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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 20/07/2017, 22:12 
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Teotihuacan, polo industriale

Immagine

Plastico – ricostruzione di Teotihuacan (fotografia di Wolfgang Sauber Creative Commons)



Un fiume deviato

Nella vallata di Teotihuacan, la nota località archeologica distante una sessantina di chilometri da Città del Messico, scorre il fiume San Juan, il cui corso è deviato artificialmente, con due angoli retti, esattamente nel punto in cui sorge il complesso cerimoniale. Appositi canali portano infatti le acque al quadrangolo di fronte a quella che impropriamente gli spagnoli definirono “la Cittadella”, cioè un complesso di edifici racchiusi in un recinto: in realtà era il centro pulsante della città, dove si svolgevano le cerimonie religiose in onore del dio Quetzalcoatl, a cui è dedicata una piramide a gradoni che sorge in prossimità. Un fossato è presente su tre lati della piramide del Sole, la costruzione più grande finora portata alla luce nel Mesoamerica, sotto la quale, al centro, c’è una profonda caverna scavata in un letto di lava. Questa grotta è collegata ad un pozzo, profondo sette metri e situato alla base della piramide, mediante una galleria sotterranea. In questo intricato reticolo annotiamo che anche la piramide della Luna, come quella del Sole, è circondata da un fossato. Il mondo accademico spiega la presenza di questi cunicoli con l’estrazione della roccia necessaria per la costruzione della piramide stessa.

L’incredibile scoperta

All’inizio del secolo scorso, sia nella piramide del Sole che nel Tempio distante un chilometro, fu rinvenuta in quantità anche della mica, sulle cui qualità disquisiremo in seguito, che fungeva da rivestimento per il pavimento e per il soffitto. Oggi il Tempio, detto appunto della Mica, non è accessibile al pubblico. Una galleria sotterranea congiunge, poi, la Piramide della Mica alla caverna che si trova sotto la Piramide del Sole, ma anche l’accesso a questa via sotterranea è interdetto. La mica rinvenuta nella Piramide del Sole, su disposizioni del signor Bartres, allora preposto alla tutela del patrimonio archeologico del Messico, fu rimossa e venduta per il suo elevato valore commerciale. Per quel che riguarda invece la mica all’interno del Tempio, è tuttora lì.

Che cos’è


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Un frammento di mica


I fogli di mica si presentano come una sottile pellicola quasi trasparente – è quindi molto simile al vetro -, che al contatto tende a sbriciolarsi; distribuita e diffusa nelle rocce ignee, metamorfiche e sedimentarie, è un minerale costituito da silicati complessi di alluminio e potassio che possono contenente anche magnesio, ferro, sodio, litio e fluoro: questi elementi, combinati tra loro, forniscono varie tipologie di mica. Per esempio, quella riscontrata a Teotihuacan è la lepidolite, di colore rosa, proveniente dal Brasile (questo paese è ancora tra i primi produttori al mondo), quindi ad una distanza di più di tremila chilometri. La domanda a cui dovremo cercare di rispondere potrebbe essere, dunque, questa: “Perché mai una popolazione indigena, che non conosceva nemmeno l’uso della ruota, avrebbe dovuto percorrere un tragitto così lungo e impervio per reperire quel determinato tipo di mica?” Cercare una plausibile giustificazione ad un simile comportamento, come cercheremo di spiegare, è oltremodo difficoltoso.

Merce preziosa

Giacimenti di mica, comunque di differente colore, si trovano anche in altri paesi, con la Cina a primeggiare nello specifico settore. Ma basti pensare che fino all’inizio del secolo scorso i cristalli di mica, perlomeno nel vecchio continente, erano merce pregiata e solo con la successiva importazione dall’Africa e dal Sud America la situazione cambiò. Non c’è dubbio, quindi, che la mica sia oggi facilmente reperibile un po’ dappertutto ma duemila anni fa non doveva poi essere così semplice individuarla e, ad esclusione della lucentezza e dell’azione riflettente della luce, conoscerne esattamente le altre importanti proprietà. Se aggiungiamo che le lastre di mica, a differenza dei fogli e dei frammenti, si trovano solamente in pochi giacimenti di pegmatite, la faccenda si complica considerevolmente. Non per niente questo silicato è utilizzato oggi come isolante termico ed elettrico o come moderatore di reazioni nucleari: infatti, è elastico, non arrugginisce, resiste all’acqua e al calore fino ad ottocento gradi, agli sbalzi di temperatura; sopporta, inoltre, il contatto con sostanze acide e solventi di natura organica. Trova applicazione, in modiche quantità e polverizzata (solitamente si tratta di muscovite o mica bianca), anche nella produzione di piccoli elettrodomestici ma il suo uso principale è certamente nell’elettronica industriale come condensatore per applicazioni in radiofrequenza e isolante per le apparecchiature ad alta tensione, finanche nei laser e nei rilevatori del raggio cosmico. C’è da dire, inoltre, che con l’attuale tecnologia siamo in grado di produrre solo piccole lastre mentre quelle di Teotihuacan hanno ben altre dimensioni.

Solo a Teotihuacan?

