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MessaggioInviato: 25/11/2014, 21:06 
Sì Shighella... ho letto quel libro e ne abbiamo parlato anche all'interno di una puntata del nostro podcast.

[:)]

Considera però che quel libro è una reinterpretazione fatta da Sitchin delle sue teorie presentate nei libri precedenti raccontate sottoforma di tavolette sumere.

Ad ogni modo presenta molti spunti interessanti come abbiamo avuto modo di raccontare in questa puntata che ti suggerisco di ascoltare... credo possa piacerti

http://www.atlanticast.com/podcast/atl0021.mp3

Parentesi off-topic sempre relativo a un passo del libro suggerito da Shighella che a me piace particolarmente.

http://ningizhzidda.blogspot.it/2011/01 ... letta.html

Per ritornare in topic...

Avevamo iniziato questo thread parlando di kurgan nel tentativo di stimolare la curiosità del lettore nei confronti del ceppo indoeuropeo e del ruolo di questi popoli nella storia post-diluviana a partire dalla Rinascita secondo la chiave di lettura proposta e suggerita dal Progetto Atlanticus.

Per questo motivo ho ritenuto utile presentare qui di seguito una mappa delle lingue indoeuropee e la loro diffusione nel mondo.

Immagine


Ultima modifica di Atlanticus81 il 25/11/2014, 21:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/12/2014, 10:40 
Se come abbiamo detto ad Harran la tribù di Abramo (che ancora non è nazione di Israele, in quanto sarà Giacobbe a ricevere questo incarico da Dio), si divide in tre sottotribù:

- Una prima tribù, volge a sud, verso la palestina, e la Bibbia seguirà le vicende di questa, poiché da essa nascerà la nazione di Israele, prediletta dal Signore (ovvero Yahweh)

- Una seconda tribù si dirigerà a nord, risalendo il Danubio e occupando perciò la parte nord dell’Europa fino all’Irlanda dove verranno ricordati come i Tuatha de Dana.

- Una terza prenderà la via del mare dando origine a tutta una serie di popoli che saranno noti per le loro abilità guerriere tanto da venire utilizzati come soldati mercenari e guardie del corpo del faraone (Shardana) in Egitto.

Immagine

osservando come questi, muovendosi per le terre d’Europa, si integrano e si mischiano con le precedenti genti indo-europee giunte da est definite nelle ricerche della Gimbutas come Kurgan allora possiamo ritenere il popolo dei Dauni potevano essere imparentati proprio con gli Shardana (Notare la presenza della sillaba DAN, derivante dalla tribù di DAN) e altri popoli cosidetti del mare del Mediterraneo, i cosiddetti popoli pelasgici.

Cita:
GLI ANTICHI DAUNI

Verso la fine del secondo millennio a.C. consistenti gruppi provenienti dalla penisola balcanica, fra cui gli japigi di origine illirica, si insediano nel territorio pugliese. Qui trovano una civiltà indigena dai caratteri culturali compositi fra i quali è evidente l'elemento "protovillanoviano" nonchè componenti residue di una preesistente cultura subappenninica ampiamente influenzata dai contatti con le genti di cultura micenea. A tutto ciò si sovrappongono gli apporti culturali illirici determinando così la nascita e il carattere peculiare della civiltà japigia che, già ben definita nel X sec. a.C., si suddivide in seguito in tre gruppi distinti: i Dauni a nord, i Peucezi al centro e i Messapi al sud, caratterizzando così l'assetto culturale della Puglia nell'età del ferro. La Daunia, che secondo quanto riferiscono gli scrittori antichi prese il nome da re Dauno di stirpe illirica, a differenza delle altre regioni japige, che risentirono maggiormente degli influssi ellenici, sviluppò contatti con popoli e culture diverse, soprattuttto con i Liburni. La civiltà daunia attraversò l'età del ferro con proprie e inconfondibili caratteristiche e mantenne una propria autonomia fino al IV sec. a.C. quando, in seguito all'apertura al mondo ellenico e alla successiva romanizzazione, perse definitivamente la propria identità culturale. Il territorio su cui si sviluppò la civiltà daunia comprendeva l'attuale provincia di Foggia, dal fiume Fortore a Nord fino al fiume Ofanto a sud, compresi il Gargano e le prime propaggini appenniniche ad occidente. Una caratteristica di notevole interesse della civiltà daunia è costituita dalle stele daunie: grandi lastre rettangolari in pietra calcarea, interamente scolpite e infisse verticalmente nel terreno.

http://culturadaunia.altervista.org/cul ... Dauni.html


Un paio di video interessanti

Guarda su youtube.com


Guarda su youtube.com


Ultima modifica di Atlanticus81 il 16/12/2014, 10:43, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/12/2014, 09:30 
Cita:
1200 A.C. Misteriosa Apocalisse

Nel XII°-XIII° secolo prima della nascita di Cristo, le civiltà delle zone mediterranea e mediorientale conobbero una grande crisi che portò ad un radicale cambiamento politico sociale del mondo antico. Un periodo di guerre, catastrofi, esodi, distruzioni e stragi di inaudita violenza che avvennero all'apice del benessere portato dalla cultura dei grandi imperi dell'età del bronzo.

Questo collasso dell'età del bronzo lascerà posto a quella che gli archeologi e gli storici definiscono Età del Ferro. In effetti, proprio in quel periodo, si iniziò a lavorare il ferro nella regione dei Carpazi.

Ogni civiltà del periodo aveva sviluppato un economia tale da far fiorire vere e proprie metropoli. Queste metropoli sono arrivate fino ai nostri giorni e, come possono dimostrare le loro rovine, quasi tutte furono distrutte in quel periodo.

In Anatolia la civiltà Ittita, una delle più avanzate culturalmente e tecnologicamente, collassò nel giro di pochi anni. Le grandi città, come Hattusa, vennero bruciate ed abbandonate. Un livello di progresso simile a quello offerto dalla civiltà Ittita lo si potrà riavere solo dopo 1000 anni.

Sull'isola di Cipro, le città della civiltà cipriota furono saccheggiate e date alle fiamme. La popolazione fu deportata e resa schiava o fatta a pezzi.

I siti siriani prima di questo periodo mostrano la presenza di legami commerciali sia con l'Egitto che con l'Egeo della tarda età del bronzo. A Ugarit è evidente che la distruzione della città avvenne dopo il regno di Merenptah, così come la caduta di Bay[4]. Le lettere scritte su tavolette d'argilla trovate bruciate dopo la distruzione della città, parlano di un attacco giunto dal mare; in particolare, in una lettera proveniente da Alashiya, un'antica città dell'isola di (Cipro), si legge di città già distrutte da assalitori venuti dal mare, nel momento in cui la flotta di Ugarit non era presente, in quanto impegnata lontano, in pattugliamenti lungo le coste.

Nel Levante documenti egizi indicano che, a partire dalla fondazione del regno di Horemheb, il popolo nomade degli Shasu era diventato fonte di problemi. Ramesse II organizzò contro di loro campagne militari perseguitandoli fino alla città di Moab, dove, poco dopo la battaglia di Kadesh, edificò una fortezza. Gli Shasu crearono molti problemi, in particolare durante il regno di Merneptah, quando giunsero a minacciare l'accessibilità alla "via di Horus" situata a nord di Gaza. L'evidenza mostra che il centro di Deir Alla[5] (Succoth) venne distrutto dopo il regno della regina Tausert.

