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 Oggetto del messaggio: Studi e ricerche sui cavalieri templari
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MessaggioInviato: 19/06/2012, 15:13 
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_templari

Quello dei "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis" (Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri Templari o semplicemente Templari, fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani medioevali.

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La nascita dell'Ordine si colloca nella Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096. In quell'epoca le strade della Terrasanta erano percorse da pellegrini provenienti da tutta Europa, che venivano spesso assaliti e depredati. Per difendere i luoghi santi e i pellegrini nacquero diversi Ordini religiosi. Intorno al 1118-1119 un pugno di cavalieri decise di fondare il nucleo originario dell'Ordine Templare, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme e assegnandosi anche la missione morale di riscattare il sangue che era stato versato lungo il cammino delle truppe europee (e malgrado le violenze commesse in seno al banditismo islamitico). L'Ordine venne ufficializzato nel 1129, assumendo una regola monastica, con l'appoggio di Bernardo di Chiaravalle. Il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l'Ordine Templare negli anni della sua maturità, fu sempre fonte di perplessità in ambito cristiano.

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Motto latino dei cavalieri templari:
"Non a noi, non a noi Signore dà gloria, ma al nome tuo"
(salmo 114,1 della Bibbia CEI; salmo 115,1 della Bibbia Diodati)


L'ordine Templare si dedicò nel corso del tempo alle attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell'epoca. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezza, l'ordine si fece nemico il re di Francia Filippo il Bello e andò incontro, attraverso un drammatico processo, alla dissoluzione definitiva tra il 1312 e il 1314.
I templari erano identificabili per la loro sopravveste bianca, a cui in seguito si aggiunse una distinta croce rossa ricamata sulla spalla, che assunse infine grandi dimensioni sul torace o sulla schiena, come si vede in molte rappresentazioni dei cavalieri crociati. Accanto alla croce rossa in campo bianco, fra i simboli dei templari c'era il beauceant.

Struttura dell'ordine
Nel corso della sua esistenza l'Ordine Templare svolse sostanzialmente tre azioni: l'attività militare, la coltivazione delle terre, la gestione di sistemi economici e finanziari. Queste azioni furono consentite dalla formazione di un'imponente struttura territoriale, organizzativa ed economica, che interessò non solo il Vicino Oriente, ma anche una grande parte delle regioni europee. Il mantenimento di un ingente gruppo di armati in Terrasanta richiedeva infatti un adeguato sforzo produttivo anche sul continente europeo, non solo per rifornire di vettovagliamenti le milizie, ma soprattutto per sostenere i costi legati alle armi, ai cavalli, alla flotta navale, alle attrezzature di servizio e alla costruzione di edifici e fortificazioni. I Templari usarono in realtà una cospicua parte delle loro ricchezze per costruire numerose fortificazioni in tutta la Terrasanta. In questa prospettiva la crescita dell'Ordine, che inizialmente si era retto sulle donazioni dei primi cavalieri, fu ben presto accentuata dal favore del papa Innocenzo II, che aveva concesso all'Ordine la totale indipendenza dal potere temporale, compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre al privilegio di rendere conto solo al pontefice in persona e alla possibilità di esigere le decime.
La presenza dei Templari sul territorio di entrambi i continenti, asiatico ed europeo, era assicurata dalle diverse sedi templari: le Precettorie, le Mansioni e le Case fortezza o “Capitanerie” (queste ultime due meno importanti delle Precettorie), largamente autonome dal punto di vista gestionale Precettorie e Mansioni distribuite in Oriente e in Occidente, Capitanerie soprattutto in Terrasanta. Nelle grandi capitali (Parigi, Londra, Roma e altre) vi erano le Case, ognuna delle quali aveva il controllo di una delle sette grandi province dall'Inghilterra alle coste dalmate in cui i templari avevano diviso la loro organizzazione monastica. Al massimo del loro fulgore arrivarono presumibilmente ad avere migliaia di sedi, distribuite capillarmente in tutta Europa e Medio Oriente, il che indica la loro notevole influenza economica e politica nel periodo delle Crociate.

Dal punto di vista organizzativo, si potevano distinguere sommariamente quattro tipologie di confratelli:

- i cavalieri, equipaggiati come cavalleria pesante;

- i sergenti, equipaggiati come cavalleria leggera, provenienti da classi sociali più umili dei cavalieri;

- i fratelli di mestiere e i fattori, che amministravano e operavano nelle le proprietà dell'Ordine;

- i cappellani, che erano ordinati sacerdoti e curavano le esigenze spirituali dell'Ordine.

Vari gradi di responsabilità di comando e amministrazione erano attribuiti al Maestro (Gran Maestro secondo una dizione diffusa ma inesatta), ai Commendatari, ai Siniscalchi, ai Marescialli, ai Gonfalonieri e ad altri ruoli. Alcuni confratelli si occupavano esclusivamente di attività bancarie, in quanto l'Ordine trattava frequentemente il denaro e le merci preziose connessi con lo svolgimento delle Crociate. La parte più significativa dei Cavalieri templari si dedicava tuttavia alle azioni militari ed erano probabilmente le unità da combattimento meglio addestrate e disciplinate del proprio tempo, precursori dei moderni corpi speciali o unità d'élite, identificabili, almeno per quanto riguarda i Templari delle origini, in una forma embrionale dei corpi di protezione civile e di difesa civile. A sostegno del corpo militare dell'Ordine venivano aggregate truppe ausiliarie, anche mercenarie, come i Turcopoli. Ciascun cavaliere disponeva sempre di due o tre sergenti che lo accompagnavano in battaglia e un gruppo di sei o sette scudieri per assisterlo sia in tempo di pace che di guerra, nonché di più cavalli.
A differenza della totalità degli altri ordini monacali, non sembra che i Templari abbiano dedicato una parte significativa del loro tempo all'elaborazione di testi o documenti, religiosi o d'altro genere: a parte le copie della Regola che ci sono pervenute, non lasciarono tracce consistenti del loro pensiero; in ogni caso, la damnatio memoriae a cui furono soggetti avrebbe nel tempo cancellato le loro produzioni. Il maggiore influsso dei Templari non fu comunque di tipo militare, quanto piuttosto di tipo culturale ed economico sotto il profilo della diffusione di strumenti economico-finanziari, con la distribuzione del reddito attraverso la creazione di posti di lavoro: con le abbazie ed i loro terreni agricoli, con la costruzione delle cattedrali, l'ordine portò sviluppo e lavoro in molte parti dell'Europa medioevale, attraverso un'estesa rete di succursali. Molti governi europei (ed italiani in particolare) ricorsero ai loro servizi per ottenere finanziamenti, per gestire le contabilità e le finanze pubbliche.

La regola
Le prime testimonianze sulla nascita dei Templari non consentono di definire con certezza se essi si fossero aggregati sulla base di una regola precisa. Solo durante il Concilio di Troyes del 1129 essi assunsero una regola di forma monastica, avallata anche dall'appoggio di Bernardo di Chiaravalle, sostanzialmente basata su alcuni elementi della Regola di San Benedetto.
Della Regola Templare originale possediamo alcuni esemplari, redatti in latino, in quel periodo storico lingua ufficiale usata nei testi formali, religiosi e laici. Versioni successive privilegiano invece la lingua francese. I testi che ci sono pervenuti conservano le tracce di un rimaneggiamento: agli originali cinquanta capitoli, formalmente conclusi dall'esortazione di osservanza rivolta ai destinatari, risultano aggiunti altri ventidue capitoli, una sorta di appendice, dotata di un secondo prologo.
I tre classici voti degli ordini monastici - povertà, obbedienza e castità – non risultano esplicitamente espressi. La formulazione della castità appare solo nei capitoli dell'appendice e sembra soprattutto volta a scoraggiare la convivenza fra fratres e sorores (cap. 56), implicitamente ammessa però come usanza pregressa, da evitare per il futuro. Risulta esplicito il consenso all'ingresso degli uomini sposati (cap. 55) e alla possibilità di una adesione temporanea all'Ordine, sostanzialmente inconciliabile con una castità permanente. Si scoraggia poi, sempre in appendice, la frequentazione e l'intimità con donne, madri comprese (cap. 72). In merito alla povertà, si esortano i cavalieri a donare tutti i loro beni (solo metà se sposati) a sostegno dell'Ordine, consentendo però il possesso di terre e l'asservimento di uomini e agricoltori (cap. 51).
In altri testi posteriori si ammette anzi che sia giustificata la pratica del bottino di guerra. In relazione all'obbedienza, appare chiaro l'intento di conservare una disciplina collettiva, con limiti soprattutto indirizzati all'ostentazione degli abiti e degli accessori, al decoro personale, alle regole quotidiane, alla preghiera, all'alimentazione e alla solidarietà collettiva. Preciso è il divieto alla pratica di atti di violenza superflua (caccia e uso di archi e balestre - cap. 46 e 47). Le successive versioni della regola pervenute, redatte in francese, risultano molto più dettagliate e ricche di prescrizioni inerenti soprattutto la vita militare, risultando più adatte ad un Ordine ormai altamente strutturato.



Storia

Origini
La nascita dell'Ordine è da collocarsi territorialmente e storicamente nella Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata, indetta da papa Urbano II al concilio di Clermont, nel 1096. In quell'epoca le strade della Terrasanta erano infestate da predoni e fanatici musulmani, che assalivano e depredavano i pellegrini. Nel 1099 i cristiani riconquistarono la Terra Santa in mano ai musulmani. L'opinione generale, però, era che la situazione, col tempo, sarebbe peggiorata: la maggior parte dei cavalieri di ritorno in Europa sarebbe stata attaccata; le esigue milizie cristiane rimaste nei territori conquistati si sarebbero dovute arroccare nei pochi centri abitati.
Alla fine dello stesso 1099 si presentò il problema di come difendere i luoghi santi e quei pellegrini che vi giungevano da tutta Europa. Nacquero così diversi Ordini religiosi che si prefissero l'obiettivo di garantire l'incolumità dei devoti. Il primo Ordine fu quello dell'Ordine dei canonici del Santo Sepolcro, fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione. Successivamente vennero a costituirsi quello di San Giovanni dell'Ospedale, di Santa Maria di Gerusalemme o dei Teutonici e quello del Tempio, che, secondo teorie non da tutti accettate, risalirebbe agli anni 1118-1120.
Secondo la storiografia di fonte francese, Ugo di Payns, originario dell'omonima cittadina francese della Champagne, insieme al suo compagno d'armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, decise di fondare il nucleo originario dell'Ordine Templare, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme.
Secondo altre versioni, il fondatore fu Hugo de Paganis (nome che compare nel testo originale latino di Guglielmo di Tiro, che però pare non essere altro che la latinizzazione di Hugo de Payns) originario di Nocera, nell'odierna Campania.
La mancanza di documenti dell'epoca rende impossibile l'esatta ricostruzione dei primi anni dell'Ordine del Tempio. Dunque è solo possibile impostare la ricerca attraverso ipotesi e supposizioni, basate sui diversi documenti successivi.

« Durante il suo splendido regno [l'Autore sta parlando di Goffredo di Buglione] alcuni [cavalieri o crociati] decisero di non tornare fra le ombre del mondo, dopo aver così intensamente sofferto per la gloria di Dio. Di fronte ai principi dell'armata di Dio essi si votarono al Tempio del Signore, con questa regola: avrebbero rinunciato al mondo, donato i beni personali, rendendosi liberi di perseguire la purità e conducendo una vita comunitaria, con abiti dimessi, usando le armi solo per difendere le terre dagli attacchi incalzanti dei pagani, quando la necessità lo richiedeva. »
(Simone di St. Bertin Gesta degli Abati di San Bertino)

Con queste parole il cronista Simone di Saint Bertin, in data anteriore alla sua morte, 1140, documenta la nascita del gruppo di cavalieri che si votarono al Tempio del Signore. Simone è contemporaneo agli eventi di cui tratta e, sulla base delle sue parole, pone la data di nascita dell'Ordine nel 1099, prima della morte di Goffredo di Buglione, che aveva rifiutato di essere re della città santa, per assumere il titolo di Avvocato di Gerusalemme. Simone associa questa nuova milizia al Tempio avvalorando così la qualifica di templari, rivelando anche una forma comunitaria di convivenza assai prossima al monachesimo.

« Nello stesso anno (1118), alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili, Ugo de Paganis e Goffredo di Santo Aldemaro... »
(Guglielmo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum)

In queste righe, scritte alla fine del XII secolo, Guglielmo di Tiro narra i primi anni dei pauperes milites Christi. La sua Historia, però, compilata successivamente alla fondazione della Nova Militia e durante il regno di Amalrico I di Gerusalemme (1162-1174), come quella di Giacomo di Vitry, vescovo di San Giovanni d'Acri (Historia orientalis seu Hierosolymitani scritta nel XIII secolo) non conobbe gli anni in cui i primi cristiani giunsero in Outremer per la riconquista della Terrasanta e non vide la nascita di quegli Ordini che tanti onori meritarono sul campo.
Uno dei pochi documenti coevi all'epoca di fondazione fu il testo della regola dei templari, conosciuto come Regola Primitiva, approvata nel 1129 con il Concilio di Troyes.

« ...pertanto, in letizia e fratellanza, su richiesta del maestro Ugo, dal quale fu fondata, per grazia dello Spirito Santo, convenimmo a Troyes da diverse province al di là delle montagne, nel giorno di S. Ilario, nell'anno 1128 dall'incarnazione di Cristo, essendo trascorsi nove anni dalla fondazione del suddetto Ordine, ci riunimmo a Troyes, sotto la guida di Dio, dove avemmo la grazia di conoscere la regola dell'Ordine equestre, capitolo per capitolo, dalla bocca dello stesso Maestro Ugo. Pur nella nostra modesta conoscenza, approvammo ciò che ci appariva buono e utile. »
(Regola dei Templari)

La Regola Primitiva è stata tramandata in latino, come proposto nel Concilio di Troyes, nel 1129, e in antico-francese, datato fra il 1139 e il 1148. Il testo, seppur diffuso dagli stessi Templari, poco aiuta ad identificare con esattezza i momenti della fondazione. Il terzo capoverso del prologo di questa regola si riferisce al 1119 come anno di nascita dell'Ordine, ma lascia aperta la possibilità che l'inizio delle attività di protezione dei pellegrini possa essere avvenuta anche in tempi precedenti.
Un testo del 1468, Libro nel quale si dimostra la nobiltà dell'antica fameglia Amarelli Della Nobilissima Città di Rossano, custodito nella Biblioteca privata della Famiglia Amarelli, a Rossano, riporta la versione italiana di una lettera, firmata da Ugo de Paganis e datata 1103, nella quale si asserisce che la prima intenzione di costituire la milizia sia stata formulata a Goffredo di Buglione, nel 1099. Benché certificata da un sigillo notarile, e nota agli studiosi già nei secoli passati, la lettera è stata contestata e sottoposta ad un vaglio critico tuttora controverso.
Gli elementi di incertezza sono molteplici e gli studiosi non sono concordi sull'interpretazione di questi documenti. Anche il numero esatto dei cavalieri che vi aderirono è oggetto congetture non sempre concordi. Mentre il testo della Regola parla di sei cavalieri, la tradizione parla di nove cavalieri ("Nove uomini aderirono a questo patto santo e servirono per nove anni in abiti laici che i credenti avevano dato loro in elemosina."), ma tale numero avrebbe un significato soprattutto allegorico. La scarsa disponibilità di documenti non esime gli studiosi dal tracciare, comunque, una storia della sua fondazione, stando a testimonianze e scritti successivi, e alle motivazioni che spinsero alcuni cavalieri ad abbandonare gli agi di corte e ad abbracciare la povertà. Alcuni studiosi, comunque, collocano ufficialmente la fondazione nel 1118/1119. Sarebbe stato in quell'anno che il re Baldovino II di Gerusalemme avrebbe dato, secondo Giacomo di Vitry nel suo Historia orientalis seu Hierosolymitana, ai "poveri cavalieri di Cristo" alcuni locali del palazzo reale, presso la moschea di Al-Aqsà, situata in prossimità del Tempio di Salomone, dal quale l'ordine prese il nome. Resta comunque possibile che, pur senza una fondazione formale, i cavalieri possano aver iniziato ad operare fin dal 1099.
L'Ordine, in ogni caso, assunse reale importanza solo a partire dal 1126, in seguito al viaggio compiuto in Europa dal Maestro Ugo e con l'ingresso del conte Ugo di Champagne, quando iniziarono a pervenire donazioni e lasciti.
Ulteriore definizione del ruolo e delle prerogative dell'Ordine fu espressa il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II. La bolla fu di vitale importanza per l'Ordine dei cavalieri templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato e l'essere esente dal pagare tasse e gabelle.

Attività militare in Terrasanta
La parabola storica dei Cavalieri Templari è strettamente connessa con lo svolgimento delle Crociate. Se la fondazione dell'Ordine trova le sue ragioni nelle vicende legate alla conquista di Gerusalemme, lo svolgersi delle Crociate determina il suo sviluppo e vede i Cavalieri sempre più coinvolti negli eventi bellici. La fine dei Templari, al di là degli episodi sconcertanti che la caratterizzano, è la naturale conseguenza del termine dell'avventura in Terrasanta. Seppure con qualche approssimazione, è pertanto possibile tracciare una sequenza della loro storia militare sulla base dello svolgersi delle varie Crociate.

La Prima Crociata, la cui fase bellica durò dal 1096 al 1099, non vide i Templari in veste di corpo combattente, non essendo ancora stato creato formalmente il loro Ordine. Fu solo negli anni seguenti che essi organizzarono il loro contingente e si impegnarono prevalentemente nella protezione armata dei pellegrini. In tale veste i Cavalieri ricevettero i riconoscimenti e i favori dei primi re di Gerusalemme, fra i quali l'assegnazione dei locali presso la Moschea al-Aqsa, da parte di Baldovino I, re di Gerusalemme, e le prime donazioni in terre e di denaro. Solo verso il 1125 l'ambiente religioso europeo e i governanti di Gerusalemme si resero conto della loro potenzialità bellica. Il Maestro Ugo de Paganis fu inviato sul continente europeo, dal 1125 al 1129, per raccogliere adesioni, donazioni e denaro. La prima sortita militare dell'Ordine fu però disastrosa: la battaglia di Damasco, nel 1129, finì in un bagno di sangue, nel quale, secondo alcuni cronisti, venne trucidato l'intero corpo dei monaci combattenti.