Immagine

Teotihuacan, vista dalla Piramide della Luna (fotografia di Gorgo Creative Commons)


Non si può sottacere, per fornire un quadro il più possibile completo – pur nella frammentarietà delle informazioni disponibili -, qualche sporadica notizia circa l’utilizzo di questo silicato nell’antichità, tenendo bene a mente che, quel che sappiamo circa l’uso che ne facevano i nostri avi, è circoscritto ad applicazioni assai semplici che trovavano spazio nella vita quotidiana. Gli antenati la utilizzavano fin da tempi immemorabili ed era ben conosciuta dalle civiltà classiche. I Maya, un esempio tra tanti, se ne servivano mescolandola ai pigmenti, per conferire lucentezza agli stucchi. La ricercatrice australiana Rosemary Goodall, per conto della Queensland University of Technology [Goodall, R. A. (2007). Spectroscopic studies of Maya pigments (Doctoral dissertation, Queensland University of Technology)], analizzando la composizione di alcuni frammenti di colore provenienti dall’antico sito di Copàn, in Honduras, ha rinvenuto tracce di questo silicato ed è giunta a determinare, conseguentemente, che quella popolazione ne conoscesse perlomeno le qualità riflettenti. Non possiamo escludere, a questo punto, che il minerale trovasse applicazione anche nella copertura dei monumenti eretti per magnificare le divinità. Nel tempio di Rosalila, rinvenuto sotto una piramide di Copàn e databile alla metà del I° millennio della nostra epoca, c’è conferma di come la mica venisse applicata alle maschere di stucco dopo la colorazione. Anche in Egitto ne sapevano qualcosa: stando alle notizie riportate dai primi esploratori, sembra che nel sarcofago della Camera del Re, custodito all’interno della Grande Piramide, sia stata rinvenuta una polvere bianca che, debitamente analizzata, è risultata essere un composto di feldspato e mica. Secondo l’opinione del divulgatore Graham Hancock le stesse piramidi potrebbero contenere degli strati di mica. E qui non può che venirci in mente la rivoluzionaria teoria che ha veramente scosso, da più di un decennio, il mondo scientifico, circa l’originale funzione della Grande Piramide: l’ingegnere Christopher Dunn è propenso a considerare il grandioso monumento della piana di Giza una vera e propria centrale energetica. Purtroppo il suo volume “The Giza Power Plant: Technologies of Ancient Egypt” non è stato ancora tradotto in italiano. E pensare che l’autore ne ha già pubblicati altri…

La rivoluzione industriale

A questo punto non è difficile immaginare Teotihuacan, al pari di Chavìn de Huantár, Tiahuanaco e Mohenjo Daro, un vero e proprio polo industriale dell’antichità. C’è da rimanere sconcertati da queste civiltà che lavoravano e utilizzavano leghe e metalli sconosciuti per l’epoca o comunque reperibili solamente a considerevoli distanze, come la mica appunto. Qui, addirittura, si arrivò alla determinazione di deviare un corso d’acqua per farne un uso certo non domestico.

Immagine

Viale dei Morti (fotografia di Jackhynes Creative Commons)


Non siamo nelle condizioni di comprendere di cosa si occupassero esattamente i nostri avi: d’altronde, non siamo nemmeno in grado di dire chi abbia costruito Teotihuacan, sorta all’improvviso nel 200 a.C. come centro religioso (che prese il posto della vicina Cuicuilco), “riscoperta” dagli Aztechi nel I° millennio d.C. in completa rovina già da centinaia d’anni. Chi abitava questa prosperosa città, le stime indicano duecentomila residenti, all’improvviso l’abbandonò. Non possiamo credere che un così rapido declino possa essere attribuito alle solite giustificazioni legate al cambiamento climatico o all’impoverimento dei raccolti. Troppo semplice. Pur non trovandoci di fronte ad inspiegabili catastrofi, simili alle nucleari odierne, che hanno lasciato tangibili segni sul terreno a Mohenjo Daro, Baalbek e Machu Picchu, resta il fatto che, repentinamente, quella che è ricordata come “La dimora degli dèi”, si trasforma in una città morta. L’enigma s’infittisce ulteriormente se alle sorti di Teotihuacan facciamo interagire quelle degli Olmechi, la cultura madre del Mesoamerica, che verso il 400 a.C. abbandonarono misteriosamente il loro principale centro, quello di La Venta, per scomparire definitivamente seicento anni dopo.

Energia primaria

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Tempio di Quetzalcoatl (fotografia di jschmeling Creative Commons)


Che l’acqua fosse un elemento importante a Teotihuacan è fuori discussione. Al di là di quanto finora sviscerato, dobbiamo ricordare che proprio qui fu rinvenuta la colossale statua del dio della pioggia Tlaloc, ora custodita al Museo di Città del Messico, e che alle spalle della Piramide della Luna si erge possente il Cerro Gordo, una montagna denominata non a caso “La Madre delle Acque”, dalla quale si riteneva avesse origine il rifornimento idrico della città. Ma qui non possiamo considerare determinante l’aspetto religioso, pur notevole, perché troppi sono gli indizi che ci conducono su ben altre strade, seppur difficili da percorrere per le nostre attuali conoscenze, insomma incomprensibili: un corso d’acqua domato, cunicoli che collegano grotte e pozzi, piramidi circondate da fossati, soprattutto l’utilizzo della mica – reperita in terre lontane – per farne un inspiegabile rivestimento interno.