Il sito devastato di Lachish, durante il regno di Ramesse III, venne brevemente rioccupato da abusivi e da una guarnigione egiziana. Tutti i centri lungo la rotta marina, adesso detta Via Maris, a nord di Gaza vennero distrutti, e le prove mostrano che Gaza, Ashdod, Ashkelon, Akko, e Jaffa furono bruciate e non più rioccupate per circa trent'anni. Nell'entroterra Hazor (Tel Hazor), Bethel, Bet Shemesh, Eglon, Debir, e altri siti vennero distrutti. I profughi, cercando di sfuggire al collasso dei centri costieri, potrebbero essersi fusi con elementi nomadi e anatolici in arrivo, iniziando così a far nascere piccoli villaggi disposti a terrazzo sui fianchi collinari nella regione degli altopiani, associati successivamente allo sviluppo della cultura ebraica.

In Grecia nessuno dei palazzi micenei della tarda età del bronzo sopravvisse, con la possibile eccezione delle fortificazioni ciclopiche dell'Acropoli di Atene; la distruzione fu più violenta nei palazzi e nei siti fortificati. Quasi il 90% dei piccoli siti nel Peloponneso vennero abbandonati, dando probabilmente luogo ad uno spopolamento dell'area. La fine del collasso dell'età del bronzo segnò l'inizio di ciò che è stato chiamato Medioevo ellenico, durato più di 400 anni. Altre città, come Atene, continuarono ad essere abitate, ma con una sfera di influenza più locale, ed un impoverimento sia dei commerci che culturale.

In Mesopotamia le città di Norsuntepe, Emar e Karkemiš vennero distrutte, e gli assiri a stento riuscirono a sfuggire a un'invasione delle tribù dei Mushki durante il regno di Tiglath-Pileser I. Con la diffusione degli ahhlamu o aramei, il controllo delle regioni babilonesi e assire si estendeva appena oltre i confini della città. Durante il regno di Shutruk-Nahhunte Babilonia venne saccheggiata dagli elamiti, perdendo così il controllo della valle di Diyala.

In Egitto l'impero egiziano collassò verso la metà del XII secolo a.C. (durante il regno di Ramesse VI). La stele di Merneptah, prima della crisi, descriveva attacchi sferrati da popolazioni libiche, in combutta al popolo Ekwesh, Shekelesh, Lukka, Shardana e Tursha o Teresh, e di una rivolta di cananei, nelle città di Ashkelon, Yenoam e del popolo di Israele. Un secondo attacco durante il regno di Ramesse III coinvolse i Peleset, Tjeker, Shardana e Danai. Diverse altre testimonianze, concentrate tra il 1275 a.C. e il 1000 a.C., menzionano i popoli del mare e i loro attacchi, tra cui la grande iscrizione di Karnak (nominati 5 popoli: Eqwesh, Lukka, Shekelesh, Sherden, Teresh), la stele di Athribis (nominati 4 popoli: Eqwesh, Shekelesh, Sherden, Teresh)[6], le iscrizioni di Kasesh (nominati 3 popoli: Karkisha, Lukka, Sherden)[7], Medinet Habu (nominati 7 popoli: Denyen, Peleset, Shekelesh, Sherden, Teresh, Tjekker, Weshesh), il grande papiro di Harris I (nominati 3 popoli: Denyen, Peleset, Sherden, Tjekker, Weshesh), più ulteriori testimonianze.

Quello che sconvolge Noi della Gazzetta del Mistero è la quantità di città distrutte. Per farvi capire: stiamo parlando di un epoca di pace e prosperità che finisce bruscamente nel sangue. Grandi metropoli mesopotamiche ed ittite cadono dopo essere state il faro dell'umanità per secoli. Sarebbe come se Mosca e New York fossero distrutte e saccheggiate da una forza oscura o da nemici improbabili.

Tutto ciò ci spinge a delle conclusioni.

La crisi non può essere stata provocata dalla politica estera dei vari paesi dell'area, quindi da guerre o cessazioni di collegamenti mercantili, ma da un male che ha colpito le persone che li abitavano.

Un cambiamento repentino del clima che portò ad una siccità ed una carestia tali da far crollare le società del tempo oppure un virus tremendo ed irrefrenabile che fece piombare nell'anarchia tutte le potenze del periodo?

Alcuni studiosi hanno pensato che l'intera area possa essere stata scossa da sciami sismici che hanno destabilizzato lo stato sociale e che hanno spinto intere popolazioni a lasciare le città.

Il passato dell'umanità è colmo di misteriose mutazioni. Nel XX° secolo avanti Cristo, la civiltà dell'Indo, capace di far fiorire metropoli di milioni di persone, capace di organizzare processi industriali, capace di portare nelle case delle persone i servizi igienici, acqua corrente e fognature fu cancellata da misteriose esplosioni così potenti da far vetrificare i mattoni con le quali furono costruite.

Oggi stiamo vivendo momenti drammaticamente sospesi nell'oblio. L'inquinamento, i processi estrattivi delle materie prime, le tensioni sociali tra le nazioni e l'inevitabilità di dover cambiare sistema economico potrebbero portare al collasso della nostra Era e quindi far divenir la storia, ancora una volta, ciclica.

http://gazzettadelmistero.blogspot.it/2 ... lisse.html



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MessaggioInviato: 26/12/2014, 12:54 
Che fine hanno fatto i Goti? Parte 1, le origini

Scarse sono le testimonianze sui Goti dopo la fine della guerra gotica che funestò la penisola italiana verso la metà del VI secolo (535-553), scarse sono le notizie di questo popolo dopo l'invasione dei Longobardi che contro i Goti avevano combattuto come mercenari al soldo dei Bizantini del generale Narsete. Nell'anno 552 5500 soldati longobardi parteciparono alla definitiva sconfitta di Totila presso Tagina (Gualdo Tadino). Dopo la sconfitta e la morte dell'ultimo re Teia ai Monti Lattari, l'ultima resistenza ostrogota in Italia settentrionale fu nella rivolta di Verona e Brescia condotta dal conte Windin nel 561/562 (Paolo Diacono). Sappiamo però che furono proprio i Goti, ormai mercenari nelle guarnigioni bizantine, ad aprire le porte delle città dell'Italia settentrionale alle avanzanti schiere di Alboino, ma poi le cronache sono assai scarse di notizie, ed i Goti scompaiono dalla storia italiana, possiamo pensare che vista l'affinità con i Longobardi, entrambe le popolazioni erano originarie della Scandinavia, i Goti potrebbero essersi integrati nella società longobarda, magari nella casta degli arimanni (guerrieri), scomparendo così dalle cronache. Probabilmente occupando ruoli subalterni rispetto ai nuovi conquistatori, i quali potrebbero aver utilizzato a loro vantaggio le conoscenze che i Goti avevano della penisola, maturate durante il regno Ostrogoto d'Italia (493-553), che vede il principale artefice in Teodorico (Thiudareiks) il Grande.

Immagine

Ma chi erano i Goti? Plinio il Vecchio li chiama Gutones, Tacito Gothones e li pone ad occupare una vasta area corrispondente all'attuale Polonia settentrionale dalla foce della Vistola (area di colore blu nella cartina accanto) fino alla Lituania che prende il nome di Pomerania e comprende le città di Stettino (Stettin) e Danzica (Danzig). Come abbiamo già accennato in un post sulle origini scandinave dei Longobardi, la mitologia norrena, la Gutasaga, vuole che i Goti fossero originari dell'isola svedese di Gotland nel Baltico meridionale. Successivamente, condotti dal loro re Berig, i Goti si trasferirono sulle coste meridionali del Mar Baltico.

