"Antichi Dei" tra Neo-Evemerismo e Culti Astronomici
Inviato: 10/08/2015, 20:02
				
				VERITÀ: Di due tipi: una è umana e l'altra è teologica o divina. La prima non conviene affatto al clero, di conseguenza è falsa; la seconda gli è utile, di conseguenza è vera. La verità utile e vera è sempre quella che conviene ai nostri preti.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Quanto segue è estremamente importante, SEMPRE da considerare nel quadro generale delle ricerche portate avanti dal Progetto Atlanticus.
Ne avevamo già parlato in passato, all'interno del seguente articolo/post
"Antichi Dei" tra Neo-Evemerismo e Culti Astronomico-Cosmologici
http://www.progettoatlanticus.net/2014/ ... culti.html
Quando affrontiamo certe tematiche della paleoarcheologia e più in generale ai misteri che accompagnano il nostro remoto passato spesso incrociamo nel nostro percorso di ricerca autori del calibro di Biagio Russo, Mauro Biglino i quali ci presentano una chiave di lettura totalmente diversa ed eterodossa del mito e dei testi sacri universalmente riconosciuti dove l'origine del 'divino', gli 'Antichi Dei' per utilizzare un costrutto molto utilizzato dal Progetto Atlanticus, viene riletta quale questi fossero esseri in carne ed ossa, umani, oppure extraterrestri così come invece avanzato da molti altri appartenenti al filone della “Teoria degli Antichi Astronauti” come per esempio Sitchin, Alford, Von Daniken o Tsoukalos.
Una interpretazione che ai nostri occhi suona come totalmente nuova, un approccio mai azzardato prima. In realtà osservando la storia della filosofia possiamo osservare che un tale approccio metodologico fu già concepito nel IV secolo prima di Cristo e prese il nome di evemerismo.
L'evemerismo consiste nell'interpretazione delle religioni in chiave razionalistica, per cui gli dei sarebbero personaggi realmente esistiti, divinizzati dai posteri per le loro imprese, e i miti sarebbero ricordi, fantasticamente elaborati, di vicende storiche antichissime. Autore di questa teoria fu Evemero di Messina, il quale s'inserisce nella corrente di pensiero greca iniziata con gli antichi logografi, che pretendevano di ricavare notizie storiche dalle tradizioni mitiche delle singole città.
L'opera di Evemero, dal titolo "sacro resoconto", (piuttosto dell'ambiguo "sacra scrittura") si inserisce in un filone letterario a lui contemporaneo in cui storiografia,etnografia e opportunismo politico erano commisti a scapito del rigore intellettuale che aveva caratterizzato la storiografia del secolo precedente.
L'opera non ci è giunta intera, ma grazie al compendio in Diodoro Siculo (V 41-46 e VI 1) ed ai numerosi frammenti della traduzione di Ennio intitolata Euhemerus, abbiamo un'idea complessivamente adeguata del contenuto di questo scritto, probabilmente diviso in tre libri rispondenti alla descrizione geografica (I), politica (II), teologica (III) di un arcipelago dell'Oceano Indiano visitato dall'autore a seguito di una tempesta che lo portò fuori rotta.
Tale chiave di lettura è quella che consente che permette al Progetto Atlanticus di interpretare la figura di Yahweh non come essere divino trascendente, ma entità materiale, fatta di carne ed ossa e sentimenti e comportamenti molto più umani che divini come è per esempio descritto nei lavori di ricerca di Mauro Biglino

Progetto Atlanticus, riprendendo le parole di Fabio Marino, medico psichiatra con la passione per l'astronomia, gli enigmi della Storia e co-Direttore della webzine “Tracce d'Eternità” e del suo articolo “La Bibbia e gli alieni - Mitopoiesi moderna o neo-Evemerismo sostenibile?”, come penso sia noto, si presenta come un chiaro esempio di sostenitore dell’ipotesi del paleo-contatto.
Ultimamente, si osserva una spiccata tendenza ad interpretare (o a voler interpretare) gli scritti biblici come un vero e proprio resoconto di contatti con civiltà aliene; e di questa tendenza esistono addirittura diversi filoni, alcuni dei quali prevedono finanche la creazione ex novo del genere umano attraverso manipolazioni genetiche.
