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MessaggioInviato: 10/11/2019, 13:04 
SPAZIO SACRO – SUONO SACRO

«In principio era il Verbo» è scritto nella Genesi biblica. Questo Verbo creò e crea ancora il mondo sensibile, ponendo l’essere umano alla continua ricerca del Sacro, esistita in ogni cultura, fin dalla notte dei tempi. Uno spazio sacro è un luogo naturale o artificiale, dove le esperienze spirituali sono potenziate e dove vengono effettuati gli atti rituali. Uno spazio sacro è un Temenos, un sito delimitato che rende possibile entrare in relazione con una realtà più grande. Entrando nello spazio sacro, si attraversa una soglia e si passa dal chronos, tempo e spazio umani, al kairos, il tempo eterno. Vi sono luoghi sulla terra, spesso là dove convergono linee di forza e corsi d’acqua sotterranei, che emanano vibrazioni potenti. Tali vibrazioni alterano il nostro senso di realtà ordinaria e ci mettono in contatto con il numinoso, con la realtà mitica e con i più grandi misteri. Gli Antichi veneravano questi luoghi, fossero essi montagne, caverne, rocce o foreste. Successivamente, in tali siti furono costruite delle strutture sacre, allineate con le stelle, affinché proteggessero, contenessero e amplificassero le misteriose energie della terra. Questi luoghi sacri sono intrinsecamente musicali. Sono punti in cui, attraverso il suono e la vibrazione, si entra in sintonia con le dimensioni sacre. Gli uomini antichi ricercavano i luoghi naturali per le loro proprietà acustiche: caverne risonanti, canyon echeggianti e altri siti, ove il suono si riverberava in modi misteriosi. Più tardi questa “musica sacra” fu edificata nei templi e nelle chiese con forme di geometria sacra, capolavori visivi e acustici al tempo stesso. Questi luoghi cantano. L’americana Susan Hale, sensibile alle correnti psichiche e all’intreccio tra canto, sogni e spirito, musicoterapeuta, guaritrice e insegnante di canto, ha esplorato per venticinque anni gli effetti della musica sulla coscienza, la sua capacità di aprire i passaggi dell’anima, partendo dal mondo antico e dalle sue tradizioni sacre, di ogni cultura ed espressione, sino alle grandi costruzioni sonore. Ha riportato tutto questo in un saggio, uscito in Italia per le Edizioni Mediterranee, dal titolo Suono Sacro, Spazio Sacro. I misteri acustici dei luoghi sacri, nel quale la vibrazione creatrice, come una vera e propria cattedrale della coscienza, viene esplorata mediante i siti di potere di ogni luogo e tempo, al fine di evidenziare quelle che era ed è a tutt’oggi l’importanza della scienza sacra del suono per la trasformazione dell’Uomo. L’abbiamo incontrata e intervistata recentemente.

Adriano Forgione: Susan, la tua esperienza inizia da una visione, puoi parlarmene?

Susan Elizabeth Hale: «Nel 1994 ho avuto la visione di un cavaliere e di una dama medievali, sepolti in una cripta. Ho fatto esperienza di questa visione nel mio cuore. Mi spostavo verso di lei con una torcia in mano. La donna tornò a vivere e cominciò a parlare in francese, una lingua che non parlo. Quindi ho udito parole in inglese: “Segui la Dama delle Rose, segui la sua musica”. C’era in me la consapevolezza che questo era qualcosa che avevo bisogno di fare e dissi di sì a una missione di undici anni, che stava per portarmi a cantare nella Cattedrale di Chartres e in molti altri luoghi sacri. Prima di partire per la Francia stavo cercando fra alcune carte e ho trovato un collage fatto da me nel 1979. Avevo scattato una foto alla scultura di una dea in una grotta di sale e l’avevo messa insieme alla foto di un cavaliere e una dama sepolti. Qualcosa era già al lavoro dentro la mia psiche, per condurmi al mio destino. Questo è vero per noi tutti. La psiche ci dà sempre sogni e sincronicità, che non sempre sono chiari per la nostra consapevolezza. Molto tempo dopo la mia visione, avevo scelto di ignorare il messaggio, ma qualcosa in me persisteva e mi sono imbattuta nel mistero della dama delle Rose, che ancora si sta mostrando a me con un volto sempre diverso».