È quindi ragionevole ipotizzare che un tempo l’acqua scorresse dalla piramide della Luna lungo la Via dei Morti che, come l’intera area, si presenta con una pavimentazione di stucco, per terminare la sua corsa nel fiume San Juan. Se accettiamo l’idea che a Teotihuacan sia stato realizzato un complesso impianto idrico, potremmo allora affermare che qui si utilizzasse l’acqua corrente per scopi che, al momento, non siamo davvero in grado di individuare. Non è finita: nel punto in cui il Viale dei Morti s’interseca con la Cittadella, recenti rilievi aerofotografici hanno accertato la presenza di un secondo viale che in origine s’incrociava con quello dei Morti. Considerando che le operazioni di scavo in quest’incredibile luogo, iniziate cent’anni fa, hanno interessato solamente il 20% dell’intera area, dobbiamo aspettarci qualche altro colpo di scena. Quel che sappiamo è come si presentò la città ai primi esploratori, impressionati dalla quantità di terra che copriva l’intero sito e che fece balenare l’idea che qualcuno avesse volutamente cercato di nasconderla o proteggerla. Di che cosa si occupavano davvero gli abitanti di Teutihuacan e quali processi produttivi animavano le vie cittadine? L’alone di mistero che ancora aleggia sulle origini della dimora degli dèi e sulle ragioni che ne determinarono l’abbandono, vale anche per tutto il resto.


http://www.altrogiornale.org/teotihuaca ... dustriale/


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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 03/11/2017, 11:11 

ALLORA, grosse novità



Guarda su youtube.com

Mauro , scatenati !



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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 03/11/2017, 15:57 
caro Barionu,
topic collegato
viewtopic.php?f=12&t=18939&p=456082#p456082

ciao
mauro



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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 01/08/2018, 10:30 
Electromagnetic properties of the Great Pyramid: First multipole resonances and energy concentration
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Allegati:
Commento file: Electromagnetic properties of the Great Pyramid: First multipole resonances and energy concentration.

Journal of Applied Physics 124, 034903 (2018)

1.5026556.pdf [1.92 MiB]
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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 01/08/2018, 17:14 
zakmck ha scritto:
Electromagnetic properties of the Great Pyramid: First multipole resonances and energy concentration
Per visualizzare questo messaggio devi registrarti e eseguire l’accesso al forum.



Articolo in italiano [:I]

Cita:

La piramide di Cheope è in grado di concentrare le onde radio


Dei fisici tedeschi e russi hanno studiato le caratteristiche della piramide di Cheope e sono giunti alla conclusione che questa è in grado di concentrare l’energia elettromagnetica nelle sue camere interne e di focalizzarla nello spazio sotto di sé. La scoperta è stata pubblicata sul Journal of Applied Physics.

"Dato il grande interesse per le piramidi, abbiamo deciso di guardare la piramide di Cheope come una particella che dissipa in modo risonante le onde radio. Abbiamo ottenuto una serie di risultati interessanti che possono trovare importanti applicazioni pratiche", ha affermato Andrey Yevlyukhin, coordinatore di tali studi all'Università ITMO di San Pietroburgo.

La piramide di Cheope fu costruita a metà del terzo millennio a.C. per iniziativa del faraone Khufu (Cheope), rappresentante della quarta dinastia dell'Antico Regno: il periodo di costruzione di tutte le "grandi piramidi" dell'Egitto. Questa costruzione, alta 145 metri, larga 230 metri e lunga 230 metri, rimane una delle strutture più alte e più grandi mai costruite dall'umanità..

Negli ultimi due secoli, all'interno della piramide, gli scienziati hanno scoperto quattro stanze, una delle quali avrebbe seppellito il faraone stesso, l'altra sua moglie, la terza era considerata un'esca o una trappola per i ladri, e la quarta stanza è stata recentemente trovata dai fisici. All'interno delle mura dei corridoi che conducono alla tomba di Khufu, gli archeologi hanno trovato canali insoliti, che consideravano come elementi di un "sistema di sicurezza" che avrebbero dovuto proteggere il faraone dai tombaroli.

Alla piramide di Cheope e alle sue "cugine" spesso vengono attribuite varie proprietà magiche, tra cui la capacità di "concentrare l'energia del cosmo" e molti altri fenomeni antiscientifici.

Gli scienziati hanno iniziato a studiare le reali proprietà fisiche della piramide solo pochi anni fa, quando i ricercatori iniziarono a cercare nuove stanze segrete usando i rivelatori di muoni.

Evlyukhin, i suoi colleghi dell'Università di ITMO e i fisici dell'Università di Hannover, hanno condotto uno dei primi test del genere, studiando come la piramide di Cheope interagisce con varie forme di radiazioni elettromagnetiche.

Gli scienziati hanno suggerito che la piramide, come molti altri oggetti creati dall'uomo, può comportarsi come risonatore focalizzante e amplificante delle oscillazioni, la cui lunghezza d'onda è proporzionale alle dimensioni del "miracolo della luce" stesso. In questo caso stiamo parlando di onde radio di un metro nell'intervallo tra 200 e 600 metri. Circa nello stesso intervallo, operano molte stazioni radioamatoriali e reti radio.

Nei suoi calcoli, come notato da Evlyukhin, gli scienziati hanno preso in considerazione tutti i vuoti conosciuti all'interno della piramide, così come le proprietà del suo materiale da costruzione principale, il calcare. Avendo creato un modello computerizzato, i fisici "hanno sparato" dei fasci di onde radio e hanno seguito il modo in cui hanno interagito con la struttura nel suo insieme e con i singoli elementi.


I calcoli hanno dimostrato che la piramide di Cheope interagisce realmente con le onde radio "amatoriali", accumulando la loro energia nella tomba del faraone e reindirizzandola al punto che è direttamente sotto la base della piramide dove si trova la terza camera. Soprattutto, influenza le onde con una lunghezza di 333 e 230 metri.

