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Marziano
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MessaggioInviato: 21/04/2011, 14:27 
Tutti gli appassionati di Archeologia misteriosa, o di frontiera, non hanno dubbi: il " colonnello" Fawcett e' stato l'unico vero Indiana Jones del XX secolo, l' ESPLORATORE per eccellenza, la quintessenza dell'AVVENTURA (1).
Questo scritto non vuole essere comunque un'esposizione dettagliata della vita di Fawcett, dato che esistono ben altri libri sull' argomento. Tanto meno ha l'intento di esasperare la sua biografia con interpretazioni esoteriche o mistiche circa lo scopo dei suoi viaggi .Importante è invece inquadrare in modo chiaro l'essenza delle sue teorie - che in parte abbiamo fatto nostre - cercando anche di comprendere il motivo per cui questo personaggio , oggi leggendario, rischio' a tal punto nelle sue spedizioni fino a scomparire per sempre nelle foreste del Brasile nel 1925. E ancora oggi nessuno conosce , in realta' , quale fu il suo destino, anche se il suo pro-nipote Timothy Paterson ritiene di saperlo (vedi l'intervista in appendice a fine capitolo).
E' necessario quindi estrapolare dalla vita di Fawcett il suo lato piu' concreto , e utile per noi. Per esempio, già nel 1893 Percy Harrison Fawcett, (1867-1925 ?) allora giovane ufficiale dell'Esercito Britannico di stanza a Ceylon, si distingueva per la sua spiccata passione per l'archeologia ed i misteri del passato. Appena ne aveva la possibilità si inoltrava anche per svariati giorni nelle foreste dell'isola in cerca di antiche rovine.
Un giorno, dopo un violento temporale, scopri' una grande roccia ricoperta di iscrizioni molto antiche. Volendo investigare di piu', gli fu riferito in seguito che tali iscrizioni dovevano essere assai simili all'antico alfabeto Sansar, la lingua del continente perduto di MU ( o Rutas ) (2).
Per il giovane Fawcett fu come una rivelazione : da quel giorno in avanti avrebbe dedicato la sua vita alla ricerca dei Continenti Perduti, l'Atlantide in primis.
Per non far sorridere i lettori scettici, diciamo subito che l'esistenza di un antico continente, ora sommerso, che collegava il Sud dell'India, Ceylon fino al Madagascar e' stata recentemente dimostrata senza ombra di dubbio (3). Quindi, per inciso, gli studi di James Churchward su Mu (4), che sono del primo Novecento , non erano proprio cosi' assurdi come si crede oggigiorno. Lo studioso Graham Hancock si e' recato a visitare proprio alcune isole del Sud Est asiatico e del Pacifico gia' citate da Churchward (5).
Tornando alla vita di Fawcett egli, dopo essersi sposato, a partire dal 1901 fu trasferito in varie localita' dell'Impero Britannico: Africa Settentrionale, Malta, Hong Kong. Intanto, durante l'esperienza militare, andava maturando negli studi che trovava piu' interessanti per la sua professione : la Topografia.
Nel 1906, inaspettatamente, mentre si trovava di stanza in Irlanda, fu richiamato a Londra . il Presidente della Royal Geographical Society, di cui Fawcett stesso era membro, voleva affidargli un importante incarico : per conto del Governo Boliviano avrebbe dovuto rilevare e delimitare ampie zone di confine tra la Bolivia , il Peru' ed il Brasile. Fawcett accetto' e da allora per lui inizio' la piu' stupefacente avventura della sua carriera di esploratore che si concluse solo a seguito della sua misteriosa e leggendaria scomparsa durante la sua ultima spedizione del 1925. Da allora la sua vita fu un susseguirsi di esplorazioni che lo portarono a viaggiare per buona parte del Sud America, mosso dall'inarrestabile desiderio di riuscire in una impresa incredibile: scoprire e pertanto dimostrare la reale esistenza di quello che considerava i resti delle antiche Colonie di Atlantide in Sud America. Sin dal 1908,infatti, mentre svolgeva il suo lavoro di rilevamento topografico , si era convinto che tutte le civilta' precolombiane conosciute dovevano aver avuto, per forza di cose, una fase preistorica comune derivata dall'esistenza di una civilta' antichissima sconosciuta, le cui grandi citta' perdute dovevano sicuramente giacere semisepolte nel cuore dell' Amazzonia.
Ma quali erano gli indizi su cui Fawcett si basava per avallare queste teorie ? Vediamo di analizzarli. In primo luogo , particolare validissimo anche oggigiorno, aveva saputo con certezza dell'esistenza di antiche iscrizioni, petroglifi e disegni molto simili presenti in caverne o su rocce sparsi un po' in tutto il Sud America : Venezuela , Equador , Peru' e Brasile. Sappiamo bene, per esempio , che queste misteriose iscrizioni, non ancora decifrate, vengono scoperte e studiate ancora oggi tra mille polemiche , scatenate soprattutto dalle ipotesi contrastanti che gli scienziati forniscono a riguardo della loro datazione. Pertanto non c'e' alcun dubbio nel riconoscere che Fawcett, riguardo il problema dei petroglifi, aveva visto giusto nel considerarli di estrema importanza.
Ma c'erano ben altri elementi sui quali il Colonnello si basava per dare maggiore consistenza alle sue deduzioni archeologiche.
Infatti, da informazioni raccolte nelle sue prime spedizioni, cosi' Fawcett scriveva nel 1911: " Tutte le tribu' indie piu' evolute hanno ereditato tradizioni da una grande civilta' ancora piu' remota, ossia da una razza forse progenitrice degli Incas, e perfino del popolo misterioso che lascio' i resti giganteschi trovati dagli invasori incaici che successivamente li incorporarono nelle loro costruzioni...l'enigma dell'antico Sud America e forse del mondo preistorico potra' essere risolto solo quando queste antiche citta' saranno state scoperte e scavate scientificamente" .
Per quanto riguarda questo punto in particolare, oggi sappiamo bene che tali leggende e tradizioni esistono di sicuro: il problema e' che queste citta' amazzoniche non sono state ancora trovate. Lo sviluppo della fotografia satellitare della superficie terrestre ha dato un aiuto in piu' ma , francamente, bisogna ricordare che ampie zone amazzoniche sono perennemente coperte da nubi pertanto , l'unica maniera e' recarsi personalmente nei luoghi di maggior interesse . Leggendo in questo blog la relazione della mia spedizione dell'agosto 2000 ( " Paititi 2000 " ) il lettore si renderà senz'altro conto di come , anche oggi , la foresta cede ben difficilmente i suoi tesori.
Tornando alle fonti indiziarie di Percy Fawcett e' giusto riconoscere comunque che cio' che piu' lo convinse circa l'esistenza di una o piu' antiche citta' semisepolte all'interno della distesa amazzonica fu la lettura del famoso Manoscritto n. 512, conservato nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro ancora oggi, concernente la descrizione di una fortuita scoperta, ad opera di avventurieri portoghesi ( Bandeirantes ), di una ciclopica citta' perduta , avvenuta nell'anno 1753 in Brasile e mai piu' ritrovata. Il documento e la descrizione particolareggiata della citta' sono considerati sicuramenti autentici dagli esperti anche oggi.
Rimane incredibile come siano passati 250 anni da quel ritrovamento senza che nessun altro esploratore si sia piu' imbattuto in questa citta' fantasma : Fawcett era sicuro che si trattasse della capitale dell'Impero Amazzonico e, per motivi di praticita' descrittiva la denomino' la "Misteriosa Zeta" o Città perduta di Z ( Zeta )- (Lost city of Z) (6).
Non vi e' alcun dubbio nel definire questo manoscritto e la sua descrizione veramente impressionanti, sia per quanto riguarda la visione della citta' che vi viene fornita , sia per quanto riguarda particolari sulle tecniche di utilizzo della pietra ( Basalto Nero in gran parte ) nell'architettura monolitica, che ricordano molto da vicino descrizioni di citta' precolombiane oggi note , ma sconosciute allora.