A.F.: Come hai cominciato i tuoi studi sull’acustica dei luoghi sacri, sino a creare il tuo libro Spazio Sacro, Suono Sacro?

S.E.H.: «Il mio libro è nato cantando nella Cattedrale di Chartres. Ma come cantante ho sempre amato cantare in bellissimi posti risonanti. Diversi anni prima del mio viaggio in Francia nel 1996 mi sono recata a Ouray, Colorado, nelle Rock Mountains, per incontrare un amico. Mi raccontò di una grotta di vapore ai piedi di un piccolo hotel e andammo là insieme. L’ingresso alla grotta di vapore era ciò che sembrava una piccola palestra con una grossa porta di legno che conduceva alla caverna. Una volta là dentro vi erano due aree e una piscina calda da cui si alzava vapore nell’aria. Cantammo insieme e a un certo punto la sua voce fece vibrare l’intera grotta. Più tardi ho scoperto che egli stava cantando la nota della prima frequenza risonante, ma ciò che ascoltai fu la voce degli spiriti della roccia, come se la grotta stesse cantando».

A.F.: Ogni civiltà ha legato il suono alla creazione. Da dove proviene questa conoscenza e qual è il significato più profondo di queste cosmogonie della Genesi?

S.E.H.: «13,7 miliardi di anni fa l’universo cominciò con il suono, il Big Bang, o il Big Ring, come ama chiamare l’evento David Hykes dell’Harmonic Choir. Il Big Ring si sta ancora riverberando attraverso di noi. Vi sono molti bellissimi miti di creazione. Il mio favorito è quello della Donna Ragno che cantò e plasmò tutto ciò che è, tutto ciò che sempre sarà. Questo è un mito nativo-americano del popolo dei Keres del Nuovo Messico, dove ho vissuto per 23 anni. Prima di tutto questo rumore delle nostre vite attuali, il panorama sonoro della terra era più vivace e i popoli antichi ascoltavano i loro ambienti in un modo diverso dal nostro odierno. Le nostre orecchie sono bombardate da rumore, ma se possiamo renderci silenziosi, possiamo ascoltare in modi più profondi queste antiche verità. Come il poeta mistico dell’Anatolia Mevlana Rumi ci dice: “Raramente ascoltiamo la musica interiore, tuttavia stiamo ancora danzando per essa”».

A.F.: Secondo te, cos’è un luogo sacro e quanto dobbiamo ancora imparare per comprendere l’antica scienza acustica?

S.E.H.: «Di base ho due differenti definizioni. Un modo di guardare ai siti sacri è avere a che fare con la nostra intenzione e percezione, portando il sacro nella vita quotidiana, guardando ogni momento come santo. L’altro modo di vedere è che certi luoghi sulla terra sono punti di potere naturale, usualmente dove convergono le ley lines e i corsi d’acqua sotterranei. Questi luoghi furono riconosciuti e venerati e molti posti sacri oggi si trovano sopra siti che sono stati oggetto di adorazione da parte di antichissime culture. Per esempio, Chartres fu una volta un sito di Druidi, dove venne trovata scolpita da un albero di pere la statua di una madre con un bambino. Il campo dell’archeologia acustica è piuttosto nuovo. Abbiamo ancora molto da imparare dalle antiche civiltà, circa l’importanza di spazi che accrescono il suono e ci trasportano in differenti reami. Molti siti sacri oggi, come Avebury e Stonehenge, sono accanto a strade trafficate, che vi impattano con rumore, che non era presente quando essi erano in uso. Nel Nuovo Messico vi è una strada proposta che passerebbe attraverso il Monumento Nazionale del Petroglifo, una serie di canyon di basalto, incisi con simboli dei Nativi Americani, molti dei quali in luoghi dove l’eco è presente. Abbiamo bisogno di tenere in considerazione il suono nel proteggere questi antichi luoghi, così che possiamo scoprire di più su come il suono fosse usato. Per esempio gli archeologi acustici Aaron Watson e David Keating hanno scoperto che esisteva una linea sonora a Midsummer, a Stonehenge. Watson suppone che essa fosse relazionata al punto in cui uno specialista di rituali dovrebbe mettersi per essere ascoltato».