Secondo gli autori dell'articolo, la piramide di Cheope e le sue cugine possono interagire ancora più intensamente con altri tipi di onde, ma questo rimane da verificare. Inoltre, i segreti della sua struttura potrebbero formare nanoparticelle che focalizzano la luce, non le onde radio, che sarebbero paragonabili a dei computer di luce o altri gadget del futuro.


https://it.sputniknews.com/mondo/201807 ... nde-radio/


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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 01/08/2018, 20:09 
Tutto ... trattato: 11 lug 2009


LA GRANDE PIRAMIDE DI CHEOPE

viewtopic.php?p=30435#p30435

L’ENERGIA DELLA GRANDE PIRAMIDE

viewtopic.php?p=30437#p30437

IL CUORE DELLA GRANDE PIRAMIDE, LA CAMERA DEL RE

viewtopic.php?p=30438#p30438

ESPERIMENTI

viewtopic.php?p=30440#p30440

CONCENTRAZIONE DI ENERGIA ALL’INTERNO DELLA PIRAMIDE

viewtopic.php?p=30441#p30441



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 02/08/2018, 12:33 
Cita:
La piramide di Cheope fu costruita a metà del terzo millennio a.C. per iniziativa del faraone Khufu (Cheope), rappresentante della quarta dinastia dell'Antico Regno: il periodo di costruzione di tutte le "grandi piramidi" dell'Egitto. Questa costruzione, alta 145 metri, larga 230 metri e lunga 230 metri, rimane una delle strutture più alte e più grandi mai costruite dall'umanità..



Mah, nutro forti dubbi in merito, soprattutto per il modo in cui viene attribuita a Cheope.



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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 07/10/2019, 22:10 
cari amici,
prendendo spunta da
viewtopic.php?f=12&t=14195&start=165

su AL MAKRIZI,
https://it.wikipedia.org/wiki/Al-Maqrizi

ULTERIORI INFORMZIONI
http://www.jasoncolavito.com/al-maqrizi ... amids.html

https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k ... te+.langEN

http://www.al-eman.com/%D8%A7%D9%84%D9% ... +**/i85&p1
(in arabo)


ciao
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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 08/10/2019, 13:45 
caro barionu,
facendo ricerca di cui sopra, ieri,mi sono imbattuto anche in:

https://www.stolenhistory.org/threads/d ... ramids.63/
ovvero, tradotto, "Napoleone costruì le grande piramidi egiziane"

ASSURDO ![8D]

leggendo bene, però l'autore fa notare, come, documenti antichi che parlano delle piramidi, non ce ne sono
se non dal 1800 dc.

almeno così mi pare di aver capito [:296]

ciao
mauro



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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 08/10/2019, 14:03 
Sai che beffa per Hawass se le avessero costruite i giganti? Magari lo sa pure...



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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 08/12/2019, 15:35 
IL MISTERO DELLO DJED

Da sempre lo Djed è un simbolo avvolto nel mistero. Raffigurante la colonna vertebrale di Osiride e, in tal senso, anche rappresentativo della stabilità (come indica etimologicamente il termine egizio djed stesso, “essere stabile”), è presente all’interno della Grande Piramide di Cheope, del complesso di Giza, come struttura base della Camera del Re, solleticando da sempre la curiosità degli studiosi e dando adito a diverse ipotesi. Molte sono le speculazioni scientifiche e para-scientifiche che lo riguardano, fino a farne una sorta di chiave per aprire “la Porta dell’Aldilà”. Abbiamo incontrato Armando Mei, libero ricercatore in campo egittologico, co-autore, con Nico Moretto, del saggio Giza: le Piramidi Satellite e il Codice Segreto. Mei ci ha spiegato i segreti dello Djed in maniera audace e con ipotesi e aperture davvero degne di nota.

Carlo Dorofatti: Dove ti stanno portando i tuoi studi in merito a questa misteriosa struttura?

Armando Mei: «Lo Djed è, per definizione, l’elemento più misterioso della Grande Piramide di Giza. Perfettamente integrato nelle simmetrie del monumento, esso è situato nel cuore della Piramide che gli egittologi attribuiscono al Faraone Cheope. Quale funzione abbia mai potuto avere non è stato definitivamente chiarito. Eppure, le teorie sono numerose e ciascuna di esse sembra possedere una buona dose di attendibilità. Tuttavia, come spesso accade in queste occasioni, l’ipotesi “ufficiale” appare la meno accreditata. Gli egittologi, infatti, considerando la particolarità dell’architettura, hanno destinato lo Djed (almeno quello inserito nella struttura della Grande Piramide) a una finalità meramente ingegneristica: le sue camere, infatti, avrebbero dovuto avere una funzione di scarico, per smaltire il peso dei blocchi superiori alla cosiddetta Camera del Re, così da evitarne il collasso strutturale. Un’analisi che è stata smontata pezzo per pezzo, con argomenti significativamente esaustivi, dagli studiosi indipendenti».

C.D.: Tuttavia, se lo Djed della Grande Piramide non ha una funzione strutturale, così come proposta dagli Accademici, a cosa serviva? Perché gli antichi costruttori hanno faticato tanto per sistemare questo elemento nella complessa costruzione di Giza?

