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 Oggetto del messaggio: Cavità nel sottosuolo - Resti di civiltà dimenticate?
MessaggioInviato: 17/11/2019, 11:21 
CAVITA' NEL SOTTOSUOLO DI TUTTO IL MONDO – RESTI DI CIVILTA' DIMENTICATE?

«Che cosa accadrebbe se gli esseri umani scomparissero dalla faccia della Terra? Questa non è la storia di come potremmo estinguerci, ma di quello che potrebbe accadere al mondo che lasceremmo. Benvenuti sulla Terra, popolazione 0». Era così che iniziava ogni episodio di una serie di documentari intitolata Life After People, in Italia La Terra dopo l’Uomo, trasmessa qualche tempo fa da Focus. In essi si immaginava il progressivo declino delle testimonianze della nostra civiltà. Le città diventano “fantasma”, e col passare di secoli e millenni, grattacieli, ponti, autostrade, dighe crollano in macerie coperte dalla vegetazione, dalle sabbie o dagli oceani. Dopo milioni di anni, ben poco rimane di noi.

L’ipotesi Siluriana
In un saggio apparso nel maggio 2018 sull’International Journal of Astrobiology (1), due scienziati hanno ipotizzato che questo sia già avvenuto. Si tratta di Adam Frank, astrofisico dell’Università di Rochester, e Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA. «Abbiamo chiamato la nostra teoria “Ipotesi Siluriana”» scrivono «ispirandoci a un episodio del 1970 della serie TV di fantascienza Doctor Who, dove una razza a lungo sepolta di rettili intelligenti chiamati “Siluriani” viene ridestata da un reattore nucleare sperimentale». L’idea che sul nostro pianeta siano esistite razze non-umane, antiche di milioni o miliardi di anni, non è quindi nuova, ma finora era stata sfruttata solo dalla science fiction. Nel romanzo di Julian May La terra dai molti colori (Editrice Nord, 1984) i dissidenti politici del futuro vengono fatti scomparire mandandoli indietro nel tempo di 6 milioni di anni, nell’odierna Europa... e una volta arrivati, trovano ben due civiltà di esseri intelligenti, i Tanu e i Firvulag, in perenne lotta fra loro. La May era una redattrice di enciclopedie, e fu perciò molto attenta alla plausibilità della storia e dell’ambientazione. Se fossero davvero apparse sulla Terra civiltà di non-umani intelligenti, avrebbero avuto a disposizione tempo in abbondanza. Già quattro miliardi di anni or sono, questo pianeta aveva oceani e tutto il necessario per la vita, anche se sarebbe necessariamente stata del tutto diversa da quella che conosciamo. «La nostra civiltà industriale» proseguono Frank e Schmidt «è finora durata circa 300 anni, dall’avvento dei metodi di produzione di massa. Questa è solo una piccola frazione del tempo in cui l’Homo Sapiens è esistito come specie, e una minuscola frazione del tempo trascorso da quando creature complesse sono esistite sulla superficie emersa della Terra. Tale breve periodo fa sorgere l’ovvia domanda se altre civiltà possano essersi sviluppate prima. Ci sono già state considerevoli discussioni su quante altre volte la vita sia iniziata sulla Terra sotto forma di una “biosfera ombra”, composta da discendenti di diversa origine da quella che portò al comune antenato di tutte le creature oggi esistenti». I non-umani avrebbero potuto evolversi direttamente qui, o arrivare dallo spazio come nel volume della May. Dopo centinaia di milioni, o perfino miliardi di anni, cosa resterebbe di loro? Sulla rivista The Atlantic, aprile 2018, Adam Frank afferma che rimarrebbe ben poco, almeno in superficie. «Per esempio, la più antica distesa di superficie visibile si trova oggi nel Deserto del Negev, ed è vecchia “solo” 1,8 milioni di anni». Quindi, bisognerebbe cercare nel sottosuolo, come del resto fanno gli archeologi. Ma gli scavi archeologici si fermano di solito a pochi metri sottoterra: se fosse esistita «una civiltà di mammiferi 60 milioni di anni fa» non resterebbero di loro neanche i fossili, ma solo oggetti sparsi, sepolti a centinaia di metri di profondità e quindi oggi accessibili soltanto alle perforazioni minerarie. «Sarebbe facile, perciò, farsi sfuggire una civiltà industriale durata solo 100.000 anni... cioè, 500 volte più a lungo di quanto la nostra civiltà se la sia cavata finora».