A.F.: Allora qual è la relazione fra la voce umana e un luogo sacro? Che tipo di interazione c’è quando questi due strumenti lavorano in sintonia?

S.E.H.: «All’interno di ciascuno di noi risiede un’architettura sacra e una musica che molti ignorano: la nostra voce cantante. Questa voce contiene i nostri più profondi sentimenti, le nostre brame spirituali, le nostre speranze, paure e verità personali. Cantare è la forma più personalizzata di espressione musicale. Coinvolge diaframma, petto, cuore, polmoni, gola, lingua, viso – la parte frontale esposta dei nostri corpi, dove sono custodite le nostre emozioni più profonde. Quando cantiamo diveniamo una cassa di risonanza, uno strumento vibrante con la bellezza del tono. Sentiamo il canto vibrare attraverso il nostro intero sistema, collegando corpo, mente, emozione, anima e spirito. Siamo la sola specie che può passare dal linguaggio parlato al canto. Forse le nostre strutture inerenti, fisiche, hanno fornito l’ispirazione per l’architettura sacra. Per esempio, l’interno della Piramide Rossa di Dashur in Egitto è la forma della cavità nasale. A Luxor, anche il Sancta Sanctorum del Tempio dell’Uomo corrisponde alla cavità nasale. Il suo nome egiziano, “shtyt”, è anche la stessa parola che significa sia “sacro” sia “nascosto” ed è “… connesso ai nervi simpatico e vago”(1). Quando suoni specifici sono risuonati attraverso la ripetuta stimolazione della cavità nasale con il canto – in particolare le lettere M, N e mantra come Aum – sono possibili alterati stati di coscienza attraverso la risonanza delle ghiandole pineale e pituitaria, che sono posizionate dietro al naso e fra gli occhi».

A.F.: Stai facendo riferimento all’antica scienza dell’Uomo quale cassa di risonanza armonica e veicolo di conoscenza…

S.E.H.: «Sì. Suono e musica hanno un profondo effetto sulle onde del nostro cervello e possono portarci in elevati stati di coscienza. Quando ascoltiamo musica in uno stato di rilassamento profondo, possiamo fare esperienza di immagini e ricordi vividi. La musica può portarci all’estasi. Tutti i rituali nel mondo usano alcune forme di musica in luoghi designati come sacri. Come ho scoperto, molti di questi luoghi sacri hanno un’acustica speciale, che altera il modo in cui facciamo esperienza del suono. Nei tempi antichi questi rituali erano svolti per comunicare con gli antenati, i depositari della saggezza. Le vocali erano intonate e considerate sacre, inquanto esse sono gli unici suoni emessi attraverso il respiro, cambiando la posizione della bocca. L’intonazione di suoni vocali potrebbe essere stata una delle prime forme di musica, insieme con il canticchiare per i bambini. In Cina vi sono esercizi di Chi- Gung con specifici suoni e movimenti, corrispondenti a differenti organi del corpo. I campi di terapia musicale e guarigione con il suono stanno diventando più popolari in giro per il mondo e si sta facendo ancora più ricerca».

A.F.: La bocca è una grotta e questo mi fa pensare alla relazione tra caverne, pitture preistoriche sciamaniche e suoni.

S.E.H.: «La ricerca suggerisce che i dipinti nelle caverne si trovino nei luoghi a più alta risonanza all’interno della grotta. Queste sono un utero e dunque associano la nascita alla vibrazione, la creazione al suono». A.F.: Quali sono le tradizioni che considerano il canto e il suono come una forma di creazione della Madre Primordiale, della Dea?