Si tratta, chiaramente, di un’impostazione che filosoficamente possiamo definire “neo-evemerismo” (neologismo coniato dallo stesso Marino, che riprende il principio base del pensiero di Evemero in cui però ad essere divinizzati sarebbero stati gli alieni in visita sul nostro pianeta.
Un notevole tentativo, in epoca recente, di studiare l’Antico Testamento (e segnatamente il Libro della Genesi) in chiave scientifica è rappresentato dall’ottimo ed affascinante “In principio. Il libro della Genesi interpretato alla luce della scienza” (1981, Mondadori), di Isaac Asimov. In esso, ancora Fabio Marino ci fa notare di come l’autore raffronti le affermazioni contenute nella Genesi biblica con le attuali conoscenze scientifiche, traendone, di fatto, un quadro interlocutorio utilizzando, com’è ovvio, le categorie di un popolo dell’antichità.

Ciò che ci proponiamo in questo thread è quello di voler presentare una sorta di superamento dell'approccio neo-evemerista che integri la chiave antropologica nella lettura degli “Antichi Dei” con la rappresentazione metaforica del 'divino' come espressione di un antico culto pagano astronomico-solare risalente al periodo preistorico precedente alla fine della glaciazione di Wurm e forse a cavallo della stessa. Che è poi la chiave di lettura presentata e seguita dal Progetto Atlanticus nell'interpretazione dei fatti e dei misteri della storia e della preistoria.
I più accesi critici dell'approccio neo-evemerista sono proprio coloro i quali percepiscono un errore sostanziale il considerare il mito come un testo storico o esclusivamente storico. Il mito diventa allora non la mitizzazione di eventi passati, ma un trattato prescientifico espresso attraverso allegorie e altre figure retoriche secondo i modelli letterari culturali delle popolazioni antiche, finalizzato a descrivere e spiegare come è fatto l'universo. Il che non nega a priori l'esistenza di civlità o di superciviltà in un tempo dimenticato dalla storia come anche cerchiamo di fare nell'ambito delle nostre ricerche.
E non vuole dire neppure che gli anti-neo-evemeristi (mi si conceda questo nuovo neologismo) seguano necessariamente la corrente ortodossa e dogmatica di certa scienza. Anzi...
A riprova di quanto sopra voglio citare i lavori di ricerca proposti da Giorgio Giordano. Notevole la sua determinazione nel presentare una analisi critica alla teoria antropologica dell'Out of Africa così come descritto nel seguente estratto del suo articolo “La prima umanità” tratto dal suo blog “La Macchina del Tempo”
Nonostante le numerose scoperte che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni, è ancora diffusa la falsa opinione di una preistoria da sussidiario elementare, quella dei cosiddetti uomini delle caverne, visti come esseri estremamente basici e incapaci di un pensiero elevato. Evidenti tracce di civiltà, al contrario, sono riscontrabili già all'apparizione dell’uomo, oltre un milione di anni prima della ben nota esplosione della cultura dell’Homo sapiens, avvenuta a partire da circa 200 mila anni fa.
La prima umanità, che generalmente definiamo dell’Homo erectus, era decisamente avanzata. Niente esseri ricurvi e capaci solamente di grugniti, niente sassi appena scheggiati usati come utensili e popolazioni in balia della natura. L'uomo è apparso quasi due milioni di anni fa. Homo habilis, Homo rudolfensis, Homo georgicus, Homo erectus e Homo ergaster esistevano più o meno contemporaneamente.
Ma è in altre sue pubblicazioni a presentare la fotografia di una società umana prediluviana diversa da quella cui siamo abituati a pensare. Una civiltà globale di decine di migliaia di anni fa che, esattamente come noi, si prodigavano di comprendere le dinamiche del cosmo e rispondere a quelle ataviche domande del “chi siamo?”, “cosa facciamo?” e “dove andiamo?” cercando di dare risposta attraverso gli strumenti e i modelli culturali dell'epoca, producendo miti cosmogonici descriventi i movimenti degli astri e del Sole, venendo così a definire un culto cosmologico, astronomico, solare tradotto nei miti che verranno tramandati poi nei secoli/millenni a venire.