A.M.: «Riteniamo che, per comprendere i simbolismi e i meccanismi racchiusi nella Grande Piramide, sia necessario procedere a un’analisi parallela delle due tesi dominanti, quelle convenzionalmente associate a una funzione meramente “teologico-rituale” e quelle “tecnicoscientifiche” che collegano il monumento alle tecnologie e alle scienze più emancipate. La metodologia si applica per comprendere la genesi delle due tipologie proposte che - pur essendo perfettamente esaustive ed efficaci a spiegare gli ermetismi racchiusi nella Grande Piramide - si propongono, oggettivamente, nella loro indipendenza e diversità temporale! A nostro parere, la natura tecnico-scientifica dello Djed - ad esempio - nasce contestualmente agli obiettivi dei Costruttori, mentre “l’ipotesi teologico-rituale” ne è una conseguente valutazione interpretativa, laddove - secondo gli ambienti ufficiali - non è possibile conciliare Scienza Tecnologica ed Epoca delle Piramidi. Pertanto, pur nella sostanziale validità delle due “correnti di pensiero", va attribuita - a nostro giudizio - una netta preminenza alle tesi indipendenti. Quelle accademiche, infatti, sono eccessivamente condizionate dall’obbligo di una ricostruzione storica che rispetti le ipotesi, attualmente dominanti, sul processo evolutivo della nostra specie e sull’evoluzione tecnico-scientifica dell’Epoca Dinastica, sottovalutando – e spesso stroncando a priori – sia le stesse peculiarità tecnico-scientifiche, oggettivamente racchiuse nel monumento, sia la possibilità che la storia remota abbia potuto seguire una dinamica completamente diversa da quanto finora proposto».

C.D.: Parliamo un po’ di questa storia remota…

A.M.: «Se i primi miti che narrano dello Djed sono legati al Neolitico, la struttura è di molto anteriore al culto di Osiride. Ne consegue che è completamente estranea all’Egitto Dinastico. Le prime tracce dello Djed sono legate alla pietra e alla cultura del grano, la pianta fondamentale per la vita di tutti i popoli, sia per coloro che abitarono per primi il pianeta, sia per noi contemporanei. Se l’obiettivo primario dei nostri antenati fu la sopravvivenza, le speranze della nostra specie furono ben riposte nel prezioso vegetale. La scoperta di tutti i suoi derivati ha contribuito alla nostra emancipazione in modo autorevole. È per logica conseguenza che il capo-clan ne fece il proprio scettro del comando, in quanto il grano indicava il simbolo della vita (i granai pieni tennero lontane le carestie). Se il leader sceglie il simbolo più importante, che cosa c’è di più considerevole del grano o del mais per una società che basa il proprio divenire sull’agricoltura? Dalle Americhe all’Eurasia tali miti sono presenti, attraverso una simbologia similare, come in una cultura comune».

C.D.: Che ne pensi dello Djed come “colonna vertebrale di Osiride”, simbolo di rinascita, di risveglio?

A.M.: «Certo, un’altra lettura lega lo Djed a una colonna vertebrale, alla cui sommità – la parte orizzontale – sono raffigurate delle vertebre. Infatti l’etimologia di Djed deriva dalla radice verbale “Essere stabile”. Tale provenienza apre scenari di ricerca interessanti. Una colonna vertebrale indica lo stare in piedi correttamente. Quindi potrebbe essere il simbolo che indica una specie che opera in modo eretto, al contrario di un’altra che non possiede tale postura. È l’apparizione del sapiens sulla Terra? Potrebbe essere così se pensiamo che, pur tra gli onesti sforzi dei paleontologi, a tutt’oggi la scienza non è riuscita ancora a risolvere il vecchio arcano dell’anello di congiunzione ».

C.D.: Vuoi proporci un significato più… “tecnologico” dunque?

A.M.: «È la nostra teoria, mia e del mio caro amico e collaboratore Nico Moretto. Noi riteniamo che lo Djed possa avere un senso se analizzato da un punto di vista tecnico-scientifico. Le aree archeologiche più misteriose del pianeta, Teotihuacàn – Giza – Yonaguni, sono centri a elevata intensità elettromagnetica a bassa frequenza. Questo significa che i monumenti sono stati costruiti per sfruttare l’intensità di questa risorsa naturale, generata dalla rotazione della Terra intorno al proprio asse? Se così fosse, la struttura Djed si inserisce, in maniera straordinaria, in questa funzione tecnologica. È dimostrato, ad esempio, che la Grande Piramide è al centro di un’area a forte densità elettromagnetica. I costruttori delle Piramidi avevano le cognizioni giuste per poter discutere di onde elettromagnetiche, di onde radio, di modulazione di frequenza, di interferenze e di punti scatteratori? Ciò che stupisce è che costoro avevano compreso che le onde elettromagnetiche a bassa frequenza – comprese tra i 3 e i 30 Hz – potevano essere utilizzate per lo studio del campo magnetico terrestre, proprio come accade in epoca contemporanea con l’utilizzo delle Extremely Low Frequency. Giova ricordare che le onde rilevate all’interno del monumento di Giza viaggiano su una frequenza compresa tra i parametri appena indicati! Per la precisione, intorno ai 16 Hz, secondo gli studi di Tom Danley. Un altro dato estremamente interessante si propone nella “lunghezza d’onda ampia” che può propagarsi per riflessione ionosferica a distanze intercontinentali nel rigoroso rispetto dell’equidistanza. Questa caratteristica sembra sicuramente importante, se associata a un’epoca in cui non esistevano gli attuali strumenti per le telecomunicazioni. Chi ha progettato e costruito le antiche Piramidi, specificamente quelle del trittico Teotihuacan-Giza-Yonaguni, ha voluto espressamente sintetizzare le conoscenze di una civiltà estremamente evoluta».

C.D.: Vogliamo legare lo Djed al Libro dei Morti e quindi ai segni di un’antica scienza?