S.E.H.: «Nascita e canto appartengono a un’antica tradizione. Per gli aborigeni australiani, una cultura antica di 150.000 anni, si crede che gli spiriti bambini siano depositati nella terra attraverso il canto degli antenati del Tempo di Sogno. Una donna aborigena concepisce facendo dei passi al suono di una di queste canzoni. Lo spirito del bambino di quel luogo entra in lei attraverso il suo utero e lei diviene gravida con la canzone».

A.F.: Altri posti sonori sono le montagne, sempre considerate sede della divinità. Nel tuo libro dedichi loro un capitolo. Qual è la differenza fra una grotta e una montagna da un punto di vista sacro?

S.E.H.: «Una grotta è un luogo di oscurità che ti porta in profondità all’interno della terra, dove esperisci l’interno dell’inconscio. Le caverne sono uteri della terra e simboleggiano morte e rinascita e il regno femminile. Le montagne portano la coscienza fino al cielo, alla luce. Ma le grotte sono anche dentro le montagne, ne sono lo specchio, l’immagine al negativo, e dopo un viaggio all’interno della terra è meraviglioso tornare alla luce, lassù in cima, per completare l’esperienza».

A.F.: Quale archetipo sonoro rappresentano le montagne?

S.E.H.: «Il canto armonico dei monaci tibetani suona come granito, come le montagne dove i monaci vivono. Altri suoni associati alle montagne sono i corni, i yodel (canti dell’area germanofona alpina, N.d.T.), le urla e i mantra cantati girando intorno alle montagne sacre, in pellegrinaggio».

A.F.: C’è un collegamento fra i dipinti preistorici delle caverne e i petroglifi esterni delle culture successive? Qual è la relazione con il suono?

S.E.H.: «Iegor Reznikoff ha trovato come similarità che sia le grotte sia i petroglifi si trovano in siti dove l’eco è presente».

A.F.: Dalla preistoria al Neolitico, il suono si muove in tombe e in templi megalitici. Puoi parlarmi della tua ricerca in questi luoghi, soprattutto inglesi e nordeuropei?

S.E.H.: «Le camere funerarie sono tra i primi spazi chiusi realizzati dall’uomo. Il dottor Aaron Watson, che ha effettuato una ricerca in molte camere funerarie del Regno Unito, dice che il popolo neolitico fu il primo a costruire spazi, che avevano una varietà di acustica artificiale. I suoni prodotti nelle tombe non sarebbero stati trovati altrove nel paesaggio. Egli parla di stanze funebri come se fungessero da teatri multisensoriali. Si ipotizza che tali camere siano state usate come dispositivi oracolari, per ricevere messaggi dal mondo degli spiriti, e che questi messaggi e quel suono avessero un ruolo nei rituali. Ho avuto diverse esperienze cantando nella tomba neolitica di West Kennet Long Barrow di Avebury e posso confermare che questo è un luogo con una speciale acustica».

A.F.: So che sei andata in Egitto con il nostro comune amico John Anthony West. Cosa hai verificato circa le conoscenze acustiche degli antichi Egizi, dalle piramidi ai magnifici templi di Luxor?

S.E.H.: «La Camera del Re nella Grande Piramide di Giza è uno dei misteri acustici del mondo. Realizzata nel granito, una roccia altamente risonante, essa ha una matrice costituita per il 25% di cristalli di quarzo, che immagazzinano ed emettono una carica elettrostatica. Il granito venne portato da una cava di Asswan a 600 miglia (965,5 km) di distanza. Molti credono che questa sia la prova che gli Egizi usavano il granito a causa delle sue speciali proprietà acustiche. La Camera del Re è una delle camere sonore più interessanti di cui abbia mai fatto esperienza e non fu il culmine solo del mio viaggio, ma della mia vita. Ho sentito ogni cellula del mio corpo come una stella e molte persone hanno avuto visioni della piramide che si apriva, rivelando un cielo di stelle, mentre intonavano».