La Seconda Crociata (1147) fu predicata da Bernardo di Chiaravalle che, dopo le esitazioni dei primi tempi, sembrava aver sposato la causa dei Crociati. Fu condotta da Luigi VII di Francia e dall'imperatore Corrado III. Un nuovo attacco a Damasco (1148) ebbe un secondo insuccesso e pose praticamente fine all'avventura dei due sovrani. Negli anni seguenti i Templari evolsero in un corpo combattente a tutti gli effetti. Protessero le forze crociate in rotta dopo la sconfitta di Cadmos (1148) e di Inab (1149). Entrarono in possesso di Gaza (1149) e parteciparono alla conquista di Ascalona (1153). Nel frattempo andava consolidandosi una fitta rete di castelli e di guarnigioni affidata ai Cavalieri templari. Fu il periodo della loro affermazione, attraverso vicende complesse e conflittuali. La bolla Omne Datum Optimum, del 1139, e le successive Milites Templi (1144) e Militia Dei (1145) avevano già da tempo dato all'Ordine un'autonomia e un'indipendenza che risultò sgradita a molti. Si creò una forte ostilità nei loro confronti che esplose in questo periodo. Fra il 1162 e il 1174 ebbe luogo un lungo contrasto con Amalrico I, re di Gerusalemme, che giunse ad impiccare dodici cavalieri colpevoli di aver ceduto una postazione militare in seguito ad un attacco nemico. La comparsa di Salah ad Din, il Saladino, capace di dare maggiore coordinamento alle forze musulmane locali, cambiò lo scenario della regione, portando alla disfatta nella battaglia di Hattin (1187, dopo la quale i Templari prigionieri furono ferocemente massacrati) e alla caduta di Gerusalemme. In precedenza gli Ordini cavallereschi avevano già subito una terribile sconfitta alle sorgenti di Cresson.

Una Terza Crociata fu indetta da papa Gregorio VIII nel 1187 e vide la partecipazione di Federico I Barbarossa, Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra, nel tentativo di riconquistare Gerusalemme e di contrastare i successi del Saladino. Nel 1191 i Templari si stabilirono ad Acri, riconquistata da re Riccardo, e nel settembre dello stesso anno, insieme agli Ospitalieri contribuirono in modo decisivo alla battaglia di Arsuf, dove il Saladino fu sconfitto e con lui il mito della sua invincibilità. Nel 1192 I Templari occuparono Cipro.

Nel 1199 ebbe inizio una serie di operazioni, intensamente volute da papa Innocenzo III e variamente attuate dalle signorie e dai regni europei, volte all'invio di armati verso il Vicino Oriente. La spedidizione che ne conseguì, da molti considerata come Quarta Crociata, non raggiunse mai la Terrasanta.

Eventi verificatisi fra il 1208 e il 1217 crearono le condizioni per l'attuazione di una nuova Crociata, solitamente individuata come la quinta. L'obiettivo della spedizione fu in realtà l'Egitto e il vari corpi di spedizione raggiunsero Damietta nel 1218. Il tentativo di conquistare la città vide coinvolti i Templari, ma la situazione strategica e tattica fu talmente sfavorevole che nel 1221, nonostante le velleità di Pelagio, l'esercito cristiano rinunciò all'impresa. I Templari, che pure persero il Maestro nei combattimenti, tennero una condotta non sempre limpida e si attirarono ostilità e polemiche che sarebbero riemerso per secoli, comparendo anche nei versi della Divina Commedia.

Nel 1225 l'imperatore Federico II, protagonista di un ripetuto e acceso contrasto con il papato, decise di recarsi in Terrasanta per riconquistare Gerusalemme. L'evento, usualmente indicato come Sesta Crociata, fu condotto sul campo diplomatico ed ottenne realmente la riconquista pacifica della Città Santa. Federico si autonominò re Con la sola eccezione della corte imperiale, l'intera vicenda suscitò un'ostilità generale, sia in campo islamico che in campo cristiano. Si creò un conflitto insanabile fra l'imperatore e i Templari, che avevano perso, oltre al ruolo ormai consolidato sui campi di battaglia, anche i diritti sui locali del Tempio, a causa degli accordi stipulati dall'imperatore. Nel 1244 l'impazienza di alcuni comandanti cristiani condusse il grosso delle forze crociate in un tragico scontro con forze islamiche inferiori, per numero e per organizzazione, a Herbiyya (o La Forbie). Nonostante il vantaggio numerico dei crociati, la loro sconfitta fu totale: dei trecento Cavalieri templari riuscirono a salvarsi solo una trentina di uomini. I vantaggi ottenuti durante anni di diplomazia, accortamente gestiti dagli Ordini cavallereschi e dai Templari in particolare, furono azzerati, riconducendo i cristiani del Medio Oriente in uno stato di profonda e disatrosa crisi.

Una successiva serie di spedizioni in Terrasanta, sotto la guida di Luigi IX di Francia, ebbe inizio nel 1249. Gli storici usano distinguere due episodi diversi, indicandoli come Settima e Ottava Crociata. Le navi crociate si diressero verso l'Egitto e Damietta, ancora in mani islamiche, fu rapidamente riconquistata. Sull'onda di questa vittoria i franchi non seguirono i consigli dei Templari, ma si gettarono sulla città di Mansura, senza le necessarie precauzioni (1250). Il disastro fu totale. Dei duecentonovanta cavalieri templari che avevano partecipato al combattimento pur avendo ripetutamente cercato di dissuadere i comandanti franchi, se ne salvarono solo cinque. Ma la tragedia continuò: in fase di ritirata i soldati cristiani furono attaccati e decimati. I prigionieri furono così numerosi (e fra questi il re Luigi) da creare un grave problema logistico ai vincitori. Nel 1266 avvenne la caduta di Safed, per opera di un cavaliere traditore.

Luigi IX promosse una seconda spedizione, indicata come Ottava Crociata. La spedizione partì da Aigues Mortes nel luglio del 1270. Il re sbarcò a Tunisi assieme al fratello Carlo I d'Angiò, ma l'assedio si prolungò molto: la peste e la dissenteria decimarono l'esercito e uccisero lo stesso re nell'agosto dello stesso anno.

Nel 1270 Edoardo I d'Inghilterra e Carlo d'Angiò, re di Sicilia, giunsero in Terrasanta con l'intento, rivelatosi tardivo, di soccorrere Luigi IX. Proseguirono nelle operazioni militari, cercando di sfruttare i dissidi variamente articolati fra Ugo III, formalmente re di Gerusalemme, i Templari e i veneziani. Fu riconquistata Acri, ma la situazione era confusa e i cristiani erano ormai in condizioni precarie su tutto il territorio. Nel 1291 alcuni cristiani attaccarono una carovana siriana provocando la morte di 19 mercanti musulmani. Il sultano mamelucco Khal#299;l (al-Malik al-Ashraf), che aveva invano richiesto un risarcimento, decise di porre sotto assedio Acri, ultimo avamposto crociato in Terrasanta. La città cadde dopo 43 giorni di resistenza. Dopo il massacro di almeno 60.000 cristiani, i Templari, in considerazione dello stato di debolezza territoriale conseguente, decisero di evacuare Tortosa e Athlit. Nel 1302 la perdita di Ruad e il massacro della guarnigione templare pose definitivamente fine alle Crociate e all'avventura dei cristiani in Terrasanta. Sporadici tentativi e velleitari pronunciamenti dei decenni successivi non avrebbero incitato nessuno ad imbracciare nuovamente le armi in nome della fede. La ragione stessa dell'esistenza dei Poveri Cavalieri aveva cessato di esistere.

Pochi anni dopo, nel 1307, con l'arresto dei Templari in Francia, sarebbe iniziato il processo di dissoluzione dell'Ordine, concluso nel 1314 con l'esecuzione di Jacques de Molay e di Geoffrey de Charnay. L'archivio templare di Cipro sarebbe stato distrutto nel 1571, dagli Ottomani, cancellando la memoria diretta dei molti eventi che avevano coinvolto i Cavalieri.
Oltre che in Palestina, l'Ordine combatté successivamente anche nella Reconquista di Spagna e Portogallo, guadagnandosi estesi possedimenti e numerosi castelli lungo le frontiere tra le terre cattoliche e quelle musulmane. Arrivarono ad ereditare, insieme con gli altri Ordini militari, il Regno d'Aragona che però rifiutarono dopo lunghe trattative.
I templari erano identificabili per la loro sopravveste bianca, a cui in seguito si aggiunse una distinta croce rossa ricamata sulla spalla, che assunse infine grandi dimensioni sul torace o sulla schiena, come si vede in molte rappresentazioni dei cavalieri crociati.

Caduta e soppressione
L'Ordine dopo la definitiva perdita di Acri e degli Stati Latini in Terra Santa nel 1291 si avviava al tramonto: la ragione fondamentale per la quale era nato, due secoli prima, era ormai venuta meno. Il suo scioglimento, tuttavia, non fu mosso per via ordinaria dalla Santa Chiesa, ma attraverso una serie di accuse infamanti esposte dal re di Francia Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare, riducendo nel contempo il potere della Chiesa.
Il 14 settembre 1307 il re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del Regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei loro beni, che vennero eseguite il venerdì 13 ottobre 1307. La mossa riuscì in quanto viene astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati.
Le accuse che investirono il Tempio erano infamanti: sodomia, eresia, idolatria. Vennero in particolare accusati di adorare una misteriosa divinità pagana, il Bafometto (o Banfometto, forse la storpiatura in lingua occitana di Maometto). Nelle carceri del re gli arrestati furono torturati finché non iniziarono ad ammettere l'eresia. Il 22 novembre 1307 il papa Clemente V, di fronte alle confessioni, con la bolla Pastoralis præminentiæ ordinò a sua volta l'arresto dei templari in tutta la cristianità.
Il 12 agosto 1308 con la bolla Faciens misericordam furono definite le accuse portate contro il Tempio. Il re fece avviare dal 1308 sino al 1312, grazie anche alla debolezza di papa Clemente V, diversi processi tesi a dimostrare le colpe dei cavalieri rosso-crociati di Parigi, Brindisi, Penne, Chieti e Cipro. Nel generale clima di condanna ci fu l'eccezione rappresentata da Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna e responsabile del processo per l'Italia settentrionale: egli assolse i cavalieri e condannò l'uso della tortura per estorcere confessioni (concilio provinciale di Ravenna, 1311).
L'Ordine fu ufficialmente soppresso con la bolla Vox in excelso del 3 aprile 1312 ed i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri il 2 maggio seguente (bolla Ad providam). Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine, il quale in un primo momento aveva confermato le accuse, le ritrattò spinto da un'ultima fiammata di orgoglio e dignità, venendo arso sul rogo assieme a Geoffrey de Charnay il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Parigi, sull'isola della Senna detta dei giudei.

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Il rogo sul quale arsero vivi l'ultimo Maestro
Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, acceso
su di un'isoletta sulla Senna a Parigi, davanti
alla Cattedrale di Notre Dame, il 18 marzo 1314
(manoscritto della fine del XIV secolo)


Filippo il Bello distrusse il sistema bancario dei templari, e, benché una bolla papale avesse trasferito tutti gli averi dei Templari agli Ospitalieri, riuscì ad addurre a sé parte del tesoro. Questi eventi e le originali operazioni bancarie dei templari sui beni depositati, che furono improvvisamente mobilitati, costituirono due dei molti passaggi verso un sistema di stampo militare per riprendere il controllo delle finanze europee, rimuovendo questo potere dalle mani della Chiesa. Visto il destino dei templari, gli Ospitalieri di San Giovanni furono ugualmente convinti a cessare le proprie operazioni bancarie.
Molti sovrani e nobili inizialmente sostennero i cavalieri e dissolsero l'Ordine nei loro reami solo quando fu loro comandato da papa Clemente V. Roberto I, re degli Scoti, era già stato scomunicato per altri motivi e quindi non era disposto a prestare attenzione ai comandi papali; di conseguenza, molti membri dell'Ordine fuggirono in Scozia; in Portogallo i Cavalieri e il patrimonio del loro ordine confluirono in un nuovo ordine, fondato col permesso del Papa per combattere contro i mori nell'Algarve, l'"Ordine del Cristo". Il principe Enrico il Navigatore (1394 - 1460) guidò per vent'anni, fino alla propria morte, tale ordine, utilizzandone il denaro per organizzare la prima scuola per navigatori, preparando la via alla supremazia marittima portoghese che porterà alle grandi esplorazioni cinquecentesche. In Spagna, dove il re a sua volta si opponeva all'incorporazione del patrimonio templare da parte dell'Ordine degli Ospitalieri, l'Ordine di Montesa subentrò a quello dei templari.

Persecuzione e perdono
templari furono accusati di "connivenza col nemico", in quanto spesso strinsero rapporti di buon vicinato, se non di amicizia, con signori musulmani. Con alcuni di loro, come Usama ibn Munqidh, arrivarono a veri e propri favori, come quello di concedergli di pregare nella Cupola della Roccia, benché già trasformata in chiesa cristiana.
È tuttora aperto il dibattito sulla fondatezza delle accuse di eresia formulate agli appartenenti dell'Ordine. I templari furono accusati di rinnegare Cristo, di sputare sulla Croce, di praticare la sodomia e di adorare un idolo barbuto, il Baphomet o Bafometto. Il maestro Jacques de Molay, che aveva ceduto inizialmente di fronte alla marea di accuse, si riebbe e rigettò le sue parziali ammissioni. Ma era tardi, il rogo accolse il maestro e i suoi dignitari e l'Ordine fu sciolto.
Studi recenti accreditano sempre più la teoria secondo la quale la vera causa della fine dei templari fu dettata dalla volontà di impossessarsi del loro patrimonio, tesi peraltro già sostenuta da Dante Alighieri nel canto XX del Purgatorio, e si concretizzò attraverso una cospirazione indotta dal re di Francia Filippo IV il Bello. Infatti, mentre il re si trovava quasi in bancarotta e il popolo francese era esasperato per la grave crisi economica, accentuata dalla svalutazione della moneta ad opera del re medesimo, l'Ordine risultava proprietario di terre, castelli, fortezze ed abbazie: un tesoro immenso. Fu probabilmente il sovrano che, dopo aver tentato inutilmente di entrare a farne parte, incaricò i propri consiglieri (capeggiati dall'astuto Guglielmo di Nogaret) di formulare delle precise accuse contro l'Ordine e di richiedere l'intervento del papato, da poco trasferitosi in Francia. Quando la Chiesa si rese conto dell'errore nella condanna e di essere stata manipolata, fu troppo tardi.
La studiosa italiana Barbara Frale ha rinvenuto agli inizi degli anni duemila negli Archivi vaticani un documento, noto come pergamena di Chinon, che dimostra come papa Clemente V intendesse perdonare i templari nel 1314 assolvendo il loro maestro e gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo. Il documento appartiene alla prima fase del processo, nella quale il pontefice ancora sperava di poter salvare l'ordine, seppure a costo di assoggettarlo ad una profonda riforma. L'inchiesta di Chinon, in ogni caso, ribadisce le pratiche indecenti e gli sputi sulla croce effettuate come rito d'iniziazione all'ingresso di un novizio nell'Ordine, pratiche di ancora dubbia origine e motivazione.

Organizzazione e diffusione dei Templari

Crescita dell'Ordine e ramificazione in Europa
Per oltre due secoli, i Cavalieri templari, grazie anche ai concili loro favorevoli (Concilio Pisano, 1135 e Lateranense II, 1139), acquisirono - attraverso lasciti, donazioni e altre forme di liberalità laiche ed ecclesiastiche - terre, castelli, casali in quantità tali da farli diventare l'Ordine più potente, dunque invidiato e temuto, dell'epoca. La bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II del 29 marzo 1139 fu di vitale importanza per l'Ordine dei cavalieri templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato e l'essere esente dal pagare tasse e gabelle. Essi avviarono con meticolosità e professionalità la loro organizzazione nell'intero Occidente, trasformandolo in un gran magazzino per l'approvvigionamento dell'Oltremare, costituendo in tutti gli stati d'Europa propri insediamenti agricoli, economici e politici.

Grandi insediamenti ed edilizia templare
Un alone di leggenda ha sempre circondato le attività templari nel campo dell'edificazione di grandi strutture militari e religiose. Il mito delle segrete tecnologie, trovate nelle fondamenta del Tempio ed utilizzate dai Templari per realizzare opere edilizie eccezionali, non poggia su nessun dato reale, ma certamente trova una certa comprensibile suggestione nelle imponenti opere realizzate in Terrasanta per presidiare il territorio, dai monti dell'Amano, fino alle regioni a sud di Gerusalemme.

Strutture militari
In campo militare, come gli altri Ordini cavallereschi, i Templari realizzarono castelli, ribat, cittadelle fortificate, posti di guardia in genere, con caratteristiche di grande solidità e di notevole funzionalità bellica. Da questi presidi erano pronti a partire piccoli drappelli o grandi corpi militari, per le azioni di soccorso o di protezione dei pellegrini e degli eserciti cristiani.
Gli insediamenti più significativi furono, secondo i dati disponibili, oltre quaranta, distribuiti strategicamente sui confini della Terrasanta, in prossimità delle vie di comunicazione più frequentate o delle aree militarmente più critiche. Parte di essi era localizzato nella zona settentrionale, nella regione di Antiochia, partendo dal mare e giungendo ad est oltre il gruppo di rilievi del monte Amano. Fra essi rivestiva particolare importanza Bagras, in prossimità del passo di Belen. Più a sud, non lontano da Tripoli, si trovavano Tortosa, Al-Arimah e Chastel Blanc (Safita). In Galilea furono affidati ai Templari i castelli di Safed, e di Chastellet, presso il Guado di Giacobbe. In prossimità del mare si localizzavano Atlit e Destroit, quest'ultimo ritenuto storicamente il primo presidio dei Templari. Oltre il Giordano si localizzava Ahamant. Lungo la costa i Cavalieri Templari disponevano anche di strutture fortificate ad Acri, a Cesarea, ad Ascalona, a Tripoli.
Sotto il profilo strategico, i più importanti erano ritenuti Bagras, Tortosa e Safed, ma l'intera rete consentiva un controllo capillare del territorio. Il piccolo isolotto di Ruad, arido e privo di sorgenti d'acqua, ma potentemente fortificato, fu l'ultimo ad essere abbandonato dai Templari, nel 1303, sotto l'impeto degli invasori Mamelucchi.

Edifici religiosi
Se l'architettura militare si localizza prevalentemente in Terrasanta, l'edilizia religiosa trova importanti realizzazioni anche nelle regioni europee. Esiste una molteplice varietà di chiostri, chiese e cappelle che in genere risentono delle forme architettoniche proprie dei tempi e dei luoghi di edificazione. Fra queste possono essere citate le modeste cappelle di Frosini, nel senese, di Magrigne, presso St. Laurent d'Arce, di Santa Croce ad Ascoli Piceno, di San Bevignate a Perugia. Di maggiore dimensione e di più ricca fattura, si possono citare Santa Maria La Major, di Villamuriel di Cerrato, Santa Maria La Blanca, di Villalcazar de Sirga, di San Pietro alla Magione a Siena, di San Jacopo in Campo Corbolini a Firenze. Più articolato è il complesso di Ognissanti a Trani, considerato un insediamento non solo religioso ma anche militare, preesistente alla creazione dell'Ordine utilizzato fin dai tempi della Prima Crociata, per l'imbarco delle truppe crociate, e poi passato alla gestione templare. Occorre tuttavia precisare che tale complesso è ritenuto templare solo dalla tradizione, non vi è alcun documento nel quale si menzionino legami tra l'abbazia di Ognissanti e i cavalieri del Tempio.
Un secondo gruppo di chiese e cappelle, di grande rilevanza architettonica, appare più chiaramente ispirato alla forma ottagonale della Cupola della Roccia, che i Templari osservarono a lungo sulla spianata del Tempio, a Gerusalemme, in prossimità della loro residenza nella Moschea Al-Aqsà. Il nome Templari con cui i Cavalieri sono popolari allude infatti al loro storico quartier generale non lontano dalla Cupola della Roccia (Qubbat al-Sakhr#257;'), santuario islamico in cima al Monte Moriah a Gerusalemme. L'area circostante è sacra ad ebrei e cristiani come Monte del Tempio così come ai musulmani, che usano il nome di Monte Majid (o al-#7716;aram al-Šar#299;f). Si credeva erroneamente che la Cupola della Roccia e la vicina moschea di Al-Aqsà costituissero i resti del biblico Tempio di Gerusalemme. Il Templum Domini con la sua pianta centrale, di forma ottagonale divenne il modello per molte chiese edificate successivamente dai Cavalieri. Fra queste realizzazioni si annoverano: Santa Maria di Eunate, in Spagna, la Cappella templare di Laon, la Cappella Templare di Metz, la Round Church del Tempio di Londra, San Michele di Fulda (Germania), la Cappella di Athlit, Vera Cruz di Segovia.