E' ancora Giorgio Giordano a ricordarci che, sotto questa veste, il mito diventa pertanto una complessa narrazione incentrata sugli eventi celesti osservabili dagli antichi uomini appartenenti a questa civiltà globale, descritti sotto forma di avventura terrena, con protagonisti Dei, chimere o eroi.
I moti del Sole, della Luna, dei pianeti e delle costellazioni, vengono incarnati in una storia che a prima vista sembra dire delle cose, ma che in realtà vuole significare tutt'altro. Questo perché la mitologia si esprime attraverso l'allegoria. Per noi moderni è difficile comprendere il motivo per cui gli uomini preistorici che inventarono i miti, per parlare di astronomia e di altri “saperi” ancestrali, utilizzarono immagini simboliche e non il linguaggio descrittivo che invece caratterizza i nostri trattati scientifici.
In quest'ottica la lista reale di Sumer che più volte abbiamo citato nei nostri precedenti lavori assumerebbe tutt'altro significato.
Un significato astronomico legato ai cicli precessionali del pianeta Terra distante dalla chiave di lettura neo-evemerista proposta dal Progetto Atlanticus.

L'accusa che spesso si rivolge alla corrente dei neo-evemeristi consiste sul fatto che questo si fondi sull'idea che gli antichi fossero poveri ignoranti, che hanno mitizzato le cose che non capivano in una rivisitazione del concetto del culto del cargo. Quando il mito invece è espressione di menti raffinate che descrivevavno l'universo e le sue regole attraverso allegorie, non è originato da un'incomprensione, ma da una profonda consapevolezza.
Ed ecco che questa giusta accusa e critica nei confronti dell'approccio evemerista diventa pretesto e occasione per definire quale sia l'approccio e la chiave di lettura che noi di Atlanticus vogliamo adottare nello studio delle tematiche quali paleoantropologia, archeoastronomia e quant'altro.
Ed è una posizione che integra l'antropomorfismo del divino e il culto astronomico derivante da una erudita conoscenza di fenomeni non solo cosmici, ma anche metafisici, quantistici, che gli antichi uomini avevano già compreso migliaia (forse decine di migliaia di anni fa)
Io invece voglio qui cercare di proporre il tentativo di un approccio inclusivo di entrambe le posizioni.
Alla luce degli studi e delle ricerche avanzate e presentate in codesto articolo è ragionevole pensare che il mito antico, così come quello classico, sia la rappresentazione in chiave allegorica di erudite conoscenze preistoriche in ambiti quali astronomia, metafisica, scienza e cosmologia. Basti pensare ai testi Veda e alle analogie che vi si riscontrano con le più recenti scoperte in ambito della fisica e della meccanica quantistica che ormai aprono la porta anche a tematiche più propriamente spirituali filosofiche come concetti quali coscienza, anima, spirito. Vedasi le ricerche di Penrose e Hameroff concernenti alcune particolari strutture cerebrali, dette microtubuli, sede della coscienza e delle correlazioni tra queste e la realtà percepita (o realizzata) dai nostri sensi corporei.
Ma se il mito fosse questo si potrebbe giungere alla conclusione che nessuno degli “Antichi Dei” che spesso abbiamo coinvolto nella spiegazione delle vicende umane del remoto passato così come del tempo attuale nel tentativo di disegnare quell'ipotetica “Scacchiera degli Illuminati”, quel “Mosaico della Verità” che tanto sta a cuore al Progetto Atlanticus non siano mai realmente esistiti in quanto pura allegoria di pianeti, stelle e costellazioni.
Una proposta che oggi viene integrata e perfezionata dal seguente articolo su cui vi invito a riflettere insieme a prescindere dalla questione di Cristo, concentrandoci invece sui concetti fondamentali della questione.
Richard Carrier ci spiega cos'è l'Evemerismo
http://mitodicristo.blogspot.it/2015/08 ... -cose.html
Lo storico Richard Carrier presenta un interessante articolo dove spiega in dettaglio il fenomeno noto come evemerismo, partendo dalla critica che Plutarco fece al fenomeno.