L'origine baltica torna col geografo Claudio Tolomeo (100-175), questi enumerando i popoli tra la foce della Vistola e la Finlandia, pone i Goti a sud dei Venedi, un'antica popolazione slava originaria di Ventspils (Vindau) in Lettonia, quindi nell'attuale Lituania.

Lo storico gotico Giordane, nel VI secolo chiama questa prima terra di stanziamento dei Goti sul continente Gothiscandza. Recenti studi genetici hanno messo in relazione il DNA ricavato dalle ossa di resti di antiche sepolture ritrovate nell'isola di Gotland con gli attuali abitanti della Finlandia meridionale.

Immagine

I Goti chiamavano sé stessi Gut-þiuda (popolo dei Goti) o Gutans nella loro lingua oggi purtroppo estinta; nel norvegese antico il loro nome era Gutar o Gotar; Goten nella lingua dei Germani. Successivamente si divisero in due formazioni: Visigoti (Goti dell'Ovest) e Ostrogoti (Goti dell'Est) e rivestirono un importante ruolo nella dissoluzione e nella caduta dell'impero romano d'occidente. E' possibile che questo nome derivi dal nome con cui i Goti chiamavano Dio cioé guþ, anche nella lingua longobarda il nome per Odino è Godan (Paolo Diacono: Historia Langobardorum), quindi i Goti sarebbero etimologicamente il popolo di Dio.

Ma allora qual'è l'eredità genetica dei Goti e qual'è il loro aplogruppo prevalente. Mentre per i Longobardi, tutti concordano che l'aplogruppo prevalente è il germanico R1b-U106, per i Goti credo che la questione sia diversa, si tratta infatti di un gruppo etnico germanico-orientale di origine baltico-scandinava non facile da centrare.

Anche se non fosse veritiera l'origine mitica dei Goti dall'isola di Gotland, è possibile in effetti che questi fossero discendenti delle prime ondate migratorie di cacciatori/raccoglitori che arrivarono in Europa dall'Asia raggiungendo la Finlandia e le coste meridionali del Baltico durante il Mesolitico circa 12.000 anni fa. L'area del Baltico riveste una particolare importanza nella diffusione di alcuni aplogruppi, in particolare l'R1b-L21 di cui abbiamo già parlato in un precedente post sull'eredità genetica dei Normanni in Italia. Questa subclade dell'R1b-M269 è infatti presente in Scandinavia ed in Norvegia nelle sue firme genetiche più antiche. Questa presenza è stata giustificata dagli studiosi più accreditati di genetica delle popolazione con l'apporto di schiavi di origine gaelica riportati dai Vichinghi (Norsemen) dalle loro scorrerie nelle isole britanniche, nelle loro terre d origine, tra i fiordi della Norvegia. Se ciò fosse vero in Norvegia noi avremmo grande diffusione della subclade R1b-M222 che è la più diffusa in Irlanda ed è anche molto recente, invece è raro imbattersi in questa subclade. Non è detto che l'origine di un aplogruppo sia dove oggi questo è più diffuso, anzi io credo proprio l'opposto.

Ormai vi sarete resi conto che ho il pallino dell'origine etnica dei cognomi. Il cognome Goti è toscano e principalmente diffuso nell'aretino, nel pratese e nel fiorentino. La Toscana, ed in particolare la valle dell'Arno era zona di guerra e di confine con l'Esarcato di Ravenna, è possibile che i Goti, stirpe guerriera, fossero impiegati dai Longobardi come mercenari contro i Bizantini.

Immagine

Dell'eredità gotica restano anche tracce nella toponomastica, per esempio il nome della borgata Godo presso Gemona del Friuli è possibile che derivi da un antico insediamento gotico.

Nelle Canarie ancora oggi si intendono per "Godos" gli abitanti della penisola iberica, lo stesso termine veniva usato dagli indipendentisti nella guerra d'indipendenza ispano-americana (1810-1833) per indicare i coloni spagnoli ed i loro alleati creoli. Si tratta di un'eredità culturale dovuta al popolo dei Visigoti che nel V secolo si stanziarono nella penisola iberica.

http://bighipert.blogspot.it/2014/01/ch ... -goti.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Kurgan, Dan: la sconfitta della Rinascita Enkilita
MessaggioInviato: 16/02/2015, 23:45 
I popoli indoeuropei

Gli studiosi definiscono indoeuropei un gruppo di popoli che hanno in comune lo stesso gruppo linguistico, così definiti perché oggi abitano due vaste aree collocate in Europa occidentale e nella regione tra Iran e India. È molto discusso se in origine esistesse un unico gruppo etnico oppure un insieme di popoli con forti affinità linguistico-culturali, anche se è questa l'ipotesi prevalente; non è certo neppure quale fosse l'area di insediamento primitivo degli indoeuropei, anche se doveva trovarsi tra Asia ed Europa e sono state avanzate varie supposizioni (Russia meridionale, nord dei Balcani, Scandinavia, per citare quelle più accreditate). Di sicuro intorno al 4000 a.C. questi popoli iniziarono a spostarsi dalla regione di origine, dando luogo a una gigantesca migrazione che segnò profondamente la successiva storia dell'Europa occidentale e di una parte dell'Asia: in che modo avvenne tutto questo?

Immagine

Non abbiamo documenti scritti e dobbiamo ricostruire gli spostamenti di questi popoli su base linguistica, osservando cioè le somiglianze fra le lingue parlate da popoli che oggi abitano Paesi molto lontani: la parola "madre", ad esempio, è quasi identica in lingue molto diverse tra loro, come il greco (meter), il latino (mater), il sanscrito (mata), lo slavo antico (mati), il germanico (mutter/mother), l'iranico (madar). Non sappiamo neppure cosa abbia scatenato questa serie di ondate migratorie (probabilmente una carestia, o la mancanza di terra e di cibo), ma dalla mappa della diffusione delle lingue indoeuropee appare chiaro che lo spostamento seguì due grandi direttrici, una verso l'Europa (dove giunsero Ittiti, Armeni, Slavi, Latini, Celti, Germani, Micenei) e l'altra verso l'Iran e l'India (dove arrivarono Medi e Persiani, che si insediarono nell'altopiano iranico, e gli Arya, che penetrarono nel nord dell'India).

Si trattava in ogni caso di popoli guerrieri, che penetrarono talvolta in modo violento nelle zone di insediamento e si imposero come dominatori sui gruppi indigeni: quasi tutti conoscevano la metallurgia del ferro, che presentava notevoli vantaggi rispetto a quella del bronzo e che gli Ittiti, ad esempio, portarono in Asia Minore già nel 2000 a.C. Gli Ittiti conoscevano anche il carro da guerra e si servirono di queste risorse militari per conquistare numerosi territori oltre alla penisola dell'Anatolia (l'attuale Turchia dove si insediarono pacificamente), formando un impero che comprendeva Siria e Mesopotamia e cadde per le invasioni dei Popoli del mare, intorno al 1200 a.C. Destino simile ebbero anche i Persiani, prima sottomessi ai Medi e poi alla conquista di un vastissimo impero che si estendeva dall'Asia Minore sino alla valle dell'Indo (le conquiste furono effettuate in pochi anni da Ciro II e dai suoi successori, Cambise e Dario I).

