica convince le seconde a un atteggiamento permissivo. E quelli che sono vittima dell’oppio, in modo diretto o indiretto, continuano a soffrire e a morire.