Immensi cicli di vita senziente
Nel loro articolo, Frank e Schmidt affermano che sarebbe molto difficile reperire questi resti senza la minima idea di dove cercare: facendo ancora un paragone con l’attuale civiltà dell’Homo Sapiens, osservano che «l’odierna area urbanizzata copre meno dell’1% della superficie terrestre. Perfino per quanto riguarda l’antica tecnologia umana, oggetti complessi come il Meccanismo di Antikythera vengono rinvenuti molto raramente». La maggior parte della Terra è coperta dai mari, ma trovare rovine subacquee non sarebbe meno improbabile: «Nei sedimenti oceanici, a causa del loro continuo riciclaggio, esistono solo tracce posteriori al Giurassico, 170 milioni di anni fa». A peggiorare le cose, la deriva dei continenti e periodici innalzamenti e abbassamenti del livello delle acque hanno reso il mondo irriconoscibile rispetto al remotissimo passato (per esempio, nel romanzo della May non esiste ancora il Mediterraneo), e fiorenti imperi potrebbero essere sorti dove oggi i flutti raggiungono un abisso di diecimila metri. Eppure, con un colpo di fortuna, ci si potrebbe anche imbattere in un’intera città sotterranea, o in macchinari ancora in buono stato. Uno studioso che dedicò buona parte della vita a queste ricerche fu l’americano Joseph R. Jochmans, dotato di formidabile immaginazione, e che citerò ampiamente qui e negli articoli successivi. Jochmans aveva scritto estesamente di questa roba (e di molta altra, dalla spiritualità new age alla fine del mondo), e intendeva trattarne in una serie di opuscoli che vendeva sul Web. In qualche caso, ne metteva gratis a disposizione un’anteprima. «Non siamo affatto i primi esseri intelligenti ad aver abitato questo pianeta» affermò, anticipando largamente Frank e Schmidt. «Immensi cicli di vita senziente, che nel corso delle ere svilupparono vari gradi di sofisticazione artistica e tecnica, sono venuti e andati prima che s’evolvesse la nostra umanità. La Terra, come una grande università, ha avuto più d’una classe di laureati». Purtroppo, prima della morte, ormai gravemente malato, rimosse dal Web anche le anteprime; perciò, questi estratti risalenti a un decennio fa sono tutto quanto ne resta.