Qualcosa di simile avvenne anche con gli Arya, il popolo indoeuropeo che penetrò nel nord dell'India intorno al 1600 a.C.: parlavano il sanscrito ed erano abili guerrieri, cosicché respinsero a sud le popolazioni indigene di stirpe dravidica e imposero un dominio militare che si sarebbe mantenuto per molti secoli. Gli Arya avevano la pelle chiara e si distinguevano dai Dravidi che avevano la pelle più scura, che per questo venivano considerati "inferiori" sul piano etnico-culturale e furono a lungo relegati in una posizione subalterna nella civiltà indiana. Gli studiosi ipotizzano che la suddivisione in caste della popolazione dell'India, ancor oggi vigente, abbia avuto origine proprio dal dominio degli Arya e che da essi derivino le caste dominanti (a partire da quella dei bramini), mentre quella inferiore dei sudra avrebbe avuto origine dai Dravidi sottomessi.

http://geostoria.weebly.com/migrazioni- ... ntico.html


Xanax... cosa dicevi di Pincherle e dello Zed nel thread "Eredità degli Antichi Dei"?!

[:)]

Credo valga la pena una breve appendice all'interno di questo thread.



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 Oggetto del messaggio: Re: Kurgan, Dan: la sconfitta della Rinascita Enkilita
MessaggioInviato: 17/02/2015, 00:49 
Atalnticus81 ha scritto:
i Sumeri, o meglio gli Ebrei loro diretti eredi



eh, sì.


 ! zakmck ha scritto:
Cecca, hai letto la guida che ho fatto sulle citazioni?

viewtopic.php?f=64&p=379243#p379243


Ultima modifica di zakmck il 17/02/2015, 00:58, modificato 2 volte in totale.
Sistemazione citazione


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 Oggetto del messaggio: Re: Kurgan, Dan: la sconfitta della Rinascita Enkilita
MessaggioInviato: 18/02/2015, 00:58 
Senza consultate poderosi tomi ma consultando wikipedia risulta evidente
che i ricercatori non sono concordi. sulle orgini e le migrazioni degli "indoeuropei" .

la teoria di Ryan e Pitman è interessante e spiegherebbe la fine dell' età dell' oro.
Età dell' oro nelle zone dove il clima era mite ovviamente [;)]

Teoria kurganica di Marija Gimbutas (2010) : La Gimbutas dentifica gli Indoeuropei con una cultura guerriera dell'età del bronzo (circa 4000 - 2000 a.C.): la cultura kurgan, così denominata a partire dalle grandi sepolture a tumulo (i kurgan appunto) che la caratterizzano.
Gli indoeuropei migrando dalle loro regioni d'origine (Urheimat collocata fra gli Urali e il Danubio), si sarebbero sovrapposti un po' ovunque alle popolazioni neolitiche preindoeuropee, come élite guerriere tecnicamente più avanzate (detentrici della metallurgia del rame e del bronzo), imponendo in gran parte alle popolazioni sottomesse la loro struttura sociale e la loro religione.

Teoria della discontinuità neolitica di Andrew Colin Renfrew (1987) : Questa ipotesi sostiene che i parlanti della lingua Proto-indoeuropea (PIE) attraverso la loro espansione dall'Anatolia durante la rivoluzione neolitica, tra il settimo e il sesto millennio a.C., diffusero sia le nuove tecniche agricole che le lingue indoeuropee.

Teoria della fusione di Luigi Luca Cavalli-Sforza : Gli indoeuropei sarebbero frutto di una fusione tra le popolazioni neolitiche di tipo mediterraneo provenienti dall'Anatolia, portatrici dell'agricoltura nella Russia meridionale verso l'8000-7000 a.C. e le locali popolazioni di tipo cromagnonoide di Sredny-Stog, sopravvissute all'ultima glaciazione Würm nel rifugio glaciale nord-pontico.
Infatti il cosiddetto "indoeuropeo" ricostruito dà l'impressione di essere il frutto di un'antica creolizzazione tra una lingua di tipo ugrofinnico e una lingua affine al basco (vedi anche Na-dene-caucasico).

Teoria della continuità paleolitica di Mario Alinei (1996)  : Gli indoeuropei potrebbero essere semplicemente le genti autoctone dell'Europa, stanziate nel vecchio continente fin dal 40.000 a.C., l'epoca della sua prima occupazione da parte dell'uomo moderno. La teoria ha tuttavia avuto un seguito molto limitato negli ambienti dei linguisti storici, sebbene vengano spiegate anche le origini delle lingue pre-indoeuropee, chiamate in questa teoria "non-indoeuropee", per esempio il basco o l'estinto iberico.

Ipotesi sulla migrazione di Ryan-Pitman (2003)  : L'ipotesi si basa sul repentino allagamento del territorio ora occupato dal Mar Nero, causato dallo scioglimento dei ghiacciai, avvenuto nel 7150 a.C. o nell'8500 a.C. , in conseguenza del ripristino della corrente del Golfo, obbligò le popolazioni ivi residenti, tra cui forse i proto-indoeuropei a migrare in zone sicure.
Secondo questa ipotesi l'evento sarebbe stato ricordato nelle varie mitologie come il Diluvio universale.



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MessaggioInviato: 18/02/2015, 08:54 
Ryan e Pittman che, se non erro, sono giust'appunto gli stessi che parlano dell'inondazione del mar nero alla base del biblico diluvio di cui molto abbiamo scritto è riportato all'interno del blog.

Mar Nero che i genetisti indicano essere il luogo d'origine del fenotipo occhio azzurro

Fenotipo occhio azzurro che, insieme al biondismo, identifica spesso le divinità delle antiche culture, di qua e aldilà dell'oceano.

Osiride, il bel dio dell'occidente, aveva fattezze caucasiche. Viracocha viene rappresentato con occhi azzurri.

Quando parlando di Anunnaki si parlava di "discendenza particolare" forse si faceva riferimento a questo.

Mettiamo insieme le tessere del puzzle.



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MessaggioInviato: 18/02/2015, 09:55 
Atlanticus81 ha scritto:
Ryan e Pittman che, se non erro, sono giust'appunto gli stessi che parlano dell'inondazione del mar nero alla base del biblico diluvio di cui molto abbiamo scritto è riportato all'interno del blog.

Mar Nero che i genetisti indicano essere il luogo d'origine del fenotipo occhio azzurro

Fenotipo occhio azzurro che, insieme al biondismo, identifica spesso le divinità delle antiche culture, di qua e aldilà dell'oceano.

Osiride, il bel dio dell'occidente, aveva fattezze caucasiche. Viracocha viene rappresentato con occhi azzurri.

Quando parlando di Anunnaki si parlava di "discendenza particolare" forse si faceva riferimento a questo.

Mettiamo insieme le tessere del puzzle.

Dai racconti di chi ha incontrato ibridi si nota una caratteristica - quando si arrabbiano o sono in tasto emotivo forte i loro occhi diventano azzurri o blu acceso



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 Oggetto del messaggio: Re: Kurgan, Dan: la sconfitta della Rinascita Enkilita
MessaggioInviato: 23/02/2015, 00:01 
Posto anche qui perché argomento comune a più di un thread dei miei...

La ricerca genetica rivela la storia remota della popolazione dell'India e degli Indoeuropei

Un nuovo studio genetico molto dettagliato, compiuto da scienziati basati in India e negli Stati Uniti, ha rivelato che la popolazione dell'India è il risultato di due componenti principali, una meridionale più antica (di 65000 anni fa) e una settentrionale apparsa nel subcontinente 45000 anni fa.

Questa componente settentrionale è affine alle popolazioni centrasiatiche, mediorientali ed europee, mentre quella meridionale si rivela molto isolata, anche se nel corso dei millenni si è ampiamente mescolata con quella settentrionale, dando origine agli Indiani attuali.