Altro indizio, che per Fawcett era di estrema importanza,fu la famosa statuetta di basalto nero, alta 25 centimetri, rappresentante un gran sacerdote o iniziato, che gli fu donata dallo scrittore Sir Henry Rider Haggard ( 1856-1925 ), autore , tra l'altro del celeberrimo libro Le miniere di Re Salomone. Percy Fawcett era convinto che questa statuetta fosse originaria da una delle misteriose città amazzoniche e rappresentasse un sacerdote di questa antica civilta', colonia " americana " del mitico regno di Atlantide (7).
Si puo' vedere una riproduzione della statuetta su molte pubblicazioni (vedi “L’Impero Amazzonico”): l'originale scomparve con Fawcett stesso , il quale se la porto' con se' nella sua spedizione del 1925. Il suo pronipote Timothy Paterson, ne possedeva una copia ( vedi l’intervista a Paterson in questo Blog ).
In ogni caso, se Fawcett considerava la statuetta come un punto a favore per le sue teorie, molti studiosi , in seguito , hanno manifestato seri dubbi o sulla sua autenticita' o sul fatto che provenisse dal Sud America: in effetti osservando bene le riproduzioni a disegno si ha l'impressione che l'oggetto provenga da qualche antica civilta' mediterranea piuttosto che pre-colombiana.
Lo studioso Mario Pincherle sosteneva di essere riuscito a decifrarne i caratteri scolpiti: sono gli antichi caratteri di Atlantide e quel sacerdote rappresenta una sorta di Noe' biblico scampato al Diluvio Universale ( cioe' la fine dell'Ultima epoca glaciale ). Sono naturalmente solo le opinioni di uno studioso : quando Fawcett porto' a far vedere la statuetta al British Museum di Londra gli esperti non osarono pronunciarsi e gli dissero semplicemente : "Se non e' una falsificazione , supera completamente tutta la nostra esperienza ". Ma il colonnello era convinto che non si trattasse di un falso perche' aveva visto ben 14 dei 22 caratteri contenuti riprodotti anche su parti di antiche ceramiche brasiliane.
A partire dal 1914 il Fawcett esploratore in Sud America dovette per forza di cose cedere il passo al Fawcett ufficiale di Artiglieria in Europa durante la terribile Prima Guerra Mondiale. Si comporto' molto bene e dopo la fine della guerra nel 1919, a 52 anni, decise di lasciare definitivamente il servizio militare attivo per dedicarsi completamente alla ricerca della citta' di " ZETA " in Brasile. Raccogliendo informazioni e voci durante i suoi primi viaggi , riguardanti citta' perdute nella foresta, addirittura collegate da canali sotterranei e da passaggi segreti, dedusse che ZETA , l'antica capitale del regno amazzonico, si sarebbe potuta trovare solo seguendo il Rio Xingu, nel Mato Grosso brasiliano.
Tornato in Brasile, Fawcett compì altre due spedizioni sia nel 1920 che nell'anno successivo, viaggi utili e preliminari per cercare di restringere il campo di ricerca della presunta posizione della città di Zeta, la quale , più precisamente , avrebbe dovuto trovarsi tra il Rio Xingu ed il Rio Araguaia, all'altezza della Sierra del Roncador, in pieno Mato Grosso. Pensava oramai di avere individuato la zona con un certo margine di sicurezza, ma dovette aspettare fino al 1924 prima di convincere del tutto la Royal Geographical Society di Londra a concedergli il pieno appoggio per quella che considerava la spedizione definitiva.
E così nel febbraio 1925 iniziò l'ultima avventura del Colonnello : con lui vi erano il suo figlio primogenito Jack, di 22 anni, ed un ex compagno di scuola amico di questi, Raleigh Rimell.
Raggiunta Cuiaba ( Mato Grosso ) all'inizio di marzo, vi rimasero circa un mese per gli ultimi preparativi prima di effettuare l'ultimo decisivo sforzo . La partenza fu stabilita il 20 aprile.
Durante la spedizione Fawcett scrisse alcune lettere alla moglie Nina, che venivano affidate man mano ad aiutanti indigeni in modo che facessero da corrieri. L'ultima lettera di cui siamo a conoscenza datata 29 maggio: da allora Percy e Jack Fawcett con Raleigh Rimell scomparvero .
In sintesi questo tutto quello che si conosce con certezza. Negli anni successivi furono organizzate varie spedizioni per cercare di sapere quale fosse stato il destino del Colonnello Fawcett e del suo gruppo : si disse che era ancora vivo e tenuto prigioniero da tribù indigene bellicose, si sostenne al contrario che fosse stato ucciso con gli altri compagni. In realtà , ancora oggi non sappiamo cosa avvenne dopo la data della sua ultima lettera, nonostante tutte le più contrastanti e contraddittorie voci relative alla sua fine.
Ci interessa inoltre ricordare che anche tempo fa, nel 1996, una spedizione diretta dall'americano James Lynch tentò di risolvere definitivamente il mistero della fine di Fawcett ma anche questo tentativo fallì : un'ottantina di indios attaccarono la spedizione Lynch con armi da fuoco depredando gran parte del materiale e del cibo e obbligando tutti i partecipanti a tornare da dove erano venuti.
Questo episodio è sufficente per farci capire da un lato come sia sempre vivo il ricordo del Colonnello leggendario ma ,d'altra parte, la dice lunga sul come sia pericoloso ancora oggi realizzare spedizioni esplorative in determinate regioni del mondo.
E' giunto ora il momento di tentare di fare un obiettivo bilancio della vita e degli sforzi di Fawcett volti a risolvere i misteri del Sud America in una ottica attuale e rivolta al futuro.
Prima di tutto : abbiamo pensato di lui come a un vero e proprio “precursore”. Bisogna riconoscere che Fawcett, possa piacere o no , ha dato il via ad un processo di modificazione nell'ottica di studio storico di questo continente. Ha avuto il coraggio di sostenere un'idea che, per citare il famoso libro “Il Mattino dei Maghi” (8), si può sì , per eccesso , sconfinare in studi di " realismo fantastico " o esoterici e quindi non dimostrabili scientificamente ( come sostengono i suoi detrattori ), ma noi non pensiamo che sia questo il punto.
Noi pensiamo che a Fawcett vada il merito di avere gettato le basi di una nuova teoria utile a risolvere i misteri dell'archeologia del Sud America: egli non diede mai per certa l'eguaglianza Impero Amazzonico = Colonia di Atlantide. Certo avrebbe preferito che fosse così, ma se non altro era sicuro che una volta trovata Zeta, la scienza avrebbe stabilito la vera origine della città.
Quindi un certo spirito empirico di ricerca l'ha sempre mantenuto. Quello che si può dire ora , mantenendo la validità della sua teoria di base e cioè che un'antica civiltà sconosciuta è realmente esistita in Sud America, è che un terreno utile di ricerca sono anche le imponenti Ande, non solo il territorio amazzonico, a nostro modo di pensare. Macchu Picchu è stata scoperta a 2400 metri di altitudine, per fare solo un paragone : la visione di Fawcett dal punto di vista geografico era probabilmente un poco riduttiva.
In ogni caso , certamente contrastò con forza il parallelo Sud America = Atlantide, ipotesi tornata in auge anche di recente (9). Questa antica civiltà dell'ultima epoca glaciale fu probabilmente una civiltà marinara con varie importanti colonie sparse in tutto il mondo: è molto difficile pertanto sostenere che fosse presente solo in questo o in quel continente.
In conclusione l'obiettivo di Fawcett non fu ritrovare l'Atlantide ma la civiltà più antica del Sud America e su questo punto noi esploratori del Sud America seguiamo il suo esempio, rendendo perpetuo il ricordo di un uomo veramente eccezionale.