Anomalie e stranezze
«Siamo consapevoli che far sorgere la possibilità di una precedente civiltà industriale potrebbe condurre a speculazioni sfrenate» scrivono Frank e Schmidt sull’International Journal of Astrobiology. Tuttavia, gli indizi raccolti da Jochmans e altri autori sembrano abbastanza solidi. Prima ancora degli scavi minerari, le prove della realtà delle razze pre-umane starebbero addirittura nelle misurazioni della forza di gravità terrestre, effettuate dai sensibilissimi strumenti dei satelliti artificiali. «Si penserebbe che questa coincida da vicino coi contorni superficiali o dipenda dalla presenza di masse come quelle delle montagne, ma stranamente non è così» scriveva Jochmans. «Ed è la percettibile differenza tra la gravità attesa e quella reale che determina delle “anomalie”, aiutandoci a sbirciare nell’interno della Terra, verso la causa di simili cambiamenti insoliti. In quei luoghi dove il valore dell’anomalia è più elevato, ciò è con tutta probabilità il risultato di dense formazioni rocciose. Queste appaiono soprattutto in località casuali e per motivi naturali... sebbene, all’occasione, possano assumere forme dall’aspetto sospettosamente artificiale. Un primo esempio è la “cosa” oblunga, di alcune miglia di lunghezza, che si annida sotto l’isola di Ellesmere, nell’Artico canadese, a ovest della Groenlandia. I geologi credono che possa essere un grande meteorite che si conficcò nella crosta planetaria. Ma non è accompagnato da alcun cratere, e inoltre la densità anomala non corrisponde alla composizione di nichel e ferro tipica di tali proiettili celesti. Altre peculiarità includono disposizioni di linee concentrate in punti specifici, che potrebbero essere i segni rivelatori dei resti di grandi città o muraglie sepolte». Jochmans pensava addirittura che le civiltà pre-umane, ridottesi nel sottosuolo, avessero finito per influenzare le civiltà umane più antiche, come quella egizia e quella tibetana. «Dove compaiono stranezze veramente significative è in luoghi in cui l’attrazione gravitazionale è minore di quanto aspettato. Molti di questi esempi non hanno origine da una minor densità degli strati rocciosi sottostanti, ma da una completa assenza di roccia... in altre parole, dalla presenza di grandi cavità o forse camere, alcune delle quali giacciono centinaia di metri sotto la superficie e s’estendono per miglia. Per di più, certe zone sembrano assumere immagini identificabili di forme di vita e simboli. Il periodo in cui queste figure fecero la loro comparsa è fra 20 e 30 milioni di anni fa. E se una civiltà globale molto avanzata, ma svanita, avesse avuto il potere di rimodellare le formazioni geologiche in giganteschi “geomorfi”, intesi per fungere un giorno da segnali, testimonianze della sua perduta supremazia su questo mondo? Ciò potrebbe spiegare anche le molte leggende di popoli più tardi sull’uso di caverne o camere modellate artificialmente che si trovavano già lì quando questi fiorirono. Erano stati tutti preceduti da una superciviltà risalente a ben più indietro nel tempo. Un vasto gruppo di anomalie, percepite dai satelliti in orbita, è situato nella regione orientale del Mediterraneo. Le mappe denotano una gravità più lieve del normale, indicativa di vasti spazi aperti nel sottosuolo. Inoltre, alcune di queste bizzarrie si combinano a formare l’immagine di un Leone Disteso, assiso sull’Egitto e il Nordafrica. Che la Sfinge di Giza sia stata concepita proprio per raffigurare in scala ridotta il grande Leone “incorporato” nella geologia della regione? Un’altra concentrazione di anomalie indicative di profonde camere sotterranee copre l’area dell’Indonesia e dell’Australia settentrionale. Qui l’insieme delle anomalie configura l’immagine di uno Sciacallo Disteso. Questa immagine potrebbe essere stata riplasmata in o da quella di un Leone, la cui testa appare nelle formazioni rocciose sopra quella dello Sciacallo. In direzione opposta rispetto all’Egitto, esistono stranezze sotto le Indie Occidentali e l’America Centrale. Qui si trova nuovamente una terza figura di Leone Disteso, “scolpita” nel paesaggio sepolto. Ancora un altro grande sistema di anomalie gravitazionali giace sotto il moderno Tibet, e si estende nell’Asia centrale fino alla regione del Gobi. Erano i regni sotterranei di Shambhala e Agharta, situati in camere sotto gli Altai e l’Himalaya? Cosa molto significativa, si possono vedere tra le anomalie i resti del simbolo di un Occhio di Horus. E un’altra catena di stranezze corre parallela alle Ande sotto la costa occidentale del Sudamerica, verso la regione del Lago Titicaca. Stando alle leggende preservate dalle civiltà Inca e pre-Incaiche, in tutte queste aree esistono nel profondo della Terra tunnel e camere segrete le cui origini si perdono nella più oscura antichità. Altre anomalie si trovano lungo la costa dell’Antartide, e due sfilze di strane letture gravitazionali si estendono rispettivamente verso nord e verso sud dalle due isole che compongono la Nuova Zelanda. Quali misteri giacciono in queste remote regioni del sottosuolo, in attesa di essere rivelati? Camere sepolte potrebbero similmente esistere sotto la Groenlandia meridionale e la sua costa settentrionale, anch’esse segnate da una catena di bizzarri rilevamenti. I Tamil dell’India meridionale affermano che la loro originaria terra natale, in possesso di una avanzata civiltà, si estendeva un tempo nell’Oceano Indiano, ma s’inabissò sotto le onde centinaia di migliaia d’anni fa. Anomalie gravitazionali situate a sud del subcontinente indiano suggeriscono che i suoi resti possano ancora sopravvivere intatti, in camere sepolte ben al disotto del fondo oceanico. Un aggregato di stranezze esiste parimenti a partire dalla provincia canadese della Columbia Britannica, e si stende su e giù per la costa del Pacifico lungo i Monti Cascades, tra Canada e USA. Queste demarcano un ennesimo sistema di camere che non è mai stato aperto. In aggiunta a queste incredibili costruzioni sotterranee, ci sono un gran numero di anomale misurazioni che s’estendono in lungo e in largo negli Oceani Atlantico, Pacifico e Indiano e rivelano un reticolo di linee che s’intersecano molto al di sotto dei fondali marini... il quale indicherebbe l’esistenza di un sistema di tunnel un tempo usati per traversare il globo e collegare gli antichi continenti. Su che macchinari siano stati impiegati per creare un tale circuito di gallerie, possiamo solo fare congetture. Più specificamente, la capacità di rimodellare la geologia in schemi e immagini riconoscibili, di scavare immense caverne centinaia di metri sotto le montagne, e di trivellare un’incredibile rete globale di cunicoli, si può far risalire a una civiltà “futuristica” in confronto a quella odierna. Il vero mistero sta nel fatto che tale sofisticata civiltà, che padroneggiò una così grandiosa tecnologia, abbia abitato il nostro pianeta da 20 a 30 milioni di anni or sono. Ma che accadde alla sua gente? Qualche nefasta catastrofe la costrinse a celarsi nel sottosuolo? Solo quando saremo in grado, un giorno, di penetrare nel profondo delle strutture che questi esseri sconosciuti crearono così tanto tempo fa, l’enigma della loro scomparsa verrà finalmente risolto».