La presunta invasione aria del II millennio a.C. risulta eclissata da questi dati, e l'origine delle caste è individuata in usanze endogamiche emerse dalle tribù locali, e non da invasioni esterne. Qui si possono leggere due presentazioni divulgative:

http://www.dnaindia.com/scitech/report_ ... es_1292864

http://timesofindia.indiatimes.com/news ... 053274.cms

Questa è la pagina dell'articolo con l'abstract:

http://www.nature.com/nature/journal/v4 ... 08365.html

E qui si possono trovare numerose informazioni integrative liberamente disponibili:

http://www.nature.com/nature/journal/v4 ... pdf-s1.pdf

Immagine

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Un altro studio interessante e recente è quello di Underhill &c, specificamente incentrato sulla vexata quaestio dell'aplogruppo R1a, associato agli Indoeuropei.

La scoperta più significativa è che gran parte degli R1a europei appartengono a una ramificazione (denominata R1a1a7) che risulta limitata all'Europa (inclusi Caucaso e Turchia, vedi mappa in alto a destra), negando quindi un'invasione di questo ramo europeo in India.

Non solo, come mostra una tabella dell'articolo, l'origine dell'aplogruppo R1a1a risulta nell'attuale India occidentale, 15800 anni fa, seguita dal Pakistan (15000 anni fa) e dal Nepal (14200 anni fa). In Caucaso risalirebbe a 12200 anni fa, in Polonia a 11300 anni fa, in Italia a solo 5900 anni fa.

Queste datazioni non vanno naturalmente prese alla lettera, calcolano convenzionalmente generazioni di 25 anni, e si basano su metodi non del tutto universalmente accettati, però possono darci interessanti indicazioni sui movimenti di questo lignaggio genetico maschile, che sembrerebbe ben anteriore al supposto periodo di diffusione delle lingue indoeuropee.

Non corrisponderebbe né alle teorie di Alinei e Costa (che suppongono i parlanti indoeuropeo come i primi abitanti dell'Europa), né a quelle di Renfrew (che suppone l'origine dell'indoeuropeo nella rivoluzione neolitica anatolica), né a quelle della Gimbutas sull'invasione indoeuropea dall'Ucraina dei Kurgan.

Quest'ultima tesi però, piuttosto accreditata tra gli indoeuropeisti, potrebbe avere qualche validità relativamente all'Europa, visto che l'R1a1a si è diffuso a partire dall'Europa orientale, anche se stranamente nell'Ucraina dei Kurgan l'R1a1a, secondo lo studio di Underhill, risale a soli 7400 anni fa, ben più tardi della Polonia, tuttavia certamente prima dell'inizio delle culture Kurgan datate a partire dal 4500 a.C.

http://en.wikipedia.org/wiki/Kurgan_cul ... an_culture

E' interessante quello che osserva lo stesso studio a proposito del sottogruppo R1a1a7:

"Its highest frequencies are in Central and Southern Poland, particularly near the river valleys flowing northwards to the Baltic sea. The authors estimated an age which associates this sub-clade with the Corded Ware Culture."

http://en.wikipedia.org/wiki/Haplogroup_R1a_(Y-DNA)

Sembrerebbe quindi probabile un'associazione della cultura della ceramica a cordicella (Corded Ware Culture), che si diffuse a partire dal 3200 a.C. nell'Europa centro-orientale, e fiorì nell'età del bronzo, introducendo i metalli nell'Europa settentrionale. Nel XIX secolo, vi fu addirittura chi la identificò come la culla del protoindoeuropeo, ma oggi si suppone piuttosto che sia all'origine delle lingue balto-slave, germaniche, celtiche e italiche.

http://en.wikipedia.org/wiki/Corded_War ... cite_ref-7

In conclusione, se vogliamo trovare un nesso tra genetica e lingue, potremmo ipotizzare che il protoindoeuropeo si sia formato nell'Asia meridionale occidentale in popolazioni R1a1a, che si sono poi espanse sia nell'India settentrionale sia nell'Asia centrale e nell'Europa orientale, creando un'area protoindoeuropea (la 'Aryan belt' di Sethna, tra Ucraina e India settentrionale) forse soprattutto in epoca neolitica. La trasmissione di termini relativi ai metalli, ai carri, ecc., potrebbe essere avvenuta anche successivamente nella stessa area.

Nel post sugli Etruschi, avevo accennato alla presenza di Indoarii in Anatolia e nel Vicino Oriente.

Immagine

Questa presenza inaspettata è emersa grazie alla scoperta del trattato tra Matiwaza di Mitanni e il re ittita Suppiliuluma, che presentava chiaramente le divinità vediche Mitra, Varuṇa, Indra e i Nāsatya, e dei nomi indoarii dei regnanti di Mitanni, come il fondatore Kirta, che richiama il sanscrito kīrti- 'gloria', oppure Artadāma (scr. ṛtadhāman- 'che dimora nell'ordine cosmico'), o Tu(i)shra(t)ta (scr. *tviṣratha-, tveṣaratha- 'che ha carri impetuosi o splendenti').

Il regno di Mitanni si estese sull'Alta Mesopotamia fino alla costa mediterranea, come mostra la cartina, ed era abitato prevalentemente da Hurriti, una popolazione di lingua non indoeuropea; la dinastia però era evidentemente di origini indoarie, e regnò sulla regione dal XV al XIII sec. a.C., giungendo a farsi vassalla l'Assiria, da cui finì conquistato. Il culmine del potere fu agli inizi del XIV secolo, sotto Shuttarna II (o Sudarna, equivalente secondo Dumont a *Sudharaṇa 'che sostiene bene'), che diede sua figlia Kilu-hepa in sposa al faraone Amenhotep III.

Questi sposò anche la figlia del successore di Shuttarna, Tushratta, chiamata Tadu-hepa, in seguito presa in moglie anche da Amenhotep IV, più noto come Akhenaton, il famoso faraone 'monoteista'.

Ci sono rimaste anche lettere di Tushratta ad Akhenaton, una a proposito del dono di statue d'oro di lui stesso e della figlia Tadu-hepa, promesse come dote per il suo matrimonio con Amenhotep III

http://en.wikipedia.org/wiki/Akhenaten

Ciò dimostra l'importanza di Mitanni (di cui vediamo qui sotto un sigillo reale) e della sua dinastia 'indo-aria' nel panorama delle grandi potenze del Vicino Oriente. Ma meno nota è la presenza indo-aria a Babilonia, nella cosiddetta dinastia Cassita. Un interessante studio sulla lingua di questa dinastia è quello di A. Ancillotti, "La lingua dei Cassiti", del 1981. Nell'introduzione storica, nota che il fondatore della dinastia è ritenuto Gandaš, alla fine del XVIII sec. a.C., perché primo a insediarsi all'interno del territorio babilonese, provenendo dall'Iran.

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Ma l'insediamento della dinastia a Babilonia lo data all'inizio del XVI secolo, con Agum II. Babilonia fu ribattezzata Karanduniaš, e fu poi fondata una nuova capitale, Dur-Kurigalzu, in onore del re Kurigalzu del XV secolo. Secondo Ancillotti, i Cassiti portarono un sistema feudale, articolato in monarchie locali tributarie del re di Babilonia. Si afferma la datazione basata sul numero degli anni di regno del sovrano, e si istallano le pietre di confine (kudurru), sulle quali, dal 1200 a.C., si incontra l'uso di nomi di famiglia, prima non attestato.