Articolo tratto da “L’IMPERO AMAZZONICO”, di Marco Zagni, MIR edizioni, Firenze 2002
NOTE.

1) Vedi lo scritto di suo pronipote Timothy Paterson, Il tempio di Ibez , Società Teurgica Italia -Brasile, 1984.
2) Vedi di David Childress, Vimana aircraft of ancient India & Atlantis,Adventures Unlimited, 1991.
3) Mi riferisco alle recenti ricerche della US National Sciences Foundation, che per mezzo della nave Joides Resolution ha scoperto i resti di un antico continente sprofondato negli abissi dell'Oceano Indiano.
4) Vedi di James Churchward, Mu il continente perduto, SugarCo ,Milano,1978.
5) Mi riferisco alle rovine di Nan Madol sull'isola di Ponape , nel Pacifico.

6) Vedi il libro di Percy Fawcett Operazione Fawcett, Bompiani, Milano, 1953, Secondo alcuni studiosi il vero nome della città Zeta sarebbe MATALIR.
7) Vedi di Mario Pincherle, Il mistero di El Dorado , Ed. Filelfo , Ancona ,1987.
8) L. Pauwels , J.Bergier, Il mattino dei maghi , Mondadori, Milano, 1963.
9) Vedi di J.M.Allen, Atlantide l'ultima verità , Sperling & Kupfer ,Milano, 1998.

http://edmundkiss-zama.blogspot.com/201 ... -of-z.html



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MessaggioInviato: 21/04/2011, 14:30 
Il mondo è oggi terribilmente piccolo e sono pochi davvero i luoghi sconosciuti alla potenza dei satelliti, o alla capacità colonizzatrice della civiltà occidentale.
Ma all'inizio del secolo scorso, quando l'aviazione era ancora agli albori e le prime radio senza fili cominciavano a diventare appena più piccole di un comò, il mondo era ancora abbastanza misterioso per permettere ad esploratori senza paura di avventurarsi in uno dei territori più inesplorarti della Terra: l'Amazzonia.
Per quasi un secolo la Royal Geographic Society, la nosta associazione britannica consacrata alla mappatura del pianeta, che aveva visto fra i suoi membri alcuni dei più noti scienziati e intellettuali dell'epoca (un inglese non iscritto alla RGS non era davvero illustre), avevo guidato e finanziato alcune delle più importanti missioni esplorative.
I primi mappatori del globo non erano scienziati di professione, ma dei veri e propri avventurieri, il cui coraggio era provato dalla capacità di affrontare fame, malattie e disperazione per il brivido della gloria: David Livingstone che scoprì le cascate Vittoria era un missionario, Henry Morton Stanley, che intraprese una missione per salvare Livingstone, quando questo scomparve in Africa senza dare più notizie, era invece un giornalista (fra parentesi, quando Stanley trovò infine Livigstone, in Tanzania, dopo un viaggio stremante e difficilissimo, durante il quale erano morte decine di persone, lo salutò con un molto inglese "Il dottor Livingstone, suppongo").

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"Z la città perduta" è il rescoconto di una missione molto simile a quella di Stanley nei confronti di Livingstone. David Grann, giornalista newyorkese cerca di chiarire il mistero della scomparsa di uno degli ultimi esploratori "dilettanti", ma in realtà veri e propri professionisti di sopravvivenza in condizioni estreme: Percy Harrison Fawcett, scomparso in Amazzonia nel 1925, insieme al figlio Jack e all'amico di quest'ultimo Raleigh Rimmel.
Dopo una carriera consacrata da molti successi esplorativi in Sud America, Fawcett, all'epoca cinquantottenne, partì per quella che considerava la missione definitiva e il coronamento del sogno di una vita: trovare i resti di una città perduta, che chiamò Z, costruita nei secoli passati da una civiltà avanzata, proprio nel mezzo dell'Amazzonia.
Ogni evidenza sembrava contraria all'esistenza di Z: l'Amazzonia, così ricca di forme di vita, era considerata da biologi e antropologi un "paradiso illusorio". Proprio quell'eccesso di vita, vegetazione e insetti di ogni tipo, era da sempre l'ostacolo più grande al sorgere di qualunque civiltà complessa. La prova, che tutti additavano a Fawcett, stava nel fatto che gli indigeni, gli Indios, vivessero da sempre in piccolissime tribù e per loro fosse quasi del tutto sconosciuta l'agricoltura, impossibile in terreni costantemente dilavati e impoveriti da piogge torrenziali.
Percy Harrison FawcettMa "il colonnello", come amava farsi chiamare, sebbene come militare avesse ricevuto solo i gradi i "tenente colonello", sapeva che spesso gli indios trovavano, nascosti nel terreno, piccoli pezzi di ceramica decorata, che usavano come ornamenti. Viaggiando per anni in territori desolati Fawcett aveva intuito che quelli che venivano definiti "selvaggi", possedevano in realtà molte abilità sconosciute ai loro colonizzatori: dove i "superiori" occidentali cadevano come mosche, sterminati da parassiti o fame, gli indigeni invece prosperavano in condizioni giudicate incredibilmente ostili, grazie alla perfetta conoscenza del territorio, di rimedi vegetali e di armi apparentemente primitive, ma perfettamente adatte allo scopo.

