Il clima nell'antichità
Dai campioni rilevati nelle rocce sul fondo dell'Oceano Pacifico, 1600 chilometri ad Est del Giappone, risulta che nel Cretaceo, ovvero 120 milioni di anni fa, le oscillazioni di temperatura sulla superficie dell'oceano arrivarono 6 gradi centigradi nella media annuale (tra i 30° ed i 36°), con due episodi di raffreddamento che raggiunsero i 4 gradi sulla superfici marine ai tropici. Al confronto, oggi le temperature della superficie marine ai tropici oscillano tra i 29 e 30 gradi.
Il nuovo studio è stato diretto da Simon Brassell, geologo dell'Università dell'Indiana, secondo il quale le prove sui cambiamenti climatici in un passato in cui gli esseri umani proprio non c'erano dovrebbe aiutare a capire il fenomeno del riscaldamento globale: “Se vi sono grandi fluttuazioni, che sono inerenti al sistema stesso, come mostrano gli studi sul paleoclima, ciò rende la determinazione del clima futuro della terra persino più difficile di quanto non lo sia già”. “Stiamo cominciando a capire come il nostro clima, negli archi lunghi del tempo, sia stato una bestiaccia selvatica” ha detto Brassell.
Anche in epoca più recente, diciamo nel periodo successivo all'anno mille, è noto che in Inghilterra e persino i Scozia si riuscisse a coltivare la vite, anche se a fatica. A questo periodo di temperatura estremamente mite, evidentemente maggiore rispetto a quello attuale, seguì una piccola glaciazione protrattasi fino al 1880, che coprì di ghiacci le regioni più settentrionali dell'Europa, a cominciare dalla Groenlandia, che prima, come dice il nome stesso, “verdeggiava”. Le colonie vichinghe groenlandesi furono costrette ad abbandonare quegli stanziamenti per il freddo eccessivo.
Fonte
http://www.ecplanet.com/node/1823