A.F.: L’India, un’altra grande civiltà, è associata al mantra e al suono sacro. I suoi abitanti come applicarono ieri e come applicano oggi questa scienza, da un punto di vista spirituale e architettonico?

S.E.H.: «Non sono mai stata in India per fare diretta esperienza dell’architettura e della musica, ma vi è un fiume vivente dal passato in attività ancora oggi. Sono stata ispirata nel mio libro a scrivere del tempio di Kali sulle rive del fiume Gange, a Dakshineswar, dove suonano conchiglie di strombo, campane, cembali, gong e timpani, insieme con canti e canzoni devozionali a Kali, la dea della morte e della rinascita».

A.F.: E in Tibet? Il suono dei mantra tibetani, con strumenti sacri, è uno dei più ancestrali. Cosa ne pensi?

S.E.H.: «Sì, questa è una cultura molto antica, che ha molto da insegnarci sul rendere ogni momento sacro. Ho avuto il privilegio di ascoltare monaci tibetani cantare e danzare molte volte e ho assistito ai mandala di sabbia. Fu straordinario quando ricevetti un pacchetto di sabbia alla fine del rituale, allorché il mandala venne distrutto. La sabbia fu quindi gettata in un fiume, affinché le preghiere potessero circolare attraverso il sistema idrico della terra».

A.F.: Parliamo di uno dei popoli più connessi allo Spirito della natura e al canto sacro: i Nativi Americani. Quale filosofia c’è dietro queste cerimonie?

S.E.H.: «Ogni cultura nativa ha la propria complessa cosmologia ed è associata a rituali che coinvolgono i suoni di percussioni, tintinnii e la voce. Vi sono iniziazioni e conoscenza che non sono condivise al di là della tradizione. Nel Sudest, dove ho vissuto, sono riuscita ad assistere a molte danze, vecchie di migliaia di anni, che sono aperte al pubblico. Molte sono preghiere per la pioggia e per la caccia. Per ascoltare il suono dei tamburi nella piazza di un villaggio, viaggiare sulla terra davanti al mio corpo e nel mio cuore è basilare ed emozionante. La filosofia, come la comprendo io, è che la terra sia la nostra generosa madre e che ella sia nutrita dalle nostre offerte sonore. La filosofia dei Nativi Americani è sulla nostra interconnessione con la natura e le leggi naturali che sono parte di tutta la vita. Poiché tutto è vibrazione, suono e musica sono parte della legge naturale».

A.F.: Quanto di questa scienza è presente nel Giudaismo e nel Cristianesimo?

S.E.H.: «Il testo ebraico Sefer Yetzirah di Aryeh Kaplan è uno splendido libro per imparare di più sulla conoscenza nascosta con l’alfabeto ebraico. Nel Cristianesimo abbiamo la tradizione dei Canti Gregoriani. Sebbene questi siano percorsi molto differenti, entrambi usano il suono per raggiungere elevati stati di consapevolezza».

A.F.: Le grandi cattedrali gotiche, dedicate alla Vergine, sembrano riproporre, decine di millenni dopo, in forma aggiornata, la relazione fra il Femminino Sacro, la Magna Mater, e la Caverna o la Montagna (nella cattedrale, entrambi gli aspetti sono unificati). Quindi, questo grande Logos, che viene dal passato, sembra sempre trovare un modo per esprimere se stesso, cambiando solo apparentemente. Cosa ne pensi?

S.E.H.: «Sì, la cripta in particolare è come la grotta ed entrambi sono luoghi di iniziazione. Proprio come si vedono montagne profilarsi all’orizzonte, così noi vediamo le cattedrali come Chartres e Lincoln salutarci mentre ci avviciniamo a loro. Tanto più quando la gente si recava in questi posti a piedi in pellegrinaggio».