Particolarmente significativa è l'introduzione della cavalleria da guerra e dei carri da guerra, "insieme ad una evoluta arte ippologica". Questo è un elemento certamente notevole in rapporto all'identità indoaria di questa dinastia, visto che nel XIV secolo l'arte dell'allevamento dei cavalli fu illustrata con grande precisione da Kikkuli, addestratore di cavalli (assussanni, cfr. scr. aśva-sani- 'che ottiene o procura cavalli') di Mitanni, nel suo trattato scritto in ittita, ma con alcuni termini chiaramente indoarii, quali aika-, tera-, panza-, satta-, nā-wartanna, corrispondenti a scr. eka-, tri-, pañca-, nava-vartana 'uno, tre, cinque, sette, nove giri'.

Documenti di Nuzi, nella Mesopotamia settentrionale, sotto l'influsso di Mitanni, troviamo aggettivi per i cavalli molto simili a quelli sanscriti: babru-nnu (scr. babhru, 'marrone'), parita-nnu (scr. palita, 'grigio'), e pinkara-nnu (scr. piṅgala, 'fulvo'). Nelle lettere di Amarna (capitale di Akhenaton in Egitto) e nei testi accadici, si menzionano i maryannu, guerrieri conduttori di carri, il cui nome è stato confrontato con il sanscrito marya- 'giovane guerriero', con il solito suffisso hurrita -nnu.

Ora, l'Ancillotti individua analoghi termini indoarii in contesto cassita. Già prima di lui si erano riconosciuti alcuni teonimi arii, come Suriyaš, scr. Sūrya 'Sole'. Ma Ancillotti si spinge oltre. Riconosce come aria gran parte dell'onomastica, e appunto del lessico dell'ippologia, oltre a vari teonimi. Il lessico relativo al carro da guerra comprende alaka (scr. araka- 'raggio della ruota'), akkandaš (scr. aṅkānta-s 'cerchione'), ecc.; le denominazioni dei tipi di cavalli sono sirpi (scr. śilpī 'pezzato'), timiraš (scr. timira-s 'scuro').

Tra i nomi di divinità, che si trovano anche nei nomi di sovrani, abbiamo Indaš, corrispondente al vedico Indra; Maruttaš, scr. māruta-s, che indica gli dèi della tempesta; Bugaš, scr. bhaga-s, nome di uno degli dèi Āditya o anche genericamente 'dispensatore' e 'fortuna, prosperità, maestà', ecc.

Ancillotti passa in rassegna numerosi termini, spiegandone la possibile origine aria secondo certe leggi fonetiche, e arriva a sostenere che il nome che i Cassiti (così chiamati dagli appellativi accadici e greci) davano a se stessi, era 'Kuru'. A chiunque conosca un po' la tradizione indiana, questo nome evoca immediatamente il Mahābhārata e Kurukshetra, il territorio dove si è combattuta la battaglia, già sacro per la presenza del fiume Sarasvatī.

Come arriva a questa conclusione? Perché il già menzionato nome di un re cassita, Kurigalzu, è tradotto in accadico come 'pastore dei Cassiti', e Ancillotti ritiene che sia -galzu a significare 'pastore'. Esiste anche il nome Kuriyani, da accostare a scr. yānī 'conduttore', quindi 'conduttor dei Kuru'. Non solo, un nome proprio maschile e nome di cavallo è Kurukšebugaš, da un ipotetico Kuru-kṣaya-, dove kṣaya- indica in sanscrito 'dimora' e anche 'che risiede', dunque il termine potrebbe essere secondo Ancillotti 'Bugaš risiedente tra i Kuru' o 'Bugaš è la dimora dei Kuru'. Ma kṣaya- può significare anche 'famiglia, stirpe', certo in quanto 'casa, casata', quindi Kurukšebugaš potrebbe anche essere 'fortuna della stirpe dei Kuru'.

Ancillotti è un invasionista, rispetto all'India, quindi ritiene che i Kuru fossero una tribù centrasiatica che è andata sia in Vicino Oriente che nel subcontinente indiano, ma noi possiamo supporre che essa sia invece d'origine indiana, come mostrano i nomi di divinità, i termini relativi ai carri e ai cavalli.

Tirando le fila, possiamo ipotizzare che a partire dal XVIII sec. a.C. gruppi di guerrieri indiani siano partiti verso occidente, in un periodo effettivamente segnato nell'India nordoccidentale da crisi ambientali e conflitti, e si siano affermati grazie alla loro capacità di combattere con carri trainati da cavalli, ma certo anche a capacità politiche e amministrative. Questi appaiono ben presenti nel Rigveda, che io dato nella prima metà del II mill. a.C., con una fase particolarmente importante intorno al 1900 a.C., quando si dovrebbe situare la Battaglia dei Dieci Re. Secondo la mia cronologia delle genealogie, lo stesso Kuru, capostipite della dinastia, si può situare intorno al 1886 a.C., quindi ben prima dell'arrivo dei Cassiti in Mesopotamia, che di conseguenza sarebbero potuti essere dei Kuru, anche se probabilmente mescolati con popolazioni di altra etnia assimilate lungo il percorso verso la valle del Tigri e dell'Eufrate.

Questi guerrieri, che appartenessero ai Kuru o ad altre stirpi aristocratiche, mantennero una loro identità culturale per alcuni secoli, come attestato nell'onomastica e dai teonimi, ma naturalmente, come minoranza, ebbero la tendenza ad assimilarsi alle culture locali. E' affascinante immaginare dei principi di origine indiana alla guida di regni mediorientali, a contatto con altre antiche civiltà, divisi tra il culto dei loro dèi ancestrali e quelli dei loro sudditi, tenaci nel mantenere alcune tradizioni della loro terra lontana. Quando si persero nell'oblio cosa lasciarono in eredità? Certamente i loro carri e cavalli, ma forse anche altro. Parte della loro lingua potrebbe essere rimasta nei dialetti curdi e nell'armeno, visto che curdi e armeni hanno vissuto nel territorio del regno di Mitanni e del successivo regno di Shupria (confrontabile col scr. supriya- 'molto piacevole') presso il lago Van

http://en.wikipedia.org/wiki/Shupria

Geneticamente, si è notato che l'aplogruppo R1a-M17 (associabile agli Indoarii) ha una frequenza di circa il 6,9% in Turchia, è più frequente nelle parti orientali, ed è analogo a quello che si trova in Armenia.

Inoltre, se la tesi sugli etruschi di Bernardini Marzolla è giusta, la loro eredità culturale si sarebbe spinta fino all'Italia, tramite l'Anatolia. Si potrebbe dire che il II millennio a.C. sia stata la fase dell'espansione indiana verso occidente, un'espansione di piccole élites, ormai separate dalla madrepatria. Una simile espansione non si sarebbe ripetuta nel millennio successivo, quando si affermò la potenza persiana sull'altopiano iranico, e la civiltà dell'India trovò un nuovo baricentro nella valle del Gange.

http://sanscritonline.blogspot.it/search/label/genetica


Alcune annotazioni personali:

1. Il sigillo reale dei Mitanni ricorda il disco alato degli Anunnaki
2. Il riferimento ad Akhenaton, il faraone monoteista che alcune teorie identificano con lo stesso Mosè
3. L'incontro "antidiluviano" tra le due componenti principali della popolazione indiana, una meridionale più antica di 65000 anni fa (i figli degli uomini?) e una settentrionale (i figli degli "dei"?) apparsa nel subcontinente 45000 anni fa.

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Uff... a questo punto vorrei accedere alla "stanza dei registri" sotto la Sfinge per leggere le risposte sui testi ufficiali dell'epoca!

[:291]



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MessaggioInviato: 07/03/2015, 00:13 
La storia genetica degli europei comincia solo nel 4.500 a.C.

Uno studio pubblicato su Nature Communications ha fornito la prima storia genetica dettagliata dell’Europa moderna, suggerendo che gli Europei sono un popolo più giovane di quello che pensavamo.