Plutarco pensa che l’evemerizzare sia rispettabile: spiega in dettaglio che i sacerdoti di Osiride, che di fatto insegnano la teoria demonologica agli iniziati di rango sufficientemente elevato, crearono la storia evemerizzata e la propinarono alle masse di non iniziati (il gruppo di outsider) per nascondere le verità cosmiche all'interno di un sistema di allegorie, il tutto per evitare che il pubblico imparasse i sacri misteri senza una preparazione e una dedizione adeguata.
Si fa notare in OHJ (Elementi 14), che anche il teologo ebreo Filone aveva adottato questa idea per spiegare parti del Vecchio Testamento che non gli piaceva prendere alla lettera. Anche Paolo ha fatto così (Gal. 4,24). E il teologo cristiano Origene approvava pienamente, in particolare la parte che riguarda l’ingannare i membri di basso rango della chiesa con storie false presentate letteralmente, ma segretamente intese in maniera allegorica.
Nessun Enki, nessun Enlil sarebbero mai esistiti. Nessuna ibridazione, nessun Player A, B, C o quant'altro. Nessun Anunnaki, Giganti, Titani, Yahweh e compagnia cantante? Tutto da rifare?!
Come conciliare questo principio con gli articoli di Adriano Romualdi sull'antropomorfismo delle divinità del mondo classico e non solo caratterizzate da alcuni tratti comuni come il biondismo e il rutilismo presenti in pressoché tutti i miti di culture antiche lontane tra di loro sia nel tempo come nello spazio se questi figure divine fossero solo allegorie di moti astronomici complessi come i cicli precessionali?
La risposta va forse letta nel tempo e nell'evoluzione temporale della cultura di quella civiltà globale prediluviana la cui esistenza non viene negata come abbiamo visto né dai neo-evemeristi, né dagli anti-evemeristi.
Suggerisco il seguente esempio. Ipotizziamo che tra 10mila anni venisse ritrovato la pagina di un testo scolastico di geometria di oggi sul “Teorema di Pitagora”.
Qualcuno potrebbe disquisire sulle caratteristiche divinatorie di Pitagora. Altri sulle sue origini, altri ancora potrebbero concludere che Pitagora non sia altro che una 'metafora' scritta per descrivere una conoscenza matematica-geometrica di un'epoca perduta.
Ecco nuovamente il conflitto intellettuale tra neo-evemeristi e anti-neo-evemeristi apparentemente inconciliabili. Ma come il Teorema di Pitagora racconta sia di una conoscenza così come di un personaggio realmente esistito allora anche i miti antichi parlano sia di conoscenze astronomico-cosmologiche sia di personaggi realmente esistiti.
Ciò che consideriamo noi del Progetto Atlanticus, che è poi la conclusione a cui siamo giunti ascoltando le diverse posizioni presentate da ricercatori provenienti da diverse scuole è che ci fu un tempo molto antico, un tempo che la storia colloca nella preistoria, durante il paleolitico, prima della glaciazione di Wurm, durante il quale esisteva una civiltà di esseri umani, il cui percorso evolutivo è ancora da chiarire all'interno del dibattito Out of Africa sì, Out of Africa, osservatori delle stelle e del cosmo, abili navigatori e in possesso di determinate, specifiche e avanzate conoscenze in ambito astronomico, architettonico e culturale. Uomini eruditi che codificarono il loro sapere in una serie di opere anche strutturali come piramidi e siti megalitici, rifacendosi alle misurazioni dei mutamenti celesti, calendari o quant'altro.
Persone che, plausimibilmente avevano caratteristiche fenotipiche particolari e comuni, come i capelli rossi, l'alta statura, i capelli biondi o gli occhi azzurri così come testimoniato dalle descrizioni registrate nei testi sacri e nelle leggende dei popoli antichi e supportato da diverse scoperte archeologiche che hanno riportato alla luce esemplari mummificati di individui proprio con le medesime caratteristiche e con tratti caucasici laddove non ci si sarebbe mai aspettato di trovarne e di cui abbiamo parlato approfonditamente nel nostro precedente articolo “Out of Atlantis, Una Storia alternativa”.
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