A.M.: «“Nella piramide di Cheope uno Djed gigantesco conferisce al Faraone l’immortalità e gli permette l’ingresso nel mondo dell’aldilà”. Questo concetto trova la sua origine nel Capitolo Primo del Libro dei Morti, allorquando Thoth (generalmente associato alla conoscenza) cita: “Io sono Djed figlio di Djed concepito e nato da Djedu”. Il testo ermetico va interpretato nel seguente modo: “Io, in quanto vivente, sono energia, e sono nato dalla fonte di Energia che è nel luogo dello Djed” (ovvero nella Grande Piramide). L’enorme energia dello Djed, sapientemente immagazzinata dalla macchina e regolata ad arte, permetteva a chi l’aveva costruita di andare e venire dai luoghi citati come aldilà, cioè diversi da quelli in cui risiedeva lo stesso Djed. E ci sembra strano e riduttivo l’utilizzo di una macchina così complessa e potente, per il solo scopo di spostarsi nell’ambito di zone limitrofe alla Colonna di Osiride. Anzi, la stessa complessità della struttura, che utilizzava energia allo stato puro, fu costruita per impieghi di gran lunga più importanti. Se diamo retta ai miti e alla tradizione, lo “Djed conferisce al Faraone l’immortalità”. Se partiamo dal presupposto, così come accennato all’inizio, che la Colonna è antecedente all’antico Egitto e che è addirittura presente nel nostro neolitico, in cui rappresenta la cultura del grano, dobbiamo affidare la sua costruzione a una civiltà progredita scientificamente e antecedente al neolitico stesso! Se guardiamo alla cultura dei simboli, essi divengono tali soltanto dopo gran trascorrere del tempo, condizione essenziale per radicarsi autorevolmente nella mente dell’uomo. Ne consegue che lo stesso neolitico è postumo allo Djed! A nostro parere, è giunto il momento di operare una profonda revisione della storia delle nostre origini. Questa civiltà sconosciuta, così come ipotizza l’eminente e riconosciuto scienziato americano Lloyd Knutson, realizzò il Progetto-Djed allo scopo di “raggiungere l’immortalità temporale”. Potrebbe rappresentarne una prova la complessa struttura della Grande Piramide di Giza e quella del Sole di Teotihuacàn. Riteniamo, quindi, che dopo aver scelto i luoghi idonei all’installazione delle potenti macchine, questa misteriosa civiltà ne abbia operato le costruzioni. Dopo un’accurata indagine, siamo portati a credere che i siti primordiali in cui eressero le enormi strutture sono quelli della piana di Giza, dell’altopiano del Messico e quelli oramai sommersi al largo del mar del Giappone, intimamente correlati con l’elettromagnetismo terrestre».

C.D.: Tra l’altro vari siti archeologici sono tra di loro in qualche modo legati, giusto? Mi riferisco ad esempio agli stessi orientamenti astronomici, alle tecniche di costruzione, ecc…

A.M.: «Infatti, però esiste un ulteriore vincolo, finora sottovalutato, tra i siti archeologici citati. Se tracciamo una linea retta su di una carta geografica, facendola partire da Teotihuacan, passando per Giza, raggiungiamo - incredibilmente - il punto al largo delle isole nipponiche ove sono posti gli antichi sistemi piramidali. Vogliamo inoltre porre l’attenzione sulle distanze tra i siti stessi: Teotihuacan- Giza, Giza-Mar del Giappone, Mar del Giappone-Teotihuacan, risultano egualmente distanti gli uni dagli altri. Si evince l’evidente volontà degli antichi costruttori di erigere gli edifici secondo un complesso progetto unitario. Ricordiamo che, per la corretta trasmissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza, l’equidistanza è una caratteristica fondamentale».

C.D.: In effetti possiamo riconsiderare le mitologie in qualche modo mutuate dall’esoterismo occidentale. Dov’è finito questo sapere antico?

A.M.: «Gli antichi testi richiamano il misterioso Potere dell’Energia! “Quando la Torre rovinò a terra… nel tempo della caduta degli Dèi…”. Il Capitolo XVII del Libro dei Morti sembra chiarire un dato incontrovertibile: dietro le formule rituali si nascondono episodi di inequivocabile rilevanza storica. Sono tramandate nelle forme orali e giungono dopo millenni alle discendenti popolazioni, ridotte allo stato semiprimitivo dalle catastrofi planetarie, geologicamente accertate tra il 25000 e l’8000 a.C. Esse vengono raccontate con straordinaria semplicità utilizzando concetti elementari ma estremamente efficaci: “Sono [le gocce di] sangue sgorgate dal phallus di Ra dopo che si mutilò da se stesso… È il giorno del combattimento tra Horo e Set… ed è Thoth che ha messo in ordine tutto ciò con le sue proprie dita”. La rivolta dei Sebau (uomini di Set ed una volta seguaci di Ra), raggiunge il proprio apice quando viene mutilata la Colonna di Ra (volontaria o provocata?). In questa intensa visione della storia due eventi si celano: la rivolta contro Ra il quale si “mutila” di una parte del proprio seguito e la distruzione del sistema della Colonna (Djed). I “Signori di verità e giustizia, divine potenze che siete dietro a Osiride, che portate la distruzione alle menzogne…” inviano Thoth, il semidio, l’essere umano iniziato dagli “dèi”, a realizzare, con la propria arte, il nuovo ordine sociale che non potrà mai più essere tecnico-scientifico. È così che “I Signori di Giustizia e Verità sono Thoth…”. Il Libro narra di rovina e distruzione. Ma come è stato possibile, ci chiediamo, che una civiltà così progredita abbia potuto perdere o rovinare le opere grandiose che aveva costruito? Ci rifacciamo alla solita ricerca a largo raggio. Comuni a gran parte della cultura terrestre, narrate nella tradizione di quasi tutti i popoli che abitano il pianeta, troviamo le ataviche catastrofi geologiche».