Organizzazione agricola
In funzione delle attività militari i Templari crearono un grande sistema agricolo e produttivo. Le aziende agrarie del Tempio si chiamavano casali, grange, masserie. I casali della Puglia talora ricordavano le fattorie fortificate d'Outremer. I templari davano da lavorare le loro terre a concessionari (conductores); ma, dove il personale delle commende rurali era più numeroso, essi coltivavano direttamente il suolo. In tal caso, secondo il modello cistercense, si ricorreva al lavoro dei campi ai membri più umili dell'Ordine, quando non addirittura alla manodopera servile, rappresentata dai contadini Saraceni del regno di Sicilia o di Siria. L'allevamento del bestiame da carne, da latte, da lana e da lavoro costituiva una voce primaria nel bilancio del Tempio: le fertili campagne della Puglia offrivano ricchi pascoli alle mandrie di buoi e bufali di proprietà dei templari, mentre in Toscana le loro greggi di pecore praticavano la transumanza; allevamenti di suini nei boschi del Tempio erano infine segnalati in Piemonte, come in Sicilia. Le colture più diffuse erano quelle dei cereali, della vite, dei legumi. Generalmente in Italia la produzione agricola dell'Ordine serviva al consumo interno, le eccedenze erano destinate alla vendita e parte del ricavato veniva versato al tesoro centrale sotto forma di responsiones; ma è soprattutto dai porti della Puglia che nella seconda metà del Duecento salpavano navi cariche di cereali e legumi, per andare a rifornire le case dei templari in Siria, rese sempre più dipendenti dalle occidentali sotto l'aspetto alimentare a causa della progressiva perdita di territori e aree coltivabili a vantaggio dei Saraceni. Dopo la catastrofe del 1291 divenne Cipro la destinazione delle vettovaglie pugliesi.

Attività bancarie
I templari entrarono nelle attività bancarie quasi per caso. Quando dei nuovi membri si univano all'ordine, generalmente donavano ad esso ingenti somme di denaro o proprietà, poiché tutti dovevano prendere il voto di povertà. Grazie anche ai vari privilegi papali, la potenza finanziaria dei Cavalieri fu assicurata dall'inizio. Poiché i templari mantenevano denaro contante in tutte le loro case e templi, fu nel 1135 che l'ordine cominciò a prestare soldi ai pellegrini spagnoli che desideravano viaggiare fino alla Terra Santa.
Il coinvolgimento dei Cavalieri nelle attività bancarie crebbe nel tempo verso una nuova base per il finanziamento, dato che fornivano anche servizi di intermediazione bancaria.
Sotto l'aspetto economico-finanziario, i templari rivestirono un ruolo così importante da arrivare a "prestare" agli stati occidentali ingenti somme di denaro e gestire perfino "le casse" di stati come la Francia.
Un'indicazione dei loro potenti legami politici è che il coinvolgimento dei templari nell'usura non portò a particolari controversie all'interno dell'ordine e nella Chiesa in generale. Il problema dell'interesse fu generalmente eluso grazie ai complicati tassi di cambio delle valute e grazie ad un accordo con cui i templari detenevano i diritti della produzione sulle proprietà ipotecate.
Le connessioni politiche dei templari e la consapevolezza della natura eminentemente cittadina e commerciale delle comunità d'oltremare portarono l'Ordine a raggiungere una posizione significativa di potenza, sia in Europa che in Terrasanta. Il loro successo attrasse la preoccupazione di molti altri Ordini, come pure della nobiltà e delle nascenti grandi monarchie europee, le quali a quel tempo cercavano di monopolizzare il controllo del denaro e delle banche, dopo un lungo periodo nel quale la società civile, specialmente la Chiesa ed i suoi ordini, aveva dominato le attività finanziarie. Le tenute dei templari erano estese sia in Europa che nel Medio Oriente e tra queste vi fu, per un certo periodo, l'intera isola di Cipro.

Sistema navale
La necessità di trasporto delle vettovaglie, degli uomini, dei cavalli e delle armi generò la necessità di istituire un vasto ed articolato sistema di navigazione, sia per i Templari che per gli altri Ordini cavallereschi. Si ricorse sostanzialmente alle due principali categorie di navi in uso nel medioevo:

Le navi lunghe (galee) destinate agli scopi bellici, dalle forme allungate, spinte soprattutto dai remi, con l'eventuale ausilio di una vela, in genere la vela latina, triangolare, reintrodotta dagli arabi, che permetteva di navigare parzialmente contro vento. Gli equipaggi giungevano fino a 250 uomini, in genere prigionieri di guerra resi schiavi e incatenati permanentemente ai remi.

Le navi tonde erano destinate fondamentalmente al trasporto di materiali e, occasionalmente, di truppe e animali. Corte, tozze e panciute, era mosse a vela e aveva un equipaggio più ridotto, Nel caso specifico del trasporto dei cavalli le navi erano attrezzate con un grande portellone laterale, che permetteva di movimentare gli animali. Durante il viaggio le fessure del portellone venivano accuratamente calafatate.

Le navi degli Ordini cavallereschi si prestarono occasionalmente anche ad attività corsare e di pirateria.

La diffusione in Italia
La vastissima diffusione delle sedi dell'Ordine, in Europa ed anche in Italia, fu legata anzitutto alla necessità di mantenere attiva in Terrasanta la forza combattente, in termini economici e finanziari. La maggioranza degli insediamenti era rivolta alle colture agricole, ma non mancavano le sedi dedicate alla gestione amministrativa delle proprietà, al reclutamento, o al controllo di attività complementari, come l'allevamento di cavalli da trasporto e da combattimento, o le attività metallurgiche connesse con la produzione di armi. La presenza delle sedi templari in Italia ammontava ad almeno 200 località, dal nord al sud. Nel nord si annoveravano, fra gli altri, Milano, Piacenza, Ferrara, Torino, Trieste, Venezia. Fra gli edifici dell'Ordine tuttora meglio conservati si segnala la commenda di Castel Negrino, ad Aicurzio. Vasta la diffusione in Toscana, dove rivestiva un particolare ruolo la sede di Frosini, nel senese, in prossimità delle Colline Metallifere, dove si estraevano metalli di particolare interesse e valore commerciale, ferro, rame e allume. In Italia centrale si trovavano gli insediamenti di Perugia, di Roma, di Civitavecchia. Se la presenza nel nord rivestiva un aspetto eminentemente agricolo, le sedi più meridionali erano spesso connesse con i trasferimenti verso la Terrasanta. L'Ordine approdò precocemente anche nel Regno di Sicilia e vi si diffuse in epoca normanna, successivamente al 1139, anno in cui fu raggiunta la pace tra Ruggero II d'Altavilla (fedele alla causa di Anacleto II) ed Innocenzo II. La Puglia fu la regione italiana che prima fra le altre accolse le domus gerosolimitane rosso-crociate grazie all'importanza strategica e commerciale dei suoi porti e delle sue città. Tutto il Meridione d'Italia venne compreso inizialmente nella provincia templare d'Apulia e, solo in epoca sveva, indicato quale provincia d'Apulia e Sicilia. Tra le prime fondazioni dell'ordine, oltre quella di Trani, va ricordata la casa di Molfetta (documentata nel 1148), Minervino Murge (documentata con un atto di proprietà, infatti, qui un gruppo di templari acquistò dei terreni coltivabili), Barletta (1169), Matera (1170), Brindisi (1169) con possedimenti nel leccese, Bari, Andria, Foggia (nel periodo di transizione normanno-svevo), Troia (anteriore al 1190), Salpi (documentata nel 1196) e Monopoli (documentata nel 1292). Tra le sedi più importanti, va menzionata la Casa templare di Barletta, che ricoprì il ruolo di Casa Provinciale sino al processo del 1312.

Ordini moderni e rivendicazioni di discendenza
Alla tradizione dei cavalieri templari si rifanno numerosi e variegati gruppi e associazioni, talora rivendicando una qualche forma di derivazione diretta dall'ordine. Si tratta di un fenomeno moderno che va sotto il nome di templarismo o neotemplarismo, sorto a partire dal XVIII secolo in Francia, in coincidenza con la diffusione dell'Illuminismo.
Le moderne associazioni neotemplari sono laiche, e pur richiamandosi spesso ai valori religiosi cristiani e caritativi, non hanno alcun tipo di riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa cattolica. Altri gruppi neotemplari sono invece caratterizzati da uno stampo massonico e, specie nel mondo anglosassone, da un'aperta ostilità nei confronti della Chiesa cattolica. Occorre anche tenere presente che papa Clemente V con la bolla Vox in excelso, emessa durante il Concilio di Vienne del 1312, con la quale sopprimeva l'Ordine del Tempio, ha espressamente proibito qualsiasi forma di ricostituzione dello stesso, sotto pena di automatica scomunica, in modo perenne e irrevocabile.
Altra caratteristica che accomuna molti dei gruppi neotemplari è poi un'alta conflittualità l'uno rispetto all'altro, dato che molti di essi rivendicano di essere gli unici "autentici" eredi degli antichi templari, a scapito degli altri. Non esiste tuttavia alcuna prova storicamente accertata della sopravvivenza dell'Ordine Templare dopo il 1314, né del resto appare possibile tracciare, dopo quasi sette secoli dall'abolizione di tale ordine religioso da parte del papa, una qualche forma di discendenza storicamente valida.
Molti gruppi neotemplari sostengono la tradizione che l'ordine sarebbe sopravvissuto nascostamente anche dopo la morte dell'ultimo Maestro, Jacques de Molay, il quale prima di affrontare il rogo avrebbe affidato la propria carica al cavaliere Jean-Marc Larménius (o de l'Armenie). Quest'ultimo avrebbe redatto un documento, la cosiddetta Charta di Larménius, che successivamente sarebbe stata via via firmata dai Maestri segreti succeduti nel tempo. La maggioranza degli storici tuttavia non riconosce l'autenticità del documento.
L'idea di una nascosta continuazione dell'ordine dei templari si è diffusa anche nella massoneria, in particolare in Francia e in Germania, e in alcuni casi riti massonici (come il Rito scozzese antico ed accettato e il Rito Scozzese Rettificato) adottano riferimenti templari. Alcuni ritengono che i templari siano all'origine sia dei riti che di vari rami cavallereschi della massoneria ma, malgrado alcuni storici abbiano tentato di disegnare una successione tra i due fenomeni storici, un collegamento di questo tipo non è mai stato provato; taluni studiosi che si sono occupati del problema, come Michele Moramarco, sono tassativi nel rigettare la "leggenda templare". La tesi di una prosecuzione segreta dell'ordine è stata definita da specialisti di storia medievale quali Régine Pernoud come «completamente demenziale» e legata a pretese e leggende «uniformemente sciocche».

Leggende
La rapida successione dell'ultimo diretto re della dinastia dei Capetingi di Francia tra il 1314 e il 1328, i tre figli di Filippo il Bello, ha portato molti a credere che la dinastia fosse maledetta, da cui il nome di "re maledetti" (rois maudits). Infatti Jacques de Molay, ultimo gran maestro dell'Ordine, mentre giaceva sulla pira, avrebbe maledetto il re Filippo e addirittura il Papa, profetizzando che sarebbero morti presto. Clemente in effetti morì un mese dopo di dissenteria e Filippo il Bello fu stroncato nel dicembre successivo dalle conseguenze di una caduta da cavallo. I commentatori dell'epoca, compiaciuti da un simile sviluppo della vicenda, riportavano spesso questa storia nelle loro cronache. Poiché, inoltre, sempre al momento della morte sul rogo, Jacques de Molay avrebbe dannato la casa di Francia "fino alla tredicesima generazione", in tempi più recenti si è diffusa la leggenda secondo cui l'esecuzione di Luigi XVI durante la Rivoluzione francese - che pose fine in qualche modo alla monarchia assoluta in Francia - sarebbe stata il coronamento della vendetta dei templari (alcuni storici sensazionalisti dell'epoca riportarono la notizia che il boia Charles-Henri Sanson, prima di calare la ghigliottina sulla testa del sovrano, gli avrebbe mormorato: «Io sono un Templare, e sono qui per portare a compimento la vendetta di Jacques de Molay»).
In realtà i Cavalieri templari in seguito alla loro scomparsa cessarono ben presto di fare notizia: già alla fine del XIV secolo ci si era dimenticati di loro e della loro triste fine. Solo molti secoli dopo, durante l'Illuminismo, il tema dei templari tornò in auge e la fama degli antichi cavalieri fu sommersa da leggende riguardanti segreti e misteri che si vogliono tramandati da prescelti fin dai tempi antichi. Forse i più noti sono quelli riguardanti il Santo Graal, l'Arca dell'Alleanza e i segreti delle costruzioni. Alcune fonti dicono che il Santo Graal sarebbe stato ritrovato dall'ordine e portato in Scozia nel corso della caduta dell'ordine nel 1307, e che ciò che ne rimane sarebbe sepolto sotto la Cappella di Rosslyn. Altre voci sostengono che l'ordine avrebbe ritrovato anche l'Arca dell'Alleanza, lo scrigno che conteneva gli oggetti sacri dell'antico Israele, compresa l'"asta di Aronne" e le tavole di pietra scolpite da Dio con i Dieci comandamenti.
Questi miti sono connessi con la lunga occupazione, da parte dell'ordine, del Monte del Tempio a Gerusalemme come loro quartier generale. Alcune fonti sostengono che avrebbero scoperto i segreti dei maestri costruttori che avevano costruito il tempio originale e il secondo tempio, nascosti lì assieme alla conoscenza che l'Arca sarebbe stata spostata in Etiopia prima della distruzione del primo tempio. Viene fatta allusione a questo in rappresentazioni nella Cattedrale di Chartres (considerata con le cattedrali di Amiens e Reims come uno degli esempi migliori di gotico), sulla cui costruzione ha avuto grande influenza Bernardo di Chiaravalle, che fu egualmente influente nella formazione dell'ordine. Ulteriori collegamenti sia sulla ricerca da parte dell'ordine dell'Arca che della relativa scoperta degli antichi segreti del costruire sono suggeriti dall'esistenza della chiesa monolitica di San Giorgio (Bet Giorgis) a Lalibela in Etiopia, tuttora esistente, la cui la costruzione è erroneamente attribuita ai templari. Vi è allo stesso modo una chiesa sotterranea che risale allo stesso periodo ad Aubeterre in Francia. Si stanno poi sviluppando speculazioni sulla possibilità che i Cavalieri templari avessero intrapreso viaggi in America prima di Colombo.
Alcuni ricercatori e appassionati di esoterismo ed ermetismo hanno sostenuto che l'ordine sarebbe stato depositario di "conoscenze segrete".[67] Secondo costoro, nei 200 anni della loro storia i monaci-militari si sarebbero rivelati anche un'organizzazione sapienziale esoterica e occultistica, custode di conoscenze iniziatiche. Inoltre, in quest'ottica, i templari sono stati collegati ad altri argomenti leggendari o fortemente controversi come Rosacroce, Priorato di Sion, Rex Deus, Catari, Ermetismo, Gnosi, Esseni e, infine, a reliquie o supposti insegnamenti perduti di Gesù tra cui la Sacra Sindone o il "testamento di Giuda". Alcuni ipotizzano che i Cavalieri del Tempio avrebbero avuto legami, oltre che con la tradizione esoterica di ispirazione cristiana ed ebraica, anche con organizzazioni mistico-esoteriche ispirate all'Islamismo.
La grande quantità di testi non rigorosi su questo tipo di teorie ha portato Umberto Eco ad affermare che "l'unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo."
Forse l'unico mistero di cui si debba fare approfondimento è come un ordine di guerrieri esperti con un esercito senza precedenti si sia lasciato distruggere senza abbozzare la più timida reazione, benché le avvisaglie di cospirazioni nei loro confronti da parte di Filippo il Bello ci fossero e fossero note. Con ogni probabilità, non si ribellarono perché il papa aveva tolto loro il suo appoggio ed essi, essendo un ordine cristiano e il simbolo della lotta per la fede, non vollero opporsi alla decisione di Clemente V, di cui rispettavano e riconoscevano l'autorità papale.

I templari nelle opere di fantasia
La suggestione per i Cavalieri templari e i misteri che sono stati a loro collegati (come il Graal) è un elemento centrale della trama di varie opere di fantasia, dai romanzi ai film, dai fumetti alle serie televisive. Celebri esempi ne sono il romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault (1988) e il film Indiana Jones e l'ultima crociata di Steven Spielberg (1989).
Una serie italiana a fumetti che ha esplorato a lungo i luoghi legati ai templari e i miti connessi è Martin Mystère, il detective dell'impossibile ideato da Alfredo Castelli nel 1982. Di recente l'interesse per il mito templare si è ulteriormente diffuso grazie alla sua riproposizione nel romanzo di Dan Brown intitolato Il codice da Vinci (The Da Vinci Code, 2003), trasposto in un film omonimo nel 2006, nel film Il mistero dei templari (National Treasure, 2004) e nella mini serie televisiva La maledizione dei Templari (2005). Anche le serie di videogiochi Broken Sword (dal 1996) e quella più recente di Assassin's Creed ne parlano, così come la serie Knights of the Temple.
Una delle prime opere di fantasia interamente dedicata a quest'ordine è I figli della valle (Die Söhne des Thales, 1806) di Zacharias Werner, uno dei principali tragediografi del primo romanticismo tedesco e autore di numerosi drammi fatalistici. I sei atti di questo lunghissimo dramma sono imperniati sulla fine dell'ordine dei Templari, alla vigilia della partenza dell'ultimo Maestro per la Francia dove troverà la morte. Al centro dell'opera spicca la figura carismatica di Jacques de Molay, con la sua rettitudine morale condotta fino all'estremo sacrificio. Il dramma suggerisce altresì un legame dei Cavalieri con i massoni (nella descrizione dettagliatissima, sebbene un po' fantasiosa, del cerimoniale di ammissione dei nuovi adepti che, per quanto basato sui documenti dell'epoca, presenta numerosi riferimenti a riti esoterici, soprattutto alla figura di Baffomet ed è per di più ambientato in una cripta sotterranea); allude anche ad una possibile sopravvivenza dell'ordine dopo la sua soppressione: alcuni testi fondamentali per l'ordine vengono infatti trafugati in segreto dal Gran Maestro e dai suoi sei sapienti e portati in Francia. Viene inoltre introdotta la figura di Robert d'Heredon, nobile scozzese espulso dall'ordine, che sarà presente all'esecuzione di Molay e porterà con sé i preziosi testi nella sua Madrepatria, dove secondo alcune leggende sarebbero ancora custoditi.