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Sembra incredibile, ma per molto tempo gli Indios vennero considerate quasi sub-umani, e sterminati in nome di una presunta superiorità occidentale, persino con la benedizione di alcuni missionari cristiani.
Sebbene David Grann ci dica che anche Fawcett non fosse del tutto immune al senso di superiorità inglese, quello che ci descrive è un uomo molto diverso dai suoi colleghi più aggressivi nei confronti degli abitanti amazzonici: praticamente vegetariano, con una salute di ferro e una grandissima fiducia in sé stesso, Fawcett vietava ai suoi uomini di sparare agli Indios, invitandoli anzi a gettare subito le armi non appena ne avvistavano. Con le mani alzate e un grande sorriso in faccia, Percy H. Fawcett si avvicinava senza paura agli indigeni, offrendo doni in cambio di collaborazione, perfino se questi lo minacciavano con frecce e lance. Grazie ai suoi metodi poco ortodossi per l'epoca, gli zaini di Fawcett erano molto più leggeri e di solito le sue missioni, sebbene non prive di caduti sul campo, potevano spingersi più lontano, contando sull'aiuto della popolazione locale.
Il colonnello Fawcett divenne quasi una leggenda e i resoconti dei suoi viaggi stampati in tutto il mondo. Sembra che il libro "Il mondo perduto" di Arthur Conan Doyle, anch'egli membro della Royal Geographic Society e amico dell'esploratore, sia stato ispirato proprio dalle avventure ed idee di Fawcett,: in particolare sembra che lo scrittore abbia raffigurato in John Roxton, uno dei personaggi, proprio il colonnello.
A partire dal 1927, due anni dopo la sua scomparsa, un tempo che lo stesso Fawcett, aveva indicato come necessario a trovare Z, molte missioni partirono alla ricerca dell'esploratore e dei suoi due giovani accompagnatori. Centinaia di persone morirono o scomparvero nel tentativo, ma nessuna verità emerse sulla fine di Fawcett o sulla leggendaria Z.
A ottanta anni dalla scomparsa di PHF (come lo chiamavano in famiglia), la ricerca di Grann è stata condotta molto più su libri e documenti storici che non sul campo (sebbene si sia recato anche in Brasile), ma con soprendenti risultati.
David Grann è infatti riuscito a contattare alcuni dei discendenti di Fawcett che hanno accettato di farlo accedere ad alcuni documenti riservati, mai mostrati in precedenza, conservati dalla nipote dell'esploratore, Rolette de Montet- Guerin. Leggendo i diari di Fawcett e sentendo le descrizioni dei famigliari relative alla figura del colonnello, Grann è giunto alla conclusione che se molte delle missioni erano fallite, questo si deve soprattutto al fatto che, nel timore di venire scippato della scoperta di Z dai suoi rivali, Fawcett aveva seminato molti falsi indizi relativi al luogo reale di partenza. Dopo aver trovato il vero "punto X", David Grann è riuscito a trovare l'ultima tribù ad aver parlato con Fawcett, presso la quale il passaggio dei tre inglesi, i primi bianchi mai visti, si era conservato come un racconto orale (se volete sapere cosa accadde a Fawcett, leggete il primo commento a questo post, non voglio fare spoiler a chi volesse leggere il libro).
David Grann è riuscito anche a chiarire che quello di Z non era forse del tutto un mito, sebbene la città cercata da Fawcett, forse suggestionato dalla scoperta del Machu Picchu in Perù, avvenuta poco tempo prima, era di natura completamente differente da quanto l'esporatore si aspettava: niente templi favolosi, palazzi o alte colonne.
L'archeolgo Michael Heckenberger, ha infatti trovato di recente, proprio vicino al luogo da cui partì la spedizione di Fawcett, i resti di una estesa città, realizzata però in "orizzontale" e non "in verticale", come una grande distesa di basse case di legno, residuo di una civiltà certamente avanzata e collegata ad altre città simili. I Conquistadores spagnoli furono forse gli ultimi a vedere questi assembramenti, prima che epidemie e massacri distruggessero forse una delle più antiche civiltà umane. La giungla, che tutto inghiotte in Amazzonia, ha probabilmente cancellato gran parte delle tracce visibili di questi assembramenti che, essendo realizzati in materia organica, sono scomparsi molto rapidamente, dopo che venne meno l'autorità centrale, a causa degli stermini degli spagnoli e di tutti coloro che li seguirono.
Il libro di David Grann è un appassionante resoconto non solo della vita di Percy Harrison Fawcett, descritta nel dettaglio, ma anche di una intera epoca di esplorazioni e favolose avventure, di rivalità fra personaggi temerari e forse un po' folli, quando ad esempio i miliardari, come il grande antagonista di Fawcett, il medico Alexander Hamilton Rice, usavano il proprio denaro con prodigalità per conquistare un piccolo pezzo di gloria, affrontando i pericoli di terre insidiose come l'Amazzonia.
La ricerca di Grann è stata a tutto tondo e ha avuto successo forse proprio per questo: ricostruire il carattere di Fawcett, attraverso i suoi diari e le testimonianze scritte, è stato forse il passo decisivo per capire i suoi movimenti, e grazie a questa minuziosa opera possiamo rivivere dall'interno un appassionante resoconto di una avventure forse sfortunata, ma incredibilmente suggestiva.

P.S: non ho mai dedicato i miei post a nessuno, ma questo devo assolutamente dedicarlo al mio professore di italiano delle scuole medie che, fra tutti i libri che potevano capitarmi in sorte, presi dalla biblioteca scolastica, decise di dare proprio a me il resoconto delle avventure di Henry Morton Stanley, il salvatore di Livingstone. Professore, lo confessso: non l'ho mai finito!Stanley sarà stato un grande esploratore, ma per una dodicenne magari non era proprio il più appassionante degli scrittori...

http://blog.libero.it/angolodijane/9269707.html



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Letto qualche mese fa [:D]
Molto avvincente!!