C.D.: Arriviamo al diluvio…

A.M.: «Sì, potremmo continuare il nostro lavoro col parlare del “Diluvio Universale”, per assecondare l’ordine culturale dell’indagine, arricchendola di contenuti storici a noi vicini. Ma il lettore è certamente a conoscenza degli sconvolgimenti planetari, di eguale portata, avvenuti tra 50.000 e 45.000 anni fa. Così come l’evento su cui c’è grande concordanza tra gli studiosi: l’effetto catastrofico, verificatosi tra il 30000 e il 26500 a.C., che determinò lo spostamento delle masse continentali con conseguenti maremoti e terremoti, i quali causarono l’inabissamento delle terre emerse tra il continente africano e quello americano. Ci sono tracce che legano tali avvenimenti alla distruzione repentina di una civiltà progredita (Atlantide?)».

C.D.: Il richiamo al Diluvio o ai cataclismi antecedenti può essere collegato allo Djed?

A.M.: «Pensiamo per un attimo al collasso del “mostro”, alla sua energia liberata e ora svincolata dalle lastre di granito, che le imponevano un ordine assoluto. Se in Ucraina come in altri luoghi, le centrali nucleari provocarono disastri “circoscritti”, la massa energetica dello Djed concorse, in modo determinante, al cambiamento geofisico e climatico del nostro pianeta? Siamo davanti a uno dei disastri citati precedentemente? La Torre crolla e gli Dèi cadono, sono citazioni concomitanti; fu una tragedia voluta, programmata in tutti i suoi dettagli? Tutto ciò è possibile, poiché la Tradizione fa riferimento a una Potenza superiore che decide, ancora una volta, di punire i disobbedienti. È come la triste “soluzione finale” di più recente memoria. “Quando la Torre rovinò in terra si interruppe ogni comunicazione con il Duat”. I segni della drammatica battaglia tra due opponenti sono chiaramente descritti, sempre nel Capitolo XVII del Libro dei Morti, allorquando Ra – associato al gatto, felino di straordinaria intelligenza e furbizia – dice: “Io sono questo gran gatto che si trova al lago dell’alveo di Persea in On, quella notte della battaglia in cui fu compiuta la sconfitta dei Sebau e quel giorno dello sterminio degli avversari del Signore dell’Universo… E riguardo alla notte della battaglia è quando arrivarono all’oriente del cielo e vi fu battaglia in cielo e sulla terra sino ai suoi estremi confini”. Da questo epico confronto tra forze contrapposte, volutamente celato nell’ermetica cosmologia religiosa, che coinvolge il cielo e la terra fino ai suoi estremi confini, si interrompe la funzione della Colonna Djed. “Ed è Thoth che, sollevando la capigliatura, apporta vita, salute e forza, senza interruzione per il suo possessore”. Quale straordinaria metafora per sostenere come, alla fine della tenzone, Thoth si libera del proprio “cimiero”, per ritornare alla sua naturale funzione di “Maestro Istruttore” delle popolazioni sopravvissute fino alla fine del proprio tempo. Nel Capitolo XVII, ancora, si legge: “In quella notte di festa del Lavorare la Terra (in Djedu) con il sangue che rende giustificato Osiride contro i suoi avversari… E allorché arrivano gli alleati di Set, essi fanno le loro trasformazioni in animali e poi li uccidono alla presenza di questi dèi sino a che sgorga il loro sangue…”. Si conclude così, con l’annientamento fisico delle genti di Set, la battaglia per la conquista del Potere dell’Energia. Set e le sue genti hanno tentato di conquistare la Colonna Djed, poi mutilata (o bloccata nelle sue funzioni), ora hanno perso la battaglia e, davanti agli dèi vincitori, i Grandi Giudici indossano i loro elmi così da sembrare animali (emblematiche le raffigurazioni antropomorfe degli dèi egizi) per uccidere (fino a che sgorga il loro sangue…) i ribelli. Nello stesso capitolo, si evince chiaramente il motivo della battaglia: “Le erezioni delle aste di Horo è la frase di Set ai suoi seguaci: si alzino qui i pilastri”… Nel Capitolo XIX, si cita: “La notte della battaglia e della sconfitta dei malvagi, innanzi ai Grandi Giudici di Abydos, la notte in cui Osiride è reso giustificato contro i suoi avversari… innanzi ai Grandi Giudici che sono in Djedu, la notte dell’erezione dello Djed, in Djedu”, è il momento in cui viene ricostruita la Colonna Djed, la cui funzione energetica è persa o sospesa per sempre, nella terra dello Djedu (Giza). La conquista del Potere dell’Energia ci spinge inevitabilmente verso due ipotesi. La prima è legata alla ricerca di un’ipotetica “soluzione finale” di cui parlavamo in precedenza e di cui gli antichi testi, come descritto, ne tramandano testimonianza. Ma sembra altrettanto interessante pensare che un solo Djed (quello del Mar del Giappone governato dal dio conosciuto in Egitto con il nome di Atum?), sia sfuggito di mano a chi lo governava e abbia liberato tutta l’immane energia di cui era depositario. Il cataclisma che ne derivò lo precipitò irreparabilmente sott’acqua (la “Grande nell’Abisso del Mare”, come cita il Libro dei Morti). E a niente valse disattivare le altre strutture continentali: la tragedia era compiuta. Un errore, quindi, che tutto distrusse, cancellando tutte le forme di quella civiltà di alto livello tecnologico. Chi si salvò, si trovò senza mezzi e materiali e dovette cominciare daccapo. In più, fu costretto ad adattarsi a una nuova condizione senza l’ausilio della macchina. E, nel tempo, conobbe la propria involuzione».