Gran maestri dell'Ordine del Tempio
Hugues de Payns (1118-24 maggio 1136)
Robert de Craon (1136-13 gennaio 1147)
Everard des Barres (1147-1151)
Bernard de Tremelay (1151-1153)
André de Montbard (1153-17 gennaio 1156)
Bertrand de Blanchefort (1156-1169)
Philippe de Milly (1169-3 aprile 1171)
Eudes de Saint-Amand (1171-18 ottobre 1179)
Arnau de Torroja (1179-30 settembre 1184)
Gérard de Ridefort (1184-1º ottobre 1189)
Robert de Sablé (1189-13 gennaio 1193)
Gilbert Hérail (1193-20 dicembre 1200)
Philippe de Plaissis (1201-12 novembre 1209)
Guillaume de Chartres (1209-26 agosto 1218)
Pierre de Montaigu (1218-1232)
Armand de Périgord (1232-1244)
Richard de Bures (1244-1247) (?)
Guillaume de Sonnac (1247-3 luglio 1250)
Renaud de Vichiers (1250-19 gennaio 1252)
Thomas Béraud (1252-25 marzo 1273)
Guillaume de Beaujeu (1273-18 maggio 1291)
Thibaud Gaudin (1291-16 aprile 1292)
Jacques de Molay (1292-18 marzo 1314)


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MessaggioInviato: 21/06/2012, 15:40 
IL BAFOMETTO

Fonte: http://www.templaricavalieri.it/bafometto.htm

I capi d’accusa del processo ai Cavalieri Templari hanno fatto sì che si generassero delle convinzioni in alcuni studiosi, ritenendo che essi praticassero riti blasfemi contro le immagini sacre o venerando idoli come il presunto "Bafometto".
Cos’era questo Bafometto, di cui si parla con insistenza nei processi svolti contro i Cavalieri Templari? Gli accusatori indicavano essere il Bafometto una testa barbuta dagli occhi di carbonchio; dal punto di vista etimologico la spiegazione più plausibile sembra essere la corruzione della parola Maometto, in quanto le moschee venivano chiamate Baphomeris. Tale idolo potrebbe essere un chiaro richiamo pagano come dimostra il Bafometto sul portale della chiesa di Saint-Merry a Parigi e su quello della chiesa di Sainte-Craix a Provins: un grazioso diavolo barbuto, con corna, alato, con artigli ed ermafrodito.
Ermafrodita è la figura presente nella grotta dei Cavalieri Templari (presso Padova) costruita in funzione di iniziazioni con battesimi dell’acqua e del fuoco. Una figura androgena, dal sesso maschile e seno ben sviluppato testimonia il dualismo esistente nell’universo: maschile/femminile, cielo/terra.

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Bafometto di Saint Merry

I Cavalieri Templari avevano stretto rapporti con la "Setta degli Assassini", un gruppo iniziatico ismailita che adorava una misteriosa divinità chiamata "Bafometto". Per alcuni il Bafometto altro non sarebbe stato che il Santo Graal.
Alcuni lo indicarono come una testa d’uomo conservata mediante trattamento a base d’erbe ed aromi, con la caratteristica di poter concedere oracoli una volta interpellata. Quindi per gli accusatori i Cavalieri Templari avrebbero adorato il profeta della religione islamica. Per questa accusa le prove furono che alcuni frati serventi e monaci ignoranti avevano sicuramente visto delle teste barbute venerate dai loro confratelli ma si trattava probabilmente di teste di santi raccolte in appositi reliquiari. In alcuni sigilli dei Cavalieri Templari sono raffigurate alcune teste barbute che, con tutta probabilità, si riferiscono al volto di Cristo; in una deposizione, il Templare Raynier de Larchant, interrogato il 20 ottobre 1307, affermò di aver visto il "Bafometto" una dozzina di volte e che prima dell’arresto dei Cavalieri Templari era conservato presso il Tempio di Parigi.
L’idolo venne descritto come una "testa barbuta", tutti i cavalieri l’avrebbero "baciata, adorata e chiamata Salvatore", anche se non si comprende se fosse un’effigie dipinta, una scultura o una testa "vera" imbalsamata. Quindi probabilmente si adorava il volto di Cristo e sembra certo che in alcune precettorie si conservassero copie dell’impronta sul lenzuolo, sull’esempio dell’acherotipa di Edessa e della stessa Sacra Sindone, portata in Occidente dai Cavalieri Templari.
Furono trovate alcune raffigurazioni che sono tuttora inspiegabili e possono generare ipotesi di culti di tipo gnostico praticati segretamente da alcuni Cavalieri Templari. Altre figure, in alcune sculture hanno caratteri tipicamente androgini. Sesso maschile e seno abbondantemente sviluppato, a testimoniare ancora una volta il dualismo esistente nell’universo , il maschile e il femminile, il cielo e la terra, e la stessa androginità del Creatore, al tempo stesso uomo e donna.
Un altro capo d’accusa contro i Cavalieri Templari, fu quello di praticare la sodomia. Cosa che in quel periodo storico veniva praticata da una buona parte del clero e dei monaci. Inoltre se alcuni Cavalieri Templari praticavano la sodomia non per questo era colpevole tutto l’Ordine. Inoltre il bacio dato sul fondo schiena, non aveva nulla di blasfemo. Nelle religioni orientali è proprio in quel punto che trova posto la "kundalini", il centro delle forze vitali dell’uomo. È probabile dunque che il bacio dato in quel punto avesse un carattere simbolico.
Per quanto riguardava l’accusa di rinnegare Cristo e sputare sulla croce prima di essere ammessi nell’Ordine bisogna dire che anche il Gran Maestro Jacques de Molay dichiarò che al momento della sua ammissione il fratello Humert fece "portare una croce di bronzo su cui era la figura del Crocefisso e m’ingiunse di rinnegare il Cristo rappresentato su quella croce…"; anche Hugues de Pairaud ammise circostanze analoghe: " Poi il fratello Giovanni mi mostrò una croce con l’immagine di Gesù Cristo e mi disse di rinnegare colui che era raffigurato in tal modo e di sputare sulla croce…"; anche Goffredo de Charney, precettore di Normandia, che morì sul rogo insieme a Jacques de Molay disse: " mi fu recata una croce con l’immagine di Gesù Cristo ed il fratello Almarico mi disse di non credere in colui che vi era rappresentato, poiché era un falso profeta e non Dio".
Analoghe dichiarazioni furono fatte anche da Goffredo di Gonneville, precettore di Aquitania e Poitou, e da Rinaldo di Tremelay, priore del Tempio di Parigi.
E’ di massima importanza il fatto che non veniva rinnegata la croce in se stessa, ma colui che era rappresentato sulla croce.
Quindi i Cavalieri Templari distinguevano un Cristo, indubbiamente di origine divina da un altro, evidentemente umano, mandato a morire sulla croce.
Forse nei sotterranei del Tempio di Salomone i Cavalieri Templari trovarono qualche documento comprovante che l’uomo morto sulla croce non fosse stato Gesù.
I Cavalieri Templari ebbero profonde conoscenze in campo occulto e nel costruire immense cattedrali gotiche.
La società medievale si esprimeva a un livello "essoterico" e a un altro più elevato, "esoterico", dove solamente chi possedeva certe nozioni poteva arrivare a comprendere il complesso messaggio teologico o le allegorie morali sottostanti.
Questo simbolismo fu espresso tanto nelle piccole chiese dei Cavalieri Templari come nelle grandiose cattedrali gotiche. È chiaro, quindi, che i Cavalieri Templari ebbero il proprio esoterismo.


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LA CAPPELLA DI ROSSLYN

Fonte: http://www.templaricavalieri.it/cappella_rosslyn.htm

La prova che forse l'avventura dei Cavalieri Templari non si sia chiusa col rogo del loro ultimo Gran Maestro Jacques de Molay a Parigi (1314) si trova in Scozia, a Rosslyn, a circa 16 km da Edimburgo. Rosslyn e la sua famosa cappella sembrano fatte apposta per custodire nei secoli un importante segreto. Infatti in gaelico, l’antica lingua celtica usata dagli scozzesi, "Rosslyn" vorrebbe dire: "Antica conoscenza tramandata di generazione in generazione".
Rosslyn, una località già considerata sacra dai Celti, le sue pietre e le sue sculture sembrano davvero nascondere un antico sapere e, forse, anche un tesoro. Di sicuro la cappella nasconde molti richiami a culti babilonesi ed egiziani, riferimenti celtici e scandinavi, mistica ebraica e cristiana.

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La Cappella di Rosslyn è stata costruita in soli quattro anni, tra il 1446 e il 1450, da un signore locale: il Conte William di St. Clair. William di St.Clair, sepolto nella cripta di questa cappella.
Come molti altri membri della famiglia dei St. Clair, William riposa nella cappella che fece costruire secondo un progetto preciso. I lavori iniziarono il 21 settembre 1446, nel giorno di San Matteo ma anche nel giorno dell'equinozio d’autunno, e la cappella venne inaugurata esattamente 4 anni dopo. William St. Clair era un nobile strettamente legato al mondo esoterico e, come dimostrano alcune incisioni in questa cripta, era anche legato al mondo della Massoneria di cui sembra fosse un alto esponente.
Non solo, i St. Clair occupano un posto importante nella storia dei Cavalieri Templari: un conte di St.Clair partecipò alla Prima crociata, quella al termine della quale, nacquero i Cavalieri Templari; Catherine di St. Clair sposò il fondatore dell'Ordine, Hugues de Payns nel 1101. Molti membri della famiglia furono in seguito cavalieri Cavalieri Templari. Ora la Massoneria divide con i Cavalieri Templari alcuni punti comuni che, guarda caso, il Conte William volle fissare a modo suo a Rosslyn.
A Rosslyn è anche la tomba di Henry St. Clair, nonno di William. Alcuni vecchi manoscritti, oltre ad alcune raffigurazioni di aloe e mais (su un paio di colonne della cappella), piante sconosciute in Europa prima della scoperta dell'America, fanno pensare che Henry St. Clair abbia raggiunto, quasi un secolo prima di Cristoforo Colombo, le coste americane insieme al navigatore veneziano Antonio Zeno, e forse, alcuni Cavalieri Templari sfuggirono alle persecuzioni del Papa Clemente V e del Re di Francia Filippo IV il Bello approdando soprattutto in Scozia.
Sappiamo che il tesoro dei Cavalieri Templari non venne mai ritrovato e c'è chi pensa che questo sia stato messo in salvo dagli stessi Cavalieri Templari grazie alla loro flotta, sparita anch'essa al momento del crollo. Quella flotta e il tesoro dei Cavalieri Templari raggiunsero forse la Scozia, un regno in lotta col Papa e quindi ospitale per i Cavalieri Templari.
Di certo c'è che St. Clair e Zeno, con 12 navi, raggiunsero alla fine del '300 il Nord Ovest dell'attuale Canada, oggi chiamata non a caso "NUOVA SCOZIA" , stabilendo un presidio a New Poss, a poco più di 30 km da quell'Oak Island dove si pensa che sia stato sepolto il favoloso tesoro dei Cavalieri Templari.
Ma forse non tutte le ricchezze in possesso dei Cavalieri Templari sono state sepolte fuori dall'Europa. Qualcosa potrebbe essere anche qui, a Rosslyn. Risalendo dalla cripta la prima cosa che si incontra è forse il particolare più famoso di tutta la Cappella di Rosslyn: la "Colonna dell’Apprendista". E' questo forse l'esempio più evidente dell'ambiguità di questa costruzione che, formalmente cristiana, presenta numerosi riferimenti e simboli a culture e religioni che col cristianesimo non hanno nulla a che fare: qui, ad esempio siamo di fronte ad una raffinata raffigurazione dell'Albero della Vita della tradizione biblica, raffigurazione integrata da alcuni riferimenti pagani come i draghi (figure sconosciute alla mitologia ebraico-cristiana) posti alla base. Dalle fauci fuoriescono viti rampicanti che si estendono a spirale per tutta la lunghezza della colonna. Alcuni vedono in questo un legame con la mitologia nordica, secondo la quale un drago rosicchia le radici dello "Yggdrasil" , il grande albero cosmico che sostiene l'Universo. Alcune teorie, inoltre, suggeriscono che questa colonna possa contenere uno scrigno di piombo in cui è nascosta la leggendaria coppa usata da Gesù in occasione dell’Ultima Cena, e successivamente usata per raccogliere il suo sangue, il Santo Graal.
Questa colonna è poi anche importante perché sembra legare, già dal proprio nome, il mito fondatore della Massoneria, con i Cavalieri Templari e con la storia della Cappella stessa.
Si dice che il disegno di questa colonna, il più complesso di tutta la Cappella, sia stato disegnato dallo stesso William St. Clair, il disegno era così complesso che il mastro scalpellino non sapeva come realizzarlo. Da qui la decisione di andare a Roma per studiare meglio: ma mentre il Maestro era fuori, uno dei suoi ragazzi di bottega decise di propria iniziativa di eseguire il lavoro, dopo aver ricevuto in sogno le dovute istruzioni. La colonna venne benissimo ma quando il Maestro tornò da Roma fu preso da un attacco di gelosia e uccise il giovane. La storia ricorda molto la leggenda massonica della morte di Hiram Abiff, architetto del Tempio di Salomone, il Tempio da cui presero il nome i Cavalieri Templari a Gerusalemme dopo la prima crociata.
A rendere ancora più evidente il parallelo Massoneria-Templari-Rosslyn c'è poi il fatto che la Cappella, secondo i voleri di St. Clair, è costruita secondo la piante del Tempio di Erode, costruito al tempo di Gesù sullo stesso luogo in cui era sorto il Tempio di Re Salomone.
Tra i vari punti di contatto tra le due costruzioni ricordiamo che le due colonne dell'Apprendista e del Maestro, corrisponderebbero alle due colonne portanti dell’antico tempio, quelle di BOAZ (l'Apprendista) e JACHIM (il Maestro).
Il soffitto è ricco di riproduzioni di stelle, gigli e rose. Le stelle e le rose tradizionalmente facevano parte della decorazione dei templi dedicati alla dea babilonese Ishtar e a suo figlio che risorge, Tammuz. I gigli invece erano scolpiti sopra le due colonne di BOAZ e JACHIM nel Tempio di Gerusalemme.
Al centro della navata, a metà tra le quarta colonna di destra e di sinistra, starebbe il centro di una ideale Stella sei punte. Un punto che nel tempio originario corrispondeva al punto in cui era custodita l’Arca dell’Alleanza.
Vero o falsi che siano, i Cavalieri Templari di oggi possono comunque vantare un fatto indiscutibile. Le tracce di una presenza templare posteriore al 1307 sono forti qui in Scozia e nei dintorni di Rosslyn in particolare. Numerose tombe, chiese e cappelle, alcuni fatti d'arme (la vittoria di re Bruce contro gli inglesi nel 1314, ad esempio), le stesse croci templari presenti in quantità nella Cappella di Rosslyn.


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LEGGENDE SUI TEMPLARI

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Leggende_sui_Templari

L'alone di segretezza che circondava il potente ordine medioevale dei Cavalieri Templari, e la rapidità con cui tale ordine scomparve nel giro di pochi anni hanno prodotto numerose leggende sui Templari. Queste sono di molti tipi: dalle connessioni dell'ordine con il Santo Graal alle presunte associazioni con la Massoneria. Le speculazioni sul conto dei Templari hanno di recente subìto un grande incremento di popolarità, dovuto in parte al successo di libri che mescolano dati storici con interpretazioni di fantasia come il romanzo bestseller Il codice da Vinci.
In realtà i Cavalieri templari in seguito alla loro drammatica scomparsa cessarono presto di fare notizia: già alla fine del XIV secolo ci si era dimenticati di loro e della loro triste fine. Solo molti secoli dopo, durante l'Illuminismo, il tema dei templari tornò in auge e la fama degli antichi cavalieri fu sommersa da leggende riguardanti segreti e misteri che si vogliono tramandati da prescelti fin dai tempi antichi.

Sedi leggendarie
Sono molte le leggende che circondano la localizzazione della prima sede dei Templari sul Monte del Tempio, che era stato loro assegnato da re Baldovino II di Gerusalemme. I Templari vi operarono per circa 75 anni.
Il Monte del Tempio è sacro ad ebrei, cristiani e musulmani, e si crede si tratti del posto dove giacevano le rovine del Tempio di Salomone, oltre ad essere l'antico luogo di custodia dell'Arca dell'Alleanza. Libri pseudostorici come Il santo Graal (The Holy Blood and the Holy Grail, 1982) sostengono che i Templari avessero scoperto dei documenti nascosti tra le rovine del tempio, i quali "proverebbero" che Gesù fosse sopravvissuto alla crocifissione o che si fosse sposato con Maria Maddalena e ne avesse avuto dei figli. La supposizione che i Templari avessero trovato "qualcosa" sotto il monte del Tempio costituisce la base per molte delle speculazioni nate in seguito alla dissoluzione dell'ordine. Non esiste comunque alcuna prova concreta a supporto di questa teoria. È comunque documentato che i Templari avessero portato un frammento della Vera Croce in alcune battaglie, ma con ogni probabilità si trattava di un pezzo di legno la cui scoperta nel IV secolo è attribuita dalla tradizione a Elena, madre dell'imperatore Costantino.

Reliquie
Altre leggende di moderna invenzione sostengono che il Santo Graal, o Sangreal, fu trovato dai Templari e portato in Scozia durante la soppressione dell'ordine nel 1307, e che si troverebbe ancora lì, sepolto nella Cappella di Rosslyn. Altre recenti "scoperte" sostengono invece che il Santo Graal fu portato nella Spagna settentrionale, sotto la protezione dei Cavalieri templari.
Altre fonti sostengono invece che i Templari avessero scoperto i segreti dei Massoni che avevano costruito il primo ed il secondo tempio sul Monte del Tempio, oltre ad aver scoperto che l'Arca dell'Alleanza era stata portata in Etiopia prima della distruzione del Primo Tempio. Si fa allusione a tutto ciò nelle incisioni nella Cattedrale di Chartres, si noti che l'edificio porta le influenze di Bernardo di Chiaravalle, patrono dell'ordine. Sono state suggerite ulteriori connessioni sia sulla ricerca dell'Arca che sulla scoperta dei segreti dei massoni per l'esistenza della chiesa monolitica di San Giorgio (Bet Giorgis) a Lalibela in Etiopia; la chiesa effettivamente esiste, ma non risulta costruita dai Templari. Effettivamente, la chiesa etiope "Betam Jeorghis" è stata fatta costruire dall'imperatore Fasilladas, che visse e regnò in Etiopia attorno al 1600.
Alcuni ricercatori come Hugh J. Schonfield e altri marginali argomentano che i Cavalieri templari avrebbero potuto trovare il tesoro a cui farebbe riferimento l'enigmatico rotolo di rame degli Esseni di Qumran nei cunicoli nei pressi del Monte del Tempio. Essi suggeriscono che ciò potrebbe spiegare una delle imputazioni di eresia che sarebbero state poi usate contro i Cavalieri dagli inquisitori medioevali.