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Cita:
laston ha scritto:

Letto qualche mese fa [:D]
Molto avvincente!!


Cosa sembra?

L'ho cercato e non l'ho trovato. [:(]



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TRACCE DI El Dorado NEL MATO GROSSO
Percy Harrison Fawcett é il maggior paradigma dell´esploratore-avventuriero del XX secolo. Le sue spedizioni, le sue fotografie e filmati, il suo diario di viaggio e la sua stessa figura, ispirarono scrittori come Conan Doyle e registi come Steven Spielberg, il cui Indiana Jones non é né piú né meno che quel coraggioso colonnello inglese.Fawcett era un officiale ritirato dall´esercito britannico. Antico lottatore dell´India, instancabile esploratore dei confini boliviani e brasiliani, esperto nell´attraversare foreste, montagne e paludi... in piú fondatore della Royal Geographical Society di Londra.Alcuni anni prima di ritirarsi dal suo servizio attivo, il colonnello Fawcett giá conviveva con un´ossessione: trovare la "ciudad perdida" o quelle rovine che tutti conoscevano come "El Dorado".Quella cittá, in cui perfino le strade erano tapezzate d´oro, si trovava, secondo il colonnello, nelle profonditá della Sierra Roncador, ad est di Cuiabá, la capitale del Mato Grosso, un luogo in cui nessuna spedizione era prima arrivata.Per Fawcett "Z", come denominava la "ciudad perdida", era qualcosa di piú che un territorio dorato... era la culla in cui aveva regnato una societá molto avanzata.La sua ossessione per "Z"era cominciata il giorno in cui aveva avuto modo di accederea un manoscritto trovato nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro. Il suo autore era il sacerdote J. de la Barbosa, che nel documento raccontava in dettagliola spedizionecapitanata da Francisco Raposo nel 1743. Secondo il clerico, Raposoaveva incontrato una cittá in rovina in pieno Mato Grosso.Il documento raccontava che Raposopartí con 18 coloni e che, dopoun enorme quantitá di disavventure, giunsero a delle montagne dentellate. Dopo averle superate incontrarono una pianura e al fondo una foreste vergine. raboso invió un gruppo di indios a esplorare lazonae al loro ritorno questi raccontarono di aver incontrato le rovine di un´antica cittá abbandonata.Il giorno seguente tutta la spedizione entró nella cittá. La prima cosa che notarono fu un´enorme struttura di 3 archi a zig-zag del tutto similea quelladi Sacsaihuaman (in Perú).Trovarono anche una moneta d´oro che testimoniava la presenza di una civiltá evoluta.A partire da quel momento il colonnello Fawcett dedicó ogni giorno della sua esistenza a preparare la spedizione. Cosí il 25 febbraio del 1925, Percy Harrison Fawcett, suo figlio Jack e Raleigh Rimel, un amico del ragazzo, partirono da rio in cerca della mitica cittá.Nessuno ignorava i pericoli e gli ostacoli che avrebbero dovuto affrontare, ma la convinzione era piú forte, tanto che nell´ultima lettera che Fawcett spedí a sua moglie da un recondito luogo chiamato "Puerto del Caballo Muerto", l´esploratore chiede di non organizzare nessuna spedizione di salvataggio,sarebbe stato troppo rischioso, visto che se loro non fossero riusciti nell´impresa nessunaltro sarebbe risucito a farlo....ma la spedizione era necessaria per svelare al mondo l´enigma dell´Antico Sud America e, forse, del mondo intero, l´enigma di una cittá di cui il colonnello era perfettamente certo che eistesse.Nessuno dei 3 fece mai piú ritorno!La ricostruzione del viaggio che alcuni investigatori riuscirono a faree spiega che da Cuiabá, gli uomini raggiunsero una regione abitata dagli indios Bacairís.Condotta dai Bacairís, la spedizione giunse al fiume Coliseu, dove incontrarono il villaggio dei Nafuquá, che la condussero fino agli indios Kalapato. Qui si sono perse le notizie della spedizione.Nel 1927, ossia 2 anni piú tardi che si erano dati ufficialmente per dispersi il colonnello e i suoi, Roger Courteville, un ingegnere francese, assicuró alla stampa peruana che aveva incontrato Fawcett in Minas Gerais (Brasile). L´anno seguente l´agenzia notiziaria N.A.N.A. invió il colonnello George Dyott per investigare la sorte della spedizione scomparsa. Come Fawcett, Dyott giunse al villaggio dei Nafuquá e il capo tribú mostró al colonnello un bagaglio metallico che doveva appartenere alla spedizione.Dyott fece ritornosenzanuove prove ma una nuovaversione si diffuse tra la stampa: Fawcette i suoi uomini vivevano con una tribú di indios selvaggi che li consideravano come idoli, reganvano come sovrani e, ovviamente, erano vivi. Il mistero si ingigantiva con ilpassare del tempo e ogni volta che appariva qualcuno che pretendeva svelarlo. Parallelamente un´altra ipotesi nasceva:il colonnello aveva incontrato effettivamente la mitica cittá e lí si trovava senza poter far ritorno.Due anno piú tardi, uno svizzero di nome Stefan Rattin fece ritorno dal Mato Grosso con la notizia che il colonnello era stato fatto prigioniero da una tribú a nord del rio Bombin. Lo svizzero assicuró che il 16 di ottobre del 1931 fu circondato da un gruppo di indigeni che lo portarono al villaggio dove vivevano. Lí,raccontó rattin, si incontró con un anziano dallabarba e dai capelli lunghi e bianchi che sembravamolto triste. L´anziano gli si avvicinó e in perfetto inglese gli chiese di chiedere aiuto al consolato inglese di Sao Paulo, poiché era prigioniero della tribú.Lo svizzero fece una dichiarazione ufficiale davanti al console generale britannico di Rio de janeiro e successivamente ritornó a cercare il colonnello per propio conto. Non fece mai piú ritorno dalla foresta, ma si sa che passó per il rancho di Hermenegildo Galván. Galván confermó la presenza di rattin nella sua propietá.L´anno seguente la storia era destinata a fare un salto decisivo.Effettivamente nel 1933 partí una nuova spedizione sulle tracce di Fawcett ed i suoi uomini, i nuovi esploratori arrivarono nuovamente al villaggio Nafaquá e lí raccolsero la testimonianza di una india che confermó la presenza durante molti anni di uomini bianchi nella tribú degli Aruvudus.Erano 3! Il vecchio era il capo della tribú e il figlio si era sposato con la figlia di un´altro capo chiamato Jernata. La coppia eveva un figlio piccolo di occhi azzurri e capelli biondi. I 3 erano molto apprezzati all´interno della tribú. Quando gli esploratori vollero sapere perché i 3 non erano fuggiti la india rispose che avevano finito le munizioni delle loro pistole e che si ritrovavano circondati da feroci tribú indigene. Alla fine, alcuni anni dopo, una nuova spedizione penetró nel Brasile Centrale per chiarire definitivamente il mistero. Gli uomini della spedizione vissero 5 anni assieme ai Kalapalo, guadagnandosi la loro fiducia. Gli indios decisero di mostrare il luogo in cui avevano seppellito gli inglesi da loro stessi assassinati.Gli esploratori inviarono le ossa a Londra affinché fossero analizzate.Poche settimane dopo, senza essere state oggetto di minuziosi esami, le ossa tornarono in Brasile con una breve nota che assicurava che quelle non apartenevano al colonnello Fawcett né a nessuno dei suoi uomini. Il mistero non fu mai risolto!Cosí, secoli dopo che il primo spagnolo era stato colto dalla febbre della cittá d´oro.... El Dorado ancora non appariva!