Il DNA recuperato da scheletri antichi rivela che il corredo genetico dell’Europa moderna si è formato intorno al 4.500 a.C., alla metà del Neolitico, e non dai primi agricoltori che sono arrivati ​​nella zona circa 7.500 anni fa o dai precedenti gruppi di cacciatori-raccoglitori.

“La genetica dimostra che in quell’epoca qualcosa fece scomparire lo specifico patrimonio genetico delle precedenti popolazioni”, ha detto Alan Cooper, direttore del Centro australiano per il DNA antico dell’Università di Adelaide, dove è stata eseguita la ricerca. “Tuttavia, non sappiamo cosa sia successo e perché, e [la metà del Neolitico] non era stata precedentemente identificata come [un tempo] di grandi cambiamenti”. “Questa popolazione si muove all’incirca tra il 4.000 e il 5.000 a.C., ma da dove proviene rimane un mistero, dato che non vediamo niente di simile nelle zone circostanti l’Europa”.

Immagine
Un gruppo di uomini tedeschi negli anni ’20 (Hans Hildenbrand, National Geographic)

Nello studio, Cooper e i suoi colleghi hanno estratto il DNA mitocondriale, che i figli ereditano solo dalla madre, da denti e ossa di 39 scheletri trovati nella Germania centrale. Gli scheletri hanno un’età compresa tra i 7.500 e i 2.500 anni.

Il team si è concentrato su un gruppo di lignaggi mitocondriali strettamente legati – mutazioni nel DNA mitocondriale che sono simili tra loro – noti come aplogruppo H, che è portato da quasi la metà degli europei moderni (fino al 45%).

Non è chiaro come questo aplogruppo divenne dominante in Europa. Secondo alcuni scienziati si diffuse in tutto il continente in seguito a un aumento della popolazione dopo la fine dell’ultima era glaciale circa 12.000 anni fa. Ma i nuovi dati dipingono un quadro diverso: più che un singolo o pochi eventi di migrazione, l’Europa è stata occupata più volte, a ondate, da gruppi diversi, da diverse direzioni e in tempi diversi.

Cacciatori e agricoltori

I primi esseri umani moderni a raggiungere l’Europa arrivarono dall’Africa dai 35.000 ai 40.000 anni fa. A partire dai 30.000 anni fa erano diffusi in tutta l’area, mentre i loro cugini, i Neanderthal, scomparvero. Quasi nessuno di questi primi cacciatori-raccoglitori portava l’aplogruppo H nel loro DNA.

Circa 7.500 anni fa, all’inizio del Neolitico, un’altra ondata di umani si espanse in Europa, questa volta dal Medio Oriente. Portavano nei loro geni una variante dell’aplogruppo H, e nelle loro menti la conoscenza dell’agricoltura. Gli archeologi chiamano questi primi agricoltori dell’Europa centrale la cultura della ceramica lineare (LBK), così chiamata perché le loro ceramiche spesso avevano decorazioni lineari. Le prove genetiche dimostrano che la comparsa degli agricoltori LBK e i loro aplogruppi H unici coincisero con una drastica riduzione dell’aplogruppo U – l’aplogruppo dominante tra i cacciatori-raccoglitori che allora vivevano in Europa.

“I risultati mettono un punto fermo nel vecchio dibattito tra gli archeologi”, ha detto Spencer Wells, co-autore della ricerca. “La sola archeologia non può determinare se i movimenti culturali – come ad esempio un nuovo stile di ceramica o, in questo caso, l’agricoltura – siano stati accompagnati da movimenti di persone. In questo studio mostriamo che i cambiamenti nei reperti archeologici europei sono accompagnati da cambiamenti genetici, suggerendo che i cambiamenti culturali furono accompagnati dalla migrazione di persone e del loro DNA”.

Il gruppo LBK e i suoi discendenti ebbero molto successo e si diffusero rapidamente in tutta Europa. “Diventarono la prima cultura paneuropea, diciamo”, ha detto Cooper.

Dato il loro successo, sarebbe naturale pensare che i membri della cultura LBK furono dei significativi antenati genetici di molti europei moderni. Ma l’analisi genetica del team ha rivelato una sorpresa: circa 6.500 anni fa, a metà del Neolitico, la cultura LBK venne essa stessa rimpiazzata. I loro tipi di aplogruppo H improvvisamente divennero molto rari, e furono sostituiti da popolazioni con un diverso insieme di variazioni dell’aplogruppo H.

I nostri antenati

I dettagli di questo “turnover genetico” sono oscuri. Gli scienziati non sanno ciò che lo causò, né da dove venissero i nuovi colonizzatori. “Tutto quello che sappiamo è che i discendenti dei contadini LBK scomparvero dall’Europa centrale circa nel 4.500 a.C., aprendo la strada all’ascesa di popolazioni provenienti da altrove”, ha detto Cooper.

“Alla fine del V millennio ci sono stati un sacco di cambiamenti nella documentazione archeologica”, spiega Peter Bogucki, archeologo alla Università di Princeton non coinvolto nello studio, ma esperto delle prime società agricole in Europa. “Ci sono state grandi trasformazioni all’interno dell’Europa centrale che non sono stati ben spiegate”. Bogucki pensa che il cambiamento climatico sia stato un fattore della variazione genetica in Europa, ma non l’unica causa.

Una cosa che è evidente dai dati genetici è che quasi la metà degli europei moderni possono far risalire le loro origini a questo misterioso gruppo. “Nel 4.500 a.C. circa, iniziamo a vedere una diversità e una composizione del patrimonio genetico che cominciano ad assomigliare a quelle della moderna Europa [centrale]”, ha aggiunto Cooper. “Questa composizione verrà poi modificata dalle successive culture che arrivano, ma è la prima volta in cui si vede qualcosa di simile alla moderna composizione genetica europea”.

Qualunque sia stato il motivo della sostituzione “genetica” della prima cultura paneuropea, Cooper vuole saperne di più. “Successe qualcosa di importante”, ha detto, “e ora la caccia è per scoprire cosa sia stato”.

http://ilfattostorico.com/2013/05/23/la ... 4-500-a-c/


Erano arrivati i Kurgan?!

[:291]

Il discorso prosegue con questa postilla

Chi erano i primi agricoltori d’Europa

Secondo un nuovo studio dell’archeologo molecolare Joachim Burger pubblicato su Science, i primi contadini dell’Europa centro-occidentale non erano dei nativi e astuti cacciatori-raccoglitori che lasciarono le lance per i semi; erano invece degli stranieri arrivati intorno al 5500 a.C. dalle attuali Slovacchia sud-occidentale e Ungheria occidentale.

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Le analisi genetiche condotte da Burger confermano che i due gruppi ebbero contatti culturali, ma almeno inizialmente non si accoppiarono: “Erano popolazioni differenti”, sottolinea.

Ma quando i ricercatori hanno confrontato il materiale genetico dei due antichi gruppi con quello dei moderni europei, è emerso un mistero: i due lignaggi “non sembrano il set completo degli antenati necessario a costruire il moderno pool di geni”, dice Burger. “Ci deve essere un altro fattore non identificato, forse una migrazione supplementare o una mutazione genetica”. A simili conclusioni è arrivata anche un’altra ricerca condotta dall’archeologo Ron Pinhasi.

Lo studio si scontra con l’idea che i primi agricoltori d’Europa fossero precedenti popolazioni di cacciatori-raccoglitori che si stabilirono nella regione dopo l’ultima era glaciale, circa 10000 anni fa. E che forse avevano imparato l’agricoltura durante i loro viaggi o dai vicini.

http://ilfattostorico.com/2009/09/05/ch ... i-deuropa/



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MessaggioInviato: 03/04/2015, 12:38 
Questa regione è CENTRALE nell'ambito delle nostre ricerche...