Morti misteriose dei nemici dell'ordine
La rapida successione sul trono di Francia tra il 1314 e il 1328 degli ultimi quattro sovrani della dinastia dei Capetingi, ha portato molti a credere che la dinastia fosse maledetta, da cui il nome di "re maledetti" (rois maudits). Al trono di Francia infatti si susseguirono rapidamente i figli di Filippo IV: il regno di Luigi X durò solamente due anni, poiché morì ancora adolescente, lasciando la moglie incinta di colui che sarebbe diventato il re successivo, Giovanni I, ma il bambino visse solamente cinque giorni prima di morire, probabilmente avvelenato. Il trono passò allora ad un altro dei figli di Filippo IV, Filippo V, che fu incoronato all'età di 23 anni, ma morì solamente sei anni dopo. Dato che non aveva figli, il trono passò al fratello, Carlo IV, ma morì anche lui dopo sei anni senza alcun erede maschio, estinguendo così la dinastia capetingia in linea diretta, a cui perciò successe il ramo cadetto in linea maschile dei Valois, escludendo dalla successione i rami originati dalla linea femminile, quali quelli dei sovrani di Navarra e quelli d'Inghilterra.
La leggenda vuole che Jacques de Molay, ultimo gran maestro dell'Ordine, mentre giaceva sulla pira, avesse maledetto il re Filippo e addirittura papa Clemente V, affermando che presto sarebbero comparsi davanti al giudizio di Dio. Papa Clemente in effetti morì un mese dopo di dissenteria e Filippo il Bello fu stroncato nel dicembre successivo dalle conseguenze di una caduta da cavallo, un incidente di caccia.
I commentatori dell'epoca, compiaciuti da un simile sviluppo della vicenda, riportavano spesso questa storia nelle loro cronache. Poiché, inoltre, sempre al momento della morte sul rogo, Jacques de Molay avrebbe dannato la casa di Francia "fino alla tredicesima generazione", in tempi più recenti si è diffusa la leggenda secondo cui l'esecuzione di Luigi XVI durante la Rivoluzione francese - che pose fine in qualche modo alla monarchia assoluta in Francia - sarebbe stata il coronamento della vendetta dei templari (alcuni storici sensazionalisti dell'epoca riportarono la notizia che il boia Charles-Henri Sanson, prima di calare la ghigliottina sulla testa del sovrano, gli avrebbe mormorato: «Io sono un Templare, e sono qui per portare a compimento la vendetta di Jacques de Molay»).

Venerdì tredici
Molte storie moderne sostengono che la credenza secondo cui il giorno venerdì 13 porti sfortuna si sia originata venerdì 13 ottobre 1307, quando Filippo IV di Francia diede l'ordine di arrestare tutti i templari. Tuttavia, sebbene il numero tredici sia storicamente considerato un numero sfortunato (convenzionalmente i commensali dell'ultima cena sono 13), sembra che la sua associazione con il giorno venerdì risalga ai primi anni del XX secolo.

Rivendicazioni moderne di presunte discendenze o continuità
A partire dal XVIII secolo e XIX secolo sono sorti numerosi gruppi che si vogliono rifare alla tradizione degli antichi Cavalieri templari, talora rivendicando una qualche forma di derivazione diretta. Si tratta di moderne associazioni laiche, che si richiamano in genere ai valori caritativi e cristiani.
Secondo molti gruppi neotemplari l'ordine sarebbe sopravvissuto nascostamente anche dopo la morte dell'ultimo maestro, Jacques de Molay, che prima di subire la condanna al rogo avrebbe affidato la propria carica al cavaliere Jean-Marc Larménius (o de l’Armenie). Quest'ultimo avrebbe redatto un documento (la cosiddetta Charta di Larménius o Charta transmissionis), che successivamente sarebbe stata via via firmata dai maestri segreti succeduti nel tempo. Il documento proverebbe la sopravvivenza dei Templari dopo il 1314, ma la maggioranza degli storici nutre forti dubbi sulla sua autenticità, o lo definisce apertamente un falso.
A tutt'oggi non esiste alcuna prova storicamente accertata della sopravvivenza dell'Ordine templare originale dopo il 1314, né del resto appare possibile tracciare, dopo quasi sette secoli dall'abolizione dell'ordine religioso da parte del papa, una qualche forma di discendenza storicamente valida, se non un legame puramente ideale. La Santa sede stessa ha chiarito più volte che non riconosce suddetti gruppi.
Anche alcuni riti della Massoneria hanno incardinato nel corso del tempo il nome dei Templari nei propri riti, ma non è mai stato provato alcun reale collegamento storico con l'antico ordine religioso.

Cavalieri Templari in Scozia
Durante il periodo che va dal XIII al XIV secolo, l'Inghilterra, sotto il regno di Edoardo I, fu in guerra con la Scozia. Nel 1314, Edoardo II, affrontò gli scozzesi nella battaglia di Bannockburn. Secondo la leggenda, gli scozzesi vinsero grazie all'intervento dei Cavalieri templari a fianco del loro re Robert the Bruce. In realtà, in nessuno dei resoconti contemporanei o pressappoco tali della battaglia di Bannockburn si trova menzione dei Templari, e d'altronde il re come scomunicato aveva ottime ragioni per non immischiarsi con i Templari, dal momento che voleva tenersi buoni il Papa e il re di Francia. È appena il caso di ricordare che i cavalieri Templari avevano combattuto al fianco di Edoardo I nella battagli di Falkirk nel 1297. Dal punto di vista militare il re di Scozia si comportò molto bene senza dei Templari nei periodi dal 1307 al 1314 e dal 1314 al 1328, quindi tutta la storia può essere considerata come un contentino per l'orgoglio inglese - il 'vero' motivo della loro sconfitta non era imputabile all'aver conbattuto contro gli scozzesi bensì per aver dovuto affrontare una élite di cavalieri. Questa leggenda è alla base dell'istituzione del Royal Order of Scotland concesso per invito nella Massoneria.

Presunta scoperta del Nuovo Mondo
Sebbene l'ordine templare fosse stato sciolto nei primi anni del XIV secolo, alcuni credono che i Templari, che erano in possesso di una flotta consistente, possano aver attraversato l'oceano per raggiungere il Nuovo Mondo, seguendo vecchie rotte vichinghe. In Portogallo, i templari non furono sciolti, ma cambiarono il loro nome in Cavalieri di Cristo. Nel 1492, questo gruppo avrebbe fornito uomini per la spedizione di Cristoforo Colombo, e la croce dell'ordine sarebbe comparsa sulle vele delle sue navi.

Leggendarie connessioni con altre organizzazioni
Ulteriori speculazioni riguardano i presunti legami dei templari con altri ordini e organizzazioni (reali o, in alcuni casi, leggendarie). Quest'ambito è particolarmente controverso poiché alcune fratellanze segrete, come la massoneria, cominciarono ad adottare simboli derivati dalle usanze e tradizioni templari a partire dal XVIII secolo. Un altro ordine moderno che rivendica discendenze dall'ordine templare è il Sovrano Ordine Militare del Tempio di Gerusalemme.
Gli storici revisionisti e i sostenitori delle teorie del complotto sostengono che i templari fossero in possesso di conoscenze segrete, collegandoli così ad una miriade di altri soggetti: i Rosa Croce, i catari, il priorato di Sion, Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda, gli ermetici, gli ebioniti, Rex Deus, reliquie perdute o i vangeli di Giacomo il Giusto, Maria Maddalena o Gesù, Re Salomone, Mosè, e infine Hiram Abif e le religioni misteriche dell'antico Egitto.

Origine del Jolly Roger
Una leggenda massonica narra di tre cavalieri templari partiti alla ricerca del luogo dell'esecuzione di Jacques de Molay. Una volta trovato il luogo esatto, rinvennero solamente il teschio ed i femori. Si dice che queste ossa fornirono ispirazione per la creazione del primo Jolly Roger, così che non si perdesse memoria dell'avvenimento.

Presunti luoghi associati ai Templari
Una congettura citata molto spesso ha a che fare con un dipinto sulla volta di un edificio Templare a Templecombe in Inghilterra. Secondo alcuni questo dipinto, oggi visibile nella St Mary's Church del villaggio, commissionato dai Templari mostra una immagine di Cristo o della testa mozzata di Giovanni il Battista.
Segue un elenco di luoghi che sono stati associati ai templari da leggende o da opere di finzione, ma i cui legami con l'ordine non sono sostenuti da prove concrete.

Pozzo delle Anime a Gerusalemme
Isola di Oak, Nova Scotia (ipotetico avamposto nel Nuovo Mondo)
Chiesa a Laon, in Francia
Chiesa circolare di Lanleff in Bretagna, Francia
Il castello di Barberà in Spagna
Il castello di Ponferrada, un villaggio in León, Spagna
Cappella Chwarszczany in Polonia
Bannockburn, luogo della battaglia di Bannockburn in Scozia
Cappella di Rosslyn e la Chiesa di Orphir in Scozia
Hertford, Inghilterra
Holy Sepulchre a Cambridge, Inghilterra
St Sepulchre's a Northampton, Inghilterra
La cappella saint-Georges d'Ydes in Francia
Chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini, a Firenze, in Italia
Castello di Almourol, Portogallo
Temple Bruer, nel Lincolnshire
Trinity Church, Wall Street, a New York


Ultima modifica di Bastion il 22/07/2012, 19:03, modificato 1 volta in totale.

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OAK ISLAND

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Oak

L'Isola di Oak (Oak Island), è un'isola della contea di Lunenberg nel sud della regione della Nuova Scozia in Canada. Quest'isola ha le dimensioni di 140 acri (57 ha) e si eleva per un massimo di 11 m sopra il livello del mare. Essa è una delle 360 isole della baia di Mahone. L'isola è di proprietà privata e richiede un permesso per essere visitata.

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Storia
L'isola di Oak è famosa per la fossa molto profonda che fu trovata sull'isola. Si ritiene che il fosso sia un condotto a delle caverne sotterranee e che esso contenga un tesoro dei templari, una misteriosa tomba oppure uno scrigno di piombo contenente il sacro Graal, il calice di Gesù, il Cristo. Il fosso è caratterizzato da innumerevoli trappole e barriere disposte ogni trenta metri. La costruzione di questo fosso, dimostra che i costruttori erano abili ingegneri e che avevano conoscenze architettoniche avanzate. Il fosso non è ancora stato scoperto del tutto e gli scavi sono a circa 200 m. Si ritiene che i costruttori di tale fosso siano i cavalieri templari. Si pensa che i cavalieri templari fossero arrivati sull'isola dalla Scozia, paese nel quale si ritiene alcuni Templari si rifugiarono dopo che il re di Francia Filippo IV li accusò di eresia.
Oak Island diviene famosa nel 1795, quando il giovane Daniel McGinnis (1777-1862), mentre passeggiava tranquillo, viene incuriosito da una depressione del terreno situata vicino ad una vecchia quercia, tra i rami della quale spiccava un palanco, una sorta di carrucola usata anche sulle navi.
Il giorno dopo Daniel, in compagnia di due amici al corrente di antiche leggende locali su pirati e tesori nascosti, iniziarono gli scavi. Ma ben presto si resero conto che quella depressione nascondeva un pozzo assai particolare. Andando in profondità, ogni tre metri trovavano una piattaforma di tavole in legno di quercia ma, arrivati al terzo strato, furono costretti ad abbandonare l'impresa, troppo ardua per loro. Nacque così la leggenda di Oak Island. Quel pozzo prese il nome di Money Pit, il pozzo del denaro.
Nel 1802, una compagnia privata, la Onslow Company, dando credito alle storie, riprese gli scavi. Furono trovati alcuni strati di carbone e argilla ma, soprattutto, fibre di cocco, che sicuramente non erano del luogo, perché in Canada la palma da cocco non cresce.
A 30 metri di profondità il morale degli uomini andò alle stelle. Si trovarono di fronte a un'enorme lastra di pietra che recava incisioni indecifrabili. Era ormai notte quando, sondando il terreno sottostante con un piede, sentirono qualcosa di resistente. Si dice che fosse lo scrigno di un possibile tesoro, o un'altra lastra.
I lavoratori, esausti, decisero di rimandare la scoperta al giorno dopo, ma li aspettava una brutta sorpresa. Nel corso della notte l'acqua dell'Atlantico aveva completamente allagato il pozzo, e i tentativi di svuotarlo furono vani, il livello dell'acqua rimaneva costante. Era come se, per svuotare il pozzo, bisognasse svuotare l'intero oceano. Nel corso degli anni sono stati fatti circa un altro centinaio di tentativi, l'ultimo dei quali, datato 1966, fu un ennesimo insuccesso.

Ipotesi
Sono state avanzate varie ipotesi sul presunto tesoro che il pozzo di Oak Island custodirebbe gelosamente. C'è chi pensa che si tratta del tesoro della da poco travolta, al 1795, corona francese, o del tesoro dei Cavalieri Templari, comprendente, a detta di alcuni, persino il Santo Graal. Alcuni studiosi ritengono che la stessa storia di Daniel McGinnins sia una leggenda e hanno notato particolari analogie tra la vicenda, i tre ragazzi e le caratteristiche del pozzo, e la Massoneria e le allegorie riguardanti Re Salomone. Inoltre, a Oak Island vi sono numerosissime cavità come il presunto Money Pit e quindi ce ne potrebbero essere altri di presunti tali.


Ultima modifica di Bastion il 22/07/2012, 19:10, modificato 1 volta in totale.

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LE RICERCHE DEL CICAP SU OAK ISLAND

Fonte: http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100405

Oak Island è una piccola isoletta canadese situata presso la Mahone Bay, in Nova Scotia. E' meta ogni anno di ricercatori di tesori e appassionati del mistero, ed è definita sui moltissimi libri che la riguardano come sede della "più lunga e costosa ricerca al tesoro", di "uno dei più profondi e costosi scavi archeologici", o ancora come "il più celebre mistero canadese" e addirittura come "uno dei più grandi misteri della terra".
Essa deve la sua celebrità principalmente a un pozzo che ha preso il nome di "Money Pit" ("pozzo del denaro"), e che riassume in sé il principale enigma dell'isola.
La leggenda del Money Pit di Oak Island racconta che nel 1795 un giovanotto di nome Daniel McInnis (o McGinnis) s'imbatté in una profonda depressione del terreno mentre passeggiava per l'isola. Sopra la buca, appesa al ramo di una grande quercia, si trovava una vecchia carrucola. McInnis tornò sul posto il giorno successivo con due amici che conoscevano molto bene le leggende locali sui pirati e sui tesori. Insieme, decisero di intraprendere uno scavo. Non riuscirono, però, a trovare nessuno disponibile a dar loro una mano, un po' per lo scetticismo e un po' per il timore superstizioso della popolazione locale. Il supposto nascondiglio fu abbandonato fino al principio del secolo successivo, quando il trio fu contattato da un uomo d'affari, tale Simeon Lynds, proveniente dalla città di Onslow. Le sue intenzioni erano quelle di realizzare un consorzio di cercatori di tesori chiamato Onslow Company. I lavori presso il pozzo cominciarono tra il 1803 e il 1804 (una fonte dice 1810). Trovarono diversi strati di legno di quercia a intervalli esatti di dieci piedi (3 metri) l'uno dall'altro, oltre che strati di argilla, carbone e un materiale fibroso identificato con il guscio delle noci di cocco. Quindi, a novanta piedi (27,4 metri) dissero d'aver trovato una pietra piatta recante un'indecifrabile iscrizione. Subito dopo, esplorando il terreno sottostante con un piede di porco, colpirono qualcosa di duro che poteva essere uno scrigno di legno. A questo punto i lavori vennero interrotti perché si stava facendo notte. La mattina dopo, però, il pozzo venne trovato allagato per sessanta metri di profondità. Pur cercando di svuotare lo scavo con l'uso di secchi, si accorsero che il livello dell'acqua rimaneva sempre lo stesso, e furono costretti ad abbandonare definitivamente gli scavi.
Diverse organizzazioni si susseguirono nei lavori: la Truro Company nel 1849, la Oak Island Association e la Oak Island Eldorado Company nel 1866, la Oak Island Treasure Company nel 1897, fino alla Triton Alliance nel 1966, tutti senza risultati significativi. Una volta che fu aperto ai turisti, il sito fu praticamente abbandonato.