http://elpimpi.blogspot.com/2007/11/tra ... rosso.html



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MessaggioInviato: 21/04/2011, 19:30 
cerco di non spoilerare...
inizia raccontando la vicenda di questo giornalista che si mette sulle tracce di Fawcett.Giornalista poco avezzo all'avventura.
Viene raccontato il personaggio di Fawcett tramite le ricerche di questo giornalista,che mano a mano si "ingrifa" [:D],trova indizi sulla spedizione di Fawcett e si decide a partire.
E' un misto tra Indiana Jones e The Librarian....
Non ho conoscenze tecniche per dire se cio' che viene descritto ha attinenza con le ricerche reali.MA IL ROMANZO E' DAVVERO MOLTO AVVINCENTE



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MessaggioInviato: 22/04/2011, 09:37 
L'EPOPEA DI PERCY FAWCETT E I MISTERI DELLA SIERRA DEL RONCADOR




L’uomo che più di tutti si avvicinò alla vera comprensione dei misteri del Sud America fu l’inglese Percy Harrison Fawcett, da molti indicato come il più grande esploratore del XX secolo, la quintessenza dell’avventuriero.

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Fawcett, che nacque in Inghilterra nel 1867, entrò a far parte dell’esercito del regno molto presto, all’età di 19 anni. Fu subito spedito nell’isola di Ceylon, che in quel tempo apparteneva all’immenso impero britannico. Quindi viaggiò in Africa del Nord, dove fece parte dei servizi segreti imperiali.
Durante quegli anni si sviluppò in lui il desiderio di studiare i testi antichi, soprattutto quelli che descrivono il diluvio universale, come la Bibbia o l’epopea di Gilgamesh, in modo da acquisire dati per gettare le basi della sua teoria: l’esistenza di una grande civiltà anti-diluviana, che si era estesa in tutto il globo, le cui vestigia erano nascoste da qualche parte nel mondo. Ma dove cercare? Si rese conto che trovare le prove dell’esistenza di una così antica civiltà sarebbe stato complicato e quasi impossibile.
Le casualità della vita lo portarono però in Sud America. Nel 1906 prese parte ad un viaggio esplorativo nella zona di frontiera tra Bolivia e Brasile, allo scopo di cartografare l’area per conto della Società Geografica Britannica. Proprio in quegli anni Fawcett venne a conoscenza di un documento risalente al 1753 (oggi denominato manoscritto 512), che descrive il viaggio dell’avventuriero Francisco Raposo nel XVIII secolo, che s’inoltrò nelle foreste del centro del Brasile. Ecco un estratto del documento:

Francisco Raposo partì al comando di 18 coloni, e, dopo moltissime avventure, più in là di un enorme zona pantanosa, dovette attraversare delle aspre montagne. Una volta che riuscirono a passare dall’altra parte videro delle radure e in lontananza la selva vergine. Si inviò un manipolo di nativi in avanscoperta e quando tornarono riferirono di aver trovato le rovine di una città perduta

Nel documento 512, che fu scritto dal religioso J.Barbosa, e diretto al Vicerè del Brasile Luis Peregrino de Carvalho Menesez (che tutt’oggi si conserva nella biblioteca nazionale di Rio de Janeiro, sezione manoscritti, opere rare), si narra inoltre che gli avventurieri esplorarono la città perduta il giorno seguente. Entrarono meravigliati in una grande città di pietra, con muri ciclopici similari a quelli di Sacsayhuaman. Nella parte centrale dell’enigmatica città vi era una piazza con, al centro, un monolito nero molto alto, al culmine del quale vi era una statua di un uomo che indicava il nord.
L’intero documento 512 fu pubblicato nella rivista dell’Istituto di Storia e Geografia Brasiliana nel 1839.
La relazione di Barbosa fu reale o semplice frutto della fantasia? Per ora non possiamo dare una risposta certa a questa domanda, quel che è certo è che Fawcett ne fu affascinato e iniziò a pensare di esplorare l’area che era stata attraversata inizialmente da Raposo, 163 anni prima.
Un altro degli indizi che guidarono Fawcett verso il Brasile centrale fu una statuetta, di basalto nero, raffigurante un sacerdote che mostrava una specie di tavola con dei segni in bassorilievo, forse sillabici. La statuetta, che fu regalata a Fawcett dallo scrittore Rider Haggard (autore de Le miniere del Re Salomone), proveniva dal Brasile e non dal vecchio mondo.

Immagine

Vi sono 22 segni riportati nella tavola.