I segreti della Terra
Si direbbe, comunque, che le passate superciviltà non abbiano mancato di effettuare anche colossali lavori in superficie, come illustrato pure da What on Earth?, un’altra serie di documentari trasmessa in Italia sempre su Focus col titolo I segreti della Terra. Ogni puntata mandava in onda immagini enigmatiche del nostro pianeta riprese sempre da satelliti e stazioni orbitali, che forse mostravano i resti delle mitiche città di Tartesso e di Sodoma, la possibile tomba di Genghis Khan e l’ubicazione di El Dorado. Un episodio è stato dedicato a Ram Setu, il “Ponte di Rama” (denominato anche in altri modi) la cui misteriosa origine ha scatenato in India, nel 2007, perfino dibattiti parlamentari. Forse i Tamil hanno ragione a vantare l’esistenza di antichissimi predecessori, dato che «Un altro insolito testamento all’esistenza di una elevata civiltà estremamente remota è giunto dalla NASA nel 2002, quando da uno Shuttle in orbita furono scattate foto di una misteriosa struttura chiamata Ponte di Adamo, estesa nello Stretto di Palk fra l’India e lo Sri Lanka, l’antica Ceylon» scrive Jochmans. In realtà, il passaggio serpentiforme, creato secondo la leggenda dal dio Rama, era già noto ai viaggiatori arabi (ancora oggi impedisce il transito delle navi), e le immagini spaziali si sono limitate a popolarizzarlo nel mondo. Nel 1958 l’India lo dichiarò monumento nazionale. «La struttura, 29 km in lunghezza, è composta da segmenti di sabbia indurita che collegano una serie di bassi fondali, formando un tempo una strada rialzata che correva direttamente attraverso lo Stretto. Le foto della NASA confermarono che la curvatura e composizione di questo ponte non sono frutto di una formazione geologica naturale, e che il passaggio dev’essere stato deliberatamente costruito nel remotissimo passato. I registri storici affermano che la strada, nella sua forma intatta, fu distrutta da un potente ciclone nel 1480». Nel programma, un geologo di nome Alan Lester ha affermato «ci sono rocce portate da lontano, e poste in cima agli isolotti di sabbia». Si dice che risalga a 7000 anni fa, cosa di per sé straordinaria, ma stando ad alcuni scienziati, come un non meglio specificato Professor D. K. Hari, il ponte sarebbe stato inaugurato addirittura 1,75 milioni di anni or sono. Ancor più fenomenale è che, secondo gli antichi testi indù, il ponte, eretto su fondamenta di legno, era in origine più largo che lungo... 80 chilometri! Nel 1999 Ernst Muldashev, un oftalmologo russo di fama, ha avanzato la teoria che il Monte Kailash in Tibet, alto 6718 metri, sarebbe una montagna artificiale. Già l’esploratore G. C. Rawling, nel libro del 1905 The Great Plateau, scrisse che sembrava «una vasta cattedrale, dall’aspetto di essere stata costruita da mani gigantesche con strati orizzontali d’enormi blocchi di pietra rossastra». Muldashev, che aveva capeggiato una spedizione, dichiara che «Sono convinto che il Monte Kailash non sia una naturale formazione geologica, ma un’enorme piramide, la più grande del mondo. In effetti, è molto simile a una piramide a gradini». Il monte è considerato sacro e quasi inaccessibile, alcuni dei suoi scalatori sono morti sul colpo o invecchiati precocemente in modo misterioso, e il programma TV Ancient Aliens (in Italia Enigmi Alieni, andato in onda su History Channel) ha quindi ipotizzato che una civiltà non-umana l’abbia costruito come deposito di scorie radioattive (nel libro Deep Time, anch’esso del 1999, lo scrittore Gregory Benford, consulente di un progetto simile per il governo USA, immagina che decretare “sacro” e inviolabile uno di questi depositi sarebbe il miglior modo per tenere alla larga i nostri discendenti). Non solo, ma secondo Muldashev, sarebbe solo il più colossale di un centinaio di picchi alti da 100 a 1800 metri «disposti in modo simile alla struttura del DNA».