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Nei secoli la leggenda di un possibile tesoro ha attirato l'attenzione di rabdomanti, scrittori automatici, chiaroveggenti, medium, lettori di Tarocchi, interpreti di sogni, psicometristi e molti altri visionari e veggenti, oltre che eccentrici inventori di oggetti come il "Raggio a onde minerali" e l'aeroplano dotato di un "rivelatore di tesori".
E' evidente che al crescere delle difficoltà nell'opera di scavo, crescevano anche le aspettative nei confronti del contenuto del pozzo: si pensava che una protezione del genere sarebbe stata messa in atto per proteggere qualcosa di estremamente prezioso. Si sosteneva, infatti, che l'immenso lavoro richiesto per costruire il pozzo e per predisporre il tunnel dal quale proveniva l'acqua fosse la prova del fatto che sul fondo non si trovasse soltanto il bottino di qualche pirata, ma addirittura il tesoro della corona francese, i manoscritti originali di Shakespeare, i segreti del Continente Perduto di Atlantide, il "tesoro perduto" dei Cavalieri Templari o addirittura il Sacro Graal.
Dove finisce la leggenda e comincia la storia documentata? La complessa leggenda di Oak Island è stata affrontata da Joe Nickell su "Skeptical Inquirer" del Marzo 2000 (http://www.csicop.org/si/2000-03/i-files.html). Nel suo studio, Nickell analizza in dettaglio i vari avvenimenti legati alla leggenda di Oak Island proponendo uno scenario molto più verosimile, che non scomoda tesori perduti o trappole segrete appositamente predisposte, ma si limita a considerare con occhio critico gli elementi che compongono la vicenda del Money Pit.
Sorgono dubbi già sul resoconto che fu dato della scoperta della depressione del terreno, fatta nel 1795 da Daniel McInnis. Potrebbe essere apocrifo il particolare della vecchia carrucola penzolante sopra il cratere: esso si baserebbe sull'ipotesi - sorta successivamente - che all'interno del pozzo sottostante fosse stato calato un tesoro. Nondimeno alcuni autori sono insolitamente precisi nel descrivere le caratteristiche della carrucola. Secondo alcuni, la vecchia carrucola proveniva da una nave, era stata appesa a un ramo di quercia biforcato ed era stata fissata su un chiodo di legno disposto tra le due estremità della biforcazione, a formare un piccolo triangolo. Altri sostengono che sull'albero ci fossero incisi alcuni strani segni. Al contrario di quanto affermato da costoro, è asssolutamente impensabile che pirati o chiunque desiderasse nascondere un tesoro lasciasse dei segni così evidenti che avrebbero tradito in modo così palese la presenza di un nascondiglio. Anche il fatto che a intervalli regolari di dieci passi di profondità si fossero trovate da nove a undici piattaforme viene riportato da resoconti molto successivi ai primi scavi, e sembra più che altro essere il risultato di un mosaico eterogeneo di voci e notizie che si sono accumulate negli anni.
Nel 1911 un ingegnere di nome Henry L. Bowdoin, che aveva a lungo scavato sull'isola, giunse alla conclusione che non vi fosse alcun tesoro. Mise in dubbio l'autenticità di diversi presunti reperti e attribuì la conformazione del Money Pit a fenomeni naturali. Altri affermarono che in realtà il leggendario pozzo non fosse altro che una gola causata dal naturale cedimento delle rocce sottostanti. Effettivamente la falda che si estende sotto Oak Island è composta principalmente da calcare e anidrite, la cui presenza spesso si accompagna con la formazione di grotte e anfratti. L'aspetto superficiale di queste caverne sotterranee è costituito oltre che da crepe anche da depressioni o gole. A conferma di ciò si può riportare il fatto che il Money Pit non sia l'unica depressione sull'isola: nel 1878 Sophia Sellers stava arando quando improvvisamente il terreno sprofondò sotto il suo bue. Lo stesso geologo E. Rudolph Faribault trovò numerose gole naturali nei territori di fronte all'isola, e in un rapporto stilato nel 1911 concluse che c'erano "forti elementi" a sostegno del fatto che le presunte strutture artificiali di Oak Island fossero in realtà cavità naturali.
E' ancora Nickell a far notare come diversi elementi che compongono lo scenario appena presentato sembrino avere qualche riferimento alla storia della Massoneria, una società segreta fondata a Londra nel 1717 che si diffuse in pochi anni in Europa e in America. Generalmente ispirata agli ideali illuministici di tolleranza religiosa, libertà di pensiero ed eguaglianza sociale, si è arricchita nel corso dei secoli di un complesso sistema allegorico-simbolico, che fa spesso riferimento alla costruzione del Tempio di Re Salomone. Una di queste allegorie parla di una cripta segreta, nella quale Salomone avrebbe fatto custodire dei preziosi segreti. Si racconta di tre pellegrini che, trovandosi presso le rovine del Tempio, avrebbero scoperto la stanza sotterranea e trovato una cassetta contenente l'Arca dell'Alleanza. L'immagine della cripta segreta è stata utilizzata da diversi scrittori, e così il suo simbolismo che fa riferimento a segreti perduti e tesori nascosti. Uno per tutti Sir Arthur Conan Doyle, massone dichiarato, che in diverse storie di Sherlock Holmes fece allusioni alla cripta. In "The Adventure of Shoscombe Old Place" il detective raggiunge una vecchia cappella di proprietà degli Shoscombe, e passando attraverso un muro cedevole (nel testo originale "masonry", che significa anche "massoneria") percorre una scalinata che scende verso una cripta. Per il suo cliente, non a caso chiamato "Mister Mason", Holmes trova la chiave che gli permette di risolvere una serie di strani misteri.
Diventano ora evidenti le connessioni tra i racconti ispirati a questa simbologia massonica e la leggenda di Oak Island: il Money Pit sembra essere direttamente collegato con l'immagine della cripta segreta. Le strane iscrizioni che sarebbero state trovate sulla quercia nei pressi del pozzo ricordano l'iconografia massonica. I tre giovani che scoprirono il Money Pit sembrano far riferimento ai tre pellegrini che scoprirono la cripta segreta di Salomone. Esiste un particolare rituale massonico per il quale il candidato viene calato con una corda giù per un pozzo, attraverso una serie di botole: è notevole la somiglianza di questo rito con i racconti sugli operai che si calarono nel Money Pit incontrando le presunte piattaforme di legno a intervalli regolari. Durante la cerimonia, il candidato porta con sé vanga, piccone e palanchino, strumenti da lavoro simbolici di un particolare grado della massoneria. Altri elementi si ricollegano direttamente ai rituali massoni: si racconta che nel 1803 gli operai analizzarono il fondo del pozzo con un piede di porco e colpirono quello che pensavano si trattasse di uno scrigno; la descrizione è identica a quella relativa alla leggenda della cripta segreta, rinvenuta colpendo il terreno con un piede di porco. La pietra morbida, il carbone e l'argilla trovate nel pozzo si rifanno implicitamente ai tre elementi citati nel rituale massone del grado dell'Entered Apprentice, "Gesso, Carbone e Argilla", che rappresenterebbero le tre virtù "libertà, entusiasmo e zelo".
Gli stessi artefatti trovati nel pozzo o nei suoi pressi non sono probabilmente altro che resti degli antichi abitanti dell'isola. E' innegabile comunque la natura sospetta di alcuni di essi: secondo un resoconto, gli anelli della catena d'oro rinvenuti nel 1849 furono portati sul posto dagli stessi operai, per incoraggiare ulteriori scavi.
Da qualunque parte li si osservi, tutti i fatti relativi all'enigma di Oak Island sembrano indicare una stretta implicazione della Massoneria. Le conclusioni cui si può ragionevolmente giungere sono due: in primo luogo il "Money Pit" e i cosiddetti "tunnel dei pirati" non sono altro che naturali formazioni; in secondo luogo, moltissimi dei resoconti fatti su ciò che avvenne su Oak Island sono basati sulla simbologia massone, e trovano innumerevoli punti di contatto con l'allegoria della "cripta segreta". Sarà forse impossibile capire con esattezza se elementi massonici si siano appoggiati su una preesistente leggenda riguardante un tesoro o se invece sia stata la Massoneria stessa a generare la leggenda. I contorni della vicenda sono, comunque, chiari: nessun tesoro riposa sul fondo del Money Pit.


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RENNES LE CHATEAU

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Rennes-le-Château

Rennes-le-Château (Rènnas del Castèl in occitano) è un comune francese di 87 abitanti situato nel dipartimento dell'Aude nella regione della Linguadoca-Rossiglione.

La leggenda moderna di Rennes-le-Château
Pur contando solo una manciata di abitanti, questo piccolo paese dell'Aude ogni anno è meta di migliaia di amanti del mistero e cercatori di tesori, attirati sul luogo da un corpus leggendario creatosi nel corso di un secolo dal sovrapporsi di tematiche provenienti da ambienti culturali molto diversi. Centro delle ricerche è un presunto "tesoro" che sarebbe nascosto in paese o nei dintorni, presumibilmente ritrovato dal parroco che resse la locale chiesa di Santa Maddalena a cavallo del XIX e XX secolo: Bérenger Saunière (1852-1917).

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Sauniere

Il nucleo da cui la leggenda ha preso spunto è un fatto documentato sul quale si è a lungo favoleggiato, arricchendolo di particolari del tutto inverosimili. Durante i lavori di ristrutturazione della parrocchia, infatti, eseguiti tra il 1887 e il 1897, l'abbé Saunière si imbatté in una serie di reperti di cui è rimasta una debole traccia documentale e qualche testimonianza da parte di suoi contemporanei. Troppo poco per identificare con certezza la natura degli oggetti ritrovati. Uno dei diari del parroco parla infatti della scoperta di un sepolcro, che potrebbe aver trovato sotto il pavimento della chiesa, trattandosi dell'antico sepolcro dei Signori del paese il cui accesso era stato murato. Testimonianze oculari parlano del ritrovamento di un contenitore di oggetti preziosi, da Saunière sbrigativamente definite "medaglie di Lourdes"; forse qualche reperto lasciato sul posto da Antoine Bigou, parroco di Rennes durante la Rivoluzione Francese che fu costretto a fuggire in tutta fretta dal paese per rifugiarsi in Spagna; all'interno dell'altare o in una fialetta di vetro Saunière avrebbe trovato delle piccole pergamene, con ogni probabilità - e seguendo una consolidata tradizione cattolica - legate alla cerimonia di consacrazione della Chiesa.
Dopo i restauri della parrocchiale, Saunière spese enormi quantità di denaro per costruire una serie di eleganti costruzioni tra cui una villa (Villa Betania), dei giardini, una balconata panoramica, una torre-biblioteca e una serra per gli animali esotici. Il suo tenore di vita non passò inosservato al vescovo De Beauséjour che, dopo un lungo braccio di ferro per vie legali, sospese Saunière dalle funzioni sacerdotali.
Sin dagli anni quaranta del XX secolo Rennes fu visitata da un giovane esoterista francese chiamato Pierre Plantard (1920-2000), che fece amicizia con il curatore delle eredità lasciate da Saunière, Noel Corbu (1912-1968), e raccolse molte informazioni sulla vita del parroco. Corbu, che aveva fatto delle proprietà del parroco un ristorante, era solito favoleggiare sull'origine delle ricchezze di quello che - in seguito ad alcuni articoli sulla stampa locale - fu chiamato Le Curé aux milliards: nei racconti di Corbu, tra l'altro romanziere dilettante, Saunière aveva ritrovato, grazie alla decifrazione delle pergamene ritrovate nell'altare, il tesoro di Bianca di Castiglia.
Gli articoli usciti sull'argomento sul giornale La Dépêche du Midi fecero accorrere nella zona decine di cercatori di tesori, tra i quali Robert Charroux, che nel 1962 nel suo libro Trésors du monde parlò del presunto ritrovamento di Saunière. Delle voci che iniziarono a circolare si occupò il custode della Biblioteca di Carcassonne, René Descadeillas: la sua posizione gli consentiva di accedere ai documenti originali intorno alle vicende descritte da Corbu. Nella sua Notice sur Rennes-le-Château et l'abbé Saunière lo studioso smontò gran parte delle "voci" diffuse da Corbu, pubblicando i documenti che dimostravano la vera origine delle ricchezze di Saunière: una monumentale impresa di vendita di messe per corrispondenza. Sebbene la Notice contenesse diverse imprecisioni (e più di recente si scoprirà che le ricchezze di Saunière non provenivano solo dalle messe ma anche da finanziamenti occulti da parte di filomonarchici che si opponevano alla Repubblica), il lavoro di Descadeillas poteva già fornire una prima ricostruzione corretta delle vicende.
Mentre i cercatori effettuavano i primi scavi nei dintorni del paese, rivelando molti reperti che testimoniano la secolare storia del paese, nel 1956 Pierre Plantard fondava in Svizzera, insieme a tre amici, un gruppo di ispirazione esoterica chiamato Priorato di Sion, il cui nome si ispirava ad un monte nei pressi della città di Annemasse, il monte Sion. Come molti altri gruppi esoterici, anche il Priorato di Sion - nella persona di Plantard - fece enormi sforzi per crearsi un passato glorioso e antico: falsificando una serie di documenti e collegando con personaggi fittizi moltissimi alberi genealogici separati, Plantard intendeva proporsi come discendente dai re Merovingi, e quindi possibile erede di un ormai anacronistico trono francese. Molto del materiale creato a tavolino da Plantard e soci venne depositato alla Biblioteca Nazionale di Parigi sotto molti pseudonimi, tra cui quello di Henri Lobineau, pseudo-autore dei Dossier Secrets che raccoglievano le su citate genealogie collegate ad arte.
Per supportare questa teoria, oltre a tenere una serie di conferenze nella Chiesa di Saint Sulpice a Parigi, Plantard contattò lo scrittore Gérard de Sède che, nel 1967, pubblicò L'or de Rennes. Nel libro veniva raccontato il ritrovamento da parte di Saunière di alcune pergamene, corredato da alcune testimonianze. Più di recente gli abitanti di Rennes si sono lamentati che le testimonianze fornite all'epoca erano state gravemente alterate; in particolare, gli scrittori implicati nella macchinazione, intendevano "provare" il ritrovamento di quattro pergamene che fornivano la base documentale dell'invenzione di Plantard. Una signora così si espresse: "Loro non riportavano mai sui loro giornali quel che avevo detto loro, citavano sempre delle pergamene trovate nel pilastro dell'altare sebbene io non avessi mai detto una cosa del genere!". In realtà, le pergamene riprodotte nel libro di De Sède erano state disegnate da Philippe De Cherisey, amico di Plantard, che si ispirò alla letteratura di Maurice Leblanc e ai suoi romanzi su Arsène Lupin, colmi di codici segreti e giochi di parole. Il messaggio nascosto nelle pergamene faceva riferimento ad un tesoro che apparteneva a Sion (dunque al Priorato) e a Dagoberto II e a qualcuno che era "morto là" (a Rennes). Il personaggio che sarebbe morto a Rennes era, nella macchinazione di Plantard, Sigisberto IV. Presunto figlio di Dagoberto che storicamente si ritiene essere deceduto molto giovane e senza figli insieme al padre, nel racconto di Plantard divenne invece l'anello di congiunzione tra i Merovingi e i signori di Rennes, dai quali - a sua volta - lui affermava di discendere.
Il libro di De Sède fu letto alla fine degli anni sessanta del XX secolo da un giornalista della BBC, Henry Lincoln, che - sconvolto dalle rivelazioni dello scrittore francese - ai misteri di Rennes-le-Chateau dedicò tra il 1972 e il 1981 tre documentari della serie "Chronicle": The Lost Treasure of Jerusalem? ("Il tesoro perduto di Gerusalemme"), The Priest, the Painter and the Devil ("Il prete, il pittore e il diavolo") e The Shadow of the Templars ("L'ombra dei Templari"). Per il terzo documentario, Lincoln si avvalse della collaborazione di Richard Leigh, romanziere appassionato di esoterismo, e di Michael Baigent, giornalista e psicologo; il successo della serie assicurò al libro che raccoglieva gli studi presentati vendite da capogiro. The Holy Blood and the Holy Grail ("Il Sacro Sangue e il Sacro Graal") fu pubblicato anche in Italia, con il titolo di Il Santo Graal.
Nelle pagine del libro, le vicende raccontate da Plantard vennero ulteriormente distorte dai tre autori: attraverso i Merovingi, il fondatore del Priorato di Sion discendeva addirittura da Gesù Cristo, che non era affatto morto in croce, ma si era sposato con Maria Maddalena e aveva raggiunto Marsiglia per dar via a una discendenza che avrebbe poi conquistato il trono francese. Secondo la loro versione della storia, il tesoro che arricchì Bérenger Saunière non era di natura materiale ma documentale: i tre autori sostennero, infatti, che il parroco avesse trovato documenti che provavano la terribile verità della discendenza di Gesù, conosciuta storicamente come dinastia del Sang Real, il "Sangue Reale", termine in seguito corrotto in San Greal o più precisamente Santo Graal.
Dietro le ricchezze di Saunière ci sarebbe dunque stata l'ombra del Vaticano, che stava comprando il silenzio del curato sulla scottante scoperta. Era proprio questa "conoscenza" il tesoro maledetto cui avrebbe fatto riferimento De Sède nel suo libro. Essa sarebbe giunta dall'oriente tramite i Catari che a loro volta l'avevano ricevuta dai Templari. Costoro sarebbero stati l'emanazione di un'ipotetica organizzazione segreta chiamata Priorato di Sion, fondata da Goffredo di Buglione nel 1099. Questo fantomatico gruppo avrebbe avuto a capo, nel corso dei secoli, personaggi sorprendenti: furono Gran Maestri di Sion tra gli altri Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Isaac Newton, Victor Hugo e Jean Cocteau. Il Priorato avrebbe avuto come scopo quello di purificare e rinnovare il mondo intero, radunando tutte le nazioni sotto una monarchia illuminata retta da un sovrano merovingio dello stesso lignaggio di Cristo. I tre studiosi citarono a sostegno delle loro teorie l'indole bizzarra di Bérenger, singolarmente attenta alle allegorie e al simbolismo esoterico, ma - nonostante sulla scia di una tradizione locale dell'epoca, non parrebbe così strano ritrovarvi un modesto interesse per l'esoterismo - non esiste alcuna prova di suoi contatti con ambienti occultistici parigini, come da loro affermato. È sufficiente un'analisi sommaria del libro dei tre autori per riconoscere la firma di Plantard dietro la finta storia del Priorato di Sion.
Le conclusioni cui giunsero sono ormai oggetto di scherno da parte degli storici più seri. Perfino alcuni studiosi di esoterismo come Mariano Bizzarri e Francesco Scurria scrissero: "Dopo anni di ricerche sappiamo, ora, che la tesi di Lincoln e soci riposa su un cumulo di inesattezze, falsità e manomissioni. […] I pretesi manoscritti sono un falso palese e dichiarato. Non esiste discendenza di Dagoberto II, né tantomeno vivono Merovingi pretendenti a un trono che è caduto con Luigi XVI [...] L'Ordine di Sion non è mai esistito; quanto al Priorato, le sue tracce nascono e muoiono con l'atto di registrazione depositato nel 1956. Né l'uno né l'altro sono stati fondati da Goffredo di Buglione, e con i Templari e la Massoneria esoterica hanno tanto a che vedere quanto un terrestre con un marziano".
Nel 1989 Pierre Plantard, in seguito all'imprevista evoluzione della sua storia dovuta al best seller inglese, rinnegò tutto quanto aveva affermato in precedenza e propose una seconda versione della leggenda, sostenendo che il Priorato non era nato durante le Crociate ma nel 1781 a Rennes-le-Chateau. Finirà processato nel 1993 dal giudice Thierry Jean-Pierre per aver coinvolto un finanziere morto nel 1989 nelle sue fantasticherie sui Gran Maestri del Priorato di Sion. Durante il processo, di fronte a una quantità di materiale falsificato trovato nella sua abitazione, ammetterà di aver inventato tutto e chiuderà in questo modo una carriera costantemente in bilico tra la beffarda ironia e le anacronistiche aspirazioni monarchiche.
Il romanzo di Dan Brown Il codice da Vinci riporterà al centro della scena mondiale - diffondendone ulteriormente il mito - il Priorato di Sion, affermando - all'interno delle note storiche che precedono il romanzo - che la descrizione storica dell'organizzazione è vera. Sono tali e tanti i punti di contatto con Il Santo Graal che Michael Baigent e Richard Leigh denunciarono Brown per plagio, perdendo però la causa. Henry Lincoln, invece, dichiarerà di non credere più minimamente alle teorie proposte da lui stesso nel libro.
Più recenti studi hanno dimostrato connessioni del corpus leggendario di Rennes con i romanzi di Maurice Leblanc del ciclo di Lupin, aprendo nuovi orizzonti alle analisi storiche degli avvenimenti occorsi nell'Aude di fine Ottocento, che rappresentano il vero enigma di Rennes-le-Château.