Scoperta una cultura nel Caucaso

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I resti di un insediamento precedentemente sconosciuto, risalente all'età del bronzo, sono stati scoperti nel Caucaso russo nell'ottobre del 2010, con l'aiuto di fotografie aeree, che furono prese quarant’anni fa. I ricercatori hanno già definito il sito la "Stonehenge del Caucaso". Gli archeologi credono che la recente scoperta consentirà agli scienziati di gettare un nuovo sguardo alla storia del popolamento della regione durante il secondo millennio a.C.

Gli archeologi hanno scoperto quasi duecento insediamenti sull'altopiano nel bacino Kislovodsk - dal fiume Kuban al fiume Malka (verso il Monte Elbrus). I dati appena recuperati sono stati esposti in un simposio a Kislovodsk, la scorsa settimana.

I resti di antichi insediamenti si trovano all'altezza di 1400-2400 metri sopra il livello del mare. I villaggi sono formati da costruzioni ad un solo piano. All’interno del sito si slarga una piazza di forma ovale da cui si dipartono delle vie in varie direzioni, come i raggi del sole. La piazza era circondata da un cerchio di costruzioni con due camere che sono state conservate come fondamenta di altri edifici.[…] Gli scienziati possono solo cercare di congetturare perché tali costruzioni vennero erette.

Tale progetto urbanistico ricorda molto il famoso sito di Stonehenge in Inghilterra, il cui mistero non è stato ancora svelato. Un popolo molto antico abitò quelle costruzioni: sono stati trovati, infatti, vicino ai basamenti litici frammenti di vasi in ceramica, decorazioni ed utensili

Nessuna sepoltura è stata scoperta nelle vicinanze degli insediamenti. Ciò ha sorpreso i ricercatori, perché le persone dell'età del bronzo creavano normalmente dei cimiteri vicino ai luoghi di residenza. Gli scienziati ritengono che le strane costruzioni potrebbero essere state usate per scopi rituali.

L'analisi archeologica ha rivelato che tutte le vestigia ritrovate rimontano alla cosiddetta cultura Koban - IX-VI secolo a.c. La cultura, scoperta per la prima volta alla fine del XIX secolo nei pressi del villaggio di Koban in Ossezia, può essere rintracciata in molti siti di inumazione dell'Eneolitico nel Caucaso.

Dmitry Korobov, uno dei ricercatori che hanno preso parte alla missione, ha dichiarato che la scoperta dell'antica civiltà è stata resa possibile a grazie a vecchie foto in bianco e nero scattate durante l'era sovietica. Una delle istantanee, scattata da un aeromobile nel 1970, inquadra una struttura di pietra.

Non è chiaro come la comunità che viveva negli insediamenti antichi giunse nel Caucaso e dove visse prima. Molto probabilmente, la migrazione fu dovuta a gravi cambiamenti climatici. Un improvviso aumento delle temperature potè spingere varie tribù a cercare luoghi di residenza meno repulsivi. Alcune di queste genti decisero di stabilirsi in regioni con un clima più fresco, in montagna.

http://zret.blogspot.it/2010/11/scopert ... ucaso.html



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MessaggioInviato: 12/04/2015, 19:42 
Atlanticus81 ha scritto:
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Cita:
Quando YHWH si presenta ad abramo, ed egli gli chiede chi lui fosse (strano domandare al proprio dio chi sia...) lui gli dice di essere l'elohim dei suoi avi... (appena ritrovo il passo te lo posto) ma qualcosa deve essere andato storto, un rifiuto? Dopotutto YHWH con gli "pseudo ebrei" ha stipulato un alleanza e come tale c'è il rischio che la controparte rifiuti. Un altro motivo che mi induce a pensar che YHWH fosse molto risentito di questo antico rifiuto ed ecco il motivo della sua morbosa gelosia nei confronti dei suoi nuovi alleati e la sua paura tremenda che questi potessero scegliere di cambiare "capo".

E' incredibile come tutto torni...


Quando Yahweh venne escluso dalla assegnazione di popoli e terre durante l'assemblea degli Anunnaki egli promise di riprendersi con la forza quello che gli era stato negato e anche tutto il resto.

Visto e considerato la distribuzione delle religioni abramitiche (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo) le quali conducono più di 4 miliardi di persone a invocarlo come dio sembrerebbe esserci riuscito.

Che ci fosse sempre lui dietro ai Kurgan?!

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http://it.wikipedia.org/wiki/Religioni_abramitiche

E pensare che, senza lo sterminio dei catari e delle correnti gnostiche interne al cristianesimo originale gran parte di quella regione rosa avrebbe avuto un percorso storico completamente divero...


Tempo addietro avevamo inserito questo post all'interno di questo thread per indicare come la strategia di Yahweh, capostipite del Player C, abbia funzionato, portando di fatto nel corso di millenni miliardi di persone ad adorarlo come un dio.

Ora aggiungo questo ulteriore elemento per dimostrare che ancora oggi funziona tutto secondo i piani...

Così cambieranno geograficamente le religioni del mondo, secondo uno studio del Pew Research Center

Secondo uno studio dell'istituto "Pew Research Center", entro il 2050 la popolazione del pianeta sarà di 9 miliardi di persone e anche le religioni subiranno dei drastici cambiamenti.

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L'Islam sarà la religione che più crescerà, passando dagli attuali 1,6 a 2,7 miliardi, grazie agli alti tassi di fertilità, mentre il cristianesimo passerà dagli attuali 2,1 a 2,9, diventando la religione guida dell'Africa, continente che vive di tassi di fertilità molto alti.

L'ateismo e l'agnosticismo saranno in forte crescita nell'Occidente (patria di essi), ma subiranno un netto calo mondialmente, sopratutto per via dei tassi di fertilità bassi dei paesi occidentali.

http://informazioneconsapevole.blogspot ... te-le.html


Dal 54% del 2010 al 60% del 2050... la fetta di mondo sotto il controllo spirituale di Yahweh aumenta... e non è mai stata così alta nella storia in termini di valore assoluto! Miliardate di persone!



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MessaggioInviato: 13/04/2015, 00:52 
Miliardate di credenti!?
Sarà per questo che qualcuno auspica la terza guerra mondiale [:296]



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 Oggetto del messaggio: Re: Kurgan, Dan: la sconfitta della Rinascita Enkilita
MessaggioInviato: 13/04/2015, 02:38 
Concordo con l'idea della "selezione naturale" :) E' molto plausibile e molto intelligente come mossa, soprattutto se ad attuarla è "qualcuno" con una diversa concezione temporale (gli ANNUNAKI sembrerebbero quasi immortali se la oro aspettativa di vita è paragonata ai Sapiens non arricchiti) e che quindi applichi i suoi piani in quello che per noi è un lunghissimo periodo.

come quando in civilization 5 si aspettano 30 turni per costruire le piramidi... PEr noi sono un paio d'ore di gioco per i poveri fessi NEL GIOCO sono un centinaio d'anni ^_^

Sid Mayer secondo me andrebbe inserito nella lista dei Player B penso abbia davvero capito i diversi piani dell'esistenza con la netta scissione tra chi CONDUCE il gioco e chi ne fa parte.

Atlanticus se non ti ci sei mai cimentato io ti suggerirei di giocarci, rimarrai a bocca aperta nel constatare come le dinamiche del gioco collimino con le dinamiche complottiste ^_^



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