Cita:
Messaggio di Sheenky
L'UFO di Giacomo Casanova
Tracce di oggetti volanti non identificati si trovano persino nelle memorie del celeberrimo Giacomo Casanova che, nella Storia della mia vita, ricorda:
“Raggiunsi Otricoli a piedi, perché volevo vedere con calma il ponte antico, e da Otricoli un vetturino mi condusse per quattro paoli a Castelnuovo. Ne partii a mezzanotte e feci la strada ancora a piedi arrivando a Roma alle nove dei mattino dei primo di settembre. Ma ecco un episodio che forse divertirà alcuno dei miei lettori.
Avevo lasciato Castelnuovo da un’ora e me ne andavo alla volta di Roma in un’aria tranquilla e sotto un cielo sereno quando notai a dieci passi da me a destra una fiamma piramidale alta un cubito e sollevata da terra quattro o cinque piedi, che mi accompagnava. La fiamma si fermava quando io mi fermavo, e quando la strada era fiancheggiata da alberi non la vedevo più, ma tornavo a vederla quando avevo superato le piante. Mi ci avvicinai parecchie volte e di tanto io mi avvicinavo di tanto essa si allontanava.
Provai a tornare sul miei passi e allora non la vedevo più, ma quando riprendevo il cammino la ritrovavo allo stesso posto. Scomparve soltanto con la luce del giorno. Debbo dire che, a dispetto delle mie conoscenze di fisica, la vista di questa piccola meteora mi fece nascere delle strane idee. Ebbi l’accortezza di non parlarne a nessuno.
Arrivai a Roma con sette paoli in tasca”.
Fonte: Centro Ricerche Ufo Liguria
E' curioso (o forse neanche tanto) che in questo brano tratto da "Storia della mia vita" di Giacomo Casanova, che compare in tanti siti italiani, sia stata cancellata una parte piuttosto lunga e importantissima, che invece si legge nelle versioni in inglese.
Ecco la seconda parte nella versione integrale, in cui ho messo in grassetto le frasi "scomparse":
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Provai allora a tornare sui miei passi e non la vidi più, ma quando ripresi il cammino me la ritrovai accanto. Scomparve solo con la luce del giorno.
Che prodigio per i superstiziosi e per gli ignoranti! La storia di fatto è piena di sciocchezze di questo genere e il mondo è pieno di gente che ne fa ancora un gran caso, nonostante i pretesi lumi che le scienze hanno procurato all'intelligenza umana. Debbo dire però che, a dispetto delle mie conoscenze di fisica, la vista di quella piccola meteora mi fece nascere strane idee. E certo se qualcuno fosse stato presente e avesse potuto raccontare quello che era successo, sarei arrivato a Roma famoso e avrei fatto molta fortuna. Comunque ebbi l'accortezza di non parlarne a nessuno. Alle nove del mattino ero a Roma. Era il primo di settembre. Avevo in tasca sette paoli.(Giacomo Casanova,
Storia della mia vita, Vol.1, Mondadori, pag. 210)
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Casanova dunque dice di sapere bene di cosa si trattasse, e ride dei superstiziosi e degli ignoranti che ancora fanno caso a fenomeni del genere nonostante le conoscenze scientifiche dell'epoca cosiddetta "dei lumi".
Di cosa poteva trattarsi?
Faccio due ipotesi: fuochi fatui, oppure una cometa bassa sull'orizzonte.
I cosiddetti fuochi fatui sono gas che fuoriescono dal terreno e si incendiano a contatto dell'aria.
Oppure una cometa? Casanova, a quanto risulta da quel brano della sua autobiografia, compie quel viaggio nel 1743, e descrive ciò che vide il 1 settembre, mentre viaggiava da Castelnuovo a Roma.
Ma secondo gli storici che hanno esaminato le sue memorie (scritte molti anni dopo i fatti, quando Casanova, molto anziano, era ospite del conte di Waldestein), la cronologia degli eventi narrati non corrisponde sempre al vero: "
Here the chronology become confused; the events of 1742-43 may have occurred in different order."
http://books.google.it/books?id=-0F8CRL ... q=&f=falseE' documentato che Casanova lasciò Venezia per recarsi a Roma e Napoli nell'ottobre del 1743, dunque non avrebbe potuto essere nelle vicinanze di Roma il 1 settembre, ma (considerando le diverse tappe e soste descritte nelle memorie) solo qualche mese dopo. Risulta infatti che nel 1744 prese servizio presso il cardinale Acquaviva a Roma, dove rimase per qualche tempo.
Se così fosse, il nostro Casanova avrebbe potuto osservare la famosa cometa De Chéseaux, che rimase visibile nel cielo tra la fine del 1743 e il marzo del 1744.
Nel testo infatti l'oggetto misterioso viene chiamato meteora (
petite meteor nella versione in francese, e
meteor nella traduzione in inglese).
L'osservazione di una cometa bassa sull'orizzonte collimerebbe con la descrizione di Casanova che dice (a mio parere in modo arguto, come se stesse proponendo un indovinello ai lettori) "
La fiamma si fermava quando io mi fermavo, e quando la strada era fiancheggiata da alberi non la vedevo più, ma tornavo a vederla quando avevo superato le piante. Mi ci avvicinai parecchie volte e di tanto io mi avvicinavo di tanto essa si allontanava. "
Fu Dirk Klinkenberg (15 Novembre 1709 - 3 Maggio 1799), un astronomo dilettante olandese, che ad occhio nudo la notò tra le stelle della sera il 9 dicembre 1743, quando ancora si presentava come un oggetto nebuloso e caratterizzato da una coda appena accennata, ma la scoperta ufficiale venne assegnata a Philippe Loys de Cheseaux, matematico, astronomo e … latifondista… svizzero da cui prese il nome la cometa, che la “scoprì” quattro giorni dopo. Nella prima metà di gennaio si presentava già come un oggetto di prima magnitudine e 7 gradi di coda, il 1 febbraio risultava più luminosa di Sirio e con una coda curva di 15 gradi, il 18 poteva gareggiare in luminosità con Venere, seguita da due code di 7 e 24 gradi. Il 27 febbraio era di magnitudine pari a -7, tanto che molti osservatori europei la riportano visibile di giorno a pochi gradi dal Sole. (
http://www.apaweb.it/Archivio/N32.pdf)
Anche l'affermazione secondo cui
se qualcuno fosse stato presente e avesse potuto raccontare quello che era successo, sarei arrivato a Roma famoso e avrei fatto molta fortuna. può far pensare che Casanova si sia reso conto solo dopo qualche tempo che avrebbe potuto essere lui uno dei primi "scopritori" di quella cometa, e perciò diventare famoso.
Ovviamente tutto quello che ho scritto è una semplice ipotesi. Il testo infatti dice e non dice, fa capire che Casanova conosceva il fenomeno ma al lettore non viene rivelato con esattezza.