A.F.: Qual è il luogo, tra quelli cristiani, che rispetta principalmente la sacra scienza dell’acustica? Qual è quello che ti ha più impressionata, durante la tua ricerca decennale?

S.E.H.: «Chartres. In parte perché è dove mi ha condotto la mia visione. Chartres canta nel mio cuore ed è dentro di me adesso».

A.F.: Il suono è vibrazione e questo è connesso al fatto che tutto è energia. Quanto è importante l’obiettivo terapeutico di questa antica scienza, per trovare ancora un modo più equilibrato per la nostra coabitazione con il mondo circostante?

S.E.H.: «Nel mio libro ho scritto un capitolo intitolato Dissonanza, sull’impatto del rumore sulla nostra salute. Abbiamo bisogno di trovare vie che ci riportino in armonia, guardando all’inquinamento del suono, così presente nella cultura del ventesimo secolo. Entriamo in contatto con i suoni e i ritmi più dominanti che ascoltiamo e il nostro tecno-mondo ha un impatto sul nostro sistema nervoso. Molte persone sono assuefatte alla tecnologia e ai videogames. Siamo talmente bombardati che abbiamo dimenticato come ascoltare veramente ed essere presenti con profondo silenzio. Credo che cominceremo a vedere più invenzioni e tecnologia che prende in considerazione il suono ».

A.F.: Attraverso il suono, gli Antichi chiamavano energie, intelligenze, in modo da guarire, operando attraverso lo sciamano o curandero. La sacra scienza più profonda e segreta è impiegata da coloro che usano la conoscenza delle parole di potere?

S.E.H.: «Siamo tutti architetti e tecnici del suono sacro delle nostre vite con ciò di cui parliamo, ciò che ascoltiamo e come usiamo il suono. Il suono è potente e il vero sciamanesimo richiede iniziazione. Il tamburo e il canto dello sciamano sono usati per viaggiare in altri reami. La musica e l’atto di cantare possono condurci in trance, mentre le canzoni di potere possono essere usate per guarire. Un esempio viene dal libro di Alvaro Estrada intitolato Maria Sabina: Her Life and Chants. Egli narra la storia e i canti di Maria, che risale all’epoca precolombiana. Maria si nomina ritualmente come una donna colibrì, una donna con ali vibranti, una donna saggia in medicina».

A.F.: Penso che il tuo studio dia un profondo messaggio, conseguente al canto. Vuoi condividerlo con i lettori?

S.E.H.: «Emergono due cose. La prima è che l’impulso a creare spazi sacri per ospitare la musica è stato con noi fin dal Paleolitico. Vi è una profonda necessità umana che è universale. Abbiamo il bisogno di lodare e di rendere omaggio ai misteri della vita. Vi è grande bellezza in tutti i cammini e sono tutti parte del coro della vita. Se ascoltassimo di più le similarità piuttosto che le differenze delle tradizioni spirituali, credo che vi sarebbe più armonia nel mondo».

Articolo di Adriano Forgione


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MessaggioInviato: 14/12/2021, 19:07 
IL SUONO: SCIENZA DA SCOPRIRE
Articolo di Massimo Lombardo e Mirella Santamato

Siamo abituati ormai, nella nostra societa supertecnologica ad essere sempre circondati da qualche suono che spesso non ce ne accorgiamo neanche. Se tornassimo indietro di un paio di secoli saremmo cosi immersi in un continuo silenzio e questo ci creerebbe una sensazione di vero disagio. Si narra ancora oggi che i piu grandi cantanti lirici della storia siano riusciti a rompere dei bicchieri di cristallo solo con la potenza della voce. Enrico Caruso era solito esibirsi con questo effetto clamoroso e forse la sua fama imperitura e anche legata a questo fenomeno. Si tratta di una possibilita reale o e solo una leggenda? La scienza afferma che e assolutamente possibile rompere un vetro con degli acuti vocali, ma esso deve essere molto sottile, proprio come spesso erano fabbricati nei secoli passati, con macchinari non precisi, che lasciavano piccolissime bollicine d’aria nel vetro durante la lavorazione. Che ogni oggetto vibri ad una particolare frequenza di risonanza e cosa risaputa. Tutto vibra nell’Universo e questa vibrazione, in ultima analisi, e cio che davvero distingue un oggetto dall’altro. La “frequenza di risonanza” e stata studiata approfonditamente ed ora sappiamo che per far si che un vetro si spacchi e necessario che il suono superi i 100 decibel.