A bordo dell’UFO
Di recente, gli alieni a bordo degli UFO sono stati accusati in varie parti del mondo di rapire o mutilare animali terrestri, come cavalli e mucche, e anche uomini. Ebbene, sembrerebbe che tale abitudine risalga a tempi molto lontani. Nel 2005 un ricercatore americano di nome Victor Martinez ha annunciato di aver ricevuto, direttamente da una fonte della Defense Intelligence Agency (DIA), un documento su fossili di alieni ritrovati nel 1968... e con tutto il loro UFO carico di creature preistoriche! Il testo afferma: «Una spedizione archeologica della [censura] ha scoperto un grande oggetto metallico in un’area remota del [censura] meridionale, che è un nostro fedele alleato NATO. L’oggetto è stato ritenuto un’astronave aliena, schiantatasi un immenso tempo fa. Il sito è stato esaminato da una squadra di recupero dell’USAF, che ha poi stimato l’età della nave aliena a circa 150 milioni di anni. I nostri scienziati hanno usato il metodo di datazione basato sul decadimento degli isotopi radioattivi. L’oggetto era racchiuso in formazioni di rocce sedimentarie. La navicella aliena misurava 14 metri di diametro. È stata trasportata nello Stato di [censura] e poi al gigantesco complesso di laboratori della [censura] nel [censura] e aperta. Conteneva due corpi alieni estremamente decomposti e carcasse di animali, apparentemente raccolti dai dati esseri alieni. Gli animali a bordo della navicella erano piccoli dinosauri. Il veicolo è stato custodito a [censura] e per anni sono state svolte intense ricerche. Comunque, nessuno ha saputo dire da dove venisse. I cadaveri alieni erano di gran lunga troppo decomposti per essere esaminati approfonditamente. Erano alti circa un metro e mezzo e avevano teste bulbose, molto grandi. La stupefacente tecnologia aliena ci ha lasciati sconcertati; sebbene dal 1968 sia stato fatto qualche progresso nella sua comprensione, è stato minimo (in parte a causa delle condizioni altamente degradate della navicella). L’esistenza di civiltà aliene che avevano già raggiunto la capacità di viaggiare nel cosmo 150-200 milioni di anni fa è qualcosa che lascia trasecolati».