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Dal 1906 al 1925 Fawcett compì sei spedizioni nelle foreste boliviane e brasiliane. In una di queste risalì il Rio Heat (zona di confine tra Bolivia e Perù, dipartimento di Puno), riportando anche dettagliate descrizioni della fauna trovata. Descrisse vari canidi pressoché sconosciuti in quel tempo e delle grandi anaconda, una di ben 20 metri. Non sappiamo se siano mai esistiti serpenti così enormi (l’anaconda più grande del mondo sembra sia stata misurata 9 metri), certo è che le condizioni ambientali nelle foreste boliviane e brasiliane di un secolo fa erano completamente differenti da quelle di adesso.
Durante queste avventurose spedizioni, Fawcett venne in contatto con numerose tribù di nativi e si convinse che la città perduta (che lui denominò Z, forse per brevità), dovesse trovarsi nella Serra do Roncador, un immensa zona montagnosa e forestale, quasi del tutto inesplorata, che si estende per circa 300 km da nord a sud tra i fiumi Xingù e Araguaia (affluente del Tocantins). Il nome Roncador (ronzio) deriva dal fatto che il vento produce strani ronzii sibilando nelle rocce della zona.
Fawcett decise d’intraprendere una spedizione alla ricerca della città perduta narrata da Barbosa nel documento 512 e insieme a suo figlio Jack (nato nel 1903), e all’amico Raleigh Rimmel s’inoltrò nella selva vergine con una destinazione ignota. L’ultimo segno lasciato da Fawcett fu un messaggio telegrafico inviato il 29 maggio 1925 a sua moglie, avvisandola della partenza.
Gli esploratori partirono da Cuiabá e camminarono verso il Río Xingú con direzione nord-ovest. Dopo circa 8 giorni di cammino giunsero ad un punto chiamato "campamento del caballo muerto", (11 gradi 43' Sud-54 gradi 35' Ovest), dove si separarono dalle guide.
Dopo di ciò non si seppe mai più nulla né di Fawcett, né degli altri due partecipanti alla spedizione. Inizialmente si pensò che gli avventurieri fossero stati uccisi da nativi Kalapalos o dagli autoctoni d’altre tribù che vivono ancora oggi nei pressi del Rio Xingù: Arumas, Suyas, Xavantes. Qualcuno propose che gli esploratori fossero morti di malaria fulminante o uccisi da animali selvaggi (orsi o giaguari), ma la stranezza fu che non si trovarono mai i corpi.
La prima vera spedizione nella zona per cercare di svelare il mistero della presunta morte di Fawcett ebbe luogo nel 1928 e fu guidata dallo statunitense George Dyott. Si narra che fu preso prigioniero da alcuni indigeni, riuscendo poi a scappare in modo rocambolesco. Secondo lui Fawcett fu ucciso dal capo della tribù dei Nahukwa, chiamato Aloique.
Nel 1930 lo statunitense Albert Winton s’inoltrò nella selva del Roncador, ma non fece mai più ritorno. Nel 1932 lo svizzero Stefan Rattin insieme al giornalista Horacio Fusoni organizzarono una spedizione a capo di 14 uomini, brasiliani e paraguagi. Nessuno fece mai più ritorno.
Nel 1937 l’esploratore Willi Aureli riportò che alcuni autoctoni Carajà si riferivano ad un gran capo bianco che viveva con gli Xavantes, nel profondo della selva. Anche il ricercatore Henry Vernes iniziò a raccontare che Percy Fawcett era vivo e aveva deciso di vivere lontano dalla cosiddetta civiltà, a capo di una tribù d’indigeni custodi dei misteri di un’antica civiltà, ora scomparsa.
Nel 1951 l’antropologo brasiliano Orlando Villas Boas viaggiò varie volte nella zona del Roncador tentando di ripercorrere il percorso seguito dall’esploratore inglese. Ebbe contatti con molti indigeni e giunse alla conclusione che Fawcett e gli altri due membri della spedizione furono uccisi da alcuni indigeni Kalapalos. Secondo queste testimonianze i corpi del figlio di Jack Fawcett e di Raleigh Rimmel furono gettati in un fiume, mentre ai resti di Fawcett fu data sepoltura in un luogo segreto. Orlando Villa Boas trovò anche dei resti umani (ossa), che inizialmente furono attribuiti a Fawcett, ma successivamente si rivelarono non appartenenti all’inglese.
Nel 1996 Renè Delmotte e James Linch, s’inoltrarono nella selva del Roncador, ma 12 dei 16 partecipanti alla spedizione furono presi prigionieri dai nativi Kalapalos e rilasciati in seguito in cambio d’alcuni beni materiali.
Due anni dopo l’esploratore inglese Benedict Allen riuscì ad entrare nel territorio dei Kalapalos e ad intervistare un anziano indigeno detto Vajuvi. Il nativo smentì categoricamente che uomini della sua tribù abbiano ucciso Fawcett e sostenne che le ossa ritrovate da Villas Boas non appartenevano all’avventuriero inglese.
Anche nei primi anni del secolo attuale ci furono vari tentativi di svelare il mistero della morte di Fawcett, per esempio nel 2005 lo scrittore David Grann visitò la tribù Kalapalos e gli venne assicurato che, secondo le tradizioni orali della zona, Fawcett passò alcuni giorni nel villaggio, ma poi si diresse ad est in una zona ritenuta pericolosa e occupata da autoctoni bellicosi.
Fino a qui i fatti. Il mistero di come sia morto l’esploratore inglese e soprattutto cosa celi la Sierra del Roncador rimane insoluto.
A mio parere si possono analizzare due teorie principali per tentare di spiegare che cosa cercasse realmente Fawcett e per svelare se ci sia andato vicino. La prima è l'ipotesi mistica e la seconda, più probabile, è la teoria dell'antica civiltà perduta dello Xingú, recentemente scoperta e studiata dall’archeologo statunitense Heckemberger.
Secondo la visione mistica ed esoterica, che ebbe inizio con l’altro figlio di Fawcett, Brian (1906-1984) e con il nipote dell’esploratore, Timothy Paterson (1935-2004), la Sierra do Roncador sarebbe uno dei luoghi sacri del mondo, una specie di porta d’accesso ad un mondo sotterraneo sconosciuto agli umani. I cosiddetti intraterrestri vivrebbero nel famoso Tempio di Ibez dove si sarebbero ritirati i discendenti di Atlantide, poco dopo il diluvio universale.
Paterson era convinto che suo zio avesse trovato l’entrata segreta che lo avrebbe condotto fino a Ibez, una specie di El Dorado Atlantideo, dove sarebbe racchiuso il mistero del nostro remoto passato e forse la chiave del nostro incerto futuro. Nel 1978, in uno dei suoi viaggi di esplorazione presso le terre attigue al Rio Xingù, venne in contatto con un anziano, che gli assicurò che la città misteriosa cercata da Fawcett (da dove proveniva la statuina di basalto, raccolta da Haggard vicino al cadavere dell’archeologo Marple White, l’unico occidentale che sarebbe mai entrato nella città Z), non era altro che Manoa (anche se molte leggende amazzoniche ubicano la leggendaria Manoa molto più a nord rispetto al Roncador, nell’attuale Stato brasiliano del Roraima).
Paterson dichiarò, nell'intervista che rilasciò al ricercatore Marco Zagni, che suo zio visse ad Ibez fino al 1957, la vera data della sua morte.
Secondo Paterson i 22 segni sacri che erano incisi nella statuetta che scomparve insieme a Fawcett non erano altro che i caratteri dell’arcaico alfabeto di Atlantide, dal quale sarebbero poi derivati quello dei Fenici e degli Ebrei. Anche lo studioso italiano Pincherle analizzò il disegno del supposto alfabeto che era impresso nella statuina, e giunse alla conclusione che si trattasse realmente di caratteri sconosciuti anti-diluviani. Pincherle interpretò anche l’incisione posta ai piedi della statuina come UT NAISFM, molto simile al babilonese UT NAPHISTIM, ossia Noè. Secondo i due studiosi anche il nome Manoa, a lungo indicato come la sede dell’arcaica città individuabile come il vero El Dorado, significherebbe Porto di Noè, ovvero il luogo dove Noè avrebbe approdato dopo il diluvio e da dove avrebbe poi fondato una civiltà prodigiosa.
Uno dei più famosi mistici che visse a lungo nella zona della Serra do Roncador fu il bavarese Udo Oscar Luckner (1925-1986). Secondo questo studioso esoterico, che giunse in zona attratto dalle leggende che si erano venute formando sulla fine di Fawcett, nella zona del Roncador esiste una porta segreta, che condurrebbe nel regno dell’inframondo, abitato appunto dagli intraterrestri. Luckner, chiamato anche lo ierofante del Roncador (papa del Roncador), fu il fondatore del Monastero Teurgico del Roncador, ed ebbe molti adepti, adoratori del tempio di Ibez. Nel suo libro mistico-esoterico Misterios do Roncador, narra il suo viaggio nelle caverne sotterranee situate nel sottosuolo della Sierra do Roncador dove sarebbe situato il tempio di Ibez.
Secondo alcune leggende diffuse tra gli indigeni Borro e Xavantes in tempi remotissimi giunsero presso la Serra do Roncador degli Dei dal cielo, esseri di proporzioni minute alti non più di 120 cm, alcuni di essi con 6 dita sia nelle mani che nei piedi e con crani enormi, sproporzionati rispetto all’esile corpo.
Ancora oggi si possono ammirare nella Gruta dos Pezinhos (non lontano dalla città di Barra do Garcas), varie impronte di piedi con tre, quattro e sei dita.
Sebbene non vi siano prove definitive per fare luce sulle credenze di Paterson e Luckner, a mio parere il mondo mistico di alcuni sensitivi (come anche Daniel Ruzo o Edgar Cayce), deve essere tenuto in considerazione, sia perché le nostre conoscenze sui poteri della mente sono ancora approssimative, sia perché le intuizioni di sensitivi possono rivelare la giusta via da seguire per dipanare alcuni misteri.
Analizzando la seconda teoria per spiegare cosa cercasse Fawcett e forse cosa trovò Raposo nel suo viaggio del 1753, si devono considerare gli ultimi studi dell’archeologo statunitense Michael Heckemberger.
A partire dal 1993 Heckemberger ha compiuto ricerche e lavoro di campo nel parco nazionale Xingù, presso i villaggi degli Kuikuro. Inizialmente il capo-tribù chiamato Afukaka lo portò in un sito considerato sacro e importante detto Nokugu, dove si ritiene vi sia l’anima di un giaguaro. Nelle vicinanze, dopo vari scavi che si protrassero per mesi, furono trovati i resti di strade e antichi canali. Presto s’iniziarono a delineare i resti di un grande villaggio, costruito in forma circolare dove da una piazza centrale si dipartivano varie strade, che connettevano il centro abitato con altri villaggi, come in una rete. Il nome di questo antico insediamento è Kuhikugu. Si pensa che furono gli antenati degli Kuikuro a costruire il villaggio pre-colombiano. Probabilmente intorno al XVIII secolo Kuhikugu era in piena attività e la zona forestale circondante era molto più densa e intricata di quella attuale. Heckemberger ha provato che le zone costruite erano enormi, ognuna di circa 250 chilometri quadrati. Si evince pertanto che la popolazione totale dell’area dovesse essere di varie migliaia di persone, se non decine di migliaia. Dopo approfonditi scavi archeologici si è trovato vario materiale ceramico oltre che vari mortai in pietra utilizzati per lavorare la manioca. Dalle datazioni del carbonio 14 si evince che questa antica civiltà amazzonica risale al 500 d.C. Secondo Heckemberger l’esploratore inglese Percy Fawcett potrebbe aver attraversato queste reti di villaggi, che probabilmente un secolo fa erano ancora utilizzati dai nativi. Poi tutto si perse, probabilmente ci furono delle epidemie (vaiolo) portate dai colonizzatori brasiliani e molti villaggi furono abbandonati.
L’ultima parola sulla fine di Fawcett e sugli enigmi della Serra do Roncador non è ancora stata detta. C’è ancora molto da studiare e da verificare sul campo in modo da poterci avvicinare alla verità di uno dei più grandi misteri del XX secolo.