La chiesa di Santa Maria Maddalena
Nel frontone della chiesa v'è scritto "Terribilis est locus iste" e ciò ha fatto pensare a significati arcani ed esoterici. La frase però è tutt'altro che incongrua in una chiesa, è presente infatti nell'Antico Testamento nella scena della visione di Giacobbe (Genesi, 28; 17) ed il termine latino "terribilis", comunemente tradotto nell'italiano "terribile", ha anche il significato di "cosa che incute rispetto", concetto che richiama il "timore di Dio". Pertanto, si può benissimo tradurre la frase nella seguente maniera: "Questo luogo incute rispetto", cioè quello che si deve normalmente portare per un luogo religioso, e infatti la stessa frase si trova all'ingresso di molte altre chiese (ad esempio quella di San Michele a Monte Sant'Angelo e quella dei Santi Stefano e Margherita ad Arcola). La stessa frase è anche l'incipit della preghiera di dedicazione delle chiese (In dedicatione ecclesiae) e molti sono i canti liturgici intitolati Terribilis est.
All'ingresso della chiesa è situata l'acquasantiera, sotto la quale si trova un orrendo demone solitamente identificato con Asmodeo. Molti autori che si sono occupati di Rennes-le-Château, a partire dai soliti Baigent, Leigh e Lincoln, hanno scritto che si tratterebbe di una raffigurazione incongrua e misteriosa, così come la disposizione delle stazioni della Via Crucis in senso antiorario. Anche questi particolari però sono spiegabili nell'ambito dell'ortodossia cristiana: l'acquasantiera con il demone schiacciato e sconfitto dal battesimo si trova anche in altre chiese (S. Paolo fuori le Mura a Roma, Santa Lucia di Piave in Veneto, Saint Malo a Dinan in Bretagna, Montreal nell'Aude non molto lontano da Rennes-le-Château...) a ricordo della domanda alla quale devono rispondere i padrini: "Rinunci a Satana?"; così come in ogni città si trovano equamente distribuite Vie Crucis sia in senso orario che antiorario, non essendovi alcuna prescrizione liturgica in merito. Addirittura in Francia la maggioranza delle vie crucis risulta essere disposta in senso antiorario.
Il 17 gennaio di ogni anno la chiesa di Santa Maria Maddalena è meta di pellegrinaggio da parte di molti studiosi e curiosi per assistere al fenomeno delle "mele blu", un albero di luci creato dai raggi del sole attraversando le vetrate della chiesa. Un fenomeno simile è stato rinvenuto lo stesso giorno in una chiesa poco distante da quella di Santa Maria Maddalena nel paesino di Brenac. Fenomeni luminosi di rifrazione e trasparenza di quel tipo, con colori e disegni variabili a seconda dei soggetti delle vetrate, sono però molto comuni e osservabili in moltissimi altri edifici che presentano vetrate rivolte verso il sole.


Ultima modifica di Bastion il 22/07/2012, 19:15, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 22/07/2012, 19:17 
IL MISTERIOSO TESORO DEI TEMPLARI

Fonte: http://www.edicolaweb.net/graal11a.htm

Ho già parlato altrove della storia e delle caratteristiche, diciamo, "iniziatiche" di questi monaci-guerrieri divenuti improvvisamente ricchissimi ed altrettanto repentinamente invisi al potere temporale e spirituale fino al punto di volerne lo sterminio. Ma, fra i tanti misteri che sembrano ancora avvolgere la figura di quest'ordine, al crocevia fra misticismo, guerra e magia, vi è anche quello del loro cosiddetto "tesoro segreto".
Si parla da molti anni delle ricchezze che i Templari sarebbero riusciti a salvare prima del loro presupposto annientamento e si ipotizzano svariate località come nascondigli di tali ricchezze. Questo a prescindere che il tesoro in questione fosse di natura materiale, iniziatica o entrambe le cose.
Fra i tanti tasselli del mistero (che chiameremo del "tesoro segreto dei Templari"), c'è il caso di Glozel, una località situata nel cuore della Francia, nei pressi di Vichy. Per la trattazione di questa storia mi avvarrò di due fonti: il giornalista e studioso Frank Thierney, e lo scrittore Lionel Fanthorpe, che ha indagato a lungo sul caso che sto per esporre.
Il fatto accadde nel 1924, quando Emile Fradin, un ragazzo di diciassette anni, stava arando i campi di famiglia assieme al nonno. La zona è quella che ho detto, una zona allora ancora in gran parte agricola. A quei tempi, i trattori erano piuttosto rari e gli agricoltori si servivano ancora ampiamente della trazione animale. Anche la famiglia Fradin non faceva eccezione e, il 1 marzo di quel 1924, il bue che trainava l'aratro sprofondò improvvisamente in un vasto stanzone sotterraneo. Il terreno aveva ceduto, facendo cadere il povero animale in un ambiente dalle pareti regolari che risultò subito essere stata costruita dall'uomo. Il bue fu recuperato con l'ausilio di funi passate sotto il suo corpo ed ai due uomini si rivelò una camera foderata di mattoni che, a tratti, sembravano stranamente luminescenti... Alle pareti c'erano numerose nicchie nelle quali alloggiavano parecchi oggetti che ai due contadini parvero del tutto sconosciuti: statuette e tavolette d'argilla ricoperte da strane iscrizioni. Le statuette erano molto simili alle "Veneri" preistoriche, ma, questo, il giovane Emile e suo nonno non potevano saperlo... La persona più istruita che c'era nelle vicinanze era un certo dottor Albert Morlet, il quale, fortunatamente, era anche appassionato di archeologia. I Fradin corsero a chiamarlo per mostrargli gli strani ritrovamenti ed in effetti il dottor Morlet rimase sbalordito da ciò che vide. Siccome, però, era anche un uomo che sapeva fare i propri interessi, stabilì con i Fradin una specie di accordo per spartirsi futuri diritti di pubblicazione della scoperta. Evidentemente, il dottor Morlet aveva molte aspettative in merito a quella scoperta, ma i suoi entusiasmi furono bruscamente smorzati da un accademico di archeologia, un certo Capitan, il quale dichiarò che i reperti erano fasulli, molto probabilmente fabbricati dagli stessi Fradin. Morlet, che conosceva molto bene quella famiglia, non ci credette: sapeva che nonno e nipote non avevano assolutamente la cultura per realizzare simili falsi e, in definitiva, un'impostura tanto complessa.
Ma, come dice una bella canzone di De Andrè a noi tutti cara, "una notizia un po' originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall'arco scocca, vola veloce di bocca in bocca...", ed i curiosi cominciarono ad affluire numerosi nella zona. Furono effettuati ulteriori scavi e furono rinvenuti, qua e là, numerosi reperti fra cui parecchie tavolette ricoperte delle solite indecifrabili incisioni. Se il primo responso fu negativo, più tardi anche gli archeologi dovettero ricredersi ed ammettere, quanto meno, che nel sito di Glozel c'era qualcosa di inspiegabile. Poi, come ci ricorda Frank Thierney sul periodico "Mystero", negli anni Settanta, arrivò la soluzione scientifica del mistero: grazie alla tecnica della termoluminescenza fu possibile datare gli oggetti in ceramica e cotto. Ne furono esaminati a centinaia e nessuno risultò essere moderno. La data più comune era il IV secolo avanti Cristo, mentre per altri reperti, la datazione andava ancor più anticipata.
Nulla, però, poteva dirsi sugli autori di quei reperti e, soprattutto, sul significato delle misteriose iscrizioni.
Dicevo, poc'anzi, dello scrittore e ricercatore Lionel Fanthorpe. Lo studioso è stato colpito dalla relativa vicinanza del sito di Glozel con uno dei più famosi stanziamenti Templari, lo Chateaux Mongilbert. Inoltre, a soli due o tre giorni di viaggio, si trova l'altro, celebre e per molti versi ancora misterioso, luogo connesso ai Templari: Rennes-LeChateau, dove, si dice, il parroco Saunnier scoprì, un secolo e mezzo fa, qualcosa di assolutamente straordinario, qualcosa che potrebbe essere in grado di rimettere in discussione molti assunti acquisiti ufficialmente sulla storia umana.
Ecco quanto scrive Fanthorpe:

«Consideriamo le ricerche di Graham Hancock e le sue teorie sulle civiltà perdute che un tempo avrebbero avuto dimora nelle zone dell'Antartide libere da ghiacci (teorie sostenute anche dall'italiano Barbiero e da altri studiosi n.d.a.). Se Hancock ha ragione, coloro che millenni or sono fuggirono di fronte all'avanzata del gelo, trovarono rifugio, fra gli altri posti, in Egitto. Lì, condivisero la loro cultura e le loro conoscenze con gli abitanti originari della Valle del Nilo, quando vi giunsero quindicimila anni fa. La recente scoperta in Brasile di piramidi più grandi e più antiche di quelle egizie, farebbe pensare a diverse ondate migratorie, che presero differenti direzioni.
Quando Mosè e gli Israeliti fuggirono dall'Egitto, portarono con sé, secondo certe tradizioni, un misterioso "tesoro": doveva essere qualcosa di molto importante, perché il faraone sacrificò tutto il suo esercito nel tentativo di recuperarlo. Gli Ebrei portarono con loro anche l'Arca dell'Alleanza, che racchiudeva oggetti carichi di tali forze che nessuno poteva toccarla a mani nude, senza morirne (per trasportarla, si dovevano usare lunghi pali di legno).
Non è possibile che il "tesoro" trafugato dagli Ebrei in Egitto e il contenuto dell'Arca fossero testimonianze risalenti all'antica cultura originaria, quella ormai sepolta sotto i ghiacci antartici? Noi non abbiamo idea di dove possano essere finiti gli oggetti in questione. È possibile che, dopo la conquista della Palestina, siano stati raccolti nel Tesoro Imperiale romano. E quando Roma venne messa a sacco dai Visigoti, nel V secolo, i barbari possano essere entrati a loro volta in possesso di quegli oggetti misteriosi, portandoli nel loro forte ed antico insediamento di Rennes-le-Chateau.
Secoli dopo i Templari, che nel corso dei loro contatti con le tradizioni orientali erano venuti a conoscenza di molte verità ignorate, potrebbero aver ritrovato le testimonianze di queste vicende, che modificavano dalle fondamenta il racconto biblico e le radici stesse delle Religioni del Libro (vedi il libro "La Chiave di Hiram", di Lomas e Knight, Ed. Mondadori. n.d.a.). Pensarono bene, perciò, di occultare tutto, usando peraltro - a quanto si dice - le nozioni acquisite per ricattare la Chiesa di Roma.
Gli stessi Templari costituiscono forse il legame che unisce Glozel, Rennes.le Chateau e un terzo mistero, quello della Pietra Runica di Yarmouth, ritrovata nel 1812 in Nova Scotia, presso Oak Island in Canada.
Molte delle iscrizioni sulla Pietra si accordano assai bene con i segni tracciati sulle tavolette di Glozel. I Templari, si sa, comunicavano fra loro con molti segni in codice e alfabeti creati appositamente: sono loro documenti quelli ritrovati nella camera sotterranea francese?
Alla Pietra Runica di Yarmouth è associata la leggenda di un misterioso "tesoro maledetto", venuto da un paese sconosciuto. Si tratta forse dello stesso "tesoro" strappato dagli Ebrei al faraone? Il destino di gran parte dei Templari, dopo la persecuzione di Filippo il Bello, è sconosciuto. Si sa che essi possedevano una poderosa flotta, salpata per lidi ignoti. Sono in molti a credere che la loro destinazione fosse l'America del Nord (vedi il libro "Il Tesoro perduto dei Templari", di Steven Sora, Ed. Piemme. n.d.a.), di cui avevano avuto notizia da misteriosi documenti pervenuti da età ancestrali: le mappe dei Re del Mare, di cui si servì anche Colombo (e che mostravano l'Antartide ancora verdeggiante), una cui copia grossolana ci è giunta attraverso l'ammiraglio turco Piri Reis.»

Come si vede, un percorso suggestivo, ricco di storie e scenari che stimolano la fantasia ma che, al contempo, sembrano uniti da un unico filo comune tutt'altro che campato in aria. Si ha la sensazione, una volta di più, che ci troviamo di fronte a tante tessere di un unico puzzle, composto il quale ci si potrebbero delineare conoscenze sconvolgenti, in quanto innovatrici sia per la storia dell'uomo che per l'insieme globale del suo percorso iniziatico-spirituale attraverso i millenni. Qualunque verità ci sia stata nascosta, se davvero lo è stata come tante "tessere del puzzle" ci fanno ragionevolmente sospettare, sembra che i tempi perché essa ci si riveli, facendo crollare tutti i puntelli con cui si sta tentando di rafforzare la diga delle menzogne, siano sempre più vicini. Forse, sono già iniziati.


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LO STRANO AFFARE DEL PRIORATO DEL SION

Articolo di Sabina Marineo
Fonte: http://www.renneslechateau.it/indagini/articoli/2x070-076.pdf

Premessa: Il Priorato di Sion fondato nel 1956 da Pierre Plantard si ispira ad un Priorato dall’identico nome nato dai frati gerosolimitani dell’abbazia di Notre-Dame du Mont Sion fondata da Goffredo di Buglione durante le Crociate. Una serie di documenti conferma che fu re Luigi VII a portare con sé in Francia alcuni frati dell’Ordine di Sion, donando loro il Priorato di Saint Samson; qui i frati custodirono gli archivi dell’abbazia di Monte Sion. Nel XX secolo Plantard riprese alcune tematiche dello Hieron du Val d’Or, tra cui le aspirazioni ad una Francia come culla della monarchia divina sull’immagine di Goffredo di Buglione, re di Gerusalemme. Si ipotizza che tra le intenzioni del moderno Priorato di Sion ci fosse la proposta di una contrapposizione tra due Sion antagoniste: la collina francese di Sion-Vaudemont e la Sion israelita.

Se i tre autori anglosassoni Lincoln Baigent e Leigh non ne avessero parlato circa vent’anni fa nel loro saggio “il Santo Graal” e se lo scrittore Dan Brown non ne avesse fatto uno degli ordini più segreti nell’attuale best seller Il Codice da Vinci, il Priorato di Sion sarebbe rimasto sconosciuto ai più e dimenticato in un angolo buio della storia. Una domanda assilla molti dei lettori del Codice e degli spettatori che affollano le sale cinematografiche per seguire sul grande schermo le avventure del professor Langdon: il Priorato di Sion esiste sul serio o si tratta di una semplice finzione? Leggendo il romanzo, ci si imbatte su di una breve nota di Brown che precede l’inizio del racconto; l’autore vi sottolinea la storicità delle informazioni presentate nel romanzo e in particolare dell’esistenza del Priorato di Sion, scrivendo a tale proposito: «Il Priorato di Sion – società segreta fondata nel 1099 – è una setta realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliotèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets, in cui si forniva l’identità di numerosi membri del Priorato, compresi sir Isaac Newton, Botticelli, Victor Hugo e Leonardo da Vinci.» Si tratta di una mossa strategica dello scrittore che in questo modo rende la vicenda ancor più interessante perché la presenta come una finzione costruita sulla base di elementi reali. Il lettore, pur seguendo le avventure di protagonisti immaginari, sarà conscio per tutta la durata del libro di muoversi in uno scenario in parte vero, non del tutto fantastico. La vicenda diviene quindi per lui non solo plausibile, ma addirittura possibile. La tensione del giallo e la presentazione graduale delle inquietanti “rivelazioni storiche” costituiscono la base del successo del Codice da Vinci. Dimentichiamo ora il romanzo di Brown e vediamo invece di appurare quanto di vero ci sia alle radici del Priorato e della sua storia. In un articolo pubblicato nel 1887 nei Mémoires de la Société des Antiquaires de France lo storico E.G. Rey, riferendosi all’abbazia gerosolimitana di Notre-Dame du Mont Sion, scrive: «Questa abbazia fu fondata da Goffredo di Buglione poco dopo l’arrivo dei Franchi a Gerusalemme e lì rimase sino al 1187 . Allorché la città di San Giovanni d’Acri fu riconquistata dai Latini, i religiosi di Monte Sion si riunirono nuovamente nel priorato di San Leonardo situato in tale città e che essi possedevano da molti anni. Nel 1291 l’ultimo sopravvissuto di questi monaci si ritirò in Sicilia, nel casale di Santo Spirito presso Caltanissetta.» Rey aggiunge che re Luigi VII, di ritorno da una Crociata, portò con sé diversi monaci dell’Ordine di Sion e donò loro il Priorato di SaintSamson a Orléans – ex abbazia di Saint Symphorien. Lì furono deposti e custoditi nel secolo XVI gli archivi dell’abbazia di Monte Sion. C. F. Vergnaud Romagnesi racconta nella sua opera Histoire de la Ville D’Orléans pubblicata nel 1830 l’origine di questa abbazia di Saint Symphorien che in seguito venne intitolata a Saint Samson: «Saint Symphorien, nato e martirizzato ad Autun, fu molto venerato da Gontran, re d’Orléans. Questi faceva giurare i suoi vassalli sulle reliquie del santo che portava sempre con sé. Durante uno dei suoi frequenti viaggi ad Orléans, decise d’innalzare una chiesa in onore del santo cui si sentiva particolarmente legato e scelse a tale scopo un terreno fuori dalle mura della città per rendere la cappella più simile a quella di Autun. Lì depose il sovrano diverse parti del corpo di Saint Symphorien ed incaricò un certo numero di religiosi e canonici a venerare queste reliquie. I religiosi furono ricompensati con donazioni e terre. Più tardi, avendo i Normanni saccheggiato e distrutto tutti gli edifici sia a Orléans che nei dintorni della città, l’abbazia di Saint Symphorien andò in rovina. Verso l’anno 868 Menon, il vescovo di Dole, e alcuni canonici della sua chiesa, messi in fuga dai barbari, giunsero ad Orléans portando con sé le reliquie di Saint Samson. I religiosi si stabilirono nelle rovine degli edifici dell’abbazia di Saint Symphorien unendosi ad alcuni canonici di tale monastero. Dopo la cacciata dei Normanni, il vescovo di Dole tornò nella propria patria, avendo lasciato ad Orléans su richiesta dei canonici di Saint Symphorien le reliquie di Saint Samson, di modo che queste rimpiazzassero i resti del primo santo che erano andati distrutti.» Fu dunque in seguito a tali avvenimenti che l’abbazia mutò il nome del santo protettore e fu intitolata a Saint Samson. Più tardi Luigi VII, figlio di Luigi il Grande, riformerà il monastero installandovi i monaci di Notre-Dame du Mont Sion. Leggiamo ancora da Vergnaud Romagnesi: «Questo re (Luigi VII) durante un suo viaggio a Gerusalemme fu talmente edificato dalla pietà dei religiosi di Monte Sion, che ne condusse alcuni con sé e li collocò nel 1152 nel monastero di Saint Samson. Questi nuovi religiosi, operando una riforma indispensabile, conservano le proprietà del convento e aumentano la fama dei suoi canonici, soprattutto quando Filippo di Francia accetta di esserne decano, cosa che dona a quest’abbazia la predominanza su tutte le altre presenti nella città.» Per ricevere ulteriori notizie e pervenire ad

altri documenti interessanti, dobbiamo contattare l’Archivio di Loiret, dipartimento cui appartiene la città di Orléans. Qui vengono custoditi tutti i documenti che raccontano la storia della città. L’archivista Jacques Soyer ne aveva pazientemente catalogati e trascritti molti nell’anno 1919. Purtroppo, alcuni di essi sono andati perduti per sempre in seguito ad un incendio occorso nel giugno 1940. Vediamo che cosa scrive Jacques Soyer nella prefazione della sua raccolta “Actes des Souverains”: «Notre-Dame du Mont Sion fu fondata da Goffredo di Buglione poco dopo l’arrivo dei Franchi a Gerusalemme, il 15 luglio 1099. Il 14 ottobre 1187 la città cadde nuovamente nelle mani degl’infedeli e i religiosi di Monte Sion furono costretti a trasferirsi sulla costa della Siria, a San Giovanni d’Acri, dove essi possedevano il Priorato di San Leonardo. Ma il 19 maggio 1291, sotto il pontificato di Nicola IV, la città d’Acri fu conquistata dai Saraceni. L’abbazia di Monte Sion dovette abbandonare definitivamente l’Asia per stabilirsi in Sicilia nella chiesa dello Spirito Santo presso Caltanissetta, nella diocesi di Girgenti (l’attuale Agrigento) e in provincia di Palermo. L’archivio dell’Ordine fu portato in un primo tempo in Sicilia e poi trasferito nel XVI secolo nel Priorato di Saint Samson d’Orleans.» Abbiamo quindi un’altra conferma che rende inconfutabile la fondazione dell’Ordine di Notre-Dame du Mont Sion da parte di Goffredo di Buglione nell’anno 1099 e la sua continuazione quale Priorato di Sion a Saint Samson d’Orléans almeno sino al secolo XVI. Soyer aggiunge però altre informazioni interessanti. L’archivista spiega che stranamente non rimane traccia alcuna ad Orléans dell’antico Priorato, seppure questo abbia rivestito non poca rilevanza nel passato della città. Nessuna via, nessuna piazza ne ricorda oggi l’esistenza. Anche la chiesa dell’antico Priorato è scomparsa. Bisogna recarsi sulla riva del fiume Loiret, ad Olivet, per trovare un mulino che ha conservato il nome dell’abbazia cui apparteneva: le moulin de Saint Samson. Nella regione di Beauce, un casale del comune di Engerville, Ezerville-Saint-Samson, indica che il Priorato possedeva alcune terre in questa zona. Soyer osserva ancora: «Quanto al nome della celebre abbazia che si elevava in origine sulla santa montagna di Sion, questo si è oscuramente perpetuato sotto la forma semiletteraria Montesion o Montission (Monticion sulla carta di stato maggiore) nel piano catastale del comune di Saint-Jean-le-Blanc (cantone meridionale di Orléans); questo territorio è oggi diviso in due proprietà, Le GrandMontission e Le Petit-Montission e apparteneva allora al Priorato di Saint-Samson.» Vediamo adesso alcuni dei documenti più importanti riportati da Soyer nella sua raccolta Documento D 357, nr. 2 Donazione di Luigi VII ai monaci dell’Ordine di Notre-Dame du Mont Sion dell’abbazia di Saint Samson a Orléans, anno 1152 (che riporto per esteso nella versione originale latina, essendo di importanza essenziale per la presente ricerca):