La Levitazione dei Tibetani
Le antiche scritture affermano che il suono, ovvero la “parola”, il Logos, fosse all’origine dell’Universo, e pare che sia proprio cosi. Tutto, nel nostro mondo conosciuto, altro non e che suono. Il noto studioso giapponese Masaru Emoto ha dimostrato, con i suoi interessantissimi esperimenti sull’acqua, che i suoni delle parole cambiano la forma di cristallizzazione delle molecole. Alla luce di questa affermazione non appare cosi illogico pensare che anche qualche altro tipo di materia, non fragile come il vetro, o liquida come l’acqua, ma dotata di peso e massa molto maggiori, possa essere frantumata dal suono. Al di la del crollo delle mitiche mura di Gerico di biblica memoria, studi molto piu recenti hanno dimostrato che, in via teorica, questo sarebbe probabilmente possibile. Gia nel 1939, un ingegnere svedese, Henry Kjellson, scrisse di misteriose e sconosciute capacita possedute da alcuni Monaci Tibetani, descritte da un suo amico di nome Jarl, che assistette di persona. Jarl affermava che questi monaci erano in grado di sollevare grossi blocchi di pietra con la forza di particolari strumenti musicali e di trasportarli dove volevano. I monaci asserivano di aver costruito tutti i loro templi e monasteri in questo modo e che non potevano assolutamente rivelare il segreto, perche l’uomo occidentale avrebbe usato questa conoscenza in modo malvagio e distruttivo. Cosi il dottor Jarl descriveva gli avvenimenti a cui aveva assistito di persona. «Utilizzavano tredici tamburi e sei lunghe trombe, poste a semicerchio a circa sessanta metri da una enorme pietra piatta interrata, la cui superficie era stata resa concava di una quindicina di centimetri. La pietra distava duecentocinquanta metri dalla parete di roccia. Dietro ogni strumento, intervallati di cinque gradi l’uno dall’altro, si erano disposti i monaci, dieci per ogni fila. Ognuno in un punto preciso indicato da un monaco che prendeva accurate misure sul terreno. I tamburi erano aperti dal lato rivolto verso la pietra. Tutti gli strumenti erano puntati verso il blocco da spostare che era stato posto sulla pietra piatta. Un monaco con un piccolo tamburo inizio a battere il ritmo e gli altri strumenti si misero a modulare un suono ritmico, che aumentava d’intensita gradualmente. Quattro minuti di attesa, immersi in un mormorio, un ronzio, che non riesci piu a seguire nella sua velocita; poi il blocco inizia a ondeggiare, si solleva, mentre gli strumenti lo seguono nel movimento, accelera la sua velocita e si dirige, con un’ampia parabola, dentro la caverna ove atterra sollevando polvere e pietre. Un secondo blocco viene posto sulla pietra piatta e l’operazione si ripete. In tal modo ne vengono spostati sei ogni ora. Se il blocco acquista troppa velocita quando atterra nella caverna, si spezza. I residui vengono buttati giu dalla parete e si ricomincia». Oggigiorno la scienza afferma di aver dimostrato che e possibile sollevare piccole pietre utilizzando vibrazioni sonore. La gravita attira le cariche positive e respinge quelle negative per una ragione ancora ignota. La frequenza esatta causa la disintegrazione delle particelle dure della pietra provocando una carica negativa e facendo levitare la pietra. Gestendo la carica negativa si puo gestire la velocita, la direzione e la durata. Gli antichi conoscevano queste possibilita? Alcuni studiosi degli antichi egizi affermano di si. E stato provato che alcuni obelischi a Karnak e alcuni templi possano vibrare ad una determinata frequenza. Anche nei templi Indu e stata riscontrata la stessa caratteristica. Inspiegabile, se non si ricorre alla teoria della levitazione delle pietre, anche la costruzione di Tiahuanaco in Bolivia, che si trova ora a 19 km dal lago Titicaca, dove le pietre furono prelevate. Una leggenda Inca affermava che, nel tempo della Prima Creazione, molto prima che gli stessi Inca esistessero, vivevano sulla Terra esseri capaci di sollevare miracolosamente enormi macigni e di trasportarli attraverso l’aria al suono di una tromba. Nella Bibbia, come abbiamo gia ricordato, anche le mura di Gerico crollarono, dopo sette giorni, al suono delle trombe suonate dai sette sacerdoti israeliti davanti all’Arca dell’Alleanza. (Libro di Giosue 6:1-27).