Scoperta nella tomba egizia
Sempre quanto al possibile arrivo di alieni nell’antichità come in La terra dai molti colori, un’altra storia davvero sensazionale e ben circostanziata è narrata ancora da Jochmans, che afferma di aver esaminato nel marzo 1984, al Museo del Cairo, un manoscritto originale del viaggiatore e storico arabo Ibn Battuta. Scrivendo nel 14mo secolo, Battuta raccontò della scoperta in una tomba egizia saccheggiata di otto scatole colme di... sassi. «Sulla parete est era inciso “un grande disco del Sole”, e sulla parete opposta, “una donna protesa dalla Terra ai cieli”, probabilmente un’immagine della dea celeste Nut. Tra le due pareti, posti in linea retta al centro del pavimento, c’erano otto contenitori di pietra senza coperchi. Ad affascinare Battuta fu che le scatole non contenevano oro o tesori, ma invece racchiudevano vari tipi di rocce e terreno. Lo scrittore arabo ragionò che al contenuto doveva essere stato attribuito un grande valore per motivi ignoti, e immaginò che fossero “campioni di suolo prelevati da lande remote”. Battuta si sentì costretto a descriverli in dettaglio. Il primo recipiente era colmo di “piccoli sassi anneriti da un grande calore”. La seconda scatola conteneva “pietre fragili al tocco, come se un tempo sottoposte a forte pressione”. Nella terza scatola si trovavano sabbia e sassi identici a quelli reperibili nel deserto circostante. I materiali nella quarta scatola erano pietre di colore dal grigiobianco al marrone chiaro, coperte di grigiastra polvere argentea. Le rocce nella quinta scatola erano “di tinta rossa o arancione, simile in natura alla ruggine di ferro”. Il sesto contenitore era di “pietre pesanti, di strana forma”, che paragonò al “ferro meteoritico”. La settima scatola aveva “contenuti molto diversi, stavolta polvere sulfurea e pietre laviche”. Finalmente, l’ottava scatola racchiudeva “sassi con segni di graffi e strie”. Che ci facevano questi bizzarri campioni in una tomba? La loro stessa disposizione è un indizio. Le scatole erano posizionate in linea retta tra un’immagine del Sole e la figura del cielo. Potevano quelle pietre provenire dai corpi planetari del nostro Sistema Solare, collocate in ordine dalla nostra stella verso lo spazio esterno? Il primo pianeta dal Sole è Mercurio, rappresentato da materiali bruciati dal tremendo calore. I campioni della seconda scatola potevano esser stati soggetti a grande pressione atmosferica, come sulla superficie di Venere. La terza scatola rappresentava il terzo pianeta dal Sole, la Terra. Le pietre grigiastre con polvere argentea della quarta scatola sono identiche a quelle che i moderni astronauti hanno riportato dalla Luna. Le pietre rosso-arancioni di aspetto rugginoso, nella quinta scatola, sono quelle che le telecamere hanno visto sulla superficie di Marte. La sesta scatola conteneva pesante ferro meteoritico. Erano forse pezzi presi direttamente da un asteroide fra Marte e Giove? La fusa roccia sulfurea della settima scatola era di origine vulcanica, e l’unico vulcano attivo nel Sistema Solare esterno è su una delle lune di Giove, Io. I sassi graffiati e striati dell’ottava scatola sono indicativi dell’azione dei ghiacciai, il che significa che probabilmente avevano origine da un altro dei satelliti di Giove o di Saturno, sepolti nel ghiaccio. Resta, comunque, una questione: da dove venivano questi campioni extraterrestri in una tomba egizia? Erano stati donati da un visitatore alieno? O è possibile che provenissero da un’altra fonte nascosta, una precedente civiltà avanzata che aveva compiuto voli spaziali ed esplorazioni interplanetarie in un passato remoto e dimenticato? ». Che i nostri predecessori siano stati indigeni terrestri come in Doctor Who o alieni come in La terra dai molti colori, Frank e Schmidt ritengono che le civiltà pre-umane avrebbero lasciato tracce di altro genere, come l’inquinamento, e ne parlerò in seguito. Tuttavia, i possibili reperimenti di reliquie materiali sono quelli che stimolano maggiormente la fantasia, e la nuova serie di articoli che inizio con questo ne tratterà a profusione. Aspettatevi storie ancor più straordinarie!

Note:

(1) “The Silurian Hypothesis: Would it be possible to detect an industrial civilization in the geological record?” (10 aprile 2018)