In nomine sancte et individue Trinitatis, amen. Ego Ludovicus, Dei gratia rex Francorum et dux Aquitanorum, in perpetuum. Inspiravit nobis divina bonitas voluntatem proficiscendi Ierosolimam et videndi sancta loca ubi steterunt Salvatoris nostri Ihesu pedes. Suscepto dominice crucis salutari signo, multis peragratis regionibus et gravibus superatis laboribus, ad sepulchrum Domini pervenimus et cum devotione orationum loca religiosa et sanctam terram circuivimus. Religiosi et fideles viri nobis multum ibidem servierunt et inter ceteros honoratores nostros sancta ecclesia de Monte Syon accurate nos et comites nostros honoravit et karitatem suam affluenter effudit et nostris necessitatibus subvenire studuit. Notum sit igitur omnibus tam futuris quam presentibus quod, amore Dei compuncti et ex collato nobis honore et servitio commoniti, ecclesiam Sancti Sansonis Aurelianensis, ubi erat canonia secularis, ecclesie et fratribus de Monte Syon cum prebendis et honoribus et omnibus pertinentiis, decedentibus canonicis, in perpetuum habendam donavimus, ut de illo sancto ordine et de illa venerabili quam perspeximus religione et perspiciendo delectati sumus in Gallicanis partibus aliquam plantationem deinceps habeamus, maneantque ibidem fratres divinam jugiter implorantes misericordiam, qui sue professionis vestigiis insistentes bonis operibus luceant et recte vivendi prebeant ceteris exemplum.Quod, ut ratum sit in posterum et inconvulsum permaneat et removeatur omnis calumnia, memorie litterarum tradi et sigilli nostri auctoritate confirmari precepimus, adjecto karactere nostri nominis. Actum publice Aurelianis, anno ab incarnatione Domini M C LII, regni nostri XVI. Astantibus in palatio nostro quorum subtytulata sunt nomina et signa. Signum regis loco dapiferi, qui tunc nullus in palatio – Signum Guidonis, buticularii – Signum Mathie, constabularii – Signum Mathie, camerarii – Signum Theoderici Galeranni – Signum Ade, camerarii. Data per manum Hugonis, cancellarii.

Questo documento conferma il trasferimento dei monaci gerosolimitani di Notre-Dame du Mont Sion nell’abbazia di Saint Samson a Orléans, trasferimento che avvenne appunto nel 1152. Re Luigi VII, visitando i luoghi sacri a Gerusalemme, viene accolto dai monaci di Sion e rimane impressionato dalle loro premure e dall’integrità dell’Ordine. Decide così di donare loro la sede abbaziale di Orléans. Documento D 371, folio 4 Papa Adriano IV prende sotto la sua protezione il Priorato di Saint Samson d’Orléans dell’ordine di Sant’Agostino e dipendente dall’abbazia di Notre-Dame du Mont Sion a Gerusalemme, anno 1158. Qui il pontefice conferma la legittimità di tutti i beni del Priorato, nel presente e nel futuro. Autorizza inoltre i religiosi a mantenere un cimitero tra le mura del loro convento per seppellirvi i confratelli, i conversi e tutti i loro servitori, senza che terzi possano eventualmente opporsi a tali misure. Documento D 357, nr. 5 Conferma di papa Alessandro III riguardo i beni e i privilegi dei monaci dell’abbazia gerosolimitana di Notre-Dame du Mont Sion contenente la citazione di Godefroy de Bouillon quale suo fondatore nonché i nominativi dei possedimenti dei religiosi, anno 1179. Seguendo l’esempio dei suoi predecessori Urbano II, Pasquale II, Innocenzo II ed Eugenio III, il pontefice prende sotto la propria protezione i monaci gerosolimitani di Sion, la cui abbazia è consacrata a Notre-Dame e allo Spirito Santo. Conferma i loro privilegi e i possedimenti accordati ai religiosi già da Godefroy de Bouillon ed enumera tutte le proprietà del convento in: Terra Santa, Sicilia, Calabria, Lombardia, Francia e Spagna. In Francia i monaci possedevano oltre l’abbazia di Saint Samson anche la località di Prunesac con relativa chiesa, la chiesa di Notre-Dame di Framet, la chiesa di Saint Saviol nella diocesi di Poitiers. I monaci hanno il diritto di inumare nel loro convento le persone che, morendo, ne esprimano il desiderio, tranne gli scomunicati e gli interdetti. Il convento e i suoi beni saranno esenti da tutte le tasse secolari. L’abate di Mont Sion ha inoltre il diritto di portare la mitra e l’anello. Vediamo quindi che il Priorato già nel 1179 possedeva diversi terreni ed abbazie e non solo in Francia. I documenti che interessano il Priorato di Saint Samson sopravvissuti all’incendio e conservati in originale negli archivi di Loiret sono numerosi. L’ultimo risale all’anno 1292. Ma che accadde più tardi ai monaci di Saint Samson? Rivolgiamoci nuovamente a Vergnaud Romagnesi: «Nel XV secolo il rilassamento dei costumi era tale che la condotta dei canonici costrinse papa Leone X a riformare il convento e ad imporre ai religiosi di vivere in comunità. Il loro ultimo abate sarà Monsignor de Gazille, le cui donazioni unite a quelle di Monsignor Lhuillier, dottore reggente dell’Università d’Orléans, permetteranno d’innalzare gli edifici che esistevano all’arrivo dei Gesuiti e di cui ne vediamo ancora oggi gran parte. Verso il 1600 il numero dei canonici di Saint Samson era poco considerabile. Gli ultimi quattro religiosi furono trasferiti a SaintEuverte.» Quindi l’abbazia passò del tutto sotto il controllo dei Gesuiti. A questo punto finisce la documentazione storica e inizia la leggenda. Il Priorato di Sion dorme un lungo sonno di secoli e cade nel dimenticatoio. Le tracce della sua presenza ad Orléans spariscono mentre i papi si succedono sul soglio pontificio ed i monarchi si susseguono sul trono di Francia. Nel 1956 l’ermetista francese Pierre Plantard fonda il proprio Priorato di Sion a Saint-

Julien-en Genevoise, in Svizzera. Gli statuti del nuovo ordine vengono depositati nella prefettura della cittadina e l’annuncio della fondazione appare nel Journal Officiel de la Rèpublique Francaise. Plantard e i suoi collaboratori preparano nel corso degli anni Sessanta e Settanta una serie di scritti del Priorato conosciuti come Dossiers Secrets. Gli autori dei Dossiers usano pseudonimi e depositano gli scritti uno dopo l’altro nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Questi documenti si riferiscono tutti a leggende inerenti un ramo segreto della dinastia merovingia, il paesino pirenaico di Rennes-le-Château e il mito di un tesoro scomparso e nascosto nella regione dell’Aude. A Pierre Plantard le pubblicazioni depositate alla Biblioteca Nazionale però non bastano. Il nuovo mito deve essere conosciuto dal grande pubblico, ci vuole l’intervento di un nome famoso che sia in grado di pubblicizzare la leggenda e diffonderla in tutta la Francia. Plantard contatta a tale scopo il giornalista Gerard de Sède, autore ormai affermato e che si interessa a misteri insoluti e tesori scomparsi. E de Sède abbocca all’amo. Con l’ausilio della documentazione di Plantard, il giornalista pubblica nel 1962 un saggio sui Templari e sul castello di Gisors: Les Templiers sont parmi nous. Si parla qui di una cappella misteriosa, nascosta nei sotterranei del castello e contenente trenta casse di metallo, niente di meno che il tesoro dell’Ordine del Tempio. Poi, nel 1967, esce il libro di de Sède L’Or de Rennes che narra le vicende del parroco Bérengere Saunière e diviene un best-seller a livello nazionale. Nasce così il mito di Rennes-le-Château, storia ormai ben nota. Ma se il nuovo Priorato di Sion è una creatura di Plantard, non dobbiamo dimenticare le connessioni tra questo signore e alcuni gruppi occulti di inizio Novecento, in particolare la sua affinità ideologica con la confraternita religiosa dello Hieron du Val d’Or. Il giornale pubblicato da Plantard negli anni Quaranta, Vaincre, riporta nei suoi articoli l’eco inequivocabile dei temi cari allo Hieron e ai suoi affiliati. Ciò non stupisce, se pensiamo che l’ermetista francese che allora si autodefiniva pomposamente “Pierre de France”, nato a Parigi nel 1920, era il discepolo di Georges Monti, alias Marcus Vella.
Monti, uomo dalla storia avventurosa, nacque a Toulouse nel 1880, fu abbandonato dai genitori e allevato dai Gesuiti. Si laureò in Diritto Canonico a Parigi ed iniziò a frequentare i circoli esoterici del tempo. Sappiamo che era amico del famoso occultista fin de siècle Papus e per un certo periodo fu segretario del fondatore della confraternita Rose-CroixCatholique, Josephin Péladan. L’autore Jean Robin cita un Dossier Monti che sarebbe stato stilato dal celebre letterato Èmile Hoffet, ecclesiastico affiliato del Sacro Cuore. Il giovane Hoffet collaborava alla rivista Regnabit chiamata in vita da un oblato di Maria Immacolata, padre Félix-Marie Anizan, che ne fece l’organo ufficiale del movimento del Sacro Cuore. È bene evidenziare subito che non sappiamo fino a che punto l’informazione dell’esistenza di un Dossier Monti compilato da Hoffet risponda a verità. Ma Robin afferma di essere certo della sua esistenza e che il giornalista Gerard de Sède, dopo averlo acquistato nel 1966 insieme con una parte dell’archivio Hoffet, gliene fece pervenire una copia. Nel 1914 Georges Monti lavora nella biblioteca d’Orléans, ricca di documenti antichi di stampo esoterico-massonico. Si tratta della stessa biblioteca in cui Jules Doinel, altro famoso occultista dell’epoca, scoprì quegli scritti che lo avvicinarono al catarismo. Dopo la fine della Prima Guerra, Monti intraprende molti viaggi e viene coinvolto in intrighi massonici e pangermanisti. Il dossier lo vuole membro della Vehme tedesca, potente organizzazione segreta che avrebbe appoggiato l’ascesa di Hitler al potere. Questo non impedisce tuttavia all’occultista camaleontico d’infiltrarsi nella loggia israelita di B’nai B’rith per poi allontanarsene e denunciarne ad altre organizzazioni l’alta pericolosità. Nel 1936 le attività sospette di Monti sono condannate dalla Grande Loggia d’Oriente e poco dopo l’avventuriero viene trovato morto avvelenato nel suo appartamento parigino. Il medico che esamina la salma di Monti e diagnostica la morte per avvelenamento è un amico dell’occultista, il dottor Camille Savoir. Questi, noto massone e fondatore del Gran Priorato delle Gallie, era anche medico di famiglia dei Plantard. In ogni caso ciò che interessa la nostra indagine è il probabile legame tra il giovane Plantard ed alcuni membri di confraternite a carattere esoterico, come lo Hieron du Val d’Or. Lo Hieron du Val d’Or nasceva dal movimento del Sacro Cuore, i cui affiliati perseguivano scopi politici oltre che religiosi. Monarchici, convinti antisemiti e cattolici militanti, questi credevano nell’arrivo di un Roi du Monde e nella restaurazione di una sorta di cattolicesimo gnostico, strettamente legato al cristianesimo degli albori. La suora Marie Marguerite Alacoque attizzò nel XVII secolo la scintilla del nuovo culto del Sacro Cuore. L’immagine di un cuore sacro di per se stessa non era un novum, appariva già nelle opere dei primi padri della Chiesa, negli scritti di Bernard de Clairvaux, più tardi di Jean Jacques Olier, fondatore del seminario parigino di Saint Sulpice. E tuttavia fino a quel momento, fino all’avvenimento delle visioni di suor Marie Marguerite, il Sacro Cuore non costituiva un oggetto di culto autonomo e fine a se stesso. Tra il 1673 e il 1675 Alacoque è testimone di diverse apparizioni di Gesù nella cittadina belga di Paray-le-Monial, l’antica Orval. Gesù esibisce alla suora il proprio cuore sanguinante ed esige dalla Francia intera la dedizione più totale. Il Paese si deve donare interamente al cuore di Gesù, solo in questo modo sarà salvo da catastrofi ed attacchi nemici. Il culto del Sacro Cuore conobbe uno sviluppo irrefrenabile, la sua popolarità aumentava a vista d’occhio. Nel 1792 i seguaci del Sacro Cuore furono definiti dai non-cattolici “fanatici militanti”. Re Luigi XVI raggiunse il culmine dell’isterismo religioso consacrando pubblicamente non solo la propria famiglia, ma l’intero Stato al Sacro Cuore di Gesù. Una grande cerimonia ebbe luogo a Paray-le-Monial, durante la quale fu issato il nuovo vessillo reale: un cuore sanguinante attorniato dai gigli di Francia. Nonostante la Rivoluzione Francese, pur con tutte le sue crudeltà e gli eccessi più efferati, avesse ristabilito un certo equilibrio della ragione in campo religioso, spazzato via le superstizioni e posto fine a questo culto fanatico, l’adorazione riprese a diffondersi nel XIX secolo e raggiunse in quest’epoca l’apice della popolarità. Il gesuita francese Victor Drevon e il barone portoghese Alexis de Sarachaga fondarono in Paray-le-Monial, il luogo delle apparizioni di Alacoque, l’Istitut des Fastes Eucharistiques, edificio dotato di una biblioteca e di un museo atto a documentare gli accadimenti miracolosi del XVII secolo. Diverse confraternite che avevano lo scopo di finanziare i progetti del Sacro Cuore videro la luce. Una di esse era appunto lo Hieron du Val d’Or. La società nacque nel 1877. Il nome “Val d’Or” presentava un chiaro riferimento ad Orval. Già il nome, dunque, era tutto un programma. Orval, che si trova nel Belgio a soli 25 chilometri di distanza da Bouillon, ospitava nel Medioevo un’importante abbazia. Monaci giunti dalla Calabria risiedevano ad Orval e alcuni di essi – primo tra questi l’eremita Pietro - avevano accompagnato Goffredo di Buglione nella Crociata in Terrasanta. Originariamente Orval apparteneva alla Francia. Tutta una tematica antisemita e fortemente nazionalista che si riallaccia all’ideale della Francia come culla della monarchia divina, all’immagine di Goffredo di Buglione come progenitore illustre, re di Gerusalemme e discendente diretto dei “Cavalieri del Cigno”, una tematica che innalza la collina di SionVaudemont quale luogo di sacralità antica e antagonista occidentale della Sion israelita, si nasconde dietro il simbolo di Orval. A questo punto c’è da chiedersi se fosse veramente un caso che le apparizioni di Alacoque siano avvenute proprio ad Orval. Personalmente ritengo di no. L’importanza dell’antica abbazia era ben nota a certi circoli occulti di matrice spiccatamente tradizionalista, e le apparizioni sacre sono state spesso identificate dai sociologi con messinscene strategiche attuate appunto da tali gruppi occulti a scopo di propaganda politico-religiosa. Sospetto la presenza di un movimento di questo tipo all’origine delle visioni di suor Marie Marguerite, la stessa corrente che innalzerà il Sacro Cuore a simbolo emblematico della monarchia francese. Sono dell’avviso che anche la confraternita dello Hieron du Val d’Or si sia riallacciata a questa tradizione occulta e abbia inteso continuarne l’opera in una cornice altresí più consona alle esigenze della propria epoca. Lo Hieron du Val d’Or non può essere inteso come una semplice confraternita religiosa nel senso classico del termine. I suoi membri perseguivano il chiaro intento di tornare alle radici del cristianesimo grazie all’impiego di dottrine egizie, servendosi di pratiche cabalistiche e gnostiche. Si ritenevano i continuatori di una tradizione originaria fondata dagli Atlantici (sic!). Credevano nella venuta di un Cristo-Re che avrebbe avuto luogo nell’anno 2000 e si premuravano di annunciare e preparare il suo regno futuro. Addirittura il culto della divinità Aor-Agni veniva praticato dai membri dello Hieron, che vi riconoscevano la fonte di ogni sapere. C’è da meravigliarsi che la Chiesa Cattolica abbia tollerato l’attività di questa confraternita. E di conseguenza c’è da chiedersi se alcune eminenze grigie dello Hieron fossero persone così influenti da dover essere sopportate per forza, così come lo furono due secoli prima alcuni membri della Compagnie du Saint Sacrrement, società che nemmeno l’abile cardinale Mazarino riuscì ad eliminare. René Guenon interpretava il simbolo del Sacro Cuore come “metafora del Santo Graal”. Pierre Dujols, che era sicuramente in contatto con membri dello Hieron, scrisse nel 1925: «I membri dello Hieron non solo si definiscono Templari e Cavalieri del Graal, ma si identificano anche con gli Apostoli degli ultimi tempi, quelli citati dalla Madonna della Salette in un documento che fu destinato esclusivamente al seggio papale. […] In effetti gli iniziatori di questa Crociata si vantano di possedere la “conoscenza”. In parte è vero, ma fino a che punto?» Aggiungo una domanda: il moderno Priorato di Sion, quello fondato da Plantard, era soltanto una mistificazione fine a se stessa o aveva radici più profonde e intendeva riallacciarsi per via diretta ad una tradizione più antica? Senza chiamare in causa l’Ordine medievale di Notre Dame du Mont Sion, può essere che la società plantardiana del ventesimo secolo fosse un epigono delle confraternite politicoreligiose ottocentesche? Una domanda su cui riflettere.


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