Il Coral Castle
Per arrivare a tempi molto piu recenti non possiamo dimenticare di citare il famoso “Coral Castle” che si trova in Florida (U.S.A.). Ne abbiamo parlato diffusamente nel libro “La Storia Perduta Vol.1 - America” scritto da Massimo Lombardo e Mirella Santamato (Ed. Network Nuova Civilta, 2019). Citiamo direttamente dal nostro testo: «Come alcuni lettori sapranno, questo strano castello costruito con monoliti enormi fu assemblato da un tale che si chiamava Edward Leedskalnin, un immigrato che proveniva dalla Lettonia e che si era trasferito in Florida per curare la sua tubercolosi. Dietro le sue incredibili costruzioni si nascondeva una struggente storia d’amore mai portata a compimento. Edward era mingherlino e di bassa statura, eppure riusci, da solo, a erigere un castello immenso, mantenendo sempre uno stretto riserbo sul suo lavoro e sulle tecniche utilizzate per la posa in opera dei blocchi. Il piu grande di questi monoliti arriva a pesare 30 tonnellate. Lui lavorava sempre e solo durante la notte, alla luce fioca di una lanterna, per proteggere la sua privacy. Di fatto, molti testimoni hanno affermato di avere visto i blocchi muoversi e galleggiare nell’aria lungo la strada che porta al castello, ma nessuno in realta, lo ha mai sorpreso a caricare e scaricare i massi, ne a lavorare gli enormi blocchi calcarei. La sera pima non c’era niente e la mattina dopo si vedevano i massi, perfettamente posizionati in modo originale ed artistico. Correva voce tra i vicini che lui fosse in grado di far levitare gli oggetti tramite magnetismo. Tale teoria era rafforzata dal fatto che l’artista scrisse e pubblico alcuni manoscritti tra cui “Magnetic Current”, in cui riassume le sue teorie sull’elettromagnetismo e che contengono il diagramma di una ipotetica macchina a moto perpetuo. Il fatto certo e che, ancora oggi, nessuno riesce a capire come questi abbia potuto costruire un edificio cosi enorme senza nessun aiuto e senza l’uso di macchinari comuni. Il 7 novembre del 1951 Edward ando a farsi controllare un piccolo dolore al petto presso l’Ospedale. All’entrata del castello lascio un cartello per gli amici con scritto: “Right Back” (torno subito) che ancora si trova li. Lui non torno mai piu… Edward mori e insieme a lui il segreto di Coral Castle. Fu trovata solo una misteriosa incisione sotto il suo letto: “THE SECRET TO THE UNIVERSE IS 7129/6105195”. Con questa formula magica Edward si e congedato dalla vita, lasciando a noi posteri l’arduo compito di capire». Rilanciamo la sfida ai nostri appassionati lettori, che ci hanno seguito fin qui, ed auspichiamo che la scienza ufficiale trovi risposte adeguate a questi accadimenti che hanno accompagnato l’umanita durante tutta la sua lunga permanenza su questo Pianeta.


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