Articolo di Fabio Feminò


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 Oggetto del messaggio: Re: Cavità nel sottosuolo - Resti di civiltà dimenticate?
MessaggioInviato: 17/11/2019, 13:06 
Sono sempre stato molto interessato all'ipotesi della presenza di civiltà tecnologicamente (o anche non tecnologicamente) sviluppate su Tellure molto prima della nostra, ma col tempo mi sono reso conto che di fatto ci sono poche probabilità di dimostrarne l'esistenza.
Se sono esistite, deve essersi trattato di civiltà molto localizzate nel tempo e nello spazio, altrimenti ne avremmo già scoperto qualche traccia.
Infatti, se fosse esistita una civiltà tecnologica e industriale come la nostra o anche più evoluta della nostra, anche per pochi secoli, a livello globale o anche solo continentale, avrebbe lasciato non solo enormi rovine dappertutto, ma anche altre numerose tracce, come per esempio una grande quantità di rifiuti e manufatti sparsi ovunque, come stiamo facendo noi, che abbiamo ormai riempito città, campi, foreste, oceani e persino deserti di ogni genere di immondizia che, essendo di plastica o metallo, ha una particolare resistenza allo scorrere del tempo. Inoltre se fossero stati anche loro numerosi come noi, avrebbero avuto molte più possibilità di lasciare fossili persino più dei dinosauri, in quanto i loro defunti, a meno che non fossero stati tutti cremati, si sarebbero trovati più protetti del cadavere di un animale preistorico, all'interno di una necropoli, fatta apposta per conservare i cadaveri quanto più a lungo possibile, come di fatto facciamo anche noi. E sarebbero stati milioni e milioni, se non miliardi di defunti per parecchie generazioni.
Inoltre l'inquinamento non produce solo immondizia, ma anche interventi sul paesaggio, estinzioni di massa e alterazione del clima e dell'ambiente globale, che poi restano fossilizzati negli strati geologici. In qualche modo, analizzando gli strati geologici, geologi e paleontologi avrebbero riscontrato tutte queste anomalie.
Di fatto, ci sarebbe da chiedersi quando sarebbe potuto esistere una tale civiltà, perché di fatto non mi risulta che ci siano "buchi" nell'andamento evolutivo del pianeta. Tutti i cambiamenti traumatici sono spiegabili con cause naturali.
Quindi, se può essere esistita una qualche civiltà preistorica, deve essere stata costituita da un gruppo limitato di individui, che hanno vissuto solo in determinate e ristrette regioni, e per un periodo di tempo non lunghissimo. Ma proprio tale limitatezza può rendere difficile la sua scoperta.
Infatti, l'articolo riportato non porta nessun possibile indizio su dove e quando avrebbero potuto esistere tali ipotetiche civiltà, né riporta prove concrete di tale possibilità. Tutto rimane a livello di speculazione, almeno finora. Come al solito, come sempre.


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 Oggetto del messaggio: Re: Cavità nel sottosuolo - Resti di civiltà dimenticate?
MessaggioInviato: 17/11/2019, 14:25 
Se noi scomparissimo oggi nel giro di un paio di milioni di anni (se non molto molto meno secondo altre stime) non rimarrebbe assolutamente nulla se non forse le zone radioattive (sempre che i cambiamenti geologici non le disperdano e diluiscano in zone più ampie o nel sottosuolo) e di quelle ce ne sono in giro un bel pò non fatte da noi ^_^



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 Oggetto del messaggio: Re: Cavità nel sottosuolo - Resti di civiltà dimenticate?
MessaggioInviato: 17/11/2019, 15:59 
L' articolo propone le risposte a questi dubbi.


Ti aspetti "rovine dappertutto" ma tutte le nostre costruzioni occupano appena lo 0, zero virgola della superficie terrestre.

In un paio di secoli non rimarrebbe nulla, come spiegato nell' eccellente documentario citato, che a suo tempo vidi,
e parlo di grattacieli d' acciaio, bunker in cemento armato, altro che plastica...


La tua logica è corretta ma parte dall' assunto sbagliato. Soffre di una visione antropocentrica: l' uomo cattivo che inquina,
e tutti farebbero come noi...


...quindi saremmo ancora ricoperti dalla spazzatura di chi ci avesse preceduto...quindi...NO,

perchè per quanto tragica in tempi umani tutta quella rumenta in tempi geologici sarebbe un nulla, l' isola di plastica nel Pacifico
è un battito di ciglio nella vita della Terra.


Tu guardi all' incivile che getta una bottiglia di birra in spaggia, sapendo che potrà bucarti un piede domani prima di tornare bellissima sabbia in mezza vita,

ma tutta la nostra plastica al peggio in qualche secolo sarà sparita, insieme a tutto il resto. Resterebbero solo le Piramidi...


A volte mi chiedo se si leggono i contenuti prima di rispondere...questo viene spiegato nelle prime righe!


Le anomalie gravitazionali riprese dai satelliti indicano la presenza di enormi cavità artificiali queste sì davvero dappertutto, pure tra i continenti.

Le prove di cui parli sono state trovate, e non solo queste. Tanto che finalmente si mobilitano gli scienziati...


Andando a memoria, da un libro di Kolosimo: un pezzo di carbone plurimilionario al cui interno si nasconde l' impronta fossile di una vite...



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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