[align=right]Fonte:
- Articolo di Yuri Leveratto
- http://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=83
- http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9106
[/align]


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MessaggioInviato: 22/04/2011, 12:41 
L'articolo è molto interessante, così come è interessante la statuetta.
A tal proposito, penso sia interessante riportare quanto ho trovato su un libro semisconosciuto "Archeologia misteriosa", pubblicato nel 1980.
In questo caso Fawcett sottopone la statuetta ad uno "psiconometrista" che ne dà un interpretazione molto "newage" o molto esoterica.


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A proposito, nel primo articolo si citava Conan-Doyle e il suo Mondo Perduto, ebbene, non sono troppo sicuro che l'archeologo Marple White dell'articolo qua sopra esista realmente.
Proprio nel romanzo di Conan-Doyle c'è un Marple White, un pittore americano che lo scienziato di turno trova mezzo morto nella foresta amazzonica con in mano non già una statuetta, ma un foglio con sopra disegnato uno Stegosaurus.
Che lo scrittore (che da come si legge nel primo capitolo sarebbe stato amico di Fawcett) abbia preso ispirazione dall'esperienza di Haggard?


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MessaggioInviato: 23/04/2011, 09:01 
Non mi è molto chiara una cosa.
La città di Z è la città di Muribeca? O sono due cose distinite?
Il dubbio me l'ha fatto venire questo articolo: http://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=92


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MessaggioInviato: 23/04/2011, 12:25 
Cita:
Sheenky ha scritto:

Non mi è molto chiara una cosa.
La città di Z è la città di Muribeca? O sono due cose distinite?
Il dubbio me l'ha fatto venire questo articolo: http://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=92


Qua si parla di Muribeca come di uno stato, una nazione e Z dovrebbe esserne una città, il libro di cui consiglio la lettura è Civiltà perdute e misteriose di Robert Charroux.

http://books.google.it/books?id=KKcv8NP ... 20&f=false



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