C.D.: Beh… È tempo di rinascita non trovi?

A.M.: «“Lo Djed, orientato secondo l’asse del mondo dovrà ristabilire il patto d’alleanza con la preesistenza, per la trasmutazione dell’uomo nel suo archetipo divino”. L’orientamento dello Djed segue il divenire delle cose. Esso sintetizza le dinamiche astronomiche, allorquando lo Djed è associato all’Albero, simbolo dell’asse terrestre nelle mitologie ermetiche antiche. Nel caso specifico, invece, il Capitolo XVII del Libro dei Morti propone l’ermetico: “Osiride entra in Djedu e ha ivi trovato l’anima di Ra: le due anime si abbracciano reciprocamente divenendo due anime gemelle”. Lo Djed conferisce a chi utilizza la propria energia di essere tutt’uno con gli dèi che lo hanno utilizzato nelle epoche remote. È un tecnicismo per descrivere il potere della conoscenza che conferisce all’uomo un potere divino… La riscoperta delle sue funzioni restituirebbe il Potere dell’Energia all’uomo, conferendogli gli antichi poteri, propri degli uomini- dèi descritti nel Libro dei Morti. Sarebbe il nuovo “patto d’alleanza con la preesistenza”. Riconoscere l’esistenza di una civiltà antecedente alla nostra preistoria, che impose il proprio dominio sul Pianeta e irrimediabilmente travolta da tragici eventi, è un fatto confermato dagli Antichi Testi. Tutto questo potrebbe farci ritrovare la nostra antica natura, che è ancestrale, che portò la nostra specie a dominare su tutte le cose del pianeta e che, nel perfetto equilibrio di una nuova era, ci darebbe il ricordo e la riconquista del nostro archetipo divino».

Articolo di Carlo Dorofatti


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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 11/12/2019, 18:04 
[:296] non è per caso che Seth era l'equivalenrte di Prometeo e lottava per la libertà degli umani
dagli oppressivi dei ?

Come spesso accade i tiranni si autodefinisco benevoli e giusti.



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Ed è sbagliata.
(George Bernard Shaw)
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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 12/12/2019, 15:29 
le piramidi sono state costruite per rifornire di acqua potabile il basso Egitto!
Le piene del Nilo rendevano l'acqua del fiume imbevibile,quindi gli egizi hanno applicato un principio molto semplice che tutti voi potete verificare:
un mucchio di sassi a forma
di cono,assorbe l'acqua dal terreno ,la sale fino al vertice e poi la rilascia in goccioline !
Molte popolazioni usavano e usano ancora oggi questo sistema per avere acqua potabile.
GLI EGIZI L'HANNO FATTO ALLA GRANDE spianando Giza e costruendo tre enormi assorbenti d'acqua dal terreno sottostante!
L'umidità risaliva attraverso le pietre e si accumulava nella camera del Re e della Regina da cui usciva tramite canali!
Altro che stelle di Orione e superciviltà remote:intelligenza pratica e piena occupazione!


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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 12/12/2019, 15:39 
... le mummie... dei faraoni... e delle regine... galleggiavano... nelle... loro... tombe... ... ... ...
... ... ... ...... ... ...
... gli egiziani bevevano l'acqua... che diluiva le mummie...
acqua benedetta... ... ... ... ...
... oh... acquedotti sacri... nell'alto e basso egitto...
... ... ... ...



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 Oggetto del messaggio: Re: Piramidi , cosa sono veramente 2
MessaggioInviato: 12/12/2019, 16:29 
un asino che vola [:302]
Gli antichi egizi avevano due ossessioni:la morte e il Nilo!
La morte la "esorcizzavano"
con le mummie ,il Nilo con riserve d'acqua potabile;le piramidi erano degli ottimi assorbenti e accumulatori di acqua!
Essendo ricoperte da un intonacatura,l'acqua imbeveva i massi interiormente concentrandosi nelle due camere!Queste non erano altro che grosse cisterne che
rifornivano di acqua potabile il basso Egitto,specie durante le piene del Nilo!
La prova di questo la trovate nelle numerose ed evidenti righe presenti sui massidelka Sfinge!A suo tempo,Graham Hangkoch,aveva sostenuto che quelle righe erano state tracciate dallo scorrere della pioggia sul monumento.
Con questo intendeva dimostrare che la Sfinge era stata costruita molto prima dell'avvento degli Egizi,in un periodo in cui le piogge erano frequenti in quella zona!
GLI STUDIOSI ACCREDITATI GLI AVEVANO POI GIUSTAMENTE(!!) REPLICATO CHE QUELLE RIGHE ERANO STATE TRACCIATE PROPRIO DALLE GOCCE CONTINUE DI ACQUA CHE RICADEVANO LUNGO LE PARETI DELLA SFINGE DOPO ESSERE STATE ASSORBITE DAL TERRENO
DAL MONUMENTO STESSO!!!
Ecco la prova e la verifica della mia ipotesi:basta studiare quello di cui si parla
no?!


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